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Argomento: Guerre in Nord America - Recensione di Federico Colombo (07/08)

Opera mirabile, nella migliore tradizione della casa editrice Osprey. In realtà non si tratta di un libro ma di ben tre. Infatti vengono qui raccolti i tre volumi dedicati alle tre guerre che contribuirono, a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo, alla formazione della prima colonia indipendente, oggi divenuta l'iperpotenza che governa il mondo. Questi conflitti sono: la guerra franco-indiana, anche conosciuta da noi europei come la guerra dei sette anni, la guerra d'indipendenza americana, e l'invasione del Canada britannico da parte del neonato stato americano nel 1812. Personalmente ho trovato molto interessante l'ultima sezione, dato che è quella su cui noi del vecchio continente di solito siamo meno informati. La difficoltà dell'esperimento risiedeva certamente nel riuscire ad amalgamare nel migliore dei modi tre lavori che erano stati prodotti indipendentemente l'uno dall'altro. L'ostacolo è superato brillantemente, sia con una introduzione interessantissima, che chiarifica da subito i motivi di questa scelta, ad opera dello storico Fred Anderson, sia con vari paragrafi di collegamento e piccole correzioni all'interno del testo che rendono il lavoro fluente e continuo. La storicità del testo e l'approfondimento della ricerca storica sono fuori di discussione, e l'unica pecca rimane quella delle note, che purtroppo, secondo la solida tradizione anglosassone, sono molto meno chiare di come siamo abituati a farle noi europei; bastano però poche pagine per entrare nel meccanismo e sparisce anche questa difficoltà. Per il resto il libro è perfetto. Poca retorica, stranamente in un'opera simile, e la sostanza è enorme. Migliaia di attori, azioni, luoghi, sfrecciano come lampi fulminei e si imprimono inesorabilmente nella mente del lettore attento. In certi passi si resta veramente ammagliati dallo stile semplice, austero, fluidissimo, tanto che sembra quasi di non leggere più un libro, ma di ascoltare la narrazione in diretta come fosse su un teleschermo. L'analisi è attenta e si cerca di spiegare ogni minimo errore o qualsiasi azione e decisione mirabile, cosa che certamente aumenta il numero di interventi diretti dell'autore all'interno della narrazione, ma contribuisce a dare la giusta idea e prospettiva al lettore. Nulla è tralasciato, e ad ogni cosa è data la giusta importanza: prigionia, attacchi ai coloni, vita del soldato, manovre militari, tattiche di combattimento. Tutto concorre all'idea generale che si vuole portare, che viene poi ampiamente spiegata ed argomentata sin dall'introduzione. Il testo è poi accompagnato da un apparato fotografico veramente impressionante, di alta qualità. Le immagini non rubano spazio alle parole e si intersecano con loro in un felice connubio, attraendo anche l'occhio del lettore. Insomma se vi interessa il periodo, non fatevi spaventare dal prezzo elevato e dal numero di pagine che appare ridotto, difatti quest'opera è piena zeppa di informazioni interessanti, e potrebbe essere additata come modello di scrittura storica. Leggetelo e non ve ne pentirete.
Argomento: Esercito Austriaco - Recensione di Heinrich Freiherr von Schmitt (12/07)

Quando salì al trono nel 1740, alla morte del padre Carlo VI, la situazione dell'Imperatrice Maria Teresa sembrava disperata. L'esercito, in particolare, versava in condizioni pessime e non pareva in grado di poter sostenere il lungo conflitto che si stava profilando. Alla fine della pluriennale Guerra di Successione Austriaca, Maria
Teresa riuscì infine a salvarsi, grazie alla sua energia e alla fedeltà della nobiltà ungherese, ma il prezzo che l'Impero dovette pagare per ciò fu altissimo: la ricchissima provincia della Slesia, che contribuiva al 20% delle entrate ordinarie del governo di Vienna e che costituiva una delle non moltissime regioni commercialmente attive dell'Impero, era stata perduta in favore della Prussia il cui geniale sovrano, Federico II il Grande, aveva dimostrato
qualità militari notevoli e il cui esercito si era rivelato superiore a quello asburgico. Nei pacifici anni che seguirono, Maria Teresa e i suoi collaboratori si dedicarono a riformare lo Stato e l'esercito; quando la fragile pace europea si spezzò nuovamente, nel 1756, l'esercito austriaco era pronto ad affrontare ancora il suo rivale prussiano e questa volta partendo da una condizione paritaria.
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Argomento: Assedio di Famagosta - Recensione di Scepsi & Mattana (01/07)

