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Argomento: Campo d'aviazione di Ponte-Brembate attraverso le foto di un pilota istruttore - Recensione di Battaglia (06/10)

A seguito del ritrovamento di innumerevoli foto scattate presso il Campo d'aviazione di Ponte san Pietro-Brembate (BG), ormai scomparso, grazie a una meticolosa ricerca è nata una raccolta fotografica che racconta, e finalmente documenta, la nascita, l'evolversi del Campo d'aviazione, gli aerei ivi prodotti, fino alla definitiva chiusura della Caproni Aeronautica Bergamasca. Non mancano le visite al Campo da parte dei numerosi personaggi che all'epoca hanno segnato la storia d'Italia, a partire da Salomone, Antonio Locatelli con D'Annunzio, Sarti e quelli della "Serenissima", fino a Ferrarin, De Pinedo, De Bono, Balbo, Stoppani, il duca d'Aosta, Donati, De Bernardi, ecc.
Chi colleziona le foto e le conserva con cura è Guido Battaglia, un giovane pilota che impara a volare sui Bleriot francesi e fa la sua parte, a Caporetto nella guerra 1915-'18, sui Farman e sui Voisin (documentato). Poi rimane alla Scuola Airone come istruttore, per finire la sua carriera, dopo la chiusura della CAB CAPRONI, all'aeroporto di Ghedi (BS). Alcune pagine sono dedicate agli idrovolanti e ai mini-sommergibili costruiti presso il Cantiere Caproni di Montecolino-Iseo. Un capitolo di storia aeronautica esaltante che conferma le nostre comuni radici. Il libro è composto da 208 pagine in bianco e nero su carta patinata, con copertina a colori. Se può interessare un angolo di storia locale (ma non tanto) scrivere alle mail: alibergamasche@tiscali.it oppure: patagoniacafeexpress@tiscali.ita. Copertina
Argomento: Storia delle truppe alpine - Recensione di NS (05/10)

La difesa dell'arco alpino è stata una priorità strategica del Regno d'Italia fino alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. Di nuovo, dopo il 1946 e durante tutta la Guerra Fredda, la neonata Repubblica Italiana ha visto nelle Alpi la principale linea di difesa contro le truppe del Patto di Varsavia. Da qui l'importanza degli Alpini, chiamati a garantire l'inviolabilità dei confini montani. Il libro di Oliva vuole ripercorrere la storia della specialità dalle sue origini, con la costituzione delle prime quindici compagnie nel 1872 su proposta dell'allora Capitano Giuseppe Perrucchetti, fino alla vigilia degli anni 2000. A dispetto delle intenzioni, l'opera offre poco più che un inquadramento generale del tema e risulta debitrice di diverse fonti secondarie dalle quali l'autore ha attinto a piene mani (Breve storia dell'esercito italiano dal 1861 al 1943 di Rochat - Massobrio, Le Forze Armate di Ceva e soprattutto Storia delle truppe alpine di Faldella). La parte più interessante e originale del lavoro si trova nei primi capitoli: Oliva dedica alcuni paragrafi alla descrizione della vita quotidiana e dell'attività addestrativa di una compagnia alpina di fine '800 e, attraverso lo studio di cartoline e riviste d'epoca, analizza come il Corpo degli Alpini venisse rappresentato e percepito nell'immaginario collettivo. Per il resto, Storia degli Alpini si limita a seguire l'evoluzione della specialità illustrando le campagne a cui hanno preso parte le truppe alpine - praticamente tutte quelle combattute dal Paese - soffermandosi per ciascuna a descrivere, seppur sommariamente, alcune delle battaglie che hanno visto protagoniste le penne nere. Al periodo post-bellico sono dedicati i due capitoli finali. Purtroppo la narrazione si fa a questo punto particolarmente frettolosa, limitandosi a proporre una ricognizione molto superficiale degli eventi. La fase caratterizzata dall'abbandono dell'esercito di leva e dalla perdita di rilevanza strategica delle Alpi, due eventi che hanno determinato una trasformazione radicale delle brigate alpine, viene esaurita in poche pagine. In definitiva, Storia degli Alpini risulta un'opera consigliabile soltanto al lettore nuovo alla materia o interessato ad una semplice vista d'insieme della storia del Corpo. Da segnalare che a corredo dei vari capitoli sono inserite diverse mappe e alcune tabelle organiche mentre in appendice si trovano gli elenchi dei comandanti delle varie brigate e una nota bibliografica.
