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Antietam

(contributo di C. B.)

Last Update: 01 July 2005
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Until Sundown

USA Order of Battle (by D. P.)
CSA Order of Battle (by D. P.)
Relative Strength of the Opposing Forces (by D. P.)
Map (by D. P.)


PROLOGO

Mai nel corso della Guerra Civile l’Unione subì una serie di rovesci come nell’estate del 1862. Dopo le sconfitte di McClellan durante i “Seven Days” Washington costituì una nuova armata in Virginia, agli ordini del Maggior Generale John Pope, che aveva riportato alcuni piccoli successi lungo il Mississippi garantendone il controllo fra Tennesee e Missouri, ma non era ben visto dai dipendenti, in quanto rude e privo di tatto.

Quando egli avanzò per affrontare i Confederati nella Virginia Settentrionale, fu sconfitto da tre uomini. Innanzitutto “Stonewall” Jackson che a Cedar Mountain, il 9 agosto, respinse una grossa porzione dell’armata Yankee in quella che sarebbe stata la sua ultima battaglia condotta indipendentemente; quindi alla fine del mese Pope si scontrò con Lee sul vecchio campo di battaglia di Manassas, ed una volta ancora fu sopraffatto, anche se l’esercito Federale non fu messo in rotta come era accaduto alla Prima Battaglia del Bull Run. Tuttavia il suo più potente nemico fu il Generale Federale McClellan [#1], che rifiutò di aiutarlo ed anzi sembrò soddisfatto di vederlo in difficoltà. Intanto, nel lontano Mississippi, una serie di problemi amministrativi stavano impedendo a Grant di sfruttare il successo di Shiloh, per cui il Presidente Lincoln aveva bisogno di una qualsiasi vittoria, da qualsiasi parte.

McCLELLAN SI PREPARA

George McClellan dimostrò una significativa capacità di mantenere la propria posizione di vertice in quanto, nonostante il fallimento nella campagna della Peninsula, le petulanti ed insubordinate comunicazioni indirizzate a Washington, le discussioni con il Presidente Lincoln, sembrava ancora in grado di occupare il posto di comandante supremo Yankee. Non smise inoltre di lamentarsi degli ordini che aveva ricevuto circa la necessità di ritirare l’armata dalla Peninsula per schierarla nell’area della capitale e della Virginia Settentrionale, poiché sosteneva che l’unica via di penetrazione strategica passasse per i fiumi James e York, ma il suo obiettivo nascosto era quello di mantenersi indipendente dal nuovo comandante, il Generale Pope, la cui armata veniva alimentata continuamente. Pertanto McClellan fece di tutto per rallentare l’esecuzione degli ordini ricevuti e nell’agosto 1862, appena Pope fu sconfitto nella Seconda battaglia di Manassas o del Bull Run, egli continuava ad inventare delle scuse per trattenere due interi corpi, la cui disponibilità avrebbe rappresentato molto per lo sfortunato collega.

Tutti comprendevano cosa ci fosse dietro il suo comportamento, ma egli poté continuare a tramare nell’ombra, specie dopo che le notizie della nuova sconfitta di Pope avevano raggiunto Washington, in quanto ciò sembrava confermare la sua vecchia profezia secondo la quale se il comando delle truppe fosse stato affidato ad altri ne sarebbero derivati solo disastri, previsione che comunque egli faceva di tutto per concretizzare. Pertanto nel clima isterico determinato dalla nuova sconfitta, McClellan sembrò ancora una volta l’ancora di salvezza e l’amministrazione gli chiese nuovamente di assumere il comando dell’intero dispositivo dell’Unione, anche se – riservatamente – il Presidente Lincoln lo accusò di aver fatto affidamento sulla dèbacle di Pope. Fu un boccone amaro da ingoiare per Lincoln, per nulla addolcita da McClellan che con finta umiltà accettò dicendo “lo faccio solo per la salvezza della mia patria”.

Il 2 settembre 1862 egli assunse il comando di tutte le truppe Federali in Virginia Settentrionale e nell’area di Washington, accolto con grida di esultanza da quei soldati che non avevano mai cessato di amarlo, anche davanti alle sconfitte, ma l’euforia non sarebbe stata di lunga durata perché il Generale Comandante in Capo Halleck lo avvertì che con le truppe di Pope che avevano abbandonato l’area di Manassas e la ripresa di Lee, doveva essere messa in conto la possibilità di un’avanzata dei Ribelli che intendevano sicuramente capitalizzare il recente successo, invadendo il Maryland ed anche la Pennsylvania, pertanto occorreva affrettarsi per essere pronti.

Affrettarsi non faceva parte delle capacità del “Giovane Napoleone”, organizzare, d’altro canto, era il suo forte e se una battaglia poteva esser vinta sulla carta McClellan era l’uomo adatto. Egli riprese alla mano i resti dell’Armata della Virginia di Pope, battuta ma non demoralizzata, per farla ritornare ad essere la rivitalizzata Armata del Potomac così suddivisa:

Ogni divisione aveva la propria artiglieria, eccetto che il XII° Corpo, che riuniva tutti i pezzi in un comando autonomo, mentre la cavalleria, 5 brigate, formava una divisione agli ordini del Brigadier Generale Alfred Pleasonton.

Era un’armata magnifica, ancora una volta ben equipaggiata, ben nutrita, addestrata alla perfezione per essere composta da volontari, e dotata di spirito combattivo e slancio: l’unico problema riguardava se McClellan avesse o meno voglia di impiegarla.

LEE LANCIA LA SFIDA

D’altro canto non vi era alcun dubbio che Lee avrebbe utilizzato la propria armata della Northern Virginia, dopo il successo della Seconda battaglia di Manassas, con spirito intraprendente e fantasia. Egli aveva abbandonato l’organizzazione in divisioni ereditata da Johnston e, ancorché non fosse stato formalmente autorizzato dal Presidente Davis e dal Congresso a costituire dei Corpi, ne aveva creati 2, affidando:

Ogni divisione disponeva della propria artiglieria, mentre ogni Corpo aveva una propria riserva di artiglieria. La divisione di cavalleria, come al solito, era affidata al valoroso “Jeb” Stuart.

