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Fredericksburg

(contributo di C. B.)

Last Update: 29 May 2005
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PROLOGO

La battaglia di Antietam, che sotto il punto di vista tattico aveva registrato un successo del confederato Lee, ma che strategicamente era stata una vittoria del Federale McClellan visto che i Confederati erano stati costretti a ritirarsi, era stata seguita dalle vittorie federali di Grant a Yuka, nel Mississippi, e di William S. Rosecrans a Corinth. Il destino forse stava cambiando, e al Presidente Lincoln occorreva adesso che anche l’armata del Potomac sconfiggesse quella confederata della Virginia Settentrionale, egli pertanto ne invitò il comandante, McClellan, ad attaccare prima dell’inverno del 1862, questi però non sembrava decidersi.

Si dice che il generale Ambrose Burnside, quando venne alla luce, si sia rifiutato di respirare. Non possiamo dire se la storia sia vera, tuttavia essa esemplifica un’intera esistenza, caratterizzata dall’indecisione. Egli frequentò West Point con McClellan ed i due divennero subito amici. Quest’ultimo prese parte alla guerra contro il Messico, conquistandosi fama, Burnside giunse invece troppo tardi per mietere allori. Dopo aver prestato servizio alla frontiera, nel 1853 si dimise. Aveva inventato una buona carabina per la cavalleria, ma la fabbrica che mise in piedi non ebbe grande fortuna, così fu aiutato da McClellan che gli diede un posto nella sua fabbrica di materiale ferroviario.

L’indecisione, come accennato, lo perseguitava: era stato perfino lasciato solo sull’altare da una fidanzata che, all’ultimo momento aveva cambiato idea.

Allo scoppio della guerra tornò in servizio con il grado di colonnello alla guida del 1° reggimento del Rhode Island, ma gli fu presto assegnata una brigata, con la quale prese parte alla Prima Battaglia del Bull Run (Manassas), ove dimostrò coraggio, ma scarsa immaginazione ed iniziativa. Ciononostante fece rapida carriera, aiutato dall’amicizia con McClellan. Esteriormente aveva l’aria di un coraggioso comandante: alto, ben piazzato, con la fisionomia del corsaro, dotato di grossi favoriti e di un gran sorriso. Dopo Manassas fu promosso Brigadier Generale, quindi Maggior Generale, e guidò positivamente una serie di operazioni lungo la costa della Carolina del Nord, riscuotendo la stima di Lincoln che, dopo l’insuccesso di McClellan nella Peninsula gli offrì il comando dell’armata. Burnside rifiutò, sostenendo di non essere in grado di reggere quella responsabilità, ma all’inizio di settembre Lincoln tornò alla carica, incurante delle dichiarazioni di incompetenza rivoltegli dall’interessato: magari lo avesse ascoltato, nel corso della guerra le rare dichiarazioni di umiltà furono sempre corrispondenti al vero!

IL CAMBIO DELLA GUARDIA NELL’ARMATA DEL POTOMAC

Nelle settimane che seguirono Antietam, mentre l’intero paese chiedeva maggiore iniziativa e McClellan restava inattivo, Lincoln vide in Burnside l’unica alternativa rimasta. McClellan doveva andarsene, il Presidente lo aveva deciso da tempo, così ispezionò l’armata in ottobre, reiterando l’invito a passare all’offensiva. Esteriormente il suo insistere era garbato, ma non poteva non provare antipatia per l’aristocratico “Little Mac” quel ruvido Presidente che, rivolto ad un amico, chiese cosa fossero quelle truppe che gli stavano sfilando davanti. Quando ricevette la risposta “è l’armata del Potomac” rispose tagliente “la chiamano così, ma è errato, in effetti è solo la guardia del corpo di McClellan” [#1].

Il mese seguente McClellan ricevette l’invito a muovere entro 8 giorni al di là del Potomac: Lincoln sperava che il suo esercito dirigesse dritto verso sud e separasse Lee, nella valle dello Shenandoah, da Richmond, costringendolo a combattere. Tuttavia sette settimane dopo Antietam, il 4 novembre, i Federali erano penetrati per sole 20 miglia in Virginia ove Lee, compiendo un ampio arco, si era sganciato ponendo le truppe agli ordini del generale Longstreet a difesa della strada per Richmond. Era stata persa un’altra opportunità, per cui Lincoln il giorno seguente inviò un emissario da Burnside, per costringerlo ad assumere l’incarico, e silurò McClellan. Questi non protestò, ma ritenne di aver subito un’ingiustizia, da addebitare alla gelosia di Lincoln e del Segretario alla Guerra Stanton, e l’11 novembre lasciò per sempre l’esercito.

