"Paolo" wrote:
Mi era capitato di leggere un riassunto delle misure che il Governo israeliano consigliava ai propri cittadini per proteggersi da un possibile attacco con gas o armi batteriologiche, misure che sembravano semplici, e forse fin troppo rudimentali e "casalinghe" Mi chiedo se simili protezioni possano essere davvero efficaci, soprattutto se si tiene conto che di certe sostanze chimiche bastano quantità minime per rimetterci la pelle (e analogamente per le armi batteriologiche) e quindi l'isolamento dovrebbe essere perfetto. La cosa mi interessa in parte per i rischi sia pur minimi legati alla attuale guerra in Iraq, e ancor più per poter applicare una adeguata tecnologia contro ladri che narcotizzano famiglie prima di entrare a rubare, etc etc. Grazie per ogni chiarimento
Paolo
Ricupero dalla mia libretta NBC più le consulenze di un amico mio
epidemiologo.
Armi batteriologiche efficaci si combattono praticamente solo con un
adeguato vaccino e/o con misure ovvie tipo lavarsi le mani, non
sniffare polveri sospette, fare la doccia, bollire tutto ecc.
Armi chimiche in ambiente chiuso: o hai l'antidoto specifico (ad es.
l'atropina per alcuni nervini) o sei fritto (la maschera antigas va
bene per l'iprite, ma ci vuole un telone impermeabile per proteggere
l'intero corpo da una goccia di Sarin; e se ci sono dei gas emetici,
cioè che fanno vomitare, la maschera è inutilizzabile)
Armi chimiche in ambiente aperto: in poche ore (24, o anche meno) il
vento e/o il sole e/o la pioggia riducono la concentrazione al di
sotto dei valori pericolosi, per cui può effettivamente bastare
restare chiusi in una stanza con porte e finestre sigillate ad es. con
del nastro (e spegnendo l'aria condizionata!).
Il bassissimo costo di produzione di un'arma chimica efficace (il cui
limite sta essenzialmente nella necessità di concentrazioni
sufficienti) la rende ideale per attacchi terroristici in ambienti
chusi. L'arma chimica, una volta raggiunta la concentrazione adatta,
agisce così in fretta che solo personale specificamente addestrato è
in rado di sopravvivere, posto che abbia pronto all'uso sottomano
l'antidoto adatto.
E, difatti, i fanatici giapponesi che hanno fatto l'attentato col
Sarin hanno scelto un ambiente abbastanza chiuso (la metropolitana).
Pensiamo anche al teatro di Mosca. L'iprite nella prima guerra
mondiale colpiva soldati spesso non aggiornati sul pericolo e al
riparo in trincea, anch'esso ambiente abbastanza soffocante.
Ecco perché non ha senso la semplificazione giornalistica che parla di
'quantità di botulino in grado di sterminare una città come Genova':
se l'aggressore non ha modo di mantenere una concentrazione
sufficiente, tutto questo botulino se ne va nelle fogne con le urine.
Allo stesso modo potremmo parlare di 'quantità di grappa in grado di
sterminare una città come Genova': a concentrazioni sufficientemente
elevate si va in coma etilico e si muore, ma nessuno grida alle armi
chimiche.
A differenza delle armi chimiche, nonostante la grande mole di
ricerche sulle armi batteriologiche, queste ultime armi non si sono
usate in conflitti moderni. Hanno il vantaggio -a differenza delle
armi chimiche- che il contagio non dipende dagli agenti atmosferici,
ma devono essere debilitanti e/o mortali e contagiare abbastanza
rapidamente e semplicemente da impedire prevenzione ed efficaci
vaccinazioni di massa. Questa è una contraddizione: se ammazzano in
fretta il malato questi non fa in tempo a contagiare, se debilitano è
facile isolare il malato.
Ad esempio, l'antrace delle poste USA andava annusato, per colpire i
polmoni. Ovvio che se uno riceve una lettera profumata istintivamente
la annusa, ma non è così che scateni un'epidemia. Lo scherzo cretino
fatto da un anonimo a Genova di mandare a un tale una lettera
profumata con su scritto: "Attenzione! Antrace!" contava appunto sul
fatto che i due carabinieri chiamati dallo sfortunato destinatario
avrebbero istintivamente annusato la busta profumata, per poi dover
passare tutta la trafila di accertamenti unitamente a un bello spavento
e allo sfottò generale.
Inoltre un'epidemia, se si sparpaglia sufficientemente in fretta, non
conosce frontiere, e coinvolge inevitabilmente lo Stato aggressore.
Questo è probabilmente il motivo per cui il principe di tutte le armi
biologiche conosciute, il vaiolo, non è stato utilizzato nemmeno in
eventuali varianti mutagene che sfuggissero ai vaccini.
Ad esempio, se fosse stata la Germania del Kaiser a scatenare la
pandemia (=epidemia mondiale) di spagnola del 1918, avrebbe fatto un
pessimo affare, perché proprio la Germania fu pesantemente afflitta da
quella epidemia. L'altro esempio di pandemia del XX secolo, l'AIDS, è
inutile come arma biologica, perché i soggetti contagiati possono
combattere ancora per anni dopo il contagio.
Le armi biologiche vanno quindi bene in ambienti isolati (le città
assediate al riparo delle mura, senza contatti con le forze occupanti,
oppure su comunità isolate e arretrate con scarsi contatti con
l'esterno e scarsa preparazione medica, come i Pellerossa; e difatti
città assediate e Pellerossa furon in passato le vittime della guerra
biologica (peste, vaiolo, febbre gialla..).
Di questi tempi, di ambienti davvero isolati ce ne sono pochi. Un
attacco con un'arma biologica efficace, come ad esempio un vaiolo
modificato geneticamente per resistere ai vaccini Salk e Sabin,
diventerebbe quasi certamente una pandemia.
L'umanità di oggi è composta degli eredi dei sopravvissuti della
grandi epidemie e pandemie del passato, e l'immunità si è
probabilmente almeno in parte preservata atraverso le generazioni per
ereditarietà. Ragion per cui agenti patogeni tradizionali come la
peste e il colera ci fanno meno paura che in passato, date anche le
migliori condizini igieniche. Resta vero che il vaiolo ammazza circa
il 30% delle sue vittime, e che la vaccinazione è stata sospesa perché
l'agente patogeno sopravvive ormai solo in tre laboratori in USA. UK e
Russia (ufficialmente a scopi di ricerca).
Anche se l'idea di una pandemia sembra potenzialmente attraente per un
fanatico religioso, è difficile che una organizzazione terroristica
possa da sola riuscire là dove finora nessuno Stato sembra essere
riuscito, cioè nel realizzare l'arma biologica al contempo
sufficientemente rapida e sufficientemente debilitante e/o letale.
Lo può fare, certo uno Stato, ma solo dopo una campagna di
vaccinazioni di massa che metta al riparo i governanti, la propria
struttura di difesa e (almeno in caso di regimi non tirannici) la
propria popolazione.
L'unico Paese in grado di sopravvivere certamente oggi 2 aprile 2003 a
un'eventale epidemia di vaiolo da esso stesso scatenata sono gli Stati
Uniti, in seguito alla campagna di vaccinazioni colà intrapresa di
recente.