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Argomento: Bombardamento strategico - Recensione di Giuseppe Finizio (06/03)
Copertina How effective is strategic bombing? Lessons learned from World War II to Kosovo di Gian P. Gentile, New York University Press (36 Dollari). Recensito da Giuseppe Finizio.
L'obiettivo del bombardamento strategico consiste nell'erosione della coesione e della volontà di combattere del nemico ottenuta concentrando lo sforzo sui suoi interessi vitali che, stabiliti in sede di pianificazione, possono essere, a seconda dei casi, l'apparato governativo, le infrastrutture, i centri di ricerca e le strutture economiche e produttive. Questa, in sintesi, la definizione che del potere aereo dà l'EURAC (European Air Chiefs' Conference) nella sua ultima conferenza tenutasi a Parigi nel 2001. Dai tempi del "Dominio dell'Aria" di Giulio Douhet (1921) sono passati più di ottant'anni durante i quali questo tema è rimasto costantemente al centro dell'attenzione degli strateghi e dei politici soprattutto negli Stati Uniti. Non stupisce quindi che proprio uno storico militare americano abbia dedicato a questo tema il saggio che ci accingiamo ad esaminare. E' bene sgombrare subito il campo da un possibile equivoco in cui sono caduti (forse volutamente) alcuni colleghi di Gentile nel recensire il libro. L'autore non si prefigge come scopo della sua fatica l'accertamento del reale grado di efficacia di questa forma di guerra nell'ambito della strategia degli USA, nè suggerire ricette per il futuro. Più semplicemente, basandosi sui due maggiori studi ufficiali dedicati al tema: l'USSBS (United States Strategic Bombing Survey), stilato alla fine del secondo conflitto mondiale e il GWAPS (Gulf War Air Power Survey), dedicato alla campagna aerea in Iraq del 1991, di accertare la correttezza delle metodologie impiegate e i condizionamenti a cui furono sottoposti i relatori di detti studi. In entrambi i casi, infatti,si trattava di civili: economisti, industriali, banchieri, giuristi, storici (questi ultimi poco graditi ai vertici dell'aviazione) che avrebbero dovuto garantire al progetto un'assoluta imparzialità. Ma,almeno per ciò che riguarda l'USSBS, le cose andarono diversamente in quanto le metodologie e le linee guida impiegate furono imposte surrettiziamente dai vertici dell'USAAF ansiosi di raggiungere l'indipendenza dall'Esercito e dalla Marina e di assicurarsi una fetta cospicua dei finanziamenti per le forze armate nel dopoguerra.Ecco quindi emergere insanabili contraddizioni tra gli esiti dei rapporti particolari e le conclusioni dei Summary Report dell'USSBS invariabilmente favorevoli ad alimentare la vulgata secondo cui "il potere aereo degli Alleati è stato un fattore decisivo nella vittoria in Europa" ,come ribadì il gen. Spaatz di fronte ad una commissione senatoriale nel 1947. In realtà già nel 1943 un collegio di illustri storici aveva prodotto un documento in cui si negava la possibilità che l'USAAF potesse, da sola, costringere la Germania alla resa. Ma il gen. Henry Arnold ne alterò le conclusioni prima di presentarlo a Roosevelt. Fin dagli anni venti,sulla scorta delle teorie di Douhet, riprese da Willy Mitchell, l'USAAF aveva infatti tentato di diffondere e far accettare ai vertici poltici americani l'idea che una flotta di bombardieri avrebbe reso superfluo l'esercito e la marina. Un mito che giunse integro nel dopoguerra e modellò la strategia USA durante la guerra fredda. Più onestamente i cinque volumi del GWAPS si limitano ad un'analisi scevra da ogni preconcetto e non cercano verità assolute applicabili alle guerre del terzo millennio. La loro stesura, infatti, non venne condizionata da interessi particolari e potè svolgersi in un clima di sereno confronto e critica costruttiva. Negli Usa l'opera di Gentile ha suscitato comprensibilmente una levata di scudi da parte dei fautori del potere aereo assoluto che hanno accusato l'autore di parzialità e scarsa lucidità intellettuale, senza tuttavia riuscire a confutare nessuna delle sue asserzioni. Il volume può essere acquistato presso il sito dell'editore www.nyupress.nyu.edu. Copertina
Argomento: Bombardamento strategico - Recensione di Giuseppe Finizio (08/03)
Copertina Biplanes and bombsights. British Bombing in World War I di George K. Williams, University Press of the Pacific, 2002 (27,95 sterline su www.amazon.co.uk
Questo studio, edito per la prima vola dalla Air University Press nel 1999, si inserisce in un filone della storiografia militare anglosassone dedicata alle origini del bombardamento strategico, di cui fanno parte anche i lavori di Biddle e Gentile più sopra recensiti, che ,a buon diritto, potremmo definire "revisionista". L'autore si prefigge infatti di sfatare i miti e le leggende che ancora avvolgono la genesi dell'offensiva aerea a lungo raggio lanciata dagli inglesi, in risposta alle incursioni degli Zeppelin su Londra, durante la prima guerra mondiale e che hanno in larga parte determinato l'approccio a questo tema negli anni tra le due guerre in cui furono distillate le dottrine di impiego del Bomber Command. Williams segue l'evolversi delle operazioni aeree britanniche in Francia seguendo un chiaro criterio cronologico non disgiunto da una puntuale contestualizzazione degli avvenimenti che apre squarci di luce anche sulle politiche di impiego dei bombardieri da parte di americani e francesi (ad esempio, la pratica, introdotta da Petain, di effettuare bombardamenti di rappresaglia sulle città tedesche solo in risposta ad analoghe azioni da parte dell'aviazione del Kaiser). Ad una prima parte dedicata al 3º Wing RNAS e al 41º Wing RFC (luglio 1916-gennaio 1918) segue un attento studio delle operazioni dell'8ª Brigade e dell'Independent Force (febbraio-novembre 1918) che trova compimento nel capitolo finale dedicato alle lezioni e agli insegnamenti estrapolati dalle relazioni ufficiali del primo dopoguerra e di come questi siano transitati nel dibattito degli anni '20 e '30 senza un'adeguata analisi critica, con tutte le distorsioni indotte da una redazione interessata da parte dei vertici militari che il potere politico recepì acriticamente. L'attore principale di questa vicenda, a suo modo emblematica dei rapporti tra politica e forze armate in Gran Bretagna (ma anche negli USA), è Hugh Trenchard, comandante dell'Independent Force dal maggio del 1918 fino al termine delle ostilità e poi della RAF tra il 1919 e il 1929. Tra ambiguità e ripensamenti dottrinali, Trenchard attuò una abilissima e sistematica campagna di disinformazione nei confronti dei propri referenti politici e della pubblica opinione, sfruttando la stampa a cui ammanniva comunicati colmi di falsità ed omissioni che, puntualmente (Trenchard ne verificava personalmente la pubblicazione), trovavano spazio sui maggiori quotidiani inglesi. Tutto questo a salvaguardia della indipendenza di recente raggiunta dalla RAF che le vicende del primo dopoguerra minacciavano di rendere precaria e finanche illusoria. Il collasso della Germania nel novembre del 1918 consentì di esaminare i reali effetti dell'offensiva aerea britannica sulle città tedesche ad ovest del Reno. A meno di un mese dall'armistizio,il 7 dicembre, una commissione di indagine guidata dal Maggiore Paul dell'8ª Brigata iniziò un tour ispettivo che si concluse il 20 gennaio 1919 con la redazione di un rapporto finale pubblicato dall'Air Ministry in sette volumi nel gennaio del 1920 (Results of Air Raids on Germany Carried Out by British Aircraft o AP 1225). Servendosi dei rapporti preliminari e ricostruendo con infinita pazienza ciascuna missione operativa svolta nell'ultimo anno di guerra dal 41º Wing, dall'8ª Brigata e dall'Independent Force (in appendice vi è l'elenco completo delle incursioni a lungo raggio svolte da queste unità), Williams dimostra come i risultati diretti (i danni all'apparato industriale germanico) e indiretti (il deterioramento del morale della popolazione civile e lo spostamento dal fronte di squadriglie di caccia e artiglieria contraerea a difesa delle maggiori città tedesche) dell'offensiva aerea strategica britannica furono modestissimi. Se i vertici del Ministero dell'Aria avessero analizzato criticamente i rapporti delle singole unità avrebbero compreso le obiettive difficoltà imposte dal cattivo tempo, dall'accuratezza degli strumenti di navigazione e dei traguardi di puntamento (complicati quanto spesso inutili), dal morale e dal livello di addestramento degli equipaggi sullo svolgimento della loro costosissima (in uomini e materiali) campagna aerea. Gli interessi di casta dei vertici della RAF e l'ignoranza (nell'accezione latina, s'intende) dei politici impedirono questa necessaria introspezione istituzionale. Il Bomber Command ebbe quindi a confrontarsi con questi medesimi problemi, lasciati colpevolmente irrisolti, nei primi tre anni della seconda guerra mondiale con le conseguenze che ben conosciamo. Ne discende necessariamente una forte lezione anche per il presente: gli strateghi del potere aereo dovranno infatti considerare con cautela i dati di fatto "incontrovertibili" che emergono dalla rilettura delle esperienze del passato prima di basare su di essi la teoria, la dottrina, le tattiche o i nuovi sistemi d'arma con cui combattere le guerre del terzo millennio. Un libro che attinge dal passato per spiegare il presente e delineare le linee guida di un futuro che si prospetta quanto mai incerto e carico di insidie. Unico neo di questo eccellente studio è la veste grafica alquanto povera e la scarsità di immagini nel testo (solo 3 fotografie di cattiva qualità) a cui speriamo si possa porre rimedio in una futura edizione. Copertina
Stati Uniti
Argomento: Evoluzione tecnologica e dottrinale - Recensione di Giuseppe Finizio (11/03)
Copertina The Mighty Eigth in WWII - A Memoir di J. Kemp McLaughlin, The University Press of Kentucky ,2000, pp.208, 22,00 Dollari USA. Recensito da Giuseppe Finizio.