Lasciò altresì dietro di sé un Burnside sull’orlo della disperazione, conscio della propria inadeguatezza per l’incarico.

LE PRIME MANOVRE

Lee, nel frattempo, aveva nuovamente, con coraggio, diviso le proprie forze, lasciando “Stonewall” Jackson, l’eroe di Manassas, a guardia della valle dello Shenandoah che chiudeva la porta d’accesso alla Virginia centrale, ed inviando Longstreet verso est. Questi poteva bloccare un’eventuale attacco verso Richmond, l’altro costituiva la minaccia di una nuova invasione del Maryland. Naturalmente i Confederati non erano in grado di ripetere l’avanzata, ma Lee era convinto che i Federali non lo sapessero, per cui era ben lieto di guadagnare tempo per riorganizzare l’armata.

Burnside aveva un piano: concentrare le forze nell’area di Warrenton, ad ovest del vecchio campo di battaglia di Manassas, compiere un movimento diversivo verso Culpeper Court House, 40 miglia a sud-ovest, per poi puntare a sud, verso Fredericksburg, oltre il fiume Rappahannock. Questo era una delle poche barriere all’avanzata, oltre il quale – a 50 miglia – vi era Richmond. Era certo di poter ultimare la manovra prima che Lee potesse riuscire a bloccare la strada con le truppe del generale Longstreet, e sicuramente Jackson non avrebbe potuto fornire il proprio contributo.

Anche Burnside, al pari di McClellan e McDowell, riteneva che catturare Richmond avrebbe significato porre fine alla rivolta: era una teoria tutta da verificare, e i fatti successivi la contraddissero, del resto anche quando McClellan aveva minacciato la capitale il Presidente confederato Jefferson Davis aveva organizzato l’evacuazione della città, ma non si era preparato per questo ad arrendersi. Lo stesso Lincoln aveva cercato di convincere Burnside che il suo obbiettivo dovesse essere l’armata di Lee [#2], non la città, ma non aveva avuto successo. Peraltro il Presidente non aveva voluto iniziare una contesa con il comandante recentemente nominato, accontentandosi che l’armata passasse rapidamente all’offensiva.

Come il predecessore, Burnside si dedicò alla riorganizzazione dell’armata, ma non adottò le soluzioni di McClellan. Innanzitutto tornò al vecchio concetto delle “ali”, chiamate questa volta “Grand Divisions”, creandone tre, affidate a tre generali assai diversi fra loro:

Burnside disponeva inoltre dell’XI° Corpo di Franz Sigel, dislocato in riserva a Centreville, e del XII° di Slocum, ad Harper’s Ferry. E’ significativo che nessuno di questi generali esercitasse lo stesso comando che aveva avuto ad Antietam, i comandanti dei Corpi fossero tutti nuovi, così come due dei tre comandanti di “Grand Divisions”. Se a ciò si aggiunge che Burnside non aveva mai comandato oltre 100.000 uomini, il quadro è completo.

Peraltro forse fu proprio il suo carattere indeciso che lo spinse a cambiare organizzazione delle forze e piani di McClellan, nonché ritmi operativi. Il giorno dopo l’approvazione, da parte di Washington, del suo piano, egli ordinò a Sumner di muovere e in 60 ore le truppe avanzarono per 40 miglia fino a Falmouth, sul Rappahannock, di fronte a Fredericksburg, mentre Lee non era assolutamente preparato alla nuova situazione. Burnside proseguì a muovere velocemente spostando il resto dell’armata il 20 novembre su Stafford Heights, vicino a Fredericksburg, dando sollievo a Lincoln ed al War Department che ritenevano di aver trovato la persona adatta.

