It.Cultura.Storia.Militare On-Line
Argomento: Relazioni internazionali - Recensione di NS (12/09)

La pace è un concetto assai difficile da definire: inteso nell'accezione contemporanea, come accordo fra stati sovrani sostenuto dal consenso, nasce nell'epoca dei lumi, dalle riflessioni del filosofo Immanuel Kant. Prima dell'Illuminismo, partendo dall'età classica fino all'evo moderno, è lo stato di guerra ad essere considerato la condizione di normalità nei rapporti fra stati mentre la pace, intesa come mera assenza temporanea di conflitto, si definisce unicamente come un intermezzo fra due campagne militari. Queste le riflessioni introduttive di Michael Howard, professore emerito di Storia Militare a Yale nonché fondatore e presidente dell'International Institute for Strategic Studies. Una volta inquadrato l'oggetto dello studio, l'autore si propone di analizzare le trasformazioni dell'ordine internazionale e l'evoluzione del concetto di pace che ne consegue, tema assai stimolante e certamente impegnativo. Purtroppo, condensare lo studio di più di mille anni di storia - si parte dall'800 d.C. per approdare ai giorni nostri - nel centinaio di pagine di cui si compone il libro si rivela un'operazione troppo ardita: il risultato è un un catalogo di affermazioni a volte banali, molto spesso lapidarie, comunque mai argomentate a sufficienza. La mancanza assoluta di note a piè di pagina e di una bibliografia minima rendono il testo inutile anche come spunto introduttivo ad un argomento che meriterebbe ben altri approfondimenti. Sconsiglio ovviamente l'acquisto.
Argomento: Spionaggio - Recensione di Davide Botta (07/08)

Raccogliendo i frutti della tavola rotonda di Biella (2005) sull'argomento gli autori compongono questo interessante libro che spazia dallo spionaggio dell'Ottocento fino al più miniaturizzato ed elettronico "mezzo" di cui dispongono gli attuali servizi di informazione. I saggi che compongono il testo sono a firma di autorevoli e affermati studiosi della materia come F. Cappellano, A. Santoni, T. Vialardi, solo per citarne alcuni, senza nulla togliere agli altri autori. Molto interessante la parte relativa alla penetrazione sovietica nei servizi di intelligence italiani negli anni Trenta e la conclusione che riguarda un tema attualissimo come l'intelligence nel sistema post-bipolare. Completa l'opera una massiccia e rigorosa bibliografia.
Argomento: Analisi della battaglia - Recensione di Federico Colombo (02/07)

E' oramai assodato che in guerra non esistono regole generale di ingaggio capaci di assicurare la vittoria. Ogni battaglia è un evento irripetibile, quantomeno in quei particolari che possono condizionarne l'esito. Ma allora la storia militare non ha proprio più alcuno scopo? Questo libro è la chiara dimostrazione del contrario. Certo, non esistono ricette già pronte in grado di assicurare il successo, però alcuni consigli e norme possono facilitare la scelta della strategia migliore da seguire in certi frangenti. Imparando dagli errori, e quindi dalla storia, si possono trarre insegnamenti utili per il futuro e per il presente. Ma questo libro vuole anche andare oltre: esso non si limita a dare suggerimenti sul comportamento da tenere durante una battaglia o un conflitto. Esso vuole essere una guida universale utile anche per il comune uomo moderno nella sua vita. Sempre più si può ritenere che il luogo di lavoro e anche la vita sociale rappresentino veri e propri campi di battaglia. Così anche noi continuamente siamo obbligati a mantenere un certo comportamento in base ad una strategia ben definita, che presuppone un obiettivo da raggiungere ed una serie di tattiche utili allo scopo. Risulta azzardato a questo punto pensare che l'analisi dello scontro di Austerlitz possa aiutarmi sul lavoro. Certamente però questi grandi eventi storici hanno qualcosa da insegnare, a tutti indistintamente. Quindi trarre qualche buon consiglio non può che far bene, in definitiva. Un libro strano, certamente, ma forse molto più serio di quanto possa apparire anche solo ad una prima lettura. Inoltre la grande mole di esempi storici e storielle è in grado di divertire e rendere appassionante la lettura. Ogni racconto è poi commentato e l'insegnamento viene messo in evidenza con chiarezza e semplicità logica. Un libro divertente, ed in fondo non certo fondamentale, ma quantomeno utile. Risulta ben congegnata anche la multiculturalità, gli esempi ed i pensieri sono tratti da tutte le culture indistintamente, anche se preminenza assoluta viene data alle due civiltà guerriere per antonomasia: cinese ed europea. Formidabile anche il numero di citazioni interessanti, alcune geniali, di cui almeno una decina andrebbero imparate a memoria.
Argomento: Analisi della battaglia - Recensione di Matteo Scaldaferri (11/05)