J. Kemp Ms Laughlin si arruolò nell'U.S. Air Corps nel 1941 poco prima dell'attacco giapponese a Pearl Harbour, fu assegnato al 92º Bombardment Group con cui giunse in Inghilterra l'anno successivo partecipando a molte tra le più importanti (e sanguinose) missioni dell'8º Air Force contro obiettivi strategici in Germania e nell'Europa occupata tra cui il secondo raid su Schweinfurt noto come il giovedì nero dell'aviazione americana. Da un autore con un curriculum come questo ci si aspetterebbe il solito libro di memorie farcito di retorica patriottarda e di militarismo. Ma non è questo il caso. Infatti McLaughlin non risparmia critiche alla condotta delle operazioni aeree fin dal suo incipit quando ai giovani cadetti dell'aviazione in procinto di attraversare l'Atlantico viene detto che si tratterà di una passeggiata, che posseggono un'arma invincibile,i l B-17 e, infine, che saranno di ritorno vittoriosi in "sei o al massimo dieci mesi". La realtà che essi troveranno nei cieli del Reich sarà ben più angosciosa. L'applicazione della teoria del bombardamento diurno di precisione costerà perdite gravissime all'USAAF e solo con l'introduzione di un caccia di scorta a lunga autonomia e l'eliminazione della Luftwaffe dai cieli (Operazione Pointblank) la situazione volgerà decisamente a favore degli americani .Operando di notte- sostiene l'autore - grazie anche al superiore volume di fuoco del B-17 e alla sua capacità di volare ad altissima quota si sarebbero ottenuti risultati migliori (o almeno uguali) ad un prezzo assai più contenuto in termini di vite umane. Bastava forse dare ascolto ai consigli che giungevano dai vertici del Bomber Command della RAF. Significativo anche come l'autore consideri i bombardamenti a tappeto effettuati dopo lo sbarco in Normandia per favorire l'avanzata delle truppe di terra uno dei maggiori successi della campagna aerea americana in Europa, quando si trattava di un impiego non contemplato, se non esplicitamente escluso, dalla teoria sul bombardamento strategico concepita negli anni '30 dalla Air Corps Tactical School sulla scorta delle riflessioni di Douhet e Mitchell. Con questo non vogliamo dire che queste memorie abbiano un sapore eterodosso, ma solo riconoscerne l'intima sincerità che mai comunque prescinde da un sentimento di fedeltà ai valori dell'ethos americano. Il dispiegamento oltre Atlantico di una forza aerea delle dimensioni dell'8º AAF costituì senza dubbio un successo logistico, organizzativo ed industriale senza precedenti nella storia che comunque sarebbe stato impensabile senza il sacrificio e l'abnegazione di migliaia di equipaggi a cui McLaughlin dedica pagine ricche di pathos. La coesione di questi uomini e la quotidiana accettazione della morte vengono narrate dagli stessi commilitoni dell'autore a cui egli cede la parola per alcuni racconti personali che arricchiscono non poco la cifra narrativa del libro. La descrizione minuziosa della vita a terra scandita dalle quotidiane missioni operative,la rilevazione delle perdite puntualmente decurtate dei velivoli caduti per guasti,incidenti o semplicemente perché qualcuno aveva calcolato male il carburante, l'incertezza, la paura (il capitolo oscuro delle cosiddette "missioni abortite" e dei volontari atterraggi sul suolo elvetico), l'orgoglio si mescolano in un crescendo angoscioso che coinvolge e avvince . La vittoria finale,non così facile e a buon mercato come previsto,chiude un capitolo della vita di McCoughlin, che, giovanissimo colonnello comandante di gruppo, preferisce voltare pagina rinunciando ad una brillante carriera nell'USAF per tornare alla vita civile senza tuttavia dimenticare i suoi trascorsi che lo condurranno ad organizzare e poi a comandare la componente aerea della Guardia Nazionale della Virginia. Copertina
Argomento: Bombardamento strategico - Recensione di Giuseppe Finizio (08/03)
Copertina Rhetoric and Reality in Air Warfare: The Evolution of British and American Ideas about Strategic Bombing, 1914-1945 di Tami Davis Biddle, Princeton University Press, (47,50 Dollari USA). Recensito da Giuseppe Finizio.
