Salve a tutti, sul sito della Sergio Bonelli (l'editore di Tex per la cronaca) ho trovato un piccolo link dedicato a questo personaggio controverso
della storia del West americano in cui si scrive (riporto pari pari e
spero di non infrangere nessun diritto di copyright):
Anche in campo saggistico, comunque, sono davvero numerosi i volumi
dedicati alla controversa figura del generale dai "capelli gialli", in
cui si ricostruisce il fatidico episodio, scoprendone di volta in
volta particolari inediti o inusitati. Per esempio, Domenico Rizzi,
già autore di altri due libri in tema ("Hoka Hey! - L'ultima guerra
indiana" e "Tremila cavalieri indiani"), ha dato alle stampe "Il
giorno di Custer - La battaglia di Little Big Horn"(Editrice Actac),
dove spiega chiaramente che "si è molto insistito sul carattere
violento e sulla fredda determinazione di Custer di annientare i
Pellerossa, sulla sua smodata ambizione e sul progetto pazzesco di
volerli sconfiggere con soli seicento uomini. I riscontri storici
lasciano invece forti perplessità sulla presunta irrealizzabilità del
piano, così come smentiscono categoricamente che l'ufficiale nutrisse
rancori verso i Sioux e i Cheyenne. Semplicemente, da militare di
carriera investito di una missione, cercava di compierla al meglio e
combatteva gli Indiani forse con minore animosità di quanta ne avesse
dimostrata contro i confederati di Robert Lee. Che la carica condotta
al Little BigHorn, frazionando il reggimento in quattro battaglioni,
fosse un errore, non è assolutamente provato. La Storia è piena di
colpi di mano risoltisi con sfolgoranti vittorie della parte
considerata in inferiorità numerica. Se si vogliono ricercare i motivi
della disfatta", conclude Rizzi, "occorre invece analizzare tutta la
sequenza degli spostamenti del Settimo Cavalleria sul luogo oggi
denominato 'Custer's Battlefield', nel Montana... Così facendo, gli
studiosi potrebbero scoprire una serie di incertezze, improvvisazioni
tattiche e ritardi nell'esecuzione delle relative manovre, a cui si
aggiungono i sospetti, erroneamente e frettolosamente ritenuti
certezze, che gli Indiani conoscessero le mosse delle truppe americane
fin dal loro arrivo sul posto. Con un piano più accorto e meno
condizionato da congetture, i seicentoquarantasette uomini di Custer
avrebbero potuto sbaragliare l'avversario e metterlo in fuga
disordinatamente, spingendolo con ogni probabilità nelle braccia della
colonna degli ufficiali Terry e Gibbon. Quindi, la pazzia di Custer
non c'entra nulla: il proposito era di non lasciarsi sfuggire gli
Indiani, che davano l'impressione di volersene andare alla svelta da
quella vallata. La vittoria pellerossa al Little BigHorn fu trovata
quasi per caso. Nessun condottiero indiano aveva in mente di mettersi
a combattere Custer, anche perché pochissimi nativi lo conoscevano.
Fino al termine del combattimento, quasi tutti i Sioux pensarono di
avere affrontato e battuto una seconda volta il generale Crook,
costretto a ritirarsi dieci giorni prima al fiume Rosebud. Gli indiani
vinsero questa battaglia, la più grande ma anche la più inutile della
loro storia, in virtù del coraggio, della tempestività negli
interventi e della lunga abitudine alla guerra". Per dimostrare questa
sua teoria, Rizzi costruisce un agile opuscolo che descrive sia il
carattere di Custer che quello dei suoi avversari e il luogo e la
dinamica dello scontro, con una precisa appendice di foto e cartine.
Cosa ne pensate di quanto sopra ?
Dopo gli anni 60 in concomitanza con il rigurgito sessantottino la
figura di Custer fu seriamente rivalutata in senso negativo ( venne
visto a seconda delle volte come un pazzo, un sanguinario e un
condottiero incapace) qui invece abbiamo quella che sembra una
valutazione più ponderata, gli esperti di storia americana post Ciwil
War cosa ne pensano ?
P.S.: per chi poi volesse leggere tutto il resto dell'articolo basta
collegarsi a questo link:
http://www.sergiobonellieditore.it/news/1frameset_news.html
Saluti
B29
In ogni caso per evitare guai lo riscrivo quanto sopra è copyright del
sito Bonelli.
Reply di Davide Pastore - 17/02/02
Non so se ho diritto a rispondere, cmq sottoscrivo la valutazione
tutto sommato positiva di Custer. Non che la performance della
cavalleria americana contro gli indiani - in questa come in altre
occasioni - sia stata memorabile! Su una rivista di wargame
inglese avevo trovato questo commento: "Se gli americani,
invece dei Sioux, si fossero trovati davanti gli Zulu, sarebbero
stati ributtati oltre il Mississippi."
