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First Bull Run
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USA Order of Battle
(by D. P.)
CSA Order of Battle
(by D. P.)
Relative Strength of
the Opposing Forces (by D. P.)
Map (by D. P.)
Il conflitto, nei primi tre mesi, non registrò eventi degni di particolare nota, fino allo scontro di Big Bethel, in Virginia, nel giugno, che, alla luce delle esperienze future, sarebbe stato considerato solo una scaramuccia. I ribelli ne uscirono vincitori, e ciò li convinse che avrebbero potuto ripetere l’impresa quando gli Yankees avessero osato ripetere la minaccia contro la Virginia e la sua capitale Richmond.
Assolutamente incapace di rammentare volti e nomi, McDowell non riusciva a farsi amare dai dipendenti, perdeva le staffe troppo facilmente, prestava scarsa attenzione ai problemi ed alle istanze dei subordinati, spesso rimaneva seduto, chiuso nei propri pensieri. In sintesi, per usare l’espressione dei meno ostili fra i suoi collaboratori, dimostrava una “ruvida indifferenza”.
In una cosa comunque si somigliavano: l’appetito omerico. McDowell era indubbiamente un ghiottone: un suo ufficiale avrebbe riferito che “a cena era così assorbito dai piatti, che aveva ben poco tempo per la conversazione”.
La sua immagine non trovava giovamento dalla congenita obesità, che egli tentava di nascondere con un ridicolo cappello a larghe tese che lo faceva sembrare più simile “ad un portatore cinese sovrappeso che ad un Generale al comando del primo esercito dell’Unione”. Ancorché non bevesse né vino, né alcolici “faceva fuori la maggior parte dei piatti che gli capitavano a tiro”, come ebbe a confessare un suo aiutante, il Capitano James B. Fry, “lanciandosi immediatamente dopo contro un cocomero che sconfisse ed ingoiò aiutandosi con una sola mano, assicurando gli astanti, al termine del pasto, che il nemico era stato mostruosamente buono”.
Non era comunque uno stupido: seppe capitalizzare il sostegno degli esponenti politici del nativo Ohio e del Gen. Scott, ascendendo dal grado di Maggiore a quello di Brigadiere Generale. Avvenne così che un uomo che aveva trascorso gran parte della propria vita militare in uno Stato Maggiore, comandando solo minori unità nel periodo giovanile, ricevesse il compito di organizzare e guidare alla vittoria il più grande complesso di forze terrestri mai prima riunito sul suolo degli Stati Uniti. C’era una sorta di perversa logica in tutto ciò, che purtroppo avrebbe registrato altri analoghi episodi nel corso della Guerra Civile.
Nelle settimane che seguirono la caduta di Fort Sumter, le autorità dell’Unione dovettero far fronte all’esigenza di ampliare rapidamente il piccolo esercito forte di 16.000 uomini disponibile in tempo di pace, la situazione era aggravata dal fatto che la neonata Confederazione aveva fruito della recente costituzione di alcuni reggimenti di volontari, poco prima della convenzione di Montgomery, che aveva dato il via alla secessione.
Lincoln firmò un decreto per riunire 75.000 soldati, tuttavia, mentre i volontari affluivano, le autorità non sapevano ancora a chi affidare il comando. Una cosa fu immediatamente chiara a tutti: il sistema delle carriere lente provocato da assurdi ed eccessivamente elevati limiti d’età, proprio del cosiddetto “Old Army”, aveva fatto sì che l’attuale leadership non possedesse i requisiti fisici per una lunga campagna. I generali Scott e John E. Wool avevano superato i 70 anni mentre Edwin V. Sumner si avvicinava ai 64. L’unico disponibile, David E. Twiggs, aveva scelto la Confederazione. Occorreva un uomo giovane per guidare questo nuovo, grande esercito ammassato nell’area di Washington, su cui veniva riposta la speranza di sedare la ribellione. La capitale si trovava a sole 100 miglia da Richmond, che nel maggio era diventata la capitale della Confederazione, per cui non era il caso di attendere la preparazione delle forze che si stavano riunendo nell’Ohio e nel West: il destino delle due parti si sarebbe giocato soprattutto sul terreno dell’Old Dominion. A Washington ci si attendeva che l’uomo scelto da Lincoln per comandare l’esercito avrebbe marciato alla volta della Virginia, sconfitto i ribelli e trionfato.
