L'Associazione per gli Studi di Storia e Architettura Militare (A.S.S.A.M. ndr) è sorta nel 1990 dall'incontro di un gruppo di amici, Pier Giorgio Corino, Piero Gastaldo e Massimo Sibour, che, seppur provenienti da esperienze culturali diverse, si sentivano accomunati dall'interesse per l'architettura militare. Perché il Forte Bramafam Nel corso dell'inverno del 1993-94, si era tenuto, in seno all'Associazione, un lungo dibattito, avente ad oggetto l'opportunità di prodigarsi per il recupero e la salvaguardia di una fortificazione. Da una parte, si sosteneva che tale attività rientrasse nell'ambito degli obiettivi primari che l'Associazione, all'atto della sua fondazione, si era proposta di raggiungere. Dall'altra, si temeva che l'impresa potesse rivelarsi, alla prova dei fatti, fin troppo ardua. Fugati, infine, gli ultimi dubbi, i soci, appositamente riunitisi in assemblea straordinaria, deliberavano, all'unanimità, di richiedere in affidamento il Forte Bramafam di Bardonecchia. In breve tempo e partendo da questa premessa, l'Associazione è riuscita a riunire attorno a sé un gran numero di appassionati, che hanno finalmente potuto confrontarsi, discutere e, soprattutto, collaborare alla realizzazione di obiettivi e progetti comuni, inerenti il "bene storico" militare. Gli interessi dell'Associazione sono concentrati principalmente sulla storia e sull'architettura militare del periodo compreso tra il XVI ed il XX secolo. Particolare attenzione è rivolta all'arco alpino occidentale, e, soprattutto, alle grandi vallate, per secoli corridoi strategici principali delle "calate in Italia". Il suo favore per le ricerche storiche non è comunque casuale. L'esame dell'architettura militare richiede infatti un riferimento a più vasti orizzonti epocali, nei quali le vicende piemontesi ed alpine si intrecciano necessariamente con la storia dell'Europa. Le attività e i progetti di recupero Col volgere degli anni, l'Associazione, prima semplice punto di ritrovo per i suoi soci, è riuscita a dare impulso ad attività di ricerca storica e archivistica ed a partecipare ad importanti progetti di recupero e salvaguardia di opere fortificate, tracciati ed ambienti storici. Attività culturali Sempre in quest'ambito, particolare rilievo è stato dato a periodici incontri di studio e aggiornamento, nonché a mostre su temi storico - militari, conferenze, incontri e dibattiti culturali di pubblico interesse. Dati sintetici di Forte Bramafam Il complesso fortificato, di notevoli dimensioni, interessa un'area di oltre 64.000 mq. e consta, nel suo solo blocco principale, di due caserme, una per la truppa su due piani l'altra per gli ufficiali, una caponiera per la difesa ravvicinata della piazza d'armi sulla quale si affaccia anche il Magazzino d'Artiglieria, il tutto consta di oltre 110 ambienti. Un'ulteriore particolarità è rappresentata dal fatto che il Bramafam fu uno dei primi forti italiani ad utilizzare innovative artiglierie in installazione a pozzo, ovvero le artiglierie erano istallate su speciali affusti non più su ruote ma sotto una cupola corazzata girevole a 360° immorsata nel calcestruzzo. Cenni storici sul forte Costruito tra il 1874 ed il 1889 sul colle che domina la conca di Bardonecchia, il Forte Bramafam venne concepito allo scopo di proteggere lo sbocco della Galleria del Fréjus da eventuali puntate di truppe francesi che non fossero state arrestate dai sistemi di distruzione interni al tunnel ferroviario, ed allo stesso tempo interdire con il fuoco delle artiglierie sotto cupola l'accesso in territorio italiano di eventuali truppe nemiche dai colli delle valli che si affacciano sulla conca di Bardonecchia: Rho, Fréjus, Valle Stretta .. L'ultimazione