Anche se Lee non fosse stato il tenace combattente che aveva dimostrato di essere, gli eventi del 1862 lo avrebbero forzato a sfruttare i due successi conseguiti su Pope e McClellan per una serie di ragioni, sia strategiche che di politica internazionale:

Il confluire di tutti i citati motivi rendeva necessario invadere il Nord: qui Lee avrebbe potuto ottenere rifornimenti e far provare alla popolazione Yankee le durezze del conflitto, qui egli avrebbe potuto ottenere una vittoria che avrebbe respinto ulteriormente l’Armata del Potomac, impedendole di invadere la Virginia, inoltre un nuovo trionfo avrebbe convinto le potenze mondiali che la Confederazione era in grado di ottenere il successo finale, e meritevole di ottenere un riconoscimento formale ed assistenza. “Il momento sembra il più propizio, all’esercito Confederato dall’inizio del conflitto, per invadere il Maryland” disse Lee il 3 settembre a Davis nel sottoporgli il piano in base al quale egli poteva procedere anche verso la Pennsylvania – minacciando Washington e Baltimore – fornendo al proprio Presidente una posizione di forza dalla quale negoziare la fine del conflitto in cambio dell’indipendenza del Sud. Questa manovra non sarebbe stata una semplice incursione o un’azione dimostrativa: “Andai in Maryland per dar battaglia” avrebbe detto più tardi Lee, poiché si attendeva di incontrare da qualche parte l’armata di McClellan e sconfiggerla.

Egli riteneva che questa fosse ancora sfiduciata in seguito alle sconfitte riportate negli ultimi tre mesi: se i Ribelli avessero colpito ora – considerata la nota lentezza di “Little Mac” – avrebbero avuto almeno 3 o 4 settimane di tempo prima di dover fronteggiare una reazione, abbastanza per attestarsi sul fiume Susquehanna.

L’INVASIONE CONFEDERATA

Intenzionato a non perdere tempo Lee dette il via alla campagna lo stesso giorno in cui ne sottopose il piano al Presidente Davis, e i dettagli della manovra li definì mentre le sue truppe prendevano la strada per Leesburg. Il giorno seguente i Confederati avevano raggiunto e superato il Potomac a White’s Ford, 25 miglia a nord-ovest di Washington, ben alle spalle dell’armata di McClellan: per i provati veterani di Lee era un momento di capitale importanza, poiché finalmente potevano far provare ai Federali cosa volesse dire difendersi da un’invasione.

Il Generale Halleck aveva esattamente previsto ciò che avrebbe fatto Lee, avvertendo nuovamente McClellan lo stesso giorno in cui il Presidente Davis aveva esaminato il piano d’attacco, e la conferma giunse a Washington da parte di chi aveva visto i Ribelli attraversare il Potomac. Quasi immediatamente Lincoln ordinò a McClellan di muovere con l’armata e questi obbedì con imprevedibile alacrità, dimostrando come fosse errata la convinzione di Lee circa una propria immobilità prolungata: l’Armata del Potomac si trovava in condizioni di morale ed organizzazione ben migliori di quelle ipotizzate dal comando Confederato e McClellan stava ancora riequipaggiandola e riorganizzandola, lavorando in maniera febbrile, tanto che il 7 settembre le truppe erano pronte a muovere.

Se si esclude l’alacrità con cui ciò avvenne, questo movimento era proprio ciò che Lee desiderava: egli avrebbe potuto muovere nel Maryland dalla valle dello Shenandoah, nascondendo la sua marcia per un tempo più lungo, ma desiderava che McClellan uscisse dalle difese di Washington e lo inseguisse, per poterlo incontrare in campo aperto. Infatti egli avrebbe raggiunto Frederick, nel Maryland, con l’Armata Federale alle calcagna, per poi piegare ad ovest, ed attraversare la bassa catena del Catoctin, verso South Mountain, in corrispondenza di alcuni passi, preferibilmente il Turner’s Gap ed il Crampton’s Gap, chiusi i quali avrebbe intrappolato McClellan alle sue spalle sul versante orientale mentre sarebbe stato libero di operare con il grosso della propria armata, ricevere i rifornimenti dalla valle dello Shenandoah e poi procedere a nord verso la Pennsylvania. Quando l’armata avversaria sarebbe stata sufficientemente indebolita si sarebbe fatto raggiungere nella zona dove meglio avrebbe potuto difendersi, sfruttando il vantaggio del terreno.

Le cose procedettero grosso modo come pianificato: il 6 settembre Lee era a Frederick, dove rimase 5 giorni facendo riposare e rifornire le unità sfruttando le abbondanti riserve del Maryland. Lee osservò con piacere il lento incedere dell’Armata del Potomac che il 9 distava ancora 20 miglia, ma fu spiacevolmente sorpreso perché la guarnigione nordista di Harper’s Ferry, ancorché tagliata fuori da Washington, non ripiegò in disordine abbandonando le proprie riserve. La località era importante in quanto, se fosse stato costretto a ripiegare, intendeva farlo di là, dirigendosi verso lo Shenandoah, pertanto non poteva lasciare quella spina alle proprie spalle, ancorché fosse debole e comandata da quell’ubriacone di Dixon Miles, che si era coperto di vergogna alla Prima Battaglia di Manassas. L’ordine di occuparla fu dato il 12 settembre a Jackson, che doveva far convergere da tre direzioni metà del proprio Corpo, un dispositivo di grosse dimensioni, proprio per essere certi di sopraffare in poco tempo i difensori e tornare a riunirsi al grosso ad ovest di South Mountain.

Era una concezione brillante e rischiosa – ma Lee aveva già diviso le sue truppe davanti al nemico in precedenza, uscendone vincitore – in quanto, se McClellan avesse dato battaglia prima del ritorno di Jackson, i 50.000 Confederati avrebbero dovuto combattere contro forze 3 volte superiori.