Nella copiosa bibliografia dedicata al tema del bombardamento strategico, che si arricchisce ogni anno di nuovi e non sempre originali contributi, il libro di Tami Davis Biddle rappresenta un punto fermo di cui ogni altra ricerca dovrà d'ora innanzi tener conto. Quando nel 1670 il gesuita bresciano Francesco Lana pose le basi teoriche del volo umano già ne temeva le implicazioni militari. La possibilità di librarsi in volo al di sopra dello schieramento nemico spinse numerosi teorici e visionari nell'800 e agli albori del '900 ad immaginare una nuova forma di guerra in cui il dominio dell'aria avrebbe costituito il fattore decisivo della vittoria. Gli orrori della guerra di trincea e il perfezionamento della tecnologia aeronautica condussero negli anni '20 alcuni teorici a gettare i semi di una nuova dottrina: il bombardamento strategico, una forma di guerra più "umana", perché più rapida e meno costosa, in cui flotte di aerei avrebbero colpito direttamente le strutture industriali e civili dell'avversario fiaccandone la volontà di resistenza fino a costringerlo alla resa. Come la nostra giovane autrice brillantemente dimostra, il gap tra la retorica (e sovente la tronfia arroganza) degli avvocati del "dominio dell'aria" (Douhet, Trenchard, Mitchell) e le reali possibilità dei mezzi dell'epoca rimase tuttavia enorme. Mrs Biddle indaga a fondo le strutture e i processi cognitivi che concorsero a dar vita a questa idea potenzialmente rivoluzionaria e ad assicurarne l'affermazione nel periodo tra le due guerre in Gran Bretagna e negli USA. Merito indiscusso di questo lavoro è di avere ricondotto la genesi del bombardamento strategico alle sue prime, malintese e spesso misconosciute, origini. Il lunghissimo (costituisce un saggio in sè e per sè) capitolo dedicato al bombardamento strategico nella prima guerra mondiale si apre con l'analisi delle opere letterarie di alcuni romanzieri dell'età vittoriana (Wells, Odell, Hay, Norton) intrise di nazionalismo e xenofobia che influenzarono non poco l'opinione pubblica e, passando per le incursioni degli Zeppelin e dei Gotha/Giant tedeschi sulla Gran Bretagna, giunge fino ai bombardamenti di rappresaglia dell'Indipendent Force di Hugh Trenchard sulla Germania nel 1918. Le controverse vicende della Commissione Bolling inviata in Europa dal governo americano nel 1917 per stabilire quanti e quali tipi di aereo dovessero produrre gli USA per coadiuvare lo sforzo bellico alleato, i suoi contatti con l'industriale italiano Gianni Caproni, e infine la creazione della Air Service Technical Section del Magg. Gorrell, segnarono le tappe principali di un processo di cristallizzazione delle idee (perché questo è essenzialmente un libro sulla storia delle idee) che condusse alla carneficina di civili del secondo conflitto mondiale. Una interpretazione interessata e menzognera dei risultati ottenuti dall'aviazione strategica nella Grande Guerra originata dalla lotta condotta dai vertici della RAF per mantenere la propria indipendenza dalle altre armi e dal tentativo da parte dell'USAAF di conquistare questa indipendenza, attraverso un intenso dibattito postbellico (condotto, anzi spesso urlato sui maggiori quotidiani anglosassoni), creò una serie di false aspettative nell'opinione pubblica come nei governanti, che lo scoppio del secondo conflitto mondiale nel 1939 si incaricò di smentire tragicamente. Ma a questo punto non era più possibile mutare una politica degli armamenti in profondità perseguita,in Gran Bretagna come negli USA,fin dagli anni '20. Il Bomber Command britannico, dopo le conclusioni sconfortanti raggiunte dalla Commissione Butt nel 1941 circa la sua cronica imprecisione, si votò all' "area bombing" con una ottusità degna del suo comandante, Arthur Harris, mentre l'USAAF, giunta in Europa nel 1942 imbevuta del mito del bombardamento diurno di precisione, dovette subire un terribile salasso in uomini e materiali prima di ottenere risultati tangibili (grazie, soprattutto, all'utilizzo dei caccia di scorta a lunga autonomia P-51B Mustang a partire dalla primavera del 1944), ma da ultimo (nel Pacifico) si risolse anch'essa a mettere a ferro e fuoco le maggiori città giapponesi in un crescendo terribile che doveva arrestarsi solo al cospetto dei funghi atomici di Hiroshima e Nagasaki. Ciononostante nel secondo dopoguerra si assistette alla riproposizione di miti già visti e di schemi concettuali che la storia ha dimostrato privi di ogni fondamento, ma che forti interessi di parte all'interno dell'USAAF contribuiscono a mantenere in vita in vita ancor'oggi. L'autrice di questo ponderoso saggio conclude la sua fatica con un breve capitolo dedicato alle guerre moderne (Corea, Vietnam, Golfo e Serbia), importanti in un'era di ripensamento delle strutture militari dei maggiori paesi occidentali. La lezione che emerge forte e chiara dalle pagine del libro è che le tecnologie, per quanto avanzate e promettenti esse appaiano, sono una cosa, il loro razionale utilizzo in guerra un'altra. Il volume può essere acquistato direttamente presso il distributore per l'Europa della Princeton U.P. scrivendo alla e.mail: cs-books@wiley.co.uk. Copertina
Argomento: Bombardamento strategico - Recensione di Giuseppe Finizio (08/03)
Copertina Strategic Bombing by the United States in World War II. The Myths and the Facts di Stewart Halsey Ross, McFarland & C., (39.95 Dollari USA). Recensito da Giuseppe Finizio.
Questo libro si inserisce nella polemica sulla moralità ed efficacia del bombardamento strategico che periodicamente (significativamente ad ogni dopoguerra) infiamma la comunità degli storici americani e di cui non di rado troviamo echi anche sui media. E' noto come gli USA utilizzarono più di qualsiasi altro belligerante l'arma aerea nella guerra contro Germania e Giappone e che la dottrina di impiego seguita (e ampiamente propagandata) fu quella delle incursioni diurne di precisione. L'autore, ingegnere meccanico e storico, si pone alcune cruciali domande in proposito. Quanto era preciso il traguardo di puntamento Norden, di cui si favoleggiava fosse in grado di piazzare una bomba in "un barile di sottaceti", nei cieli europei e giapponesi coperti fa una fitta nuvolaglia, da nebbia o dal fumo degli incendi? Quali furono i risultati di questa costosissima campagna aerea? Vi furono deroghe all'impegno più volte ribadito dai vertici dell'USAAF ad evitare il bombardamento delle aree urbane fittamente popolate e prive di obiettivi strategicamente sensibili (l'area bombing della RAF)? Per rispondere a queste domande Mr Ross prende le mosse dagli albori del volo a motore analizzando il pensiero dei primi teorici del bombardamento strategico (Douhet, Trenchard, Mitchell, De Seversky e Liddell-Hart) e di come,soprattutto le teorie di Douhet (che l'autore definisce francese a pag.2 e 35!) abbiano influenzato Billy Mitchell e di converso gli istruttori dell'Air Corps Tactical School che negli anni trenta formarono i pianificatori della guerra aerea americana nel secondo conflitto mondiale (Arnold, Walker, Gorge, Hansell e Kuter). Nonostante questo lavorio intellettuale e le asserite capacità del bombardiere B-17 di provvedere da solo alla propria difesa, il battesimo del fuoco dell'8º AAF in Europa non fu dei più incoraggianti. La convinzione che si potesse penetrare a fondo sul territorio tedesco di giorno e senza una imponente scorta di caccia a lunga autonomia (disponibili solo a partire dalla primavera del 1944) espose gli equipaggi americani ad un autentico massacro (le incursioni su Schweinfurt, Regensburg e Ploesti ne sono atroci testimonianze). Più realistica appare in tale contesto la scelta del comandante del Bomber Command Arthur Harris che, scettico sulle possibilità effettive dei raid di precisione, continuò per tutta la durata delle ostilità a perseguire una politica di puro e semplice annientamento delle maggiori città tedesche che ebbe il suo culmine nella stupida e criminosa distruzione di Dresda nel marzo 1945 a cui, per la prima volta, contribuì anche l'USAAF. L'autore considera questa una svolta nella strategia americana che aprì la strada alla campagna di distruzione delle città giapponesi condotta a termine dai B-29 della XX Air Force di Curtis LeMay nella primavera/estate del 1945. Il bombardamento atomico di Hiroshima e Nagasaki costituì solo la definitiva abiura ad ogni proposito di incursione di precisione che salvaguardasse la popolazione civile. I vertici dell'USAAF - sostiene ancora Mr Ross - impegnati in una lotta senza quartiere per l'affrancamento dalle altre armi, seppero pilotare i media e la classe politica nella direzione voluta e, anche grazie alle conclusioni dell'US Strategic Bombing Survey, raggiungere la piena autonomia nel 1947. La Guerra Fredda e la teoria della deterrenza contribuirono a fare dell'aviazione americana la prima arma dell'arsenale anti-sovietico delle democrazie occidentali. L'autore reinterpreta il mito del bombardamento strategico nella seconda guerra mondiale alla luce dei suo mediocri risultati complessivi e ne trae la meditata convinzione che altri furono i fattori decisivi nella vittoria alleata in Europa (l'avanzata inarrestabile dell'Armata Rossa da est) e contro il Giappone (il ferreo blocco navale dell'US Navy). La straordinaria chiarezza espositiva di Mr Ross è qua e là appannata da un certo tono da crociata moralistica che affligge soprattutto l'ultimo capitolo e rende, a volte, i fatti non facilmente distinguibili dai giudizi. Nonostante qualche scivolone interpretativo (l'autore appare più a suo agio nel trattare tematiche tecnologiche che squisitamente storiografiche, come appare dalla scelta dei testi di riferimento collocati in bibliografia) e alcuni refusi tipografici, l'opera appassionerà il lettore esperto e sconcerterà non poco il neofita. Due eccellenti motivi per consigliarla a tutti i cultori della storia militare. E' possibile acquistare il volume sul sito internet dell'editore: www.mcfarlandpub.com o scrivendo al suo indirizzo: McFarland & Company, Inc. Publishers, Box 611, Jefferson, North Carolina 28640 (U.S.A.). Copertina
Argomento: Consolidated B-24 Liberator - Recensione di Giuseppe Finizio (06/03)
Copertina AD LIB: Flying the B-24 Liberator in World war II di William Carigan, Sunflower University Press (17 $). Recensito da Giuseppe Finizio.