So che Hanson ha almeno tanti critici quanti estimatori, soprattutto da quando si è messo a scrivere volumi incentrati sulle "grandi battaglie".
Questo volume però merita, andando progressivamente indietro nel tempo Hanson analizza tre battaglie esemplari nella storia: Okinawa, Shilow e Delio. Esemplari perché egualmente dimenticate. Ed egualmente importanti, secondo lo storico americano. Partendo da un'analisi tattica dello scontro, Hanson passa ad analizzare prima il particolare (il punto di vista dei singoli, nel caso di Okinawa parlando della sorte di un suo zio e omonimo) e poi dell'universale, ovvero di come quelle battaglie hanno cambiato la vita non solo di chi vi ha combattuto, ma di tutti noi che siamo venuti dopo. Trovo Hanson uno scrittore con una prosa piana e molto scorrevole, con l'unico difetto di essere un po' ripetitivo su alcuni concetti, esposti più e più volte in uno stesso capitolo. Inoltre è uno storico che non ha certo paura di uscirsene con affermazioni per altri discutibili o provocatorie.
Altro che Cernuschi! Per Hanson il Vietnam è stata un'ottima prova delle fanterie americane, e l'Offensiva del Tet una schiacciante vittoria USA.
Argomento: Battaglie dal 1674 a.C. al 1996 d.C. - Recensione di Chetti6 (10/05)

Se vi dovesse capitare tra le mani questo libro, purtroppo fuori commercio, non esitate ad acquistarlo. In questo dizionario sono riportate circa 530 battaglie terrestri, navali, assedi che coprono un intervallo di tempo di oltre 3500 anni: si va dalla battaglia tra gli Hyksos e l'Egitto (1674 a.C.) alla guerra civile in Liberia (1996 d.C.). Non sono soltanto riportate le battaglie più importanti (Salamina, Waterloo, Stalingrado) o quelle più famose (Alesia, El Alamein) ma anche quelle distintesi per alcune particolarità o perché scatenanti il successivo conflitto, e devo ammettere che quelli mancanti sono davvero pochissime e scovabili solo dai più pignoli. Il racconto dello scontro, pur sintetico, si rileva molto chiaro riportando, dove possibile, anche accenni sulle forze contrapposte e sulle cause delle vittorie o sconfitte. Nella maggioranza dei casi sono analizzate anche le principali figure militari e accenni alla loro biografia, siano essi famosi che meno conosciuti (M. Curio Dentato, Teodorico); a corollario sono riportate le conseguenze delle vittorie, alcuni aneddoti e curiosità. Molte sono le immagini inserite nel testo riguardanti i personaggi, gli armamenti, la disposizione delle truppe e alcune cartine (in particolare quelle sulle operazioni della seconda guerra mondiale). Non posso che dare un giudizio molto positivo a questo volumetto, che si è rilevato di facile e agevole consultazione, ed indicarlo sia a chi ha già alle spalle una certa cultura di storia militare sia a chi ne sia sprovvisto ma anche a chi abbia voglia di sapere il perché alcuni luoghi e città sono entrati di diritto nella Storia.
Argomento: Storia militare nei secoli - Recensione di Federico Colombo (09/05)

Praticamente l'elenco delle situazioni più incredibili presentatesi lungo l'intera storia militare conosciuta. Il libro è diviso in piccoli paragrafi ognuno contenente un aneddoto od un avvenimento spesso divertente e ben descritto. Le diverse situazioni coprono un periodo lunghissimo della storia, dalla storia antica a quella contemporanea, adattandosi alle esigenze di qualsiasi tipo di lettore. Oltre a mettere in luce i diversi errori, a volte decisamente comici, che portarono a sconfitte o clamorosi sprechi di mezzi e uomini, vengono anche messi in luce dei personaggi grotteschi, incapaci e inetti generali responsabili davanti alla loro coscienza di clamorosi errori. E' bene ricordare che nonostante l'opera sia stata scritta con un tono comico e ironico, gli sbagli elencati e descritti sono sbagli irreversibili e sono costati sangue e sofferenze. Il libro quindi è una piacevolissima e divertente lettura, che aiuta però a comprendere come certe inefficienze possono portare a disastri inimmaginabili, spesso frutto anche della semplice sfortuna. Con sagacia e intelligenza l'autore fornisce poi utili consigli di natura militare, dividendo il testo in base a diversi argomenti, in modo tale da sfruttare questo elenco di esempi per chiarire le sue idee e proporre nuove metodologie di organizzazione della guerra. Un libro che merita, data la felice combinazione di divertire all'inverosimile curando però anche la riflessione teorica approfondita, un solo commento: da leggere.
Argomento: Storia del duello - Recensione di Virtusbelli (03/05)

