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La spada contro il fuoco
La fine del secondo conflitto mondiale nella scacchiera del Pacifico
di "Caposkaw" ©
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Cronologia della fase finale della Grande Guerra Asiatica
Nota preliminare dell'autore: in questo articolo al posto dell'erroneamente usato "reparti Kamikaze" (per attacchi suicidi) sarà usato il termine più storicamente corretto "TokkoTai" ovvero reparti di attacco speciale.

L'arcipelago Giapponese e il suo Dio


Il territorio metropolitano giapponese. Si noti la particolare montuosità del terreno

L'imperatore HiroHito in abito da cerimonia e in alta uniforme
La fine del principio

Le ultime fasi della guerra nel Pacifico sono dominate, nella nostra visione, dal fungo atomico, immagine terrorizzante e foriera di nuove catastrofi. Spesso, l'opinione pubblica ha duramente stigmatizzato l'uso di questa arma, considerata inumana e incivile, senza considerare il lungo e tortuoso percorso che ha portato i dirigenti statunitensi all'utilizzo di essa.

Nel 1943 il JCS (1) promulgò un programma per la condotta delle operazioni nell'estremo Oriente (PTO: Pacific Theatre of Operations). Il documento si chiamava "Piano strategico per la sconfitta del Giappone". In esso era contenuta questa affermazione: "L'obbiettivo delle Nazioni Unite è la resa incondizionata delle potenze dell'Asse. L'espletazione di questo risultato potrebbe richiedere l'invasione del Giappone." E' la prima volta che la possibile invasione militare dell'arcipelago viene citata in un documento ufficiale.

Spiegazione del termine "resa incondizionata": significa che tutte le forze armate del paese sconfitto depongono le armi e vengono smobilitate. Il governo rinuncia alla sovranità e i vincitori assumono il controllo della popolazione e del territorio. Nel caso della resa delle potenze dell'Asse, per gli Alleati, memori degli errori commessi dopo la 1ª G.M., significava la distruzione dell'industria militare, la ristrutturazione su base democratica delle società, nonché la persecuzione legale dei criminali di guerra.

Per i Giapponesi, la "resa incondizionata" era qualcosa di legato a un destino oscuro e spaventevole. Il pensiero di doversi sottomettere a una dominazione straniera era qualcosa che tutti i Nipponici (quelli che comandavano, almeno) ricacciavano nel regno degli incubi. Un altro aspetto era legato all'Imperatore. L'istituzione imperiale garantiva una continuità millenaria, mai interrotta, neanche in secoli di guerre civili. In una resa incondizionata, il ruolo dell'Imperatore poteva essere messo in discussione o, peggio ancora, egli stesso poteva essere considerato responsabile del conflitto, e imprigionato e giudicato per i crimini di guerra (dato che l'Imperatore incarnava letteralmente il Giappone, questa era una eventualità inconcepibile).

Apriamo un parentesi: HiroHito era colpevole? L'imperatore HiroHito (o Showa Tenno) era nato il 29 Aprile 1901 e aveva assunto la reggenza nel 1921 a causa delle malattia del padre, e il 26 Dicembre 1926, alla morte del genitore, era stato elevato al trono. I primi venticinque anni di regno avevano coinciso con il periodo peggiore del moderno Giappone (ad esempio: 1923 terremoto del Kanto, 1936 tentativo di colpo di stato militare). Come si può notare, al momento della deriva militarista era un uomo molto giovane e da poco assiso alla corona. Sicuramente era al corrente dell'esistenza della famigerata unità 731 (guerra batteriologica) ed aveva autorizzato i principali programmi dell'esercito e della marina. D'altra parte non si possono usare gli stessi parametri usati con un Hitler o con un Mussolini, o con un monarca occidentale. L'Imperatore era una figura essenzialmente rappresentativa e religiosa, ed era stato posto sul trono, cioè il suo era un potere dato, non guadagnato (2). D'altra parte, era un Dio in terra, e i suoi ordini (ponendo che ne desse) non potevano essere messi in discussione.

Un concetto da tenere presente nella psicologia nipponica è lo "Honne" e "Tatemae". "Honne" significa letteralmente la "verità" e si intende quello che realmente si pensa. "Tatemae" significa "quello che si mostra". Molto semplicemente una persona può essere convinta dell'inutilità e dell'immoralità di una tale azione, ma la compie lo stesso, semplicemente perché la pressione sociale la costringe ad agire in quel modo. Un esempio lampante è la presenza di soldati di fede cristiana nei reparti TokkoTai (un evidente contraddizione), oppure la condotta dell'Ammiraglio Isoroku Yamamoto, che nonostante sapesse che la guerra contro contro l'America era persa in partenza, non mostrò mai, se non in privato, nessun segno di dissenso alle decisioni del governo.

Per ritornare allo stesso HiroHito, si può anche immaginare che egli non fosse totalmente convinto dell'utilità della guerra all'Occidente, ma non agì mai contro di essa perché non era quello che tutti si attendevano. Per una persona come lui, educato da militari, immerso in un ambiente molto xenofobo, sin da bambino abituato a considerarsi il garante dell'indipendenza e dell'integrità nazionale di una società tribale come quella nipponica, dare retta a consigli bellicosi era molto più facile che immaginare soluzioni diverse.

Comunque, quando l'eventualità dell'invasione venne formulato dai responsabili Statunitensi, era solo una pura anticipazione. Nel 1945, la situazione militare nel teatro era cambiata. L'avanzata nel Pacifico centrale ad opera della Navy e la liberazione delle Filippine da parte dell'esercito americano avevano reso accessibile il territorio metropolitano nipponico. L'offensiva sottomarina, iniziata nel 1941, aveva grandemente ridotto la capacità militari del Giappone e affamato la popolazione. Ecco alcuni dati che chiariscono la situazione: la marina mercantile giapponese perse durante la guerra, per varie cause, 8.1 milioni di tonnellate di naviglio; i sommergibili americani distrussero 4.9 milioni di tonnellate di navi mercantili (il 60% di questa quantità), inoltre affondarono 700.000 tonnellate di naviglio militare nemico tra le quali 8 porterei, 1 nave da battaglia e 11 incrociatori.

La perdita delle navi mercantili influì direttamente sulla produzione bellica (essendo il Giappone un paese privo di risorse minerarie). Nel 1945 l'importazione della bauxite era diminuita del 88%, quella della ghisa del 89%, della lana e del cotone grezzo del 90%, dei grassi alimentari del 92%, del cemento e soda del 96%, del legname del 98%, del foraggio del 99%, dello zucchero e della gomma grezza del 100%. Si può immaginare come questo stato di cose influisse sulla produzione industriale (3). Anche la produzione di cibo si era abbassata. La razione calorica media anteguerra del cittadino giapponese era di 2000 calorie (4). Nel 1944 era diventata di 1900. Alla metà del 1945 era scesa fino a 1680. Il raccolto di riso del 1945 era sensibilmente inferiore al corrispettivo del 1944, e i consumi (soprattutto a causa dell'espansione dell'esercito) erano aumentati (5). Anche l'acquisizione di un elemento fondamentale come il sale si era ridotta di quantità preoccupanti.

I bombardamenti aerei iniziati nel 1944 (6) avevano svelato la realtà della guerra ai civili [cfr. Appendice "Aerei e ustioni"] e distrutto molte installazioni industriali. Sebbene il Giappone avesse perso ogni capacità offensiva (7), tranne che in Cina e in Birmania, la partita non era ancora conclusa. L'esercito imperiale era ancora numeroso e equipaggiato. L'offensiva Americana nel Pacifico era una strategia volta a colpire il nemico dove è debole e ad evitarlo dove è forte. Gli Statunitensi utilizzarono la particolare peculiarità del mare di essere solo un mezzo. Con l'occupazione di relativamente poche ma strategiche isole, gli Americani perforarono la zona occupata dall'impero e ne tagliarono le linee di comunicazione, bloccando così i soldati nemici nelle loro basi e strozzando progressivamente l'economia Nipponica.

Durante l'invasione di Luzon (Gennaio 1945) ci fu un incontro al vertice. I responsabili dell'esercito proposero l'invasione del Giappone (operazione DOWNFALL) come unico modo per concludere la guerra. La NAVY e l'aviazione dell' Esercito (USAAF) proponeva invece l'invasione della Corea o di zone della Cina vicino a Shangai, per continuare l'assedio mediante l'aviazione. Queste operazioni, alternative a DOWNFALL, vennero scartate per molteplici motivi: primariamente la guerra avrebbe potuto protrarsi oltre il 1946 (non sapendo fino a quando l'Impero avrebbe potuto resistere a questo assedio) ed inoltre sia la Corea che la Cina ospitavano grandi forze nemiche ancora in piena efficienza. Dal punto di vista Americano, sarebbe stato come mettere la testa in bocca al leone. Si decise allora la prosecuzione dell'offensiva finalizzata all'invasione del Giappone. Originariamente i pianificatori erano propensi all'invasione di Hokkaido, la più settentrionale delle isole dell'arcipelago Nipponico (8). Però, prevalse la tesi dell'invasione dell'isola di Kyushu, la più meridionale.

Il nemico sulla testa [cfr. Appendice "Aerei e ustioni"]


Bombardieri B-29 (B-san, signor B) in volo sopra le nuvole.

Caccia Hellcat in volo sul Giappone. I civili temevano più le incursioni di questi velivoli che quelle dei B29.
[cfr. Appendice "Primo Attacco"]

Bombardieri Avenger sganciano da alta quota.
[cfr. Appendice "Primo Attacco"]

La conquista del centro. Okinawa.

L'invasione di Okinawa (operazione ICEBERG) segna una nuova fase della strategia. La conquista delle Isole Marianne, e successivamente di Iwo Jima, mettevano sotto assedio l'arcipelago. Okinawa, invece, faceva già parte del territorio nazionale giapponese ed era il trampolino di lancio per i futuri sbarchi. La campagna di Okinawa iniziò il 1º Aprile 1945 e finì il 2 Luglio. Da parte Americana, in tutto il periodo, furono utilizzati 548.000 uomini tra Marines e Esercito contro 115.500 giapponesi appartenenti all'Esercito, Marina, e civili militarizzati (9) (con diversi gradi di armamento e combattività). Le tabelle successive indicano le perdite.

Perdite Americane Marines US Navy US Army Perdite totali
Morti e dispersi 2.938 4.907 4.675 12.520
Feriti 13.708 4.824 18.000 36.532
Perdite non in combattimento 10.598 - 15.613 26.211
Navi affondate - 36 - 36
Navi danneggiate - 368 - 368
Aerei abbattuti 763 - 763

Perdite Nipponiche
Morti e dispersi 110.000 (*)
Prigionieri 7.400
Navi affondate 16
Navi danneggiate 4
Aerei abbattuti 7.800
Navi danneggiate -
Aerei abbattuti 763
(*) = dati approssimativi

La battaglia per Okinawa fu lunga e sanguinosa (i civili nipponici la chiamarono "Tetsu no bofu" tempesta d'acciaio) ed era viziata da un grave errore strategico iniziale. Gli americani avevano valutato una presenza nemica di 65.000 soldati, privi di ripari e di rifornimenti. Invece, si trovarono di fronte un numero quasi doppio di militari veterani, i quali, con l'aiuto della popolazione civile, avevano costruito in un anno due linee di difesa fortificate (linea Machinao e linea Shuri (10) sfruttando in modo accorto tutte le peculiarità del terreno. Inoltre i difensori avevano a disposizione grandi quantità di pezzi d'artiglieria e armi automatiche, nonché di munizioni e rifornimenti, al contrario della media dei loro commilitoni nel Pacifico. I piani del generale Mitsuru Ushijima non contemplavano grandi battaglie campali, ma di far pagare agli invasori ogni centimetro di territorio a caro prezzo, mediante una difesa in profondità (l'insipienza di alcuni comandanti inferiori causò cariche Banzai, le quali furono facilmente soppresse dagli americani). Questa strategia inflisse agli americani le più alte perdite nel P.T.O. (12) (le alte perdite non in combattimento sono dovute alla pesante incidenza dello stress post-traumatico). Nel campo opposto, le cifre sono piuttosto confuse. Lo tipo stesso di guerra (uso di bunker, tunnel e postazioni in caverna, in modo da non esporsi all'aviazione e ai cannoni della Navy) non permise di avere dati esatti sui caduti. Altre stime parlano di 107.539 soldati uccisi in combattimento e di 23.764 soldati dispersi o sepolti dai loro compagni (sottraendoli così ai conteggi americani). Per quanto riguarda i civili, non esistono dati certi.

Stime Statunitensi parlano di circa 300.000 civili residenti nell'isola prima dello sbarco. Dopo la conclusione della campagna, quelli ancora in vita erano 196.000. La stima più ottimistica indica 42.000 civili uccisi, la più realistica 142.058 perdite tra i civili comprese le vittime dei bombardamenti d'artiglieria e quelli costretti a combattere o uccisi direttamente dall'esercito imperiale (12).