Una guarnigione di seimila uomini asserragliata dentro la città di Famagosta, resiste per dieci mesi all'assedio di centomila Turchi. Nonostante la schiacciante superiorità numerica, convinto di essere soccorso in tempo, il comandante della fortezza, il veneziano Marcantonio Bragadin rifiuta sdegnosamente ogni trattativa e porta avanti la lotta sino all'estremo limite. Logorato da mesi di bombardamento, senza più viveri e munizioni e dopo ben sei assalti nemici respinti, il presidio italiano, ridotto a poche centinaia di larve rannicchiate tra le macerie, si arrende. Ottenute onorevoli condizioni, il Bragadin accetta la capitolazione; l'atto è steso sopra una pergamena bollata d'oro. è il 2 Agosto 1571. Tre giorni dopo il comandante veneziano, seguito da una schiera di ufficiali e soldati, si reca nell'accampamento turco per consegnare le chiavi della città a Lala Mustafà, capo dell'esercito ottomano. Ricevutili nelle forme della più squisita cavalleria militare, il Pascià muta improvvisamente viso e tono e, presa a pretesto una oscura questione di prigionieri non restituiti, comincia a insolentire il veneziano. La verità si fa ben presto chiara: si violano i patti. I cuori si gelano. E' la strage. Tutti gli Italiani vengono legati e subito decapitati; le loro teste ammucchiate davanti alla tenda del Pascià. La soldatesca turca, senza più freni, entra nella città, massacra i difensori, saccheggia le case, oltraggia le donne. Con sadico calcolo, il Bragadin è tenuto in vita per altri undici giorni; poi, una mattina, dopo ore di beffe e percosse in giro per la città, è, con orrendo sistema, messo a morte. Il fatto avviene il 17 Agosto 1571. Mancano 51 giorni a Lepanto.
Argomento: Lanzichenecchi - Recensione di Federico Colombo (02/05)