Il Consolidated B-24 Liberator è stato l'aereo americano prodotto in maggior numero di esemplari (18.188) durante la seconda guerra mondiale e ha costituito,insieme al B-17 della Boeing,la spina dorsale delle unità da bombardamento strategico dell'USAAF in Europa .Diciamo subito che non fu un velivolo particolarmente riuscito : non perdonava il bench´ minimo errore di pilotaggio, specie in fase di decollo, e aveva la tendenza ad incendiarsi se colpito. Non era insomma un incassatore paragonabile al già citato B-17 o al Lancaster britannico. Purtuttavia rappresentà lo strumento con cui gli americani misero in pratica le teorie sul "dominio dell'aria" concepite da Giulio Douhet negli anni venti. Con questo curriculum non stupisce che ad esso siano state dedicate innumerevoli monografie tecnico/storiche, di valore peraltro molto diseguale, a partire dagli anni '60. Il volumetto che ci accingiamo a recensire non rientra comunque nella categoria dei manuali tecnici (anche se su alcuni di essi si basa) nè in quella della memorialistica tout-court. E' una sorta di memoria operativa mondata da inutili tecnicismi, integrata da numerose note e appunti personali dell'autore che ci consentono un prezioso sguardo dal di dentro alla vita quotidiana del comandante di un Liberator in zona d'operazione. William Carigan compì 50 missioni con il 737º Bomber Squadron appartenente al 454º Bomber Group (15º AAF) basato a San Giovanni, in Puglia, tra l'aprile del 1944 e il gennaio 1945. Grazie alle sue capacità letterarie l'autore è riuscito a trasfondere nelle 100 pagine di questo volumetto tutte le sue esperienze di guerra con notevole originalità, senza mai cadere nella banalità o nel sensazionalismo. Particolarmente interessante il capitolo dedicato alla formazione dell'equipaggio, al ruolo e ai doveri del comandante, da cui dipendeva l'efficenza e l'efficacia del B-24 come macchina da guerra. Fondamentale quindi una corretta suddivisione dei compiti a bordo garanzia di un buon "team work". Di ogni argomento l'autore dà una sua personale valutazione, a volte in contrasto con le tesi ufficiali, dettata dall'esperienza sul campo. Tipica è a questo proposito la digressione sulle formazioni di attacco, i famosi box,creati per limitare i danni derivanti dagli attacchi dei caccia nemici. Gli studiosi della guerra aerea,specie di quel tragico capitolo che si svolse nei nostri cieli (e sulle nostre città) tra il 1943 e il 1945, troveranno nella lettura del volume di Carigan abbondante materiale documentario ed interessanti spunti di riflessione, nonché impressioni di volo e aneddoti altrove assenti. E' possibile acquistare il libro direttamente presso il sito internet dell'editore (www.sunflower-univ-press.org) al prezzo di 17,00 + 9,00 dollari di spese postali. Copertina
II GM - Campagna d'Italia
Argomento: Memorie di un pilota RAF che combatté con il 205th Group nel Mediterraneo - Recensione di Giuseppe Finizio (02/03)
Copertina Out of the Italian Night di Maurice G. Lihou, Airlife (9,99 sterline inglesi)
Dopo dieci anni dalla prima edizione abbiamo il piacere di vedere pubblicate nuovamente le memorie di Maurice Lihou, arricchite da una interessante postfazione che funge anche da testamento spirituale dell'autore deceduto pochi mesi fa. La vicenda del giovane pilota della RAF, curiosamente narrata in terza persona con lo pseudonimo di "Lee", rappresenta uno dei pochissimi lavori dedicati alle operazioni del 205º Group in Italia tra il marzo 1944 e il marzo 1945. Il sergente Maurice Lihou, arruolatosi nella RAF nel 1939, partecipò a ben 49 missioni, prima con il 37º Squadron e poi con il 40º, pilotando un leggendario Wellington nei cieli italiani, sui Balcani ma anche su Monaco di Baviera. Il 205º Group iniziò ad operare dagli aeroporti della cintura di Foggia nel gennaio del 1944. I suoi obiettivi comprendevano la rete dei trasporti (installazioni portuali, stazioni di smistamento e ponti) e il petrolio (raffinerie, depositi di carburante, oleodotti). Gli Wimpy ,come erano soprannominati i bimotori inglesi dai loro equipaggi, colpirono obiettivi importanti tra cui: la fabbrica di aerei Macchi a Varese, le stazioni ferroviarie di Milano e Verona, i porti di Trieste, Genova e Livorno, raffinerie di petrolio in Romania, Bulgaria e Jugoslavia e fabbriche di armamenti a Budapest, in Ungheria. Ma il loro exploit fu, tra l'aprile e l'agosto del 1944, il minamento del Danubio che di fatto prosciugò il flusso di petrolio rumeno diretto alla macchina bellica tedesca in un momento cruciale delle operazioni in Normandia. A differenza di quanto accadeva nei cieli del Reich, in cui nugoli di caccia intercettori erano ad attendere le formazioni di bombardieri alleate, il vero nemico degli uomini del 205º Group, che ogni notte decollavano da Tortorella, Cerignola o Amendola, erano il tempo atmosferico, la carenza di ausili per la navigazione aerea (uno storico britannico, indubbiamente esagerando, si è spinto a dire che tracciavano le rotte utilizzando gli stessi mezzi di Cristoforo Colombo) e l'insidiosa contraerea tedesca. La loro vita a terra era misera e squallida, costretti com'erano a vivere in tende, tormentati dal gelo d'inverno e dalle zanzare in estate, senza la possibilità di nutrirsi adeguatamente e di godere di regolari turni di riposo. Durante una di queste brevi licenze "Lee" si reca a Napoli e della esistenza che vi conduce la poplazione civile ci lascia una commossa e realistica descrizione che rieccheggia le pagine de "La Pelle" di Curzio Malaparte. Già perché il sergente Lihou non è un automa che ignora il problema morale connesso con le incursioni aeree su zone densamente popolate, né si adagia in comode formule consolatorie del tipo "uccidi o sarai ucciso" oppure "se non l'avessi fatto io l'avrebbe fatto qualcun'altro". E' conscio, insomma, che il suo operato implica tutta una serie di problemi morali di non facile soluzione. Se ne renderà conto pienamente dopo la fine della guerra quando, congedato dalla RAF per aver contratto la malaria, deciderà di dedicare molte delle sue energie alla causa dei deboli e degli emarginati. Un libro di guerra avvincente dove i sentimenti trovano il loro giusto spazio nel contesto della narrazione delle missioni svolte dall'autore ricostruite grazie alle ricerche archivistiche di Roy Conyers Nesbit. Bene ha fatto l'editore Airlife (Trade.order@marston.co.uk) ad includere quest'opera nella sua prestigiosa collana Classic che comprende già una trentina di titoli di assoluto valore. Copertina
Argomento: Memorie di un pilota della RAF in Italia '44-'45 - Recensione di Giuseppe Finizio (10/02)
Voice from the stars di Tom Scotland, Tom and Laurel Scotland (editore) (38,00 $ Aus, libro + CD)
