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Argomento: Biografia - Recensione di Marco S. (09/10)

Il volume è la ristampa della più completa biografia dedicata al famoso ammiraglio statunitense Chester William Nimitz (1885-1966), noto soprattutto per aver comandato la flotta USA del Pacifico attraverso le cruciali battaglie della Seconda Guerra Mondiale, fino alla vittoria. L'opera fa affidamento su una mole notevole di fonti, tra libri, interviste, lettere, materiali d'archivio, diari, memoriali, studi non pubblicati, etc.
Dalla lettura di questo volume, ci si conferma nell'opinione comune che vuole siano le doti di carattere e d'intelligenza, più che la presunta o reale "vocazione" verso una particolare professione, a determinare il successo di una persona. Probabilmente Nimitz sarebbe diventato comunque un personaggio importante, qualunque fosse stata la strada da lui intrapresa. Figlio di albergatori texani di recente origine tedesca, al termine della scuola secondaria il giovane Nimitz guarda all'Accademia Militare di West Point come strumento per poter proseguire gli studi ed acquisire una migliore educazione e un maggior prestigio sociale; in questo è stato ispirato e affascinato dalle figure di alcuni giovani ufficiali dell'esercito che frequentavano il suo albergo. Solo quando il suo senatore gli comunica di aver esaurito le possibilità di raccomandazione per West Point e di poterlo invece segnalare per l'Accademia Navale di Annapolis, Nimitz viene sapere per la prima volta dell'esistenza di questa scuola (1). Un po' deluso accetta comunque questa imprevista controproposta. Il rapporto tra l'US Navy ed il suo più grande ammiraglio non avrebbe potuto cominciare in maniera più casuale! Copertina
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Dalla lettura di questo volume, ci si conferma nell'opinione comune che vuole siano le doti di carattere e d'intelligenza, più che la presunta o reale "vocazione" verso una particolare professione, a determinare il successo di una persona. Probabilmente Nimitz sarebbe diventato comunque un personaggio importante, qualunque fosse stata la strada da lui intrapresa. Figlio di albergatori texani di recente origine tedesca, al termine della scuola secondaria il giovane Nimitz guarda all'Accademia Militare di West Point come strumento per poter proseguire gli studi ed acquisire una migliore educazione e un maggior prestigio sociale; in questo è stato ispirato e affascinato dalle figure di alcuni giovani ufficiali dell'esercito che frequentavano il suo albergo. Solo quando il suo senatore gli comunica di aver esaurito le possibilità di raccomandazione per West Point e di poterlo invece segnalare per l'Accademia Navale di Annapolis, Nimitz viene sapere per la prima volta dell'esistenza di questa scuola (1). Un po' deluso accetta comunque questa imprevista controproposta. Il rapporto tra l'US Navy ed il suo più grande ammiraglio non avrebbe potuto cominciare in maniera più casuale! Copertina
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Argomento: Ordine di Battaglia - Recensione di Giuseppe Finizio (11/05)

Leo Niehorster è già noto al pubblico italiano per la sua monumentale GERMAN WORLD WAR II ORGANIZATIONAL SERIES giunta ormai al quinto volume. Questa nuova fatica del prolifico autore olandese dedicata agli organigrammi delle forze armate USA alla data dell'attacco giapponese a Pearl Harbor segue la medesima impostazione. Ad una esaustiva introduzione, seguono una pagina dedicata alla simbologia tattica utilizzata, l'organigramma del War Department, dello Stato Maggiore, di armate e divisioni. Nel secondo volume viene presa in considerazione l'organizzazione dell'USAAF e il suo enorme sviluppo con 19.428 aerei in linea già nel 1941. Da arsenale delle democrazie l'America di Roosevelt si andava trasformando sempre di più nella potenza industriale che avrebbe vinto la guerra e conteso il potere mondiale all'URSS per cinquant'anni. In questi due volumi si trova la chiave di lettura di questa enorme espansione che portò gli americani sotto le armi dai 