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Argomento: Industria Bellica - Recensione di Giuseppe Finizio (09/13)
Copertina The Optical Munitions Industry in Great Britain, 1888 - 1923 di Stephen C. Sambrook, Vol.5 Studies in Business History, 256 pagine, 65 sterline. Pickering & Chatto. Recensione di Giusepppe Finizio
Le "munizioni ottiche" rappresentano tutti quegli strumenti ottico-meccanici (telemetri, periscopi, cannocchiali panoramici, binocoli, ecc.) che, a seguito dell'aumento della gittata dei pezzi di artiglieria e la comparsa del sommergibile, furono introdotti negli arsenali degli eserciti europei tra la fine dell'800 e lo scoppio della Grande Guerra. Finora nessuno aveva dedicato all'argomento uno studio specifico. Si annoverano soltanto alcuni volumi di tipo divulgativo-commerciale sui binocoli rivolti al pubblico dei collezionisti che abbiamo recensito in passato in questo sito. Questo libro originale e denso di contenuti è basato invece su ricerche svolte negli archivi britannici, soprattutto quello della ditta Barr & Stroud di Glasgow, già leader del settore fino agli anni ottanta, ora conservato presso l'università di Glasgow presso cui l'autore svolge la sua attività di ricercatore. Il volume è sostanzialmente diviso in tre parti: la prima dedicata alla nascita e al consolidamento di questo particolare settore dell'industria ottica, la seconda si occupa delle sue performance produttive durante la prima guerra mondiale e la terza alla smobilitazione e alla riconversione postbellica conclusasi col fallimento di alcune industrie e con l'ibernazione - per così dire - della Barr & Stroud che durerà fino al riarmo degli anni trenta quando telemetri e binocoli torneranno ad essere richiesti a migliaia (ma questa volta non più dall'Italia dove San Giorgio e Officine Galileo avevano imparato ormai a farseli in casa). Questa straordinaria pagina di storia militare per nulla minore, ma fino ad oggi sconosciuta per una serie di ragione pure sviscerate dall'autore, viene presentata per la prima volta su basi scientifiche e ben contestualizzata nel clima politico ed economico dell'epoca. Considerando che i telemetri utilizzati dalla Regia Marina durante la prima guerra mondiale erano per il 90% proprio della Barr & Stroud (il primo ordinativo risale al 1905) appare quanto mai interessante anche per lo studioso italiano seguire le vicende della ditta britannica e di come questa, durante la guerra, tentasse di soddisfare gli ordinativi dei paesi alleati dell'Intesa, nonostante le direttive contrarie del War Office e dell'Ammiragliato che esercitarono per tutto il conflitto un diritto di prelazione pressoché assoluto sulla produzione di telemetri. Sappiamo così che tra il 1915 e il 1917 la nostra ambasciata a Londra tentò di aggirare in ogni modo questo divieto (anche goffamente, come quando in una corrispondenza ufficiale del 1916 storpiò il nome della ditta inglese in “Barrstrou”!). Solo la visita ufficiale a Londra del Sottosegretario per le Armi e Munizioni Alfredo Dallolio nel luglio del 1916 servì, almeno momentaneamente, a migliorare la situazione nei confronti dell'omologo dipartimento britannico (OMGD) guidato dal Prof. Frederick Cheshire e da Alfred Esslemont. Purtroppo l'anno dopo la disfatta di Caporetto rimise tutto ancora in discussione. In conclusione dobbiamo dire che un libro così non si riassume: bisogna leggerlo. Chi lo farà, si troverà immerso in una realtà insospettata filtrata attraverso una documentazione storica inoppugnabile che l'autore tratta con padronanza assoluta. Nelle 250 pagine del suo lavoro vedremo distrutti anche alcuni preconcetti sulla inettitudine dell'industria italiana nel settore, se si pensa alla licenza per la costruzione di periscopi per sommergibili acquistata nel 1911 dalla ditta britannica Kelvin Bottomley & Baird presso le Officine Galileo di Firenze. Come dovrebbe essere ormai chiaro la storia è una macchina ben più complessa e contraddittoria di quanto vogliano darci ad intendere taluni autori nostrani ancora imbevuti di un conformismo non più tollerabile ad un secolo dagli eventi. Copertina
Argomento: Corea del Nord - Recensione di Max Bondir (06/10)
Copertina L'ultimo gulag di Kang Chol-hwan e Pierre Rigoulot, Mondadori
Kang Chol-hwan è un bambino di nove anni che nel 1977 vive a Pyongyang, in un quartiere elegante riservato ai fedeli del regime nord-coreano. Entrambi i suoi nonni fanno parte dell'establishment della dittatura e figurano come attivisti e finanziatori del regime. All'improvviso però il nonno sparisce e tutta la famiglia si ritrova deportata in un gulag dove, per ben 10 anni, Kang Chol-hwan vivrà le sofferenze che gli verranno inflitte dalla dura vita del campo e dai suoi aguzzini. Lavoro forzato, separazione dai familiari, umiliazioni e rieducazione politica, saranno le sole cose che questo bambino conoscerà per tutta la sua adolescenza, fino alla libertà vigilata ed alla successiva fuga nella Corea del Sud. Una dura testimonianza della vita in un gulag nord-coreano, dove i cittadini vivono costantemente nella miseria e nella fame, vessati da un duro regime che sopravvive solo grazie ad un totalitarismo brutale.