Le memorie di guerra di Tom Scotland, DFC, pilota della RAF, sono per molti versi singolari e affascinanti. Oltre a costituire uno dei pochissimi volumi scritti dai veterani della RAF che combatterono in Italia, questo libro racconta la storia della maturazione di un uomo e della sua conversione religiosa. L'immagine del giovanotto australiano,che insieme a 40 suoi coetanei, di cui almeno la metà non tornerà più a casa, si presenta baldanzoso al 20º corso dell'Empire Air Training Scheme (uno dei maggiori successi organizzativi dell'aviazione britannica), ci restituisce pienamente la realtà di una generazione di fronte alla brutale ordalia della guerra. Siamo nel settembre del 1941: dopo avere occupato tutta l'Europa continentale Hitler è sulla strada di Mosca e la Gran Bretagna, rimasta l'unico baluardo della democrazia, si appresta ad attingere a piene mane alle risorse economiche ed umane del suo impero per non soccombere. La risposta di canadesi, neozelandesi, sudafricani,indiani e australiani non si fece attendere e il desiderio di avventura non fu certamente estraneo a questo plebiscito. Iniziò così un'odissea che porterà il nostro autore,impegnato in un durissimo addestramento, in Gran Bretagna e poi, nella primavera del 1944 in Italia, ad Amendola nel foggiano, ove la RAF aveva formato il 614º Squadron su Handley Page Halifax II appartenente al 205º Gruppo, componente mediterranea del Bomber Command. Si trattava del primo Pathfinder Squadron nel teatro del Mediterraneo. Ad esso spettava l'onerosissimo compito di segnalare le rotte e gli obiettivi ai velivoli attaccanti in tutte le missioni di bombardamento strategico. Una elite nella elite, insomma, che poteva contare su tutti i più recenti ritrovati della tecnologia come il radar H2S e i TI (target indicator) multicolori da collocare sul bersaglio. Nel ruolo di Pathfinder Scotland compì ben 62 missioni-l'ultima ebbe luogo il 20 marzo 1945-volando su Germania e Italia settentrionale,ma anche su Francia, Austria, Romania, Ungheria, Jugoslavia, Bulgaria e Grecia. Un curriculum eccezionale e terribile a cui non tutti i membri del suo equipaggio seppero reggere. E qui si innesta la parte più interessante del racconto: la descrizione dei vari componenti del team di Scotland, puntellata qua e là da episodi tragici a cui fanno da contralto le numerose vignette di Ed Riley che rivisitano in chiave umoristica episodi della vita al campo. Magistralmente descritti sono l'arrivo ad Amendola di un ex-prigioniero ebreo fuggito da Buchenwald che narra la sua tragica vicenda di fronte ad una platea attonita (all'epoca poco o nulla si sapeva dei campi di sterminio!) e il tentativo poi abortito di uccidere Hitler (Operazione Foxley) bombardando il Berghof, la sua residenza sulle Alpi bavaresi,il giorno di Natale del 1944. In mezzo all'orrore della guerra c'è anche spazio per le meditazioni dell'autore sul significato della vita e della morte. La contemplazione della volta stellata alla ricerca del fatale caccia nemico lo portano a considerarne la meravigliosa simmetria e ad interrogarsi sulla presenza di un creatore. E' la voce dalle stelle che dà il titolo al libro, un messaggio di speranza, l'auspicio di un futuro di pace e mutua comprensione tra gli uomini. Non si pensi comunque ad una narrazione che tralascia lo svolgersi delle operazioni per focalizzarsi solo su una dimensione psicologica. Gli studiosi della guerra aerea troveranno nel libro la descrizione puntuale di numerose incursioni sul nostro territorio e soprattutto vedranno cadere alcuni miti: quello della debolezza strutturale del B-24 Liberator, che lentamente rimpiazzò gli Halifax nel 614º Squadron e della scarsa efficacia della contraerea tedesca in Italia. Il CD-Rom contiene oltre 250 fotografie, tutte inedite, che danno preciso riscontro a molti episodi narrati lungo le 316 pagine del volume. Libro e Cd-Rom sono acquistabili direttamente sul sito di Tom Scotland www.writerspen.com.au o scrivendo all'indirizzo di posta elettronica tom@writerspen.com.au.
Argomento: Guerra aerea nella campagna d'Italia - Recensione di Giuseppe Finizio (10/02)
Air War over Italy di Andrew Brookes, Ian Allan (editore) (24,99 sterline)
La campagna d'Italia attende ancora uno studio definitivo e questo sorprende alquanto se si tiene conto del fatto che, almeno fino allo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944, fu l'unico fronte europeo. Qui fecero le prime prove unità e comandanti che poi diedero il loro contributo decisivo alla sconfitta tedesca sul fronte occidentale. Questo è particolarmente vero per la guerra aerea di cui Andrew Brookes ci offre qui una disamina ampia, puntuale e comunque "leggibile", nella migliore tradizione della storiografia anglosassone. L'autore ha un curriculum professionale di tutto rispetto. Per lungo tempo pilota della RAF, dopo avere studiato storia presso le università di Leeds e Cambridge, è stato coordinatore del corso di studi dedicato al potere aereo presso il Joint Services Command and Staff College britannico. Il volume rispetta la consueta suddivisione della campagna d'Italia in tre fasi distinte: l'invasione della Sicilia con il prologo dei bombardamenti delle città dell'isola, la battaglia del Garigliano e l'apertura della strada per Roma e, infine, le operazioni sulla linea Gotica, l'unica che ha ricevuto finora attenzione sufficiente attraverso le opere di Amedeo Montemaggi. Brookes narra delle ingiustificate speranze alimentate dalla resa di Pantelleria dopo i bombardamenti americani. Molte operazioni successive si basarono sull'erroneo assunto che l'aviazione, da sola, potesse vincere la campagna d'Italia, un equivoco pericoloso che condusse alla distruzione dell'abbazia di Montecassino, a cui l'autore dedica un capitolo di grande spessore e all'operazione Strangle tesa a minare la logistica tedesca. Le raccomandazioni del Prof. Zuckermann, consulente civile della Mediterranean Allied Air Force, di privilegiare nelle incursioni le stazioni ferroviarie di smistamento per prosciugare il flusso di rifornimenti verso il fronte, d'altra parte, poco si adattavano alla realtà del nostro sistema ferroviario e all'esiguità delle forze tedesche il cui approvigionamento non fu mai messo seriamente in pericolo. Pagine interessanti sono dedicate anche al bombardamento del porto di Bari, il sanguinoso canto del cigno della Luftwaffe in Italia che, nell'estate del 1944, ridotta ormai solo ad alcuni gruppi da ricognizione e da attacco al suolo, lasciò l'intero ingombrante fardello della caccia alla costituenda aviazione della Repubblica Sociale, verso la quale i tedeschi assunsero comportamenti a dir poco schizofrenici, giungendo fino a tentarne lo scioglimento. Brookes non risparmia critiche agli strateghi alleati colpevoli, dopo l'avvio di Overlord, di voler fare le classiche nozze coi fichi secchi nel teatro italiano. Una miopia che sarebbe costata cara agli eserciti anglo-americani, ma soprattutto alla popolazione civile vittima dei bombardamenti aerei e delle azioni degli onnipresenti cacciabombardieri americani. La mancata presa di Bologna nell'ottobre del 1944 costituì solo l'ultimo di tali di errori strategici a cui si tentò di porre rimedio con l'uso indiscriminato dell'arma aerea, vera panacea di tutti i mali agli occhi dei comandanti alleati. Nel capitolo finale del suo importante studio Andrew Brookes sintetizza alcune lezioni fondamentali applicabili anche ai giorni nostri. Le forze aeree alleate in Italia avevano tre compiti fondamentali: spazzare via la Luftwaffe dai cieli,fornire supporto ravvicinato alle operazioni terrestri e cooperare all'offensiva strategica contro la macchina bellica tedesca. La realtà si rivelò però assai piu complessa e non sempre venne compresa appieno: i velivoli alleati, padroni dell'aria, spesso patirono le insidie della contraerea germanica (713 aerei abbattuti), l'idea che la supremazia aerea potesse da sola vincere la campagna si dimostrò una mera illusione, mentre l'indiscussa superiorità tattica dei quadri medi ed inferiori della Wehrmacht dimostrò come il morale rimanesse e rimanga comunque il fattore più importante in guerra. Le oltre 100 fotografie,perlopiù inedite, e le numerose cartine che accompagnano il testo consentono di seguire le operazioni anche visivamente e aggiungono non poco alle straordinarie virtù di questo libro. Per ordinarlo ci si può rivolgere all'indirizzo e-mail: midlandbooks@compuserve.com o ad Amazon.uk.