Mi permetto di consigliare la lettura di questo libro a chiunque sia interessato di storia militare, tanto più in riferimento all'età moderna. Con questo lavoro si delinea in maniera precisa la fisionomia di un corpo militare che fu protagonista nel Cinquecento e Seicento dei campi di battaglia europei. Partendo dalle origini di questo corpo, che ha radici nel mercenariato di origine medievale e nei Fanti boemi della rivoluzione religiosa hussita, si arriva lentamente alle misteriose origine del nome. L'attenzione dell'autore si concentra poi sugli aspetti diciamo logistici: arruolamento, i diversi tipi di contratto e descrizione del vestiario e dell'armamento. Subito dopo viene descritta la struttura delle compagnie dei lanzi e le figure di comando, che svolsero sicuramente un ruolo di primo piano nell'ascesa di queste fanteria al ruolo di predominanza bellica che ne fu caratteristica. Infatti essi dominarono le scene delle diverse battaglie imponendosi poi come un vero e proprio corpo d'elite: ogni esercito dell'età moderna dovette ricorrere ad essi per poter compiere qualsiasi impresa bellica. Essi quindi svolsero un ruolo di primissimo piano anche nell'evoluzione della strategia e della tecnica, in quanto dettarono i tempi della neonata superiorità del quadrato dei picchieri e della fanteria in genere rispetto alle medievali cariche di cavalleria. Inoltre essi furono tra i primi ad adottare con successo i nuovi armamenti che sconvolsero il mondo della guerra: archibugi, artiglierie e trinceramento. Vi è poi un capitolo dedicato agli imprenditori militari che arruolavano e comandavano queste truppe. Abbiamo quindi la descrizione di queste figure particolarissime di condottieri che nella loro vita compirono imprese che li resero degni di essere ricordati dalla storia. La guerra come affare da cui ricavare ingenti profitti divenne un vero e proprio mestiere a cui si dedicarono intere generazioni di alcune dinastie militari che si perpetuano ancora oggi. Non poteva poi mancare l'aspetto dell'amore, e dell'inserimento all'interno della società contadina dell'Europa moderna di questi fanti: amati, disprezzati, temuti, essi compirono progressi anche nel mondo del sociale. Il libro si presenta decisamente ben fatto, una descrizione accuratissima del mondo lanzichenecco ed un panorama a tutto tondo che aiuta certamente a farsi un'idea precisa delle tecniche belliche e di tutto ciò che girava intorno a questi fanti. Ogni spunto viene approfondito e portato a termine con estrema chiarezza e precisione, facendo del libro un vero capolavoro. Semplicemente da leggere.
Argomento: Battaglia navali nel '500 - Recensione di Diego Brozzola (01/05)
La battaglia di Lepanto - 7 Ottobre 1571 di Roberto Gargiulo, Edizioni Biblioteca dell'immagine (13,5 Euro)
Il libro narra della battaglia condotta il 7 ottobre 1571 tra le flotte della lega cristiana e quelle della sublime porta. E' interessante perché traccia anche una breve storia degli avvenimenti che precedettero lo scontro dando spunto anche al lato politico dei cristiani oltre che a descrivere in modo molto semplice i legni delle marinerie accorse e la vita di bordo. Si nota un grande riferimento agli scritti dell'epoca, molte frasi sono rigorosamente riportate in spagnolo o in veneziano. Le note alla fine dei capitoli sono molto interessanti, vengono riportati tutti i "punti di vista" e le "differenze" emerse nella bibliografia sulla battaglia sino ad ora pubblicata, con le perdite e aneddoti curiosi. Capitoli: I Allah Akbar.. Allah è grande - II Un uomo vi guiderà - III Guerrieri e galeotti - IV I duellanti - V 7 ottobre 1571 - VI La fine di un mito.
Argomento: Conflitto anglo-francese in Nord America - Recensione di Alberto 'Tarabas' Ladavas (10/03)
Québec 1759 di Alberto Rosselli, Erga Edizioni (15.000 Lire)
Il libro si presenta come una breve panoramica sui fatti che portarono alla cattura di Quebec da parte dell'esercito inglese e, conseguentemente, alla fine del conflitto anglo-francese in Nord America (1756-1763). Il fatto d'arme, poco noto al pubblico italiano, riveste un ruolo centrale nella storia del continente americano e di tutta l'umanità. Con la perdita di Quebec e la successiva sconfitta nella Guerra dei Sette Anni (controparte europea del conflitto anglo-francese), la Francia perde tutti i suoi possedimenti in America del Nord a favore della Corona inglese, aprendo così la strada alla successiva Guerra d'Indipendenza Americana che porterà alla formazione degli Stati Uniti d'America. Il libro si apre con un'introduzione che descrive brevemente la situazione economico-demografica in Canada, colonia francese, e nelle tredici colonie inglesi affacciate sull'Atlantico. Nel capitolo successivo si focalizza l'attenzione sull'anno 1759 e sulle manovre politiche e strategiche che portarono il generale francese Luis-Joseph, Marquis de Montcalm, a scegliere una difesa estrema della città di Quebec contro la spedizione terrestre e navale inglese al comando del Major-general James Wolfe. L'autore, nei capitoli successivi, segue poi lo svolgersi dell'assedio, descrivendo le varie manovre terrestri e navali degli inglesi in cerca di un punto debole della difesa francese entro il quale penetrare. Punto debole che viene poi trovato in extremis dal generale Wolfe pochi giorni prima che la flotta inglese si ritirasse per svernare e non rimanere bloccata tra i ghiacci del fiume San Lorenzo. Segue poi una veloce descrizione della battaglia della Pianura di Abramo che decide le sorti dell'assedio e una altrettanto veloce panoramica sugli eventi che portano alla capitolazione di tutta la Nouvelle France e alla cessazione delle ostilità in Nord America. In sintesi il libro si presenta come un buon titolo introduttivo, dotato anche di una buona bibliografia e di una cartina esplicativa (anche se forse un po' troppo ridotta come visuale), ma non soddisfa appieno lo storico appassionato del periodo, a causa di una trattazione poco approfondita e mantenuta su toni generali. In ogni caso un buona pubblicazione, adatta ad introdurre il lettore verso l'argomento, che deve poi, però, essere approfondito ed arrichito con altri testi.
Argomento: Bounty - Recensione di Marco S. (05/03)