Argomento: Cronografi militari inglesi - Recensione di Giuseppe Finizio (12/09)
Copertina British Military Timepieces di Konrad Knirim, Verlag Peter Pomp, 2009, 793 pagg,migliaia di foto, riproduzioni di disegni e documenti in B/N e a colori, formato 22x30, 178,00 Euro (reperibile c/o Tuttostoria, Libreria Militare, Milano e Libreria Internazionale Hellas, Torino). Recensione di Giusepppe Finizio
Dopo il prestigioso volume sugli orologi delle forze armate germaniche, già recensito dallo scrivente in questo sito, ecco un nuovo capolavoro del ben noto collezionista e studioso Konrad Knirim dedicato ai segnatempo militari britannici. Per la Gran Bretagna la supremazia sui mari ha sempre rappresentato una questione di vita o di morte: dal mare giungevano le derrate alimentari e le materie prime necessarie ad un paese tecnologicamente avanzate e sul mare la Royal Navy esercitava il controllo su un impero coloniale vastissimo. Era quindi di vitale importanza poter determinare il punto nave con ragionevole precisione. Per la longitudine non vi erano problemi ma la latitudine necessitava di cronometri di notevole precisione e robustezza che all'epoca non esistevano. Ecco il motivo del Longitude Act con cui l'8 luglio 1714 il governo inglese bandiva un concorso con in palio ben 20.000 sterline (circa 1.400.000 Euro di oggi) destinato a trovare un metodo di determinazione della longitudine con un'approssimazione non superiore a 0,5°. John Harrison, autodidatta figlio di un falegname, riuscì nell'impresa e nel 1735, dopo anni di indefesso lavoro, di successi ma anche di delusioni e incomprensioni, presentò alle autorità il suo orologio H1. Da qui si dipana l'affascinante storia dei cronografi militari inglesi, lungo quasi tre secoli segnati da due guerre mondiali, dalla guerra fredda e dagli attuali conflitti nell'area medio-orientale che vendono coinvolte le forze NATO. Utilizzando una vasta bibliografia, servendosi della collaborazione di autorevoli esperti internazionali e senza disdegnare il contributo di collezionisti e case d'asta specializzate, Knirim ha messo insieme un volume di taglio enciclopedico che descrive l'evoluzione degli orologi militari inglesi dalle lontanissime origini di cui abbiamo detto fino ai giorni nostri. Tra le parti più interessanti del libro desidero segnalare quella dedicata agli orologi subacquei HS C15 con meccanica Longines realizzati per gli incursori britannici, unità costituita per espressa volontà di Churchill all'indomani dell'affondamento della HMS Valiant nel porto di Alessandria da parte di Luigi Durand de la Penne a cavallo del suo "maiale". Sfogliando l'ultimo capitolo di questo affascinante volume notiamo che, oltre ai singoli paesi del Commonwealth (Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Rodesia e India), vi sono anche, sorprendentemente,perché nel titolo non se ne fa menzione, ampie sezioni dedicate a USA, Francia e Giappone. Particolarmente interessante la parte dedicata agli orologi americani che, prodotti in milioni di pezzi,andarono ad equipaggiare le forze armate alleate su tutti i fronti di guerra, in terra, in mare e nel cielo e contribuirono alla vittoria degli Alleati nella seconda guerra mondiale. Una chicca di indubbia rarità rappresentano le pagine dedicate ai segnatempo del Sol Levante, oscuri progenitori degli onnipresenti Seiko dei giorni nostri. Resta il rammarico per l'assenza di un capitolo dedicato all'Italia, lacuna che forse in futuro l'autore vorrà colmare. Il libro di Knirim, oltre a soddisfare la curiosità intellettuale dello storico militare, costituisce una ricchissima miniera di informazioni per il collezionista che vi troverà descritti centinaia di modelli, da quelli che hanno fatto la storia alle varianti meno note. Le splendide fotografie, spesso a stampate tutta pagina, rappresentano un valore aggiunto notevole che giustifica il prezzo che, peraltro, risulta allineato alla media dei volumi sull'argomento in commercio. In conclusione raccomandiamo caldamente la lettura di quest'ultima fatica di Konrad Knirim a tutti i frequentatori di questo sito con un interesse specifico nella storia della tecnologia bellica e/o dell'orologeria. Copertina
Argomento: Strumenti di osservazione e puntamento - Recensione di Giuseppe Finizio (11/04)
Copertina An Introduction to the Binoculars of Carl Zeiss Jena 1893-1945 di Lawrence J. Gubas, pubblicato in proprio con il contributo della Carl Zeiss Sports Optics, 253 pp, oltre 200 foto, 2004,s.i.p. Recensito da Giuseppe Finizio.