Caso più unico che raro, caddero entrambi i comandanti sul campo. Il generale Ushijima commise seppoku il 16 giugno, mentre il generale dei Marines Simon Bolivar Buckner jr. cadde colpito da una scheggia dell'artiglieria nemica, durante un ispezione in prima linea, poco prima della fine della battaglia (13). Il tipo di scontro venne nominato dagli Americani "la guerra dei cani della prateria" (14) e fu caratterizzata dall'uso estensivo dei carri armati lanciafiamme e dalla metodo detto "della lampada da saldatore e del cavatappi" ovvero a far saltare gli ingressi delle grotte occupate dai Nipponici, o versarci dentro benzina per incendiarli, o tutte e due le cose assieme. Il tempo sull'isola, coperto o piovoso, non permise un adeguato supporto aereo, e per finire ci fu l'arrivo dei monsoni a fine Maggio, i quali resero la situazione logistica e sanitaria disastrosa per gli Statunitensi (15).

Cartoline da Okinawa

I difensori


Sorridenti soldati nipponici in marcia a Okinawa
Armi


Tipico Lanciagranate nipponico da 50mm

Granata da mortaio da 320mm

Carica esplosiva in cassetta di legno


Battelli suicidi Shinyo abbandonati
Sul campo


Tank lanciafiamme attacca posizione Giapponese.

Soldato nipponico ustionato si arrende.

Civili che si sono consegnati agli americani.

In Maggio, colonna di marines oltrepassa carri bloccati dal fango.

Marines trasportano munizioni attraverso un torrente ingrossato dalle piogge.

Uno sherman oltrepassa una casa data alle fiamme. (procedura abituale per evitare che desse riparo ai cecchini).
Guardando da lontano


Dai giornali Statunitensi, una vignetta sulla "Fortezza Giappone"

"Se potessimo dare solo un po' di gas a quei bastardi, potremmo stanarli." "Ma non possiamo gasarli perché non sarebbe considerato corretto." (l'esasperazione dell'opinione pubblica per le perdite stava arrivando a livelli pericolosi).

Lo spirito del Generale Buckner (sul dito c'è scritto "a Tokyo")


La regina bianca minaccia il re (in questo caso, l'imperatore)
DOWNFALL

Cartina della parte meridionale di Kyushu con la disposizione delle forze attaccanti.


La cartina dimostra come gli Americani avessero un limitato numero di zone pianeggianti dove sbarcare

Con il nome di "DOWNFALL" era denominato l'insieme delle operazioni di sbarco nell'arcipelago del Giappone. I due sbarchi principali erano "OLYMPIC" e "CORONET".

"OLYMPIC" era lo sbarco sull'isola di Kyushu, l'isola meridionale del Giappone, mentre "CORONET" era l'invasione della zona della capitale Tokyo, nell'isola di Honshu. "DOWNFALL" era la logica conclusione della strategia statunitense nel Pacifico centrale. Non era paragonabile a "OVERLORD", dato che non c'erano nazioni invase da liberare. In ultima analisi, "OLYMPIC" mirava a acquisire una testa di ponte sul territorio metropolitano giapponese, ove costruire aeroporti per bombardare la restante parte dell'arcipelago, proseguendo nella strategia dell'assedio. Nulla di simile al "Broad front" di Eisenhower in Europa (16). "CORONET" era l'extrema ratio per domare i riottosi nipponici.

"OLYMPIC" era programmata per il giorno 1º Novembre 1945. Le forze statunitensi da sbarco erano la 6ª armata, comandata dal Generale Walter Krueger, formata da 11 divisioni dell'Esercito e da tre divisioni Marines, divisa in quattro corpi, I, IX, XI e V.

I Corpo V Corpo IX Corpo XI Corpo
25ª Div. di fanteria 2ª Div. Marines 40ª Div. di fanteria 1ª Div. di cavalleria
33ª Div. di fanteria 3ª Divisione Marines 158º Regimental Combat Team 43ª Div. di fanteria
41ª Div. di fanteria 5ª Divisione Marines 77ª Div. di fanteria Divisone Americal
81ª Div. di fanteria 112º Reggimento di cavalleria
91ª Div. di fanteria
11ª Airborne

La 6ª armata sarebbe stata trasportata da più di 1.300 navi cargo, e appoggiata da 14 grandi portaerei, 36 portaerei di scorta, 6 portaerei leggere, 20 navi da battaglia e naviglio accessorio. A sbarco completato, in Giappone sarebbero scesi 766.700 tra combattenti e truppe logistiche.

La fase di preparazione sarebbe iniziata a X-75 (28 luglio) e proseguita fino a X-8 (23 ottobre). In questo periodo l'offensiva aerea si sarebbe intensificata allo scopo di distruggere le forze armate nipponiche e i trasporti. Nello stesso periodo (X-45 e X-35), ci sarebbero state gli sbarchi britannici a Hong Kong e a Canton (considerati azioni diversive). Da X-14 a X-8 gli attacchi si sarebbero concentrati nelle aree costiere delle isole di Honshu, Shikoku, e Kyushu. L'insieme degli attacchi aerei sarebbe spaziato dalla distruzione dei ponti e delle ferrovie, al minamento dello stretto di Shimonoseki. Nello stesso tempo si sarebbe isolata la zona di Nimgpo-Chusan in Cina per evitare spostamenti di truppe dalla Manciuria.

La fase preliminare si sarebbe conclusa a X-5 con lo sbarco sulle isole di Koshiki Retto, Uji Gunto, Kusakaki Shima, Kuro Shima, e Kuchinoerabu Shima (vedi cartina). Questi sbarchi avrebbero assicurato delle basi per l'ultimo balzo. A X-2 ci sarebbe stata una diversione del IX corpo verso Shikoku, che sarebbe proseguita fino al giorno X. Il giorno X il I, l'XI e il V dopo un'opportuna preparazione aerea e d'artiglieria, sarebbero scesi in tre località. Il I corpo nella zona di Myasaki sulle spiagge denominate "Austin", "Buick", "Chevrolet", "Chrysler" e "Cord". L' XI corpo nella baia di Amake sulle spiagge "DeSoto", "Dusenberg", "Essex", "Ford" e "Franklin". Il V corpo nella zona di Kagoshima sulle spiagge "Pontiac", "Reo", "Rolls Royce", "Saxon", "Star" "Studbaker", "Stutz", "Winton" e "Zephir". Al giorno X+4 il IX corpo , se non fosse stato richiesto altrove, sarebbe sbarcato vicino Kaimondake nella baia di Kagoshima sulle spiagge "Locomobile", "Lincon", "La Salle", "Hupmobile", "Moon", "Mercedes", "Maxwell," "Overland", "Oldsmobile," "Packard" e "Plymouth".

Gli obiettivi fondamentali erano due: assicurarsi dei porti attrezzati per i rifornimenti (Kagoshima wan), e avere sottomano dei territori pianeggianti dove poter costruire degli aeroporti (e utilizzare quegli esistenti (17). L'avanzata si sarebbe arrestata sopra il 32º parallelo, e il terreno conquistato non avrebbe superato 1/3 dell'estensione dell'isola di Kyushu. Può sembrare contraddittoria un'invasione che si ferma dopo una conquista così limitata, ma data la paurosa depauperazione di mezzi nelle forze armate nipponiche, il pericolo di contrattacchi efficaci sarebbe stato molto ridotto.

OLYMPIC sarebbe stata la più grande operazione anfibia della storia, ma CORONET ancora di più.

Cartina della zona della valle del Kanto (isola di Honshu) con la disposizione delle forze attaccanti.


"CORONET" era programmata indicativamente per il 1º Marzo 1946. L'operazione era diretta a occupare l'unica grande pianura del Giappone, la valle del Kanto. Nella zona si trovano le principali città e centri manifatturieri, nonché la capitale Tokyo. Inoltre in essa si producono gran parte del riso e delle derrate alimentari. L'invasione avrebbe, letteralmente, bloccato il cuore pulsante dell'arcipelago. Bisogna riportare che gli Americani si attendevano la resa dei Nipponici dopo OLYMPIC o al massimo dopo la campagna di bombardamenti dagli aeroporti di Kyoshu. Comunque, sarebbero sbarcate due armate americane, la 1ª e 8ª (con piccole aliquote di forze del Commonwealth), rispettivamente al comando del Generale Courtney H. Hodges e del Generale Robert L. Eichelberger. La 1ª armata sulla costa a est di Tokyo, l'8ª nella baia di Samgami a sud. Avrebbero investito direttamente la capitale.

1ª Armata 8ª Armata
III Corpo Anfibio XXIV Corpo Corpo di seconda ondata X Corpo XIII Corpo XIV Corpo
1ª Div. Marines 7ª Div. di fanteria 5ª Div. di fanteria 24ª Div. di fanteria 13ª Div. corazzata 6ª Div. di fanteria
4ª Div. Marines 27ª Div. di fanteria 44ª Div. di fanteria 31ª Div. di fanteria 20ª Div. corazzata 32ª Div. di fanteria
6ª Div. Marines 96ª Div. di fanteria 86ª Div. di fanteria 37ª Div. di fanteria 87ª Div. di fanteria

Corpo del Commonwealth Riserva del Pacifico Corpo di seconda ondata Corpo di seconda ondata
3ª Div. di fanteria inglese 97ª Div. di fanteria 2ª Div. di fanteria 91ª Div. di fanteria
6ª Div. di fanteria canadese 28ª Div. di fanteria 95ª Div. di fanteria
10ª Div. di fanteria australiana 35ª Div. di fanteria 104ª Div. di fanteria
11ª Airborne

Questo piano sembra diretto a ottenere una colossale battaglia di "sterminio" dell'esercito giapponese, costretto a combattere in una zona favorevole agli americani (terreno piatto, con pochi rilievi, e privo di vegetazione alta). Spicca la presenza di due divisioni corazzate veterane, che dovevano essere trasferite dall'Europa. Inoltre anche gli alleati del Commonwealth avrebbero fornito truppe, sebbene equipaggiate con materiali americani per evitare problemi logistici. è da considerare che questo piano era una mera ipotesi di lavoro, perché mentre la preparazione di "OLYMPIC" era stata effettivamente intrapresa, lo sviluppo di "CORONET" dipendeva dal successo di "OLYMPIC".

L'arrocco imperiale
KETSU-GO


D'altra parte, però, i Nipponici non stavano a guardare passivamente. Il 1º Aprile 1945, quando la situazione militare si stava chiaramente delineando, il comando supremo imperiale ordinò la costituzione della Prima e della Seconda Armata Generale, e più tardi dell'Armata Generale dell'Aria. Queste nuove organizzazioni erano dedicate alla difesa del territorio della madrepatria. In particolare, l'Armata Generale dell'Aria metteva sotto un unico comando le residue forze aeree, prima divise tra marina ed esercito. Questo per agire in stretta cooperazione con le forze terrestri. Il progetto difensivo fu chiamato operazione KETSU-GO (decisiva).

Il piano prevedeva la divisione del territorio giapponese in sette zone di competenza, ognuna con un proprio piano difensivo. Tutti i progetti singoli vertevano su questi principi:
1) Il nemico doveva essere distrutto quando era ancora in mare.
2) Il nemico doveva essere fermato sulle spiagge.
3) Se lo scontro sulla spiaggia non portava a una vittoria e il nemico penetrava nel territorio, i combattimenti sarebbero continuati in varie forme compresa la guerriglia.

Questi principi basilari erano stati sviluppati sia con l'esperienza acquisita nel Pacifico, sia con l'invio di missioni informative in Europa, ove avevano studiato gli sbarchi alleati in Normandia e in altre zone. Lo scopo principale del piano era di infliggere gravissime perdite agli Americani, così da provocare in America un movimento di opinione favorevole alla pace ad ogni costo. Un ufficiale dello stato maggiore imperiale commentò così: "Noi prepareremo 10.000 aeroplani per affrontare lo sbarco del nemico. Mobiliteremo ogni aereo possibile, tra aerei di addestramento e aerei da "attacco speciale" (TokkoTai). Distruggeremo un terzo del potenziale bellico nemico, mediante questa forza aerea, in mare. Un altro terzo sarà distrutto in mare dalle nostre navi da guerra, siluri umani e altre armi speciali. Peraltro se il nemico sbarcherà adesso, se noi saremo pronti a sacrificare un milione di uomini, saremo in grado di infliggere un eguale numero di perdite. Se il nemico perderà un milione di uomini, la pubblica opinione in America diverrà favorevole alla pace, e il Giappone sarà in grado di ottenere un pace con vantaggiose condizioni."