Per loro fortuna l’incedere di McClellan fu assai lento, anche perché egli continuava nelle attività organizzative anche durante la marcia: al riguardo aveva costituito tre “ali”:

Poiché Porter, con il V° Corpo, rimase a difendere Washington, McClellan disponeva di 85.000 uomini in movimento, ma pensava che Lee ne avesse più di 100.000, e quando l’11 settembre era a sole 15 miglia da Frederick, era sicuro di aver di fronte 150.000 Confederati. Anche se le notizie delle mosse di Jackson nella zona di Harper’s Ferry lo raggiungevano giornalmente, non aveva ancora le idee chiare circa le intenzioni di Lee, a parte il fatto che egli aveva abbandonato Frederick, e condivideva l’opinione di molti nel suo Stato Maggiore che interpretavano i movimenti nemici come una ritirata verso il Potomac, pertanto il 12 e 13, mentre raggiungeva Frederick, i suoi piani non si erano ancora delineati. La fortuna tentò di aiutare McClellan quando egli fu raggiunto da un dispaccio redatto dal Comandante del XII° Corpo, il Generale Williams, che comunicava che un caporale di un Reggimento dell’Indiana aveva trovato, nei pressi dell’accampamento, tre sigari avvolti in un pezzo di carta che conteneva l’ordine d’operazioni redatto da Lee circa la cattura di Harper’s Ferry ed i successivi movimenti: il comandante Unionista ora aveva la posizione di tutte le divisioni nemiche, dove erano dirette, nonché il programma dei tempi dell’azione. Lee aveva diviso in due le proprie forze e sulla scorta di questa informazione McClellan disse “Ora so cosa fare! Qui c’è un documento con il quale se non batto Bobby Lee, è bene me ne torni a casa!”. Eppure egli agì in modo da vanificare i vantaggi acquisiti, ed invece di accelerare, come Lincoln gli aveva ordinato, perse dell’altro tempo, un’intera giornata, prima di mettere le sue truppe in marcia. Egli intendeva raggiungere South Mountain il 14 ed attaccare il giorno seguente, mentre lanciava l’ala di Franklin in soccorso di Harper’s Ferry: riteneva che Lee avesse forze uguali o maggiori di quelle ai suoi ordini, ma intendeva ugualmente correre il rischio.

Intanto Lee doveva fronteggiare i propri problemi in quanto, ancorché avesse impiegato notevoli risorse contro Harper’s Ferry e nonostante l’incompetenza del Comandante Federale della guarnigione, la manovra non si era rivelata una semplice passeggiata. Le sue truppe avevano dovuto inizialmente investire e conquistare il 12 settembre la vicina Martinsburg, che oppose una fiera resistenza, e l’azione si era conclusa solo il 15. Ad Harper’s Ferry Jackson aveva catturato 11.500 prigionieri, migliaia di fucili, più di 70 cannoni e tonnellate di munizioni e materiali ed uno degli ultimi caduti fu il comandante Miles, ferito da un proiettile dei suoi cannoni. Jackson aveva promesso di condurre 5 delle sue divisioni verso il grosso di Lee, mentre la divisione di A. P. Hill sarebbe rimasta a guardia della preda e dei prigionieri, per volgere a nord non appena il tutto fosse stato sgomberato.

Lee poteva essere soddisfatto, ma iniziava a capire che la situazione generale non era particolarmente felice: aveva 9 divisioni e ne aveva impegnate 6 ad Harper’s Ferry, lasciandone 2 a Longstreet ed una a D. H. Hill, il primo aveva dislocato le sue unità verso Hagerstown, 10 miglia a nord di dove Lee aveva previsto, pertanto il suo dispositivo era diviso in tre località, e McClellan – per quanto stesse muovendo con grande lentezza – procedeva comunque con maggiore rapidità di quanto era stato inizialmente stimato. In effetti McClellan il giorno prima della caduta di Harper’s Ferry aveva avuto l’opportunità di infliggere un duro colpo alle frazioni separate dell’armata nemica e chiunque dotato di maggiore coraggio lo avrebbe fatto.

Il 14 settembre McClellan mise in marcia le sue truppe da Frederick alla volta del Turner’s Gap, mentre Franklin muoveva parallelamente con il suo Corpo, a circa 10 miglia, verso il Crampton’s Gap. Quando il grosso comandato dal Generale Jesse Reno, alla testa ora del IX° Corpo di Burnside, fu in vista del Turner’s Gap, vi era a fronteggiarlo solo D. H. Hill con 2 Brigate, ma quei Ribelli erano decisi a combattere, perché quel passo significava tutto per Lee. Pertanto D. H. Hill ed i suoi 2.000 soldati combatterono come diavoli e poco a poco riuscirono a rallentare le truppe di McClellan per oltre 2 ore. I Federali causarono ulteriori ritardi chiedendo altri rinforzi e ciò permise alle altre brigate di D. H. Hill di affluire, mentre Longstreet accorreva in soccorso. Alla fine, quando i Federali rinnovarono l’attacco, furono coinvolti I° e IX° Corpo che disponevano ancora di una notevole superiorità numerica sui Confederati, che però riuscirono a tenere le loro posizioni fino al cadere della notte.

Franklin, 7 miglia a sud, operò un altrettanto lento avvicinamento al Crampton’s Gap, che era rimasto praticamente indifeso sino all’arrivo del Generale Lafayette McLaws che era accorso da Harper’s Ferry. Anche in questo settore i Confederati erano 1 contro 4, ma i Federali erano convinti del contrario e ritardarono l’attacco, consentendo all’avversario di organizzare le difese. L’azione iniziò solo nel pomeriggio inoltrato, in modo peraltro ben poco deciso, ma riuscì comunque, al cadere della notte, a respingere i Ribelli fino alla valle sottostante. Tuttavia i Federali si fermarono, indecisi o impauriti, e non sfruttarono a fondo il successo – eppure si erano posti fra le due metà dell’armata di Lee offrendo a McClellan un’ottima opportunità di vittoria – preferendo attendere il giorno successivo per pianificare la prossima mossa.

Lee però non avrebbe aspettato, conscio del pericolo che fronteggiava decise di abbandonare Turner’s Gap quella stessa notte ed il mattino seguente, con Jackson in arrivo, ordinò alle sue divisioni di concentrarsi a Sharpsburg, 7 miglia a nord-ovest dal Gap ed 8 miglia a nord di Harper’s Ferry, che ben si prestava all’esigenza, in quanto si trovava al centro di strade provenienti da tutte le direzioni. Il villaggio si trovava a circa un quarto di miglio dal torrente Antietam, un corso d’acqua largo e profondo abbastanza da poter essere attraversato solo in tre punti:

Oltre ad essi era disponibile un solo guado giusto a sud dell’Upper Bridge ed altri due a sud del Rohrbach Bridge. Avendo inizialmente solo 15.000 uomini con sé quando scelse Sharpsburg per il concentramento delle forze, Lee fu abbastanza avveduto da optare per un’area che aveva pochi punti favorevoli all’attraversamento, cosa che, di per sé, poneva McClellan in situazione di svantaggio. Inoltre il terreno subito ad ovest del torrente presentava una leggera cresta lungo la Hagerstown Turnpike, che correva da nord a sud attraverso il villaggio, parallela al torrente. Lee poteva posizionare i suoi ranghi sottili lungo questo rilievo, controllando i ponti ed i guadi, sfruttando una serie di boschetti, strade incassate, recinzioni ed altro che contribuivano a rendere di facile difendibilità il terreno.

