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Kasserine e Rommel in Africa
by Ball - 02/06/02
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Il caso di Kasserine, in riferimento alla non lucidità di Rommel dopo El Alamein, è abbastanza esemplare anche della situazione politico-territoriale in cui era immersa l'Afrika Korps, nel senso: da una parte la spinta, o meglio, la pressione dell'VIII Armata verso la Tunisia spingevano il comando italiano a richiedere insistentemente di non ritirarsi dalla Libia, una perdita "propagandistica" che avrebbe gettato ombre su Mussolini, mentre dall'altra l'Operazione Torch richiedeva un intervento energico per evitare che gli alleati chiudessero i tedeschi in una morsa. Aggiungiamo la cronica situazione dei rifornimenti e non ultima la situazione psicologica di Rommel per quanto riguarda il suo "futuro" in Africa. Infatti in una riunione del 9 febbraio era stata concordata un'azione congiunta dei 2 eserciti (Von Armin comandante della V Armata tedesca a nord e Rommel della 1 Armata italiana a sud, prima di passarle a Messe), il cui coordinamento sarebbe stato inizialmente affidato a Kesserling (da Roma!!!), per poi passare, una volta creata il Gruppo Afrika con le 2 armate di cui sopra (operativo dal 23 febbraio), nelle mani di von Arnim. Una struttura di comando complicata, oscura e aperta a mille interpretazioni da parte dei singoli.

Iniziarono (14 febbraio) in questo "clima" le operazioni tedesche (vento di primavera e brezza del mattino) che portarono i tedeschi a raggiungere Sidi Bouzid, attraverso i passi Faid e Maizila, con un bel successo sugl'inesperti alleati; Rommel (di nuovo di buon umore) decise di portare un attacco da Gabes verso Gafsa (evacuata dagli alleati) e quindi a Feriana, da dove voleva procedere fino a Tebessa, base logistica anglo- americana. Insomma l'unico razionale obiettivo, per Rommel, era quello di ottenere una vittoria tattico-logistica che permettesse alle forze dell'asse, battendo e scombussolando le truppe alleate in Tunisia, di allontanare la minaccia dalla retroguardia di Rommel alla linea Mareth, in modo da poter costituire un fronte difendibile a Tunisi e Biserta da cui effettuare l'evacuazione in Europa. Il 17 febbraio Feriana era in mano ai tedeschi e più a nord von Armin avrebbe dovuto raggiungere Sbeitla; avrebbe dovuto, perché il poco fantasioso ufficiale tedesco tentennò, esitò ed infine si decise per una soluzione poco coraggiosa e poco utile, un'avanzata a nord di Tunisi verso Le Kef. L'assenza di un'autorità forte non ricompose lo scontro tra i 2 ufficiali tedeschi e alla fine Rommel, pur con il dono di 2 divisioni tedesche, dovette accettare di muoversi da Feriana a Sbeitla con obiettivo Le Kef. Il fidato gen. Buelowius doveva avanzare verso Thala attraverso il passo di Kasserine, e siamo al succo della faccenda. Buelowius scalzò dal passo i difensori (molti meriti ai nostri della Centauro) e aprì la strada a Rommel che approffittò subito del varco e della disposizione delle truppe ai due lati dello stesso (verso Feriana e Sbeitla) che avrebbero impedito un'eventuale aggiramento da parte degli alleati e in breve entrò in Thala (tra parentesi in questi frangenti conobbe il ten. col. von Stauffenberg...). Il giorno dopo fece sospendere l'attacco. perché?

Fu una sua decisione, tutta sua; il 20 febbraio Kesserling andò a trovarlo, era entusiasta per l'avanzata su Tebessa (adesso, non prima!!!) che riteneva fattibile, vista anche la presenza delle forze tedesche a nord del passo. Fu in questi momenti che propose a Rommel di assumere formalmente il comando del Gruppo Armate Africa, ma Rommel non solo si rifiutò di proseguire l'avanzata, ma declinò l'offerta di comando ritenendola non una testimonianza di un ritorno di fiducia nei suoi confronti, piuttosto un espediente per ovviare ad una situazione critica. Insomma la conquista di Kasserine fu una bella vittoria tattica che portò però ad una situazione strategica critica, per non dire peggiore di prima: questo successo se da una parte apriva la prospettiva di un'avanzata nel cuore delle retrovie alleate, con le conseguenze che "avrebbe potuto" portare, dall'altra metteva Mareth in una situazione difficilissima, nonostante la lentezza cronica di Montgomery, perché costringeva i tedeschi a salti mortali per approvvigionare i propri reparti e a dover distaccare a ovest truppe per continuare l'offensiva, cosa che era da escludere. Una vittoria inutile... troppo tempo perso all'inizio.

