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Argomento: Guerra nel Pacifico - Recensione di Marco S. (07/02)
Midway - The japanese story di Mitsuo Fuchida e Masatake Okumiya, Cassel Military Paperbacks, Londra 2002
E' la ristampa di un grande libro, cioè quello pubblicato la prima volta nel 1955 dalla Naval Institute Press "Midway The Battle That Doomed Japan", che a sua volta era stato tradotto dal giapponese.

I due autori erano aviatori navali della Marina Imperiale nipponica ed il comandante Fuchida è stato il suo massimo esperto di aviazione d'attacco imbarcata. Già comandante dei gruppi di volo che attaccarono Pearl Harbor (fu colui che lanciò il famoso messaggio "Tora, Tora, Tora") e poi incaricato dalla marina giapponese di redigere un dettagliato rapporto-studio sulle cause del disastro di Midway. Pochi uomini sono quindi più qualificati di lui sull'argomento, come dimostra l'onore delle introduzioni al libro, firmate (letteralmente!) nientepopodimeno che dagli ammiragli Spruance e Kondo.

Viene istintivo abbinare il nome di Fuchida a quello del comandante Minoru Genda, massimo esperto della Marina Imperiale per l'aviazione da caccia. Entrambi erano imbarcati sull'"Akagi", durante la fatale missione a Midway, ed entrambi si ammalarono gravemente prima di raggiungere l'obiettivo (attacco di appendicite acuta per Fuchida, con conseguente intervento chirurgico a bordo, e polmonite per Genda). Se pensiamo che, nel momento decisivo, l'amm.Nagumo si trovò privo di due consiglieri di tale livello, possiamo considerare anche questa mancanza come un fattore importante per la sconfitta giapponese!

Venendo al libro, in generale non c'è nulla di nuovo, anche perché molti testi che sono serviti a formarci un'opinione sulle cause della sconfitta giapponese a Midway, hanno a suo tempo pescato a piene mani dal lavoro di Fuchida e Okumiya. Abbiamo però l'occasione di vedere molti giudizi noti, formulati con tratto e dettagli professionali, che solo un esperto aviatore navale dell'epoca può dare, facendoci rivivere lo spirito in cui maturò la decisione per l'operazione MI, il dibattito in seno alla marina nipponica, così come il successivo svolgimento tattico.

In sintesi, Fuchida concorda con Morison (lo storico della US Navy per la II GM), secondo cui Midway fu prima di tutto una vittoria dell'intelligence. Non solo per le grandi capacita' del servizio informazioni della US Navy nel Pacifico, che era riuscito a decrittare tutti i dettagli del piano d'operazione giapponese. Ma anche per le enormi carenze dimostrate dall'intelligence giapponese. Malgrado ci fossero una serie di indizi che facevano supporre che gli americani si stessero preparando a difendersi da un attacco su Midway (intensificarsi della trasmissioni radio e dei messaggi ad alta priorità da Pearl ed anche il fatto che un sommergibile giapponese avesse notato segni di grandi lavori sull'atollo in oggetto, con numerose gru di cantieri) i centri informazioni non ritrasmisero mai queste informazioni alla squadra di portaerei di Nagumo, inviando invece una serie di rapporti errati su una presunta attività delle portaerei americane nelle Salomone, a migliaia di miglia di distanza. Yamamoto, anch'egli in mare sulla "Yamato", non è esente da critiche. Pur essendo molto preoccupato per questi inattesi indizi di attività nemica attorno a Midway, non volle rompere il silenzio radio per informare Nagumo, dando per scontato che anche le sue portaerei (a qualche centinaio di miglia avanti a lui) ne avessero il quadro completo. Un grave leggerezza, quella di valutare in maniera eccessivamente ottimistica le capacità degli impianti radio delle sue portaerei, che avrebbe dovuto conoscere molto bene, come ex comandante dell'Akagi ed ex capo del dipartimento aeronautico della Marina Imperiale.

Infatti Nagumo non ebbe mai sentore di questi indizi, così come del fallimento della famosa ricognizione preventiva su Pearl Harbor, che prevedeva l'impiego di un grosso idrovolante H8K "Emily", con rifornimento intermedio da sommergibile, presso le Secche della Fregata Francese. Comunque Fuchida tende a non dare importanza a questo fallimento, contrariamente ad altri autori, in quanto in quel momento le portaerei USA erano già in mare e, pertanto, non trovandole in porto, i giapponesi ne sarebbero stati rafforzati nella loro convinzione che esse fossero nel Sud Pacifico, persistendo quindi nel loro errore.

Fuchida individua anche nella dispersione strategica delle forze, tra le cause del disastro, un giudizio ben noto in relazione alla battaglia di Midway, che quindi non approfondiremo. Ma anche in presenza di questi fattori, i giapponesi avevano forze adeguate e potevano vincere. Il fattore ultimo della sconfitta, fu la troppo ritardata scoperta delle portaerei americane. Fuchida ritiene che, sulla base delle informazioni frammentarie ricevute, Nagumo sia stato imprudente a dare per scontato che le porterei americane fossero dalle parti delle Salomone, come lasciavano capire i messaggi captati dall'"Akagi". Doveva rendersi conto che il quadro, in realtà, non era definito e quindi doveva organizzare una esplorazione molto minuziosa attorno a se. Per esempio, Fuchida sostiene di essersi stupito molto quando, trascinatosi convalescente sulla plancia volo, per assistere ad ogni costo all'inizio dei decolli in quel fatidico 4 giugno 1942, venne sapere dall'ufficiale aereo che si era deciso un piano di esplorazione ad una sola fase (un solo aereo decolla per coprire uno "spicchio" dell'area da esplorare). Questo significava che, quando questo velivolo arrivava all'estremita' del suo settore, era gia' giorno avanzato e si era perso tempo prezioso per individuare l'eventuale nemico. Fuchida si sarebbe invece aspettato una esplorazione a due fasi: un aereo copre un settore, decollando a notte fonda, in modo da essere nella seconda metà del settore già all'alba, mentre la prima metà dello stesso settore viene coperta da un altro aereo decollato poco prima dell'alba. Una procedura esplorante dispendiosa in termini di velivoli, ma che avrebbe pagato altissimi dividendi alla marina imperiale e forse cambiato il corso degli eventi. Naturalmente, in merito all'esplorazione giapponese a Midway, valgono anche tutte le altre considerazioni ben note, sull'impiego degli idrovolanti degli incrociatori, anzichè degli aerei imbarcati, e sulla sfortuna della ritardata partenza del velivolo del "Tone", che guardacaso doveva coprire il settore dove c'erano le portaerei USA.

Ci sarebbero altre considerazioni di Fuchida da riportare, come quelle sull'impiego contemporaneo di contingenti da tutte e 4 le portaerei per attaccare Midway, allo scopo di accelerare le operazioni di volo, senza "dedicarne" nessuna alla sola difesa da eventuali portaerei avversarie.

Insomma, credo che il libro sia un caposaldo per la conoscenza della guerra del Pacifico, ben completato da un dettagliatissimo ordine di battaglia giapponese a Midway, precise mappe e con allegato la valutazione delle perdite inflitte agli americani (il rapporto inizia con le CV "Yorktown" ed "Enterprise" ed il CA "San Francisco"!)
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