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Custer una nuova visione di questo personaggio
by B29 - 17/02/02
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Salve a tutti, sul sito della Sergio Bonelli (l'editore di Tex per la cronaca) ho trovato un piccolo link dedicato a questo personaggio controverso della storia del West americano in cui si scrive (riporto pari pari e spero di non infrangere nessun diritto di copyright):

Anche in campo saggistico, comunque, sono davvero numerosi i volumi dedicati alla controversa figura del generale dai "capelli gialli", in cui si ricostruisce il fatidico episodio, scoprendone di volta in volta particolari inediti o inusitati. Per esempio, Domenico Rizzi, già autore di altri due libri in tema ("Hoka Hey! - L'ultima guerra indiana" e "Tremila cavalieri indiani"), ha dato alle stampe "Il giorno di Custer - La battaglia di Little Big Horn"(Editrice Actac), dove spiega chiaramente che "si è molto insistito sul carattere violento e sulla fredda determinazione di Custer di annientare i Pellerossa, sulla sua smodata ambizione e sul progetto pazzesco di volerli sconfiggere con soli seicento uomini. I riscontri storici lasciano invece forti perplessità sulla presunta irrealizzabilità del piano, così come smentiscono categoricamente che l'ufficiale nutrisse rancori verso i Sioux e i Cheyenne. Semplicemente, da militare di carriera investito di una missione, cercava di compierla al meglio e combatteva gli Indiani forse con minore animosità di quanta ne avesse dimostrata contro i confederati di Robert Lee. Che la carica condotta al Little BigHorn, frazionando il reggimento in quattro battaglioni, fosse un errore, non è assolutamente provato. La Storia è piena di colpi di mano risoltisi con sfolgoranti vittorie della parte considerata in inferiorità numerica. Se si vogliono ricercare i motivi della disfatta", conclude Rizzi, "occorre invece analizzare tutta la sequenza degli spostamenti del Settimo Cavalleria sul luogo oggi denominato 'Custer's Battlefield', nel Montana... Così facendo, gli studiosi potrebbero scoprire una serie di incertezze, improvvisazioni tattiche e ritardi nell'esecuzione delle relative manovre, a cui si aggiungono i sospetti, erroneamente e frettolosamente ritenuti certezze, che gli Indiani conoscessero le mosse delle truppe americane fin dal loro arrivo sul posto. Con un piano più accorto e meno condizionato da congetture, i seicentoquarantasette uomini di Custer avrebbero potuto sbaragliare l'avversario e metterlo in fuga disordinatamente, spingendolo con ogni probabilità nelle braccia della colonna degli ufficiali Terry e Gibbon. Quindi, la pazzia di Custer non c'entra nulla: il proposito era di non lasciarsi sfuggire gli Indiani, che davano l'impressione di volersene andare alla svelta da quella vallata. La vittoria pellerossa al Little BigHorn fu trovata quasi per caso. Nessun condottiero indiano aveva in mente di mettersi a combattere Custer, anche perché pochissimi nativi lo conoscevano. Fino al termine del combattimento, quasi tutti i Sioux pensarono di avere affrontato e battuto una seconda volta il generale Crook, costretto a ritirarsi dieci giorni prima al fiume Rosebud. Gli indiani vinsero questa battaglia, la più grande ma anche la più inutile della loro storia, in virtù del coraggio, della tempestività negli interventi e della lunga abitudine alla guerra". Per dimostrare questa sua teoria, Rizzi costruisce un agile opuscolo che descrive sia il carattere di Custer che quello dei suoi avversari e il luogo e la dinamica dello scontro, con una precisa appendice di foto e cartine.

Cosa ne pensate di quanto sopra ? Dopo gli anni 60 in concomitanza con il rigurgito sessantottino la figura di Custer fu seriamente rivalutata in senso negativo ( venne visto a seconda delle volte come un pazzo, un sanguinario e un condottiero incapace) qui invece abbiamo quella che sembra una valutazione più ponderata, gli esperti di storia americana post Ciwil War cosa ne pensano ?

P.S.: per chi poi volesse leggere tutto il resto dell'articolo basta collegarsi a questo link:
http://www.sergiobonellieditore.it/news/1frameset_news.html

Saluti
B29

In ogni caso per evitare guai lo riscrivo quanto sopra è copyright del sito Bonelli.



Reply di Davide Pastore - 17/02/02

Non so se ho diritto a rispondere, cmq sottoscrivo la valutazione tutto sommato positiva di Custer. Non che la performance della cavalleria americana contro gli indiani - in questa come in altre occasioni - sia stata memorabile! Su una rivista di wargame inglese avevo trovato questo commento: "Se gli americani, invece dei Sioux, si fossero trovati davanti gli Zulu, sarebbero stati ributtati oltre il Mississippi."

