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Argomento: Storia militare veneziana - Recensione di Gen. Augusto Staccioli, nota alla stampa in occasione presentazione del libro, il 07.03.2008 presso la Scuola Lingue Estere dell'Esercito, a Perugia (11/08)
Copertina La guerra del Friuli 1615-1617 altrimenti nota come guerra di Gradisca o del Friuli di Riccardo Caimmi, Libreria Editrice Goriziana
Il saggio di Riccardo Caimmi, storico militare, ripercorre le tappe di un'antica guerra combattuta nel XVII secolo in Friuli, Istria e Dalmazia, nel corso della quale Venezia lottò per mantenere il dominio del Golfo e recuperare i territori perduti durante la guerra contro la Lega di Cambrai, gli Arciducali per difendere il Südland isontino ed affermare le proprie aspirazioni sull'Adriatico. Causa ufficiale del contendere furono i danni inferti al commercio veneziano dagli Uscocchi, Slavi di fede cristiana in fuga dagli Ottomani, accolti sulle proprie terre prospicienti il Golfo del Quarnaro dall'Arciduca d'Austria. Dalla metà del XVI secolo queste popolazioni si diedero alla pirateria, che esercitarono grazie ad una alla benevolenza degli Asburgo d'Austria, insofferenti del dominio di Venezia sull'Adriatico. Risultato vano sforzo diplomatico, dalla parola si passò alle armi.

Agli inizi del XVII secolo l'esercito della Repubblica di Venezia e quello dell'arciduca Ferdinando d'Austria si fronteggiarono dunque su di un territorio che dalla Val Canale, tra le Alpi Carniche e Giulie, giungeva a Monfalcone, sull'Adriatico, insistendo per un tratto esteso lungo il fiume Isonzo. Trecento anni dopo, sui medesimi luoghi, si sarebbero scontrati, nel corso della Prima guerra mondiale, italiani ed Austriaci.

Quello narrato è un aspro conflitto caratterizzato da più da scorrerie, colpi di mano, capovolgimenti di fronte ed assedi, che da vere e proprie battaglie campali. Questa cruenta guerra provocò peraltro elevate perdite tra i soldati e grandi patimenti alle popolazioni: persino il generale in capo dell'esercito veneziano, Pompeo Giustiniani, detto "braccio di ferro" per la protesi che gli sostituiva un arto perduto durante le guerre nelle Fiandre, ed Adamo di Trautsmandorf, comandante degli Arciducali, trovarono la morte sul campo. Il primo colpito da una palla d'archibugio nel corso di una ricognizione sull'Isonzo presso Gorizia, il secondo dilaniato da un colpo di colubrina veneziano durante l'assedio di Rubbia.

Dalla pagine della storia emergono però molte altre figure: militarono distinguendosi in capo veneziano Orazio Baglioni, comandante delle fanterie professionali (i c.d. provvisionali), Niccolò Trevisan comandante della cavalleria croata ed albanese e Giovanni Ernesto di Nassau, comandante dei mercenari olandesi, mentre in campo austriaco dimostrarono il proprio valore il comandante della cavalleria Baldassare Marradas, l'eroico difensore dell'inespugnata città fortezza di Gradisca Riccardo di Strassoldo, ed il giovane Alberto di Wallenstein, destinato, quest'ultimo, ad una folgorante carriera.

Quanto alle operazioni navali la flotta veneziana contrastò le squadre inviate nell'Adriatico dal Vicerè di Napoli - che combatteva contro Venezia una sorta di guerra non dichiarata - scortò le navi che trasportavano i soldati delle Province Unite arruolati nel 1617 dalla Repubblica e, sin dall'inizio delle ostilità, bombardò alcune fortezze e ne sostenne la conquista.

Oltre agli eventi bellici, ricostruiti con accuratezza e precisione, l'autore attribuisce il giusto rilievo ad importanti aspetti quali la sanità e la giustizia militare, l'assistenza spirituale alle truppe e la condizione delle popolazioni. Arricchito da un'importante prefazione del Prof. Giuseppe Trebbi, Ordinario di Storia Moderna presso l'Università degli Studi di Trieste, questo libro, frutto di lunghe ricerche d'archivio, è un esempio del rilevante contributo che le Forze Armate forniscono al mondo accademico, principalmente, ma non solo, per mezzo degli Uffici Storici.

In sintesi il saggio di Riccardo Caimmi, dopo le cronache di alcuni autori secenteschi quali Biagio Rith di Colenberg e Faustino Moisesso, e di pochi successivi contributi per lo più ispirati ai loro scritti, traccia per la prima volta un serio ed esauriente quadro degli eventi che caratterizzarono una guerra pressoché dimenticata, ponendo all'attenzione del lettore aspetti sino ad oggi ignoti.
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