Con la pesante debacle subita nella Guerra Ispano-Americana, la Spagna, alla fine del XIX secolo si apprestava ad eclissarsi nella penisola iberica e nel Marocco, abbandonando ogni pretesa di influenzare le politiche internazionali. Ridotto sul lastrico, il regno borbonico si ritrovava senza alcuna realtà industriale e con una agricoltura arcaica basata su immensi latifondi nei quali venivano sfruttate le masse dei senza terra.
In questo dissestato quadro economico si inserì, nei primi anni del '900, un piano per la costruzione di una classe di navi da battaglia in modo da dotare la Marina Spagnola di moderne corazzate, al pari delle altre importanti marine. All'epoca, come anche fino alla Guerra Civile, il monopolio delle costruzioni navali spagnole era detenuto dalla
Sociedad Española de Construcción Naval e ad essa, appunto fu commissionato il progetto. Questa società, controllata largamente dalla omologa Vikers-Armstrong, fece vasto uso di tecnici britannici e si ispirò, non a caso, a precedenti vascelli della Royal Navy.
Quindi vennero sì inserite nel programma navale del 1908 tre corazzate Dreadnought ma, per una questione che oggi definiremmo di "budget", queste risultarono le più "piccole" di tutta la loro tipologia, con un inusuale dislocamento di sole 15840t quando le omologhe contemporanee si aggiravano dalle 20000 alle 25000t. Per non avere una deficienza in velocità e potenza si scelse di lesinare in protezione, assottigliandola di circa il 30% rispetto ai progetti coevi. Venne invece posta una maggiore attenzione all'armamento ed alla sua disposizione. Premesso che tutti i cannoni di medio e grosso calibro vennero ordinati alla Armstrong britannica, gli 8 pezzi da 305mm vennero sistemati in quattro torri binate (due torri vennero posizionate sulla linea di simmetria dello scafo, una a prora ed una a poppa, le altre due, invece, ai lati, di cui quella a dritta sistemata molto a proravia e quella a sinistra molto a poppavia) mentre, dei 20 pezzi da 102mm, quattro vennero sistemati a poppa e quattro a prora in sgusci ricavati dallo scafo mentre, i rimanenti, vennero sistemati metà per lato in casematte brandeggiabili lungo il ponte di batteria. Il posizionamento delle torri risultò un felice miglioramento della geometria finora adottata (si veda, ad esempio la corazzata britannica Dreadnought o la classe Jean Bart francese) nella quali, durante il tiro di bordata, una delle due torri rimaneva inutilizzata; nella classe spagnola, invece, la sistemazione delle due torri e la scarsità di ingombranti sovrastrutture, rendeva possibile il brandeggio a 360° delle torri laterali. A completare la dotazione d'artiglieria, un pezzo da 47mm era montato sopra le torri di prora e di poppa mentre, a differenza delle altre dreadnought, non erano imbarcati tubi lanciasiluri.
Come si è detto precedentemente, la classe mancava di voluminose sovrastrutture e lo scafo, a ponte continuo e senza castello, risultava molto semplice e lineare; le 12 caldaie dell'apparato motore si congiungevano tutte in un unico fumaiolo a mezzanave e i due alberi a struttura tripode, simmetricamente disposti rispetto a quest'ultimo, costituivano un agglomerato con le plance sostenendo, quello di prua, pure la coffa per la direzione di tiro. Entrambi gli alberi erano inoltre dotati di picco e argano per sollevare le imbarcazioni sistemate sul cielo delle due torri centrali. L'apparato propulsivo, come già accennato, era costituito da 12 caldaie a carbone collegate a 4 turbine con una potenza complessiva di 15500HP, a loro volta le turbine trasmettevano il moto ad ognuna delle 4 eliche generando una velocità massima di 19,5 nodi.
Alle tre dreadnought vennero quindi assegnati i nomi di España (impostata nel febbraio 1909, varata nel febbraio 1912 ed entrata in servizio nell'ottobre 1913), Alfonso XIII e Jaime I .
Agli inizi della Grande Guerra si pensò di integrare il numero delle corazzate con altre 3 dreadnought di una classe Reina Victoria-Eugenia caratterizzata da 8 pezzi da 340; tuttavia, a causa di vari contrattempi e problemi finanziari, le unità non vennero mai impostate e così il "nocciolo duro" dell'Armada rimase la classe España.