Seconda recensione by Diego Brozzola (11/04)
Seconda recensione by Diego Brozzola (11/04)
Argomento: Eccidio di Cadibona - Recensione di Antonio Martino (11/09)

L'11 maggio 1945, trentotto prigionieri politici fascisti, cioè appartenenti alle disciolte formazioni della Repubblica Sociale Italiana, collaboratori dei nazi-fascisti, vennero uccisi in una località a breve distanza dall'abitato di Cadibona, lungo la strada statale che porta alla galleria di Altare. Essi appartenevano ad un gruppo di 52 persone, fra le quali 13 donne, detenute nelle carceri di Alessandria e poste in traduzione per Savona per essere giudicate dalla Corte di Assise Straordinaria. Erano scortate da cinque agenti di Pubblica Sicurezza ausiliari: tre sottufficiali e due guardie, tutti ex partigiani. Perché lo fecero? L'uccisione era stata una loro iniziativa autonoma o avevano ricevuto ordini durante il viaggio dai loro superiori della Questura di Savona? Avevano motivi personali, cioè avevano subito di persona torti dai prigionieri durante l'occupazione nazifascista e per questo si erano vendicati? Oppure erano soltanto motivi di lucro, molto più prosaici: li avevano uccisi per impossessarsi dei loro averi? Questa ricerca ha lo scopo di ricostruire i fatti e le motivazioni che portarono i membri della scorta a passare per le armi illegalmente i trentotto prigionieri politici, attraverso i documenti conservati negli Archivi di Stato. Il libro può essere acquistato tramite questo
sito oppure contattando l'autore anmartino@selex-si.com.
Argomento: Regio Esercito in Albania - Recensione di Filippo Lombardi (09/09)

Il Regio Esercito italiano sbarcò per la prima volta in Albania il 26 ottobre 1914, per una missione umanitaria: il soccorso alla popolazione civile, colpita da un'epidemia di colera, e ai 25.000 profughi provenienti dall'Epiro che cercavano scampo ai massacri perpetrati dai greci. Negli anni seguenti la presenza italiana andò vieppiù rafforzandosi, in ragione soprattutto dell'importanza che, durante la Grande Guerra, il fronte albanese venne ad assumere quale baluardo al predominio austriaco sull'Adriatico. In particolare, nell'estate del 1918 ebbero luogo violenti combattimenti, nei quali rifulse il valore della cavalleria italiana: non furono solo 2 reggimenti, il 22° Cavalleggeri di Catania e il 30° Cavalleggeri di Palermo, ad essere decorati al valor militare, ma anche - caso unico nella storia dell'Arma - un singolo squadrone, lo Squadrone Sardo.