Argomento: Storia del 47º Gruppo da Bombardamento USA - Recensione di Giuseppe Finizio (09/02)
47th Bomb Group (L) di Frederick R. Terrell, J. Akers et al., Turner Publishing Company (44,95 $). Recensito da Giuseppe Finizio.
Un libro originale che sfugge ai canoni del volume celebrativo e agiografico di cui possiede però il grande formato (22x28 cm) e la lussuosa veste grafica. Il contenuto (104 pagg.) è diviso in tre parti: la storia dell'unità dal 20 novembre 1940, data della sua creazione, fino al dislocamento in Africa Settentrionale nel gennaio del 1943 corredata da 55 fotografie inedite di ottima qualità, un florilegio di memorie narrate dai veterani che costituisce la vera anima dell'opera particolarmente interessanti e suggestivi gli scritti di Tom Ratts e di George Wells) e che viene integrata e completata da 173 brevi biografie con foto di quegli stessi uomini che combatterono nel teatro del Mediterraneo nel cruciale triennio 1943-1945. E qui sta il motivo di maggiore interesse del volume. A partire dall'estate del 1944, infatti, il 47th Bomb Group, allora di stanza in Corsica, si dedicò con sempre maggiore impegno alle missioni di night intruder sulla Pianura Padana. Erano operazioni di disturbo destinate a limitare il movimento dei rifornimenti tedeschi verso i due fronti, adriatico e tirrenico, della linea Gotica. Questa attività volativa contribuì ad alimentare il mito dell'ubiquità di PIPPO,il solitario incursore che turbò le notti degli italiani durante quel periodo tremendo. Ancor oggi il suo ricordo è rimasto ben vivo nella memoria collettiva della generazione che ha vissuto la seconda guerra mondiale. Al calare delle tenebre un misterioso velivolo solcava il cielo buio, ossessionando con il suo sordo ronzio la popolazione, convinta, a torto, di essere l'obiettivo della sua caccia. Una vicenda che, forse per i suoi contorni sfumati, forse per la necessità di un approccio interdisciplinare (storici militari, sociologi, antropologi e psicologi non amano lavorare insieme in Italia), non è stata finora adeguatamente indagata. In questo volume possiamo trovare le testimonianze degli equipaggi dei numerosi PIPPO americani (i bimotori Douglas A-20 Havoc) che volarono sull'Italia settentrionale, le loro paure, le speranze, le esperienze curiose e tragiche che segnarono le loro esistenze come quella di milioni di italiani. Un libro prezioso dunque che non dovrebbe mancare nella biblioteca dell'appassionato e dello storico: entrambi vi troveranno il materiale umano che nessun documento ufficiale è in grado di trasmettere. E' possibile ordinare il volume direttamente all'editore sul sito internet www.turnerpublishingcompany.com o presso Amazon.
Germania
Argomento: Bombardamenti sulla Germania - Recensione di Norbert (05/05)
Copertina Dresda - 13 febbraio 1945: tempesta di fuoco su una città tedesca di Frederick Taylor, Mondadori
Il libro inizia con una descrizione della storia della città, dalle origini all'avvento del nazismo. Spiega come le piccole industrie artigiane precise (ceramiche fini, orafi, etc) che lavoravano per la corte sassone si riconvertirono (dopo l'unificazione della Germania) in tante fabbriche di precisione che (prima della II GM) costruivano ceramiche, biciclette, macchine da scrivere, macchine fotografiche. Tutte queste piccole industrie furono riconvertite e lavorarono tutte per lo sforzo bellico, alcune ricorrendo all'uso di lavoratori coatti tedeschi di religione ebrea. Producevano componenti elettronici, elettrici, meccanici, mirini, etc. Il libro descrive anche la totale assenza di adeguati rifugi antiaerei. Spiega come, anche grazie al caso, il bombardamento di Dresda fu 'senza errori', portando ad una 'tempesta di fuoco' talmente perfetta già con la prima ondata, che la seconda ondata (due ore dopo) preferì colpire altre parti della città contigue a quelle bombardate ma ancora sostanzialmente intatte. E lo stesso fecero i bombardieri USA la mattina dopo, allargando ulteriormente l'area distrutta. Infine l'autore spiega come il numero delle vittime di Dresda fu moltiplicato per 10 prima dalla propaganda nazista di Goebbels (che portò il totale da circa 25000 a circa 250000) e poi di quella comunista della DDR. L'ipotesi che 'moltissimi profughi non censiti' perirono nell'immane rogo è improponibile, a detta dell'autore, perché le autorità cittadine facevano sì che i profughi transitassero per la città, senza sostarvi più di un giorno. Anche perché sarebbe stato impossibile alloggiare e sfamare i profughi lasciandoli soggiornare nella città. Si accenna anche all'importanza del bombardamento strategico non solo 'direttamente' contro le infrastrutture e la popolazione tedesche, ma anche come 'polarizzatore' di energie: la maggior parte degli aerei prodotti dai tedeschi erano caccia, anche per contrastare i bombardieri. Una gran parte dell'artiglieria prodotta era antiaerea (o doppio ruolo) ed impiegata nella difesa delle città. La maggior parte della produzione di radar era usata dalla difesa aerea, lasciandone pochissima per marina ed esercito. In definitiva lo valuto un ottimo libro che, a mio avviso, pecca solo in qualche sbavatura traduttiva (bombe con 'fusibili' che immagino siano 'fuse' - 'spolette').
Argomento: Bombardamenti sulla Germania - Recensione di Norbert (02/05)
Copertina La Germania bombardata - La popolazione tedesca sotto gli attacchi alleati 1940-1945 di Jorg Friedrich, Mondadori
Interessante libro, molto documentato, sui bombardamenti Alleati sulle città tedesche nella II GM. Nei primi capitoli viene delineato cosa potesse fare un bombardiere, che precisone avesse, quali tecniche (oboe, per esempio) o strategie (l'uso dei pathfinder) fossero applicate per aumentare la precisione. Vi vengono descritte le strategie, le convizioni (spesso errate), le tattiche, dall'una e dall'altra parte, la scelta di utilizzare un mix apposito di bombe incendiarie e dirompenti per massimizzare i danni sviluppando grandi incendi e la nascita della strategia del "moral bombing". Nel terzo capitolo, il più lungo (170 pagine) vengono descritti i bombardamenti delle città tedesche; viene spiegato come fosse quasi sempre il centro storico il bersaglio, perché era quello in cui un incendio avrebbe avuto la maggior chance di svilupparsi e fare i maggiori danni. Nel quarto capitolo vengono descritte le tecniche di difesa (rifugi antiaerei in primis) ed i limiti di tali costruzioni, particolarmente contro i fumi e le alte temperature prodotti dagli incendi. Nei sucessivi tre capitoli si delineano eperienze, racconti di sopravvissuti, si mostra cosa provassero i cittadini tedeschi, cosa i loro capi. Un libro che mi è sembrato molto interessante e molto ben documentato. L'unica piccola critica che gli muovo è di valutare 'a posteriori' inutili e, pertanto, particolarmente crudeli i bombardamenti negli ultimi tre mesi di guerra. Noi ora sappiamo che erano gli ultimi mesi: allora gli alleati erano dall'ottobre '44 che sapevano che "la guerra stava per finire". Solo che andava conclusa prima che aerei a reazione, V-2 ed altre (ipotetiche) nuove armi entrassero massicciamente in produzione ed ne allungassero la durata ed il costo.
