Tra i nomi dei grandi capi francesi aureolati dalla vittoria della Grande Guerra tramandatici dalla storia: Ferdinand Foch, Philippe Pétain, Cesar-Joseph-Jacques Joffre, Edouard de Curiéres de Castelnau, Louis Félix Marie François Franchet d'Esperey, Charles Mangin non figura il generale Jean Baptiste Eugène Estienne.
Nato nel 1860 a Condé-en-Barrois, un villaggio del dipartimento della Mosa di cui il padre era sindaco, a dieci anni assiste alla
débâcle dell'esercito di Napoleone Terzo e all'occupazione prussiana. Indimenticabile è il ricordo di ufficiali prussiani che, occupanti della sua casa, siedono a pranzo con la sua famiglia.
58 anni dopo scriverà: "
Me voici installé a Metz dans l'appartement de Hauptmann Béchaux (de l'artillerie) tué". Come tutta la sua generazione cresce nel mito della
revanche, avendo nel cuore le parole di Clemenceau: "Pensarci sempre, non parlarne mai".
A vent'anni entrò all'Ecole Polytechnique, la mitica X fucina dell'élite militare, classificandosi quinto all'esame di ammissione. Dotato di una cultura superiore a quella della maggioranza dei suoi camerati, spirito ribelle, insofferente della vacuità di alcuni insegnanti, in questo ricorda de Gaulle, ne uscì a 23 con una mediocre classifica, 135° nella graduatoria, con il riduttivo giudizio di: "
peut faire un officier".
Piccolo di statura, tarchiato, baffuto come tutti gli ufficiali dell'epoca, viso tondo, aspetto rozzo e gioviale, siamo lontani dalla bellezza di Pétain,
tombeur de femmes o dai tratti aristocratici di Foch, ha una passione per la matematica, i classici e i filosofi greci che lo accompagnerà per tutta la vita. Si tratta di un ufficiale
technicien in un'epoca di aspiranti grandi condottieri per i quali le guerre napoleoniche erano l'unica fonte battesimale.
Lo storico francese March Bloch commentava: "Ho sfogliato a suo tempo le famose conferenze tenute da Foch, se la memoria non m'inganna, verso il 1910. Raramente una lettura mi ha così sgomentato. E' innegabile che vi si trova una splendida analisi della battaglia napoleonica, la quale, però, è indicata come esempio, senza la minima preoccupazione per il mutamento dei tempi. Non credo che sia impossibile trovare qua e là osservazioni, fatte per inciso, sulle differenze dell'armamento o della preparazione del terreno; ma bastava? Prima di qualsiasi decisione sarebbe stato necessario ammonire il lettore, dirgli: - Sta attento: le battaglie che ci accingiamo a raccontarti avvenivano in paesi in cui le strade erano molto più rare di oggi e i trasporti procedevano con una lentezza quasi medievale. I combattimenti si sono svolti tra eserciti che avevano una potenza di fuoco infima rispetto alla nostra e che potevano considerare la baionetta come regina delle battaglie perché la mitragliatrice e il filo spinato non erano stati ancora inventati. Se malgrado tutto credi che si possa ricavare qualche ammaestramento dalla loro storia, non devi mai dimenticare che, là dove questi elementi nuovi siano stati chiamati a operare, la vecchia esperienza che non li comportava affatto perde qualsiasi valore -".
Assegnato all'école d'Application de l'Artillerie di Fontainebleau, dopo un anno nominato
lieutenant, è in forza al 25° reggimento di artiglieria a Vannes. Dal contatto con le reclute, matura nuove concezioni sull'addestramento che esprime in "Instruction et education", un lavoro in cui riversa le sue esperienze e che lo mette in luce negli ambienti militari.
Capitano nel 1891, è assegnato all'Atelier de Fabrication di Bourges come capo del Service de la Précision. E' un ufficiale che non naufraga nella monotona vita di guarnigione; uomo di vasti interessi, matematico di valore si mette in luce con una serie di strumenti per il perfezionamento delle bocche da fuoco, un goniometro a puntamento, un collimatore, il telemetro fonetico e con studi sull'organizzazione del tiro e sul tiro indiretto, sussidiati da trattati scientifici che apportano all'Arma grandi miglioramenti. Per la prestigiosa Revue d'Artillerie scrive numerosi articoli tra cui "Le nombre et la valeur dans le combats modernes" e "Les erreurs d'observation", opera letta davanti all'Académie des Sciences, raccolti poi in un volume "Loisirs d'artilleur" pubblicato sulla stessa rivista.
Le sue capacità vengono riconosciute dal ministro della Guerra con numerosi encomi solenni. Successivamente a Nizza assunse il comando di una batteria da montagna. Promosso maggiore nel 1902, diresse un reparto della Sezione Tecnica di Artiglieria di Parigi, poi, comandante di un battaglione di fanteria a Nizza, studiò un nuovo metodo di fuoco per la fanteria che definì
le tir en marchant. Passò poi al comando di un gruppo di batterie nella stessa città e nel 1907 assunse il comando del Centre d'Instruction d'Artillerie di Grenoble.
Nel 1909 il generale Brun, ministro della Guerra, decise di dotare l'Armée di un servizio aereo affidandolo all'artiglieria. Circondato da un solido prestigio per i suoi studi tecnici, dotato di grande forza caratteriale, organizzatore con una mentalità menageriale inusitata negli ambienti militari dell'epoca, è nominato direttore dell'établissement d'Aviation Militaire di Vincennes. Creò il servizio circondandosi di giovani ufficiali, tra cui i capitani d'artiglieria Ferber e Lucas-Gerarville, pionieri del volo. Le difficoltà sono enormi, tutto va organizzato dal niente, impianti, scuole di volo, strutture. La morte in un incidente aereo di Ferber fu un durissimo colpo per le aspirazioni dell'Arma, ma Estienne continua nel suo lavoro. Organizzò un Centre de Construction a Vincennes, sostiene fermamente che piloti e artiglieri devono lavorare a stretto contatto allo scopo di creare l'indispensabile affiatamento, forma un nucleo di piloti per l'artiglieria, contattando membri del parlamento ed esponenti del mondo industriale, anche alla luce dell'interesse creato dalla traversata aerea della Manica da parte di Bleriot avvenuta nel 1910.