Non desta meraviglia, pertanto, che anche prima che McDowell assumesse il comando, a sud del fiume Potomac, vi fossero militari professionisti e dilettanti che si preparavano ad arrestare la marcia dell’armata unionista. Il presidente della Confederazione, Jefferson Davis, stava affrontando lo stesso problema del suo avversario del Nord, ma in definitiva aveva qualche vantaggio: se il già menzionato Twiggs era troppo anziano, c’era a disposizione Joseph E. Johnston, veterano della guerra messicana, che si era congedato con il grado di Brigadiere Generale e che Davis aveva nominato Generale, che costituiva la scelta più ovvia per il comando. Inoltre Davis disponeva di Beauregard – il primo autentico eroe popolare della guerra ancorché anche un bimbo avrebbe catturato Fort Sumter – che, promosso dopo l’impresa, fu rapidamente inviato in Virginia, ove era logico attendersi che si sarebbe trasferito il centro di gravità delle operazioni.
Con felice intuizione Davis creò due armate in Virginia, anche perché così dettava la conformazione del terreno. La principale doveva posizionarsi fra Washington e Richmond, il più vicino possibile al Potomac, per proteggere la Virginia settentrionale, ma circa 100 miglia ad ovest vi era un’altra Virginia, la valle dello Shenandoah, chiusa fra la catena degli Allegheni e quella meno imponente, ma comunque significativa, del Blue Ridge. La valle costituiva una naturale direttrice d’invasione per i Federali che avrebbero potuto percorrerla, attraversare la catena del Blue Ridge e ricadere alle spalle dei Confederati, pertanto Davis assegnò a Johnston il compito di difenderla con un’armata, ponendo Beauregard a capo dell’armata del Potomac, dislocata nell’area di Manassas Junction, a circa 25 miglia a SO di Washington.
A Washington il terreno fu interpretato altrettanto correttamente, e Lincoln e Scott videro la medesima possibilità. Di conseguenza la loro strategia di avanzata nella Virginia previde due direttrici da percorrere simultaneamente. McDowell doveva muovere verso Manassas Junction, mentre una forza inferiore, comandata dal Generale Robert Patterson, avrebbe attraversato il Potomac ed occupato Harper’s Ferry, all’estremità settentrionale della Valle dello Shenandoah, respingendo ed impegnando le truppe di Johnston, tenendole lontane dal Passo di Manassas.
Contemporaneamente il comandante dell’Unione riuniva il proprio esercito, con reggimenti ancora inesperti provenienti dagli stati di New York, Connecticut, Maine, Pennsylvania, Rhode Island, Michigan, Ohio. Per la metà di luglio c’erano più di 30.000 uomini alle armi dentro ed intorno alla capitale: erano poco addestrati, ma si sperava che l’entusiasmo avrebbe potuto sostituire l’esperienza militare.
McDowell pensò di dividere l’armata in 5 divisioni, assegnandone il comando ad elementi in possesso di una qualche esperienza, come i generali Daniel Tyler, David Hunter, Samuel Heitzelman, Theodore Runyan e Dixon S. Miles. Tyler aveva una solida reputazione nell’”Old Army”, Heitzelman era un veterano delle guerre contro il Messico ed i pellerossa, Hunter aveva trascorso 40 anni in uniforme, ed era stato uno dei giovani commilitoni di Jefferson Davis. Mentre Runyan proveniva dalla milizia e possedeva limitata esperienza, Miles era quello che più di tutti aveva combattuto, anche se purtroppo aveva perso da tempo la propria guerra con la bottiglia. Fra i comandanti delle brigate, al momento solo oscuri generali che sarebbero presto diventati celebri, vi erano elementi come William T. Sherman, Ambrose Burnside, Oliver O. Howard, che sovente avevano abbandonato la vita militare da anni. In azione avevano condotto al massimo 70-80 uomini: ora dovevano guidarne migliaia.
Il più inesperto però era McDowell, su cui Lincoln e Scott esercitarono forti pressioni perché redigesse una pianificazione per la campagna. McDowell rispose ripetutamente che le sue truppe erano prive di addestramento, ma Scott gli fece notare che la stessa inesperienza caratterizzava le truppe confederate, quindi era il caso di muovere. Un preoccupante parallelo con quanto avverrà in Libia nel ’40, con il nostro Graziani. Il parallelo, del resto, prosegue anche in termini di risultato finale.
McDowell sapeva che il corso d’acqua era superabile solo con il ponte di pietra della pista conosciuta come Warrenton Turnpike, nonché utilizzando una serie di guadi che presumeva sarebbero stati tutti fortemente difesi. Pertanto, piuttosto che attaccare in questo settore, propose di tenere occupati i Confederati con azioni dimostrative, dirigendo la colonna principale ben oltre il fianco destro dello schieramento di Beauregard, per attraversare il torrente e volgere poi verso ovest, in direzione di Manassas, cadendo sul tergo dell’avversario e tagliandone le comunicazioni con l’armata di Johnston dislocata nella Valle dello Shenandoah e con Richmond. I ribelli avrebbero dovuto abbandonare la posizione, lasciandogli aperta la strada per la loro capitale.