Il volume - con taglio divulgativo, ma scientificamente fondato, e con ricco indice della storiografia e delle fonti (edite e inedite) utilizzate, si propone di offrire un quadro preciso e vivace della morfologia del duello
nella storia europea dal medioevo ad oggi. Si trattava anche di colmare una lacuna storiografia, mancando sul mercato internazionale un'opera analoga. Esistevano saggi - di valore disuguale - per le principali aree europee, che però appaiono spesso vacuamente aneddotici e concettualmente imprecisi, ovvero calibrati per un ristretto pubblico di specialisti. Ogni capitolo è cadenzato da paragrafi espositivi e da paragrafi rievocativi di casi concreti, scelti fra i più significativi e suggestivi e narrati sovente anche con gli autentici dialoghi conservati dalle fonti. I protagonisti sono spesso notissimi: da Torquato Tasso al Baiardo (il buon cavaliere senza macchia e senza paura), da Casanova a Mussolini, per citare soltanto alcuni fra i tanti. Nel primo capitolo vengono illustrati due particolari forme di duello (soprattutto medievali ma non solo) il duello barbarico ordalico e il duello in torneo (con il riferimento ad alcuni emblematici casi francesi, ed in particolare a quello della morte di Enrico II predetta da Nostradamus). Nei capitoli successivi viene sviluppata la tematica del duello d'onore nelle sue varianti consuetudinarie, nella sua costruzione culturale, nelle sue tipologie, nei suoi 'travestimenti, nel suo apogeo e nelle sue periodiche crisi, schematizzandone la storia anche in Spagna, Francia, Inghiolterra, Irlanda, Germania e Russia. Il duello europeo moderno si colloca in un contesto nel quale lo Stato non ha ancora assunto il principio dogmatico dell'assoluto e diretto esercizio dell'intera giustizia criminale. Il ceto nobiliar-militare si esprime proprio attraverso la cultura dell'onore e del duello, nella pretesa, fra l'altro, a risolvere autonomamente le vertenze dei propri membri. Il duello d'onore si ritrova in tutta l'Europa d'antico regime quale proiezione dei costumi, dell'etica e della cultura del comune ceto dirigente, quello nobiliare. Fu la pubblicistica italiana del Rinascimento - letterati, cortigiani, giuristi, filosofi, uomini d'arme - a creare il modello del duello giudiziario d'onore, un vero e proprio processo dei nobili e dei militari, un processo scandito in fasi e termini precisi. L'ostilità della Chiesa e l'ostilità dei nascenti Stati assoluti determineranno la scomparsa, col Concilio di Trento, di questa forma lecita di autonoma giustizia nobiliare. Rimarrà, però, nei secoli successivi il duello clandestino, 'alla macchia', un reato, i cui autori erano sistematicamente graziati, ma già il dover impetrare la grazia era un essenziale passo indietro del ceto nobiliare dinanzi all'avanzata del potere pubblico. Con il crollo della società cetuale e la rivoluzione francese, il duello parve soccombere, ma solo per pochi anni. Già il militarismo napoleonico e le sue nuove aristocrazie rivitalizzarono il duello e l'onore. Il codice d'onore si riplasmò e sopravvisse anche nella società borghese otto-novecentesca. Conflitti d'opinione, conflitti politici, problemi d'onore personale continuarono spesso a risolversi in duelli, talora mortali (il caso famoso del parlamentare Cavalletti) e con illustri protagonisti: dai Savoia a Garibaldi, da Carducci a D'Annunzio, da Sonnino a Mussolini. Nell'Italia liberale si fonderanno giurì d'onore - il più importante quello di Firenze -. Il fascismo vedrà con indulgenza il duello, il nazismo lo legalizzerà, le organizzazioni criminose mafiose e le università tedesche ne consoceranno delle curiose varianti.
Argomento: Storia militare nei secoli - Recensione di Mauro Tosi (04/03)