N.B. - L'articolo in rete è interessante, ma ricade nel consueto errore in cui cade il 99,99% delle fonti che parlano di Custer a Little Big Horn, definendolo "Generale".

-- Davide



Reply di Davide Pastore - 17/02/02

Antonio ha scritto
P.S. per Davide Pastore: Custer non era generale?

Lo era STATO, al tempo della ACW, ma ormai non lo era più. Ricopio da un mio vecchio post (22/05/01):

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Che cosa è mai un grado "brevet"? Questo Custer era generale, colonnello, o nessuno dei due?

Discorso complesso, che alcuni commentatori non capiscono bene e traducono come "grado provvisorio" che è errato. Si trattava invece del sistema attraverso cui venivano selezionati i meritevoli per la promozione. Esempio: il capitano Smith compie oggi un'azione eroica; il War Department gli conferisce perciò un "brevet" (in anglo: "He was breveted" oppure "he won a brevet") il che significa che lui adesso è non solo "captain", ma anche "brevet major" cioè ha precedenza sulle promozioni. Una volta che si verifichino vacanze organiche nel grado di maggiore, verrà prima promosso lui, e poi gli altri. Se domani il capitano Smith compie una seconda azione eroica, vince un altro brevet (è "brevet Lieutenant Colonel"); dopo l'eroismo di dopodomani è "brevet Colonel", e la settimana prossima sarà certo "brevet Brigadier-General". Se però viene promosso non diventa generale di colpo: diventa sempre "Major, brevet Brigadier-General".

Il sistema, validissimo per un minuscolo esercito con una guerra indiana al decennio, entrò rapidamente in crisi quando si cominciarono a contare le prime centinaia di ufficiali inferiori che vantavano brevet da generale!! Per "fortuna", il tasso di perdite era alto e qualche promozione arrivava sempre. La situazione era poi resa caotica dal fatto che una stessa persona poteva avere un grado nell'U.S.Army (i "regolari") ed un grado negli U.S.Volunteers - es. un capitano dei regolari cui veniva permesso di lasciare il proprio reparto per accettare un grado di colonnello o anche generale in un reparto di volontari; finchè durava poteva dare ordini ad un maggiore dei regolari, ma finita la guerra capitano tornava! A meno che non gli fosse stata concessa una promozione per meriti di guerra. Infine, in entrambi i servizi si poteva conseguire un brevet (quello nei regolari era considerato molto più importante) sicchè una persona poteva avere contemporaneamente quattro gradi.

Prendiamo quindi il caso più famoso, George Armstrong Custer.
Alla fine della guerra era:
1) Captain, U.S.Army;
2) Brevet Major-General, U.S.Army;
3) Brigadier-General, U.S.Volunteers;
4) Brevet Major-General, U.S.Volunteers;

3) era il grado che effettivamente vestiva sull'uniforme;
2) era il grado che gli sarebbe spettato dopo la guerra, se putacaso alcune migliaia di ufficiali più anziani di lui fossero morti o si fossero dimessi;
1) era il grado che gli sarebbe spettato dopo la guerra, in condizioni normali.
Siccome fu invece fatto tenente colonnello, la cosa va vista non certo come una retrocessione, ma piuttosto come un segno di merito.

Per finire: l'ufficiale si firmava con il grado brevet quando serviva in capacità corrispondenti: cioè "Custer, Brig.-Gen." mentre comandava una brigata, e "Custer, Brevet Maj.-Gen." mentre comandava una divisione, anche se non si cuciva fisicamente la seconda stella sulle spalline.

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Post Scriptum - Quest'ultima mia frase è forse da mettere in dubbio, in quanto mi è recentemente capitato tra le mani un libro che riporta un disegno (non foto) di Custer con due stelle. Sulla base dei dati che ho, direi che il disegnatore non ha capito un tubo; cmq diamogli il beneficio del dubbio. Del resto George era celebre per le libertà che si prendeva con il regolamento sull'uniforme.

Post Post Scriptum - E' possibile (oserei anzi dire che è probabile) che alcuni dei suoi uomini lo chiamassero ancora "generale", ma la cosa non cambia la realtà più di quanto la cambi se un tassista romano ti chiama "dottore"...

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Davide



Reply di Davide Pastore - 17/02/02

Questo significa che tra i volontari vigeva un sistema elettorale di attribuzione dei gradi, nel senso che i militari di truppa scegliessero tra i propri ranghi i propri ufficiali?