Era chiaro che Lee si era portato a Sharpsburg per difendersi, anche se il disegno generale della campagna era stato di tipo offensivo; peraltro, con le forze frammentate e fortemente sovrastate, nel numero, dall’avversario, considerato che McClellan aveva reagito più velocemente di quanto egli si attendeva, era assolutamente impossibile mantenere i propositi iniziali. Lee rimaneva un avversario assai ostico, specie in condizioni di difficoltà, ma stavolta aveva forse corso un rischio eccessivo decidendo di rimanere su suolo Yankee, anche perché le sue posizioni, oltre a dei punti di forza, presentavano delle vulnerabilità. Il Potomac correva con andamento ad arco ad un solo miglio ad ovest ed a sud di Sharpsburg, dirigendosi in direzione est, 4 miglia a sud del villaggio, dove l’Antietam vi si immetteva. I due corsi d’acqua determinavano una penisola e Lee non poteva impedire gli attraversamenti dell’Antietam a monte, perché semplicemente non aveva abbastanza forze. Gli Yankees avrebbero potuto attraversare da qualsiasi parte sul suo fianco sinistro, così Lee scelse il miglior terreno disponibile, circa un miglio a nord di Sharpsburg, e vi ancorò la sinistra dello schieramento, abbandonando virtualmente l’Upper Bridge a McClellan. Tuttavia la maggiore vulnerabilità del comandante Confederato era sul lato opposto: qualora gli Yankees fossero stati in grado di attraversare il Rohrbach Bridge, o nei dintorni di esso, spingendosi oltre per circa 1.500 metri, potevano occupare la strada per Harper’s Ferry, tagliando la via alle divisioni di Jackson. Inoltre, e ciò sarebbe stato ancora peggio, se McClellan avesse proseguito un po’ oltre lungo la Shepherdtown Road, avrebbe tagliato le vie di fuga di Lee verso l’altra riva del Potomac e la salvezza, bloccandolo con le spalle contro un fiume invalicabile: a quel punto anche un Comandante poco brillante avrebbe posto fine alla vita dell’Armata della Northern Virginia.

Se McClellan fosse o meno un buon generale deve essere ancora determinato, comunque egli riprese a muovere verso l’Antietam senza alcuna fretta il 15 settembre, continuando a regalare a Lee tempo prezioso, ed il 16 trascorse il tempo studiando e pianificando, senza compiere alcun movimento, limitandosi ad allineare perfettamente le sue truppe, preparando quella che doveva essere la sua prima battaglia offensiva.

Egli aveva potuto apprezzare le vulnerabilità della posizione di Lee, ma continuava a non avvedersi della debolezza dell’armata Ribelle, per cui decise un attacco contro la sinistra, dove non avrebbe dovuto affrontare l’attraversamento dell’Antietam, più o meno contemporaneo ad un’avanzata verso il ponte che si trovava di fronte all’ala destra nemica. Non era previsto di coordinare gli attacchi, né di sfruttare l’isolamento della posizione di Lee, invece, rivelando la sua profonda sudditanza con le tattiche ormai sorpassate, egli previde un napoleonico attacco in massa della cavalleria sul centro di Lee che, unitamente agli attacchi sui fianchi, avrebbe dovuto determinare il successo. McClellan sembrava aver del tutto ignorato gli insegnamenti di un anno di guerra, che avevano dimostrato ormai obsolete, di fronte alla fucileria, le cariche in massa di cavalleria. Sembrava inoltre che non si fosse reso conto che le sue truppe montate avrebbero dovuto attraversare il Middle Bridge in righe di 4, proprio di fronte ai cannoni Confederati: era una follia assoluta.

Per rendere ulteriormente complicate le cose, continuò a rivedere l’organizzazione di comando e controllo fino al giorno prima della battaglia: innanzi tutto divise l’ala di Burnside, rendendo autonomo Hooker e ponendo di nuovo Burnside al comando del suo vecchio IX° Corpo, dopo la morte al Turner’s Gap di Jesse Reno. Ora Hooker aveva il compito di portare l’attacco alla sinistra nemica, mentre Burnside doveva tentare di aggirarne la destra, il primo doveva essere seguito da Sumner con il II° ed il XII° Corpo, unità che tuttavia erano alle dipendenze di Hooker, essendo stato di fatto rimosso dal comando “Bull” Sumner; Franklin avrebbe costituito la riserva unitamente al V° Corpo di Porter ed alla cavalleria di Pleasonton. In tutto McClellan aveva 75.000 uomini alla mano, cinque volte di più di quelli che aveva di fronte oltre il torrente Antietam.

Le disposizioni da Lee impartite nella nottata del 16 dimostrano quanto fosse debole e quanto sapesse osare. Longstreet comandava il centro e la sinistra: una lunga sottile linea composta dalle tre divisioni di Walker, Jones e D. H. Hill, quest’ultimo nella zona destra del centro, appoggiato ad una strada incassata; quando Jackson e la prima delle sue divisioni arrivarono, nel pomeriggio, Lee le collocò all’estrema sinistra, non appena il movimento di Hooker, in pieno giorno, oltre l’Upper Bridge, gli fece comprendere che la prima mossa, il giorno seguente, sarebbe stato un attacco in quel settore. Jackson pose la divisione di Jones in una piccola foresta nota come West Woods, proprio alla sinistra di Hagerstown Road, con la divisione di Lawton sulla destra, dietro un campo di mais. Hood prese posizione alle spalle di Jones, nel bosco vicino la Dunker Church. Con i rinforzi condotti da Jackson nella notte il dispositivo confederato consisteva comunque di soli 26.000 uomini: Lee aveva ancora disperatamente bisogno delle divisioni di McLaws, Anderson e A. P. Hill.