Wellington sosteneva: "Ho passato tutta la mia vita a cercare di indovinare quel che c'era dall'altra parte della collina", finalmente "l'altra parte della collina" diventava visibile. Il successivo 15 gennaio il ministero decreta una organizzazione provvisoria del servizio aeronautico, sotto la direzione di Estienne, nel frattempo promosso colonnello, il Service Spécial Commandant Estienne, collegato alla Direction d'Artillerie di Vincennes con personale tecnico e amministrativo dell'Arma. Il primo gruppo di allievi piloti, che ottiene il brevetto presso l'Aéroclub de France, proveniva da tutte le armi: sette dall'artiglieria, tre dalla fanteria, due dalla fanteria coloniale, due dai cacciatori a piedi, quattro dalla cavalleria e tre dalla marina militare. Subito avvampa la lotta per l'arma della terza dimensione.
Il Genio passa alla controffensiva. Il generale Roques, direttore dell'Arma, che in precedenza aveva declinato la richiesta di creare il servizio aeronautico, invia ufficiali aspiranti piloti presso i costruttori Farman e Bleriot, sensibilizza la stampa, preme sul ministero. Estienne risponde organizzando il nove giugno un volo di due ore e mezzo da Mourmelon e Maison-Blanche, nel corso del quale vengono scattate fotografie, subito pubblicizzate. Il clamore è grande ma due giorni prima il ministro della Guerra, che pure proveniva dall'artiglieria, aveva firmato un provvedimento col quale l'organizzazione aeronautica passava al Genio. Lo scontro Estienne-Roques è accanito, Il Senato dirime la
querelle fra le due armi, oppone un netto rifiuto alle specializzazioni pronunciandosi per la riunione di tutti i servizi aerei, il 31 dicembre 1909 si ha il primo stanziamento a favore dell'Aviation Militaire affidata all'Arma del Genio. La partita è perduta, il 20 novembre 1910 si crea l'Inspection Permanente de l'Aéronautique. Estienne, alla cui esperienza non si può rinunciare, ne entra a far parte, organizza l'addestramento tra aviatori e artiglieri per la direzione e il controllo del fuoco d'artiglieria, insiste perché vivano a stretto contatto, disegna piccole frecce che nel corso dei combattimenti dovevano essere lanciate dagli aerei contro le truppe allo scoperto e, successivamente, dei piccoli proiettili esplosivi.
Espone le sue idee in un lavoro "L'aéroplane, il de l'artillerie" scritto nel 1912, nel quale profeticamente invocava: "
Des yeux! Des yeux d'aigle! Il nous en faut à tout prix et nous les réclamons à grands cris, pareils au géant Polyphème, formidable, mais aveugle [
]
Depuis qu'il y a des canons et qu'on les perfectionne, nul progrès technique n'est comparable à celui que réalisera l'artillerie en faisant entrer l'aéroplane dans son armement normal. Nous pouvons et nous devons prendre cette initiative demain". Ma per le sue idee e il suo spessore culturale è troppo ingombrante e il primo ottobre 1912 viene allontanato con la nomina a comandante del 3° Groupe d'Aéronautique di Lione.
Il sogno di una specialità aviatoria per l'artiglieria non si realizzerà. Si dovrà arrivare al secondo conflitto mondiale perché appaia l'aviazione leggera per il controllo del tiro d'artiglieria. I paesi tecnologicamente più avanzati Germania e Stati Uniti d'America mettono in campo il Fiesler-Storch e il Piper-Cup.
Va osservato che la lotta per il controllo dell'aeronautica avvampò nel secolo scorso tra le forze armate di tutti i paesi e si risolse con soluzioni estremamente diverse. In Francia si trascinerà nel tempo, senza esclusione di colpi, fino alla metà degli anni Trenta.
Scetticismo e inerzia non diedero spazio alle geniali intuizioni di Estienne che rientrò alla sua arma nel 1913.
Nello stesso anno è richiamato a Parigi dal generale Bernard, ispettore dell'Aeronautica e torna nuovamente a Vincennes per continuare i suoi studi. Con alcuni collaboratori costruì un aereo con ali ripiegabili trasportabile con un rimorchio. Insiste nella sua visione di un'aviazione per l'artiglieria proponendo due aerei per ogni reggimento. Sono idee considerate troppo audaci e non hanno seguito.
Allo scoppio della guerra è comandante del 22° reggimento di artiglieria della sesta divisione comandata dallo sconosciuto generale Pétain. Partecipa alla battaglia di Charleroi, all'affannosa ritirata dal Belgio e alla battaglia della Marna, assumendo il comando dell'artiglieria della divisione. Ha a disposizione due aerei da esplorazione, dei quali si serve per organizzare il fuoco, che lo seguiranno nella lunga ritirata che da Charleroi lo porterà sulla Senna. Combatte nel carnaio di Verdun, agli ordini di Pétain, in qualità di comandante interinale dell'artiglieria del 3° corpo d'armata, riceve due citazioni "
all'ordre de l'Armée" per la battaglia di Charleroi dell'ottobre 1915 e per i combattimenti a Verdun.
Il 25 agosto, rivolto ai suoi ufficiali sostiene: "La vittoria in questa guerra apparterrà a quello dei due belligeranti che riuscirà per primo a sistemare un cannone da 75 su una vettura capace di muoversi su qualsiasi terreno". Afferra subito il problema tattico con il fronte ormai murato, ossificato, che andava proponendosi: il superamento di un complesso fortificato, difeso dalle mitragliatrici e protetto dal filo spinato, da parte di fanti che avanzavano alla velocità di 2 chilometri all'ora sotto il fuoco di armi automatiche con una cadenza di tiro di circa 400 colpi al minuto. Il generale Filippo Stefani, autore di una pregevole "La storia della dottrina e degli ordinamenti dell'esercito italiano", scrisse che la mitragliatrice uccise più soldati di qualsiasi altra arma.