Purtroppo la scarsa flessibilità di Burnside doveva dimostrarsi proprio in questa rapida avanzata: a Fredericksburg non vi erano ponti per attraversare il Rappahannock, e i guadi erano a una certa distanza, questi, comunque, avrebbero rallentato l’attraversamento di consistenti formazioni militari, non essendo ideali per artiglierie e carriaggi, pertanto non li prese in considerazione e chiese al War Department un cospicuo numero di pontoni per realizzare dei ponti di barche. Con dei bravi genieri sarebbero occorse solo poche ore e poiché era stato capace di acquisire un certo vantaggio su Lee, il superamento del fiume da parte del genio sarebbe stato effettuato con scarso fuoco nemico.

Purtroppo quando Sumner raggiunse il fiume, i pontoni non erano arrivati. Sumner non era un brillante comandante, ma propose di usare i guadi a monte, per occupare le colline di Fredericksburg e la cittadina senza combattere. Burnside rifiutò: si stavano ammassando le nubi e temeva che le piogge avrebbero potuto isolare la “Right Grand Division” al di là del Rappahannock, inoltre i pontoni erano stati promessi e sarebbero presto arrivati: purtroppo trascorse un’intera settimana prima che i pontoni fossero a pie’ d’opera, e Lee la utilizzò per schierare Longstreet, dal 21 novembre, a Fredericksburg: Sumner aveva avuto tre giorni per superare senza ostacolo il fiume, mentre il resto dell’armata aveva oziato per 48 ore! Con un minimo d’iniziativa Burnside si sarebbe trovato sulla strada di Richmond, con almeno 24 ore di vantaggio su Longstreet. Per altri 20 mesi nessun comandante federale avrebbe avuto la stessa opportunità.

Preso di sorpresa Lee non perse tempo per recuperare il terreno perduto. Non era stato contento della sostituzione di McClellan ed al proposito aveva detto a Longstreet “temo che continuando a fare questi cambiamenti, trovino qualcuno che io non sarò in grado di capire”. Comunque, oltre a muovere Longstreet, chiamò a sé anche Jackson, ordinandogli di abbandonare la valle dello Shenandoah. Le truppe di Longstreet, giunte a Fredericksburg, iniziarono a trincerarsi sulla cresta che fiancheggiava la cittadina, per prepararsi a respingere l’attacco dei federali.

Per Burnside comunque attraversare voleva dire usare i pontoni, quindi, quando il materiale iniziò ad arrivare il 24 novembre, egli attese altri 17 giorni, ancorché davanti ai suoi 120.000 uomini fossero schierati solo 40.000 confederati, dimostrando assoluta incapacità di adattare i piani alle situazioni contingenti che si delineavano. Nel frattempo Lee saggiamente fece evacuare i civili, anche se i Federali non avevano ancora iniziato a bombardare: era la prima volta in quella guerra che le operazioni interessavano una popolazione di dimensioni significative.

Il motivo per cui Burnside attese tanto va forse ricercato in una sorta di paralisi mentale: aveva un solo piano e mancava delle capacità per adeguarlo all’evolvere della situazione. Gli incontri con Lincoln e le riunioni con i dipendenti non aumentarono la sua fiducia, ammesso che ne avesse avuta. Pensò anche di tentare un aggiramento con una delle “Grand Divisions”, utilizzando il guado di Skinker’s Neck, 12 miglia a valle, per attaccare il fianco di Lee, ma lo scarso entusiasmo dei subordinati lo fece desistere, facendogli preferire il tentativo di attraversamento diretto a Fredericksburg.

L’idea era completamente folle, poiché significava attraversare il fiume sotto gli occhi dei Confederati, che ben difficilmente sarebbero rimasti tranquilli a guardare il lavoro dei pontieri. Inoltre le loro posizioni erano formidabili: Fredericksburg giaceva ai piedi di una linea di colline sulle rive del Rappahannock, ed esattamente dietro l’abitato vi era la cresta denominata Marie’s Heights, fiancheggiata da una strada incassata, dotata di un muro di pietre. Il terreno si apriva consentendo di manovrare, ma era decisamente favorevole al difensore.

Inizialmente Lee dislocò le sue divisioni per far fronte a tutte le eventualità, e, soprattutto, per colpire sul fianco Burnside, ritenendo che questi avrebbe tentato di attraversare a valle o a monte, per evitare le artiglierie confederate. Dispose pertanto Jackson sulla destra, con la divisione di D. H. Hill all’estremo, la divisione di Early a Skinker’s Neck, quella di A. P. Hill a circa 3 miglia dal fianco del corpo di Longstreet ed a 6 da Fredericksburg e la divisione di William Taliaferro arretrata, per dare protezione all’intero schieramento.