La zona di Kyushu era sotto la responsabilità della Seconda Armata. Partendo dall'analisi della strategia statunitense nel Pacifico, i pianificatori giapponesi prevedettero uno sbarco nella parte meridionale di Kyushu o nella zona del Kanto (individuando esattamente le zone di sbarco di "OLYMPIC"). Di per sé una Okinawa invasa dagli americani era una pistola puntata su sull'isola meridionale. Considerando l'operazione "ICEBERG" come preludio all'invasione immediata del Giappone, i comandi nipponici paventarono lo sbarco nella prima metà del Luglio 1945. Passato il periodo, stimarono che l'invasione sarebbe avvenuta nell'Ottobre o Novembre 1945, dopo la stagione dei tifoni (come si può vedere, gli Americani erano attesi nel tempo e nel luogo esatto). Il piano di difesa per l'area di Kyushu era il nº 6, e all'approntamento delle difese della zona fu data la massima priorità.

Analizziamo il piano di difesa.
Prima fase: le forze aeree sarebbero state le prime ad attaccare la flotta nemica appena fosse entrata nel loro raggio d'azione. Il piano prevedeva ondate orarie di 300-400 apparecchi, in modo da saturare le difese nemiche. Quando il nemico si sarebbe avvicinato alle costa, i 38 sommergibili ancora operativi della marina imperiale avrebbero sferrato attacchi con i "Kaiten". Allo stesso tempo, i sommergibili costieri "Koryu" e "Kairyu" si sarebbero fatti avanti (18). Gli attacchi subacquei sarebbero stati concentrati verso i trasporta-truppe.

Seconda fase: quando il nemico si sarebbe concentrato davanti alle spiagge i 19 cacciatorpediniere nipponici superstiti avrebbero attaccato i trasporti. Da basi nascoste sulla costa sarebbero sciamati gli "Shinyo", motoscafi suicidi con cariche da 250 kg di esplosivo, che avrebbero attaccato principalmente i mezzi da sbarco. Se i mezzi da sbarco nemici avessero superato la barriera degli "Shinyo" e fossero arrivati in prossimità della spiaggia, sarebbero entrati in azione gli Fukuryu, palombari suicidi che avrebbero attaccato i mezzi da sbarco con cariche esplosive.

Terza fase: il nemico sbarca e viene investito da un brutale attacco frontale appoggiato dall'artiglieria, e destinato a ricacciarlo in mare. In questa fase tutte le forze aeree e navali passano sotto il comando del quartiere generale delle forze di terra e svolgono funzioni di supporto.

Come si può vedere, il piano di difesa era molto articolato e basato su una collaborazione piuttosto inedita tra le due forze armate.

Le difese costiere erano state divise in 3 aree.

Posizioni sulla spiaggia: destinate prevalentemente all'attacco delle forze sbarcate. Pesantemente corazzate e in grado di resistere al fuoco dell'artiglieria navale. Predisposte a resistere a attacchi di lanciafiamme, genieri d'assalto, armi chimiche.

Zona di preminenza: dietro le difese della spiaggia questa zona difensiva avrebbe fatto da cuscinetto tra la spiaggia e la zona principale di resistenza. In questa zona ostacoli, punti di resistenza nascosti, campi minati a tempo, e tunnel d'assalto avrebbero rallentato il nemico e preparato il contrattacco principale.

Zona principale di resistenza: in questa area si sarebbe concentrato il grosso delle forze in fortificazioni mimetizzate e sotterranee o in caverna, adatte a resistere a attacchi con gas, lanciafiamme e esplosivi e, quelle in caverna, al fuoco diretto dell'artiglieria navale. La zona era concepita per assorbire l'attacco nemico e per agevolare il contrattacco. Ogni postazione e riparo sarebbe stato indipendente, dotato di rifornimenti e in grado di effetture fuoco di appoggio. Sarebbero stati installati finti punti di resistenza per attirare il fuoco nemico.

Il sistema era completato dalla zona posteriore di difesa e dalle fortificazioni nell'entroterra.

La zona posteriore di difesa era posizionata in aree sensibili e concepita come alternativa alla zona principale di resistenza in caso di penetrazione profonda del nemico. Sulle principali linee di avanzata, erano posti fortilizi per monitorare l'avanzata delle truppe meccanizzate nemiche. Le fortificazioni nell'entroterra servivano a immagazzinare al sicuro equipaggiamenti pesanti quali carri armati, artiglieria e riserve di cibo, munizioni e carburante.

La difesa di Kyushu era affidata alla 16ª Armata d'Area. Essa era composta da 3 armate indipendenti (la 40a, la 57a, e la 59a), con complessivamente 15 divisioni, 7 brigate indipendenti miste, 3 brigate corazzate e 2 unità di fortezza. In tutto, un organico di 900.000 uomini con vari gradi di preparazione (da notare che questa quantità era il massimo di effettivi sostenibili per il territorio). Il nocciolo duro era costituito dalle divisioni trasferite dalla Manciuria, costituite da veterani induriti nella guerra contro i cinesi.

Alcuni dati interessanti emergono sugli altri. I reparti dotati di "Shinyo", con un organico complessivo di 1000 mezzi, erano sotto il diretto controllo dei comandi delle Armate da cui dipendevano territorialmente. I nipponici non riuscirono mai a ottenere una direzione di tiro coordinata per le artiglierie di terra, quindi lasciarono la massima indipendenza alle batterie singole, le quali erano posizionate per accogliere il nemico una volta sbarcato. In altre parole, tra mezzi in terra e in mare non ci sarebbero state interferenze. Al contrario del Vallo Atlantico, le spiagge non erano dotate di ostacoli o mine. Mentre esistevano sbarramenti di mine marine, esistevano pochi campi minati terrestri (ufficialmente come misura di risparmio).

La maggior parte dei tank delle 3 brigate corazzate doveva servire da artiglieria anticarro e quindi i mezzi sarebbero stati interrati (data la scarsa efficienza rispetto ai mezzi statunitensi, era quasi una scelta obbligata). L'unico reparto corazzato che non avrebbe condiviso questa sorte sarebbe stata la 1ª unità speciale corazzati, un gruppo di 27 carri leggeri che avrebbero fatto da scopa nel caso di lancio di paracadutisti (cosa non prevista nei piani americani). Mancavano armi e munizioni per tutti i soldati mobilitati. Si cercò di porre rimedio alla mancanza di artiglierie aumentando la produzioni di mortai, meno costosi e più facili da costruire.

Un aspetto del piano di difesa che stupisce, è la mancanza di qualsiasi progetto di evacuazione massiccia della popolazione civile dell'isola. Dal punto di vista prettamente logico, questa dimenticanza ha molte giustificazioni: prima di tutto evacuare la popolazione lavorativa dalle città avrebbe messo in ginocchio il sistema produttivo, già in crisi. Inoltre, una grande massa di sfollati avrebbe pesato sui trasporti e sulla situazione alimentare dovunque fossero stati trasferiti. Dal punto di vista del morale, lo sfollamento delle città minacciate (Kagoshima, Miyazaki, ecc.) avrebbe dato l'impressione che l'Esercito Imperiale non era in grado di difendere il territorio nazionale. è anche da considerare che le città non furono mai considerate come possibili zone di combattimenti urbani. L'Esercito pensava (o sperava) di vincere una grande e gloriosa battaglia terrestre senza città in mezzo (19).

Attendendo i demoni Gajin (barbari)

Nonostante i numeri altisonanti, la situazione generale nipponica non era affatto rosea. Le statistiche del governo giapponese della fine 1944 e inizio 1945 indicavano questi dati (20):

Popolazione nazionale attiva (dai 14 ai 61 anni d'età) (*)
Lavoratori
70%
Non lavoratori
9% +10% (studenti)
Militari
11%

Un altro conteggio riguardava i maschi lavoratori che potevano essere richiamati al servizio militare e le donne lavoratrici non sposate dai 14 ai 40.

Lavoratori (*)
Impiegati nell'industria militare
39%
Impiegati nell'industria civile
21%
Impiegati nell'agricoltura
40%

Nelle forze armate la situazione era questa:

Coscritti richiamati per anno (*)
1941
51%
1942
60%
1943
60%
1944
89%
1945
90%
(*) = tutte le percentuali sono approssimate

Da un punto di vista di popolamento o di materiale umano (21) il paese aveva raggiunto il limite di impegno. Molto semplicemente, non era possibile arruolare più soldati perché non si poteva togliere uomini dalle industrie e dall'agricoltura, pena un abbassamento delle produzioni indispensabili di beni di consumo (ovviamente, non si parla di elettrodomestici).

Le stesse forze armate, a causa dello strangolamento navale descritto precedentemente, avevano gravi problemi a conservare la loro efficienza. Nel settore dei carburanti i problemi erano macroscopici. Nel mesi iniziali del 1945 gli aerei americani scorrazzavano indisturbati per lo spazio aereo nipponico, dato che i difensori non si levano in volo, sia per evitare di essere abbattuti, sia perché dovevano risparmiare carburante per la battaglia finale. I miseri resti della marina restavano in porto per i medesimi motivi.

Nonostante tutto questo, la preparazione continuava. Fu intrapresa anche la costruzione di un quartier generale imperiale d'emergenza in caverna vicino alla città di Matsushiro nella prefettura di Nagano, dove era anche situato un palazzo Imperiale provvisorio. Nello stesso tempo, l'Armata Generale dell'Aria raccoglieva e faceva costruire gli aerei più disparati, tutti però destinati ad un'unica missione Tokko (l'addestramento delle maggior parte dei piloti però era paurosamente deficitario. In media 10 ore di volo).

Mentre le forze armate si preparavano, anche la popolazione faceva la sua parte. La legge del Reclutamento Volontario riguardava in pratica tutti gli uomini dai 15 ai 60 e tutte le donne dai 17 ai 40. Questi "Volontari", data la scarsità di armi, venivano addestrati a combattere con fucili a un colpo, bombe molotov, mortai artigianali a polvere nera. Alcuni con spade, asce e lance di bambù (22). Comunque lo scopo primario di questa milizia, non era combattere ma eseguire compiti di supporto (trasporti, rifornimenti , comunicazioni) alle unità dell'esercito (secondariamente ovvio, c'era quello di attaccare il nemico, specialmente di notte, o meglio, di farsi massacrare..). Mentre si avvicinava il momento di questo sforzo epocale, cominciò a diffondersi un'antipatia e una disaffezione da parte dei civili verso i soldati (cosa che non era mai esistita prima). Molto semplicemente, i civili rilevavano che questi militari (che per necessità di cose erano alloggiati in zone dove prima la loro presenza era trascurabile), non li proteggevano dagli attacchi americani e si comportavano in maniera egoistica in riguardo al cibo. Inoltre l'aumento degli effettivi aveva portato persone che prima sarebbero state scartate, a indossare la divisa. Senza considerare lo spostamento di unità da zone dove il trattamento usuale dei civili (Cina) era da crimine di guerra (è facile pensare che questi soldati fossero scarsamente abituati a rapportarsi con qualcuno diverso da loro).

Il convitato di pietra. Yalta e Postdam

Finora si è parlato della Grande Guerra Asiatica solo come contrapposizione tra Americani (e loro alleati occidentali e Cina) e Impero Nipponico. Ma esisteva un altro nemico del Giappone, l'Unione Sovietica, con cui l'Impero, o meglio l'Armata del Kwantung, si era già scontrata. I Nipponici e i Sovietici si fissavano da una frontiera, quella dei rispettivi Stati Fantoccio, la Mongolia per i Sovietici, e il Mankiuchò per i Giapponesi. Nel 1936 l'URSS stabilì un patto di mutua assistenza con la Mongolia, e iniziò a inviare truppe nella regione. Nel 1938 i sovietici aumentarono il supporto alle forze armate cinesi.

La tensione cominciò a alzarsi. Il fiume Halha era la frontiera tra i due stati. Nel 1938 ci fu l'incidente del lago Khasan. In questo episodio gli scontri durarono due settimane con almeno 2500 caduti tra morti e feriti da ambo le parti. Il confronto però, non portò a nessun risultato. La tensione rimase alta, con successivi sconfinamenti e prove di forza, fino all'estate del 1939, quando accadde l'incidente di Nomonhan. Il nuovo comandante sovietico della zona, Georgy Zhukov, lì inviato depo l'ennesima prova di forza, rinforzò opportunamente le truppe con aliquote di artiglieria, carri armati e aviazione (23). Dopo che una unità di ricognizione nipponica fu distrutta dopo aver sconfinato, i Giapponesi diminuirono la loro attività. Nonostante questo, i sovietici continuarono le loro azioni di disturbo. Il 1º Luglio i nipponici lanciarono un attacco in grande stile, attraversando il fiume Halha. Il giorno 3 i Nipponici furono ricacciati dalla loro parte. A metà di Agosto, completati i preparativi, i Sovietici attraversarono a loro volta il fiume, investendo le linee imperiali. In un preludio di Blitzkrieg, due divisioni Nipponiche furono accerchiate. Tentarono di rompere l'assedio, ma rimasero intrappolate nella sacca.

I Sovietici offrirono loro la resa, che fu sdegnosamente rifiutata. Allora le divisioni accerchiate furono sterminate con bombardamenti aerei e di artiglieria. Il 31 Agosto la battaglia cessò con la fine dei combattimenti nella sacca. I Sovietici continuarono l'offensiva spingendo la forze imperiali verso l'interno.