Un libro fuori dalla norma che sicuramente consente al lettore di conoscere come talvolta la stupidità umana possa causare più danni di quanti se ne possa immaginare. Errori clamorosi, ambizioni sfrenate, folli sogni di gloria, dai consoli romani che litigano nel campo di Canne a M. Tatcher che rischia di perdere una guerra già vinta. Il libro è una simpatica raccolta di calcoli sballati, di decisioni errate che fanno da sfondo ai principali disastri militari della storia. In questo libro, di facile lettura e piacevole, si ricostruiscono i grandi insuccessi militari della storia, ricercandone le cause profonde non solo a livello militare ma anche a livello politico. Consigliabile per chi pensa che la strategia sia una cosa per tutti!
Argomento: Storia della Guerra - Recensione di Paolo Soprani (03/03)

In questo libro, l'autore Sergio Masini riprende quelle battaglie della storia che secondo lui hanno avuto importanza nel definire sia gli assetti politici, sia le concezioni strategiche e tecniche di oggi. Partendo dalla battaglia di Maratona si assiste ad una carrellata dei maggiori conflitti locali, le battaglie appunto, del mondo antico per arrivare mano a mano fino ai giorni nostri con l'analisi di quelle che diventano sempre più guerre. E' qui che secondo me il libro si può leggere in due maniere: da una parte si possono leggere le descrizioni dei singoli eventi, corredati di note storiche e bibliografiche, oltrechè di un accenno, per ogni battaglia, a come essa è stata trattata nella letteratura, nell'arte, nel cinema etc, oppure si può leggere per primo l'ultimo capitolo ed in seguito passare in rassegna le battaglie, avendo in mente più chiaramente quale è l'intenzione di Masini, e cioè quella di dimostrare che la battaglia ha ormai perso il suo "valore" per lasciare posto ad un complesso intreccio di politica, economia e sociologia, tenendo conto che le battaglie moderne coinvolgono molto più di prima l'intera popolazione di un paese.
Argomento: Analisi della battaglia - Recensione di Marco Marianetti(01/02)

Attesissima ristampa di un classico della storiografia militare, "Il volto della battaglia" dello storico inglese Keegan, rappresenta quasi un unicuum nel panorama dei libri di argomento militare. Da sempre Keegan si è interessato al lato umano della guerra, tendenza rinvenibile anche nelle sue opere di largo respiro, come i due testi sulle guerre mondiali. Quali sono le motivazioni, le pulsioni, le paure, quali i pensieri del singolo arciere, fante di linea, mitragliere di fronte alla battaglia? Quali sono i vincoli che tenevano un uomo inchiodato nell'ordine serrato delle guerre napoleoniche sotto il fuoco del nemico? Perché spesso leggendo anche ottimi libri non riusciamo a cogliere il motivo del crollo improvviso di una unità? Di quali ferite si moriva? E quale è il futuro della battaglia, se questa ha un futuro? Un libro interessantissimo e coinvolgente del più grande storico militare vivente.
Argomento: Concetto di guerra - Recensione di Marco Marianetti (06/02)