Finita la guerra, l'incertezza della politica estera italiana e il nascente nazionalismo albanese posero le condizioni da cui scaturì una rivolta che nulla ebbe ad invidiare, quanto a violenza ed estensione, alla sollevazione delle tribù libiche del 1915. In particolare, tra il maggio e l'agosto del 1920 il Regio Esercitò dovette affrontare la ribellione di migliaia di armati. Nonostante il valore dimostrato dalle poche forze presenti in Albania - tra cui si distinsero gli arditi del 1° Reggimento d'assalto e gli alpini del 6° Raggruppamento - la situazione si fece ben presto disperata perché il Governo italiano, incapace di fornire un'adeguata risposta politica, abbandonò al proprio destino le scarse truppe ivi dislocate. Alla fine, se gli italiani dovettero lasciare l'Albania non fu certo per una sconfitta militare; infatti, come scrisse il generale Piacentini, "Nostre truppe hanno tutte fatto splendidamente loro dovere". Quale doveroso omaggio ad un valore di cui poco si è sinora trattato, integra il volume l'elenco completo - mai pubblicato prima d'ora - di tutti i decorati con medaglia d'oro, d'argento, di bronzo e croce al valor militare per le operazione del 1920 sul fronte - perché così può definirsi - della ribellione albanese. Va però sottolineato che oggetto di narrazione non sono solo combattimenti ormai quasi dimenticati avvenuti su un fronte lontano, ma anche eventi ancora più sconosciuti che sconvolsero la vita civile in Italia. Infatti, mentre in Albania soldati italiani davano prova di eroismo, in Patria, ove regnava un clima di gravi tensioni sociali, altri soldati italiani si rivoltavano in armi contro le Autorità per non partire per l'Albania: l'11 giugno gli arditi si ribellavano a Trieste, dando vita ad una rivolta in cui rimase ucciso un ufficiale, il tenente Giovanni Spano. Dal 26 al 28 giugno furono invece i bersaglieri dell'11° reggimento a sollevarsi e, in unione a dimostranti delle sinistre, a mettere a ferro e fuoco Ancona, anche con atti - quali il mitragliamento di un treno in corsa - che ben potrebbero definirsi di livello terroristico e che provocarono numerosi morti e feriti. Sempre gli arditi furono poi protagonisti di un'altra sommossa a Brindisi il 29 giugno, e 64 di loro vennero deferiti al tribunale di guerra per il reato di diserzione. Questi eventi, di cui sinora poco si è trattato, vengono ora riscoperti ed ampiamente illustrati senza nulla nascondere. Ma vengono anche riportati alla loro giusta dimensione: ovvero quella di singoli episodi, sicuramente di estrema gravità ma, ciò nondimeno, solo episodi, che, se non giustificabili, sono quantomeno comprensibili - considerato il clima di torbidi politici che permeava la Nazione e a cui il Governo era incapace di far fronte - e che, come tali, non seppero intaccare in profondità la sostanza del Regio Esercito. E gli stessi soldati che ne furono protagonisti seppero poi ampiamente riscattarsi col valore delle armi, una volta giunti in Albania. Copertina.
Argomento: Spedizione nell'Harar - Recensione di Andrea Paleologo (08/09)

I Porro erano (e tuttora sono) una nobile famiglia lombarda che ha dato all'Italia insigni patrioti e scienziati. Il Conte Gian Pietro (nonno del Gianpietro di cui vogliamo parlare), fondò nel 1823 la Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde. Il Conte Carlo (zio dello stesso), celebre studioso di malacologia, morì per mano austriaca durante le Cinque Giornate di Milano. Un altro Conte Carlo (cugino), fu Generale d'Armata, Sottocapo di Stato Maggiore dell'Esercito durante la prima Guerra Mondiale ed insigne geografo. Gian Pietro nacque a Como il 20 novembre 1844, primogenito di Francesco e di Chiara Giovio. Fu educato nel Collegio Militare di Milano, nell'Accademia Militare di Torino (dove conseguì il grado di Sottotenente di Cavalleria) e nella Scuola di Cavalleria di Pinerolo, da cui uscì con note lusinghiere. Con il grado di Tenente partecipò alla campagna del 1866 (terza Guerra d'Indipendenza) e in particolare alla battaglia di Custoza, circostanza in cui meritò una menzione onorevole per il proprio comportamento coraggioso. Molto noto nella buona società milanese, amava la bella vita, l'equitazione, la vita di club. Aitante, distinto, vivace, dal colorito bruno e dai capelli nerissimi, buon schermidore, amabile e con spiccato senso dell'umorismo, aveva a volte atteggiamenti da guascone. Dai modi gentili, era di carattere franco e leale. Coraggioso fino alla temerarietà, di