Considerata l’inesperienza del compilatore e le pressioni subite, era un piano eccellente, e Lincoln e Scott lo accettarono senza apporre modifiche. Essi pensavano che, se avesse avuto successo, McDowell avrebbe vinto per manovra, combattendo ben poco e ottenendo la vittoria con la celere cattura di Richmond. Si trattava di una soluzione “politicamente accettabile", che avrebbe evitato eccessivi spargimenti di sangue, assolutamente da rifuggire in ogni guerra civile.
Peraltro, oltre alla già citata inesperienza, un ulteriore ostacolo per McDowell era la scarsa disponibilità di cavalleria, che si rifletteva sulla capacità di acquisire notizie attraverso l’esplorazione e sulla possibilità di proteggere i propri fianchi esposti. Inoltre, ancorché l’area che doveva essere attraversata si trovasse ad un giorno di marcia da Washington, il War Department non ne possedeva la cartografia aggiornata e McDowell avrebbe dovuto far conto solo su guide locali, la cui affidabilità era sospetta. Infine il successo del piano dipendeva dalla capacità del collega Patterson di impegnare i confederati di Johnston nella Valle dello Shenandoah.
Beauregard aveva assunto il comando, in Manassas, il 1° di giugno, trovando nell’area solo 6.000 uomini e ben pochi lavori campali per difendere i punti in cui il Bull Run poteva essere superato. Da Richmond iniziarono a giungere, man mano che venivano approntati, i reggimenti di volontari, ma la neonata burocrazia della Confederazione non si era dimostrata all’altezza e le truppe apparivano mal equipaggiate, mal nutrite ed insufficientemente vestite. Alla fine di giugno, comunque, il comandante confederato fu in grado di dare una prima organizzazione alle proprie forze, sfruttando un buon numero di comandanti con esperienza dei conflitti contro pellerossa e messicani.
La 1^ Brigata (South Carolina) fu affidata a Milledge L. Bonham, la 2^ al neopromosso Richard S. Ewell, mentre David R. Jones comandava la 3^ ed il Colonnello George Terret la 4^. Questi, dopo due sole settimane, fu sostituito dal neopromosso Brigadiere Generale James Longstreet. La 5^ Brigata era affidata al Colonnello Philip Cocke, colui che aveva per primo individuato le possibilità di difesa della Virginia, avviando la costituzione dell’armata; tradito dalla salute sarebbe deceduto prima della fine dell’anno e sarebbero stati dimenticati i suoi meriti. La 6^ Brigata era comandata dal Colonnello Jubal A. Early, destinato a grandi imprese. Alla fine di giugno Beauregard disponeva di circa 15.000 uomini, e forse avrebbe fatto meglio a riunire le brigate in divisioni, come aveva fatto il suo avversario, riducendo il numero dei comandanti cui trasmettere ordini e la conseguente confusione. Eppure, forse, questo errore lo aiutò, perché alcuni dei suoi comandanti, agendo d’iniziativa, risolsero la battaglia.
Peraltro i Confederati avevano il vantaggio di conoscere la zona, e Beauregard in persona trascorse le settimane precedenti lo scontro in ricognizioni accurate a destra ed a sinistra del Bull Run. Fin dall’inizio si rese conto che il torrente era la sua migliore linea di difesa e, benché bombardasse Richmond con roboanti, quanto fantasiose, proposte di offensive, appariva più probabile che avrebbe dovuto difendersi più che attaccare. Il torrente era il suo miglior alleato: le rive non erano percorribili da parte della fanteria e dell’artiglieria ippotrainata, mentre le acque erano troppo profonde per essere attraversate al di fuori dei guadi (ford) e del ponte di pietra. In questi punti egli concentrò le difese, intendendo fronteggiare le superiori forze avversarie con l’artiglieria ben posizionata e le fortificazioni campali.
All’estrema destra confederata vi era l’Union Mills Ford, ove inizialmente McDowell sperava di eseguire l’attraversamento. Beauregard non riteneva di dover presidiare il guado, in quanto il più lontano da Manassas. Un miglio e mezzo più a monte vi era il McLean’s Ford, seguito dopo un miglio dal Blackburn’s Ford e dopo meno di un altro miglio dal Mitchell’s Ford. Essi erano vicini al centro dello schieramento difensivo, e potevano essere minacciati. Poiché i tre guadi si trovavano su di un tratto del fiume convesso verso la provenienza nemica, potevano essere protetti agevolmente ponendo una limitata forza – 2 o 3 brigate – nel baricentro. Ancora più a monte vi era un altro piccolo guado, seguito dal Ball’s Ford, cui adducevano due strade provenienti da Centreville, più oltre vi era il Lewis’ Ford. A poca distanza vi era il ponte di pietra, il migliore attraversamento lungo la strada fra Centreville e Warrenton. Ovviamente McDowell avrebbe effettuato qualche tentativo per occupare il passaggio nel momento in cui avrebbe attaccato la metà sinistra dello schieramento. Un ulteriore vantaggio del difensore era costituito dalle alture che fiancheggiavano la strada, lungo la direttrice di avanzata Federale, subito dopo il ponte di pietra. A nord si trovava la Matthew’s Hill, dai pendii dolci, a sud la più ripida Henry’s Hill, da cui si aveva un’eccellente vista del ponte, della strada e dell’incrocio che conduceva al lontano guado di Sudley Springs, un miglio e mezzo a nord, l’ultimo degli attraversamenti del settore. Occupando Henry’s Hill Beauregard poteva impedire l’utilizzo del ponte e dei guadi ad esso vicini.