200.000 del 1939 agli 8.300.000 del 1945. Le appendici comprendono un utilissimo indice dei nomi e una ricca bibliografia orientativa. Il terzo volume, attualmente in preparazione, sarà dedicato alla Marina e al corpo dei Marines. Si tratta sostanzialmente di opere di consultazione utilissime per wargamers e appassionati di storia militare che vi troveranno informazioni non facilmente reperibili altrove e un livello di dettaglio incomparabile. Ne raccomandiamo quindi la lettura a tutti coloro che desiderano comparare la memorialistica successiva, spesso venata di trionfalismo propagandistico, con dati statistici inoppugnabili. Le sorprese - vi assicuro - non sono poche. Copertina volume 1. Copertina volume 2
Argomento: Evoluzione tecnologica e dottrinale - Recensione di Giuseppe Finizio (11/03)

J. Kemp Ms Laughlin si arruolò nell'U.S. Air Corps nel 1941 poco prima dell'attacco giapponese a Pearl Harbour, fu assegnato al 92º Bombardment Group con cui giunse in Inghilterra l'anno successivo partecipando a molte tra le più importanti (e sanguinose) missioni dell'8º Air Force contro obiettivi strategici in Germania e nell'Europa occupata tra cui il secondo raid su Schweinfurt noto come il giovedì nero dell'aviazione americana. Da un autore con un curriculum come questo ci si aspetterebbe il solito libro di memorie farcito di retorica patriottarda e di militarismo. Ma non è questo il caso. Infatti McLaughlin non risparmia critiche alla condotta delle operazioni aeree fin dal suo incipit quando ai giovani cadetti dell'aviazione in procinto di attraversare l'Atlantico viene detto che si tratterà di una passeggiata, che posseggono un'arma invincibile,i l B-17 e, infine, che saranno di ritorno vittoriosi in "sei o al massimo dieci mesi". La realtà che essi troveranno nei cieli del Reich sarà ben più angosciosa. L'applicazione della teoria del bombardamento diurno di precisione costerà perdite gravissime all'USAAF e solo con l'introduzione di un caccia di scorta a lunga autonomia e l'eliminazione della Luftwaffe dai cieli (Operazione Pointblank) la situazione volgerà decisamente a favore degli americani .Operando di notte- sostiene l'autore - grazie anche al superiore volume di fuoco del B-17 e alla sua capacità di volare ad altissima quota si sarebbero ottenuti risultati migliori (o almeno uguali) ad un prezzo assai più contenuto in termini di vite umane. Bastava forse dare ascolto ai consigli che giungevano dai vertici del Bomber Command della RAF. Significativo anche come l'autore consideri i bombardamenti a tappeto effettuati dopo lo sbarco in Normandia per favorire l'avanzata delle truppe di terra uno dei maggiori successi della campagna aerea americana in Europa, quando si trattava di un impiego non contemplato, se non esplicitamente escluso, dalla teoria sul bombardamento strategico concepita negli anni '30 dalla Air Corps Tactical School sulla scorta delle riflessioni di Douhet e Mitchell. Con questo non vogliamo dire che queste memorie abbiano un sapore eterodosso, ma solo riconoscerne l'intima sincerità che mai comunque prescinde da un sentimento di fedeltà ai valori dell'ethos americano. Il dispiegamento oltre Atlantico di una forza aerea delle dimensioni dell'8º AAF costituì senza dubbio un successo logistico, organizzativo ed industriale senza precedenti nella storia che comunque sarebbe stato impensabile senza il sacrificio e l'abnegazione di migliaia di equipaggi a cui McLaughlin dedica pagine ricche di pathos. La coesione di questi uomini e la quotidiana accettazione della morte vengono narrate dagli stessi commilitoni dell'autore a cui egli cede la parola per alcuni racconti personali che arricchiscono non poco la cifra narrativa del libro. La descrizione minuziosa della vita a terra scandita dalle quotidiane missioni operative,la rilevazione delle perdite puntualmente decurtate dei velivoli caduti per guasti,incidenti o semplicemente perché qualcuno aveva calcolato male il carburante, l'incertezza, la paura (il capitolo oscuro delle cosiddette "missioni abortite" e dei volontari atterraggi sul suolo elvetico), l'orgoglio si mescolano in un crescendo angoscioso che coinvolge e avvince . La vittoria finale,non così facile e a buon mercato come previsto,chiude un capitolo della vita di McCoughlin, che, giovanissimo colonnello comandante di gruppo, preferisce voltare pagina rinunciando ad una brillante carriera nell'USAF per tornare alla vita civile senza tuttavia dimenticare i suoi trascorsi che lo condurranno ad organizzare e poi a comandare la componente aerea della Guardia Nazionale della Virginia. Copertina