Il corpo di Longstreet, con 5 divisioni, era schierato lungo 4 miglia, e Lee, recuperando forze da altri settori, era riuscito a riunire 90.000 uomini – la più grande massa che avrebbe mai comandato – dislocati su un’ampia fronte, assolutamente priva di profondità.

A questo punto Burnside, che inizialmente aveva dimostrato un’inusuale fiducia, non poteva che abbandonare la campagna, affrontando le critiche di Washington, o dare battaglia. Un attraversamento a monte della cittadina, a suo parere, offriva poche possibilità, mentre se avesse guadato a valle avrebbe potuto colpire il fianco destro di Lee e le linee di comunicazione confederate con Richmond. Finalmente, il 9 dicembre, informò Washington che avrebbe iniziato ad attaccare due giorni dopo. Nel frattempo aveva di nuovo modificato il piano, preferendo un attacco diretto su Fredericksburg poiché riteneva che Lee si fosse preparato ormai ad ogni sua mossa: a questo punto pensava che fosse possibile solo sfruttare la superiorità numerica. Vi era una seppur minima logica in questa scelta: da Stafford Heights la sua artiglieria poteva battere la città, precludendo ogni manovra della fanteria confederata contro i suoi genieri, che avrebbero dovuto temere solo l’artiglieria e i cecchini nascosti fra le case. Inoltre il procedimento tattico scelto, proprio per il rischio insito, poteva cogliere Lee di sorpresa, e tale convinzione era condivisa da alcuni degli altri generali, o almeno così sosteneva Burnside.

Egli stabilì di costruire tre gruppi di ponti: il primo, a monte, direttamente in prossimità dell’estremità settentrionale dell’abitato, il secondo un miglio a valle del margine meridionale, il terzo un miglio oltre, in corrispondenza della confluenza del Deep Run, un ruscello che scorreva nel settore confederato, nel Rappahannock. La “Grand Division” del generale Sumner doveva attraversare sul primo gruppo di ponti, avanzando direttamente attraverso Fredericksburg, quella di Franklin doveva utilizzare gli altri due gruppi di ponti, attraversare il terreno aperto e colpire quello che era ritenuto il punto debole dello schieramento confederato, mentre quella di Hooker rimaneva in riserva, scelta che poteva essere interpretata come una vendetta di Burnside, ma rispettava il criterio di mantenere forze disponibili per far fronte all’imprevisto o potenziare ed alimentare lo sforzo ove necessario. Hooker comunque aveva l’ordine di effettuare l’attraversamento dietro Sumner, pronto a sostenere una delle due “Grand Divisions” che erano in prima schiera.

Il piano incontrò molte critiche, specie gli ufficiali di Sumner dissero francamente a Burnside che avanzare direttamente contro le fanterie e le artiglierie confederate trincerate sulle alture sarebbe stato un suicidio, ma il comandante supremo non accolse le loro richieste volte ad ottenere una tattica più prudente. Egli trascorse gran parte del 10 a redigere gli ordini, che prevedevano una generica azione per tagliare fuori Lee da Richmond, ma non considerò i problemi di coordinamento, né stabilì dove e quando dare battaglia: si limitò a dire dove dovessero andare, lasciando ai suoi generali ogni altro problema.

L’ATTRAVERSAMENTO DEL RAPPAHANNOCK

Il 10 novembre, con il buio, i genieri avvicinarono i pontoni al fiume per essere pronti per l’attacco, attivando un diversivo all’altezza di Skinker’s Neck, ove fecero molto rumore abbattendo alberi. Lee però non fu tratto in inganno: poteva vedere abbastanza per capire che il giorno dopo vi sarebbe stato l’attacco proprio in corrispondenza dell’abitato, ed alle 0430 dell’11, con due colpi di cannone, segnalò alle sue truppe che stava per avere inizio la battaglia che avrebbe impegnato circa 200.000 uomini e, pertanto, poteva essere considera la più grande mai avvenuta nel Nuovo Continente.