Il primo dicembre 1915 dal suo posto comando di Méricourt-sur-Somme, saltando la catena gerarchica, cosa che non gli procura simpatie, s'indirizza direttamente a Joffre, comandante supremo dell'Armée, come lui allievo del Polytechnique: "Ho l'onore [
] di richiamare la vostra alta attenzione sull'impiego di corazzamenti mobili per assicurare direttamente la progressione della fanteria. Nel corso degli ultimi attacchi il valore incomparabile di questi procedimenti si è imposto al mio spirito con una forza crescente e dopo una nuova e severa analisi delle condizioni tecniche e tattiche del problema, credo possibile la "
réalisation de véhicules, à traction mécanique [
]
permettant de transporter à travers tout les obstacles, et sous le feu, à une vitesse supérieure à 6 km/heure, de l'infanterie avec armes et bagages et du canon, le tout abrité par un blindage". Joffre, e questo va a suo onore, afferra subito il progetto per il quale Estienne, é un
technicien con una formazione matematica, gli specifica il costo (6 milioni) e il tempo, (6 mesi) necessari.
Reduce da passate esperienze, conoscitore degli ambienti burocratico-militari, insiste perché non venga nominata una commissione per la valutazione del progetto.
Sulle commissioni è interessante riportare il giudizio dell'ammiraglio Alfred von Tirpitz, fondatore della Kaiserliche Marine, raccolto da Epicarmo Corbino nella sua opera "La battaglia dello Jutland vista da un economista". "Quando si tratta di compiti che domandano dei risultati positivi, io non ho mai visto delle commissioni fare opera utile. Esse fanno piuttosto opera di critica. Con esse le responsabilità si evaporano, esse misconoscono la distanza enorme che separa l'idea dalla realizzazione".
Dodici giorni dopo il colonnello è al cospetto del generalissimo e in un lungo colloquio illustra le caratteristiche del mezzo: Peso 12 tonnellate, lunghezza m. 4, larghezza m. 2,60, altezza m. 1,60, motore 80 cavalli, velocità 9 km/h., equipaggio 4 uomini, armamento un cannone da 37 e due mitragliatrici. Va notato che equipaggio e armamento saranno quelli dei carri medi del secondo conflitto.
Joffre si muove con rapidità, ordina al comandante della sesta divisione di concedere a Estienne tutti i permessi necessari per lo studio del progetto. Il 20 dicembre Estienne ha un abboccamento a Boulogne con Louis Renault, uno dei fondatori dell'industria automobilistica in Francia, ma gli impianti sono impegnati al massimo per la produzione di guerra e non possono far fronte alle ordinazioni. Si mette allora in contatto con l'ingegnere Eugène Brillié della Schneider-Creusot che si dichiara invece subito disponibile e, forte di questa disponibilità, espone nuovamente il suo progetto al quartiere generale. Il comandante in capo, ricevuto il rapporto di Estienne, dopo averlo sottoposto all'esame di ufficiali superiori, ordinò il 26 febbraio successivo la messa in esecuzione del progetto, radicalmente modificato per l'impossibilità tecnica di trasportare fanteria e aprire il fuoco con le armi di bordo.
Il principio in sé non era sbagliato, ma la fattibilità della soluzione va confrontata con i limiti delle risorse tecnolociche dell'epoca. Si dovrà arrivare al periodo successivo alla seconda guerra mondiale per il VCC, veicolo corazzato da combattimento.
Si procede quindi all'acquisto di 15 Holt, trattori americani per uso agricolo, rapidamente modificati per le esigenze belliche. Vale la pena di notare che sia il trattore cingolato che il filo spinato sono stati ideati dagli americani per le necessità dell'agricoltura.
Il 7 gennaio 1916 Joffre scrive al sottosegretario alla Guerra avanzando una formale richiesta per una commessa di 3/400 carri da produrre in 6/7 mesi, raccomandando il più assoluto segreto e dispone che le commesse vengano assegnate dal Sous-Secrétariat de l'Artillerie. Il 14, unitamente a de Castelnau, suo braccio destro, riceve nuovamente Estienne che sostiene l'urgenza della sua proposta. Iniziano da parte della Direction des Services Automobiles le grandi manovre per escludere lo sconosciuto colonnello dal progetto e si avanzano una lunghissima serie di richieste di miglioramenti che portano al rallentamento della produzione. Estienne avvampa di sdegno, il 22 febbraio protesta vivacemente al quartier generale, il 6 marzo Joffre, facendo sue le rimostranze, scrive al Sous-Secrétariat de l'Artillerie osservando che:"
Le service automobile ignore toujours l'inventeur", agiva come "
si la conception du tracteur résultant de ses propres services" e intima di convocare Estienne per la partecipazione agli studi in corso. Dieci giorni dopo Estienne è invitato a presentarsi a Vincennes.
Finalmente 200 carri medi con un cannone da 75 e 2 mitragliatrici vengono messi in produzione. A fine giugno va in Inghilterra e visita il campo di Lincoln a 180 chilometri a nord di Londra per esaminare i carri che si stanno costruendo. L'accoglienza è estremamente cordiale, nel suo rapporto verbale a Joffre parla di un'organizzazione perfetta. Il carro medio Mark V Star è lungo 9,91 metri, largo 3,95 e pesa 32 tonnellate. Ha tutti i difetti dei carri dell'epoca, tra cui una pessima ventilazione a bordo. Segno dei rapporti esistenti fra i due alleati, è il fatto che fino al 25 giugno gli studi sui carri procedevano nel più assoluto reciproco segreto.
Il 15 settembre 1916, per la prima volta nella storia, un autoveicolo corazzato e cingolato scende in campo. Davanti a Flers nelle Somme 49 mezzi del Royal Tank Corps superano la linea tedesca ma si arenano dopo poco. Difetti meccanici, mancanza di affiatamento con la fanteria, fortissima resistenza tedesca fanno abortire la sorpresa.
