L'Antefatto
8 Settembre 1943
A seguito del modo con cui il governo Italiano gestì l'uscita dell'Italia dalla guerra, le nostre truppe, da Tarvisio alle Puglie e alla Calabria, in Provenza, in Corsica in Egeo e nei Balcani, vengono polverizzate dall'immediata reazione Tedesca, non mancando numerosi episodi di resistenza, eroica ma vana. 650.000 nostri soldati sono
deportati nei lager tedeschi e polacchi. 50.000 non torneranno. Molti che militavano in reparti del Nord italia vanno coi partigiani. Altri vanno nei costituendi reparti della repubblica sociale, ritenendo un tradimento inaccettabile l'accaduto. Ognuno opera una scelta seguendo coscienza ed ideali, non interessi. Le truppe al Sud, nei pressi della
linee di combattimento, si ritrovano ad avere il re fuggito da Roma (vergogna, dico io) imbarcatosi ad Ortona e sbarcato a Bari, con tutto il governo. In quel momento di sbando generalizzato, per qualche reparto ciò rappresenta una continuità, un riferimento cui far fede, il simbolo della Patria in difficoltà ma ancora viva. Proprio a Bari c'è un reparto di Allievi Ufficiali di Complemento dei Bersaglieri, il Cinquantunesimo, spostato in Puglia qualche settimana prima in funzione antiparacadutisti, che ha contribuito a neutralizzare un reparto di Guastatori Tedeschi (circa 300) che dopo la resa Italiana stavano minando il porto di Bari per ridurlo in briciole. Un generale della
milizia, Bellomo, ed una cinquantina fra legionari, personale dei servizi e qualche civile li impegnarono coraggiosamente, ingannandoli sul loro numero reale. Furono chiamati in rinforzo i Bersaglieri, attendati a diversi chilometri, ed alla fine si arrivò ad un accordo. Ai tedeschi fu concesso di sganciarsi verso Nord, il porto fu salvo. I tedeschi ebbero 7 morti e 21 feriti, gli italiani 1 ufficiale ed 1 legionario morti più svariati feriti. L'episodio, obliato come tanti, può essere letto come una delle prime e ferme risposte da parte di forze regolari dell'esercito al tedesco, e non può essere ignorato. Il governo al Sud deve immediatamente dimostrare volontà nel cooperare
con gli alleati nella guerra, questi acconsentono, con molto scetticiscmo, consentendo l'allestimento di una brigata da
combattimento. Il 28 settembre si costituisce in Puglia il I raggruppamento Motorizzato Italiano al comando del Generale Vincenzo Dapino. E' composto da un rgt. di fanteria, il 67º, dal LI Battaglione Allievi Ufficiali Bersaglieri, da un rgt. d'artiglieria. l'II, da un btg. controcarro, il V, da sanità e genio. In tutto 5.000 uomini. Il 6 Dicembre il Raggruppamento, inserito nella 36º Divisione Americana "Texas", entra in linea nel settore di Monte Lungo di Mignano, davanti alla linea tedesca "Bernard".
L'Evento
Monte Lungo, così chiamato per la sua forma allungata, è un rilievo aspro, dai versanti scoscesi, carsico, spoglio. Spezzato in una serie di quote decrescenti, da q. 351 a q. 253, dominato dai massicci laterali di Monte Camino e Monte Sammucro. Il suo possesso è determinante per permettere alle forze alleate di irrompere e dilagare nella vallata di Cassino. E' difeso dal III Battaglione del 15º Reggimento della 29.a Panzer Grenadieren Division, che ha per emblema il falco. Distrutta a Stalingrado, la Divisione ha combattuto in Sicilia, Calabria e Salerno. E' tra le migliori unità tedesche sul fronte italiano. Gli Italiani si incuneano fra il 141º e il 142º reggimento USA e rilevano le posizioni dagli americani furtivamente, all'ultimo momento: gli alleati vogliono tenere nascosto fino all'ultimo il loro ingresso in linea, e non permettono alcun tipo di orientamento e rilievo ai nostri, vietano pattuglie esplorative. Avrebbero attaccato alla cieca, fidandosi delle consegne ricevute. Il morale è comunque alto. E rimane tale anche dopo la notte insonne all'addiaccio nelle buche, vestiti degli abiti di tela estiva. All'alba, dopo preparazione di artiglieria, si deve attaccare in concerto con gli americani a destra e sinistra, che devono prendere i
monti. Sarebbe impensabile voler prendere Monte Lungo con i Tedeschi che presidiano ancora le due montagne laterali.