Fu una notte incredibilmente calma: raramente durante la guerra due armate, così vicine, non si erano lanciate l’una contro l’altra. Lee e McClellan invece rimasero a squadrarsi per oltre un giorno e mezzo, prendendo tempo ed impartendo disposizioni, così i loro uomini ebbero modo di sapere quando sarebbe iniziata la battaglia ed ogni cosa era pronta per recare al contendente il massimo danno. Nessuno poteva sapere che con l’alba avrebbe avuto inizio la giornata più sanguinosa storia americana, ma era chiaro che stava per accadere qualcosa di davvero fuori dall’ordinario.

E’ difficile dire chi sparò per primo – vi furono dozzine di “primi colpi” scoordinati fra loro – di sicuro l’azione fu aperta dalle artiglierie, anche se la nebbia del mattino rendeva difficoltoso il puntamento. Intorno alle 0600 Hooker prese a muovere, dritto lungo la Hagerstown Turnpike, verso la Dunker Church; Meade procedeva in testa, verso il campo di mais tenuto da una brigata della Virginia che ne rimase padrona nonostante i ripetuti assalti. Hooker teneva pronte, per alimentare il combattimento, le divisioni di Doubleday e Ricketts, ma tutti i reparti lanciati contro il campo di mais furono debellati: una brigata perse addirittura in pochi minuti un terzo degli effettivi e non poté tornare in combattimento. Ciò che causò questo particolare disastro fu il fatto che, dopo un anno di guerra, non era stato ancora compreso che era deleterio impiegare le truppe in ripetuti, piccoli assalti a livello di brigata o reggimento: assai meglio investire il nemico con l’intera divisione fidando nella massa del numero per superare l’intensa fucileria e per sfruttare l’effetto psicologico dell’attacco in forze. La brigata di testa di Ricketts andò verso il nemico senza supporto e ciò consentì ai Confederati, inferiori nel numero, di concentrare il fuoco, le altre due ebbero avverse vicende relative ai comandanti: quello della prima fu ucciso, il secondo fu travolto dalla paura ed incapace di restare sotto il fuoco; in definitiva entrambe, senza guida, non procedettero.

Lawton inviò subito una propria brigata a sostegno dell’azione dei difensori – fortemente provati – del campo di mais, lanciando un contrattacco che fece recuperare parte del terreno perduto; il combattimento assunse un’intensità brutale, anche se non giunse mai al corpo a corpo. Alcuni reggimenti cessarono virtualmente di esistere: il 12th Massachusetts perse, ad esempio, il 67% del personale in un’ora. Alla fine il combattimento per il campo di mais giunse ad uno stallo, con i contendenti ai due lati, impegnati in scontri a fuoco statici, in quanto la furia della precedente ora li aveva esauriti. Allora Doubleday assalì le posizioni confederate di Jones di West Woods. Il Generale Confederato fu messo fuori combattimento quasi subito, sostituito subito dal Generale W. E. Starke che cadde poco dopo mortalmente ferito durante un contrattacco, comunque i Federali di Doubleday si scontrarono contro un muro di pallottole proveniente dal campo di mais e da West Woods e anche se si aggrapparono disperatamente ad alcune propaggini del bosco non riuscirono a procedere.

Starke cadde con la soddisfazione di aver vinto il proprio combattimento, ma la situazione era ancora disperata: Lawton aveva subito dure perdite nel campo di mais e non poteva reggere ancora molto, la divisione di Jones era ora comandata da un Colonnello e difendeva disperatamente West Woods, ma i Federali potevano ancora aggirarla sulla sinistra, mentre la linea di difesa del campo di mais era così debole che poteva essere aggirata sulla destra. Casualmente, Hood decise alle 0700 di lanciare avanti la sua urlante divisione, colpendo il fianco dei Federali nella zona del campo di mais e di East Woods sulla destra. Hooker, sorpreso dalla violenza della reazione, lanciò le ultime riserve del suo Corpo e, alla fine, chiamò all’azione anche il XII° Corpo. Il livello dello scontro, nella successiva mezz’ora, divenne il più intenso mai visto nel continente, gli uomini cadevano a righe intere abbattuti dalle salve di fucileria, ben pochi avevano una visuale chiara, fra la nebbia residua ed il fumo degli spari; peraltro accadde che molti uomini in seguito dissero di aver perduto del tutto la paura ed essere stati trasformati in sanguinari combattenti, che “vedevano rosso”. La Brigata di Hood riprese quasi tutto il campo di mais, ma fu quasi distrutta e uno dei suoi reggimenti ebbe l’80% delle perdite, per cui iniziò a ripiegare verso le 0730, rimanendo in possesso di parte di East Woods.

Le truppe di Jackson ed Hooker erano esauste dopo solo 90 minuti di lotta che erano costati ai Federali 1/3 degli uomini fra morti e feriti, mentre Jackson aveva subito perdite di quasi pari gravità e la divisione di Hood, come egli disse tristemente a chi glielo chiese, “era rimasta sul terreno”.

Il piano di McClellan, in seguito all’arresto dell’azione, era assai compromesso, ciò significava che il XII° Corpo di Mansfield doveva scendere in campo non più per sfruttare il successo del Corpo di Hooker, ma per scongiurarne l’esaurimento. Il generale Mansfield in persona guidò i suoi reparti alla sinistra di Hooker intorno alle 0730, dritto contro East Woods, ma si trattò di una manovra confusa, perché mancavano buone strade e non era stata svolta un’adeguata ricognizione, pertanto i suoi elementi di destra finirono alle spalle di quelli di sinistra, in ritirata, di Hooker, tuttavia gli Yankee che sopraggiunsero erano in tempo per fare la differenza e quando Hood li vide ordinò di ripiegare dal campo di mais, anche se erano in arrivo di rinforzo reparti della divisione di D. H. Hill. Lo scontro si frammentò e le formazioni militari si dissolsero: si trattava ora di piccoli gruppi di uomini che si battevano fra siepi, cespugli, alberi e rocce, non era più una battaglia ma una miriade di piccoli combattimenti personali. Uno dei principali successi per i Confederati lo colse il fante che abbatté il Generale Mansfield con un colpo nel petto, ma lo sostituì Alpheus Williams, che continuò a gettare truppe nella lotta. Cadde ferito gravemente anche il caporale che aveva rinvenuto casualmente i piani di Lee e, finalmente, una Brigata della North Carolina fu presa dal panico quando una carica Yankee nel campo di mais la investì, costringendola al corpo a corpo. Verso le 0900 il peso del numero iniziò a farsi valere ed i Confederati presero a ritirarsi, abbandonando West Woods, il campo di mais ed i boschi a est, dopo aver tenuto valorosamente, per tre ore, il fianco sinistro dello schieramento davanti a forze preponderanti: non avrebbero potuto fare di più.