I genieri, che avevano bisogno di ogni protezione disponibile, al mattino furono favoriti dalla nebbia, ma ben presto essa prese a svanire ed i cecchini confederati iniziarono a far pagare il pedaggio impedendo la costruzione dei ponti a monte della cittadina, mentre l’artiglieria federale non riuscì, nonostante avesse sparato circa 9.000 proiettili, a farli sloggiare. Alla fine uno dei generali decise di usare i pontoni come natanti, per trasportare oltre il fiume la fanteria ed eliminare i tiratori, consentendo così la costruzione dei ponti. L’azione riuscì praticamente senza perdite, i cecchini di McLaws furono aggirati e dovettero ritirarsi, altre fanterie completarono l’attraversamento e i ponti furono quasi tutti terminati. Ciononostante il tentativo di attraversare aveva richiesto quasi tutto il periodo di luce della giornata, ed il tempo che rimaneva disponibile doveva essere utilizzato per finire di ripulire l’area dei cecchini confederati, combattendo casa per casa. Questa operazione terminò a mezzanotte: 1.600 Confederati della brigata di William Barksdale avevano tenuto la città per un giorno intero.

Nel settore di Franklin le operazioni erano andate meglio: alle 1100 due ponti erano stati completati e nel pomeriggio le sue prime brigate avevano concluso l’attraversamento. Purtroppo non fu fatto nulla per alleggerire la pressione su Sumner, accelerando l’attraversamento e colpendo il fianco di Lee. Franklin non aveva ordini in merito da parte di Burnside, e si accontentò di proteggere le sue teste di ponte, attendendo che Sumner completasse l’attraversamento il giorno dopo, per proseguire di concerto.

Naturalmente questo era altro tempo regalato a Lee, che si era piazzato su Telegraph Hill, da cui vedeva l’intero schieramento, eccetto l’ala estrema del corpo di Jackson. Egli non manovrò, perché era soddisfatto delle perdite inflitte a Sumner, mentre l’avanzata di Franklin non lo preoccupava, visto che aveva posizioni dominanti da cui le truppe di Jackson e Longstreet potevano agire a tenaglia. Inoltre egli temeva probabilmente un movimento federale che sfruttasse Skinker’s Neck, ove aveva mantenuto il grosso del Corpo di Jackson. Solo dopo il cadere della notte Lee, comprese le intenzioni di Burnside, iniziò a spostare le sue truppe per preparare la battaglia che aveva in mente per il giorno seguente. Con le divisioni di A. P. Hill e Taliaferro, intanto, estese il fianco destro di Longstreet, lasciando le divisioni di Early e D. H. Hill a guardia di Skinker’s Neck.

Burnside comunque lo sovrastava sempre nel numero, e dalla notte dell’11 aveva la possibilità di spostare gran parte dell’armata del Potomac oltre il Rappahannock, come il Ministro Halleck suggeriva da Washington con insistenza, per prevenire un eventuale contrattacco confederato. Tuttavia il comandante federale non trasmise ordini ai suoi comandanti dipendenti (in seguito avrebbe detto che voleva che Sumner eseguisse un attacco diversivo, mentre Franklin avvolgeva lo schieramento nemico) e perse tempo ulteriore eseguendo l’attraversamento del fiume con il grosso delle truppe solo con la luce del sole.

Per primo si mosse il II° Corpo di Couch che si dispose all’estrema destra, seguito dal IX° del Generale Willcox alla sinistra, fino quasi al Deep Run. Nel settore di Franklin avanzò per primo il VI° Corpo, seguito dal I° e solo nel pomeriggio lo schieramento si era completato. A Lee era stato concesso tutto il tempo che serviva e lo sfruttò per recuperare le divisioni di D. H. Hill ed Early, ormai certo che Burnside non avrebbe potuto muovere altre truppe a valle della cittadina e che il 13 successivo la battaglia avrebbe avuto per teatro il terreno dove si trovava.

Al cadere della notte del 12 il generale Sumner disponeva di 27.000 uomini, con i 30.000 in riserva della “Grand Division” di Hooker alle spalle, con cui investire i 41.000 di Longstreet dislocati sulle colline dietro la cittadina. Jackson invece aveva a disposizione circa 39.000 uomini, con cui fronteggiare i 51.000 agli ordini di Franklin. Burnside aveva inoltre inviato oltre il fiume 190 cannoni, mentre altri 147 erano stati allineati su Stafford Height, pronti ad entrare in azione [#4].