Questo breve saggio edito dalla collana storica di Mondadori è in realtà la raccolta di alcune lezioni tenute dall'eminente storico della guerra John Keegan alla BBC. Il filo che unisce i sei capitoli è quelllo caro a Keegan: la nascita del fenomeno guerra nella civiltà umana, il suo rapporto con l'individuo-soldato e con le istituzioni umane. In buona sostanza si tratta di argomenti già ampiamente trattati nel suo saggio "La grande storia della guerra", ma vale la pena di rileggerli, cosa che vale per l'intera opera di Keegan. Il suo approccio alla storia bellica è per molti versi, originale proprio per quel suo continuo interrogarsi sul lato umano della guerra, sul carattere dei soldati, dei comandanti e sulla tragicità e grandezza del loro destino. E' evidente che si tratta di un atteggiamento prettamente britannico, che lungi dallo scadere nel più bieco militarismo, scava a fondo nella storia
della guerra e di coloro che la combattono.
Argomento: Linguistica - Recensione di Elena (04/02)
Parole e Pensieri, Raccolta di curiosità linguistico - militari di Giovanni Cerbo e Flavio Russo, Editore Rivista militare (2000)
Le parole, i modi di dire sono molto più eloquenti di quanto non si pensi in genere. Il lessico quotidiano, scaturito dalla primaria necessità per l'ex "uomo delle caverne" di dare un segnale chiaro e preciso per farsi comprendere dai suoi simili, è oggetto di quel peculiare tipo di archeologia che è l'etimologia. Ma l'operosità umana è andata ben oltre la creazione della lingua, ha creato specifiche espressioni per ogni aspetto della vita, abbiamo così linguaggiartistici, bucolici, militari, etc. Nel corso della loro plurimillenaria storia le parole, proprio come i siti archeologici, hanno accumulato una imponente stratigrafia che ne ha distorto la forma e modificato il significato. "Parole e pensieri" ha il precipuo scopo di accorpare le espressioni idiomatiche generatesi in ambito militare, il suo messaggio non già è rivolto a specialisti del settore, bensì a semplici curiosi, così come anche disvela il sottotitolo. La presentazione di Aniello Gentile, docente di Glottologia c/o l'Ateneo Federiciano, avvalora l'opera. Alcuni esempi? Parole: Addobbare, dall'antico francone "dubban" = "colpire" il collo del cavaliere al momento dell'ordinazione e quindi della cerimonia di vestizione. In francese "adober" si riferisce a questo rituale; il senso fu poi traslato all'arredo sfarzoso delle cerimonie solenni. E locuzioni: volta gabbana, riferito a chi muta, con smaccato opportunismo, la sua posizione politica, morale, breligiosa o quant'altro. La gabbana è quasi un corto mantello dotato di cappuccio,; già usato dai beduini e dai marinai turchi venne in seguito adottato dai militari europei. Il nome viene dall'arabo "qaba", specie di tunica di lana, o dal basso latino "capanus" = tipico mantello dei soldati dal colore uniforme. Cambiare gabbana significa quindi cambiare divisa, ovvero schieramento militare.Il limite di questo testo consiste nella bibliografia piuttosto datata su cui si basa.
Argomento: Droga - Recensione di Marco Marianetti (03/02)

Al pari delle armi e delle tattiche di combattimento, anche l'uso di sostanze psicoattive è uno dei mezzi per piegare il nemico in guerra. L'uso di sostanze stupefacenti è servito e serve tuttora in campo bellico sia per aiutare i propri soldati a combattere, alterando o mitigando le sensazioni o la coscienza, sia contro l'avversario per ottenere come risultato il crollo fisico e psicologico. Gli autori approfondiscono anche il tema della coercizione psicologica dei combattenti, giungendo alla conclusione che, tanto più sarà ingiustificata una guerra, tanto più sarà necessario intervenire più sui propri militari, che sul nemico. Non manca l'analisi di casi specifici, dalla guerra di trincea al Vietnam e l'intera opera getta una luce nuova sul lato più oscuro delle guerre.
Argomento: Tecnologia bellica - Recensione di Marco Marianetti (03/02)

La guerra è intimamente legata al progresso tecnologico: è grazie a esso che le armi si perfezionano, sempre grazie a esso nuove armi vengono prodotte e, quindi, è sempre grazie al progresso tecnologico che di conseguenza mutano le tattiche e le strategie di combattimento. Basti pensare all'introduzione dei fucili ad anima rigata nella seconda metà del 1800 che svuoteranno i campi di battaglia, prima di allora sgargianti di eserciti in coloratissime uniformi e avanzanti in perfetti ranghi serrati e che spariranno fino a trasformarsi in aridi campi spazzati dall'artiglieria e brulicanti di striscianti soldati in uniformi mimetiche. Tra la guerra di Secessione Americana e la prima Guerra Mondiale, non trascorrono che pochi decenni, ma tutto è diverso nel 1914. Questo è solo un esempio, ma sin dai tempi antichi la potenza di un esercito si è misurata anche e soprattutto con le armi di cui disponeva. Questo è il nocciolo del testo che il sempre bravo Cecchini ha edito per i tipi dello SME; dalla Preistoria ai giorni nostri, dal mare alla terra, l'autore presenta una esauriente e dettagliata analisi dell'evoluzione della tecnologia applicata al campo bellico e dei mutamenti nell'arte militare che a volte preceduto, ma più spesso seguito la prima. Un libro che raccomando vivamente, da leggere, rileggere e consultare, anche considerato che non è facile reperire testi del genere scritti o tradotti in italiano.
Argomento: Le radici della guerra - Recensione di Marco Marianetti (02/02)