Nel settembre 1808 la nave americana "Topaz", mentre stava navigando verso il Pacifico, dopo aver doppiato Capo Horn", "scopre" un isola. E' l'isola di Pitcairn. Su quell'isola scopre una piccola comunità meticcia, che parla perfettamente l'inglese, anzi che si considera inglese, pur non avendo mai visto l'Inghilterra. Alla guida di questa comunità c'è John Adams, che risulterà essere l'ultimo sopravvissuto dell'HMS "Bounty", protagonista del noto ammutinamento, avvenuto nel fatale anno 1789, all'inizio del viaggio di ritorno da Tahiti e per iniziativa del secondo di bordo, tenente Fletcher Christian, che abbandonò in mare su una lancia il capitano William Bligh con il personale rimastogli fedele. Arruolato sul "Bounty" sotto il falso nome Alexander Smith (come prassi nella marina dell'epoca), Adams appariva ora come il saggio patriarca di una comunità pacifica e bucolica, che ben rappresentava il mito del "buon selvaggio", tanto caro alla letteratura romantica dell'epoca. Questa serenità apparente era però stata preceduta da un periodo terribile, fatto di contrasti ed assassinii, che avevano eliminato, ad uno ad uno, gli ammutinati del "Bounty", molto più di quanto avessero fatto le varie malattie. Pitcairn, che nei film sul "Bounty" si vuole addirittura presentare come il laboratorio di una nuova forma di convivenza tra gli uomini, sotto la guida illuminata del generoso e coraggioso tenente Christian, che tutto aveva sacrificato in nome di essa. Pitcairn, che per i veri ammutinati doveva essere solo la speranza di sfuggire alle leggi britanniche, ritrovando un po' di serenità e sicurezza, vivendo con le donne che amavano e con l'aiuto di molti amici tahitiani. Pitcairn sarebbe invece diventata un lungo incubo, il luogo di gente ammazzata malamente, il luogo di inganni in nome di una vecchia amicizia ormai morta, dove chi ci credeva ancora era il primo a morire. Il tutto senza neanche la speranza di una legge (inglese o tahitiana che fosse), pur remota, che potesse moderare la cieca follia di questa violenza incontrollata. Con questo libro, l'autore cerca di ricostruire il filo di questa storia, dopo aver fatto una breve, ma valida e doverosa carrellata sulle vicende precedenti del viaggio e dell'ammutinamento.
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Argomento: Contatto tra civiltà dell'epoca coloniale - Recensione di Bruno (06/02)
Antologia Selvaggia di Alessandro Mari Catani, Sansoni Editore (15.000 Lire)
Strano ma interessante volume che fornisce le prime impressioni degli indigeni quando videro gli Europei arrivare. Una raccolta di leggende, racconti, tradizioni locali che testimoniano l'urto delle civiltà dal punto di vista di quelli che l'hanno subito. Poco attinente forse alla storia militare, è comunque un libro originale e stimolante.
Argomento: Guerra dei Sette Anni - Recensione di Alberto Rosselli (02/02)
Il conflitto anglo-francese in Nord America (1756-1763) di Alberto Rosselli, Erga Editrice (23.000 Lire)
Approfondita analisi di quella che è stata definita la "Prima Guerra Mondiale" della storia: la contrapposizione politica e militare tra Inghilterra e Francia nel corso del XVIII secolo, con particolare riferimento a quella fase della Guerra dei Sette Anni che vide le due potenze europee impegnate nella lotta per la supremazia del continente Nord Americano. Il volume descrive l'andamento e le conseguenze politiche ed economiche del lungo conflitto, soffermandosi in modo particolare sulla descrizione delle tecniche e delle strategie - terrestri e navali - elaborate dai contendenti. Segnalato con "evidenza" dalla Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
Argomento: Guerra dei trent'anni - Recensione di Marco Marianetti (02/02)
La guerra dei trent'anni di C.V. Wedgwood, Mondadori (17.000 Lire)
La Guerra dei Trent'anni fu al tempo stesso la più moderna delle guerre combattute fino ad allora, ma anche la più antiquata. Una guerra durante la quale scesero sul campo di battaglia tutte le nazioni del continente, perfezionando armi e tattiche, una guerra in cui furono importantissimi gli studi strategici, una guerra combattuta su più fronti, tanto da essere a volte considerata più come una serie di conflitti, piuttosto che uno solo. Ma accanto a questo, si deve ricordare che la guerra scoppiò e fu combattuta soprattutto per motivi religiosi, anche se, ovviamente, a spingere molti fu la sete di potere e, in qualche caso, la vendetta. Fu la guerra dei grandi condottieri, dei geni militari, delle battaglie sanguinose, fu un conflitto che lasciò come effetto diretto, o indiretto, milioni di morti e di profughi, uno spaventoso bagno di sangue combattuto in nome ella Croce, con una violenza che le nazioni cristiane non usarono mai contro il nemico musulmano. La Guerra dei Trent'anni resta comunque un argomento difficile e complesso, proprio per tutte queste implicazioni e per la vastità sia geografica che temporale, nella quale fu combattuta. Basti pensare che iniziò nel 1618 in Boemia, per terminare 30 anni in Spagna e che cambiò per sempre il volto dell'Europa. Fu anche l'ultima guerra di religione nel vecchio continente, di lì a poco, il laico, a volte ateo, secolo dei lumi, il grand siecle, avrebbe rivoluzionato l'approccio alle guerre e ai combattimenti; l'orrore delle guerre seicentesche, svanirà nelle parate e nelle eleganti uniformi degli eserciti del rococò. Questo saggio, ormai giunto all'ennesima ristampa, colma una lacuna nel campo editoriale italiano, in cui molto pochi sono stati i libri di ampio respiro che spiegassero esattamente cosa fu la Guerra dei Trent'anni.
Argomento: Nuovo Mondo - Recensione di Bondir (01/02)