N.B. - L'articolo in rete è interessante, ma ricade nel consueto
errore in cui cade il 99,99% delle fonti che parlano di Custer
a Little Big Horn, definendolo "Generale".
--
Davide
Reply di Davide Pastore - 17/02/02
Antonio ha scritto
P.S. per Davide Pastore: Custer non era generale?
Lo era STATO, al tempo della ACW, ma ormai non lo era più.
Ricopio da un mio vecchio post (22/05/01):
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Che cosa è mai un grado "brevet"? Questo Custer era generale, colonnello, o nessuno dei due?
Discorso complesso, che alcuni commentatori non capiscono bene
e traducono come "grado provvisorio" che è errato.
Si trattava invece del sistema attraverso cui venivano selezionati i
meritevoli per la promozione. Esempio: il capitano Smith compie
oggi un'azione eroica; il War Department gli conferisce perciò un
"brevet" (in anglo: "He was breveted" oppure "he won a brevet")
il che significa che lui adesso è non solo "captain", ma anche
"brevet major" cioè ha precedenza sulle promozioni. Una volta che
si verifichino vacanze organiche nel grado di maggiore, verrà prima
promosso lui, e poi gli altri. Se domani il capitano Smith compie una
seconda azione eroica, vince un altro brevet (è "brevet Lieutenant
Colonel"); dopo l'eroismo di dopodomani è "brevet Colonel", e la
settimana prossima sarà certo "brevet Brigadier-General". Se però
viene promosso non diventa generale di colpo: diventa sempre
"Major, brevet Brigadier-General".
Il sistema, validissimo per un minuscolo esercito con una guerra
indiana al decennio, entrò rapidamente in crisi quando si cominciarono
a contare le prime centinaia di ufficiali inferiori che vantavano brevet
da generale!! Per "fortuna", il tasso di perdite era alto e qualche
promozione arrivava sempre. La situazione era poi resa caotica dal
fatto che una stessa persona poteva avere un grado nell'U.S.Army
(i "regolari") ed un grado negli U.S.Volunteers - es. un capitano dei
regolari cui veniva permesso di lasciare il proprio reparto per accettare
un grado di colonnello o anche generale in un reparto di volontari;
finchè durava poteva dare ordini ad un maggiore dei regolari, ma
finita la guerra capitano tornava! A meno che non gli fosse stata
concessa una promozione per meriti di guerra. Infine, in entrambi
i servizi si poteva conseguire un brevet (quello nei regolari era
considerato molto più importante) sicchè una persona poteva
avere contemporaneamente quattro gradi.
Prendiamo quindi il caso più famoso, George Armstrong Custer.
Alla fine della guerra era:
1) Captain, U.S.Army;
2) Brevet Major-General, U.S.Army;
3) Brigadier-General, U.S.Volunteers;
4) Brevet Major-General, U.S.Volunteers;
3) era il grado che effettivamente vestiva sull'uniforme;
2) era il grado che gli sarebbe spettato dopo la guerra, se
putacaso alcune migliaia di ufficiali più anziani di lui fossero morti
o si fossero dimessi;
1) era il grado che gli sarebbe spettato dopo la guerra, in
condizioni normali.
Siccome fu invece fatto tenente colonnello, la cosa va vista non certo
come una retrocessione, ma piuttosto come un segno di merito.
Per finire: l'ufficiale si firmava con il grado brevet quando serviva
in capacità corrispondenti: cioè "Custer, Brig.-Gen." mentre
comandava una brigata, e "Custer, Brevet Maj.-Gen." mentre
comandava una divisione, anche se non si cuciva fisicamente la
seconda stella sulle spalline.
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Post Scriptum - Quest'ultima mia frase è forse da mettere in dubbio,
in quanto mi è recentemente capitato tra le mani un libro che riporta
un disegno (non foto) di Custer con due stelle. Sulla base dei dati
che ho, direi che il disegnatore non ha capito un tubo; cmq diamogli
il beneficio del dubbio. Del resto George era celebre per le libertà
che si prendeva con il regolamento sull'uniforme.
Post Post Scriptum - E' possibile (oserei anzi dire che è probabile)
che alcuni dei suoi uomini lo chiamassero ancora "generale", ma la
cosa non cambia la realtà più di quanto la cambi se un tassista
romano ti chiama "dottore"...
--
Davide
Reply di Davide Pastore - 17/02/02
Questo significa che tra i volontari vigeva un sistema elettorale di
attribuzione dei gradi, nel senso che i militari di truppa scegliessero tra
i propri ranghi i propri ufficiali?