Beauregard poteva essere vanesio e retorico, ma aveva senz’altro un’ottima capacità di percepire il terreno, e si rese conto che poteva difendere tutti gli attraversamenti concentrando le proprie forze in due sole masse: una su Henry’s Hill e l’altra nei pressi del McLean’s Ford. Tuttavia, insoddisfatto per i dinieghi ricevuti dal presidente Jefferson Davis circa la possibilità di assumere un atteggiamento offensivo, dislocò alcune delle sue brigate al di là del Bull Run e di Centreville. Chiese inoltre che fosse ordinato a Johnston di riunirsi ai suoi 18.000 uomini per un attacco concentrato contro McDowell, come se non vi fosse alcun nemico di fronte alla valle dello Shenandoah, egli infatti riteneva che Johnston avesse con sé almeno 22.000 uomini (in effetti ne aveva circa la metà che fronteggiavano i Federali di Patterson).
Quando Beauregard seppe dell’inizio del movimento delle truppe unioniste, fu bruscamente riportato alla realtà e, comprendendo di essere in inferiorità numerica, decise di ritirare le proprie truppe al di là del Bull Run, dimostrando, al di là di ogni esteriorità, che era realista nell’essenziale, ovvero quando comprendeva che la lotta si faceva seria.
Benché il movimento fosse stato iniziato il 16 luglio alle 2 pomeridiane, a sera erano state coperte solo una decina di miglia, e le truppe si fermarono per trascorrere la notte. La marcia del giorno successivo, praticamente senza opposizione, fu caratterizzata dal caldo umido della polverosa campagna della Virginia. A sera McDowell, ritenendo i reparti troppo stanchi, decise di rinviare l’occupazione di Centreville al giorno successivo, incaricando dell’azione la divisione Tyler, quindi eseguì una ricognizione verso Union Mills Ford, ma quello che vide lo convinse a modificare il piano. Il terreno era praticamente impercorribile per un’armata per cui, con grande flessibilità e rapidità, ribaltò il progetto iniziale, decidendo di superare lo schieramento confederato sul lato sinistro, utilizzando il Sudley Springs Ford. Naturalmente non fu modificata l’azione dimostrativa di fissaggio contro il centro confederato.
Mentre le divisioni Heitzelman e Hunter marciavano alla volta del Sudley Springs Ford, Tyler avrebbe occupato Centreville, ove Miles si sarebbe posizionato, rimanendo in riserva. Lo stesso Tyler aveva il compito di eseguire l’attacco dimostrativo al centro, per coprire l’azione avvolgente dell’ala destra. Al riguardo McDowell era stato chiaro “non portare (le truppe) ad un ingaggio”.
Quella stessa sera Beauregard tentò disperatamente di incrementare le proprie forze, richiedendo a Richmond rinforzi, comprese la Hampton Legion del Sud Carolina e l’intera armata di Johnston, che avrebbe dovuto essergli subordinata. Con tutte le sue unità oltre il Bull Run, occupava una linea lunga 6 miglia circa, con Ewell ad Union Mills, Jones a McLean’s Ford, Longstreet e Bonham a Blackburn’s Ford, Mitchell e Cocke che gravitavano su Island, Ball’s e Lewis’ Ford. Era infine pervenuta una nuova mezza brigata, che difendeva il ponte di pietra.
Sicuro di dover subire un attacco al centro, Beauregard aveva dislocato metà della cavalleria e dell’artiglieria in supporto alla Brigata Bonham, e con questo schieramento si giunse all’alba del 18 luglio, quando Richmond ordinò a Johnston di unirsi alle truppe di Beauregard, muovendo verso est.
Beauregard accolse la buona notizia con disappunto, certo che fosse ormai troppo tardi per evitare di essere sommerso dal preponderante nemico. Uno dei suoi aiutanti, il Colonnello Alexander Chisolm, lo convinse a permettergli di partire alla volta di Winchester, a circa 50 miglia, ultima posizione nota delle truppe di Johnston, per guidarle a Manassas; contemporaneamente giunse la notizia che la divisione Yankee del Generale Tyler stava avvicinandosi al Bull Run.
