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Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Antonio Gatti (08/05)
Copertina La grande storia della Prima Guerra Mondiale di Martin Gilbert, Mondadori
Non sono un grande appassionato di storie globali, specie se riguardano conflitti così estesi e complessi come la Grande Guerra 1914/1918: tuttavia ammetto di avere la scimmia del collezionista e, avendo già tra gli scaffali della libreria le opere di Liddell Hart, Keegan e compagnia, mi sono detto che in fondo per completare le "First World War" dei più rinomati storici inglesi mi mancava giusto la fatica di Gilbert. Dopo averne completata la lettura non posso esimermi dall'esprimere qualche opinione in merito: innanzitutto da una storia che pretende di essere onnicomprensiva non mi aspetto certo la descrizione dettagliata di tutte le operazioni militari, ciò sarebbe, ovviamente, pura utopia: quello che cerco è piuttosto un'interpretazione globale e ficcante, una "fotografia" esauriente del periodo e del suo significato. Ebbene, Gilbert ci dà un'interpretazione tutta particolare della Guerra che può essere riassunta in qualche punto:
1. i tedeschi sono tutti Malvagi: pura Incarnazione dell'Armageddon, essi si aggirano per il mondo seminando Morte e Distruzione;
2. i francesi sono tutti Stupidi;
3. gli inglesi sono tutti Santi e Immacolati, essi sono gli unici Uomini degni di essere menzionati come Tali;
4. i turchi sono tutti Brutti Straccioni invidiosi della Grandezza della Santa Madre Inghilterra, e per rovesciare il Santo Impero si alleano con il Male provocando a loro volta ogni sorta di Sofferenza e Lutto.

Questo è il leitmotiv che percorre tutto il libro rendendo la lettura persino irritante, e a volte sfiorando pure la farsa. I fatti del 1914 e le responsabilità stesse della guerra sono scaricate ovviamente tutti sulla Germania: i tedeschi, invidiosi del felicissimo e democratico impero di Sua Maestà Graziosa il Re d'Inghilterra, mettono a ferro e a fuoco l'Europa poiché, essendo un popolo barbaro e retrogado non riescono a trovare altro modo di affermare la propria ansia di conquista. Dopo questa brillante introduzione (particolarmante incentrata sulla figura di Lucifero/Kaiser, il Capo Supremo della Congrega Diabolica) si parte con la descrizione del conflitto: piani contrapposti, strategie, tattiche, numero di vittime, opinione pubblica, armamenti sono tutte parole sconosciute a Gilbert. Egli si incentra sulle inaudite Crudeltà perpetrate dai tedeschi in Belgio e sulla Venuta dei Liberatori Inglesi sul suolo francese. Dopodichè il libro potrebbe essere intitolato: "La prima guerra mondiale vista da Vera Brittain and company" infatti le contingenze militari, politiche ed economiche vengono messe da parte a favore delle testimonianze personali di infermiere, soldati/poeti, viaggiatori e opinionisti, tutti rigorosamente Inglesi. Questa tendenza, in realtà, è tanto diffusa tra gli storici contemporanei che si occupano di Grande Guerra, da costituire ormai un problema: se prima l'arte militare era vista esclusivamente dalla parte degli stati maggiori e dei napoleoncini di turno, ora la voce del soldato comune ricopre ogni cosa. Non voglio certo sminuire l'importanza della testimonianza diretta, ma le lettere alla madre del fante John Smith mi potranno certamente far capire com'era la vita del fantaccino medio dell'epoca, ma non riusciranno mai a spiegare, per esempio, perchè scoppiò la prima guerra mondiale.