Esiste un'etologia della guerra, o meglio si può studiare la guerra con approcci propri dell'etologia, questo è il tema dello studio del direttore del gruppo di ricerca per l'etologia umana dell'Istituto Max Planchs di Andechs. Liberando il fenomeno bellico da tutte le cornici, le implicazioni morali e politiche, Eibesfeldt riduce il problema al nocciolo e riporta l'approccio umano alla guerra alle dimensioni originarie. Studiando i combattimenti fra animali e l'approccio al combattimento di alcune tribù, è possibile affermare che non sono affatto mutate con l'evoluzione storica, le regole istintuali che spingono un uomo contro un suo simile. L'aggressività viene studiata e considerata come presente in tutti gli esseri viventi, differenti sono i modi con cui essi la esprimono, pur restando comunque una pulsione caratteristica di ognuno. Per certi versi si tratta di una conferma etologica alle affermazioni dello storico John Keegan, che in un altro ambito ha sostenuto il concetto dell'interazione uomo-guerra come un fatto naturale. Eibesfeldt si spinge oltre e arriva, in aperta critica, con il pacifismo semplicistico e retorico, a dare tuttavia una speranza all'umanità: così come gli animali, anche gli uomini possono ritualizzare un combattimento, sino a renderlo incruento.
Argomento: Storia della Guerra - Recensione di Elena (02/02)

Fa parte di una collana riservata agli scrittori militari (titolo originale The Decisive Battles of the Western World, 1 ed. 1954/56). Il libro è stato scritto dal Generale inglese J.F.C. Fuller, storico stratega e scrittore ferace (ca 30 libri), la cui profonda esperienza e conoscenza nel settore lo portò ad essere corrispondente di guerra nel conflitto fra Italia ed Etiopia e nel conflitto civile spagnolo. Fuller fu inoltre anche l'unico corrispondente di guerra accreditato ad assistere alle prime manovre dell'Armata tedesca nel 1935.L'autore nella composizione di questa opera parte dal principio che ogni azione militare è caratterizzata da errori commessi da entrambe le parti, Egli allora legge criticamente questa lista di sbagli e le analizza profondamente. Vol. I: dalle origini alla battaglia di Lepanto (pp. 555, trad. di G. Giannetti); Vol. II: dalla sconfitta dell'armada Spagnola alla battaglia di Waterloo (pp. 574 trad. di G. Ferrari); Vol. III: dalla Guerra Civile Americana alla fine della Seconda Guerra Mondiale (pp. 658; tr. R. Noviello).
Argomento: Concetto di guerra - Recensione di Bondir (01/02)

Che cosa è la guerra? In questo libro l'autore cerca di dare una risposta a questa domanda disconoscendo la teoria clausewitziana che la guerra non è altro che il proseguimento della politica con altri mezzi. Non lo fa però con una mera elencazione dei fatti, ma spiegando il perché questi fatti siano potuti avvenire. Partendo dall'analisi dei recenti studi sulle popolazioni ancora rimaste allo stato primitivo e al loro modo rituale di condurre la guerra, il libro conduce il lettore attraverso il tempo fino ai giorni nostri. Dalla ritualizzazione della guerra primitiva al moderno concetto di guerra nucleare. Perché i popoli della steppa furono inarrestabili? Chi cambiò il modo di combattere portandolo dalla schermaglia a distanza allo scontro fisico all'arma bianca? Giudizio: Un ottimo libro che consiglio a tutti. Molto interessante per l'analisi dei perché della storia e della guerra in particolare. Un libro che, togliendo molto del valore attribuito ai grandi condottieri, pone le circostanze, culturali soprattutto, come protagoniste assolute
della storia.
Argomento: Ipotesi storiche - Recensione di Marco Marianetti (01/02)

