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Argomento: Servizio di leva - Recensione di Antonio Masullo (06/10)
Copertina Naia. Mio papà da giovane era nonno di Antonio Masullo, Neftasia editore (61 pagg. 10 Euro)
"Quando ero militare.." iniziano sempre così i racconti delle gesta eroiche di chi ha svolto il servizio di leva negli anni '70 e '80, le scorribande della libera uscita, i ricordi della durezza delle guardie e i compagni della camerata restano un ricordo da condividere con amici e parenti. Il libro di Masullo è ironico e sagace. Si inizia dalla cosiddetta gerarchia "cameratesca" con le fasi che accompagnano la recluta nel cammino militare, la metamorfosi ma anche vestizione e oggettistica del vivere in caserma. Corredato da disegni di vario genere, il libro di Masullo raccoglie esperienze di camerata come gli scherzi tra commilitoni (schiuma da barba o il famoso juxebox) e anche delle barzellette sulla vita della naia. Le gloriose avventure del servizio militare sono raccontate con disegni e illustrazioni.
Argomento: Reggimento Cavalleggeri di Lodi - Recensione di Franco Apicella (02/10)
Reggimento Cavalleggeri di Lodi 1859 - 1995 di Dario Temperino, 2 Esse Edizioni - Borgosesia
Le vicende dei Cavalleggeri di Lodi si intrecciano con un secolo e mezzo di storia d'Italia e Dario Temperino, che nel reggimento ha vissuto quasi tutta la sua vita militare, ne dà un resoconto fedele e appassionato. Il suo libro sulla storia di "Lodi", oltre che un atto di amore, è un'opera storica di grande interesse nata da meticolose ricerche, contatti personali pazientemente annodati, scritti dimenticati e riportati alla luce. Tra i reggimenti di Cavalleria "Lodi" può vantarsi - forse più di altri - di avere sempre coniugato il rispetto della tradizione con la capacità di affrontare nuove esperienze in tutte le campagne che ne hanno segnato la storia. La sua stessa costituzione è stata voluta come riconoscimento tangibile per il valore dimostrato dalla Cavalleria nella seconda guerra di indipendenza e quindi in omaggio alla memoria e alle più belle tradizioni dell'Arma. Già nei suoi primi anni di vita "Lodi" si trova ad affrontare un impegno operativo inusitato: la repressione del brigantaggio. L'impiego di reparti militari in operazioni di ordine pubblico è sempre delicato e la campagna contro il brigantaggio è stata particolarmente controversa; ma "Lodi" ha saputo distinguersi per l'efficacia e la capacità di discernimento dei suoi interventi, sempre rispettosi delle popolazioni locali. Una sorta di anticipazione, in un contesto diverso, di quella oggi definita come "via italiana" al peacekeeping che coniuga la fermezza con il rispetto. La guerra di Libia, dal 1911 al 1913, è un evento centrale della storia di "Lodi" per le decorazioni allo Stendardo e per quelle individuali; il reggimento, che forse non aveva avuto l'occasione di mettersi in piena luce nella terza guerra di indipendenza, trova oltremare una gloria pienamente meritata, celebrata anche da D'Annunzio nelle sue Laudi. Il destino di servire la Patria, soprattutto fuori dai suoi confini e in realtà operative quanto mai diverse, si ripete nella prima guerra mondiale quando, oltre ai reparti impiegati sul fronte italiano, gruppi squadroni di "Lodi" sono inviati in Francia, Albania, Macedonia e Bulgaria. Ci si sarebbe potuti aspettare che un simile patrimonio di sacrifici e di esperienze dovesse essere salvato, invece "Lodi" è sciolto dopo la guerra. Ci si ricorderà di "Lodi" e della sua vocazione per le imprese in teatri operativi lontani dalla madrepatria nel 1942, in pieno secondo conflitto mondiale, quando il reggimento viene ricostituito con una fisionomia organica innovativa. L'intento è quello di mettere in campo una unità moderna idonea alla guerra meccanizzata, ma i mezzi sono inadeguati e alle loro limitazioni dovrà supplire il valore degli uomini. Li comanda il colonnello Lequio, personaggio che incarna il connubio fra tradizione e innovazione; uomo di cavalli, campione di equitazione, è il grande