Di ritorno dall'Inghilterra incontra, negli uffici del Sottosegretariato, Louis Renault che gli propone un carro leggero da affiancare ai pesanti. Ha conseguito il 16 agosto la promozione a generale di brigata e il suo prestigio è aumentato. Il 30 settembre è finalmente nominato comandante dell' Artillerie d'Assaut, (A.S.) sotto il comando del generale in capo. Assegnato al quartiere generale, ben valutato dal sottosegretario di Stato e dalla Commission Consultative "
des chars d'assaut", gli vengono conferiti pieni e dettagliati poteri. Il piccolo colonnello è instancabile, presenta un progetto per l'organizzazione dei quadri e per il loro addestramento, organizza le procedure tattiche per l'addestramento dei carri armati, del personale, dei reparti, dei relativi campi e studia le regole di impiego di una specialità nella quale, come per l'aeronautica, tutto è nuovo. Va inoltre tenuto al corrente dello sviluppo e delle caratteristiche della produzione, il tutto in stretto contatto con il Service Automobile, del quale è stato messo a disposizione, uscito sconfitto dalla guerra interna.
Si getta nell'opera immane con la tenacia che lo caratterizza, crea due campi di addestramento a Marly e a Cercottes, si sceglie ufficiali che, come i soldati, provengono in forza dalla cavalleria. Si tratta di cavalieri che non hanno una esatta collocazione, l'arma ha dimostrato l'impossibilità di sopravvivere sul campo di battaglia e i migliori si arruolano nell'Artillerie d'Assaut e nell'aeronautica.
Finalmente a novembre arrivano i primi carri Schneider. Ma il Service gli sferra ancora un colpo basso. A sua insaputa nel mese di luglio viene ordinata una commessa di 400 carri al complesso industriale di Saint-Chamond. Il mezzo pesante 20 tonnellate è un prodotto della Compagnie des Forges et Aciéres de la Marine et d'Omecourt (Saint Chamond) e nasce dalla gelosia del Service, dalla rivalità tra le industrie meccaniche, dalla concorrenza con la Schneider. Il carro, privo di torretta, più mediocre dello Schneider, aveva un cannone da 75 nella parte frontale e quattro mitragliatrici, gravi difetti meccanici alla propulsione, cingoli stretti che lo metteva in difficoltà su terreno molle anche per il peso eccessivo, 23 tonnellate a fronte delle 13,5 dello Schneider.
Estienne restituisce la botta rifiutando, dopo aver accettato i primi 150 esemplari nel febbraio 1917, i successivi. Occorrerà più di un anno perché l'ordinazione venga portata a termine. Lo storico Macksey definisce un fallimento i due carri, ma tutti i carri dell'epoca erano afflitti da continui e numerosi guasti meccanici, tanto che, anche se le capacità di guida dei carristi erano grandemente migliorate, un carro in grado di percorrere 30 km. senza noie meccaniche era fuori della norma.
Va però osservato che il nuovo sistema d'arma, per il quale esisteva una preconcetta ostilità, non aveva precedenti, i tecnici partivano dallo zero assoluto. La produzione di un carro armato incontrava notevolissime difficoltà per i complessi industriali francesi, carenti di mano d'opera e di materie prime, oberati da continue, disperate richieste di armamenti e munizioni che si consumavano a un ritmo imprevedibile.
Estienne, a cui va il merito in piena guerra di concepire, creare, realizzare e portare vittoriosamente al fuoco la nuova arma, riconosce la necessità di carri pesanti per lo sfruttamento della rottura del fronte ma, rendendosi conto delle difficoltà tecniche e dei tempi necessari per la loro produzione ripiega sul carro leggero dai tempi di produzione più rapidi e dalle difficoltà tecniche più superabili.
In collaborazione con i tecnici della Renault, porta a termine i piani di un carro leggero, potenziato da una torretta sopraelevata girevole. Il 27 novembre scrive al generalissimo indicando le caratteristiche del nuovo carro e aggiunge che la messa a punto di "
cuirassés terrestres colossaux" è ancora in corso di studi, mentre la società Renault ha pronto il progetto.
Nasce lo "Char d'assaut Renault F.T.17", carro di accompagnamento della fanteria che si affermerà negli ultimi mesi di guerra. Caratterizzato da una coda amovibile e dalla torretta rotante per 360 gradi, straordinariamente maneggevole nei confronti dei carri contemporanei, pesante 6,5 tonnellate con una velocità di 7,8 km/h. e un raggio d'azione di 40/50 chilometri era armato di una mitragliatrice Hotchkiss da 8 mm. nella versione principale o da un cannone semiautomatico dell'arsenale di Pouteaux da 37 mm. L'equipaggio era composto da due uomini. Sul significato della sigla F.T. i pareri sono discordi. Per alcuni esperti (si ritengono tutti depositari della verità) non aveva un significato particolare, per altri significava "
Fabrication terminé" o "
Faible Tonnage".
Considerato il miglior carro della Grande Guerrra e dei successivi anni venti, è l'antenato di tutti i carri moderni ed ebbe un grande successo di esportazione. Fu venduto al Belgio, al Giappone, all'Olanda, alla Jugoslavia, alla Polonia, alla Svizzera, al Brasile, alla Cina e alla Spagna. Gli Stati Uniti d'America nel 1918 col modello Six-Ton, l'Unione Sovietica nel 1920 col modello KS Krasno-Sormonovo e l'Italia nel 1921 col modello Fiat 3000 lo adottarono con leggere modifiche.
All'inizio del 1917 nelle officine Renault i primi carri sono portati a termine ma la guerra interna non è finita, quando è presentato il nove aprile il prototipo a Champlieu per le prime prove, il ministero degli Armamenti esprime rimostranze perché non è stato consultato e muove aspre osservazioni per le piccole modifiche che si apportano senza autorizzazioni. Si impone la trasformazione della torretta cilindrica in poligonale e, finalmente, la Commission lo adotta con 7 voti contro 3.