La mia sensazione è che Rommel, in quel frangente, pressato dalla necessità di ritornare verso Mareth in tempi brevi, stressato dalla presenza di un "latitante" come von Arnim e indispettito per li ruolo di secondo piano a lui non consono, abbia coscientemente fatto solo il suo "compitino", non abbia voluto (o potuto) imporre il suo punto di vista fin dall'inizio, ma anzi lo abbia usato un po' come alibi per le azioni seguenti, vedi Medenine (adesso mi dirai che ti sfugge anche questo...eh, eh, eh). La situazione era indubbiamente difficile, al suo occhio non deve essere sfuggita la qualità dei materiali americani, la capacità degli stessi di imparare dai propri errori e la certezza che gli sforzi del DAK per tenere i 2 argini a est e ovest, non sarebbero coincisi con il progetto (da sano di mente) di evacuazione. Confusione, forse poca lucidità, sicuramente una pessima condizione fisica, ma di pazzia io non ne vedo l'ombra, anzi forse un'eccessiva razionalità con la quale valutava le situazioni man mano si evolvevano e che spesso doveva coesistere che la pazzia berlinese, questa sì avulsa dalla realtà degli avvenimenti.

Visto che il mio post è stato scritto a puntate mi può essere sfuggito qualcosa, non esimerti dal dirmelo e spero di averti dato una risposta soddisfacente.

salus Ball

Reply di Voorst

Non sono riuscito a trovare molto, ma questo è ciò che ho trovato e che, sembrano essere stati i motivi per cui Rommel fermò l'offensiva ch sarebbe potuta avvenire dopo il passo di Kasserine: (Traduco al volo) Rommel fermò l'operazione dopo aver analizzato la situazione. Kesselring arrivò il 22 per smuovere Rommel, ma non ci riuscì. Rommel era impressionato sia dagli equipaggiamenti che dalla resistenza che gli alleati dimostravano (qui ci sarebbe da discutere a mio avviso, almeno sulla resistenza). Il tempo stava schiarendosi dopo essere stato coperto durante l'operazione iniziale, e questo avrebbe dato un forte vantaggio all'aeronautica inglese, superiore in quantità e qualità. Inoltre Rommel era dubbioso su Von Arnim, che aveva tenuto in seconda linea alcuni Tiger I nella battaglia di Kasserine, che non fu neppure ripreso per questo errore tattico. Arnim poi agiva autonomamente, come a Beja e Medjez-el-bab il 26 febbraio, operazione di cui Rommel stesso non era stato messo al corrente prima del 24 febbraio, e questo diminuiva la sua capacità offensiva in termini di coordinazione. (ovviamente l'attacco di Von Arnim fu un disastro, ritornando con solo 5 carri a "casa" e demolendo il piano di Medenine preparato da Rommel).
Fonti: Knight's Cross: David Fraser
The Mammoth Book of the Third Reich at War by Michael Veranov

Detto questo credo che Rommel avesse buone ragioni per non arrischirasi un'offensiva su cui poteva non avere il controllo completo, e che avrebbe potuto trasformarsi nella sconfitta decisiva in africa (di cui poi avrebbe avuto anche tutte le colpe!). Tu cosa ne pensi? Ciao Voorst

Reply di Ball

Rommel fermò l'operazione dopo aver analizzato la situazione. Kesselring arrivò il 22 per smuovere Rommel, ma non ci riuscì. Rommel era impressionato sia dagli equipaggiamenti che dalla resistenza che gli alleati dimostravano (qui ci sarebbe da discutere a mio avviso, almeno sulla resistenza).

In effetti l'inizio dell'operazione Torch vedeva impegnate delle truppe inesperte (i francesi per es. che erano anche malamente armati) e anche malamente organizzate (eh sì, anche gli alleati avevano qualche problema di comando) il che permise ai tedeschi di vincere la "corsa verso Tunisi". Ma al comando c'era Nehring, non uno qualunque. E poi Kesserling, mr. 85 denti, quanti danni ha fatto e quanto tardi ha deciso di prendere una "decisione"...ti prego non nominarmelo. Però gli alleati erano tanti e tanti ne stavano arrivando e indubbiamente i materiali americani facevano pensare.