Argomento: Evoluzione tecnologica e dottrinale - Recensione di Giuseppe Finizio (08/03)

David Johnson, analista strategico presso la prestigiosa RAND Corporation, ritorna su un tema da lui affrontato in un volume collettaneo già da noi recensito: l'impatto dell'innovazione sull'organizzazione dell'esercito USA tra il suo primo impiego in Europa nell' ultimo scorcio della Grande Guerra e la seconda guerra mondiale. L'autore prende le mosse dal National Defense Act del 1920 che limitava il suo organico a 280.000 uomini e nell'ambito del quale l'U.S. Army sviluppò quei sistemi d'arma che avevano mostrato maggiori potenzialità durante la breve esperienza operativa sul suolo francese nel 1917-1918: il carro armato e l'aeroplano. La loro realizzazione trovò limitazioni e ostacoli nel clima di isolazionismo che permeava la politica estera americana e nella miopia dei vertici militari che non vedevano di buon occhio tecnologie costose che avrebbero ulteriormente ridotto le risorse devolute alla fanteria, ritenuta ancora la regina del campo di battaglia. Fu così che lo sviluppo del carro armato rimase al palo inficiato com'era da un'errata percezione dei suoi compiti che risaliva al manuale pubblicato nel dicembre 1918 dall'American Tank Corps. Tutte le voci che si levarono contro l'impiego dei veicoli corazzati come mera arma ausiliaria della fanteria negli anni '20 e '30 furono rapidamente zittite. Questa tenace resistenza all'innovazione che si protrasse fino al termine della seconda guerra mondiale condusse l'esercito americano a combattere in Africa e in Europa con un carro armato, lo Sherman, dalle caratteristiche di potenza di fuoco, mobilità e protezione largamente inferiori a quelle del Panther e del Tiger tedeschi. A colmare questa grave lacuna fu l'aviazione tattica, gli onnipresenti cacciabombardieri dell'USAAF, che si incaricarono del ruolo di artiglieria controcarro nelle fasi cruciali della campagna di Francia del 1944 e poi sul suolo tedesco. L'aeroplano ebbe miglior fortuna per le sue implicazioni commerciali che il Congresso percepì chiaramente già nel 1926. La vicenda di Billy Mitchell, con i suoi riverberi sul concetto di lealtà all'interno dell'Army Air Corps, contribuì non poco a creare una classe di ufficiali fedeli alla dottrina del bombardamento strategico piuttosto che ad un'astratta idea di istituzione. L'US Army che giunse in Europa nel 1942 era il frutto di questo doppio binario evolutivo: da una parte le forze terrestri per cui la fanteria e la cavalleria rimanevano gli arbitri di ogni conflitto, dall'altra l'aviazione strategica che si considerava matura per decidere, da sola, le sorti della guerra. L'impatto con i campi di battaglia e i cieli d'Europa non poteva essere più traumatico. In un capitolo di straordinaria efficacia interpretativa, significativamente intitolato "Dying for change: 1942-1945" ,Johnson narra come i B-17,inviati di giorno a colpire bersagli sul suolo tedesco senza la scorta dei caccia,subissero perdite gravissime, mentre i cannoni da 37 mm della fanteria finissero a centinaia sotto i cingoli dei carri tedeschi di cui non erano in grado di perforare la corazza. In conclusione l'impreparazione dell'US Army all'inizio della seconda guerra mondiale è da attribuire alla scarsa lungimiranza di molti dei suoi comandanti nel decennio precedente assai più che non ai magri bilanci approvati da un Congresso tendenzialmente isolazionista. Le lezioni della storia non sono state comprese-sostiene l'autore- in particolare dai sostenitori del potere aereo. Subito dopo la fine