Lo stesso Tyler cavalcò alla volta del Blackburn’s Ford, per rendersi conto della situazione: vide alcuni avamposti confederati e pochi cannoni, ma non poté accorgersi del grosso delle forze di Beauregard, ben nascoste. Pertanto, non avendo esperienza di combattimento, ritenne di poter attraversare il Bull Run senza difficoltà, spazzare i pochi ribelli e dirigere su Manassas. Dopo aver fatto aprire il fuoco alle proprie artiglierie, inviò avanti un reparto della milizia del Massachusetts, vestito di uniformi grigie: non sarebbe stato il primo caso di confusione delle uniformi in quanto, a dispetto dell’iconografia ufficiale e della cospicua produzione hollywoodiana, vi erano molti reparti confederati vestiti di blu ed altrettanti federali di grigio. I miliziani del Massachusetts si trovarono di fronte altri soldati in grigio, questi, dopo alcuni minuti di confusione ed incertezza, furono i primi a capire di trovarsi di fronte al nemico ed aprirono il fuoco, uccidendo, fra gli altri, il giovane tenente che aveva gridato “Siamo uomini del Massachusetts!” al rituale “Chi va là?” intimatogli. Iniziò così lo scontro di Blackburn’s Ford.
A questo punto Tyler iniziò ad inviare sul posto altri reggimenti, disattendendo gli ordini ricevuti nonostante gli aiutanti tentassero di dissuaderlo. Quando comprese di aver commesso un errore e di trovarsi di fronte ad un forte concentramento nemico, tentò di far sganciare le proprie unità, ma queste erano ormai inchiodate ed impossibilitate a muovere. Avvenne così che alcuni reparti fuggirono sotto l’intenso fuoco ribelle, altri furono respinti mentre altri ancora, non coinvolti, ruppero i ranghi per raccogliere frutti di bosco! Solo nel tardo pomeriggio, quando giunse sul posto McDowell in persona ed ordinò perentoriamente a Tyler di ripiegare, lo scontro terminò. Considerati i risultati era stata solo una scaramuccia, con 83 perdite complessive per Tyler, tuttavia i federali si sentivano sconfitti, mentre i confederati, che avevano sofferto 70 perdite – per lo più feriti – erano rimasti padroni del campo. L’unico serio danno subito da Beauregard era stato costituito dal pranzo, andato perduto con la casa centrata da una cannonata poco prima che, con il suo staff vi si recasse per rifocillarsi.
Il comandante confederato, dopo aver perso il pranzo, fu comunque sollevato dalla vista delle colonne di Tyler in ritirata, ma questo fu nulla rispetto al sollievo provato la mattina successiva, quando tornò il Colonnello Chisolm per riferire che aveva raggiunto le truppe di Johnston a Piedmont Station, ben più vicine di quanto si pensava, pronte a giungere al Bull Run per il pomeriggio del 19 o il mattino del 20. In effetti dopo circa un mese di schermaglie, le truppe confederate della valle dello Shenandoah avevano raccolto qualche successo sui federali del timido Patterson, così Johnston all’alba del 18 luglio aveva ordinato di approntare le razioni ed allontanarsi dal nemico, dimostratosi irresoluto. Durante la giornata Johnston informò le truppe che stavano muovendo verso Manassas, in soccorso di Beauregard, e raggiunse Piedmont Station, ove avrebbe incontrato Chisolm nella notte.
Quella volta i confederati sfruttarono a dovere la ferrovia, realizzando una concentrazione di forze che avrebbe trasformato una sconfitta certa in uno scontro assai più equilibrato. La prima brigata a sbarcare a Manassas dal treno era della Virginia, comandata dal virginiano Thomas J. Jackson – ipocondriaco, fanatico religioso, maniaco della disciplina, da qualcuno considerato lunatico – noto perché taciturno. Diplomato a West Point, veterano della guerra contro il Messico, insegnante presso l’Istituto Militare della Virginia di Lexington ove un cadetto lo aveva sfidato a duello ed un altro aveva tentato di assassinarlo, non era amato dai dipendenti, o, almeno, non lo era ancora [#3].
Poco dopo l’alba del 20 giunse una parte della Brigata del Generale Bartow, un Georgiano privo di esperienza militare che aveva ottenuto i gradi grazie all’influenza politica che gli aveva consentito di arruolare reggimenti di volontari; nel pomeriggio era disponibile anche gran parte della Terza Brigata del Generale Bernard E. Bee, militare di carriera di fama, originario della Nord Carolina.
Fu poi la volta della Brigata comandata dal Colonnello Arnold Elzey, cui si unì – per timore di non giungere in tempo – il comandante di un’altra Brigata, il Generale Edmund Kirby Smith che approfittò della situazione per assumere il comando del nuovo contingente (che sbarcò dal treno quando la battaglia era già cominciata).