(ovviamente l'attacco di Von Arnim fu un disastro, ritornando con solo 5 carri a "casa" e demolendo il piano di Medenine preparato da Rommel)

Von Armin era meglio fosse rimasto in Russia, indubbiamente, ma Rommel non reagì a questa situazione di comando "indefinito" come gli era consono, subì questa situazione; pur agendo tatticamente in modo perfetto (su tutto la straordinaria ritirata fino a Mareth), nel momento chiave le sue "astuzie" non furono sufficienti. In questi senso l'azione a Kasserine, lo ripeto, è stata una grande vittoria, ma non è servita a nulla perché nel momento in cui si doveva sfruttarla (puntata decisa verso Tebessa) Rommel non aveva più tempo perché il lento Montgomery cmq stava arrivando a Mareth. Ma allora perché farla lo stesso? Ok, l'ho scritto sopra, per evitare che gli alleati in Tunisia si potessero organizzare in santa pace. Ma allora non capisco perché dal giorno della pianificazione (9 febbraio) abbia lasciato passare 5 gg prima che iniziasse l'operazione (comando di von Broich) e si sia defilato nella posizione di attesa. Non capisco perché si sia lasciato convincere a non procedere verso Tebessa, solo il carburante presente lì avrebbe permesso all'Afrika Korps di avere una libertà di movimento fin allora inimmaginabile, ma verso Le Kef, perdendo gg preziosissimi. L'ultima speranza era una vittoria secca sugli alleati ancora poco "allenati" (la Tunisia non è il Sahara, spazioso, aperto, ma è montuosa, con boscaglie, i passi stretti, insomma adatta alla difesa) e la conquista di punti strategici in modo da crearsi un cuscinetto in Tunisia e poter creare una linea di difesa ben più a est rispetto a Mareth, come Rommel aveva da tempo chiesto. Ma questo Rommel mi sembra sia andato un po' a strappi, poco deciso (troppi gg persi in discussioni e cavilli) e soprattutto irriconoscibile nel non avere rilevato l'impossibilità di attuare un attacco in Tunisia e nel contempo preparare la difesa a Mareth: Medenine è figlia di tutto questo. Certo, se von Arnim non ci avesse messo del suo o, meglio, ci fosse stato un altro comandante, forse Rommel avrebbe avuto più fiducia e si sarebbe potuto organizzare meglio sul fronte ovest, ma anche così il destino era segnato, soprattutto perché a Roma e Berlino non capivano l'importanza di riuscire ad evacuare in Europa. Ecco, sono convinto che se avesse avuto l'incarico di evacuare il maggior numero di truppe dall'Africa (sì lo so, fantascienza), ora io e te staremmo postando della magnifica operazione condotta dal ns. Rommel!!!

Naturalmente ho "rimestato" nel torbido e questo non scalfisce l'opinione che ho di Rommel, ma ho la sensazione che sia arrivato ad un punto di rottura tale che qualunque decisione avesse preso, cmq, non sarebbe stata quella giusta, perché per essere giusta avrebbe dovuto battere gli alleati in modo perentorio e qui rientriamo nella fantascienza...

salus
Ball

Ulteriore post di Ball

Mentre cercavo alcuni dati sul Rommel europeo, ho trovato questo interessante analisi fatta da lui stesso sulla situazione in Tunisia e come tale, per completare il nostro excursus, la riporto:

"II comandante britannico si era rivelato estremamente guardingo: non si avventurava là dove poteva nascondersi una parvenza di minaccia, l'azione audace era assolutamente estranea al suo spirito. Le nostre forze motorizzate dovevano dunque dare un'impressione di costante attività, in modo da rendere i britannici ancor più prudenti e indurli a rallentare la marcia. Mi ero convinto che Montgo­mery non avrebbe mai arrischiato una manovra ardita e travolgente, sebbene potesse attuarla con tutta sicurezza. Anzi, considerando le operazioni nel loro insieme, si può dire che un'azione del genere gli sarebbe costata perdite minori di quelle che subì per la sua metodica e continua ricerca della superiorità schiacciante, in qualsiasi azione tattica, a spese della velocità. In ogni modo, bisognava compiere la ritirata verso la Tunisia in diverse fasi separate e costringere il nemico a spiegare le sue forze quanto più spesso possibile. Occorreva giocare sulla cautela del comandante britannico, e il gioco si dimostrò appropriato alle circostanze. La nostra prima posizione di attestamento era prevista sulla linea di Buerat, la seconda sulla linea Tarhuna-Homs. Ma non intendevamo accettare battaglia neppure su quest'ultima posizione; la fanteria doveva continuare il ripiegamento con un certo anticipo sulle formazioni meccanizzate che, da parte loro, avrebbero impegnato il nemico in azioni di retroguardia, ritardandone l'avanzata. La nostra meta finale era la posizione di Gabes che, al pari di El Alamein, non si prestava all'aggiramento dal sud.