delle ostilità i gen. Curtis LeMay (colui che aveva arso le città giapponesi con una serie di incursioni terroristiche nella primavera del 1945) e Carl Spaatz, giunsero ad affermare che "la tecnologia aveva soppiantato la dottrina" e che "gli eserciti non avevano futuro". Allora era l'invenzione della bomba atomica a stimolare tali proclami, oggi sono le munizioni cosiddette intelligenti ad essere oggetto di infatuazione da parte dei tecnocrati dell'Air Force. Allora come oggi non si tiene in alcun conto il fondamentale insegnamento del passato.Questo libro non mancherà di inserirsi autorevolmente nel dibattito in corso negli USA sul nuovo modello di difesa all'alba del terzo millennio. Copertina
Argomento: Bombardamento strategico - Recensione di Giuseppe Finizio (08/03)

Nella copiosa bibliografia dedicata al tema del bombardamento strategico, che si arricchisce ogni anno di nuovi e non sempre originali contributi, il libro di Tami Davis Biddle rappresenta un punto fermo di cui ogni altra ricerca dovrà d'ora innanzi tener conto. Quando nel 1670 il gesuita bresciano Francesco Lana pose le basi teoriche del volo umano già ne temeva le implicazioni militari. La possibilità di librarsi in volo al di sopra dello schieramento nemico spinse numerosi teorici e visionari nell'800 e agli albori del '900 ad immaginare una nuova forma di guerra in cui il dominio dell'aria avrebbe costituito il fattore decisivo della vittoria. Gli orrori della guerra di trincea e il perfezionamento della tecnologia aeronautica condussero negli anni '20 alcuni teorici a gettare i semi di una nuova dottrina: il bombardamento strategico, una forma di guerra più "umana", perché più rapida e meno costosa, in cui flotte di aerei avrebbero colpito direttamente le strutture industriali e civili dell'avversario fiaccandone la volontà di resistenza fino a costringerlo alla resa. Come la nostra giovane autrice brillantemente dimostra, il gap tra la retorica (e sovente la tronfia arroganza) degli avvocati del "dominio dell'aria" (Douhet, Trenchard, Mitchell) e le reali possibilità dei mezzi dell'epoca rimase tuttavia enorme. Mrs Biddle indaga a fondo le strutture e i processi cognitivi che concorsero a dar vita a questa idea potenzialmente rivoluzionaria e ad assicurarne l'affermazione nel periodo tra le due guerre in Gran Bretagna e negli USA. Merito indiscusso di questo lavoro è di avere ricondotto la genesi del bombardamento strategico alle sue prime, malintese e spesso misconosciute, origini. Il lunghissimo (costituisce un saggio in sè e per sè) capitolo dedicato al bombardamento strategico nella prima guerra mondiale si apre con l'analisi delle opere letterarie di alcuni romanzieri dell'età vittoriana (Wells, Odell, Hay, Norton) intrise di nazionalismo e xenofobia che influenzarono non poco l'opinione pubblica e, passando per le incursioni degli Zeppelin e dei Gotha/Giant tedeschi sulla Gran Bretagna, giunge fino ai bombardamenti di rappresaglia dell'Indipendent Force di Hugh Trenchard sulla Germania nel 1918. Le controverse vicende della Commissione Bolling inviata in Europa dal governo americano nel 1917 per stabilire quanti e quali tipi di aereo dovessero produrre gli USA per coadiuvare lo sforzo bellico alleato, i suoi contatti con l'industriale italiano Gianni Caproni, e infine la creazione della Air Service Technical Section del Magg. Gorrell, segnarono le tappe principali di un processo di cristallizzazione delle idee (perché questo è essenzialmente un libro sulla storia delle idee) che condusse alla carneficina di civili del secondo conflitto mondiale. Una interpretazione interessata e menzognera dei risultati ottenuti dall'aviazione strategica nella Grande Guerra originata dalla lotta condotta dai vertici della RAF per mantenere la propria indipendenza dalle altre armi e dal tentativo da parte dell'USAAF di conquistare questa indipendenza, attraverso un intenso dibattito postbellico (condotto, anzi spesso urlato sui maggiori quotidiani anglosassoni), creò una serie di false aspettative nell'opinione pubblica come nei governanti, che lo scoppio