comandante del reggimento esplorante corazzato "R.E.Co. Lodi" nel deserto tunisino; alla fine l'unità al suo comando viene identificata con il suo stesso nome. La vocazione di "Lodi" continua anche nel secondo dopoguerra e il reggimento invia propri reparti in Libano in quella che è stata la prima esperienza di peacekeeping del nuovo esercito italiano. "Lodi s'immola" è il motto e sembra quasi un destino; negli anni novanta inizia la nuova fase delle operazioni all'estero ma "Lodi" viene sciolto per la seconda volta proprio quando avrebbe potuto dare ancora il suo contributo. Dario Temperino ha vissuto di persona questo secondo scioglimento, ma la sua pur profonda amarezza non ha scalfito l'amore per il reggimento; il lavoro già avviato viene portato a termine con l'unico cruccio di non potere aggiungere altre belle pagine. Leggendo le vicende descritte in quest'opera, in cui l'autore rischiara l'indubbio valore storico con la luce del suo amore autentico e profondo per il reggimento, diventa ancora più comprensibile il rammarico per una storia interrotta ma si alimenta la speranza che un giorno lo Stendardo di "Lodi" possa tornare a garrire al vento. Nota: Il libro, 256 pagine (30 capitoli, 6 allegati, 18 specchi e tabelle, 96 foto b/n) è richiedibile all'autore dario.temperino@virgilio.it.
Argomento: Sisde - Recensione di Giuseppe Gagliano (01/10)
Copertina Vent'anni nel Sisde di Aldo Lisetti, Herald editore, 2008 (20 Euro)
L'autore - generale dell'Arma e per vent'anni alto funzionario del Sisde - compie in questo saggio storico biografico una disamina della recente storia del servizio segreto italiano dalla direzione di Barrel passando attraverso quella di Finocchiaro, Salazar, Marino, Mosca, Stelo per concludere con quella di Mori alla luce di una interpretazione realistica e disincantata delle dinamiche di potere presenti all'interno della intelligence. Ebbene - al di là dei numerosi scandali del servizio segreto ora reali, ora creati ad arte e al di là delle campagne mediatiche diffamatorie rivolte ora ai vari direttori, ora ai funzionari del servizio segreto - emergono dal volume alcune riflessioni di grande rilievo sotto il profilo storico. In primo luogo, Lisetti pone l'enfasi sul rapporto estremamente complesso tra intelligence e classe politica, rapporto che si è concretizzato nella realizzazione di strategie volte a distruggere la credibilità del servizio (per favorire altri organismi) o a determinare lotte fratricide tra apparati di intelligence in un'ottica di potere. In secondo luogo, l'autore non può fare a meno di stigmatizzare il modus operandi della classe politica verso l'intelligence alla quale impone limiti e regole dai quali e dalle quali si sente esonerata. Una classe politica che condiziona pesantemente le scelte strategiche del direttore del servizio segreto che altro non è che una sorta di marionetta in mano ai "pupari" di turno.In questo contesto politico di intrinseca instabilità, diventa arduo portare a compimento una pianificazione di lungo periodo volta a contrastare efficacemente il terrorismo e la criminalità organizzata. A tale proposito, Lisetti non può fare a meno di sottolineare il rilevante contributo del Sisde sia durante la direzione di Finocchiaro (con l'operazione Green Ice svolta in collaborazione con la Dea americana che porterà all'arresto del più noto esponente del narcotraffico internazionale Duràn) sia durante quella di Salazar con l'operazione Tris volta a smantellare con successo il traffico di droga. A conclusione del volume, l'autore dopo aver sottolineato le proprie perplessità in merito alla relazione Jucci sulla riforma dei servizi, esprime da un lato il proprio plauso per l'attuazione della recente riforma (che il mondo della intelligence attendeva da trent'anni) dall'altro lato ne sottolinea alcuni limiti fra i quali l'irrisorio lasso di tempo stabilito per il mantenimento del segreto di stato e l'eccesso di controllo politico che agevola la dispersione informativa facendo venire meno la necessaria riservatezza.