Il 16 settembre 1939 i Nipponici chiesero un cessate il fuoco. Il successivo trattato riportò i confini al fiume Halha. Le perdite nipponiche erano state piuttosto alte: su 30.000 uomini impiegati, 8440 erano stati uccisi e 8766 feriti. Inoltre i tank Giapponesi erano stati surclassati dai mezzi Russi. D'altra parte i Sovietici dichiararono perdite per 9284 uomini, tra morti e feriti, mentre la realtà era di 6831 morti, 15952 feriti e 1143 dispersi (da dati resi disponibili dopo il 1991). Questa piccola guerra persa, la prima dopo circa 50 anni di guerre continue e vittoriose, impressionò moltissimo i dirigenti nipponici. Fino ad allora, la direttiva di espansione era stata nord-ovest. Trovandosi di fronte un avversario che non si era riusciti a battere, ci fu necessariamente una battuta d'arresto. Le alternative erano tre di cui una improponibile, interrompere l'espansione dell'impero. Improponibile perché, quello era il periodo giusto per altre acquisizioni: Cina divisa e in guerra civile, e guerra in occidente, che portavano le potenze dell'epoca a guardare senza grande interesse quello che succedeva all'estemo oriente.

Le altre due erano: una completa riorganizzazione e riarmamento dell'esercito, in modo di metterlo in condizioni di affrontare l'Armata Rossa a armi pari, o cominciare a guardare verso la direttiva sud-est. A sud-est esistevano grandi risorse, soprattutto petrolifere e minerarie, che necessitavano al mantenimento dell'impero. Però queste risorse erano situate in territori coloniali dell'occidente. Finora era stato il commercio a rifornire il complesso militare imperiale. Con l'avanzata dei nazisti in Europa, i Nipponici tentarono di imporre, a Gran Bretagna e Stati Uniti, di abbandonare la Cina al suo destino. Nel Luglio 1940, in conseguenza all'embargo americano (che però non comprendeva gli idrocarburi), salì al potere un governo formato da esponenti più oltranzisti. Le tensione politicà si alzò. Si cominciò a progettare l'espansione nel sud pacifico. Nel settembre 1940 l'esercito giapponese invase la penisola indocinese, colonia francese (la Francia di Vichy non potè far altro che accettare il fatto compiuto). Nello stesso mese, il Giappone aderì all'Asse. Il 14 Aprile venne firmato un patto quinquennale di non aggressione tra U.R.S.S. e Impero Nipponico. Nel giugno 1941 inzia l'operazione "Barbarossa" (l'attacco nazista all' Unione Sovietica).

Al contrario del trattato firmato tra Hitler e Stalin, questo patto fu rispettato dai contraenti per un lungo tempo, perché entrambi avevano interesse a mentenerlo. L'Unione Sovietica avrebbe potuto concentrare i propri sforzi su un fronte solo, e i Giapponesi avrebbero potuto combattere solo gli occidentali (contro i quali però, non avevano esperienza diretta). Negli anni successivi i giapponesi sconfinarono per 779 volte in territorio mongolo, e per 443 volte aerei giapponesi violarono lo spazio aereo sovietico. Sul mare ci furono situazioni simili: 8 navi russe funo affodate dai nipponici e 176 mercantili furono fermati in mare e perquisiti. Nonostante tutto questo, i sovietici non attuarono ritorsioni.

Si ricominciò a parlare di ostilità verso il Giappone solo alla conferenza di Yalta. Il documento finale, firmato l'11 Febbraio 1945, affermava testualmente: "I Leader delle tre grandi Potenze - l'Unione Sovietica, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna - hanno deciso di comune accordo che due o tre mesi dopo che la Germania si sia arresa e dopo che la guerra in Europa sia terminata, l'Unione Sovietica entrerà in guerra contro il Giappone dalla parte degli Alleati alla condizione che: .." seguivano una serie di assicurazioni su ampliamenti territoriali che riportavano all'U.R.S.S. territori persi dalla Russia imperiale nella guerra del 1905.

Questo trattato faceva parte della strategia americana tesa al risparmio delle forze. Il presidente Roosevelt sembra fosse convinto che Stalin, una volta conquistati nuovi territori, rispettasse i trattati e riportasse l'Armata Rossa a casa. All'epoca della conferenza di Postdam il nuovo presidente, Truman, non nutriva queste illusioni. In pochi mesi, era cambiato tutto. La Dichiarazione di Postdam riguardante il Giappone (26 Luglio 1945), era sottoscritta dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna, e dalla Cina. L'Unione Sovietica non veniva menzionata in nessun modo. La dichiarazione di Postdam ribadiva a chiare lettere il concetto di resa incondizionata, pena la totale distruzione. [cfr. Appendice "Dichiarazione di Postdam"]

Il preludio della mossa del cavallo. Progetto "MANHATTAN"


La bomba sperimentale "JUMBO"
Il progetto "MANHATTAN", ovvero l'insieme di studi teorici e di sperimentazioni pratiche che avrebbe portato alla bomba atomica, era iniziato nell'Ottobre 1939 in reazione alla notizia delle ricerche similari intraprese dai tedeschi. Tutto il programma fu concepito in contrapposizione ai nazisti, più che verso tutto l'Asse. Del resto la maggior parte degli scienziati erano fuggiti dal nazismo (o meglio, come il Professor Enrico Fermi, dalla leggi razziali). Mentre gli Alleati penetravano in Europa, fu intrapresa una missione segreta (Operazione "ALSOS") per recuperare gli impianti e il maggior numero di scienziati nucleari tedeschi possibili. La missione rivelò che i risultati ottenuti dai ricercatori nazisti non erano paragonabili a quelli del progetto "MANHATTAN". Mentre la sperimentazione continuava, il 17 Dicembre 1944, l'aviazione dell'esercito (U.S.A.A.F.) costituiva un reparto speciale, il 509th Composite Group, sotto il comando del Colonnello Paul W. Tibbets Jr.

Dopo la morte del presidente Roosevelt, il Segretario di stato Stimson informò il nuovo presidente Truman dell'esistenza della nuova arma, in un incontro avvenuto il 25 aprile 1945. Nel meeting fu programmata la costituzione di una commissione (costituita da militari e civili), la Interim Committee, che studiasse tutti gli aspetti in campo militare, scientifico e politico dell'Energia Atomica (dalle parole del Segretario di Stato). Mentre la Interim Committee lavorava, il 509th Composite Group fu trasferito nelle Marianne, nel Maggio 1945, e iniziò l'addestramento intensivo al bombardamento di precisione.

Il 1 Luglio 1945 la commissione completò i suoi lavori, e produsse all'unanimità queste conclusioni:
1) la bomba doveva essere usata contro il Giappone al più presto possibile
2) la bomba doveva essere usata contro un bersaglio militare circondato da altri edifici
3) la bomba doveva essere usata senza avvertire precedentemente la natura dell'arma (a posteriori, uno dei membri della commissione si dissociò dalla conclusione)

Moltissimi scienziati collaboranti al progetto, proposero soluzioni alternative, quali:
Annunciare l'esistenza delle bomba atomica all'opinione pubblica mondiale.
Fare esplodere la bomba in un deserto o in un'isola disabitata di fronte a osservatori neutrali.
Oppure avvertire le autorità nipponiche che la bomba sarebbe stata sganciata in una particolare zona del Giappone e invitarli a evacuarne la popolazione.
Solo dopo che questi passi fossero stati effettuati, e il governo imperiale non si fosse arreso, si sarebbe potuto usare la bomba su bersagli sensibili.

Il 16 Luglio 1945 l'ordigno sperimentale "JUMBO" (Esperimento TRINITY) esplose nel deserto del New Mexico, vicino a una località chiamata Alamagordo. Iniziò ufficialmente l'era atomica. [cfr. Appendice "Una Manhattan imperiale?"]

Ascoltando il tintinnio di baionette. L'arrocco svelato


Situazione militare nel giugno 1945. Il figurino nero indica una divisione nipponica, mentre il figurino chiaro della stessa dimensione ne indica una americana. (le truppe Statunitensi sono quelle previste per OLYMPIC)
Il servizio segreto americano non aveva agenti residenti in Giappone (tutti i cittadini di nazionalità avversarie, residenti nell'arcipelago, erano stati imprigionati) e non poteva inserire degli infiltrati (dato che non disponeva di agenti nippoamericani). Però già dal 1935 il codice usato nelle comunicazioni radio diplomatiche era stato violato. Il codice delle comunicazioni navali era stato decrittato nel 1941. Alla fine del 1943 era caduto anche il codice usato dall'esercito. Quindi tutte le trasmissioni radio nipponiche potevano essere decifrate e comprese dall'Intelligence americana. Inoltre la ricognizione aerea d'alta quota era scarsamente contrastata dai nipponici, sebbene soggetta ai capricci del tempo e della visibilità. Quando iniziò la campagna di Okinawa, i Servizi Americani scoprirono che i Nipponici si attendevano uno sbarco sulla madrepatria a breve termine. Con il passare del tempo, i messaggi radio intercettati indicarono l'evacuazione dei civili dalle "areee costiere di difesa" e il minamento dei porti e delle coste dell'isola di Kyushu, nonché il dislocamento di unità del TokkoTai nella stessa area. Contemporaneamente, i messaggi radio indicavano uno spostamento di truppe dalla Cina all'arcipelago. Dall'analisi della lista delle navi impiegate, l'Intelligence calcolò uno spostamento di massimo 60.000 soldati.

Più tardi, i messaggi intercettati confermarono il trasferimento di una divisione dalla Manciuria a Kyushu e lo spostamento di altri reparti dalle isole Kurili. Verso la metà del maggio 1945 i servizi stimavano la presenza di almeno 246.000 militari sull'isola con almeno 128.000 soldati dell'esercito. Alla fine di maggio e alla metà di giugno le intercettazioni indicarono lo spostamento di altre due divisioni, una dall'Hokkaido e l'altra dalla penisola coreana. Fu anche confermato il posizionamento di due quartieri generali a livello di armata, uno a sud e uno a nord dell'isola. Questi quartieri generali, nell'uso dell'esercito Imperiale, comandavano almeno 3 divisioni ciascuno. Era quindi logico supporre che 6 divisioni sarebbero state posizionate nell'area. Altri messaggi si riferivano ad almeno 2000 aerei per missioni suicide ed all'adattamento di biplani e altri modelli obsoleti all'impiego notturno. Nel campo delle operazioni marine era rilevata la presenza di reparti di Shinyoe di Kaiten. In giugno, gli analisti americani supponevano la presenza di circa 300.000 militari nell'isola. Evidentemente i giapponesi avevano identificato i possibile siti di sbarco ed si stavano attrezzando per respingere l'invasione. Inoltre, I dati suggerivano l'incremento futuro del numero delle truppe nemiche.

The Body count (la conta dei cadaveri)

Mentre era ancora in corso la campagna di Okinawa (il 18 Giugno 1945) il presidente Truman convocò il JCS e i responsabili militari dell'area (24) a un incontro alla Casa Bianca. La discussione verteva sull'andamento del conflitto. Fu prodotto una statistica di perdite americane per campagna.

Campagne Perdite Americane (*) Perdite Nipponiche (*) Rapporto perdite americane : perdite nipponiche
Leyte 17.000 78.000 1 : 4,6
Luzon 31.000 156.000 1 : 5
Iwo Jima 20.000 25.000 1 : 1,25
Okinawa 34.000 (suolo)
7.700 (mare)
81.000 (***) 1 : 2
Normandia (primi 30 giorni)
(dati di paragone)
42.000 - -
(*) = morti, feriti, e dispersi
(**) = morti, prigionieri (feriti non inclusi)
(***) dati aggiornati al 18 giugno 1945


Le cifre indicavano che le truppe americane nel P.T.O., giunte in zone dove esistevano fortificazioni nemiche preparate ed efficienti, non riuscivano a far valere la propria superiorità tattica, come nella prima parte della controffensiva. Di conseguenza le perdite salivano. Un altro problema era dato dai rapporti di forza. Gli Statunitensi usarono sempre a loro favore la proporzione delle forze. Molto semplicemente, attaccavano dove erano sicuri di avere, ad esempio, 3 soldati per ogni soldato nemico. Questa strategia li portava a vittorie relativamente economiche (come tutti sanno, chi si difende è in vantaggio sull'attaccante). Nella campagna di Okinawa, gli Americani non avevano la superiorità numerica e il rapporto fu di 1 perdita Americana per due perdite Nipponiche (25).