Alle 06.20 il I btg. del 67º inizia l'attacco dalla sommità di Q. 351, accompagnato dalla II compagnia Bersaglieri in copertura sul fianco sinistro, a valle. Il movimento all'inizio procede bene senza troppe difficoltà, celato anche da una fitta nebbia. Poi la nebbia si alza e ci si trova allo scoperto, scoprendo che gli americani non hanno impegnato i tedeschi ai fianchi. Ci sono solo gli italiani a voler battagliare oggi. Tutto accade in poco tempo. Il I btg. di fanteria, sgranato nell'avanzata sul crinale del monte, viene investito da più lati dal
fuoco concentrato di più postazioni automatiche e mortai. Dopo poco non può tenere le posizioni raggiunte e deve retrocedere. La compagnia bersaglieri, sulla valle, incuneata nell'avanzata fra il monte sulla destra ed un terrapieno della ferrovia sulla sinistra, si trova allo scoperto con i due plotoni avanzati sotto il tiro d'infilata, quasi
bruciapelo (40-50 metri) di una MG ben piazzata e di altre sei, sette armi automatiche portatili. I giovani volontari (molti universitari) caricano lo stesso (piccolo flash: dal film "salvate il soldato Ryan" scene iniziali dello sbarco visione di spalle del mitragliere tedesco che prende d'infilata i ranger che cercano di uscire dal mezzo, tremendo). Gli altri plotoni che seguono provano anch'essi ad avanzare, ma è un macello. Non rimane che tornare al punto di partenza, come i fanti sulla sommità. La sola compagnia bersaglieri ha lasciato, in poche decine di metri quadrati di spianata, venti morti ed una quarantina di feriti. Al battaglione di fanteria è andata più o meno allo stesso modo. Ma gli americani si son convinti che ci sono degli italiani disposti a morire per cacciare i tedeschi, d'ora in avanti cambieranno atteggiamento. Ed una settimana dopo, il 16, l'attacco si ripeterà nelle stesse modalità, solo che questa volta, con la conquista dei monti laterali, Monte Lungo diventerà il primo pezzo d'Italia liberato da truppe Italiane.
Gli sviluppi
Un ufficiale tedesco relazionò più o meno così: "gli attaccanti si batterono con tale accanimento da stupirci. Quando più tardi uscimmo in ricognizione e scoprimmo dai cadaveri che erano italiani, capimmo". I morti di quel giorno riposano oggi insieme ad altri 947 compagni nel cimitero italiano di Monte Lungo, sono i caduti del Corpo Italiano di Liberazione, che arrivò ad avere cinque gruppi da combattimento, Cremona, Friuli, Folgore, Legnano e Mantova, per circa 60.000 uomini combattenti, più altri 200.000, suddivisi in otto divisioni logistiche, che alimenteranno, fino alla linea del fuoco, le nostre truppe e quelle alleate. Eccellente il comportamento durante tutta la campagna. Questa in strettissima sintesi una pagina di storia Italiana. Che molti italiani ancora non conoscono.
Reply di Paolo Farinosi a Michele Armellini
Gli Americani attaccarono, specialmente sul Sammucro. Ma gli attacchi non furono coordinati, e le posizioni tedesche sui fianchi del Monte Lungo rimasero, effettivamente, in grado di fare fuoco d'armi automatiche d'infilata.
Giusta precisazione. Il tono della mia frase poteva in effetti essere fuorviante. Gli Americani in quei giorni combatterono accanitamente, specialmente sulla destra, con perdite ingentissime. Loro la ricordano come "La battaglia di S. Pietro Infine", resa famosa dal celeberrimo documentario girato da John Huston, in cui si vedono anche fanti
Italiani che scendono dal monte caricando sacchi con cadaveri dei loro compagni.
Vale la pena aggiungere che queste posizioni erano la prima linea di avamposti tedeschi, da cui gli italiani in un primo tempo avevano sloggiato con slancio gli occupanti.