Di norma sì.
Procedura per i volontari (99% dei nordisti) e per i sudisti:
L'arruolamento comincia così: presso una città nasce un ufficio di
arruolamento (= un tavolino con una persona dietro) ed a questo
ufficio le persone si arruolano per una grande & giusta causa.
Raggiunto un numero di persone sufficiente, queste costituiscono
una compagnia (pedina base fondamentale), nominalmente di
100 uomini (in pratica era accettata una fluttuazione del +/- 20%)
che di solito si scelgono un nome convenientemente battagliero
(es., "Black Horse Troop", "Montgomery True Blues",...) e poi
ricevono una bellissima bandiera ricamata a mano dalle donzelle
locali.
A questo punto la compagnia ha il diritto di scegliere i propri
ufficiali (3: capitano, tenente e sottotenente) e sottufficiali
(9 o 13: primo sergente, 4x sergenti, 4x/8x caporali che sono
in numero variabile a seconda dell'epoca). Tutti votano. Tutti
sono liberi di candidarsi. Una società classista ha cmq il potere
miracoloso di far eleggere un milionario e/o un laureato più
facilmente di quanto lo possa fare un analfabeta e/o nullatenente,
ma il mondo è sempre andato così. In genere una persona con
background militare aveva buone possibilità di essere votato
(come minimo, capiva qualcosina più degli altri sulle evoluzioni
nella piazza d'armi, che costituivano il 101% dell'addestramento).
Contava cmq moltissimo il carisma personale e la capacità di
farsi ascoltare (qualità che le accademie militari tendono a
inculcare).
Un certo numero di compagnie (10 CSA & fanteria USA, 12 in
cavalleria & artiglieria USA) viene raccolto (in misura più o meno
consensuale) in un reggimento. Tutti gli ufficiali delle compagnie
votano per eleggere lo staff reggimentale (3: colonnello, tenente
colonnello, maggiore) scegliendolo tra se stessi; questa triade
sceglie poi il resto dello staff (aiutanti, sergente maggiore). Se
un capitano viene eletto colonnello, il suo tenente diventa il nuovo
capitano e così via finchè non resta vacante un posto da caporale,
che viene coperto da una nuova elezione. Lo stesso sistema si
segue dopo le perdite in battaglia.
Esistono PERO' alcuni casi in cui le compagnie non hanno il
diritto di eleggere lo staff, e questo viene "paracadutato"
dall'alto. Questo dovrebbe essere successo con Custer, se
ricordo bene, che da tenente o capitano (dei regolari) che era
venne promosso d'autorità colonnello dei volontari e spedito a
comandare un reggimento. Non mi è ancora del tutto chiaro
il modo in cui si decideva per l'una o per l'altra soluzione!
Cmq il livello compagnia non veniva toccato dall'alto, cioè
il capitano sarebbe stato sempre e solo eletto dai suoi
uomini.
Esiste anche un terzo caso: una persona facoltosa che
"possiede" il reggimento, che ha armato ed equipaggiato a
sue spese, le cui truppe si arruolano con il tacito accordo
che detto Paperone diventi automaticamente colonnello: ad
es. le "Legioni" sudiste. Due Paperoni famosi che ricadono
in questa categoria sono N. B. Forrest e Wade Hampton.
N.B. - Un osservatore malizioso potrebbe pensare che il
sistema portava in alto persone di manica larga generose
con i giri di whisky e con le licenze-premio, e tratteneva
in basso le persone serie e severe. Entro certi limiti era
proprio così, benché i soldati fossero abbastanza maturi
per capire che le proprie probabilità di sopravvivenza in
battaglia erano molto più alte se le decisioni venivano
prese da un professionista, piuttosto che da un fanfarone
senza cervello. Resta il fatto che una percentuale
sorprendentemente alta di generali dei volontari
era, di professione, avvocato e/o politico.
Corollario. Gli ufficiali *eletti* sono considerati parte del
reggimento piuttosto che dell'esercito (es. "colonnello
Pastore, 7th Ohio" contro "colonnello Custer, U.S.V.")
il che comporta questo interessante fenomeno: se il
reggimento per qualche motivo viene sciolto, tutti i suoi
gradi ritornano polvere e tutto il personale ritorna soldato
semplice ("soldato Pastore") in attesa di essere inserito dal
basso in un nuovo reggimento, e ricominciare la trafila.
Questo non accade per il personale paracadutato, che
mantiene il proprio grado a prescindere dalle vicissitudini
del reggimento. Per essere veramente tranquilli sul proprio
stipendio bisogna quindi salire al gradino successivo
e diventare generali ("generale Pastore, U.S.V.).
[U.S.V. = U.S. Volunteers]
--
Davide