La produzione, aumentata a 1000 unità, con la Renault capocommessa, è affidata anche alle società Berliet, Schneider e Delaunay-Belleville per una maggiore rapidità, ma sorgeranno numerose difficoltà perché non ci si attiene ai piani della Renault. Gli inizi sono difficili, la tattica di impiego non è ancora maturata, si scrive che scopo del carro è permettere l'avanzamento della fanteria ma si aggiunge: "
L'une des armes (chars et infanterie) n'attend l'autre qui si elle ne peut plus avancer par ses propres moyens".
Il siluramento di Joffre, del quale godeva la massima fiducia, é un colpo durissimo per il nostro generale che continua la sua battaglia.
Nivelle, astro nascente, ultimo corifeo dell'offensiva ad oltranza, l'uomo che la Francia vuole, l'uomo che le dà speranza di una decisiva vittoria, non è un fautore del nuovo mezzo. E' sicuro di avere la soluzione al problema tattico e affetta grande sicurezza: "
Nous romprons le front allemand quand nous voudrons". Chiede che la produzione dei mezzi corazzati venga sospesa per dare la precedenza a 350 trattori per il traino di pezzi dell'artiglieria pesante. L'offensiva tra Soisson e Reims, iniziata tra grandi attese il 16 aprile da due armate, naufraga in un mare di sangue, il fronte non si muove di un metro.
Intanto Churchill, ardente fautore dei carri armati, offre al governo francese 200 tanks Mark V e Pétain suggerisce uno scambio con i Renault. La richiesta di Estienne per carri più pesanti viene però rifiutata e saranno un centinaio di Mark V a rinforzare i corazzati francesi.
Estienne con un ordine di servizio datato primo gennaio 1917 organizza la nuova specialità. Fissa la divisa, sostituendo il cappotto con una giacca di cuoio e il berretto con un basco. L'insegna è un elmo da antico cavaliere posato su due cannoni incrociati, una pistola e un pugnale costituiscono l'armamento individuale. Tramontata la stella di Nivelle, sale alla ribalta Pétain, il pessimista, l'uomo che ad appena tre mesi dallo scoppio delle ostilità, afferrato lucidamente la natura della nuova guerra, diversa da tutte quelle che l'avevano preceduta, scriveva: "Lo sfondamento non è lo scopo ma il mezzo per arrivare a una battaglia in campo aperto [
] Per arrivare a questo occorrono effettivi, cannoni, munizioni, mezzi ed esplosivi in quantità più grandi del nemico. Lo sforzo da fare è immenso, la spesa colossale: non dobbiamo temere di guardare in faccia le difficoltà".
Il 16 aprile 1917 i corazzati francesi vanno all'attacco. Ottanta carri Schneider avanzano, agli ordini del
commandant Louis Bossut, in direzione di Prouvais tra la Miette e l'Aisne. Il carro chiamato "Carro Schneider" o "Carro C.A." era un grosso cassone rettangolare, privo di torretta, montato su un trattore Holt, con una velocità su strada di circa otto chilometri; per i numerosi difetti non sopravviverà alla fine del conflitto unitamente al Saint Chamond. Oltre al cannone da 75 mm. sul lato destro, con una scorta di 90 proiettili, era potenziato da due mitragliatrici Hotchkiss. L'equipaggio era composto dal comandante, il conducente e cinque serventi. Avendo i serbatoi di benzina sistemati al centro si incendiava con facilità. Tra i molti difetti, del resto comuni ai cari dell'epoca, vi era la pessima ventilazione, la scarsa visibilità, i cingoli di insufficiente larghezza, la fragilità della corazza verticale.
L'attacco è prematuro, ma la disperazione dei comandi, le attese del governo, la pressione dell'opinione pubblica, lo sconforto sempre più evidente del paese ne impone la necessità. Dopo una breve avanzata i carri si arenano, Bossut resta sul campo con 24 carristi, 71 sono i feriti e 33 i dispersi. Lo sconforto è generale, le spropositate speranze si trasformano in un assoluto pessimismo. Si dovrà arrivare al 24 ottobre perché l'Artillerie d'Assaut scenda nuovamente in campo a Malmaison, permettendo alla fanteria di avanzare per circa 3 chilometri.
Intanto il 13 novembre Clemenceau ha assunto la presidenza del consiglio dei ministri e il ministero della Guerra. Uomo di fortissimo carattere si era battuto sul quotidiano L'Aurore per la revisione del processo al capitano Dreyfus. Irriducibile anticlericale ma capace di dire "Me ne fotto" a Foch, che gli dichiarava di avere un fratello gesuita, gravissima pecca nella Francia della
belle epoque. Capo carismatico, nazionalista intransigente, da sempre fautore di una politica forte nei confronti del vicino d'oltre Reno, alla Camera proclama: "Mi chiedete quale sarà la mia politica? La guerra! La politica interna? La guerra! La politica estera? La guerra! In ogni momento, ad ogni livello, io farò solo ed esclusivamente la guerra!".
C'è un sottile filo che unisce gli uomini forti. Winston Churchill il 13 maggio 1940 dopo aver assunto la carica di primo ministro, mentre si profila Dunkerque, sosterrà: "Voi domandate: quale è il nostro obiettivo? Io posso rispondere con una parola: la vittoria, la vittoria a qualsiasi prezzo, la vittoria malgrado il terrore, la vittoria quale siano le difficoltà da affrontare [
] perché senza la vittoria non vi è sopravvivenza".
Manifesta grande stima per Estienne, "
savant soldat". L'otto gennaio 1918 crea una Sous Direction de l'Artillerie d'Assaut e stabilisce che nella sua qualità di ministro della Guerra avrà: "
seul autorité pour tout ce qui regarde les chars d'assaut", ponendo fine alle intromissioni del ministro degli Armamenti. Fissa a 4000 la commessa dei mezzi di cui 2000 armati con mitragliatrici, 1800 con cannone, e 200 con sistemi radio. Ma in pratica il 12 marzo l'Armée ha ricevuto 182 carri. Anche la proposta di costruire autocarri per il trasporto su strada dei corazzati non ha sviluppo.