Johnston aveva inviato per via ordinaria anche l’artiglieria e la cavalleria, comandata dal Colonnello James E.B. Stuart, che raggiunsero il Bull Run nel pomeriggio del 20, mentre da Richmond giungevano altre truppe e, alle 0200 del 21, l’Hampton Legion. Così Beauregard disponeva di 35.000 uomini, contro i 37.000 di McDowell.
E’ curioso rilevare che i due comandanti avevano in mente lo stesso piano: McDowell voleva muovere la propria massa sulla destra, superare il corso d’acqua a Sudley Springs Ford e sconfiggere la sinistra confederata. Avrebbe così costretto il nemico a sguarnire il settore del ponte di pietra, che sarebbe stato possibile attraversare in forze per raggiungere Gainesville lungo la Warrenton Turnpike. Egli non sapeva che gran parte delle truppe di Johnston erano arrivate ed intendeva tagliare la ferrovia che collegava Manassas con la valle dello Shenandoah, per poi respingere i confederati da Manassas Junction. A dire il vero, sentendo i fischi delle locomotive, alcuni fra i suoi subordinati gli suggerirono che forse i confederati erano già in afflusso, ma il comandante credeva ai rapporti di Patterson, convinto di aver agganciato saldamente il nemico.
Nel campo confederato Johnston, ancorché più anziano, preferì che Beauregard mantenesse il comando, attesa la migliore conoscenza del terreno, e ne accettò il piano di attacco. 6 delle 9 brigate disponibili tenevano ora la metà di destra della linea lunga 6 miglia, da Mitchell’s Ford ad Union Mills, mentre l’altra metà – incluso il ponte di pietra – era presidiata da una brigata e mezza. Questo confermava che Beauregard fosse convinto di dover sostenere un attacco sul centro, a Blackburn’s Ford. Egli voleva sempre lanciare un attacco centrale con due brigate ed avvolgere il fianco sinistro federale con la propria ala destra, tagliando la via di fuga verso Washington.
Si trattava quindi di due pianificazioni speculari: probabilmente il successo avrebbe arriso a chi avrebbe colpito per primo.
Anche le truppe di Hunter avevano effettuato una dura marcia notturna, aprendosi la strada nella boscaglia; la scorciatoia assicurata da una guida si era risolta in ulteriori 3 miglia di marcia, per cui solo alle 0900 la Brigata Burnside iniziava il guado al Sudley, fortunatamente senza opposizione. Le truppe di Hunter avevano ora davanti un ampio terreno libero, difeso solo da un Reggimento della Carolina del Sud ed un battaglione della Louisiana, agli ordini di un comandante eccezionale.
Il Colonnello Nathan G. Evans era un diplomato di West Point. Esperto, coraggioso, gran bevitore, aveva dato ordine che fosse sempre presente nelle sue vicinanze un dipendente con un barile di whiskey. “Shanks” Evans, in inferiorità numerica ed aggirato sui fianchi, decise di attaccare e nelle due ore successive, con i pochi coraggiosi a sua disposizione, salvò Beauregard e Johnston dal disastro. In effetti i comandanti confederati, quando “Shanks”, i suoi soldati ed il suo barile di whiskey si avventarono all’assalto, avevano perso il controllo della battaglia. Beauregard era stato completamente sorpreso dalla manovra di McDowell, così adottò ed abbandonò una serie di piani impossibili da realizzare, mentre Johnston non interferì con gli ordini, forse perché conscio della propria scarsa conoscenza del terreno, o perché temeva di doversi assumere responsabilità, aspetto del carattere che si sarebbe meglio delineato nel corso degli ulteriori eventi bellici. Comunque, quando seppe dell’attraversamento e della disperata situazione di Evans, ordinò alle Brigate Bartow e Bee di muovere senza indugio in soccorso.
Evans intanto non aveva perso tempo e, occupata Matthew’s Hill, aveva investito con il fuoco la Brigata Burnside appena questa, uscita dalla boscaglia, si era portata a tiro. Il Generale Hunter, nel giorno del proprio compleanno, fu fra i primi feriti, ed il comando della divisione fu assunto da Burnside, che si convinse di aver di fronte almeno 2 brigate ed ordinò al Gen. Porter di attaccare con la propria brigata per incrementare la forza d’attacco. Nel frattempo Evans lanciò all’attacco il battaglione della Louisiana, poi noto come “Louisiana Tigers”. Era un reparto costituito da avventurieri, criminali, tagliagole e contrabbandieri, troppo debole per respingere la brigata Burnside, ma coraggioso abbastanza per impedirle di avanzare, pagando con il sangue il tempo da guadagnare per permettere la riorganizzazione dello schieramento confederato. Infatti, mentre Evans, ormai in pericolo, stava valutando la possibilità di ripiegare, raggiunsero la cresta le brigate confederate di Bee e Bartow. Con soli 4.500 uomini sulla Matthew’s Hill, la metà degli attaccanti federali, Bee, ora il più elevato in grado, decise di contrattaccare, dimostrando di avere la stessa tempra di Evans. Il combattimento fu sanguinoso ed assai duro: sui lati prima Evans, poi Bartow, iniziarono ad arretrare, e la brigata di Bee li seguì per non essere accerchiata, sino ad organizzare una nuova linea di difesa sulla riva meridionale dello Young’s Branch, alcune centinaia di metri dietro Matthew’s Hill.