In questo libro l'autore, uno dei protagonisti della spedizione di Hernàn Cortés, narra le vicissitudini della conquista dell'Impero Azteco. Una lucida narrazione di come i primi conquistatori hanno dapprima conquistato la fiducia degli indigeni, aiutati anche dalle leggende del luogo, per poi aggredirli fino alla completa distruzione di Tenochtitlàn, oggi Città del Mexico, capitale di un Impero, quello Azteco, pieno di splendori e meraviglie come mai era stato visto dai conquistatori europei. Libro molto interessante per comprendere la mentalità e le intenzioni dei conquistadores spagnoli del 1500.
Argomento: Guerre coloniali nel Nordamerica - Recensione di Bruno (06/02)

Un libro divulgativo in inglese, di qualità a mio parere ineguale nelle sue parti: narra delle guerre coloniali britanniche in nordamerica. L'autore parte dall'inizio del colonialismo britannico, traccia un panorama degli avversari francesi e indigeni, e giunge fino alla decisiva guerra dei sette anni in cui la presenza francese fu definitivamente eliminata. Può essere un punto di partenza per chi vuole interessarsi del periodo.
Argomento: Guerra coloniale nel Nordamerica - Recensione di Bruno (06/02)

Voluminoso e in lingua inglese, questo recente lavoro (anno 2000) riesamina la guerra dei Sette Anni in America e la sua influenza sull'accumulo di incomprensioni che portarono alla secessione americana dalla madrepatria britannica. Bel libro, dettagliato ma abbastanza scorrevole. Prima di avvicinarsi a questo testo credo però che sia preferibile avere già una conoscenza del periodo storico, e in particolare del colonialismo in quella regione.
Argomento: Armi, armature e tattiche degli Highlander scozzesi - Recensione di Alberto 'Tarabas' Ladavas (01/02)

Il volume in questione è il numero 21 della ben nota collana "Warrior Series". La prima parte è composta da una breve cronologia e da una introduzione al sistema familiare scozzese dei clan. Vengono poi trattati: l'organizzazione dei clan, l'abbigliamento, l'equipaggiamento, le armi, le tattiche di guerra (in particolar modo la carica), le principali battaglie del periodo e, infine, alcuni episodi particolari a cui si riferiscono parte delle stupende 12 tavole a colori del noto artista scozzese Angus McBride, illustratore di molti altri libri di argomento militare. Testo in lingua inglese.
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