L'evoluzione degli strumenti di osservazione e puntamento a partire dagli ultimi decenni dell'800 ha contribuito non poco a mutare la natura della guerra. Senza i binocoli galileani e soprattutto prismatici (detti anche a prismi di Porro dal nome di un cartografo e geodeta oggi quasi dimenticato) e i telemetri a coincidenza le artiglierie terrestri e navali della prima guerra mondiale avrebbero sparato pressoché alla cieca. Per queste ragioni ho deciso di segnalare ai frequentatori di questo benemerito sito il volumetto scritto da un collezionista statunitense che narra la storia della produzione di binocoli presso la Carl Zeiss, massima espressione della tecnologia ottico-meccanica mondiale, nel cruciale periodo che va da fine '800 al termine della seconda guerra mondiale e allo smembramento dell'industria di Jena. La materia è molto vasta e per la prima volta viene trattata organicamente in lingua inglese: un'impresa titanica che il nostro autore porta a termine con successo, anche se il volume avrebbe beneficiato dalla presenza di una bibliografia e da un editing più attento (vi sono numerosi refusi tipografici e la numerazione delle pagine parte da 1 ad ogni capitolo!). Punto di forza del libro sono le fotografie, spesso tratte dai cataloghi dell'epoca, che documentano visivamente quasi tutti i binocoli (ma vi sono rappresentati anche cannocchiali astronomici e ottiche di puntamento per artiglieria) realizzati dalla Zeiss nel periodo preso in esame. Interessante il capitolo dedicato alla produzione di binocoli presso le filiale estere della ditta, San Pietroburgo, Gyor, Vienna, Londra e le interessanti soluzioni concepite dai vertici aziendali per sopravvivere ai momenti di crisi, come la creazione della Nedinsco in Olanda negli anni venti che consentì di sfuggire alle restrizioni del trattato di Versailles in fatto di produzioni tecnologiche di punta. L'eccellenza delle realizzazioni Zeiss, mai venuta meno nel tempo, riposa sugli alti investimenti nella ricerca condotta da una folta schiera di scienziati di valore indiscusso, come Ernst Abbe, Siegfried Czapski, Otto Eppenstein, Hans Boegehold. L'invenzione del trattamento antiriflesso delle lenti da parte dell'ingegnere di origine ucraina Alexander Smakula nel 1935 costituì una svolta epocale nella realizzazione di binocoli per l'osservazione in mare. Le marine militari di tutto il mondo ebbero modo di aprezzare molto presto l'importanza di questi strumenti. L'ammiraglio giapponese Togo, il vincitore di Tsushima, nelle sue memorie spende parole di elogio per il suo Marineglas 5+10x24, tanto che oggi questo modello è noto come Togo Glass. Nel 1915, all'entrata in guerra dell'Italia con le potenze dell'Intesa, la cessazione delle importazioni di ottiche militari dalla Germania causò una crisi gravissima nel comparto delle artiglierie. Nel 1940 l'ammiraglio Campioni, reduce dalla battaglia di Punta Stilo, lamentava la scarsità di binocoli Astramar (prodotti dalla San Giorgio su progetto Zeiss) che limitava l'efficienza operativa delle sue navi. Tutto questo per dimostrare la valenza strategica degli strumenti di osservazione di puntamento nella guerra moderna e la importanza di approfondirne la conoscenza nell'ambito degli studi di storia militare. Questo libro rappresenta un primo e utile passo in questa direzione che confidiamo serva di sprono a qualche storico di casa nostra. A quando un volume sulle produzioni militari della San Giorgio e delle Officine Galileo? Copertina
Argomento: Guida ai binocoli militari di Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone dal 1894 al 1945 - Recensione di Giuseppe Finizio (03/03)
Copertina A guide to handheld military binoculars of Germany, Great Britain, Usa and Japan 1894-1945 del Dr. Stephen Rohan, Optical Press (80 USD). Recensito da Giuseppe Finizio.
