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Argomento: Guerra delle Alpi - Recensione di Mauro Minola (09/07)
Copertina Napoleone in Piemonte. L'armata Repubblicana contro i Savoia 1792-1800 di Mauro Minola, L'Arciere
La guerra tra la Repubblica francese e il Regno di Sardegna scoppiata nel settembre 1792 e proseguita fino all'armistizio di Cherasco dell'aprile 1796 ha rappresentato di certo l'evento più importante per le sorti del Piemonte sabaudo e dell'Italia settentrionale. L'ultimo atto di questo conflitto, che si svolse tra la fine di marzo e l'aprile 1796, consentì al giovane generale d'armata Napoleone Buonaparte, al suo primo comando dell'Armata d'Italia, di aprirsi la via per quella campagna offensiva che lo portò ad ottenere la piena vittoria sulle armate sarde e austriache.

La "Guerra delle Alpi" coinvolse il regno sabaudo, attaccato non soltanto nelle sue porzioni territoriali più prossime alla Francia, cioè la Savoia e la contea di Nizza, già soggette nel passato a ricorrenti occupazioni da parte delle truppe del potente vicino, ma anche sulla catena alpina che i re sabaudi avevano indicato quale invalicabile baluardo difensivo del Piemonte, munendola di numerose e ben fornite piazze fortificate. Nel corso del conflitto il re Vittorio Amedeo III di Savoia si trovò praticamente da solo a fronteggiare l'urto frontale delle ingenti masse dei soldati repubblicani alle frontiere del regno. L'imperatore austriaco aveva inviato un corpo di spedizione, ma le divergenze nella conduzione delle campagne difensive tra austriaci e piemontesi avevano subito sottolineato quanto il soccorso straniero fosse condizionato dagli ordini imperiali: aiutare i piemontesi, senza tuttavia dar loro la possibilità di portare avanti azioni offensive che, se ben condotte, avrebbero aumentato il prestigio militare e politico del re di Sardegna ai danni dell'Impero. Nonostante ciò il valore dei comandanti e dei soldati di Vittorio Amedeo III riuscì a frenare le azioni offensive dell'armata repubblicana, ottenendo importanti successi che, se fossero stati sfruttati con determinazione, avrebbero potuto ridimensionare lo slancio delle forze rivoluzionarie. E' sufficiente pensare alla vittoria nella battaglia dell'Authion, che, come scrisse il Pinelli, fu senza dubbio impresa ancora più importante della battaglia dell'Assietta del 1747. Ma, come saggiamente fece osservare lo scrittore «La vittoria dell'Assietta pose fine, per così dire, ad una gloriosa e felice guerra; questa invece ebbe luogo all'inizio di una lunga e sventurata lotta… E le splendide vittorie del Bonaparte ben presto doveva cancellarla dalla memoria dei posteri».

La sconfitta del regno di Sardegna ad opera di Napoleone, l'occupazione e l'annessione del Piemonte alla Francia contribuirono ad affievolire le memorie della guerra. Nei primi decenni dell'Ottocento l'estinzione del ramo diretto di Casa Savoia con la morte di Carlo Felice e l'avvento di Carlo Alberto aprirono la strada al Risorgimento, ispirato dai liberali filofrancesi: ora gli avversari erano gli austriaci, gli alleati di un tempo. Così i fatti, seppure gloriosi, del periodo 1792-1796, finirono per essere definitivamente rimossi. In questo modo si spiega la sostanziale carenza degli studi relativi alla Guerra delle Alpi. Da parte francese non c'è mai stato molto interesse a trattare gli eventi che precedevano la prima Campagna d'Italia di Napoleone, anche per l'effetto dello stesso Buonaparte, che ha intenzionalmente deformato la storia militare della guerra, tralasciando tutti gli episodi accaduti prima del suo intervento, soprattutto quelli che potessero compromettere il ruolo e i meriti del futuro imperatore. E' solo grazie agli storici sabaudi se queste giornate sono uscite dall'oscurità volontaria in cui erano state relegate. Gran parte del merito lo si deve a Ferdinando Pinelli (1810-1865), autore della Storia Militare del Piemonte in continuazione di quella del Saluzzo, pubblicata nel 1854; ma anche alla miriade di studi successivi pubblicati su periodici e riviste specializzate, fino al recente e molto approfondito Guerra delle Alpi di Ilari, Crociani e Paoletti, edito dallo Stato Maggiore dell'Esercito.

Tuttavia mancava ancora una pubblicazione che presentasse gli eventi del periodo 1792-1796 e la prima parte della seconda Campagna d'Italia con un occhio di riguardo al ruolo giocato dall'esercito del Regno di Sardegna, che si trovò a difendere il cuore dello stato come era accaduto quasi un secolo prima nella guerra di successione spagnola. Questo libro desidera colmare questa lacuna, per far conoscere alle generazioni di oggi quanto il Piemonte sabaudo abbia sempre saputo resistere con tenacia ai nemici che volevano minarne l'esistenza. Senza la pretesa di essere un trattato storico-militare, l'intento è quello di descrivere gli avvenimenti e i principali scontri tra gli opposti schieramenti, con particolare riferimento al territorio in cui si essi si sono svolti. Offrendo quindi al lettore gli spunti per visitare i luoghi delle battaglie, così da valorizzare un turismo delle memorie storiche, di cui la nostra regione sente sempre di più l'esigenza.

Naturalmente, ragionando in quest'ottica, non è stato possibile trattare tutta l'infinità degli episodi di questo lungo periodo bellico: è stata operata una scelta, privilegiando, nello spirito dell'opera, quelli in cui sono state maggiormente coinvolte le truppe del Piemonte sabaudo; per gli altri che non hanno trovato spazio in questo testo non resta che rimandare il lettore alla bibliografia esistente. Concludendo, è ancora oggi insuperato il giudizio che diede il Pinelli al termine del suo lavoro: «L'esercito piemontese può, a buon diritto, andare superbo della condotta tenuta nelle cinque campagne di quella guerra, le quali valsero a confermare presso gli stranieri quella reputazione di valore di cui era da secoli in possesso; riputazione che i membri di esso, non solo sostennero, ma pur anche accrebbero militando dopo sotto varie bandiere, e per varie cause; ma sempre onoratamente».
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