Lee implorò Hood di tenere ancora un po’: riusciva a vedere la colonna della divisione di McLaws in arrivo, a non più di un miglio a sud, ma sia Hood, sia D. H. Hill dovettero ripiegare fino alla Dunker Church, e solo l’intervento fortunoso di un’altra pallottola, che mise Hooker fuori combattimento, rallentò la spinta dei Federali. Il Generale Hooker fu così costretto a lasciare il campo di battaglia, convinto che ormai il successo stesse arridendo ai suoi colori.

Quasi contemporaneamente il vecchio Generale Sumner stava per lanciare nel combattimento le sue truppe. Purtroppo, atteso che McClellan aveva dato solo ordini generici durante il giorno precedente, ora non aveva più il controllo degli eventi. Non aveva detto a Sumner dove dirigersi, così lo lasciò libero di scegliere la manovra, nonostante avesse sempre detto che lo considerava “poco più di un pazzo”, poiché è certo che “Bull” Sumner possedesse più coraggio che cervello. Da come si comportò, probabilmente, egli non aveva stabilito che di lanciare le sue truppe contro il primo nemico che avesse individuato, così, invece di aggirare i resti del XII° e del I° Corpo, egli diresse diritto ad ovest. Il tragitto attraversava il campo di mais, dove gli uomini rallentarono per evitare di calpestare i corpi dei morti e dei feriti: il terreno, dove i fusti di granturco erano stati tutti abbattuti dalle pallottole, sembrava qualcosa di vivo per l’ondeggiare doloroso di gambe, braccia e toraci straziati.

Sumner dispose Sedgwick sulla destra, facendolo procedere dentro al campo verso i resti dei reparti di Hill ed Hood, mentre la divisione di Samuel French muoveva al centro, diretta a sud della Dunker Church, sulla sinistra era stata disposta la divisione di Israel Richardson, diretta a sudovest verso la strada incassata che correva perpendicolare, verso est della Hagerstown Turnpike.

Sedgwick venne per primo a contatto con il nemico, proprio mentre sopraggiungevano i primi reparti di McLaws a rinforzo della linea dei ribelli, lo scontro fu feroce e i Ribelli riuscirono a respingere i Federali per oltre ¾ di miglio, lo stesso Sedgwick rimase ferito, unitamente ad uno dei suoi comandanti di brigata, mentre quasi metà della divisione fu messa in rotta quanto Lee riuscì, con capacità mista a fortuna, a colpirla sulla fronte e sul fianco con un numero sufficiente di unità. Gli uomini di Sedgwick furono costretti a predisporre una linea difensiva, ritenendosi soddisfatti per aver potuto mantenere almeno quelle posizioni.

Lee stava facendo un ottimo lavoro nel mascherare a McClellan l’entità delle proprie forze, opera, del resto, che considerato il carattere dell’avversario, non era poi molto difficile, per cui alla fine della mattinata i Federali non avevano praticamente guadagnato nulla, mentre Lee aveva potuto indebolire il suo centro e l’ala destra per sostenere a dovere la sinistra. Il suo trucco era sinora riuscito, e il contrattacco lanciato contro i reparti di Sedgwick aveva rafforzato la convinzione di McClellan di trovarsi di fronte ad un nemico poderoso.

A questo punto l’attenzione si focalizzò sulle divisioni French e Richardson, pronte ad aggredire le truppe Ribelli di D. H. Hill trincerate nella strada incassata. Questa era in effetti una pista che, dopo anni di transito di carri che l’avevano scavata, offriva dai 90 ai 120 centimetri di protezione, si trattava di una fortificazione campale naturale dalla quale i Confederati potevano aprire il fuoco rimanendo al riparo. Hill aveva disposto due brigate lungo ½ miglio di strada, raccogliendo i resti di altri reparti semidistrutti, in tutto disponeva di circa 2.500 uomini, contro i 5.700 di French. Ai Confederati era stato ordinato di aprire il fuoco quando avrebbero potuto distinguere le fibbie delle cinture e le insegne sulle divise del nemico, e obbedirono alla perfezione: la loro prima scarica devastò la brigata di testa di French, eliminando circa 150 uomini nel solo 4th Reggimento di New York. Il Colonnello John B. Gordon, che comandava un Reggimento dell’Alabama sistemato in difesa, disse che “L’intera linea avanzata nemica, con poche eccezioni, cadde a terra”, mentre un altro Colonnello Confederato ricordava che “gli Yankees cadevano come grano falciato”. La prima brigata di French ripiegò, la seguirono all’attacco la seconda e la terza, che subirono sorte analoga: in mezz’ora la divisione perse il 33% della propria forza, la strada incassata l’aveva virtualmente posta fuori combattimento.

Come una calamita, la violenta ferocia lungo la linea della divisione di Hill attrasse altre truppe dalle zone adiacenti, specie dalla sinistra Confederata che ora si trovava in un momento di stallo, così la divisione Federale di Richardson si avventò all’attacco proprio mentre giungeva, inviata da Lee in rinforzo, la divisione di Anderson. Rapidamente la strada incassata era diventata l’epicentro dello scontro e, mentre Lee vi si stava giocando tutto, McClellan continuava a tenere inattive decine di migliaia di soldati, incapace del tutto di rischiare.

Non vi fu quiete, e l’azione proseguì senza sosta, fra i continui assalti degli Yankees e le scariche di fucileria ed artiglieria dei Confederati che, nonostante la forte posizione ed i rinforzi ricevuti, iniziarono a subire anch’essi forti perdite. Fra queste va ricordato il Generale Richard H. Anderson, che cadde quasi subito, mentre il suo sostituto fu ucciso immediatamente dopo ed il prode Colonnello Gordon rimase ferito al volto. Essi furono comunque in grado di respingere una dopo l’altra le brigate di Richardson, anche se una di esse riuscì ad investire sul fianco destro la posizione. Questo settore non si appoggiava ad elementi orografici forti ed era assai esposto, per cui il contemporaneo premere sulla fronte e sul fianco lo fece crollare, mentre la sinistra iniziava a vacillare, ed in pochi minuti l’intera linea Confederata iniziava ad abbandonare la strada incassata che aveva brillantemente tenuto per oltre 2 ore.