L’ATTACCO FEDERALE

All’alba del 13 il comandante confederato aveva a disposizione praticamente tutta l’armata; il Corpo di Jackson ora occupava due miglia di cresta boscosa che correva ad una distanza compresa fra 1 e 2 miglia dal fiume, la cavalleria di Stuart ne proteggeva il fianco destro mentre la divisione di Taliaferro era in riserva. Qui Lee aveva bisogno di un dispositivo profondo, per assorbire l’urto offensivo, perché il terreno era meno favorevole alla difensiva che in altre parti e si attendeva il maggior sforzo delle truppe di Franklin. Il generale Longstreet occupava invece una fronte di quasi 5 miglia, sulla sinistra.

Nonostante disponesse di una considerevole potenza di fuoco, Burnside fino all’alba del 13 non rese partecipi i dipendenti del piano d’attacco. Quando impartì gli ordini aveva di nuovo modificato la pianificazione: Sumner avrebbe dovuto impiegare una sola divisione, che doveva puntare diritto verso Marie’s Heights, mentre Franklin doveva attaccare, anch’egli con una sola divisione, la Prospect Hill, all’estrema destra del Corpo di Jackson. Egli intendeva posizionare le artiglierie su quelle alture ed obbligare Lee ad abbandonare l’intera posizione. L’idea era assurda perché non teneva conto del fatto che questi attacchi limitati avrebbero favorito il concentrarsi della reazione dei Confederati: in pratica 2 divisioni avrebbero attaccato, con altre 16 in riserva!