Secondo informazioni che ho avuto, la situazione sul crinale era all'incirca così: Postazioni incassate (tane di volpe) in corrispondenza dei cocuzzoli del monte. Che sono tre. Dal primo sono scattati i fanti. Leggera discesa quindi risalita ed a circa metà strada c'è il secondo (q. 343) Quindi stessa cosa fina all'ultimo (q. 351). Il tutto per una corsa di circa 1 chilometro o più su terreno pessimo. I fanti all'attacco non avrebbero investito il cocuzzolo centrale, ma gli sarebbero girati intorno puntando sull'ultimo. Questo quando ancora non si era alzata la nebbia. Quindi si trovavano all'attacco di q. 351 quando sono stati investiti alle spalle dal centro di fuoco che avevano
lasciato indenne, più quello che gli arrivava addosso dal Sammucro. I tedeschi anche qui ebbero facile gioco. Quel giorno mi risulta che ebbero solo alcuni feriti. Il mitragliere che inchiodò i bersaglieri a valle fu decorato per quell'azione. Peccato per lui che non se la potè godere a lungo, poiché cadde qualche mese dopo ad Anzio.
A me risulterebbe anche il gruppo di combattimento "Piceno" (235º e 236º fanteria, 152º artiglieria). Mi sbaglio?
La storiografia e gli scritti di cui ho conoscenza parlano solo dei cinque gruppi di combattimento su citati. All'ingresso dello stesso sacrario, sui basamenti dei pennoni delle bandiere, vi sono solo i loro. Ciò non toglie che forse l'unità che tu segnali abbia pertecipato inglobata in uno di loro. Dovrei cercare meglio ma mi devi dare del
tempo.
Saluti.
Paolo.
Reply di Milord
A me risulterebbe anche il gruppo di combattimento "Piceno" (235º e 236º fanteria, 152º artiglieria). Mi sbaglio?
Non ti sbagli, il Gruppo di Combattimento "Piceno", costituito con i reparti che citi, fu effettivamente costituito, il 10 ottobre 1944, per riconversione della 152a Divisione "Piceno" (mostrina bianca col centro rosso), una delle ultime divisioni ad essere costituita dal Regio Esercito, il 20 febbraio 1942, e che alla data del 8 settembre 1943 era in Puglia, col comando a Mesagne - 15 km. da Brindisi -, ma fu utilizzato come centro addestramento per i complementi, in gran parte volontari, destinati ai Gruppi operanti e, naturalmente, non fu mai impiegato in combattimento così
come il Gruppo "Mantova" che aveva funzioni di riserva. Per distintivo omerale ebbe la classica bandierina tricolore dei Gruppi di Combattimento con al centro una testa d'aquila stilizzata rivolta a destra. Il 27 gennaio 1945 il Gruppo di Combattimento "Piceno" assunse la denominazione di Comando Divisione Piceno - C.A.C.F.I.C. (Centro Addestramento Complementi per Forze Italiane di Combattimento) e per assolvere a tali funzioni fù trasferito nella zona di Cesano di Roma. Comandante ne era il generale di brigata Emanuele Beraudo di Pralomo, sostituito a fine febbraio 1945 dal parigrado Ezio Vegni sostituito a sua volta dal parigrado Ercole Ronco nel maggio 1945. Il 1 dicembre 1945 la divisione cessò di esistere e il personale andò a costituire il Comando Scuole Centrali Militari di Cesano.
Del Gruppo di Combattimento "Piceno" faceva parte anche il CLII Battaglione misto del Genio e tutti i classici supporti tattici di una grande unità (servizi sanitari, ospedali da campo, compagnia trasporti e rifornimenti,
deposito materiali e officine meccaniche) oltre alla solita italianissima sezione di carabinieri. Solo non sono sicuro che il secondo reggimento di fanteria avesse per numero ordinativo il 236º, poiché presso la Divisione "Piceno" era stato costituito il 336º Reggimento Fanteria, poi inviato a fine settembre 1942 in Africa Settentrionale e sacrificatosi in duri combattimenti ad El Alamein e in Tunisia, e alcune mie fonti citano il secondo reggimento di fanteria del Gruppo di Combattimento "Piceno" con tale numero ordinativo, mentre non trovo alcun riferimento al 236º, probabilmente al 236º fù cambiato il numero in 336º in ricordo del reggimento sacrificatosi in Africa, ma questa è una mia supposizione non suffragata da documenti.
Saluti a tutti