Attenzione! Non vi fate fuorviare dal titolo un po' semplicistico. Per un paio di mesi ho visto regolarmente esposto nelle librerie questo testo e non ho mai pensato di dargli uno sguardo. Poi un giorno, sfogliando un po' di qua, un po' di là, ho letto l'indice ed ecco la sorpresa: gli autori di questi piccoli saggi di fanta -storia. Si tratta infatti, dei più eminenti storici militari in circolazione, qualche nome: John Keegan, Victor Davis Hanson, Geoffrey Parker, Alistair Horne e altri. In effetti il titolo inglese "What if" è più discreto e meno sensazionalistico, ma vi garantisco che alcuni capitoli sono tutt'altro che divulgativi e semplici. L'idea di base, molto comune a quanto pare nei paesi anglosassoni, è di immaginare scenari possibili, ipotizzando che le maggiori battaglie o guerre siano terminate con la vittoria degli sconfitti. Particolarmente "inquietanti" sono le previsioni su episodi, magari marginali come la mancata caduta di Gerusalemme sotto gli Assiri, o poco approfonditi come la sconfitta dei Greci a Salamina. Mentre infatti, ribaltando altre situazioni storiche a noi più vicine, si può immaginare la caduta di una dinastia, o il fallimento di un Napoleone, gli esiti di alcune battaglie hanno radicalmente deciso il nascere o lo spirare di una civiltà o l'affermarsi di un'idea come la democrazia.
Argomento: Eredità delle guerre - Recensione di Marco Marianetti (01/02)

Una volta dissolto il fumo delle battaglie, una volta sepolti i caduti, quando ormai gli eserciti si sono ritirati e i politici stilano i trattati di pace, cosa resta dei campi di battaglia? A questa domanda ha cercato di rispondere un giornalista americano, Donovan Webster. Visitando alcuni campi di battaglia delle due guerre
mondiali, del Vietnam e del Kuwait, Webster ci svela la storia di questi campi di sangue, o Terre di Caino, con rivelazioni a volte, stupefacenti. Di grandissimo interesse è il capitolo sui demineurs francesi che, a distanza di 80 anni, trovano ancora quintali di bombe inesplose lungo la linea del fronte del 1915-18. E queste bombe a volte uccidono ancora. Non essendo uno storico, Webster scrive un testo di taglio giornalistico, forse a volte cercando un po' l'effetto, a scapito dell'approfondimento, ma il libro è di sicuro interesse, se non altro per l'argomento certamente inusuale.
Argomento: Rapporto fra guerra e religione - Recensione di Marco Marianetti (01/02)

Si è scritto moltissimo e, in questi mesi, parlato anche troppo dell'influenza nefasta della religione sulla guerra, ma in realtà si tratta di un non problema. La religione e la guerra, nel bene e nel male, fanno parte dell'essere di ogni uomo e quindi è naturale che interagiscano fra di loro; per cui sarebbe utile abbandonare certi manichesmi retorici e fuori luogo. Ciò detto, può essere estremamente interessante leggere questo breve (253pp, ma denso testo dell'orientalista Crepon. Dal Dio dell'Antico Testamento, fino al mazdesimo persiano, vengono analizzate le concezioni e le risposte che le varie religioni hanno dato ai quesiti: è giusto cambattere? Perché bisogna farlo? Un libro lucido ed esaustivo, che trascendendo dai conflitti nel particolare, fa comprendere come l'uomo abbia sempre cercato di elevare il problema della guerra a una dimensione superiore e metafisica.
Argomento: Servizi di Intelligence - Recensione di Giuseppe Gagliano (03/09)