Questo volume integra e completa i precedenti già recensiti sullo stesso argomento. Non è una trattazione tecnica nè una storia industriale e non ha la pretesa di coprire gli sviluppi più recenti. Si tratta semplicemente di un testo scritto da un collezionista evoluto per altri collezionisti: un volume che non si può tralasciare di portare seco ogni qualvolta ci si reca ad un'asta o ad un mercato di militaria. La materia è organizzata razionalmente attraverso circa 200 schede comprendenti numerose fotografie in b/n e a colori stampate su carta patinata di grande formato con una descrizione sintetica del pezzo e una valutazione della sua rarità che, benché riferita al solo mercato americano, risulterà comunque utilissima anche agli appassionati europei. Buona parte della migliore produzione tedesca nel campo delle ottiche militari, infatti, venne trasferita negli USA dopo la guerra per gli opportuni studi e qui ancora si trova. Ogni collezionista quindi dovrà,prima o poi, confrontarsi con questo mercato di riferimento. I capitoli più interessanti del libro sono quello dedicato agli U.S.A., patria del Dr. Rohan, e quello che si occupa delle ottiche giapponesi che contiene, tra l'altro, anche due pagg. (164 e 165) dedicate ai loghi delle industrie del settore e ai simboli tattici delle forze armate del Sol Levante. Il periodo preso in considerazione è certamente il più foriero di sviluppi interessanti nella storia dei binocoli, in quanto si apre con la commercializzazione nel 1894 da parte della Zeiss del primo binocolo a prismi di Porro e si conclude nel 1945 con lo smembramento della stessa Zeiss che preluderà all'affermazione delle industrie giapponesi. In una curiosa sorta di nemesi, esse condanneranno al fallimento l'industria ottica anglosassone. Come si vede il protagonista principale è sempre la Carl Zeiss di Jena che negli anni trenta, direttamente o attraverso la concessione di licenze, arriverà a monopolizzare l'intero mercato mondiale. E' noto che allo scoppio della prima guerra mondiale il nostro paese, privato della possibilità di acquisire ottiche dalla Zeiss, fu costretto a mobilitare un apposita struttura, il Laboratorio di Precisione del Regio Esercito, per produrne in attesa delle forniture britanniche che tardavano comprensibilmente a giungere. Nel secondo conflitto mondiale fummo invece debitori della suddetta Zeiss per quasi tutta la produzione. Non diversamente, Stati Uniti e, soprattutto Gran Bretagna, nel 1939 ricorsero alle requisizioni civili per rimpolpare il loro arsenale di binocoli in attesa che la produzione nazionale decollasse. L'opera di Stephen Rohan sfugge comunque ad una impostazione eccessivamente Zeiss-centrica, se mi si passa il neologismo, consentendoci di apprezzare anche gli sviluppi non tedeschi di questa affascinante storia del genio umano applicato alla tecnologia. Non esitiamo perciò a consigliarne la lettura a tutti gli appassionati che vi troveranno numeroso e inedito materiale iconografico. Il volume può essere ordinato alla Optical Press,5271 Sereno Dr.,Temple City, California,91780 U.S.A.al prezzo di 80 USD. Copertina
Argomento: Storia e tecnologia dei binocoli - Recensione di Giuseppe Finizio (01/03)
Copertina Binoculars, Opera Glasses and Field Glasses di Fred Watson, Shire Publications Ltd (2,95 sterline). Recensito da Giuseppe Finizio.