Gran Bretagna
Argomento: Bombardamento strategico e opinione pubblica - Recensione di Giuseppe Finizio (08/03)
Copertina Reaching for the Stars. A New History of Bomber Command in World War II di Mark Connelly, I.B. Tauris, (12,99 Sterline). Recensito da Giuseppe Finizio
Circa 570 libri sono stati pubblicati sulla storia del Bomber Command tra la fine della guerra e il 1996 oltre ad innumerevoli articoli su quotidiani e periodici, film e trasmissioni radiotelevisive. Ma il volume che qui recensiamo è il primo ad occuparsi dell'impatto mediatico che l'area bombing ha avuto sull'opinione pubblica inglese. Del costo in vite umane e delle distruzioni sappiamo già: oltre 500.000 civili tedeschi persero la vita, ben 3,37 milioni di case furono distrutte, mentre più di 55.000 aviatori della RAF caddero privando il loro paese di tecnici specializzati che sarebbero stati utilissimi nel periodo della ricostruzione postbellica. Controversa resta l'utilità militare di questa campagna aerea. Mark Connelly,storico della propaganda e dei media, tenta di ricostruire i meccanismi secondo cui si è formata la moderna memoria collettiva di quegli avvenimenti, perché il governo dell'epoca abbia preso le distanze dalle imprese del Bomber Command già prima della fine delle ostilità e come la responsabilità di queste sia stata rovesciata per intiero sulle spalle di Arthur Harris, per anni demonizzato (ancora nel 1995 l'inaugurazione di un busto a lui dedicato a Londra ha sollevato polemiche a non finire in mezza Europa) anche oltre i sui effettivi demeriti (che furono comunque grandi). L'autore cerca di spiegare cosa in effetti sapesse l'opinione pubblica inglese dai giornali, dai film e dalla radio delle quotidiane incursioni aeree sul territorio tedesco, cosa scoprì in seguito e cosa fu portata a credere. La narrazione prende le mosse dai primi tempi della guerra quando le autorità britanniche non sapevano cosa dire e cosa non dire alla popolazione, mentre il Bomber Command non sapeva bene come portare avanti la sua campagna di bombardamenti le cui prime esperienze si erano rivelate fallimentari. Tra il settembre del 1939 e il febbraio del 1941 i bombardieri della RAF compirono 19.961 sortite subendo 517 perdite (il 14,8% de velivoli impiegati). Il Ministero dell'Aria si convinse che era necessario un ripensamento del ruolo del Bomber Command nella strategia britannica. Sir Charles Portal, basandosi sul famoso rapporto Butt che evidenziava la impossibilità tecnologica del bombardamento di precisione coi mezzi dell'epoca, voleva passare subito all'aera bombing, mentre Sir Richard Peirse, comandante del Bomber Command, pensava che, aumentando il numero dei velivoli e migliorando l'addestramento degli equipaggi, fosse possibile perseguire una campagna di bombardamenti di precisione finalizzata alla distruzione dei segmenti più importanti del sistema industriale del Terzo Reich. Questo contrasto insanabile portò nel febbraio del 1942 (ironia della sorte in quello stesso mese Albert Speer assunse la carica di ministro degli armamenti e della produzione bellica in Germania) alla rimozione di Peirse a cui succedette Arthur Harris che si dedicò anima e corpo alla realizzazione dell'area bombing. Harris era uomo dalle idee chiare e non ebbe mai ripensamenti nell'applicare concetti operativi che - è bene sottolinearlo - non aveva concepito lui. Disponeva finalmente delle macchine, degli uomini e del supporto tecnico/logistico per intraprendere la "sua" grande impresa: radere al suolo le maggiori città tedesche cominciando dalla capitale del Nazismo, Berlino. La propaganda,nel frattempo, alimentava nell'opinione pubblica un desiderio di vendetta a cui pochi intellettuali progressisti e alti prelati anglicani seppero e vollero opporsi. Ma ormai gli ingranaggi di questa macchina mostruosa erano in movimento e non si sarebbero fermati prima di avere stritolato l'odiato nemico. L'unica alternativa alla vittoria finale, come ebbe a dichiarare Winston Churchill, sarebbe stato "scivolare negli abissi di un nuovo medioevo". Nel 1942 la Gran Bretagna era sulla difensiva su tutti i fronti e Stalin premeva per l'apertura del secondo fronte: la sola arma offensiva, in grado di portare la guerra in Germania, fino allo sbarco in Normandia del giugno 1944, era il Bomber Command della RAF. L'accordo tra i vertici politici e quelli militari rimase perfetto almeno fino all'introduzione della direttiva Pointblank (10 giugno 1943) per cui USAAF e RAF, in stretta collaborazione, avrebbero dovuto dedicarsi al bombardamento strategico di precisione. Harris, ancora una volta, non volle deflettere e proseguì instancabilmente nella sua opera di distruzione, di cui Amburgo e Dresda rappresentano gli episodi più tragici, ignorando le direttive e le reprimende del suo superiore diretto Portal, che ebbe il torto di non rimuoverlo. Il cocciuto comandante del Bomber Command ebbe a scontare la sua testardaggine nel dopoguerra quando venne accantonato dal potere politico che ne fece il capro espiatorio delle stragi di civili perpetrate dalla RAF sul territorio tedesco. A muovere le acque, senza peraltro generare tempeste, giunse, nel 1961,la monumentale storia ufficiale dell'offensiva aerea strategica britannica. Si trattava di un'opera coraggiosa e puntigliosamente documentata che fece piazza pulita di molti miti e leggende. Purtroppo la sua diffusione rimase limitata. Inspiegabilmente dei quattro volumi di Sir Charles Webster e Noble Frankland solo l'ultimo è stato ristampato, a distanza di oltre trent'anni, nel 1994. Il libro di Connelly si chiude con una utile cronologia dedicata alla storia del Bomber Command e un interessante saggio bibliografico in cui, come è facile immaginare, la parte del leone la fanno gli studi dedicati alla propaganda e all'opinione pubblica in guerra. L'autore focalizza la sua attenzione sulla percezione degli accadimenti da parte della popolazione e su come questa percezione, mediata (e sovente distorta) dagli organi di informazione, influisca sulla creazione della memoria collettiva. Siamo di fronte ad un lavoro originale e affascinante, un nuovo modo di fare storia che, speriamo, venga applicato ad altri capitoli oscuri della seconda guerra mondiale. Il volume può essere acquistato sul sito di Amazon.co.uk oppure direttamente presso l'editore all'indirizzo internet www.ibtauris.com. Copertina
Radar
Argomento: Storia del Radar - Recensione di Giuseppe Finizio (04/03)
Copertina A Radar History of World War II - Technical and Military Impeatives di Louis Brown, Institute of Physics Publishing (38 Dollari Usa). Recensito da Giuseppe Finizio.