Per fortuna dei Ribelli, Longstreet lanciò un attacco sulla sinistra, colpendo a sua volta sul fianco gli uomini di Richardson e, sebbene fosse stato respinto, riuscì a rallentare la progressione dei Federali verso la strada incassata, permettendo un ulteriore contrattacco della divisione di Hill e delle altre unità ivi presenti. Stavolta erano i Federali che sfruttavano la copertura della strada e Hill si armò di fucile e guidò l’azione, in attesa di ulteriori rinforzi: finalmente, con l’arrivo di alcuni pezzi di artiglieria, la linea Confederata riuscì a stabilizzarsi, anche perché McClellan non aveva distaccato la sua artiglieria in quell’area. Alla fine i Federali furono costretti ad arretrare: a terra, in quella che sarebbe stata chiamata la Bloody Lane, erano rimasti oltre 5.600 fra morti e feriti, cui si aggiunse il Generale Federale Richardson, ferito gravemente, ed erano solo le 1300.

Cadde una strana quiete relativa, il combattimento nel campo di mais s’era spento, Sumner e McClellan avevano tacitamente deciso di interrompere la pressione fra il centro di Lee e la Bloody Lane. Inevitabilmente l’attenzione cadde sul IX° Corpo di Burnside, che aveva trascorso gran parte della mattinata a fare da spettatore, fronteggiato dai 3.000 Confederati della Divisione di David R. Jones, che Lee aveva lasciato nel settore meridionale del suo fronte, dopo che vi aveva sottratto forze per i settori più minacciati. I Ribelli disponevano di un terreno eccellente, con un torrente cui poggiare le difese, e anche se Jones poteva disporre di soli 400 uomini per tenere il Rohrbach Bridge, questi disponevano di un eccellente campo di tiro visto che il terreno digradava e che il ponte, lungo poco più di 80 metri era attraversabile da non più di 4 persone per volta e si prestava a far concentrare il fuoco dei fucili e delle artiglierie. Sarebbe stato possibile attraversare il torrente, ma esso era profondo più di un metro ed avrebbe ritardato le colonne d’attacco, assoggettandole a dure perdite: in sintesi era il settore dove Lee fruiva maggiormente dei vantaggi del terreno. Burnside ricevette ordine di attaccare dopo le 1000, molto tempo dopo che il combattimento era cominciato negli altri settori. Quando egli spedì avanti la sua prima brigata, con l’ordine di attraversare d’assalto il ponte, questa fu bloccata e respinta prima di averne raggiunto l’accesso. Contestualmente la divisione di Rodman fu inviata a valle, con il compito di cercare un guado, attraversare ed avvolgere il fianco nemico, ma non si seppe più nulla per molto tempo di questo reparto, in quanto le ricognizioni preventive da parte di McClellan e Burnside erano state ben poco accurate e, nonostante il giorno precedente non vi fossero stati combattimenti, sembra che nessuno avesse pensato alla necessità di individuare dei guadi. Alla fine Rodman procedette per 2 miglia a valle, trovò un attraversamento, ma naturalmente impiegò un tempo considerevole.

Subito dopo le 1100 Burnside lanciò il secondo assalto: questa volta gli Yankees raggiunsero il ponte, ma non furono in grado di attraversarlo, scompaginati dalle scariche di fucileria e dalle granate dei Ribelli. A questo punto, tuttavia, gli uomini di Jones erano disperatamente a corto di munizioni ed esausti da 3 ore di lotta, per cui il terzo assalto dei Federali li costrinse a consentire alle prime unità avversarie il superamento del ponte ed a ritirarsi: a questo punto il ponte, che sarebbe diventato noto come Burnside Bridge, era saldamente in mano Yankee.

Nel corso dell’ora successiva altri reparti di Burnside attraversarono il ponte e furono in grado di entrare in contatto visivo con gli uomini di Rodman che, dopo aver superato il guado a valle, stavano eseguendo la manovra di avvolgimento. McClellan ordinò a Burnside di proseguire, senza indugi, ma questi perse circa un’ora nel riposizionare le proprie forze ed anche perché non aveva previsto riserve di munizioni in precedenza. Il IX° Corpo fu pronto a muovere dopo le 1500, e McClellan non si comportò meglio perché, intendendo eseguire attacchi di sostegno con le truppe di Sumner ora supportato dal VI° Corpo di Franklin, decise di trasferire il suo comando ad est del torrente. Peraltro, convinto dal pessimismo di Sumner circa la possibilità di proseguire l’azione offensiva, titubava tanto da disgustare profondamente un giovane Tenente presente nello Stato Maggiore che gli suggerì di dare il comando ad Hooker, qualora fosse stato in grado di operare nonostante la ferita al piede.

Lee, naturalmente, possedeva l’audacia che mancava a tanti generali Federali: egli sperava di poter lanciare un contrattacco per avvantaggiarsi della fase di stallo in cui versava la manovra del nemico. Permise così a Jackson di pianificare un attacco sul fianco destro avversario, combinandolo con l’intervento della cavalleria di Stuart, sinora risparmiata, e dei resti delle altre unità che potevano essere riunite, reduci degli scontri della mattinata. Contestualmente ricevette la bella notizia relativa alla presenza della divisione di A. P. Hill al Boteler’s Ford sul Potomac, ormai pronta quindi ad entrare in azione nell’area ove Burnside stava minacciando il fianco di Jones. A questo punto poteva contrattaccare in forze la destra di McClellan, sostenuto da un’azione sull’altra ala.