L'insieme di questi fatti poneva dei problemi alla pianificazione delle successive operazioni. Avvicinandosi al cuore dell'Impero, il nemico diventava sempre più potente e fortificato. Le operazioni convenzionali diventavano costose in termini di perdite umane e materiali. Altro aspetto era il problema logistico. Il "treno marino" (l'insieme di trasporti navali che si occupava di rifornire l'immenso esercito di uomini, mezzi e aereii (26)> si era pericolosamente allungato. L'opinione dei responsabili militari, però, era favorevole a "OLYMPIC". In particolare, non era messa in dubbio la capacità di tagliare i rifornimenti all'isola invasa. Nella conferenza non fu eccessivamente considerata la quantità di truppe nemiche presenti nella zona. Solo l'ammiraglio Leahy sottolineò la possibilità che le perdite statunitensi tendessero ai risultati di Okinawa piuttosto che a quelli di Luzon. Il presidente Truman mise l'accento sulle perdite, e inoltre fece presente la possibilità di una visione razziale dell'invasione da parte della popolazione nipponica, con ovvie conseguenze.

Alla fine della conferenza , il Presidente confermò che il piano sviluppato era il migliore possibile, ma espresse il desiderio che ci fosse la possibilità di prevenire, da una parte un'altra Okinawa, e dall'altra, l'annichilimento del Giappone. L'indirizzo finale era di lanciare "OLYMPIC" e di far dipendere l'avvio di "CORONET" alle decisioni Giapponesi. La possibilità della bomba atomica poteva aver causato il differimento di "CORONET".

La mano si muove verso il cavallo


Harry Spencer Truman, presidente degli Stati Uniti
Mentre la condotta della guerra degli americani era stata stabilita e perseguita da un gruppo di comandanti e pianificatori, sotto la supervisione del Presidente, la decisione dell'uso o non uso della bomba atomica fu solamente presidenziale , nella sua qualità di Comandante in Capo delle forze armate Statunitensi. La notizia del successo dell'esperimento TRINITY fu trasmessa al Presidente Truman durante la conferenza di Postdam. Da questo momento, la strategia futura (e il destino di milioni di persone) dipendevano da quello che avrebbe deciso in prima persona. La dichiarazione di Postdam [cfr. Appendice "Dichiarazione di Postdam"] offriva la possibilità ai Giapponesi di arrendersi prima che fosse invaso il loro territorio nazionale (da notare che questa opzione non era stata offerta agli altri appartenenti al Patto d'Acciaio, ovvero Germania e Italia).

Quando il presidente Truman , d'accordo con gli alleati (e tagliando fuori l'URSS di Stalin), fece questo passo, esistevano molti scenari possibili. Tutti, tranne la resa immediata e incondizionata del Giappone, implicavano la prosecuzione della guerra, con tutte le conseguenze immaginabili. Truman si era reso conto del pericolo di una ulteriore espansione del potere sovietico, ma era anche a conoscenza della difficoltà dell'invasione (27). Nelle sue memorie, Truman affermò che l'invasione sarebbe potuta costare 250.000 vite americane. Questo numero di caduti non è contenuto in nessuna stima. Ma oggi sembra sia molto attendibile, conoscendo il grado di preparazione della difesa giapponenese.

L'illustrazione indica la contrapposizione di forze nell'isola di Kyushu nel Novembre 1945, data dell'invasione, quando il programma nipponico fosse arrivato a compimento. Come si può vedere, le truppe americane avrebbero perso il vantaggio numerico (760.000 americani contro 900.000 giapponesi) e sarebbero stati inferiori anche per numero di aerei (7.000 americani contro 10.500 nipponici) la maggior parte dei quali appartenenti ai TokkoTai. Questa previsione si basa su dati resisi accessibili nel dopoguerra, ma, come specificato precedentemente, l'Intelligence Statunitense era a conoscenza del progressivo rafforzamento delle difese Imperiali. La campagna di Okinawa era stata un accumularsi di errori sia strategici che tattici. Però, sembra che i comandanti militari americani non si fossero resi conto di aver commesso gli stessi errori nella pianificazione di OLYMPIC (28).

Con la bomba A, Truman aveva un'opportunità per finire la guerra rapidamente, evitando di sferrare un attacco che non sembrava garantire i risultati prefissati, e che sarebbe potuto costare troppe vittime americane. Un aspetto non considerato del personaggio Truman è che egli era stato un valente ufficiale dell'artiglieria durante la Prima G.M., e molto probabilmente voleva evitare ai propri soldati questa esperienza. Inoltre sapeva benissimo che l'opinione pubblica americana (ma possiamo anche pensare mondiale) avrebbe "crocifisso" (espressione usata) il presidente il quale avesse, da una parte, autorizzato una operazione come l'invasione, e dall'altra non utilizzato un'arma come la bomba A per ragioni morali (incomprensibili alle famiglie dei caduti nell'ultima battaglia della guerra..). Il giorno 25 Luglio 1945, durante la conferenza di Postdam , il presidente Truman informò gli alleati dell'esistenza della bomba atomica, e diede l'autorizzazione al programma di bombardamento. Il 27 Luglio ci fu la proclamazione del documento finale. [cfr. Appendice "Dichiarazione di Postdam"].

Mokusatsu: uccidersi col silenzio

Alcuni dirigenti civili giapponesi si erano resi conto, molto prima dei militari, che la situazione bellica era compromessa, e l'Imperatore, già dal febbraio 1945, aveva autorizzato i tentativi di giungere a una pace negoziata. I maggiori sforzi erano stati compiuti presso i sovietici, in modo da assicurarsi un canale comunicativo con gli Americani. Però tutti questi sforzi segreti avevano portato a un nulla di fatto. Nell'Aprile 1945 divenne primo ministro Kantaro Suzuki, un civile che nel tentativo di golpe militare del 1936 era stato ferito e lasciato per morto dai militari golpisti. In Giappone la sua nomina fu interpreta come un tentativo di scalzare l'autorità dei militari e di porre fine alla guerra.

La dichiarazione di Postdam causò un dibattito piuttosto acceso. Il viceministro degli affari esteri si era addirittura messo a lavorare a una bozza di accettazione dell'ultimatum da trasmettere alle ambasciate di Svizzera e Svezia per essere consegnata al nemico. Ma il ministro degli affari esteri, Togo, lo interruppe affermando che l'esercito non avrebbe mai permesso una cosa del genere. Inoltre la dichiarazione di Postdam aveva modificato alcuni termini, rispetto alla dichiarazione del Cairo, e questo faceva sperare al ministro che un successivo documento alleato fosse ancora più conciliante, e permettesse ai militari di arrendersi senza perdere la faccia. Il governo imperiale si riunì nel pomeriggio. Dopo una discussione che rinsaldò la linea attendista, il governo decise di Mokusatsu la dichiarazione. Mokusatsu è l'unione di due parole: Moku essere silenzioso, Satsu uccidere. Letteralmente, uccidere col silenzio. Sul dizionario significa "non prendere nota, contemplare silenziosamente qualcosa, ignorare mantendo il silenzio" oppure "restare in una saggia e giudiziosa inattività" che è probabilmente quello che il governo Nipponico intendeva. Quando la decisione fu trasmessa ai media, la popolazione Nipponica e tutto il resto del mondo capirono che il governo "ignorava" la dichiarazione di Postdam. Non era quello che il governo intendeva, ma non poteva smentire un proprio atto ufficiale.

Il giorno 1º Agosto gli Americani lanciarono migliaia di manifestini di avvertimento sul Giappone. [cfr. Appendice "Ultima chance"]

La mossa del cavallo. Little boy e Fat man


Una fotografia di famiglia dei due ordigni

"Little boy"

"Fat man" (l'immagine è di un simulacro postbellico)

Dato che il governo Nipponico "ignorava" la dichiarazione , il programma andò avanti come stabilito. La bomba "Little boy" , priva della testata, fu trasportata a Tinian il giorno 26 Luglio dall'incrociatore Indianapolis. La testata di "Little boy" e di "Fat man" arrivarono lo stesso giorno con due diversi aerei da trasporto. Il 31 "Little boy" fu assemblata. Il giorno 2 Agosto arrivarono i componenti di "Fat man".

"Little boy" misurava 3.2 mt di lunghezza, 0.737 mt di diametro e pesava 4400 kg. Il suo esplosivo era l'uranio-235 e la sua potenza era calcolata in 15.000 tonnellate di TNT. "Fat man" misurava 3.25 mt di lunghezza, 1.52 mt di diametro e pesava 4535 kg. Il suo esplosivo era il plutonio-239, la sua potenza era valutata 21.000 tonnellate di TNT. L'obbiettivo del bombardamento atomico sarebbe stata una città non ancora pesantemente colpita dai bombardamenti convenzionali (e priva di campi di prigionieri (29). In Giappone rimanevano in pratica solo 5 città con queste caratteristiche: Kyoto, Kokura, Yokohama, Nagasaki, Hiroshima. Kyoto è la vecchia capitale imperiale (la più antica città nipponica) e per motivi storici e artistici fu tolta dalla lista. Restarono le altre quattro. La scelta finale dell'obbiettivo sarebbe dipesa dalle condizioni atmosferiche.

Alle ore 1.37 del 6 agosto 1945 partì una pattuglia battistrada di tre B-29 metereologici. Alle 2.45 partì ENOLA GAY, il B-29 con a bordo "Little boy", pilotato dal Colonello Tibbets in persona. Alle ore 7.30 il rapporto meteorologico finale: "Stato del cielo a Kokura: coperto in prossimità del suolo per nove decimi. A Yokohama, coperto. A Nagasaki, coperto. A Hiroshima: quasi sereno. Visibilità dieci miglia (16 km), due decimi di copertura alla quota di tredicimila piedi (3960 mt)." "Little boy" fu sganciata su Hiroshima alle ore 8.14. Era stato suonato l'allarme, ma la presenza di tre aerei nemici non aveva destato nessuna allerta e nessuno era corso ai rifugi. La bomba esplose un minuto dopo il lancio a 600 mt d'altezza sopra l'obbiettivo stabilito (un punto a nord est del centro della città).

L'immagine indica l'area devastata nelle città. I cerchi concentrici hanno un diametro di, rispettivamente, 914, 1829, e 2743 metri. L'area di colore arancione scuro indica i danni da onda d'urto e onda calorifica. Quella più chiara indica quelli da sola onda calorifica. Hiroshima è una citta priva di rilievi naturali costruita, come si può vedere, sul delta di un fiume. All'epoca solo il centro era dotato di edifici in cemento, mentre il resto della città era formata da costruzioni in legno. L'effetto esplosivo e calorifico si potè sviluppare in pieno. La popolazione della città era calcolata in 255.000 residenti (dalle liste per le razioni di cibo) e non è ben chiaro il numero di soldati e lavoratori non residenti e coatti presenti in città al momento dell'attacco (30). 70.000 persone furono uccise sul colpo e 130.000 ferite. Nel 1945 fu stimato che almeno 60.000 persone morirono in un secondo tempo per l'effetto delle radiazioni. Nel 2004 fu appurato che il bombardamento atomico di Hiroshima causò direttamente o indirettamente la morte di 237.062 persone nel corso di 59 anni (31).

è necessario spiegare che non ci fu ricaduta radioattiva (o fall-out) ma più semplicemente, al momento dello scoppio ,le persone nell'area furono esposte senza difesa alle radiazioni. Tantè che tra i soccorritori venuti dall'esterno della città non si verificarono casi di malattie da radiazioni. Un altro dato assodato è che tutte le costruzioni sotterranee (cantine, rifugi ecc) non crollarono, e probabilmente molte persone si sarebbero salvate se fossero state in rifugi sotterranei. Dopo il bombardamento, gli Americani cominciarono a lanciare su tutto il Giappone dei manifestini in cui avvertivano cosa era successo a Hiroshima [cfr. Appendice "Manifestino"]. Lo stesso imperatore venne in possesso di un esemplare. L'esercito emanò il giorno 7 un comunicato in cui affermava che Hiroshima era stata distrutta da un numero limitato di bombardieri e che le indagini erano in corso (32). Il governo dava prova di una strana inerzia. Nonostante che il ministro degli esteri raccomandasse all'Imperatore di promulgare la resa, e nonostante HiroHito stesso attraverso il marchese Kido, ministro guardasigilli, affermasse al governo che la sua sicurezza personale era secondaria di fronte all'avvenire della nazione (33), il governo si riuniva solo il giorno 9.

L'ordine presidenziale dava al comandante locale la facoltà di effettuare bombardamenti atomici fino a un ordine contrario del presidente. Il giorno 8 "Fat man" fu assemblata. Il B-29 soprannominato "BOCK's CAR" si levò in volo il giorno 9 alle ore 3.47. La rapida successione del secondo attacco era dovuta a un periodo di maltempo che avrebbe imperversato sull'arcipelago. Il 9 era l'ultimo giorno utile per effettuare un bombardamento. L'obbiettivo primario era l'arsenale di Kokura. Arrivato il BOCK's CAR sopra il Giappone, venne rilevato che l'obbiettivo era coperto da una cortina fumogena. Avvicinandosi a Kokura , l'antiaerea iniziò a sparare e furono segnalati aerei da caccia in zona (34). Inoltre, per un guasto al sistema di trasferimento del carburante, l'autonomia del bombardiere si era ridotta. Il B-29 si diresse verso il bersaglio secondario, Nagasaki.