Finalmente, dopo tante difficoltà, sembrava che le cose andassero per il meglio per i federali, e McDowell ordinò a Tyler di impegnarsi a fondo ed attraversare il Bull Run. Nel frattempo il Generale Sherman, dopo aver scoperto un guado minore non protetto, aveva superato con i 3.400 uomini della sua brigata il torrente e si stava unendo alle divisioni Hunter ed Heitzelman.
Il comandante federale, certo che le cose stessero procedendo per il meglio, ormai cavalcava fra le sue truppe agitando il cappello, inneggiando alla vittoria, mentre Tyler inviava altre unità oltre il Bull Run, sfruttando il guado scoperto da Sherman. Quasi metà dell’armata aveva varcato il fiume e l’azione delle divisioni Hunter ed Heitzelman veniva costantemente alimentata.
Beauregard intanto era convinto della possibilità di lanciare l’attacco pianificato e continuava a trasmettere ordini sovente in conflitto fra di loro, quando Johnston, dopo aver diplomaticamente tentato di far ragionare il collega, annunciò “la battaglia e lì, io sto andando!”. Beauregard allora parve destarsi, perché iniziò ad inviare le sue truppe, sinora inoperose, verso il fianco sinistro minacciato. Fu come se avesse correttamente interpretato l’annuncio di Johnston come un’assunzione di comando.
La linea confederata fu rinforzata dall’Hampton Legion e, finalmente, dalla brigata di Jackson che, senza attendere ordini da Beauregard, aveva mosso verso il cannone.
A questo punto accadde qualcosa che sarebbe poi passato alla legenda. Bee raggiunse Jackson informandolo dell’arrivo degli Yankees; il taciturno virginiano replicò laconico che li avrebbe accolti con le baionette. Bee allora riunì uno dei suoi reggimenti, il 4° dell’Alabama, semisbandato e disse “Jackson sta fermo come un muro di pietra, noi scegliamo di morire qui, vinceremo, seguitemi!”. In effetti Jackson non dette ordini per organizzare un attacco, pertanto, la frase di Bee si presta a due interpretazioni: poteva aver inteso che Jackson volesse lanciare una carica o che fosse sicuro di poter reggere la posizione, ma poteva anche aver voluto esternare il proprio disgusto per un collega che preferiva attendere fermo “dietro le proprie baionette” senza partecipare allo scontro, in attesa di ordini, sulla cresta, relativamente al sicuro, mentre i resti della sua brigata e di quella di Bartow tornavano in linea, dopo che per l’intero scontro tutti i comandanti confederati avevano attaccato in inferiorità numerica conseguendo, nel complesso, dei successi. Il mistero rimane perché l’attacco di Bee si risolse in una carneficina: egli stesso ricevette una ferita mortale e morì dopo poche ore. Un’analisi realistica, comunque, induce a ritenere che, per quanto Bee possa essere stato disgustato o meno, Jackson fece ciò che era più utile, in quel momento. Non valeva la pena di attaccare e correre rischi inutili, meglio consolidarsi e sfruttare il terreno ed il proprio fuoco, vista la differenza di forze in campo nel settore.
Finalmente Johnston e Beauregard raggiunsero la sommità di Henry Hill. Il secondo rimase sul posto per organizzare il nuovo schieramento con le truppe in afflusso, mentre il primo tornava indietro per coordinare la manovra.
Poco dopo anche il colonnello Bartow cadde, mentre tentava con i suoi pochi Georgiani di rinforzare la sinistra della brigata di Jackson, ma ormai Beauregard era riuscito a sostenere l’urto, rafforzando la linea con reparti interi e frammenti recuperati ovunque. Ora disponeva di circa 8.000 uomini e, benché ancora in inferiorità, aveva schierato le artiglierie sulla cresta e poteva sostenere la propria fanteria.
A questo punto McDowell commise l’errore di piazzare davanti alla propria fanteria due batterie di artiglieria, per colpire i confederati: ai preoccupati artiglieri aveva promesso la protezione della fanteria, che tuttavia giunse con grave ritardo per cui le batterie furono decimate dalla fucileria di Jackson. Una prima reazione federale fu stroncata dalla carica della cavalleria guidata da “Jeb” Stuart, e l’opera fu completata dal 33° Virginia di Jackson che, d’iniziativa, caricò, avvantaggiato dal fatto di indossare uniformi di colore blu, particolare che permise un avvicinamento senza contrasto. Alla fine solo un cannone poté essere recuperato, mentre gli altri, già carichi, furono utilizzati dagli uomini di Jackson contro gli Yankees in ritirata.
