Perché Kenneth Smith è stato condannato a morte per ipossia da azoto?

Il caso per cui è stato condannato risale agli anni ’80, e adesso è arrivata la fine con la pensa di morte e una nuova tecnica letale

Nel cuore della notte del 26 gennaio, precisamente alle 20:25 ora locale, il centro correzionale Holman di Atmore, Alabama, è diventato il palcoscenico di un evento senza precedenti nella macabra cronaca delle esecuzioni capitali. Kenneth Smith, protagonista di questa storia, è stato giustiziato attraverso un metodo innovativo: l’utilizzo di una maschera di azoto puro. Le sue ultime parole, pronunciate poco prima di indossare la maschera, hanno suscitato una riflessione profonda sulla natura umana e sulla moralità di un sistema giudiziario che, ancora una volta, ha scelto di infliggere la pena di morte.

La procedura, originariamente pianificata per le 18:00, ha subito un ritardo di oltre un’ora in attesa della decisione finale della Corte Suprema. Quest’ultima ha respinto l’ennesimo appello volto a fermare la condanna, aprendo la strada a un nuovo capitolo nella storia delle esecuzioni capitali: l’utilizzo dell’azoto puro come mezzo di soppressione vitale. Questo metodo, presentato come meno doloroso e più umano, ha suscitato interrogativi profondi sulla sua effettiva umanità e sulla possibile inflizione di sofferenze eccessive. Prima di indossare la maschera di azoto, Kenneth Smith ha voluto condividere le sue ultime riflessioni con il mondo: “Stasera l’Alabama fa compiere all’umanità un passo indietro. Me ne vado con amore, pace e luce, vi amo. Grazie per avermi sostenuto, vi amo tutti”. Queste parole, pronunciate mentre faceva il gesto del cuore rivolto alla sua famiglia dietro il vetro, hanno aggiunto un tocco di umanità a un momento altrimenti segnato dalla severità del sistema giudiziario.

Il contesto criminale e la condanna

La tragica storia di Kenneth Smith ha radici nel 1989, quando è stato condannato a morte per l’omicidio su commissione di Elizabeth Sennett nel 1988. Smith, poco più che ventenne all’epoca, ha commesso un delitto brutale con un complice, uccidendo a coltellate la moglie di un predicatore per un bottino di circa mille dollari. Il mandante, un pastore, si suicidò una settimana dopo. Sebbene il giurì originale avesse optato per l’ergastolo, il giudice ha successivamente mutato la pena in condanna a morte nel 1989.

La storia di Kenneth Smith è stata segnata anche da un tentativo di esecuzione precedente il 17 novembre 2022, tramite iniezione letale, che si rivelò un evento traumatico. Gli addetti all’esecuzione non riuscirono a trovare la vena giusta, provocando sofferenze atroci a Smith. Questo episodio ha lasciato segni indelebili, con Smith che ha manifestato sintomi di stress post-traumatico, tra cui insonnia, angoscia e depressione.

Le ultime ore di Kenneth Smith

Le ultime ore di Smith sono state segnate da visite e chiamate con la moglie, insieme a momenti di riflessione sulla sua vita. Giovedì, ha accettato la colazione e l’ultimo pasto, una bistecca con patatine fritte e uova. Poi è giunto il momento dell’esecuzione, caratterizzata da una nuova tecnica: l’uso di azoto puro.

Azoto puro: un nuovo capitolo nell’esecuzione capitale

L’Alabama ha giustificato l’adozione di azoto puro come “il metodo meno doloroso e più umano”. Secondo le autorità, Smith avrebbe perso i sensi rapidamente, conducendo a una morte istantanea. Tuttavia, il dibattito sull’umanità e sulla possibile sofferenza causata da questo metodo è ancora aperto. L’utilizzo di azoto puro è stato oggetto di critiche da parte di attivisti e organizzazioni per i diritti civili, che lo definiscono brutale e al limite della tortura.

pena morte
EPA/DAN ANDERSON

 

La morte di Kenneth Smith rimarrà un capitolo controverso nella lunga storia della pena di morte negli Stati Uniti. L’utilizzo di nuove tecniche di esecuzione solleva interrogativi importanti sulla compassione e l’umanità del sistema giudiziario. Mentre il dibattito prosegue, il caso di Kenneth Smith segna una tappa cruciale in questa discussione in continua evoluzione sulla giustizia e la dignità umana.

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