Nagasaki era coperta dalle nuvole e fu deciso un lancio con puntamento radar, meno accurato. All'ultimo istante si aprì uno squarcio nelle nuvole, e la bomba ci fu lanciata attraverso. "Fat man" esplose alle ore 11.02 all'altezza di 500 mt. L'esplosione era proporzionalmente più potente del 40% di quella di Hiroshima. Nagasaki, però era una città abbarbicata sulle colline. Inoltre l'obbiettivo erano gli impianti Mitsubishi, una gigantesca serie di installazioni industriali. L'insieme delle collline e delle caratteristiche del bersaglio schermò una parte della città. Circa 20.000 persone morirono immediatamente e 50.000 feriti (35). Fu notato come 400 persone, le quali si erano rifugiate nei tunnel antiaerei (in pratica delle grotte scavate nel terreno) sopravvissero all'attacco, nonostante la bomba esplodesse proprio sopra di loro. Questi tunnel avrebbero potuto dare riparo a 100.000 persone. Come a Hiroshima, non ci fu ricaduta radioattiva.

Da stime americane post-belliche, i danni materiali e le perdite umane (senza tener conto delle persone morte dopo il 1946) dell'incursione condotta da "ENOLA GAY" furono stimati paragonabile a quelli causati da un'incursione di 220 B-29, trasportanti 1.200 tonnellate di bombe incendiarie (Napalm e fosforo), 400 t. di bombe a alto esplosivo e 500 t di bombe antiuomo. Mentre i danni su Nagasaki furono paragonabili a un'incursione di 125 B-29 con 1.2000 t. di bombe. L'insieme suggerisce la conclusione che i due bombardamenti atomici siano una prosecuzione logica della campagna aerea contro il Giappone , e non un segno di rottura. Alcuni comandanti Americani pensavano addirittura a un uso tattico della bomba, per aprire la strada alle truppe sbarcanti (36). Il grande numero di persone decedute fu causato dal fatto che, sia a Hiroshima che a Nagasaki la massa della popolazione, al suonare dell''allarme aereo, non si mise al riparo dentro ai rifugi (del resto, un gruppetto di 3 B-San non era molto allarmante). Ovviamente, non è possibile immaginare quante vite si sarebbero potute salvare (soprattutto per quanto riguarda la malattia da radiazioni).

Il giorno 11 ci fu una interruzione dei bombardamenti convenzionali, alla notizia ufficiosa della resa giapponese.

Il convitato di pietra si muove

Il giorno 8 veniva denunciato dal governo sovietico il patto di non-aggressione tra URSS e Impero Nipponico. Il giorno dopo iniziavano le ostilità in Manciuria. L'armata del Kwantung dell'Agosto 1945 aveva 24 divisioni con 780.000 effettivi con 1.155 tank, 5.600 cannoni (nessuno sopra i 75mm) e 1.800 aerei. Ma non era che una pallida imitazione del vecchia armata. Le migliori divisioni erano partite per il Pacifico o verso la madrepatria, ed esisteva un colossale deficit di armi e munizioni. Su 24 divisioni solo 8 erano in piena efficienza e la maggior parte dei tank e degli aerei era surclassata dai mezzi russi. Nella penisola coreana, la forze Nipponiche erano 7 divisioni con 260.000 soldati. I Sovietici, invece, disponevano di 1.577.725 uomini dotati di 26.137 pezzi d'artiglieria e mortai con 5.556 carri armati e cannoni autopropulsi. Le forze aeree sovietiche disponevano di 3.800 aereoplani. Come se non bastasse, la maggior parte dei soldati sovietici erano veterani dal fronte occidentale, trasferiti in gran fretta dopo la resa della Germania.

Nonostante che la guerra del 1939 (incidente di Nomonhan) avesse dimostrato ai Nipponici la pericolosità dei Sovietici, non c'era stato nessun cambiamento nelle tattiche e nelle strategie. L'esercito Nipponico era poi particolarmente carente nelle comunicazioni e si appoggiava alla rete telefonica civile. Il piano difensivo Nipponico si basava sul ritardare l'avanzata nemica per poi effettuare un contrattacco partendo da un punto base a 650 km di distanza dal confine. Il concetto principale era che, il terreno e la distanza permettessero ai difensori di contrastare efficacemente l'avanzata Sovietica e permettessero di guadagnare tempo per una efficace controffensiva.

Ma i sovietici attaccarono di sorpresa in in tre settori separati, senza nessuna preparazione d'artiglieria. Il terzo giorno, i tank russi avevano percorso 350 km, in un terreno che i nipponici considevarano molto difficile. La tattica era di saltare i punti efficacemente difesi e di accerchiare l'esercito nemico (la blitzkrieg). In conseguenza a questa tattica la maggior parte dell'Armata del Kwantung non fu impegnata nei combattimenti. Quelli che si scontrarono con i sovietici, nonostante la loro impreparazione, si dimostrarono piuttosto coriacei. La 80a brigata mista indipendente Nipponica, accerchiata nei primi giorni dell'assalto, richiese due divisioni sovietiche e un poderoso pestaggio d'artiglieria per essere ridotta a più miti consigli, e si arrese solo il 18, concludendo la difesa organizzata Giapponese. La resa proclamata dall'Imperatore il 14 Agosto non fermò i combattimenti, solo il 17 il quartier generale dell'Armata del Kwantung proclamò un cessate il fuoco. Il 18 i sovietici sbarcarono nelle isole Kurili (sopra l'isola di Hokkaido). Il giorno 19 fu proclamata la resa nell'area e i soldati nipponici cominciarono a arrendersi in massa.

I sovietici persero 8.219 morti e 22.264 feriti e presero 594.000 prigionieri (compresi 148 generali e 20.000 feriti) nonché una grande quantità di materiali. I Nipponici ebbero circa 80.000 caduti. Questo per quanto riguarda i militari. Nelle zone occupate dai sovietici vivevano circa 1.800.000 cittadini nipponici, i quali furono tutti presi prigionieri. Almeno 300.000 di loro scomparvero nel sistema concentrazionario sovietico.

Il re abbandona. La resa

Il governo Nipponico accolse l'attacco Sovietico come un atto imperdonabile. Ma effettivamente, aumentava la pressione per la pace. Il governo (sotto pressione dei militari) restava sulle propria decisione di una pace condizionata. Le condizioni erano queste:
Il territorio nipponico NON doveva essere occupato dalle truppe straniere.
La smilitarizzazione doveva essere effettuata AUTONOMAMENTE dalle autorità nipponiche.
I crimini di guerra dovevano essere giudicati da tribunali nipponici (37).
L'imperatore doveva restare al suo posto (ma obbiettivamente, sembra che questo fosse il punto meno importante per tutt'e due le parti).

L'Imperatore era convinto, a ragione, che queste condizioni non sarebbero mai state accettate dagli alleati. Di conseguenza ordinò al Primo Ministro Suzuki di riunire il Consiglio Supremo (38) per arrivare a una soluzione rapida, la stessa notte del 9 Agosto. Il Consiglio si riunì nel rifugio antiaereo sotto la residenza imperiale . Alla presenza dell'Imperatore HiroHito si riunirono il Primo Ministro Suzuki, il Ministro degli Esteri Togo, il ministro della marina Ammiraglio Mitsumasa Yonai, il ministro della guerra Generale Anami, il capo di stato maggiore marina Toyoda, il capo di stato maggiore esercito Generale Umezu. Presideva alla riunione il Barone Hiranuma. I quattro civili del consiglio votarono per l'accettazione della Dichiarazione di Postdam con l'unica clausola del mantenimento dell'Imperatore sul Trono. I tre militari, anche dopo Nagasaki si ostinarono nella pace condizionata o nella guerra a oltranza. La situzione era di stallo, e tradizionalmente, tutte le delibere finali del Consiglio Supremo erano all'unanimità. Il ministro Suzuki non protocollarmente (ma sicuramente in accordo) chiese all'Imperatore di intervenire del dibattito, rendendo nota la sua posizione. La mossa era inaspettata e mai avvenuta. L'usanza prevedeva che l'Imperatore ratificasse passivamente le decisioni del consiglio.

L' Imperatore parlò: "Ho preso in seria considerazione la situazione che prevale nel paese ed all'estero ed ho concluso che continuare la guerra può significare soltanto la distruzione per la nazione ed il prolungamento dei massacri e della crudeltà nel mondo. Non posso sopportare più a lungo la vista della sofferenza del mio innocente popolo.. Mi è stato detto da quelli che sostengo una continuazione delle ostilità che delle nuove divisioni sarebbero posizionate a giugno su linee fortificate [ad est di Tokyo] aspettando il nemico invasore. Ora è agosto e le fortificazioni ancora non sono state completate... Ci sono quelli che affermano che la chiave della sopravvivenza nazionale risiede in una battaglia decisiva sul territorio della madrepatria. Le esperienze nel passato, tuttavia, indicano che ci è stato sempre una discrepanza fra i programmi e le prestazioni... Va da sè che è insopportabile che veda i coraggiosi e leali combattenti del Giappone disarmati. è ugualmente insopportabile che altri i quali mi hanno reso un dedito servizio debbano ora essere puniti come istigatori della guerra. Tuttavia, è venuto il tempo di sopportare l'insopportabile.... Ingoio le mie lacrime e do la mia sanzione alla proposta per accettare la proclamazione alleata sulla base descritta dal Ministro degli affari esteri." Pare anche che aggiunse in tono imperioso: "Voglio che tutti concordiate con me su questo punto!"

Le lacrime cadevano dagli occhi dei ministri sui documenti abbandonati sul tavolo. Era la fine di duemila anni di storia. Il ministro Anami si buttò in ginocchio e si avvicinò all'Imperatore supplicandolo di cambiare idea. L'Imperatore gli volse le spalle e prima di andarsene, ribadì: "Voglio che voi tutti concordiate con me." (dato che questo incontro non fu stenografato, esistono varie versioni di quello che fu detto e di quello che accadde).

La mattina seguente (10 Agosto) il governo inviò dei telegrammi alla Svezia e alla Svizzera affinché li consegnassero alle rappresentanze diplomatiche Alleate. In questi telegrammi si accettava la Dichiarazione di Postdam all'unica condizione del mantenimento dell'istituto imperiale e dei suoi diritti di sovranità. La risposta alleata giunse il 13 Agosto. Il riferimento all'Imperatore era questo: "dal momento della resa l'autorità dell'Imperatore e del governo giapponese sarà soggetta al Comandante supremo alleato che prenderà le misure che ritiene adeguate per effettuare i termini di resa. [...] La forma del governo del Giappone, in conformità con la dichiarazione de Potsdam, sarà stabilita dalla volontà liberamente espressa del popolo giapponese."

Questa affermazione fu intesa come segno della volontà alleata di smantellare la monarchia (e implicitamente , di mettere sotto accusa l'Imperatore). I civili e i militari del governo si trovarono d'accordo nel rifiutare. Intanto gli aerei alleati lanciavano sul Giappone manifestini che riportavano la Dichiarazione di Postdam e la risposta del governo Nipponico. Lo stesso Imperatore ricevette dalle mani dal Marchese Kido uno di questi manifestini. Aumentava il rischio di sovversione nel paese. Civili che volevano la pace contro militari che volevano la prosecuzione della guerra (a quanto pare, questa divisione è una costante nella storia Nipponica). In un incontro con gli ufficiali anziani dell'esercito e della marina, l'Imperatore si rese conto che neanche le forze armate erano compatte sulla continuazione delle ostilità. Alla fine del meeting, HiroHito richiese la collaborazione degli alti gradi per far cessare il conflitto. Alla seguente riunione del Consiglio Imperiale si ripropose la spaccatura civili contro militari. è da notare la curiosa contraddizione: i militari insistevano per la prosecuzione della guerra al fine di proteggere l'istituzione imperiale, mentro lo stesso Imperatore aveva ripetutamente dichiarato che la sua incolumità personale era secondaria, rispetto alla sopravvivenza del popolo nipponico (39). Inoltre, i militari affermavano che la democrazia rappresentativa era contro le tradizioni ed era incompatibile con il carattere Nipponico (le solite scuse...).

L'Imperatore parlò di nuovo al consiglio: "Ho ascoltato con attenzione ciascuna delle argomentazioni presentate in opposizione alla prospettiva dell'accettazione Giapponese della risposta alleata con tutti gli annessi e senza ulteriore chiarificazione o modifica, ma i miei pensieri non hanno subito alcun cambiamento. [...] affinché il popolo possa conoscere la mia decisione, vi invito a preparare immediatamente un editto imperiale in modo che possa trasmetterlo per radio alla nazione. Per concludere, vi invito ogniuno a impiegarsi al massimo in modo da affrontare i difficili giorni che ci aspettano."

Il consiglio scrisse l'editto che l'Imperatore registrò su un disco [cfr. Appendice "Proclama imperiale"]. Anche questo era un segno di rottura con il passato. Mai il popolo Nipponico aveva ascoltato la viva voce del suo Dio. Nel frattempo, a causa del silenzio del governo Nipponico, partiva un'incursione Americana di 800 bombardieri e 200 caccia come mezzo di pressione.