Nonostante dissentisse dal piano di Burnside, il Generale Franklin, che aveva suggerito di eseguire un massiccio attacco al centro, alle 0700, impiegò per l’impresa la divisione del conterraneo – originario della Pennsylvania – Meade. La scelta non era stata felice, perché si trattava della divisione più debole, ma Meade alle 0830 era pronto ad avanzare. Le sue truppe incontrarono subito gli schermagliatori nemici, quindi le artiglierie di Jackson, infine subirono i rallentamenti dovuti alla presenza di strade incassate e siepi difese dal fuoco delle fanterie confederate, comunque, pur subendo perdite, proseguirono, seguite dalla divisione di Gibbon, che ne proteggeva il fianco destro. Contestualmente, vista la presenza della cavalleria confederata, il generale Reynolds predispose la divisione di Doubleday per proteggere il fianco sinistro. In questo modo, anche se solo la divisione di Meade era ingaggiata in combattimento, l’intero I° Corpo era in movimento, mentre aveva luogo un duello di artiglierie non appena i Ribelli iniziarono a bombardare le divisioni di Meade e Gibbon. Queste furono bloccate a circa mezzo miglio dalla cresta dal fuoco delle fanterie confederate, e rimasero ferme per due ore e più, incapaci di proseguire fino a quando l’artiglieria amica non ammorbidì le difese avversarie, alle 1300, e – giunti ai piedi della colina – fu possibile lanciare l’ultima carica contro le fanterie di A. P. Hill. Inizialmente l’azione di Meade colse Jackson di sorpresa: la brigata del generale Maxcy Gregg fu respinta e lo stesso Gregg cadde, mentre alcuni reparti delle brigate contermini arretrarono, ma un contrattacco confederato ristabilì la situazione e respinse le truppe federali, sfruttando un vuoto fra le due unità. I nordisti si ritirarono velocemente com’erano avanzati, Gibbon fu ferito gravemente, mentre Meade perse uno dei suoi comandanti di brigata, e solo un contrattacco da parte di una divisione del III° corpo bloccò l’avanzata confederata, consentendo alle truppe di Meade e Gibbon di ritirarsi verso il fiume per riorganizzarsi dopo essere state provate pesantemente. Alle 1400 il combattimento si acquietò e, anche se i Federali avevano conseguito qualche successo, la giornata, nel settore, si era praticamente conclusa: Franklin aveva tentato di eseguire gli assurdi ordini di Burnside, aveva fallito, e non si sarebbe più mosso senza ordini chiari, che non sarebbero mai giunti. Meade aveva perso 1.853 uomini, Gibbon 1.267, in totale per i Federali si erano registrate 4.861 perdite, contro le 3.400 dei Confederati di A. P. Hill ed Early: tutto quel sangue era stato sprecato, ma ciò era nulla rispetto alla carneficina che doveva aver luogo nell’altro settore. Qui Longstreet si era ben trincerato, disponendo le artiglierie nelle migliori posizioni e creando ampi campi di tiro, mentre le sue fanterie avevano sfruttato ogni piega del terreno, specialmente il muro di pietra che correva lungo il pendio di Marie’s Heights, ove era disposta la brigata del generale Thomas R. R. Cobb, originario della Georgia e proveniente dalla carriera politica. Il generale Sumner affidò l’attacco al II° Corpo il cui comandante, il generale Couch, scelse la divisione di French, già dislocata fra le strade di Fredericksburg. L’attacco doveva iniziare quando fosse giunta notizia di un successo da parte dell’altra “Grand Division”, tuttavia, in tarda mattinata, visto che Meade non aveva preso ancora Prospect Hill, Burnside ordinò a Franklin di procedere. Subito dopo mezzogiorno la fanteria di French iniziò a muovere oltre la periferia della cittadina, verso i dolci pendii di Marie’s Heights, distante circa 700 metri. Il primo ostacolo era un canale di scolo, a mezza via dal muro di pietra, che era superabile solo utilizzando dei ponti. Appena allo scoperto i Federali furono investiti dalle artiglierie confederate, quindi dalla fucileria, mentre un reggimento di Confederati della Nord Carolina si era unito ai georgiani di Cobb. Nonostante le terribili perdite, gli uomini della prima brigata di French proseguirono, fino a giungere a 200 metri dal muro, ma qui si arrestarono e ripiegarono in disordine attraverso la brigata che li seguiva, scompigliandola. Questa avanzò comunque, subendo lo stesso trattamento, come avvenne alla terza: in meno di un’ora la divisione era stata messa fuori combattimento. La successiva divisione del II° Corpo, comandata da Winfield Scott Hancock, reiterò l’azione, subì perdite anche più dure, si portò fino a 50 metri dal muro, ma i Confederati erano schierati su 4 righe e tiravano con scariche ordinate e micidiali, ben protetti dal loro riparo, praticamente senza interruzione. Davanti al muro vi erano circa 3.200 corpi di morti, moribondi e feriti, mentre gli incolumi non osavano più muoversi per timore di essere abbattuti. La terza divisione di Couch, comandata da Howard, veterano di Manassas, subì analogo trattamento e le truppe che tentarono di sostenerne lo sforzo subirono un pesante fuoco di artiglieria che creò sanguinosi vuoti nei loro ranghi. Eppure Burnside, che non era riuscito a controllare la battaglia, si attendeva ancora un successo in quel settore, e ordinò a Franklin di lanciare un assalto generale, mentre Hooker doveva impegnare 2 delle sue divisioni contro il muro di pietra. Hooker tentò di far desistere Burnside dal progetto, inutilmente, mentre Franklin, che ricevette troppo tardi l’ordine, non poté eseguirlo. Comunque prima che calasse il sole due altre divisioni si erano inutilmente sacrificate davanti al muro di pietra, portando il totale delle perdite yankees a più di 6.300. Dopo sei assalti, portati ciascuno da un’intera divisione, i 4.000 Confederati del muro di pietra avevano respinto quasi 40.000 Federali. Hooker, preso atto delle perdite, interruppe l’attacco dicendo “ho perduto tanti uomini quanto richiedevano gli ordini che mi erano stati dati”, tuttavia i suoi soldati furono in salvo solo quando le tenebre li protessero consentendogli di ripiegare. Durante la notte il fuoco proseguì sporadico, per ostacolare la riorganizzazione dei ranghi dei Federali e Burnside approfittò delle tenebre per far avanzare una divisione fresca, che avrebbe dovuto bivaccare vicino al muro di pietra, per poter lanciare un assalto alle prime luci dell’alba: quegli uomini trovarono difficoltoso anche lo stendersi a dormire, per il freddo e lo scarso spazio disponibile, considerato il numero di corpi sul terreno, intanto i Confederati si aggiravano fra i cadaveri per saccheggiare coperte ed indumenti.

All’alba i Federali si avvidero di essere davvero vicini al muro di pietra, e non ebbero la possibilità di lanciarsi all’attacco, perché i Confederati li scoprirono e li tennero sotto un fuoco micidiale: i cadaveri furono utilizzati per creare dei ripari, e l’unica cosa che si poteva fare era rintanarsi nel terreno.