L'idea di realizzare sistemi in grado di rilevare oggetti tramite le onde radio fu chiara agli scienziati già agli albori del '900. Ci vollero però quarant'anni per passare dagli studi di Hertz sulle onde elettromagnetiche alle prime applicazioni pratiche in campo militare che risalgono all'inizio della seconda guerra mondiale. Nell'estate del 1940 venne combattuta la prima battaglia "elettronica" della storia tra la Luftwaffe e la RAF per la conquista della supremazia aerea, condizione essenziale all'attuazione del previsto sbarco tedesco sulle coste britanniche (Operazione Seelowe). La rete radar inglese (CH - Chain Home), concepita e realizzata con meravigliosa preveggenza dal Maresciallo dell'Aria Hugh Dowding fin dal 1935, costituì un fattore decisivo nella vittoria della RAF che allontanò definitivamente lo spettro dell'invasione tedesca. Nei primi due capitoli del suo libro Louis Brown, membro emerito del dipartimento per lo studio del magnetismo terrestre presso la Carnegie Institution di Washington, ci illustra l'approccio scientifico, tecnologico e politico agli studi su questa tecnologia innovativa in Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, ma anche, con minore rilievo, in Giappone, URSS, Francia, Olanda e Italia (a cui purtroppo sono dedicate solo poche righe a pag. 91). La tesi dell'autore è semplice e cogente: solo dove esisteva una perfetta integrazione tra scienza e politica (Gran Bretagna) si riuscì a creare per tempo una rete radar efficiente per la difesa del territorio nazionale dalle incursioni aeree. Nel 1939 i prototipi tedeschi e americani erano qualitativamente superiori a quelli inglesi, ma questi erano già operativi in gran numero e costituivano un sistema assai bene strutturato e affidabile. Il sostegno del potere politico (esemplare a questo proposito il rapporto tra il massimo scienziato inglese Robert Watson Watt e il premier Churchill) resta infatti un fattore fondamentale nella trasformazione di un'intuizione scientifica in un sistema d'arma efficace.Questo elemento essenziale mancò completamente in Italia dove le realizzazioni proposte da un ufficiale del genio navale, il Prof. Ugo Tiberio, nella seconda metà degli anni trenta vennero costantemente osteggiate dai vertici della Regia Marina che ragionavano ancora secondo schemi tattici risalenti alla grande guerra per cui "di notte non si combatte", e che comunque erano convinti che "se i tedeschi ce l'avessero (il radar) ce lo direbbero". I tedeschi, sempre diffidenti nei nostri confronti, non ce lo dissero e nel marzo del 1941 a Capo Matapan la nostra flotta subì una sanguinosa sconfitta al cospetto della flotta inglese che costò la vita ad oltre duemila marinai, proprio a causa della nostra incapacità a "vedere di notte". Qualcosa di simile accadde di lì a pochi mesi anche a Pearl Harbor dove il radar c'era ma nessuno sapeva come integrarlo nel sistema difensivo della base americana. Nei successivi 17 capitoli Brown passa in rassegna tutte le maggiori campagne della seconda guerra mondiale soffermandosi sull'importanza che l'impiego operativo del radar ebbe sul loro esito. La materia trattata è comprensibilmente enorme e non sempre l'autore (che non è uno storico) riesce a padroneggiarla con la necessaria sicurezza. Nonostante ciò il risultato è di assoluto valore. Degna di nota,in particolare, la trattazione della Battaglia dell'Atlantico, della campagna del Mediterraneo e della guerra nel Pacifico che furono variamente influenzate dall'impiego della nuova tecnologia. Il governo USA fu rapido a seguire gli inglesi su questa strada. Con l'apertura del Radiation Laboratory al MIT nel dicembre del 1940 tutte le ricerche portate avanti indipendentemente da enti ed industrie (Bell Laboratories, Army Signal Corps e Naval Research Laboratory) furono unificate. Così a partire dal 1943 gli Alleati disponevano di una serie di modelli in grado di coprire tutte le esigenze operative delle loro forze armate in terra, in mare e nel cielo. In Germania, invece, questa tecnologia nacque e si sviluppò grazie ad iniziative portate avanti privatamente da singole industrie (Lorenz e Telefunken, soprattutto) che trovarono non poche resistenze in Hitler e Goering, entrambi culturalmente poco attrezzati per apprezzarne le rivoluzionarie potenzialità belliche. Solo nel 1944 la Germania disporrà di una rete radar paragonabile a quella britannica del 1940. L'URSS ,che all'inizio degli anni trenta era all'avanguardia in questo campo, dissipò questo non trascurabile vantaggio a causa del soffocante burocratismo delle sue istituzioni scientifiche, del disinteresse dei vertici politici e infine delle purghe staliniane che alla fine degli anni trenta condussero nei gulag o davanti al plotone di esecuzione i migliori cervelli dell'apparato militare/industriale. Lo studio di Brown si conclude con una utilissima appendice ove vengono descritti in modo accessibile a tutti i principi di funzionamento del radar. Nella bibliografia, peraltro assai completa, avremmo voluto vedere incluso anche il saggio di Luigi Carillo Castioni "I radar industriali italiani. Ricerche, ricordi, considerazioni per una loro storia" (Storia Contemporanea, dicembre 1987, pp.1221-1265),l 'unico serio tentativo di ricostruire la sfortunata storia dei radar italiani prima e durante la seconda guerra mondiale. Ma sarebbe ingiusto volerne fare una colpa all'autore che con quest'opera ha detto una parola definitiva su una delle pagine più affascinanti della storia della tecnologia del ventesimo secolo. Un libro fondamentale, quindi, di cui speriamo qualcuno vorrà quanto prima intraprendere la traduzione in italiano. Nel frattempo il volume può essere acquistato direttamente presso l'editore all'indirizzo internet www.bookmarkphysics.iop.org. Copertina
Argomento: Il ruolo degli specialisti nella storia del radar anglo-americano - Recensione di Giuseppe Finizio (04/03)
Copertina Radar Reflections di Michael Cumming, Radar Associates (30 Euro). Recensito da Giuseppe Finizio.
Per la prima volta, forse, gli studiosi di storia militare potranno conoscere le esperienze delle migliaia di specialisti radar alleati che, con la loro opera silenziosa e sovente misconosciuta, diedero un contributo non secondario alla vittoria angloamericana nella seconda guerra mondiale. L'autore, famoso giornalista areonautico britannico con al suo attivo altri volumi sul tema, ha beneficiato delle memorie dei protagonisti, soprattutto canadesi,che gli hanno consentito di colmare le lacune della documentazione ufficiale. Il risultato è di ottima leggibilità e ci consente uno sguardo dettagliato ad una realtà finora poco indagata. Durante l'estate e l'autunno del 1940,il cruciale periodo della Battaglia d'Inghilterra, quando la Luftwaffe mise in atto il primo ed ultimo serio tentativo di spianare la strada ad uno sbarco tedesco sulle coste britanniche, si avvertì un'acuta carenza di specialisti nel settore delle nuove apparecchiature radar. Il 4 ottobre la Gran Bretagna inoltrò una richiesta ufficiale alle autorità canadesi perché provvedessero a selezionare ed arruolare una consistente aliquota di nuovi tecnici da adibire alla manutenzione dei radar. La prima avanguardia di questa legione, che avrebbe raggiunto le 5.000 unità a fine guerra, giunse a Londra alla fine dell'anno e qui completò il suo addestramento operativo. Questi uomini,costretti a mantenere il più stretto riserbo sulle proprie attività anche con i propri familiari, collaborarono con il personale della RAF in tutti i teatri di guerra in un'epopea che ha finalmente trovato il suo cantore. Già perché questa è una storia di uomini, del cameratismo che li unì nelle ore buie della guerra e che ancor oggi lega i sopravvissuti, senza la cui testimonianza appassionata questo libro non avrebbe mai visto la luce. Grande opera di storia dunque ma anche testimonianza verace su un aspetto poco noto della storia della tecnologia bellica durante la seconda guerra mondiale. Il volume può essere acquistato presso Amazon.co.uk o scrivendo direttamente all'autore, Michael Cumming, 28 Palmerston Court, Lovelace Gardens, Surbiton, Surrey, KT6 6SE (U.K.) ,e-mail: Michael.Cumming@btinternet.com. Copertina
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