Fred Watson, autore di questo agile volumetto di 32 pagine, è un astronomo specializzato nella progettazione di strumenti ottici ad alta tecnologia; ha lavorato presso gli osservatori di Edinburgo e Cambridge ed ora dirige l' Osservatorio Anglo-Australiano a Coonabarabran, in Australia. Parallelamente e coerentemente con il suo impegno professionale, studia da anni la storia dei binocoli. Da questa passione nasce il breve studio che qui recensiamo. Si tratta di un lavoro di sintesi, prezioso per tutti coloro che volessero avvicinarsi alla storia e alla tecnologia dei binocoli. Dall'invenzione dell'olandese Hans Lipperhey (1608), perfezionata da Galileo, fino all'introduzione, attorno al 1850, dei prismi da parte di Ignazio Porro, cartografo genovese, che, brevettata in Germania dalla Zeiss, portò alla realizzazione del primo binocolo prismatico, il Feldstecher nel 1894. All'alba del XX secolo l'industria ottica, rappresentata, oltre che dalla già citata Zeiss,da Goerz e Voigtlander in Germania e da Ross in Gran Bretagna, si apprestava a raggiungere la maturità produttiva attraverso una serie di sfide che coinvolsero milioni di uomini sui campi di battaglia di tutto il mondo. Con lo scoppio della prima guerra mondiale la superiorità del binocolo a prismi rispetto a quello galileiano si affermò definitivamente, specie sul mare, ove il precoce avvistamento della flotta nemica a grande distanza era di fondamentale importanza. Il talento di divulgatore di Fred Watson dà qui il meglio di sè. Non era impresa facile infatti offrire al lettore non specializzato una storia del binocolo di facile lettura ma completa e, soprattutto, non afflitta da quelle distorsioni derivanti da eccessiva semplificazione di fatti e concetti, di cui soffrono i testi di alcuni storici nostrani. Le oltre 50 tra foto e disegni, la bibliografia e un utilissimo glossario completano ed integrano una narrazione avvincente. Gli specialisti di storia militare troveranno in questo prezioso studio un'introduzione alla storia dell'industria di precisione, utile alla comprensione delle dinamiche della produzione bellica nell'era della guerra tecnologica. Il volumetto può essere ordinato all' editore. (web: www.shirebooks.co.uk). Copertina
Argomento: Storia e tecnologia delle ottiche militari dalle origini ai giorni nostri - Recensione di Giuseppe Finizio (12/02)
Copertina Militaerische Fernglaeser und Fernrohre in Heer, Luftwaffe und Marine di Hans Seeger, Verlag Dr. Hans T. Seeger Hamburg (95 euro). Recensito da Giuseppe Finizio.
John Ruskin, artista, scienziato, poeta, filosofo ed ecologista ante-litteram britannico,scrisse nel 1865 che "non vi è forma di scienza di cui prima o poi un soldato non debba servirsi nel gioco della vita e della morte". L'ottica ha avuto sovente una grande e misconosciuta importanza nel decidere le sorti delle battaglie, soprattutto sui mari. Hans Seeger ci dà una raffinata ed esaustiva trattazione dei binocoli e telescopi militari in questo volume di cui recensiamo la seconda edizione riveduta ed ampliata.Diciamo subito che l'autore è un collezionista della specie più elevata,appartiene cioè alla categoria di coloro che hanno fatto della propria passione una seria disciplina di studio. Il frutto maturo delle sue ricerche è raccolto in questo libro di 540 pagine, dalla lussuosa veste editoriale, corredato da un imponente apparato iconografico comprendente oltre 900 fotografie inedite con didascalie bilingui inglese/tedesco e da numerose riproduzioni di documenti ufficiali, alla cui stesura hanno collaborato anche alcuni tra i migliori esperti anglosassoni in materia (William Reid su tutti). Particolare cura l'autore pone nello sviscerare la storia e la tecnologia (l'approccio è sempre contestuale) delle ottiche in uso presso la Kriegsmarine durante la seconda guerra mondiale, cioè a dire della Carl Zeiss a cui è dedicata anche un'interessante serie di tavole coi numeri di serie dell'intera produzione militare dell'industria di Jena dal 1929 al 1945/46. La Zeiss assunse una leadership tecnologica e commerciale indiscussa in questo settore all'inizio degli anni trenta, mantenendola fino al crollo del Terzo Reich nel 1945. Il testo è integrato da una vasta bibliografia e da