A precise domande di Clemenceau, Estienne il 19 gennaio si schiera per un "
char de rupture", destinato ad attacchi in profondità, precisando d'accordo con Pétain che per aprile ne occorrono 500. Il successivo 21 febbraio il presidente del consiglio ordina la produzione di 300 carri pesanti. Nasce il gigantesco 2C da 70 tonnellate con un cannone da 75 Mle 97 e quattro mitragliatrici. A fine guerra ne sono stati costruiti 3 che non partecipano ai combattimenti. Di forma romboidale sono armati di un cannone da 75 e hanno un equipaggio di ben 13 uomini. Il 2C sarà uno dei carri più pesanti costruiti, i tre esemplari verranno, nel secondo conflitto mondiale, distrutti dai panzer tedeschi prima di entrare in azione.
I carri disponibili, messi a disposizione del quartiere generale che li impiega in massa, fronteggiano, con pesanti perdite, le ultime grandi offensive germaniche in una situazione che si fa disperata sotto le potenti spallate dei
Sturmtruppen. I mezzi patiscono perdite pesanti, il 30% viene messo fuori combattimento. I carri leggeri Renault entrano in azione per la prima volta il 31 maggio 1918 a Chaudun. Respinte miracolosamente le offensive in un succedersi di combattimenti i carri alleati avanzano fino al giorno dell'armistizio mentre Estienne, decorato con la Grand Croix de la Légion d'Honneur nel mese di agosto: "Ha creato e organizzato malgrado difficoltà senza numero il meraviglioso strumento di combattimento dell'artiglieria d'assalto, ne ha fatto un'arma temibile la cui potenza è stata preziosa e che ha contribuito notevolmente per una larga parte al successo delle armi francesi nella seconda quindicina del luglio1918", prepara i piani per il 1919; come tutti era sicuro che la guerra si sarebbe trascinata nell'anno a venire.
La fine del 1918 gli porta la promozione a generale di divisione.
All'armistizio l'Armée schiera una formidabile arma corazzata: 3000 carri Renault F.T., 200 carri Schneider e Saint-Chamond, 100 Mark V di produzione inglese. Meritate sono le parole di Pétain: "
Vous avez bien merité de la Patrie".
Per l'Armée i tempi si fanno tristi. La Francia è uscita prostrata dalla guerra, la pace non apporta i benefici che il Paese pensava di essersi guadagnato, in un clima di riduzione delle forze e delle spese, una grave crisi morale si abbatte sull'esercito. La "mission", la riconquista dell'Alsazia e della Lorena è stata portata a termine a un prezzo che molti ritengono eccessivo, l'aumento del costo della vita porta ufficiali e sottufficiali a dibattersi tra ristrettezze economiche; molti, come sempre i migliori, abbandonano l'esercito. Tornano alla mente le parole di de Vigny: "Questa schiatta di uomini sempre dispregiata od onorata oltre misura, a seconda che le nazioni la trovino inutile o necessaria".
Estienne continua imperterrito nella sua strada. All'inizio del 1919 lucidamente afferma: "Bisogna abbandonare alle difese controcarro e agli ostacoli naturali e artificiali certe parti del fronte e concentrare, al contrario, sui punti ove si desidera un'azione profonda, tutti i carri da combattimento e tutti gli altri mezzi". Sembra l'anticipazione della battaglia di Sedan del 1940.
All'atto dello scioglimento del comando supremo, i comandanti superiori sono invitati a rimettere un memoriale per consacrare le esperienze della guerra. Il 25 maggio 1919 Estienne lucidamente sostiene, nella "
Memoire sur les missions des chars blindés en campagne", la creazione della
division cuirassé, con una propria direzione e un settore tecnico, nella quale raggruppare carri armati, autoblindo, semoventi di artiglieria e fanteria autoportata con i relativi servizi, aeronautica e altri mezzi necessari alla sua missione, formando un'arma autonoma. Le conclusioni sono chiare: "
L'Artillerie d'Assaut ou Arme blindée doit constituer une arme autonome ayant au Ministère de la Guerre une direction indépendante assistée d'une section technique. En aucun cas il ne faut songer à rattacher cette direction ni à l'Artillerie dont les procédés de combat sont totalement différents, nì à l'Infanterie qu'il ne convient pas d'alourdir par des préoccupations techniques".
La risposta del ministero consiste nella nomina a governatore di Nizza. Il grado di generale di corpo d'armata resterà un miraggio. Verrà in seguito richiamato e nominato Inspecteur Général de l'Artillerie d'Assaut e Directeur des études Techniques. La sua filosofia può essere riassunta nella definizione che dà del suo lavoro: "
Un bon bureau d'études doit toujours être en avance d'une idée ou du moins sur sa réalisation possible et faire acte d'imagination pour concevoir ce qui ne peut pas encore exister mais qui pourrait exister dans l'avenir. Les idées mûrissent ainsi lentement et naturellement, on découvre peu à peu ce qui sera réalisable et les conditions dans lesquelles ce pourrait être, on s'efforce de réaliser ses conditions et on a de la chance de les réaliser le premier".
Nel 1920 Estienne è sconfitto, le sue teorie vengono liquidate. Il 13 maggio la nuova arma viene assegnata alla prima Direction (Infanterie), applicando l'assioma "se combatte con la fanteria ne deve far parte". Il carro armato viene etichettato come ausiliario della regina delle battaglie. Quando si scrive che alla fanteria sarà affidato il personale, l'istruzione, l'organizzazione e la mobilitazione e all'artiglieria i materiali, il pateracchio è completo, si firma una cambiale che verrà all'incasso vent'anni dopo.