del secondo conflitto mondiale nel 1939 si incaricò di smentire tragicamente. Ma a questo punto non era più possibile mutare una politica degli armamenti in profondità perseguita,in Gran Bretagna come negli USA,fin dagli anni '20. Il Bomber Command britannico, dopo le conclusioni sconfortanti raggiunte dalla Commissione Butt nel 1941 circa la sua cronica imprecisione, si votò all' "area bombing" con una ottusità degna del suo comandante, Arthur Harris, mentre l'USAAF, giunta in Europa nel 1942 imbevuta del mito del bombardamento diurno di precisione, dovette subire un terribile salasso in uomini e materiali prima di ottenere risultati tangibili (grazie, soprattutto, all'utilizzo dei caccia di scorta a lunga autonomia P-51B Mustang a partire dalla primavera del 1944), ma da ultimo (nel Pacifico) si risolse anch'essa a mettere a ferro e fuoco le maggiori città giapponesi in un crescendo terribile che doveva arrestarsi solo al cospetto dei funghi atomici di Hiroshima e Nagasaki. Ciononostante nel secondo dopoguerra si assistette alla riproposizione di miti già visti e di schemi concettuali che la storia ha dimostrato privi di ogni fondamento, ma che forti interessi di parte all'interno dell'USAAF contribuiscono a mantenere in vita in vita ancor'oggi. L'autrice di questo ponderoso saggio conclude la sua fatica con un breve capitolo dedicato alle guerre moderne (Corea, Vietnam, Golfo e Serbia), importanti in un'era di ripensamento delle strutture militari dei maggiori paesi occidentali. La lezione che emerge forte e chiara dalle pagine del libro è che le tecnologie, per quanto avanzate e promettenti esse appaiano, sono una cosa, il loro razionale utilizzo in guerra un'altra. Il volume può essere acquistato direttamente presso il distributore per l'Europa della Princeton U.P. scrivendo alla e.mail: cs-books@wiley.co.uk. Copertina
Argomento: Bombardamento strategico - Recensione di Giuseppe Finizio (08/03)

Questo libro si inserisce nella polemica sulla moralità ed efficacia del bombardamento strategico che periodicamente (significativamente ad ogni dopoguerra) infiamma la comunità degli storici americani e di cui non di rado troviamo echi anche sui media. E' noto come gli USA utilizzarono più di qualsiasi altro belligerante l'arma aerea nella guerra contro Germania e Giappone e che la dottrina di impiego seguita (e ampiamente propagandata) fu quella delle incursioni diurne di precisione. L'autore, ingegnere meccanico e storico, si pone alcune cruciali domande in proposito. Quanto era preciso il traguardo di puntamento Norden, di cui si favoleggiava fosse in grado di piazzare una bomba in "un barile di sottaceti", nei cieli europei e giapponesi coperti fa una fitta nuvolaglia, da nebbia o dal fumo degli incendi? Quali furono i risultati di questa costosissima campagna aerea? Vi furono deroghe all'impegno più volte ribadito dai vertici dell'USAAF ad evitare il bombardamento delle aree urbane fittamente popolate e prive di obiettivi strategicamente sensibili (l'area bombing della RAF)? Per rispondere a queste domande Mr Ross prende le mosse dagli albori del volo a motore analizzando il pensiero dei primi teorici del bombardamento strategico (Douhet, Trenchard, Mitchell, De Seversky e Liddell-Hart) e di come,soprattutto le teorie di Douhet (che l'autore definisce francese a pag.2 e 35!) abbiano influenzato Billy Mitchell e di converso gli istruttori dell'Air Corps Tactical School che negli anni trenta formarono i pianificatori della guerra aerea americana nel secondo conflitto mondiale (Arnold, Walker, Gorge, Hansell e Kuter). Nonostante questo lavorio intellettuale e le asserite capacità del bombardiere B-17 di provvedere da solo alla propria difesa, il battesimo del fuoco dell'8º AAF in Europa non fu dei più incoraggianti. La convinzione che si potesse penetrare a fondo sul territorio tedesco di giorno e senza una imponente scorta di caccia a lunga autonomia (disponibili solo a partire dalla primavera del 1944) espose gli equipaggi americani ad un autentico massacro (le incursioni su Schweinfurt, Regensburg e Ploesti