Il colpo di coda dei samurai. La tragedia ridicola

Con la resa dell'Imperatore (un atto storico che non è mai stato valutato abbastanza) il Giappone si arrendeva agli Alleati e, in un certo senso, si lanciava nel buio. Mai in tutta la sua lunga storia, nessun nemico aveva occupato il sacro suolo della Madrepatria Nipponica. Le repulsione per questo avvenimento inaudito, unito alla all'abitudine della pratica del gekokujo gekokujo (40), può spiegare l'"Incidente di Miyagi" come fu denominato il tentativo di colpo di stato del 14 Agosto 1945. Già la notte del 12 i cospiratori avevano avuto un abboccamento con il ministro della guerra Anami per chiedere il suo supporto e il differimento dell'accettazione della dichiarazione di Potsdam. Il ministro non prendeva una posizione chiara, e i congiurati decidevano di proseguire da soli. Il giorno 13 il principale responsabile, il Maggiore Kenji Hatanaka, cercava per tutto il giorno di trovare appoggi e alleati. La sera del giorno 14, il piano entrava in esecuzione. I cospiratori convincevano il colonnello Toyojiro Haga comandante del II reggimento della I Divisione delle Guardie Imperiali (41) a partecipare al golpe.

Il Maggiore Kenji Hatanaka, il colonnello Jiro Shiizaki, i due esecutori materiali del golpe, e il ministro Generale Korechika Anami, spettatore interessato.

Il piano dei congiurati era estremamente semplice e perfettamente in linea con la tradizione del gekokujo. I congiurati immaginavano che alla notizia del golpe, tutto l'esercito si sarebbe messo dalla loro parte, e che la prosecuzione della guerra fosse l'effettivo volere dell'Imperatore (?). Circa all'una di notte il Maggiore Hatanaka uccise con un colpo di pistola il Generale Takeshi Mori, Comandante della 1ª Divisione delle Guardie Imperiali, che si rifiutava di passare dalla loro parte. Nel frattempo un altro congiurato uccideva il colonello Michinori Shiraishi, Ufficiale di Stato Maggiore della Seconda Armata, per la stessa ragione. Il Maggiore Hatanaka mediante il sigillo del defunto Generale Mori, preparava una serie di ordini fasulli (Ordine Strategico nº584) che servivano ad aumentare la quantità di truppe destinate alla difesa del palazzo imperiale, il ministero imperiale e per "proteggere" l'Imperatore. Alla testa di questi soldati i congiurati occuparono i loro obbiettivi. Le guardie della polizia furono disarmate e tutte le vie d'accesso furono chiuse. L'Imperatore nascose il disco con il suo proclama nella sua cassaforte, e si nascose all'interno della residenza. Anche il Marchese Kido, Guardasigilli Imperiale, si nascose da un'altra parte della villa. I congiurati arrestarono 18 persone tra dipendenti del ministero e uomini della NHK (la radio nazionale). Tagliarono anche tutti i cavi telefonici, isolando il palazzo.

Durante la notte i rivoltosi perquisirono per sei volte la residenza dell'Imperatore, cercando la registrazione, per distruggerla, e il ministro Sotaro Ishiwatari e il Marchese Kido per ucciderli (altri soldati incendiarono la residenza privata del ministro Suzuki). Alle 3 il Maggiore fu informato che l'esercito stava per marciare verso il palazzo imperiale per soffocare la ribellione. Il Maggiore supplicava il comandante dei reparti lealisti di permettergli di parlare alla radio per dieci minuti, per spiegare al popolo cosa stava accadendo e il perché. Il comandante ovviamente rifiutava. Il Colonnello Haga, scoperto l'inganno, intimava ai congiurati di abbandonare il palazzo imperiale. Alle 5 di mattina il Maggiore si recava agli studi della NHK con la pistola in pugno, intimando di essere messo in onda. Un black-out dovuto al bombardamento americano vanificava anche questo tentativo. Dopo aver ricevuto una comunicazione telefonica dal comando delle truppe lealiste, il Maggiore gettava la spugna. Congedava i suoi ufficiali, e usciva dalla sede della NHK. Alle 8 di mattina la rivolta era finita. Il Maggiore Hatanaka e il Colonello Shiizaki, uno in moto, l'altro a cavallo, giravano per le strade gettando manifestini che spiegavano il loro operato. Circa un'ora prima della trasmissione del proclama imperiale (ore 11) il Maggiore si sparò un colpo in testa (42).

Il ministro Anami appose la sua firma sul documento di resa del governo affermando "Come militare giapponese, devo obbedire all'Imperatore". Un'ora dopo usava la spada su di sè. Il comandante delle truppe lealiste generale Shizuichi Tanaka impose ai congiurati di commettere seppoku per espiare il disonore dell' ammutinamento. Il Colonello Shiizaki fu tra quelli che si aprirono il ventre sui giardini del palazzo imperiale, quella stessa mattina. Stranamente, anche il generale Tanaka si suicidò durante la giornata.

Conclusione. La migliore possibile?

La trasmissione del proclama imperiale, letto dall' Imperatore nel Giapponese arcaico di corte, non fu capito da tutti quelli che l'ascoltarono. Alcuni, dato che non aveva citato esplicitamente la resa, credettero che si trattasse di un invito alla resistenza finale. Ma la maggior parte che lo ascoltò capì che la guerra era finita. Le stesse persone che avrebbero combattuto fino alla morte se l'Imperatore l'avesse ordinato, si arresero in modo assoluto dato che l'Imperatore voleva questo. Con alcune eccezioni: due dei tre comandanti delle forze oltremare nipponiche, uno in Cina e l'altro nel Sud-Est asiatico, annunciarono di non volersi arrendere anche dopo il proclama imperiale. Ci volle una visita dei fratelli di HiroHito e un ordine scritto diretto dall'Imperatore stesso perché si arrendessero, e con loro, le loro truppe (43).

La decisione di usare la bomba A viene rimproverata agli statunitensi dagli anni '60 del secolo scorso. L'insieme dei fatti qui esposti indica però come la situazione militare fosse a sfavore degli invasori. Certamente, a livello strategico, il Giappone era battuto; ma a livello tattico e sul territorio della Madrepatria, gli Americani rischiavano una sconfitta o un'autentica vittoria di Pirro. La cacciata degli invasori non avrebbe significato la vittoria del Giappone. Avrebbe solo allungato la guerra. Le possibilità sono ovviamente infinite, ma sono tutte piuttosto fosche. Gli Americani, sconfitti sul terreno, non avrebbero mai rinunciato alla resa incondizionata del loro nemico, e avrebbero intensificato i bombardamenti, e sicuramente usato più di due atomiche (l'uso tattico della bomba A diventava molto probabile). Nel luglio 1946 il rapporto ufficiale del US Strategic Bombing Survey (44) per il P.T.O affermò che il Giappone si sarebbe arreso sicuramente entro il novembre 1945 anche se non fossero state lanciate le bombe A, anche se non ci fosse stata OLYMPIC, però fermo restando la continuazione dei bombardamenti e il blocco economico. Lo stesso rapporto sottolineava che, se l'Imperatore avesse ordinato al suo popolo di combattere fino all'estremo, i civili (oltre ai militari) si sarebbero fatti uccidere in massa.

Tutti gli sforzi dei militari nipponici erano tesi ad ottenere una pace condizionata. Questo tipo di conclusione contraddiceva tutti i principi della guerra degli Alleati. Inoltre era molto simile a quello che era accaduto 28 anni prima alla Germania, alla fine della Grande Guerra in Europa, e tutti ne avevano visto i risultati. Inoltre non era ben chiaro se un'altra condizione fosse il mantenimento dei territori conquistati in Cina. Queste cosiddette colonie erano la giustificazione storica del militarismo espansionista nipponico. Se gli americani non fossero sbarcati, lo avrebbero potuto fare i Sovietici. La difesa contro i sovietici, data la mancanza di preparazione nell'isola di Hokkaido sarebbe stata più ardua per i nipponici, e il risultato sarebbe stato scontato: sconfitta e annientamento dell'esercito Giapponese e altissime perdite civili (ovviamente le perdite sovietiche non interessavano a nessuno, tanto meno a Stalin).

Un altro aspetto riguarda la guerriglia. Gli Alleati, nella 2ª G.M, non si trovarono mai di fronte a popolazioni civili ostili. I Tedeschi, nonostante l'esistenza di formazioni addestrate alla guerriglia (Werwolf), tendevano essi stessi a accogliere i soldati anglosassoni quasi come liberatori (perlomeno, facevano finire la guerra), mentre aborrivano i Sovietici (ma comunque non intrapresero quasi mai azioni di resistenza). Comunque gli americani, per ogni loro soldato caduto in azioni di guerriglia da parte tedesca, minacciarono di uccidere 200 ostaggi (i tanto esecrati occupanti nazisti, ne giustiziavano regolarmente 10 per un soldato). Dato che i Giapponesi, civili e militari, si consideravano tutti chiamati a respingere il nemico, è probabile ipotizzare una attiva resistenza (e conseguentemente terribili rappresaglie) anche considerando la configurazione favorevole del terreno. osto come assunto che l'Impero si fosse arreso incondizionatamente in novembre, invece che in agosto, la differenza sostanziale sarebbe stata il maggior numero di perdite umane.

Anche senza un'invasione, i bombardamenti aerei sarebbero proseguiti con maggiore intensità. Gli Alleati stavano pianificando il trasferimento delle Armate aeree di stanza in Europa (45) e si programmava anche l'uso di migliaia di copie della V1 tedesca. Nove mesi di bombardamenti convenzionali avevano causato 600.000 tra morti e feriti (cifra arrotondata). Considerando un valore medio di circa 64.444 vittime al mese (causate dalla quantità di aerei presenti nel teatro), altri 3 mesi di bombardamenti (settembre, ottobre, e novembre 1945) avrebbero causato almeno altri 190.000 caduti. Però questo calcolo è scarsamente attendibile, in quanto non tiene conto del potenziamento dell'Aviazione alleata, della progressiva disarticolazione della società nipponica, dell'aumento di malattie epidemiche dovute alla malnutrizione (46) e infine della carestia vera e propria (47). Di conseguenza le cifre finali dovrebbero essere terribilmente più alte. Dal punto di vista alleato la prospettiva della disintegrazione della società nipponica, era anche peggiore. Nelle isole invase del Pacifico, i reparti dell'esercito giapponese, isolati e senza ordini, avevano continuato a combattere fino alla loro completo annientamento, ben oltre la morte dei loro comandanti in capo. Di conseguenza, gli americani dovevano stipulare una pace, finchè fosse esistita una autorità a cui l'esercito obbedisse. Se le forze armate fossero state lasciate a sè stesse, la prospettiva di una Okinawa gigante sembrava molto probabile.

Lasciando da parte le sofferenze dei civili nipponici, puntiamo ora su aspetti attualmente non molto considerati. Nei territori occupati in Cina e altrove, la guerra continuava. Non è mai stato quantificato il numero di Cinesi o di persone di altra nazionalità che non sono state uccise perché i combattimenti sono finiti in Settembre. Il continuo stillicidio di morti civili, causate direttamente dalla brutalità dell'esercito nipponico e dalle forme di guerra non convenzionali, e indirettamente dalla politica di rapina economica, è stato grossolanamente calcolato in 100.000 persone al mese nella sola Cina (altre stime parlano di 400.000 vittime al mese in tutto il P.T.O.). Sempre nei territori occupati, esisteva la reale possibilità di un olocausto di prigionieri occidentali (soldati e civili). Nel corso della guerra i nipponici catturarono circa 350.000 prigionieri alleati (tra cui 160.000 militari). Dato che nel Bushido non era contemplata l'eventualità di arrendersi, i prigionieri militari erano considerati subumani. I prigionieri civili non erano considerati così male, ma il trattamento non migliorava di gran che. I soli prigionieri militari sul territorio dell'arcipelago erano 35.000, tutti impiegati in lavori forzati. La loro razione di cibo era di 1.000 calorie, già da quando non esisteva penuria di cibo. Inoltre, nell'agosto 1945 fu emanato l'ordine di uccidere tutti i prigionieri al momento dell'invasione del territorio metropolitano e di distruggere ogni traccia della loro esistenza (48), non solo sulla madrepatria ma in tutto l'impero.... il rateo di perdite per malattie, maltrattamenti, omicidi e incidenti sul lavoro fu del 37%, in confronto al 1% di prigionieri alleati deceduti durante la prigionia nel terzo Reich (49).

Per ultimo, si tende a dimenticare le migliaia di soldati nipponici rimasti tagliati fuori dalle linee di comunicazione, a conseguenza dalla tattica americana del salto di rana. Questi soldati, sebbene a volte non coinvolti nei combattimenti, erano abbandonati a se stessi, con riserve di cibo in graduale diminuzione. Nella maggior parte dei casi si arrivò all'inedia, e in alcuni al cannibalismo. Tre mesi potevano rappresentare la differenza tra la vita e la morte di migliaia di persone. Riducendo tutto in una frase, gli Americani, uccidendo in un attimo due città, costrinsero un uomo, l'Imperatore HiroHito, a superare duemila anni di storia e tradizioni e a concludere una guerra, salvando il suo popolo e migliaia di altre vite.