b) Nella posizione di Gabes la fanteria poteva addossarsi il maggior peso della battaglia. poiché il terreno non era favorevole ad un attacco di forze moto­rizzate, lo sfondamento poteva essere realizzato solo con un enorme concentramento di materiali. Montgo­mery, rifuggendo da ogni rischio, avrebbe impiegato diversi mesi per fare affluire dalla Libia tutto il materiale necessario per alimentare un attacco contro l'Uadi Akarit in condizioni favorevoli. Così le nostre forze motorizzate avrebbero avuto il tempo di ricevere rinforzi e di rinnovare i loro mezzi, utilizzando il materiale che doveva arrivare in Tunisi mentre era in corso il nostro ripiegamento. Anche la 5 armata corazzata sarebbe sbarcata in Tunisia, e noi avremmo potuto ricostituire una forza di rottura.

Il pericolo maggiore era rappresentato per noi dal lungo fronte scoperto della Tunisia occidentale che offriva agl'inglesi e agli americani schierati in quel settore la possibilità di lanciare un'offensiva alle nostre spalle. Perciò dovevamo vibrare il primo colpo verso occidente, scatenare un attacco di sorpresa con tutte le nostre forze motorizzate, distruggere una parte delle unità anglo-americane e ricacciare il resto verso l'Algeria. Frattanto Montgomery non poteva sperare di intaccare la posizione di Gabes finchè non avesse accumulate ingenti scorte di munizioni per la sua artiglieria.

Dopo aver battuto gl'inglesi e gli americani nella Tunisia occidentale e dopo averli messi nell'impossibilità di intraprendere un'offensiva, le nostre truppe dovevano riorganizzarsi il più rapidamente possibile per attaccare Montgomerv, ributtarlo verso est e ritardare lo spiegamento delle sue forze. Evidentemente, questa operazione comportava considerevoli difficoltà, dovute soprattutto alla natura sfavorevole del terreno. c) A lungo andare non avremmo potuto tenere nè la Libia nè la Tunisia, perché l'esito della guerra in Africa dipendeva dalla battaglia dell'Atlantico. Dal momento in cui la soverchiante potenza industriale degli Stati Uniti aveva cominciato a far sentire il suo peso su tutti i teatri di guerra, era vano sperare nella vittoria finale. Anche se avessimo conquistato tutta l'Africa, lasciando agli americani soltanto il possesso di una piccola testa di ponte, avremmo finito inevilabilmente col perdere poi tutto il continente: attraverso quella testa di ponte, infatti, sarebbe arrivato il materiale americano. L'abilità tattica, ormai, poteva servire a ritardare il crollo, non a scongiurarlo. In Tunisia dovevamo preoccuparci di guadagnar tempo, in modo da mettere al sicuro in Europa il maggior numero possibile di veterani allenati alla guerra. poiché l'esperienza ci aveva insegnato che non potevamo mantenere in Tunisia un grosso esercito, il nostro obiettivo doveva essere quello di ridurre progressivamente il numero dei reparti, migliorandone nel contempo l'equipaggiamento. Se gli Alleati avessero tentato di forzare una decisione, noi dovevamo accorciare il fronte ed evacuare gradualmente le nostre truppe mediante aerei da trasporto, imbarcazioni e navi da guerra. La nostra prima tappa doveva essere Erifidaville, la seconda la penisola di Capo Bon. Al loro ingresso in Tunisi, gli Alleati non avrebbero dovuto trovarvi nulla, o al più un pugno di prigionieri: così sarebbero stati privati dei frutti della vittoria come a noi era accaduto a Dunkerque. d) Le truppe destinate a passare in Italia avrebbero poi costituito una potente forza di rottura, formata dagli uomini più allenati e più esperti, i migliori che potessimo contrapporre agl'inglesi e agli americani. Inoltre, esisteva tra me e loro un vincolo così forte che, ai miei ordini, essi avrebbero combattuto con un valore incomparabilmente superiore al loro numero. "

salus
Ball
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