Gli autori - il primo direttore della DGSE dal 1982 al 1985 e il secondo direttore di studio del Collegio Interarma della Difesa - illustrano in modo limpido alcuni aspetti di grande rilievo del modus operandi della intelligence. Ebbene, che i servizi segreti debbano far fronte alle minacce determinate dalla strategia diretta è evidente ma dovrebbe essere altrettanto evidente che soprattutto quelle provenienti dalla strategia indiretta sono assai più complesse poiché si concretizzano nelle attività clandestine.In linea di massima, spionaggio e controspionaggio devono avere come scopo unitario e fondamentale il ridimensionamento della aleatorietà delle relazioni internazionali dal momento che l'intelligence fornisce al decisore politico la conoscenza delle intenzioni e degli obiettivi degli attori nazionali e internazionali. Affinché questi obiettivi si possano attuare, e` necessario la ricerca della supremazia informativa che determina l'asimmetria della conoscenza. Partendo dall'assunto che il pragmatismo - di cui Churchill fu maestro - deve essere abbinato alla indipendenza di giudizio, l'obiettività delle analisi fornite al decisore politico deve essere un requisito indispensabile per il conseguimento della credibilità. Certo esistono diversi tipi di intelligence - da quella militare che l'autore predilige - a quella diplomatica - costruita sulle fonti aperte e confidenziali - per giungere a quella poliziesca. Ebbene quest'ultima - in un contesto democratico - deve necessariamente rispettare i vincoli della giurisprudenza civile e penale soprattutto perché svolge funzioni di polizia giudiziaria. Al contrario, in un contesto autoritario se non totalitario, la logica alla quale si è ispirata l'intelligence poliziesca è stata quella della paranoia che in Urss ha trovato modo di esprimersi in modo drammaticamente efficiente. Proprio a proposito del contesto politico, Lacoste individua con grande chiarezza didattica alcune delle principali differenze tra la logica che anima la prassi politica e quella che determina l'intelligence: da un lato il decisore politico si affida alle sue intuizioni, tiene conto dell'elettorato e delle ripercussioni che le sue decisioni possono avere nel contesto della politica interna con un respiro temporale di brve termine; dall'altro lato l'analista, dovrà tener conto della dinamica effettiva delle relazioni internazionali, dare informazioni equilibrate che abbiano una dimensione temporale ampia. A parte queste diffficoltà inevitabili, ne esistono altrettante attinenti alla logica stessa del lavoro di intelligence: la demonizzazione dell'avversario, l'ingerenza ideologica e il complottismo o autointossicazione (pericolo quest'ultimo evidente soprattutto nel controspionaggio). Indubbiamnete le modificazioni a livello geopolitico da un lato richiedono l'utilizzo di una tecnologia sempre più sofisticata e dall'altro richiedono una apertura mentale sempre maggiore che tenga conto della evoluzione degli attori internazionali che non sono più solo gli stati - e le rispettive forze armate - ma anche gli attori sovranazionali come le multinazionali, le ong, il movimento no global le cui modalità operative rispecchiano quelle della sovversione tradizionale e la criminalità organizzata.
Argomento: Storia del binocolo - Recensione di Giuseppe Finizio (01/09)

La recensione di questo volume in un sito di storia militare come questo non deve apparire fuori luogo e per almeno due buone ragioni. Intanto perché si tratta in assoluto della prima storia sociale del binocolo e come tale è indissolubilmente legata allo sviluppo dell'industria ottico-meccanica e quindi militare a cavallo tra la fine del'800 e la prima guerra mondiale e secondariamente perché un intero capitolo del libro è dedicato all'influenza che il binocolo ha avuto sulle operazioni militari dalla Guerra Civile Americana (1861-1865) fino alle guerre del 21° secolo. L'autore ne traccia una breve ma esauriente storia nel primo capitolo: prendendo le mosse dall'invenzione dell'occhialaio olandese Lipperdey, perfezionata da Galileo, arriviamo al binocolo galileano della Voigtlander nel 1823 e infine all'invenzione del sistema a prismi brevettato da Ignazio Porro nel 1854. Porro, geniale inventore la cui memoria oggi si è perduta, era stato ufficiale del genio nell'esercito piemontese e come tale aveva recepito la necessità di dotare la cavalleria di un binocolo maneggevole e potente. Emigrato a Parigi, su stimolo dello stesso Napoleone III, realizzò, in collaborazione con un meccanico tedesco, tale Hofman, una serie di monoculari per l'epoca assai avanzati. Il Prof Ernst Abbe reinventò, per così dire, il sistema di Porro ricavandone il primo binocolo moderno la cui produzione in serie iniziò presso la Zeiss di Jena nel 1893. L'attenzione dei militari verso il nuovo strumento fu immediata e già durante la prima guerra mondiale l'esercito tedesco ne aveva dotato tutti i sottufficiali ed ufficiali. Grazie anche all'invenzione del trattamento antiriflesso (Zeiss, 1935) i binocoli militari tedeschi godettero di una superiorità incontrastata almeno fino al 1945. La storia dello sviluppo tecnologico di questo strumento costituisce lo spunto per una serie di considerazioni sul suo utilizzo nei più svariati campi dell'attività umana: dallo sport, all'osservazione astronomica e al birdwatching fino al salvataggio in mare. La fatica di Mr. Best si conclude con un capitolo dedicato al collezionismo e alle sue tendenze recenti in cui si analizza il fenomeno Ebay, croce e delizia dei collezionisti di tutto il mondo. Una trattazione completa quindi di un oggetto tecnologico e delle industrie che lo hanno costruito attraverso l'impatto che ha avuto sulla vita quotidiana di milioni di persone e sull'evoluzione di alcune professioni, di cui quella delle armi è certo la più rilevante. Copertina
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