España 1913-1923
Sebbene il Regno spagnolo non avesse intrapreso nessuna delle rischiose imprese militari caratteristiche del primo ventennio del '900, il fato non riservò una vita longeva a queste monocalibre, a cominciare dalla sua capoclasse. L'España, per la durata della Grande Guerra compì solamente missioni tese a salvaguardare la neutralità delle acque spagnole mentre compì un viaggio di rappresentanza in Cile nel 1920. Successivamente la routine venne rotta solamente dalla promozione, a bordo, a Guardiamarina del Principe delle Asturie, erede al trono, il 7 agosto 1922. Improvvisamente, al largo di Capo Tres Focas, il 6 agosto 1923, a causa della fitta nebbia la corazzata andò ad urtare con il lato dritto contro delle rocce. La collisione avvenne tanto violentemente da provocare una grave falla con conseguente allagamento della sala macchine. Semiaffondata, risultò irrecuperabile anche a seguito delle forti tempeste che ne danneggiarono lo scafo; venne disposto il recupero di ogni materiale di valore e dei pezzi di grosso calibro, i quali, una volta smantellati dalle torri e lasciati cadere sul fondale, vennero recuperati dalla Nave recupero sommergibili spagnola Kanguro.
Vita operativa dell'Alfonso XIII (España II)
Similmente alla gemella España, la Alfonso XIII venne utilizzata in missioni di ricognizione in acque nazionali spagnole sin dalla sua entrata in servizio fino al 1918. Terminate le attività belliche europee la corazzata intraprese, nel 1920, una crociera nell'Atlantico Nord-Occidentale toccando i porti de La Habana, Puerto Rico e New York. Nel novembre del 1923, assieme alla gemella Jaime I, compì un viaggio in Italia con, a bordo, i Reggenti ed il Capo del Governo Generale Primo de Rivera. Un'occasione per testare le capacità belliche della classe in condizioni operative si presentò in occasione dello sbarco di truppe spagnole sulla costa marocchina di Alhucemas l'8 Agosto 1925. Per questa operazione si organizzò una squadra, nella quale era compreso il succitato bastimento e la Jaime I, composta da navi dell'Armada e della Marina Francese che, in supporto alle fasi di sbarco, avrebbero dovuto scardinare con un intenso tiro d'artiglieria le difese dei ribelli del Rif. Al bombardamento risposero alcune pezzi riffini che, pur con un modestissimo volume di fuoco, riuscirono a mettere qualche colpo a segno sulla corazzata Alfonso XIII, costringendola ad uscire dalla portata delle batterie costiere ribelli anche se, sembra, i danni non furono di entità rilevante. Nel 1931, con l'avvento in Spagna della Repubblica, la corazzata venne ribattezzata España e nello stesso anno posta in riserva presso la base di Ferrol. Il 20 luglio 1936 l'"Alzamiento" trovò molti sostenitori fra gli ufficiali dell'Armada e al Ferrol vennero subito destituiti i comandanti e gli ufficiali rimasti fedeli alla legittima Repubblica. I marinai e gli ufficiali lealisti rimasti a bordo dell'España non poterono resistere per molto agli attacchi dei "nazionalisti", rinforzati questi ultimi dall'arrivo di un reparto d'artiglieria e di uno di fanteria di marina. Impossibilitato dalla deficienza di carburante e materiali a lasciare l'Arsenale e a prendere il largo, l'equipaggio si arrese dopo due giorni d'assedio. Rimessa in efficienza, la corazzata salpò il 13 agosto per intraprendere, assieme al cacciatorpediniere Velasco il blocco navale della costa Nord della Repubblica. Durante questo ciclo operativo venne attaccata dal sommergibile repubblicano C-4 che riuscì a colpire il bastimento con un siluro che, tuttavia, non esplose. Assieme al Velasco e all'incrociatore Almirante Cervera partecipò al bombardamento e all'occupazione di San Sebastian il 13 settembre 1936. Nello stesso mese la piccola squadra dovette interrompere il ciclo d'operazioni a causa dell'arrivo di una squadra repubblicana composta dalla corazzata Jaime I e dagli incrociatori Liberdad e Cervantes, preferendo lasciare momentaneamente il campo piuttosto che ingaggiare il combattimento con un nemico qualitativamente superiore. Riprese le crociere nell'ambito del blocco navale, il 30 aprile 1937 l'España venne chiamata in appoggio del caccia Velasco, avendo questo avvistato un mercantile al largo di Santander ma la corazzata, 3 miglia a Nord di Cabo Galizano, approssimandosi alla costa in rotta per congiungersi col gregario urtò una mina che esplose contro il lato sinistro dell'opera viva, causando un rapido e disastroso
affondamento (
1).