A questo punto Jackson iniziò ad inseguire, emulato dai reparti raccolti e coordinati da Beauregard e lo scontrò divampò incerto fino ad oltre le 1600: McDowell era avvantaggiato dal numero, i confederati dalla posizione ed in quelle ore i cannoni Yankees furono recuperati e persi, per rimanere alla fine nella terra di nessuno. Fu commesso l’errore di lanciare attacchi limitati, privi di efficacia: solo Jackson aveva caricato con l’intera brigata, con effetti devastanti e più tardi la sua unità respinse un massiccio contrattacco di McDowell, guadagnandosi stavolta sicuramente l’appellativo di “Stonewall Brigade”.
Il combattimento nel caldo del mese di luglio aveva richiesto a tutti un pesante pedaggio, ma gli attacchi senza successo stavano minando il morale dei federali, mentre i confederati venivano rincuorati dai parziali successi registrati.
Quando il generale nordista Heitzelman cadde ferito, McDowell lanciò contro Henry’s Hill la brigata del colonnello Oliver O. Howard, appena giunta in linea, ma l’unità fu arrestata e posta in fuga. Contestualmente la brigata di Sherman era stata fortemente indebolita e non costituiva più un pericolo per il fianco destro confederato, “Stonewall” Jackson teneva saldamente il centro e la sinistra veniva costantemente rinforzata da unità recuperate da Johnston. La situazione volse definitivamente a favore dei confederati con l’arrivo del Generale Kirby Smith al comando della Brigata Elzey. Accolto da Johnston con l’ordine “Vai dove il fuoco è più intenso” Smith prima si portò sulla destra di Jackson, poi, compreso che il pericolo era sulla sinistra, vi indirizzò le truppe ma cadde mortalmente ferito. Elzey riprese il comando e, portata la propria brigata sulla sinistra di quella di Jackson, lanciò il suo attacco. La brigata Elzey aveva compiuto un ampio movimento ad arco, coperta dai boschi, ed era emersa sul fianco destro della demoralizzata brigata unionista di Howard, scossa per il recente insuccesso: la carica mise in rotta i federali, e gli effetti furono amplificati dall’arrivo di un’altra brigata confederata, comandata da Early, sostenuta dalla cavalleria di Stuart, che si unirono all’azione. Beauregard si avvide che Early, Elzey e Stuart procedevano senza intralcio, così ordinò un attacco lungo l’intera linea, mettendo in rotta l’armata federale, esausta per la lunga marcia notturna ed i combattimenti infruttuosi di un’intera giornata.
Solo la brigata Early e la cavalleria furono in grado di inseguire: i confederati erano altrettanto stanchi. Alla vista delle truppe Yankees in fuga, anche molti abitanti di Washington che avevano organizzato un picnic sulle colline per assistere alla battaglia si precipitarono indietro, oltre il Potomac.
Giunto a Centreville, McDowell vi trovò il Generale Miles completamente ubriaco, per cui lo sollevò dall’incarico e ne utilizzò le truppe per costituire una linea difensiva imperniata su Centreville. Tuttavia Beauregard e Johnston, ancorché esortati dal presidente Jefferson Davis, giunto sul luogo della battaglia quando questa si stava esaurendo, non erano in grado di proseguire lo sforzo.
I confederati avevano avuto 387 morti e 1582 feriti, il 12% dei 17.000 effettivamente impegnati in combattimento, ma erano rimasti padroni del campo ove avevano potuto recuperare un consistente bottino. I federali avevano sofferto 460 morti e 1124 feriti, oltre a 1312 dispersi, per lo più catturati insieme a cannoni, fucili, equipaggiamenti, carri, rifornimenti e persino ad un rappresentante del Congresso.
Il nuovo trionfo galvanizzò la popolazione degli stati confederati, facendo ritenere che la guerra si sarebbe conclusa presto, peraltro chi aveva partecipato alla battaglia aveva avuto modo di vedere con quale determinazione avevano combattuto i nemici, e poteva ritenere che non si sarebbero arresi così facilmente.
In sintesi, al Sud, chi sapeva analizzare gli eventi con obbiettività sapeva che gli sconfitti non erano semplicemente Nordisti, ma Americani per i quali una battaglia persa non significava aver perso la guerra. Gli Yankees sarebbero tornati preparando meglio l’impresa. Del resto un volontario del Nord scrisse a casa che “vedrò questa guerra vinta, o morirò nel tentativo”.
[#2] Località celebre perché ospita la residenza di George Washington.
[#3] Sarebbe diventato famoso come Stonewall, “Muro di Pietra”, per il suo comportamento a Manassas, oggetto peraltro di attuali contestazioni circa l’effettiva veridicità
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