ne sono atroci testimonianze). Più realistica appare in tale contesto la scelta del comandante del Bomber Command Arthur Harris che, scettico sulle possibilità effettive dei raid di precisione, continuò per tutta la durata delle ostilità a perseguire una politica di puro e semplice annientamento delle maggiori città tedesche che ebbe il suo culmine nella stupida e criminosa distruzione di Dresda nel marzo 1945 a cui, per la prima volta, contribuì anche l'USAAF. L'autore considera questa una svolta nella strategia americana che aprì la strada alla campagna di distruzione delle città giapponesi condotta a termine dai B-29 della XX Air Force di Curtis LeMay nella primavera/estate del 1945. Il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki costituì solo la definitiva abiura ad ogni proposito di incursione di precisione che salvaguardasse la popolazione civile. I vertici dell'USAAF - sostiene ancora Mr Ross - impegnati in una lotta senza quartiere per l'affrancamento dalle altre armi, seppero pilotare i media e la classe politica nella direzione voluta e, anche grazie alle conclusioni dell'US Strategic Bombing Survey, raggiungere la piena autonomia nel 1947. La Guerra Fredda e la teoria della deterrenza contribuirono a fare dell'aviazione americana la prima arma dell'arsenale anti-sovietico delle democrazie occidentali. L'autore reinterpreta il mito del bombardamento strategico nella seconda guerra mondiale alla luce dei suo mediocri risultati complessivi e ne trae la meditata convinzione che altri furono i fattori decisivi nella vittoria alleata in Europa (l'avanzata inarrestabile dell'Armata Rossa da est) e contro il Giappone (il ferreo blocco navale dell'US Navy). La straordinaria chiarezza espositiva di Mr Ross è qua e là appannata da un certo tono da crociata moralistica che affligge soprattutto l'ultimo capitolo e rende, a volte, i fatti non facilmente distinguibili dai giudizi. Nonostante qualche scivolone interpretativo (l'autore appare più a suo agio nel trattare tematiche tecnologiche che squisitamente storiografiche, come appare dalla scelta dei testi di riferimento collocati in bibliografia) e alcuni refusi tipografici, l'opera appassionerà il lettore esperto e sconcerterà non poco il neofita. Due eccellenti motivi per consigliarla a tutti i cultori della storia militare. E' possibile acquistare il volume sul sito internet dell'editore: www.mcfarlandpub.com o scrivendo al suo indirizzo: McFarland & Company, Inc. Publishers, Box 611, Jefferson, North Carolina 28640 (U.S.A.). Copertina
Argomento: Consolidated B-24 Liberator - Recensione di Giuseppe Finizio (06/03)

Il Consolidated B-24 Liberator è stato l'aereo americano prodotto in maggior numero di esemplari (18.188) durante la seconda guerra mondiale e ha costituito,insieme al B-17 della Boeing,la spina dorsale delle unità da bombardamento strategico dell'USAAF in Europa .Diciamo subito che non fu un velivolo particolarmente riuscito : non perdonava il bench´ minimo errore di pilotaggio, specie in fase di decollo, e aveva la tendenza ad incendiarsi se colpito. Non era insomma un incassatore paragonabile al già citato B-17 o al Lancaster britannico. Purtuttavia rappresentà lo strumento con cui gli americani misero in pratica le teorie sul "dominio dell'aria" concepite da Giulio Douhet negli anni venti. Con questo curriculum non stupisce che ad esso siano state dedicate innumerevoli monografie tecnico/storiche, di valore peraltro molto diseguale, a partire dagli anni '60. Il volumetto che ci accingiamo a recensire non rientra comunque nella categoria dei manuali tecnici (anche se su alcuni di essi si basa) nè in quella della memorialistica tout-court. E' una sorta di memoria operativa mondata da inutili tecnicismi, integrata da numerose note e appunti personali dell'autore che ci consentono un prezioso sguardo dal di dentro alla vita quotidiana del comandante di un Liberator in zona d'operazione. William Carigan compì 50 missioni con il 737º Bomber Squadron appartenente al 454º Bomber Group (15º AAF) basato a San Giovanni, in Puglia, tra l'aprile