Alle 1500 Burnside – che attaccava con un rapporto di 3 ad 1 – investì le posizioni tenute dagli uomini di Jones e riuscì a guadagnare terreno nonostante la tenace resistenza, dirigendosi verso Sharpsburg, mentre elementi della divisione di Rodman avevano raggiunto la strada per Harper’s Ferry, ove vi furono alcuni scontri corpo a corpo. La destra di Lee era sul punto di crollare, truppe Federali erano ormai nei sobborghi di Sharpsburg verso le 1600 e solo una debole brigata Confederata si poteva opporre all’incedere di Burnside verso le spalle della ormai stanca armata della Northern Virginia. Se i Federali fossero passati, anche se McClellan non avesse spinto con decisione sul resto del fronte, per i Confederati sarebbe stata la fine. Considerata la posizione di Burnside la via per la ritirata oltre il Potomac era preclusa, erano possibili due sole soluzioni: una fuga verso nord, lontano dalle linee di rifornimento e dalla salvezza, senza cibo, a corto di munizioni, dovendo fronteggiare l’inseguimento dei Federali, o la resa.

A questo punto Lee vide sopraggiungere le stanche truppe di A. P. Hill che intervenivano nel punto adatto, al momento giusto, dopo 8 ore in cui avevano marciato per 17 miglia. Hill, senza attendere, si slanciò contro il fianco sinistro esposto di Burnside ed in circa mezz’ora l’offensiva del IX° Corpo fu stroncata, mentre Lee recuperava truppe ed artiglierie ovunque la pressione avversaria lo consentisse e le faceva affluire a sostegno della divisione appena giunta. Intuito che la situazione sembrava ripristinata, Lee attaccò con gli uomini a cavallo di Stuart all'estrema sinistra, ma in quel settore Meade era ancora abbastanza forte da impedire ogni ulteriore progressione, pertanto il comandante Confederato si dovette accontentare di respingere Burnside fino al ponte, prima che cadesse la notte e gli uomini – dopo aver trascorso una giornata all’inferno – potessero riposare.

Si era trattato del giorno più sanguinoso della Guerra Civile, e di tutta la storia Americana, ci vollero giorni prima che si potessero conoscere con esattezza le dimensioni dei vuoti creatisi nelle armate. Fra i federali vi erano 2.108 morti, 9.500 feriti, ed alcune centinaia di dispersi, per un totale di 12.400 perdite, mentre l’Armata di Lee aveva sofferto 1.546 morti, 7.750 feriti e più di un migliaio di dispersi, peraltro gran parte dei dispersi potevano essere considerati fra i caduti, non rinvenuti o non identificati.

Con la sua tipica audacia Lee rifiutò di ripiegare durante la notte, sebbene il comune buon senso consigliasse di farlo, ed in fretta. Aveva avuto la fortuna di sopravvivere al 17 settembre, dopo aver condotto la propria armata in una trappola mortale: solo le sue capacità, quelle delle sue truppe e l’inerzia di McClellan lo avevano salvato dal disastro. Peraltro egli doveva evacuare i feriti ed il materiale predato ad Harper’s Ferry, e non voleva ammettere la sconfitta facilmente. A dire il vero la battaglia, sotto il punto di vista tattico, era finita pressoché alla pari, ma considerati i rischi che aveva corso il Generale Confederato, egli poteva dirsi più che soddisfatto del risultato, anche perché aveva inflitto dure perdite e danni al nemico. La battaglia aveva comunque posto fine al tentativo di invasione del Nord, quindi, strategicamente, era stata una vittoria Federale, perché Lee poteva solo ripiegare verso la sicurezza offerta dalla Virginia. McClellan invece era stato battuto psicologicamente, sconfitto soprattutto dalla sua paranoia e dall’indecisione: non fece nulla per inseguire l’avversario, nonostante disponesse di 2 Corpi ancora freschi, “Coloro del cui giudizio ho rispetto mi hanno detto che ho combattuto magnificamente” avrebbe scritto alla moglie, “è stato un capolavoro di arte militare”. Un carattere come McClellan aveva bisogno di adulatori. E lui ne aveva in abbondanza, come Porter ed altri che mai accusarono la sua condotta delle operazioni.

Il 19 Lee raggiunse la Virginia e la campagna ebbe fine, con essa terminarono le speranze Confederate di influenzare le prossime elezioni dell’autunno in un Nord che poteva essere poco incline alla guerra, e forse svanirono anche le speranze di ottenere un sostegno europeo perché Francia e Gran Bretagna, che stavano pensando di assumere il ruolo di mediatrici – primo passo per un eventuale intervento diretto – preferirono restare a guardare: in definitiva tornarono al primitivo atteggiamento: se il Sud voleva l’indipendenza, doveva ottenerla da solo.

NOTE

[#1] McClellan, dopo la sconfitta riportata nel corso della Prima Battaglia del Bull Run dalle forze guidate da McDowell, era stato nominato comandante supremo dell’esercito Federale. Intenzionato a vincere la guerra per manovra, per evitare la massa avversaria concentrata nella zona di Manassas, aveva condotto l’infruttuosa campagna della Peninsula, con la quale aveva tentato di occupare Richmond dopo uno sbarco nell’area di Yorktown ma, dopo una serie di scontri - noti come i Seven Days - contro le forze Confederate agli ordini di Robert E. Lee, era stato costretto alla ritirata.

[#2] Aveva reagito alla manovra aggirante dei Federali senza attendere ordini, all’inizio della battaglia, consentendo il rafforzamento del fianco sinistro confederato e la successiva tenuta dell’intero settore.

[#3] Il celebra “Stonewall” Jackson si era meritato grande fama durante la Prima Bull Run e la vittoriosa campagna nella Valle dello Shenandoah. Tuttavia aveva fornito una complessiva cattiva prova durante i Seven Days, giungendo in costante ritardo negli attacchi pianificati da Lee. Peraltro avrebbe fornito un rendimento all’altezza della sua fama a Fredricksburg ed a Chancellorsville, dove avrebbe perduto la vita per il fuoco amico.

Bibliografia

Tyler Dennett. “Lincoln and the Civil War in the Diaries and Letters of John Hay”, New York, 1939

George B. McClellan. “McClellan Own Story”, New York, 1877

Stephen Sears. “Landscape Turned Red”, Boston, 1983

William C. Davis. “Rebels and Yankees. The Battlefield of the Civil War”, London 1999

U.S. Committee on the conduct of the War. “Report of the Joint Committee on the Conduct of the War”, Washington, 1863

John B. Gordon. “Reminiscences of the Civil War”, New York, 1903

John Gibbon. “Personal Recollection of the Civil War”, New York, 1923


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