Estienne irriducibile continua nella sua battaglia. Lotta col ministero, lamenta che il ritorno degli ufficiali carristi alla loro arma di origine pone difficoltà per l'inquadramento delle reclute, ricorda che l'aeronautica ha avuto una Direction autonoma ma l'opposizione dell'establishment militare è compatta, i grandi cacicchi vincitori della Grande Guerra, non muovono un dito. Il 12 luglio ufficialmente l'Artillerie d'Assaut, arma autonoma, scompare. Estienne non riuscì a fare accettare i suoi principi alle alte gerarchie militari, radicalmente convinte che la vittoria era stata guadagnata con una superiore capacità tattica, che aveva portato al crollo dell'esercito tedesco. Sfuggiva loro che si era svolta una guerra ossidionale, nella quale per la prima volta l'assedio non era stato posto a una città o a un campo trincerato ma a un'intera nazione, causandone lo strangolamento economico. Il carro armato, questo nuovo strumento che sconvolgerà tutti i principi dell'arte bellica, è solo visto come un'arma ausiliaria della fanteria. A giudizio di chi scrive pesava sulla nuova arma l'essere nata per la soluzione del problema tattico sorto nella Grande Guerra, non era un'arma da aggiungere alla panoplia delle armi esistenti. Il conservatorismo della vittoria e la rigidità della dottrina determinarono l'incapacità dello stato maggiore di afferrare le trasformazioni della guerra moderna, la rivoluzione dottrinale e strategica che le nuove armi, carro armato e aereo, determinavano. In tutta la dottrina maturata nel dopoguerra, diametralmente opposta a quella con la quale nel 1914 l'Armée aveva iniziato le ostilità, riecheggiavano le esperienze del passato conflitto, sempre vive nell'ufficialità francese che si preparava alla guerra futura studiando quella passata.
Il capo dell'Artillerie d'Assaut non si arrende. Continua caparbiamente a battersi per le sue idee, uscendo dal chiuso ambiente militare. Il 5 febbraio 1920 al
Conservatoire national des arts et métier davanti ad un uditorio di militari e borghesi, che nel gergo militare venivano chiamati "
pékins", espose le sue idee, rivoluzionarie per il periodo.
Memorabile resta la conferenza tenuta il 7 maggio 1921 a Bruxelles al cospetto del Re del Belgio della quale sembra opportuno riportare numerosi brani per la non facile reperibilità del testo che andrebbe esposto per intero. Dopo un breve excursus storico sulle origini del carro armato, citata l'artiglieria inglese che nel 1914 aveva a disposizione "
un certain nombre de tracteurs Holt", aggiunse che solo con la requisizione di materiale automobilistico in Tunisia fu reso disponibile un certo numero di trattori Baby-Holt che, in dotazione all'armata dei Vosgi dall'aprile 1915, svolsero un eccellente lavoro. Tracciò poi una breve storia dei carri in Francia, per i quali, a differenza di quelli inglesi che avevano assunto il nome di tank, si batté per "
[le] mot char, d'antique noblesse, par lequel nos pères ont toujours designé l'équipage de guerre des dieux e des héros, j'estime que le recours à un vocable étranger constitue une regrettable irrévérence à l'égard de notre langue, precieux conservatoire du génie de la race".
Valutava poi minutamente i vantaggi offerti dal cingolo sulla ruota, e affermava che:"
Avec le char apparaît une infanterie nouvelle, l'infanterie blindée, qui peut attaquer à son heure, par ses propres moyens, aborder l'ennemi, le rompre sans le secours de l'artillerie, comme le fasait l'ancienne reine des batailles". Aggiungeva che la nuova arma non aveva bisogno del supporto dell'artiglieria per continuare nella sua azione. Illustrò le azioni dei carri, Schneider, Saint-Chamond e Renault nelle battaglie difensive e offensive, citava la testimonianza del comando tedesco. Si proiettava nell'avvenire: "
L'apparition sur le champ de bataille de véhicules mécaniques à chenilles est un événement dont l'importance égale celui de l'invention de la poudre à canon. A mon avis, cette apparition bouleversera bientôt, dans leurs fondements séculaires, non seulement la tactique mais encore la stratégie et, par suite, l'organisation des armées, chose d'une extrême importance à la veille d'une refonte de nos institutions militaires". Per i fautori del cavallo una pugnalata al cuore: "
le cheval vient d'être frappé à mort per l'intervention de la chenille qui ouvre aux engins mécaniques l'accès des champs de bataille", aggiungendo che "
la disparition du cheval présentera quelque avantage; on nourrira à sa place des vache laitièrs
et des bufs comestibles", commento che non avrà aumentato la scarsa simpatia che aveva presso i cavalieri. Citando Liddell Hart si può dire che le sue parole avevano lo stesso effetto del sapore della carne di cavallo nelle caserme della cavalleria inglese.
Continuò tracciando un vivido quadro di quello che sarebbe stato il peso, l'incidenza dell'arma nel futuro. "
Réfléchissez, Messieurs, au formidable avantage stratégique et tactique que prendraient, sur les lourdes armées du plus récent passé, 100.000 hommes capables de couvrir 80 kilomètres en une nuit avec armes et bagages, dans une direction quelconque et à tout moment. Il suffira pour cela de 8000 camions ou tracteurs automobiles et de 4000 chars à chenilles, montés par une troupe de choc de 20.000 hommes. Pour la clarté de l'exposé, nous les appellerons encore fantassins, artilleurs, cavaliers, mais tout ces soldats ne costituent plus qu'une seule arme qui peut, c'est sa caractéristique essentielle, combattre de près, aborder l'ennemi et cela toujours par surprise. Ah! La surprise, Messieurs, on a essayé bien des priorités d'attaque depuis que les hommes se battent; je ne crains pas d'affirmer qu'après cette grande guerre, comme il y a 3000 ans, la surprise reste le plus formidable procédé connu et, à défaut de la rapidité des mouvements est le plus puissant moyen de surprise. [
]. Et, quelques jours plus tard, complétés en personnel, en chars, en munitions, en essence, nos 100.000 hommes se retrovent prêts à porter un nouveau coup a 100 kilomètres de là".