Di norma sì.
Procedura per i volontari (99% dei nordisti) e per i sudisti:

L'arruolamento comincia così: presso una città nasce un ufficio di arruolamento (= un tavolino con una persona dietro) ed a questo ufficio le persone si arruolano per una grande & giusta causa. Raggiunto un numero di persone sufficiente, queste costituiscono una compagnia (pedina base fondamentale), nominalmente di 100 uomini (in pratica era accettata una fluttuazione del +/- 20%) che di solito si scelgono un nome convenientemente battagliero (es., "Black Horse Troop", "Montgomery True Blues",...) e poi ricevono una bellissima bandiera ricamata a mano dalle donzelle locali.

A questo punto la compagnia ha il diritto di scegliere i propri ufficiali (3: capitano, tenente e sottotenente) e sottufficiali (9 o 13: primo sergente, 4x sergenti, 4x/8x caporali che sono in numero variabile a seconda dell'epoca). Tutti votano. Tutti sono liberi di candidarsi. Una società classista ha cmq il potere miracoloso di far eleggere un milionario e/o un laureato più facilmente di quanto lo possa fare un analfabeta e/o nullatenente, ma il mondo è sempre andato così. In genere una persona con background militare aveva buone possibilità di essere votato (come minimo, capiva qualcosina più degli altri sulle evoluzioni nella piazza d'armi, che costituivano il 101% dell'addestramento). Contava cmq moltissimo il carisma personale e la capacità di farsi ascoltare (qualità che le accademie militari tendono a inculcare).

Un certo numero di compagnie (10 CSA & fanteria USA, 12 in cavalleria & artiglieria USA) viene raccolto (in misura più o meno consensuale) in un reggimento. Tutti gli ufficiali delle compagnie votano per eleggere lo staff reggimentale (3: colonnello, tenente colonnello, maggiore) scegliendolo tra se stessi; questa triade sceglie poi il resto dello staff (aiutanti, sergente maggiore). Se un capitano viene eletto colonnello, il suo tenente diventa il nuovo capitano e così via finchè non resta vacante un posto da caporale, che viene coperto da una nuova elezione. Lo stesso sistema si segue dopo le perdite in battaglia.

Esistono PERO' alcuni casi in cui le compagnie non hanno il diritto di eleggere lo staff, e questo viene "paracadutato" dall'alto. Questo dovrebbe essere successo con Custer, se ricordo bene, che da tenente o capitano (dei regolari) che era venne promosso d'autorità colonnello dei volontari e spedito a comandare un reggimento. Non mi è ancora del tutto chiaro il modo in cui si decideva per l'una o per l'altra soluzione! Cmq il livello compagnia non veniva toccato dall'alto, cioè il capitano sarebbe stato sempre e solo eletto dai suoi uomini.

Esiste anche un terzo caso: una persona facoltosa che "possiede" il reggimento, che ha armato ed equipaggiato a sue spese, le cui truppe si arruolano con il tacito accordo che detto Paperone diventi automaticamente colonnello: ad es. le "Legioni" sudiste. Due Paperoni famosi che ricadono in questa categoria sono N. B. Forrest e Wade Hampton.

N.B. - Un osservatore malizioso potrebbe pensare che il sistema portava in alto persone di manica larga generose con i giri di whisky e con le licenze-premio, e tratteneva in basso le persone serie e severe. Entro certi limiti era proprio così, benché i soldati fossero abbastanza maturi per capire che le proprie probabilità di sopravvivenza in battaglia erano molto più alte se le decisioni venivano prese da un professionista, piuttosto che da un fanfarone senza cervello. Resta il fatto che una percentuale sorprendentemente alta di generali dei volontari era, di professione, avvocato e/o politico.

Corollario. Gli ufficiali *eletti* sono considerati parte del reggimento piuttosto che dell'esercito (es. "colonnello Pastore, 7th Ohio" contro "colonnello Custer, U.S.V.") il che comporta questo interessante fenomeno: se il reggimento per qualche motivo viene sciolto, tutti i suoi gradi ritornano polvere e tutto il personale ritorna soldato semplice ("soldato Pastore") in attesa di essere inserito dal basso in un nuovo reggimento, e ricominciare la trafila. Questo non accade per il personale paracadutato, che mantiene il proprio grado a prescindere dalle vicissitudini del reggimento. Per essere veramente tranquilli sul proprio stipendio bisogna quindi salire al gradino successivo e diventare generali ("generale Pastore, U.S.V.).

[U.S.V. = U.S. Volunteers]

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Davide
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