Ma torniamo a Gilbert: egli divide il mondo in Buoni e Cattivi senza il minimo pericolo di promiscuità fra le due categorie. Il Vate dei Buoni è indubbiamente Churchill: egli è un pacifista - no-global ante litteram - con sentimenti altamente umanitari, detesta la guerra e vorrebbe che l'Umanità entrasse nell'Era dell'Acquario e instaurasse il Regno di Utopia: poco ci manca che organizzi anche Woodstock. D'accordo, Gilbert è il biografo di Churchill ma biografo non è sinonimo di agiografo. Tra i Cattivi, invece, possiamo annoverare intere categorie: i tedeschi, i nazisti (poco importa se all'epoca manco esistevano, sono una presenza costante in ogni pagina del libro), i turchi e infine pure i comunisti (per esemplificare: tutto ciņ che non è Inglese o dominato dagli Inglesi): particolarmente corrosivo il ritratto di Lenin, presentato come grande amicone del kaiser, dal quale è abbondantemente finanziato, che spende il suo tempo nascosto come un topo da qualche parte in Svizzera a elucubrare su strane teorie mentre gli Eroici Inglesi combattono la loro Crociata contro il Male. Non sia mai, perdiana! Intanto la narrazione procede tra una pagina di diario della Brittain e una lettera di Churchill: ovviamente ogni riferimento a date, battaglie e politica è ridotto al minimo indispensabile; in compenso, però, sono dettagliatissimi i dati riguardo alle vittime (britanniche) degli U-Boat e Zeppelin tedeschi. Solo un paio di righe, invece, per le vittime del blocco navale inglese (beh, in fondo sono solo tedeschi, gli sta pure bene!) Fastidiosa l'insistenza nel raccontare fatti di personaggi allora insignificanti, ma che assurgeranno a fama mondiale nel conflitto successivo: un sottotitolo per quest'opera potrebbe essere: "Saranno famosi". Qualche chicca:
- la Somme per Gilbert non è un infame massacro perpetrato da generali imbecilli, ma un discreto successo ("se rapportato agli standard del fronte occidentale", verbatim): certo ogni Impresa necessita dei suoi Martiri, ma questi sono dettagli;
- lo sbarco di Gallipoli, inoltre, fallì perchè non venne ascoltato Churchill, che aveva ben capito che i turchi erano imbecilli fifoni che se la sarebbero data a gambe spontaneamente vedendo qualche nave forzare gli Stretti;
- i Francesi sarebbero stati travolti dopo qualche ora senza l'intervento dell'esercito di Sua Maestà Maestosissima il Re d'Inghilterra.

Proseguendo con queste amenità si arriva alla fase cruciale del conflitto, quella che va dalla Rivoluzione Russa all'11 Novembre: Gilbert descrive abbondantemente (ma in modo superficiale) l'ascesa dei bolscevichi, e attribuisce alla fortuna della rivoluzione russa i successivi disordini sul fronte interno germanico. Finalmente una chiave di lettura sensata e condivisibile! Peccato che Gilbert dopo qualche pagina deve essersi accorto che ammettere il crollo del fronte interno come elemento alla base del crollo militare della Germania avrebbe sminuito le Eroiche Legioni d'Inghilterra e, con una frase, cancella la logica deduzione di cui sopra: non il crollo del fronte interno provocò il collasso tedesco, ma la Grande Avanzata degli Invincibili Britannici (solo loro ovviamente: gli americani sono poco più che simpatici pasticcioni e i francesi conigli che battono invariabilmente in ritirata alla prima occasione) fu la causa della fine del Secondo Reich. Il libro si chiude con i trattati di pace, e in questa fase Gilbert tocca davvero il fondo. Egli dipinge un quadro che ritrae i tedeschi sconfitti ma già pronti alla vendetta e i francesi, viceversa, gonfi di livore e invidia repressa, che vogliono annientare la Germania calpestandola in maniera umiliante; contro questi ultimi si erge la Santa Madre Inghilterra che, ponendosi a difesa dei suoi ex-nemici ("nessuno tocchi Caino") mostra tutta la sua magnanimità, e chiarisce inequivocabilmente qual'è il suo obiettivo finale: l'instaurazione di Pace e Utopia, desiderio che sarà però frustrato pochi anni dopo dalle fameliche orde nazicomuniste. Insomma un libro brutto, scritto pessimamente, per molti versi ridicolo e inacccettabile. Ne sconsiglio vivamente l'acquisto: di storie globali sulla Grande Guerra grazie a dio ce ne sono tantissime altre, la scelta è vasta e la media generale, fortunatamente, è molto più elevata rispetto a quella di questo libricciolo sciovinista e campanilista.
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