La notte precedente Burnside aveva sostenuto di voler ripetere l’attacco, guidando di persona il suo vecchio IX° Corpo, ma Sumner e Hooker lo avevano fortemente sconsigliato, appoggiati da Franklin. Egli riteneva che era opportuno mantenere almeno il possesso di Fredericksburg, per poter reiterare l’offensiva alla prima occasione, così solo il 15 dicembre chiese una tregua per recuperare i morti e soccorrere i feriti che erano stati abbandonati per circa 48 ore e finalmente comprese che era inutile tenere le posizioni sanguinosamente conquistate, per cui impartì l’ordine di ripiegare, eseguito nella notte.

L’armata del Potomac aveva avuto 1.284 morti, 9.600 feriti e 1.769 dispersi, per lo più morti o prigionieri, per un totale di 12.653 perdite, contro le 5.377 dei confederati, fra i quali 603 morti e 4.116 feriti. Mai vi era stato, né vi sarebbe stato un tale squilibrio fra le perdite delle due parti durante la Guerra Civile: a testimonianza della forza delle posizioni dei Confederati e della scarsa immaginazione di Burnside nel condurre la battaglia. Un mese dopo Burnside decise di reiterare l’avanzata, ma la divisione inviata a monte per guadare il Rappahannock fu bloccata dalle piogge, e l’azione fu rimandata. Il 1863 era alle porte e l’armata del Potomac attendeva ancora un comandante che sapesse condurla alla vittoria su Lee.

Bibliografia

William C. Davis. “Rebels and Yankees. The Battlefield of the Civil War”, London 1999

James Longstreet. “From Manassas to Appomattox”, Philadelphia 1896

Edward J. Stackpole. “Drama on the Rappahannock”, Harrisburg, Pa. 1957

U.S. Committee on the Conduct of the War. “Report of the Joint Committee on the Conduct of the War”, Washington 1883

NOTE

[#1] Forse vi è una giustificazione nella prudenza di McClellan: in una guerra che stava facendo conoscere ai cittadini degli Stati Uniti quelle stragi che avevano caratterizzato l’Europa napoleonica fino a pochi decenni prima, la sua tendenza a risparmiare sforzi aveva una qualche ragion d’essere.

[#2] Nelle Accademie Militari tutti dicevano di studiare Napoleone, ma in effetti dimenticavano il nocciolo della sua strategia, che era stata quella di Annibale, Alessandro di Macedonia e Scipione l’Africano. La tendenza alla guerra manovrata e mai combattuta, eredità del Rinascimento, era dura a morire.

[#3] Al riguardo, peraltro, vi è chi sostiene che Burnside non sia stato informato della modifica ordinativa – che doveva esser chiara quantomeno perché i due Corpi che avevano costituito la sua “ala” erano alle estremità opposte dello schieramento d’attacco – e si sia limitato a fare da demoltiplicatore degli ordini fra il Comando di McClellan e colui che riteneva ancora essere al comando del IX Corpo. Del resto l’intera diatriba nasce dalla necessità di addebitargli l’insuccesso dell’attacco al ponte di Antietam ed il conseguente ritardo, senza una minima considerazione del fatto che le sue truppe dovevano attraversare sotto il fuoco un ponte stretto, dominato dalle posizioni Confederate, che fecero a pezzi i primi due reggimenti lanciati all’attacco. Viene inoltre dimenticato che il secondo, successivo attacco, ebbe fortuna. Insomma, è facile sollevare critiche, ma chi ha visionato quel terreno può comprendere i ritardi. Purtroppo nella storiografia della Guerra Civile vi sono personaggi considerati negativamente, e sembra fatto apposta che ogni loro azione sia degna di rampogna. Orbene, Burnside fece errori tremendi a Fredericksburg, ma non per questo ad Antietam ebbe uguali responsabilità.

[#4] Le cifre, com’è noto, dicono poco. Da un canto i Confederati conteggiavano solo i soldati in grado di utilizzare un fucile, mentre l’Unione si riferiva ai totali, dall’altro la forza intrinseca delle posizioni confederate forniva un valore incrementale che rendeva critica la situazione degli attaccanti.


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