Terminava con parole destinate all'avvenire: "
Comme l'industriel, le soldat moderne doit toujours prévoir du nouveau, ne pas rester hypnotisé sur les enseignements de la dernière campagne, ce qui ne l'empêche pas de les méditer. De là mon anticipation: on peut la discuter, comme on discute une solution dans les jeux de guerre du temps de paix, mais je tiens a vous affirmer qu'elle est d'un homme convaincu, qui, en se laissant aller à la fantaisie dans un si grave sujet aurait cru manquer de respect à un auditoire d'élite".
In seguito sviluppò i suoi principi: "
La technique impose nettement une révolution dans l'organisation des armées. Des raisons de sentiment, de tradition pourront la retarder. Mais la technique istigatrice de tout progrès tactique ou stratègique a toujours le dernier mot. A l'exemple de la cavalerie qui a renoncé a charter, il faut que l'infanterie sacrifie un fleuron de son couronne en laissant à d'autres, au char, dans tout les cas, la mission de conquérir une position qu'elle occupera ensuite, non sans difficultés peut-être, mais sans hécatombe. L'artillerie d'assaut est, a mon avis, une arme indépendante sans la moindre analogie avec l'infanterie, don't elle diffère radicalement en paix aussi bien qu'en guerre, en station comme en marche, par son armement, par son procédés de combat e par son organisation qui nècessitera, à l'avenir, un puissant service de ravitaillement et d'entretien. J'ai souvent été frappé par l'étonnante affinité technique et morale de ces deux armes nouvelles -aviation-chars- qui se complètent admirablement. Leur collaboration apparaît dans la couverture des frontières, dans les reconnaissances, dans le raids et la poursuite [
] Pour résumer ces réflexions sur l'avenir des chars, soit dans la guerre, soit dans la paix, on nous permettra de citer Napléon, en ajoutant un seul mot au texte du Mémorial de Sainte-Hélène: L'artillerie d'assaut fait, aujourd'hui, la véritable destinée des armées et des peuples".
Ribadì questi concetti nel 1932 sulla Revue d'Infanterie sostenendo che, pur preparati ad azioni difensive, il loro ruolo essenziale, la ragione d'essere, restava l'azione in grandi masse in una offensiva disposta dal "
Commandant en chef".
Nel novembre 1922, per limiti d'età, passa nella riserva, ma conserverà la carica di Inspecteur fino all'inizio del 1923 e la Direction des études des Chars fino al 1926. Per la sua esperienza il ministero della Guerra gli affidò poi la supervisione della progettazione di nuovi modelli.
Nel 1925 fissa le caratteristiche del Char B 1 che sarà uno dei mezzi più validi dell'Armée. Alta mobilità e robusta corazzatura ne sono le caratteristiche base. Quattro uomini d'equipaggio, un cannone da 47 corto in torretta, un obice in casamatta e due mitragliatrici ne costituiscono l'armamento. Si dovrà aspettare fino al 1929 per vedere il primo prototipo. Raggiunti i limiti di età rimase in servizio alla testa della Section Technique d'Etudes des Chars de Bataille, a "
titre civil", per l'opposizione di Pétain che non voleva creare un precedente.
Il generale Estienne, tornato alla vita civile, non è uomo da vivere di ricordi. Si appassiona al problema dei trasporti nell'immenso Sahara. La sua attenzione è attratta da autovetture con cingoli ideate dall'ingegnere francese Kegresse, entra in contatto con gli industriali Hinstin e Citroën che le costruiscono. Il 17 dicembre 1922 una spedizione di cui fanno parte due suoi figli, ufficiali dell'Armée, con cinque vetture cingolate affronta il deserto da Touggourt a Bourem che raggiunge il primo gennaio. Il battage pubblicitario è grande, seguono numerosi altri viaggi ai quali partecipano i fratelli Estienne. Il generale, continuando a tenere la direzione della Section Technique d'Etudes des Chars de Bataille, studia una linea aerea sahariana da Béchar a Savé, è fondata la Compagnie Générale Transsaharienne, per la quale la Nieuport-Astra progetta un modello d'aereo. Ma la tragedia si abbatte su di lui. Il figlio René viene ucciso il 18 maggio 1927 nel corso di un'esplorazione in Marocco, una delle nuore e una nipotina muoiono in un disastro ferroviario nel 1933.
L'anno successivo è decorato con la Grand Croix de la Légion d'Honneur per la:"
Large culture, activité débordante, imagination vive, l'esprit inventif, a la verve et la chaleur communicatives".
Jean Baptiste Eugène Estienne, morirà il 2 aprile 1936 a Parigi e verrà seppellito a Nizza. Nell'orazione funebre il generale Velpry lo definirà "
père des chars".
Estienne, chi era costui?
E' un uomo, un soldato al quale la Francia non ha dato la memoria dovutagli, un soldato che da molti storici è a mala pena ricordato.
John Keegan (La prima guerra mondiale. Una storia politica e militare), Martin Gilbert (La grande storia della prima guerra mondiale), la nostra Enciclopedia Militare edita nel 1933 lo ignorano. Liddell Hart (La prima guerra mondiale. 1914-1918) lo cita fugacemente: "Intanto i francesi avevano iniziato per loro conto analoghi esperimenti, grazie all'iniziativa del colonnello Estienne, il cui progetto fu sanzionato da Joffre il 12 dicembre". Stessa sorte nel'Histoire de l'armée française de 1914 à nos jours di Philippe Masson, in cui il nostro generale è nominato una sola volta, insieme con Liddell Hart, Fuller e Eimannsberger come sostenitore della "
manuvre et du mouvement".
Ironia della sorte Heinz Guderian un oscuro ufficiale tedesco, che passerà alla storia come il fondatore dell'arma corazzata tedesca, nel suo Achtung-Panzer! scritto nel 1937, sviscerò a lungo l'operato del "nemico" francese .
Misericordiosa la morte gli risparmierà la débâcle della sua Arma e del suo Paese ad opera di un nemico che trionferà applicando i suoi procedimenti dottrinali.
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