Marco1982 wrote:
non credete che se se si fosse saputo che sotto lo scatolone di sabbia italiano (LIBIA) c'era un mare di oro nero le cose sarebbero andate diversamente sia in Russia che in nord africa dove le nostre truppe soffrirono l'assenza di carburante.
Da quello che possiamo desumere dagli scritti del Del Boca una delle priorità (almeno sulla carta) date da Balbo fu proprio quella di scoprire nello scatolone di sabbia le risorse minerarie tanto che dal 1913-39 si susseguirono ben 12 missioni, purtroppo per le scelte agricole del regime si indirizzarono alla scoperta di minerali di fosfato.
Solo nel 1937 grazie ad Ardito Desio si poterono avere le prime perforazioni alla ricerca del petrolio; non portarono alla scoperta dell'oro nero ma comunque si aprono 55 pozzi d'acqua. Si trovano anche informazioni circa l'offerta da parte di compagnie americane verso l'AIPA (Azienda Italiana Petroli Albania) per attrezzature adatte prontamente rifiutate dal regime per questioni di immagine. Debbo dire che anche se nel 1936-37 ci sarebbero stati solo 2-3- anni di tempo per sfruttare la risorsa e nelle condizioni economiche in cui si dibatteva l'Italia - Guerra di Etiopia ed impegno in Spagna - sarebbe stato difficile provvedere (se non con capitali privati) alla costruzione di impianti di estrazione ed oleodotti (anche tecnicamente). Per quanto riguardava direttamente il bilancio della colonia, poi provincia italiana, esso era in grande parte assorbito verso la politica dei coloni - agricoltori ed alla spesa verso i villaggi-acquedotti-strade, poco su cui attingere insomma. Da ricordare poi l'eventuale problema per il trasporto del greggio nelle poche raffinerie metropolitane essendo la Libia molto esposta ai bombardamenti alleati. Quindi non avrebbe di certo cambiato la situazione italiana (abituati a sperperare quel poco che si aveva - vedi riserve strategiche in AOI)
Saluti.
Diego
Post di Koll. Kurtz
Ad integrazione del post "presentazione" allego di Manlio Magini "L'Italia e il petrolio tra storia e cronologia".
23. La ricerca nelle colonie e nei paesi occupati
L'Agip, a partire dal 1935, aveva avviato campagne di ricerca anche in Eritrea, nella grande Dahalac, e nell'isola Dahalac Kebir, dove perforò, dal dicembre 1935 all'aprile 1941, superando difficoltà logistiche notevoli, II pozzi, uno dei quali giunse a 2553 m. ed un altro a 2475 m., incontrando manifestazioni di idrocarburi; in Etiopia nello Harar (95) e in Somalia sul Giuba e sullo Uebi Scebeli. Il governo costituì allora anche un'Azienda Miniere dell 'Africa Orientale che doveva iniziare insieme con l'Agip un organico programma di ricerche; ma non risulta che essa abbia operato. Nel 1937 l'Agip aveva iniziato una campagna di ricerche in Libia, limitata alla zona costiera della Tripolitania, dove eseguì otto pozzi stratigrafici di profondità inferiore ai 500 m. (96) e nel 1941, pure con esito negativo, ne completò uno a Challet-el-Bneia di 1519 m. riscontrando manifestazioni d'idrocarburi. Come si è detto, nel 1940 la gestione dell'Azienda Generale Petroli Albania (Aipa) che nel 1939 era riuscita a portare la produzione di petrolio albanese a 150 mila t. anno fu trasferita dalle FF.SS. all'Agip ma le vicende belliche portarono alla progressiva cessazione di tutte le attività sia in Albania, dove furono interrotte nel 1943, sia nei territori coloniali. Tra il 1940 ed il 1943 furono condotte esplorazioni discontinue in Grecia, Ungheria, Croazia, Romania, il cui solo risultato positivo fu la scoperta di un campo gassifero a Dolina in Jugoslavia, mentre quello negativo fu la dispersione in tali paesi di tutti i migliori apparecchi di perforazione.
Durante i primi mesi di guerra, si ebbe già una drastica rarefazione dei prodotti petroliferi, oltretutto perché le raffinerie italiane, dipendenti dal greggio d'importazione, cessarono di lavorare, ad eccezione dei
piccoli stabilimenti emiliani che trattavano l'olio di loro produzione. Vi fu pertanto un improvviso accendersi d'interesse per il metano come carburante, determinato anche dai modesti ritrovamenti dell'Agip e dei privati.
(95) C. Zanmatti, op. cit., pp. XI-XXXV.
(96) Alla luce dei dati ottenuti dai rilievi di superficie e dalle perforazioni, l'Agip aveva predisposto nel 1940 un nuovo programma di ricerche che prevedeva l'approfondimento di alcuni pozzi già perforati. Aveva inoltre tracciato a grandi linee le caratteristiche geopetrolifere di altre regioni libiche (Marmarica, Cirenaica, Sirtica settentrionale e
tavolati tripolitani). Alla fine del 1941 le esplorazioni ed ogni attività di ricerca cessarono completamente.