del 1944 e il gennaio 1945. Grazie alle sue capacità letterarie l'autore è riuscito a trasfondere nelle 100 pagine di questo volumetto tutte le sue esperienze di guerra con notevole originalità, senza mai cadere nella banalità o nel sensazionalismo. Particolarmente interessante il capitolo dedicato alla formazione dell'equipaggio, al ruolo e ai doveri del comandante, da cui dipendeva l'efficenza e l'efficacia del B-24 come macchina da guerra. Fondamentale quindi una corretta suddivisione dei compiti a bordo garanzia di un buon "team work". Di ogni argomento l'autore dà una sua personale valutazione, a volte in contrasto con le tesi ufficiali, dettata dall'esperienza sul campo. Tipica è a questo proposito la digressione sulle formazioni di attacco, i famosi box,creati per limitare i danni derivanti dagli attacchi dei caccia nemici. Gli studiosi della guerra aerea,specie di quel tragico capitolo che si svolse nei nostri cieli (e sulle nostre città) tra il 1943 e il 1945, troveranno nella lettura del volume di Carigan abbondante materiale documentario ed interessanti spunti di riflessione, nonché impressioni di volo e aneddoti altrove assenti. E' possibile acquistare il libro direttamente presso il sito internet dell'editore (www.sunflower-univ-press.org) al prezzo di 17,00 + 9,00 dollari di spese postali. Copertina
Argomento: Storia del 47º Gruppo da Bombardamento USA - Recensione di Giuseppe Finizio (09/02)
47th Bomb Group (L) di Frederick R. Terrell, J. Akers et al., Turner Publishing Company (44,95 $). Recensito da Giuseppe Finizio.
Un libro originale che sfugge ai canoni del volume celebrativo e agiografico di cui possiede però il grande formato (22x28 cm) e la lussuosa veste grafica. Il contenuto (104 pagg.) è diviso in tre parti: la storia dell'unità dal 20 novembre 1940, data della sua creazione, fino al dislocamento in Africa Settentrionale nel gennaio del 1943 corredata da 55 fotografie inedite di ottima qualità, un florilegio di memorie narrate dai veterani che costituisce la vera anima dell'opera particolarmente interessanti e suggestivi gli scritti di Tom Ratts e di George Wells) e che viene integrata e completata da 173 brevi biografie con foto di quegli stessi uomini che combatterono nel teatro del Mediterraneo nel cruciale triennio 1943-1945. E qui sta il motivo di maggiore interesse del volume. A partire dall'estate del 1944, infatti, il 47th Bomb Group, allora di stanza in Corsica, si dedicò con sempre maggiore impegno alle missioni di night intruder sulla Pianura Padana. Erano operazioni di disturbo destinate a limitare il movimento dei rifornimenti tedeschi verso i due fronti, adriatico e tirrenico, della linea Gotica. Questa attività volativa contribuì ad alimentare il mito dell'ubiquità di PIPPO,il solitario incursore che turbò le notti degli italiani durante quel periodo tremendo. Ancor oggi il suo ricordo è rimasto ben vivo nella memoria collettiva della generazione che ha vissuto la seconda guerra mondiale. Al calare delle tenebre un misterioso velivolo solcava il cielo buio, ossessionando con il suo sordo ronzio la popolazione, convinta, a torto, di essere l'obiettivo della sua caccia. Una vicenda che, forse per i suoi contorni sfumati, forse per la necessità di un approccio interdisciplinare (storici militari, sociologi, antropologi e psicologi non amano lavorare insieme in Italia), non è stata finora adeguatamente indagata. In questo volume possiamo trovare le testimonianze degli equipaggi dei numerosi PIPPO americani (i bimotori Douglas A-20 Havoc) che volarono sull'Italia settentrionale, le loro paure, le speranze, le esperienze curiose e tragiche che segnarono le loro esistenze come quella di milioni di italiani. Un libro prezioso dunque che non dovrebbe mancare nella biblioteca dell'appassionato e dello storico: entrambi vi troveranno il materiale umano che nessun documento ufficiale è in grado di trasmettere. E' possibile ordinare il volume direttamente all'editore sul sito internet www.turnerpublishingcompany.com o presso Amazon.
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