una lista completa dei cosidetti Fertigungskennzeichen (codici segreti che identificavano i vari produttori di interesse militare) che risulterà quanto mai gradita ai collezionisti. Se l'interesse primario dell'autore è rivolto, com'è naturale, alla Germania non mancano comunque esaurienti capitoli dedicati alle ottiche militari di Gran Bretagna, USA, Francia, Italia, Svezia, Svizzera, Giappone, Polonia e URSS. Per il nostro paese si dà conto della produzione della San Giorgio di Genova Sestri che tra le due guerre fu, insieme alla Galileo, il principale fornitore delle forze armate. Tra i suoi "gioielli" basterà qui ricordare il famoso binocolo Astramar 12-20-40x80 da marina e il Lataocta 8x30. Il volume è completato da un indice degli argomenti di facile ed efficace consultazione. In conclusione ci piace sottolineare come questo studio possa essere letto con profitto sia dall'appassionato di ottiche militari, desideroso di approfondire la sua conoscenza di marche e modelli, che dallo studioso dell'industria bellica di precisione che vi troverà interessanti spunti di ricerca. Il libro può essere ordinato direttamente all'editore: Verlag Dr. Hans T. Seeger, Hirschgraben 66, D 22089 Hamburg (R.F.G.), e-mail: hans.t.seeger@t-online.de. Copertina
Argomento: Strumenti ottici Zeiss nella tecnologia militare tedesca - Recensione di Giuseppe Finizio (12/02)
Optisches Geraet der deutschen Wehrtechnik a cura di Hans Seeger, Verlag Dr. Hans T. Seeger Hamburg (65 euro). Recensito da Giuseppe Finizio.
Hans Seeger, autore del volume più sopra recensito, ha dato recentemente alle stampe questa raccolta di schede dedicata alla produzione Zeiss in un periodo cruciale del riarmo tedesco, il decennio 1930-1940. In circa 600 pagine sono illustrati oltre 250 strumenti ottici, dalle macchine fotografiche ai periscopi passando per i traguardi di puntamento, le centrali di tiro, i riflettori e gli eliografi. La Zeiss rappresentava all'epoca uno dei massimi produttori di strumenti ottici di precisione al mondo. Per la prima volta viene qui descritta tutta la sua produzione militare, attraverso la documentazione ufficiale realizzata all'epoca dalla ditta stessa.Un ausilio indispensabile quindi per i collezionisti e gli storici militari che vi troveranno utili spunti per le loro ricerche. Il volume può essere richiesto direttamente al curatore, e-mail hans.t.seeger@t-online.de.
Argomento: Storia della ditta britannica Barr and Stroud e dei suoi rapporti con la Royal Navy - Recensione di Giuseppe Finizio (12/02)
'We're certainly not afraid of Zeiss' - Barr and Stroud Binoculars and The Royal Navy di William Reid, National Museums of Scotland Publishing Ltd. Recensito da Giuseppe Finizio.
William Reid,già curatore della raccolta di armi della Torre di Londra (1970-1988) e direttore del National Army Museum (1970-1988), ripercorre tutte le tappe che portarono l'industria di strumenti ottici di precisione Barr and Stroud a ricoprire un ruolo determinante nella fornitura di binocoli alla Royal Navy lungo quasi mezzo secolo e il suo tentativo,fallito,di competere con i giganti tedeschi Zeiss e Goerz sui mercati mondiali fino al tracollo avvenuto nel 1971. In questa prospettiva l'autore prende le mosse dai primi approcci dell'industria scozzese alla produzione di ottiche militari alla fine del '800 e ricostruisce i rapporti non sempre idilliaci con gli enti di controllo britannici, in particolare il National Phisical Laboratory (NPL),che negli anni trenta testava i binocoli destinati alla Marina. Non appaia futile lo sforzo di Mr Reid: i binocoli 7x50 sono ancor oggi importantissimi per la sorveglianza in mare e costituiscono un ausilio imprescindibile alla navigazione e al combattimento. Tanto più lo erano durante la seconda guerra mondiale. Basterà qui ricordare come l'Amm. Campioni,comandante della squadra navale italiana a Punta Stilo (9 luglio 1940), si lamentasse,nel suo rapporto, della mancanza di un binocolo Astramar (il top della produzione italiana all'epoca, costruito dalla S. Giorgio) sulla sua plancia di comando suggerendone l'adozione almeno per le unità con a bordo il comandante di squadra. Gli faceva eco L'Ammiragliato britannico che, dopo lo scontro notturno di Capo Matapan (29 marzo 1941), costato la vita a 2000 marinai italiani, spendeva parole di elogio per il binocolo CF41 della Barr and Stroud, paragonandolo allo Zeiss 7x50 della Kriegsmarine. Alcuni di queste meraviglie sarebbero caduti in mani inglesi dopo la cattura dello U-570 avvenuta il 17 agosto 1941 ottanta miglia a sud delle coste islandesi. L'episodio, oggi in parte dimenticato, consentì al NPL di esaminare la strumentazione di bordo del sommergibile tedesco ricavandone preziosissime informazioni per il prosieguo della battaglia dell'Atlantico. In particolare si scoprì che i binocoli Zeiss consentivano una migliore trasmissione della luce grazie ad un trattamento delle lenti con fluoruro di magnesio, processo introdotto in Germania nel 1935 dal fisico ucraino, A. Smakula. Anche alla Barr and Stroud se ne era parlato nel biennio 1937-38 ma, causa l'approssimarsi della guerra,la cosa non ebbe seguito. Viene così smentito un altro luogo comune, sostenuto anche da alcuni storici militari, che cioè la dinamica bellica porti ad un balzo in avanti delle produzioni a più alta tecnologia. Tra il 1939 e il 1945 alla Barr and Stroud non vi è traccia di innovazioni sostanziali, che non sarebbero state comunque introdotte in periodo di pace per modelli civili. L'ultimo capitolo di questo prezioso volumetto tratta del tramonto dell'industria scozzese travolta dalle produzioni del Sol Levante, in una realtà ove non c'è spazio per un approccio amatoriale al marketing che ormai ottiene investimenti almeno pari alla ricerca. Ammettiamo di essere rimasti affascinati dallo studio di Mr Reid il cui soggetto si prestava ad un trattamento arido e poco accattivante. L'autore sfugge abilmente a questa trappola regalandoci un lavoro che può essere egualmente apprezzato dallo storico per i dettagli che fornisce su una produzione bellica di nicchia e dal collezionista di ottiche militari che vedrà scorrere davanti ai suoi occhi le foto dell'intera produzione della Barr and Stroud corredate da esaurienti tabelle tecniche. Il volume può essere ordinato direttamente all'editore: NMS Publishing Ltd., Chambers Street, Edinburgh EH1 1JF (G.B.) o presso il sito internet www.nms.ac.uk.
Argomento: Orologi militari, storia e tecnologia - Recensione di Giuseppe Finizio (07/02)
Military timepieces, 150 years watches and clocks of German forces di Konrad Knirim, Editore Verlag Peter Pomp, Bottrop, Essen, Germania. Recensito da Giuseppe Finizio.
Innumerevoli volumi sono stati dedicati alla storia delle forze armate tedesche, specialmente per il periodo della seconda guerra mondiale. Forse l'unico tassello mancante al mosaico di testi dedicati alle macchine,alle uniformi e alle decorazioni era proprio quello degli orologi, compagni inseparabili dei combattenti nelle trincee, sui lenti biplani della Grande Guerra come nello spazio angusto all'interno degli U-Boot e dei Panzer. Se siete appassionati di storia militare e/o di orologeria è arrivato il momento di pensare seriamente all'acquisto dell'imponente ed esaustivo volume bilingue inglese/tedesco MILITARY WATCHES di Knorad Knirim. Il libro è strutturato in quattro sezioni: il II Reich e la prima guerra mondiale, La Repubblica di Weimar, il III Reich e la seconda guerra mondiale e, infine, il dopoguerra con interssanti capitoli dedicati alle potenze vincitrici e alla Repubblica Democratica Tedesca. L'autore, l'ing. Knirim, esperto del settore già noto al pubblico dei collezionisti, ha racchiuso in poco più di 600 pagine tutta la storia dell'orologeria militare tedesca (e non solo), con testi interessanti e avvincenti, ed un iconografia completa e spesso assolutamente inedita, costituita da oltre 3000 foto a colori di ottima qualità destinate ad illustrare circa 1000 orologi di ogni tipo. Tra di essi non mancano i famosi Panerai da polso italiani impiegati dopo l'8 settembre anche dalle unità di incursori tedeschi. Da non perdere infine l'appendice ove sono riprodotti numerosi documenti d'epoca e un censimento degli orologi della marina tedesca sopravvissuti fino ai giorni nostri. Per l'acquisto del volume ci si può rivolgere ad Amazon.de oppure direttamente all'autore, e-mail: Konrad.Knirim@t-online.de
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