del Bramafam Nel 1893 una relazione del Deuxième Bureau, il servizio di spionaggio francese, segnalava che il forte era in gran parte ultimato e che si stava procedendo all'installazione delle artiglierie in cupola. L'armamento Costituito principalmente da due installazioni a pozzo sotto cupole corazzate della Gruson per pezzi da 120/21: la "Torre A" e la "Torre B". Costruite nella parte sommitale del rilievo roccioso, rimasero operative fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale e con una batteria di obici Skoda da 100/17 mod 14 formarono nel 1940 la 516° Batteria G.a.F. Il Bramafam disponeva anche di quattro cannoni a tiro rapido da 57 mm installati in torrette girevoli a scomparsa della Gruson, sistemate ai vertici del perimetro delle mura di cinta avevano la funzione di garantire una adeguata difesa ravvicinata. Nel magazzino di artiglieria, situato nella piazza d'armi, si trovavano infine sei pezzi da 87 B.R. ret. assieme a quattro mortai da 87 B Ret, che potevano essere schierati all'occorrenza. Nel Bassoforte occidentale, sul lato verso la Valle Stretta e la Guglia Rossa, due cannoni 149 G disposti in barbetta garantivano la sicurezza da un eventuale aggiramento delle difese della conca di Bardonecchia. Il presidio del forte A fine ottocento e nei primi anni del secolo scorso la guarnigione di presidio era assicurata da truppe del Presidio di Torino e del 6° Reggimento Artiglieria da Fortezza. Il presidio di guerra era previsto in 200 uomini, ma, in caso di necessità, vi era la possibilità di ospitare, su giacigli paglia a terra, altri 280 soldati. Negli anni trenta con la creazione del Corpo della Guardia alla Frontiera, tutto l'arco alpino venne suddiviso in "Settori di Copertura", la zona di Bardonecchia venne inquadrata nell'VIII Settore di Copertura della G.a.F. ed a presidiare le fortificazioni della zona furono inviati i soldati della G.a.F. La Prima Guerra Mondiale ed i prigionieri austriaci Nel 1915 il Bramafam, al pari di tutte le altre fortificazioni delle Alpi Occidentali, venne disarmato e le sue artiglierie inviate sul fronte austriaco. Il forte fu allora utilizzato come campo di prigionia per i prigionieri di guerra austriaci, che furono adibiti ai lavori di manutenzione delle strade militari e della Galleria del Fréjus. Dopo il conflitto, il forte venne riarmato solo con i suoi pezzi da 120/21, ma non con quelli da 57sotto cupola, ormai tecnicamente superati e le due batterie in barbetta da 87 B. R. ret. e 149 G. Il Vallo Alpino ed il Centro 14 Negli anni Trenta, quando i rapporti con la Francia si deteriorarono nuovamente, il forte ritornò a svolgere la propria funzione difensiva. Risalgono infatti a questo periodo i lavori di potenziamento delle difese esterne, caratterizzati, in particolare, dalla costruzione di opere in caverna per mitragliatrici e cannoni anticarro. La più importante, il Centro di Resistenza 14, che si affaccia sui versanti nord e ovest dell'altura, era armata con sei mitragliatrici, due ingressi, un osservatorio corazzato attivo sotto cupola e presidiata da 42 uomini. La Guardia alla Frontiera Come tutte le opere della zona di Bardonecchia, anche il Forte Bramafam fu affidato all'VIII Settore della Guardia alla Frontiera. I due pezzi da 120/21 andarono così a formare la 516ª batteria G.a.F. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, i suoi cannoni non intervennero, ma il 21 giugno 1940, giorno in cui iniziò la breve offensiva italiana, alcuni aerei francesi, dopo aver sorvolato più volte l'abitato di Bardonecchia, sganciarono sulla zona un grappolo di bombe. Alcune di esse colpirono il Forte, senza provocare danni, altre caddero addirittura a Beaulard e ad Oulx. La Seconda Guerra Mondiale Dopo l'8 settembre 1943 il Bramafam fu occupato dalle truppe tedesche, che vi mantennero un piccolo presidio e disseminarono di mine tutta l'area sottostante. Il 19 aprile 1945 i comandi tedeschi del 100° Reggimento Gebirgsjaeger e del II battaglione del medesimo reggimento si trasferirono, per misura precauzionale, all'interno del forte. Il mattino del 26 aprile il Comando reggimentale abbandonò definitivamente il Bramafam. Il Trattato di Pace del 1947 Nel dopoguerra il forte subì un sistematico saccheggio, che fu completato, nella sua azione devastatrice, dallo smantellamento imposto dalle norme del Trattato di Pace di Parigi del 1947. La colonia dei Salesiani A partire dagli anni Sessanta, l'unica parte ancora in buone condizioni, il magazzino artiglieria, venne locata ai Salesiani, che la utilizzarono come colonia. Il saccheggio Risolto alla fine degli anni Settanta il contratto di locazione, il forte, completamente abbandonato, venne sottoposto ad ogni sorta di atto vandalico. Lo stesso avvenne per il magazzino artiglieria che, ormai lasciato a se stesso, fu ridotto, nel giro di pochi anni, ai soli muri perimetrali. Le asportazioni ed il degrado dell'opera L'asportazione del materiale lapideo del forte: abbeveratoi, fontane, pietre di coronamento, doccioni, architravi, zoccolature,è proseguita indisturbata fino al 1994 quando siamo entrati in possesso del forte. Gli interni non hanno avuto sorte diversa: la maggior parte degli intonaci si è completamente disgregata per via dei danneggiamenti o delle copiose infiltrazioni di acque meteoriche. Tutte le parti metalliche sono state rimosse, così come sono scomparsi numerosi tramezzi e muri di tamponatura. Forte Bramafam: l'attuale stato dei luoghi e le ipotesi di progetto futuro. Gli interventi di recupero Gli interventi di rivalutazione storica ed ambientale del Forte Bramafam, eseguiti dal 1995 ad oggi, hanno permesso di recuperare almeno una parte del complesso fortificato, così da farne un punto di richiamo per il turismo storico-culturale della Valle di Susa e del Piemonte. Le opere finora realizzate hanno, infatti, consentito di far riaffiorare dalla vegetazione infestante e dai cumuli di rovine le strutture originarie. All'interno del forte numerosi locali sono stati sgombrati dalle macerie, parzialmente risanati dalle infiltrazioni e soprattutto, resi sicuri da vari interventi, quali il rifacimento di gradini, parapetti, infissi, serramenti e putrelle di sostegno delle volte. Gran parte dei lavori sono stati realizzati grazie all'opera volontaria e disinteressata degli associati che, dal 1995 ai giorni nostri, si sono impegnati in oltre 23.000 ore lavorative. Il progetto di recupero "dalla pietra all'acciaio" Il progetto di valorizzazione mira, tuttavia, al recupero dell'intero complesso fortificato ed alla realizzazione di una vasta struttura museale, che illustri l'evoluzione dell'architettura militare tra ottocento e novecento. Le peculiarità della struttura, unite alla possibilità di far visitare, in un futuro, anche l'opera in caverna sottostante, creano i presupposti per l'allestimento di un'area mussale davvero unica nel suo genere, dove si potrà far toccare con mano il passaggio dalle opere in pietra ottocentesche a quelle in acciaio e calcestruzzo del novecento. Le esposizioni museali
E' in fase di esecuzione il progetto di ricostruzione della torretta "F", una delle quattro istallazioni sotto cupola girevole a scomparsa per cannoni a tiro rapido da 57mm. La cupola sarà dotata di un sistema di elevazione e rotazione, atto, tra l'altro, a consentire, ad una riproduzione del pezzo da 57 mm., lo scorrimento verso l'esterno della cannoniera. |