Argomento: SAS - Recensione di Giuseppe Gagliano (08/09)
Copertina Azione Immediata di Andy McNab, Tea 2000
L'autore, dopo aver trascorso l'intera adolescenza nei quartieri poveri di Brixton e Peckham sopravvivendo con furti, dimostrando di essere un pessimo scolaro e facendo lavori saltuari che non gli risparmiano il riformatorio, riesce ad imprimere una svolta determinante alla sua vita entrando nei Green Jackets dove riceverà un buon addestramento di base; grazie alle sue attitudine psicofisiche riuscirà a divenire caporale di fanteria. La promozione conseguita e la forza di carattere acquisita lo indurranno a proseguire nella carriera militare, decidendo di entrare nel 22° Reggimento SAS. Particolare importanza riveste nel saggio autobiografico la descrizione analitica dell'addestramento, scandito da lunghissime marce, dall'acquisizione delle competenze per la navigazione terrestre manuale, dall'utilizzo di varie armi - Colt, Beretta, mortai da 81 mm, lanciarazzi Milan, Browning calibro 9 -, dall'uso delle armi del Patto di Varsavia, dall'addestramento alla giungla, fondamentale per il conseguimento della specializzazione in guerriglia, svolto nel Brunei. Altrettanto rilevante sarà il corso denominato JSIW (Joint Services Interrogation Wing) prediposto per resistere agli interrogatori in caso di cattura, corso costruito anche sulle atroci testimonianze degli agenti del Soe sopravvissuti alla Gestapo. L'addestramento giungerà a termine attraverso l'acquisizione dell'HALO o addestramento al lancio diurno e notturno, del CRW cioè delle principali tecniche antiinsurrezionali, della guerra psicologica e alla simulazione denominata "killing house" per la liberazione di ostaggi. Le esperienze maturate nell'Ulster contro l'Ira, nel sultanato di Oman, nel Belize e la collaborazione con la Dea americana per contrastare il narcotraffico in America Latina non faranno altro che affinare le capacità dell'autore trasformandolo in uno dei migliori elementi delle forze speciali brittaniche.
Argomento: Forze Speciali delle FFAA italiane - Recensione di Francesco D'Alessandro (03/07)
Copertina In pace e in guerra di Enrico Mannucci, TEA
Diligente sguardo sulle Forze Speciali e sulle Forze per Operazioni Speciali (il libro spiegherà la differenza) italiane. Esaurita una breve introduzione storica dedicata alle origini delle FS, il testo passa ad analizzare singolarmeente le seguenti unità IX Rgt. "Col Moschin", RAO (185° Rgt.), REOS (26° Gruppo Cav. dell'Aria Giove), Monte Cervino, il nuovo RIAM (incursori dell'Aeronautica), GOI del Comsubin, GIS e I Rgt. Par. Tuscania per i Carabinieri. Di ogni unità vengono descritti storia, criteri di selezione, iter addestrativo, armamento, organizzazione e modalità di impiego. A completare ogni capitolo la narrazione degli eventi più importanti che hanno visto coinvolte le singole unità dopo la II GM. Degna di menzione la breve intervista a Francesco Cossiga, posta in appendice, dalla quale apprendiamo che l'allora Presidente del Consiglio Craxi avrebbe voluto impiegare unità delle Forze Speciali italiane per colpire la base libica da cui Gheddafi aveva lanciato i missili contro Sigonella. L'opera risulterà sicuramente interessante per i lettori che si avvicinano per la prima volta a questo argomento; chi invece frequenta da tempo riviste specialistiche (RID, Raids, ecc) troverà solo un (utile?) riassunto di informazioni conosciute e storie già lette.
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