Immagini atipiche della fine della guerra nel Pacifico


Prigionieri nipponici a Guam ascoltano il proclama dell'Imperatore.

Marinai nipponici di stanza nelle isole Marshall dopo la resa.


Un prigioniero piange dopo la proclamazione della resa.
Si noti la differenza tra i prigionieri degli americani e i militari rimasti nelle isole saltate dalla controffensiva Americana.

Note

1. Joint Chief of Staff. Organismo eretto dopo l'inizio della guerra e formato dal rappresentante personale del Presidente (Ammiraglio Leahy), dal responsabile militare dell'esercito (Generale Marshall), dal responsabile delle operazioni navali (Ammiraglio King) e dal comandante delle forze aeree dell'esercito (Generale Arnold). Non propriamente un comando unificato ma un sistema per mediare tra le esigenze delle varie Armi e sviluppare una strategia comune sotto il diretto controllo del comandante in capo, il Presidente degli Stati Uniti. [torna su]

2. Alcuni dati poco noti. HiroHito era il figlio primogenito di 4 fratelli, tutti principi reali. Inoltre il padre era impazzito a causa di una meningite, rendendo necessaria la reggenza. Il suo primo mentore e insegnante era stato il generale Nogi (il comandante dell'esercito nella guerra Russo Nipponica [1905] ed effettiva personificazione dello spirito Samurai) il quale, alla morte del nonno di HiroHito, l'imperatore Meiji, aveva applicato lo junshi (si era suicidato "seguendo il suo signore nella morte"). Il secondo mentore era stato l'ammiraglio Togo (vincitore della battaglia di Tsushima). è difficile immaginare che nell'animo di HiroHito potessero nascere forti tendenze liberali. Non è mai stato notato che, dati i precedenti, non era del tutto improbabile la possibilità di una deposizione forzata di un imperatore sgradito ai poteri forti.. [torna su]

3. Una nota a piè di pagina: nel Settembre 1944 il sommergibile STURGEON (SS-187) silurò la Toyama Maru che affondò con 5600 soldati. Questi erano diretti a rinforzare le difese di Okinawa e non sono conteggiati nelle perdite della battaglia. [torna su]

4. Ed era insufficente. I soldati mangiavano meglio della media dei civili, perché lo stato si rendeva conto della povertà della dieta nazionale. [torna su]

5. Una delle preoccupazioni dello stato maggiore nipponico era la possibilità che i loro avversari attaccassero direttamente la produzione agricola, ad esempio spruzzando diserbante sulle risaie. Ma gli Americani non effettuarono mai questo tipo di attacchi. [torna su]

6. Nel 15 Giugno iniziano i bombardamenti dei B-29 sul Giappone, partendo da aeroporti in India con scalo in Cina. Più tardi iniziarono gli attacchi con voli diretti da basi nelle isole Marianne. [torna su]

7. Nel 1945, in pratica, la Marina militare e le due aviazioni erano impossibilitate a qualsiasi azione. [torna su]

8. Da considerare che l'occupazione di questa isola avrebbe sventato la possibilità di un intervento sovietico in Giappone. Torna su

9. Boeitai: milizia civile di Okinawa. [torna su]

10. La Navy fu particolarmente martoriata dagli attacchi dei TokkoTai. La marina Nipponica, a parte l'attacco suicida della Yamato (operazione Ten-Go operazione paradiso), non potè intervenire nello scontro. [torna su]

11. Senza l'aiuto di mezzi meccanici, furono scavati dai soldati e da operai civili circa 100 km di gallerie sotterranee e bunker nella roccia corallina. [torna su]

12. Qualche tempo prima dello sbarco, la nave carica di civili evacuati Tsushima Maru fu affondata dal sommergibile BOWFIN (SS-287), con la morte di 1.484 donne e bambini. Queste perdite non sono comprese nel calcolo. Ci sono poi testimonianze di suicidi di civili, imposti e/o volontari, e di uccisioni di donne e bambini da parte dei soldati nipponici per non farli cadere nelle mani dei nemici. [torna su]

13. La morte del generale mise a tacere le critiche sulla sua condotta della battaglia, che cominciavano a levitare nell'opinione pubblica. Torna su

14. I cani della prateria sono roditori che vivono in gruppi e scavano tane sotterranee profonde ed estese. [torna su]

15. Secondo i resoconti, si tornò a situazioni simili a quelle della 1ª G.M. Le strade erano impraticabili e inibivano i rifornimenti e l'evacuazione dei feriti. I cadaveri non raccolti di giapponesi si decomposero e resero ancora più terribile l'ambiente fatto di fango, crateri e rottami. Un veterano, E.B. Sledge, scrisse nel suo libro "With the Old Breed": "non si vedeva altro che fango; bombe; crateri inondati con i loro occupanti, silenziosi, patetici, putrescenti; carri armati e mezzi anfibi inservibili; e attrezzature abbandonate. Una desolazione completa.. Eravamo nelle profondità dell'abisso, l'orrore estremo della guerra.. Nel fango e nella pioggia torrenziale davanti a Shuri, eravamo circondati da vermi e decomposizione. Gli uomini lottavano e combattevano e sanguinavano in un ambiente talmente degradante che mi sembrava fossimo stati scaraventati nella fogna dell'inferno.". [torna su]

16. In Europa l'avanzata alleata fu la più estesa e lineare possibile, evitando la formazione di sacche che era tipica della Blitzkrieg tedesca. [torna su]

17. I piani indicano la priorità di costruire aeroporti, più che quella di conquistare terreno. [torna su]

18. I "Kaiten" avevano un equipaggio di 1 uomo e i "Koryu" e "Kairyu" rispettivamente di 5 e 2 uomini. Mentre i "Kaiten" erano armi esclusivamente suicide, gli altri potevano anche combattere in modo convenzionale. [torna su]

19. Curiosamente era lo stesso concetto della Marina durante tutta la guerra. [torna su]

20. Su una popolazione di 74 milioni di persone. L'espressione "un popolo di 100 milioni" era solo propaganda. [torna su]

21. Che espressione orribile. [torna su]

22. Una testimonianza di una diciassettenne racconta che le fu data una lesina o spillone, e le fu raccomandato di infilzarlo nella pancia dell'unico soldato nemico che avrebbe potuto raggiungere.. [torna su]

23. Il rapporto di forze era a 1,9 per gli uomini, di 2:1 per gli aerei, e di 4:1 per i carri armati a favore dei Sovietici. [torna su]

24. Il Segretario della Guerra Stimson, Il Segretario della Marina Forrestal, l'assistente di Stimson McCloy. Il Maggiore Generale Eaker rappresentava il Generale Arnold del JCS. [torna su]

25. A campagna finita , il ratio era variato a favore degli Americani. Questa differenza si spiega con il progressivo collasso della difesa organizzata. I Nipponici combatterono fino all'ultimo, ma non erano più in grado di opporsi efficacemente ai loro nemici. [torna su]

26. Un interessante spunto di storia alternativa consisterebbe nel supporre l'esistenza di una flotta subacquea nipponica efficiente come quella tedesca. [torna su]

27. Curiosamente, sembra che si riproponesse la situzione che sul fronte europeo aveva portato a MARKET GARDEN. MARKET GARDEN era un'operazione tesa a perforare il territorio nazista ed a occupare la zona industriale della Ruhr. Questa offensiva, se riuscita, avrebbe accorciato la guerra in Europa e tenuto i sovietici nei loro confini.. tutta la storia successiva avrebbe potuto essere diversa. I tedeschi, vincendo questa battaglia, si condannarono all'invasione della loro patria e alla sua successiva divisione in blocchi d'influenza. [torna su]

28. Questa è una personale valutazione. Sta di fatto che, ad esempio, i mezzi corazzati americani si sarebbero trovati in un terreno prevalentemente coltivato a riso (cioè paludoso) con strade e ponti non adatte a mezzi pesanti. La blitzkrieg americana si sarebbe rapidamente impantanata. [torna su]

29. Stranamente, nella prefettura di Hiroshima ma lontano dalla città, esistevano almeno 12 campi di prigionia. [torna su]

30. Hiroshima era la sede di un quartiere generale d'armata. Alcune fonti parlano di 43.000 soldati presenti in città. [torna su]

31. A quanto pare , anche 10 prigionieri alleati morirono coinvolti nell'esplosione. [torna su]

32. Mentre si dichiarava questo, l'esercito disturbava le trasmissioni radio Americane che diffondevano la notizia del bombardamento e l'ultimatum. [torna su]

33. Sembrava che per i militari il maggior impedimento alla resa fosse l'insicurezza sulla sorte dell'Imperatore. Del resto, la situazione, dal punto di vista della famiglia imperiale non permetteva molto ottimismo. A parte la responsabilità diretta di membri della famiglia imperiale in crimini di guerra (stupro di Nanchino), la sorte di tutte le famiglie regnanti sconfitte nel recente passato era stato l'esilio oppure, nel caso dei Romanov (casa imperiale Russa) lo stermino. [torna su]

34. L'arsenale di Kokura era un obbiettivo prettamente militare. [torna su]

35. I dati non sono molto chiari a causa della variazione di popolazione dovuta allo sfollamento.. stime recenti parlano di 100.000 morti in tutto, comprese le persone morte dopo anni a causa delle malattia da radiazioni. [torna su]

36. In pratica le bombe sarebbero state fatte esplodere a livello del suolo, producendo il fall-out. I soldati americani sarebbero dovuti passare tra le rovine radioattive...all'epoca sembra non si rendessero conto di tutte le implicazioni. [torna su]

37. Questo è un punto alquanto pregnante. Difficilmente gli occidentali avrebbero giudicato obbiettiva una corte marziale Nipponica. [torna su]

38. Organo superiore al Governo, in quanto rispondente direttamente all'Imperatore, composto da tre consiglieri civili, dal ministro della guerra e dai capi di stato maggiore dell'esercito e marina. [torna su]

39. Come si può vedere, un punto di vista opposto a quello di un Hitler, ad esempio. [torna su]

40. Letteralmente sopraffazione del superiore da parte dell'inferiore. Con questo nome derivante dal Medioevo si indicava l'insubordinazione dei quadri medi delle forze armate verso gli alti gradi militari (e i politici civili) quando davano impressione di un tiepido patriottismo, o meglio quando non davano segno di un cieco sciovinismo. [torna su]

41. Che ironicamente era stato posto a difesa della residenza imperiale appunto a causa della possibilità di una rivolta. [torna su]

42. Nelle sue tasche fu trovata la seguente poesia di commiato (come gli antichi samurai) "Non ho niente di cui rammaricarmi ora che le nubi scure sono sparite dal regno dell'Imperatore.". [torna su]

43. Sono noti i casi di soldati Nipponici dispersi nella giungla che continuarono a ritenersi in guerra con gli Stati Uniti. Per la maggior parte dei casi non sapevano della resa. [torna su]

44. Organismo indipendente civile creato dal presidente Roosevelt. [torna su]

45. Almeno 5000 tra B-17 Fortess e B-24 Liberator più 1000 Lancaster britannici. Si pensava inoltre di aumentare il numero di B-29, fino a arrivare a una terrificante flotta di 10.000 bombardieri. [torna su]

46. Nel 1945 in Giappone ci fu una aumento esponenziale dell'incidenza di tubercolosi e beriberi, malattie endemiche nella popolazione. [torna su]

47. Uno storico Nipponico, Daikichi Irokawa, ha affermato che nel Giappone sconfitto del 1945, 10 milioni di persone rischiavano la morte per fame. Nel 1946, a guerra finita e sotto amministrazione alleata, il Giappone fu a un passo dalla carestia. [torna su]

48. Ci furono effettivamente dei massacri successivi all'ordine. è da notare che nella Cina occupata non esistevano campi di concentramento nipponici per soldati cinesi prigionieri: i giapponesi li uccidevano regolarmente dopo averli catturati. Quindi un ordine del genere non sarebbe stato una novità. [torna su]

49. Esistevano anche 180.000 prigionieri di guerra non appartenenti a nazioni occidentali, il cui numero di perdite non è affatto chiaro. [torna su]


Appendici

1. I cartoni animati giapponesi di guerra fantascientifica, ricordo di una sconfitta

2. Aerei e ustioni. L'assedio della fortezza Giappone

3. Una Manhattan imperiale?

4. Manifestini lanciati sul suolo nipponico durante gli attacchi di aerei basati su portaerei

5. Dichiarazione di Postdam

6. Manifestino lanciato sul suolo nipponico il 1º agosto

7. Manifestino lanciato sul suolo nipponico dopo il bombardamento di Hiroshima

8. Proclama dell'Imperatore HiroHito (Gyokuon-Housou) trasmesso alla radio giapponese il 15 agosto 1945
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