Vita operativa della Jaime I
Rispetto alla gemella "Alfonso XIII" la vita operativa della Jaime I fu sin da subito molto più attiva, venendo distaccata nel 1922 a Costantinopoli nell'ambito di una "politica delle cannoniere" intesa a preservare i beni ed i diritti spagnoli nella Turchia dell'Ataturk. Durante questa missione di "sorveglianza" subì alcuni danni a causa dell'attacco e dell'abbordaggio tentati da un mercantile ostile, danni abbastanza seri da richiederne la riparazione presso l'Arsenale di Pola. Come precedentemente detto partecipò al viaggio in Italia dei Regnanti spagnoli nel 1923 e, nel 1925, allo sbarco di Alhucemas assieme alla gemella Alfonso XIII. Contrariamente a quest'ultima, tuttavia, non cambiò nome né destinazione d'uso trovandosi, alla data dell'Arzamiento, alla fonda nella base di Santander. Immediatamente viene salpata l'ancora con l'ordine di raggiungere lo Stretto di Gibilterra ma, una volta al largo i sottufficiali ed i comuni, rimasti fedeli al giuramento prestato alla Repubblica si ammutinano ai propri ufficiali e, dopo un breve scontro a fuoco, prendono il comando del bastimento. Subito viene comunicato ala Ministero della Marina che la Jaime I è rimasta fedele alla Repubblica. Le navi fedeli al governo legittimo si ricongiungono a Tangeri, citta internazionale dove la Jaime I arriva il 20 luglio. Partecipa immediatamente a bombardamenti costieri contro le città occupate dai nazionalisti e, il 13 agosto, mentre si trova alla fonda a Malaga, viene colpita dalle bombe di una squadriglia di apparecchi Ju-52: il bilancio è di 25 marinai caduti. Nel periodo di settembre-ottobre si sposta al Nord per ingaggiar battaglia ma, come già accennato, la flotta nazionalista fugge lo scontro. L'ammiraglia della Marina Repubblicana mette in crisi il blocco ma, dopo aver doppiato Gibilterra, si incaglia presso Punta Sabinal il 15 aprile, trovando rifugio nel porto di Almeria. In questo porto il 21 maggio viene fatta bersaglio da degli S79 dell'Aviazione Legionaria che mettono a segno 3 ordigni. Danneggiata ma non compromessa, l'unità viene richiamata a Cartagena per lavori di riparazione. Sulla causa di quello che accadde poi, a Cartagena, il 17 Giugno 1937 si fecero molte ipotesi: sabotaggio, incidente, esplosione spontanea. L'unica fatto appurato è quello che videro tutti, nella più sicura base navale repubblicana, quel giorno: l'esplosione immediata e catastrofica dell'ammiraglia della flotta che, affondando, portò con sé 300 degli 850 uomini d'equipaggio. Rassegnate alla tragica perdita le autorità repubblicane non poterono far altro che recuperare il salvabile dando ordine di ripescare i cannoni da 305mm e 102mm dell'unità che furono riadattati per la difesa costiera nelle regioni dell'Andalusia, del Levante e della Catalogna. Tempo dopo, nel 1941, in una Spagna dal franchismo imperante e dall'economia piegata da anni di guerra civile, la Jaime I fu finalmente ripescata e smantellata.
Note
1. Immediatamente l'affondamento venne attribuito ad uno dei Goudou-Leseurre 32 dell'aviazione repubblicana levatisi in volo per colpire la formazione nemica il quale rivendicò una bomba messa a segno sul ponte dell'España e "seguita subito dopo dall'esplosione della nave". Questa tesi, assieme a quelle di un sommergibile classe "C" repubblicano o di un fantomatico cacciatorpediniere inglese sono da ritenere poco verosimili ed infondate dato il modesto potenziale degli ordigni utilizzati a Santander dall'aviazione repubblicana e dall'assenza di un riscontro ufficiale per quanto riguarda le ultime due ipotesi. [
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Immagini
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Sezione della torre per pezzi da 305mm della classe España |
Vista in sezione dello scafo ed in pianta della coperta e del ponte corazzato |
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Sezione delle torri corazzate per i pezzi dal 102mm |
L'incrociatore Almirante Cervera |
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La Jaime I alla fonda presso Cartagena prima della guerra civile |
Lo scafo dell'España al momento del varo, il 5 febbraio 1912 |
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Due dei pezzi da 305mm recuperati dal relitto della Jaime I, montati singolarmente, pronti per essere montati in postazioni costiere |
Lo scafo della Jaime I, ultimata l'armatura, pronto per il varo |
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Le corazzate Jaime I ed España (ex Alfonso XIII) viste di fianco |
L'España, stroncata da una devastante esplosione, affonda inesorabilmente |
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