ferrei propositi, attivo, era però anche impulsivo e talvolta precipitoso nell'assumere decisioni. Nel 1872 si dimise dall'Esercito e partì per un viaggio di piacere in Argentina; risalendo il Rio de la Plata e il rio Paranà esplorò il Gran Chaco (tra Argentina e Paraguay); di questo viaggio pubblicò nel 1873 un resoconto sul giornale "Perseveranza" e l'anno dopo un libro dal titolo "Da Genova al Gran Chaco e viceversa". Nella conclusione del libro si trovano considerazioni sulle potenzialità agricole e di allevamento della regione e sulle prospettive per l'emigrazione (ritenute buone); viene anche detto che Buenos Aires non potrebbe opporre resistenza a un'incursione europea di stampo coloniale. Sottopose infine al Governo italiano un progetto per la fondazione di una colonia agricola per i nostri emigranti ("Progetto di impianto di fattoria italiana nell'America Meridionale"). Rientrato in Italia nell'aprile 1873, si ritirò nella sua villa di Induno Olona (città di cui divenne sindaco) per scrivere libri di storia militare e di programmazione coloniale. Frutto di questi studi furono "La battaglia di Legnano" (un romanzo popolare), "Alcune parole sull'Esercito del Reno nel 1870 e sul processo Bazaine", "Turchi e russi nella campagna di guerra 1877-78, appunti tattici e strategici", "Note di storia militare d'Italia" in sei volumi, l'ultimo dei quali uscì postumo. Scriveva inoltre per i periodici "Perseveranza", "Cronaca varesina", "Fanfulla". L'8 marzo 1885 succedette a Manfredo Camperio quale presidente della "Società d'Esplorazione Commerciale in Africa", alla quale da poco si era iscritto e di cui quasi subito era stato nominato consigliere. Nel 1886 guidò una spedizione diretta verso la città etiopica di Harar, allora indipendente e governata da un emiro dispotico e tiranno. La missione aveva intenti dichiaratamente commerciali (ricerca della possibilità di instaurare regolari rapporti di scambio con quelle terre), ma di sottobanco il Governo italiano aveva chiesto al Porro di studiare la possibilità di una spedizione militare di conquista. Gli otto membri italiani della spedizione furono trucidati a tradimento poco prima di aver raggiunto la meta. Non è mai stato chiarito chi fosse stato il mandante dell'eccidio, se l'emiro di Harar o gli inglesi insediati ad Aden. Entrambi certo non vedevano di buon occhio iniziative italiane nella regione. Il Governo italiano, che ufficialmente aveva negato il suo appoggio al'impresa, non volle indagare, per timore di irritare le altre potenze europee proprio nel momento in cui l'Italia, con l'occupazione di Massaua, si affacciava alla ribalta coloniale. Dopo qualche polemica interna la vicenda cadde nell'oblio. Recentemente ha pensato Andrea Paleologo Oriundi (lontano parente del Porro) a riesumare l'episodio, con un libro interessante ed avvincente Dopo le necessarie premesse sulle precedenti attività esplorative italiane nell'area e sulle vicende della Società di Esplorazione Commerciale, il Paleologo narra gli sviluppi della spedizione, da quando fu inizialmente concepita fino al suo tragico epilogo. Vengono poi svolte interessanti considerazioni conclusive basate su documenti originali dell'epoca. Nel libro il Paleologo ha anche sviluppato una narrazione romanzata, in cui, basandosi sugli elementi obiettivi narrati e raccolti, viene raccontata in prima persona, da parte del Porro, la spedizione, dal suo concepimento all'epilogo.
Argomento: Campagna d'Etiopia - Recensione di Maurizio 61 (11/08)

La campagna per la conquista dell'Etiopia, l'unica guerra vinta dal Fascismo, l'ultima guerra vinta dall'Italia, due aggettivi non da poco per un conflitto praticamente dimenticato, che anche se saltuariamente ritorna a galla viene ricordato solo per le solite polemiche riguardo l'uso dei gas, o i classici luoghi comuni del buon soldato italiano, non feroce come quelli anglossasoni o francesi e in tempi più recenti anche per la diatriba per la restituizione dell'obelisco di Axum. Eppure la guerra per la conquista dell'Etiopia fu dopo le due Guerre Mondiali il terzo più grande conflitto a cui l'Italia abbia mai partecipato dalla sua Unità, una guerra di massa in cui furono impiegati mezzi materiali, umani e finanziari enormi. Una guerra per l'Impero come dichiarava la propaganda del Regime, l'Impero la cui proclamazione avrebbe lavato l'onta di Adua di qualche decennio prima. Eppure il ricordo di questo conflitto tanto voluto dal Regime Fascista e a cui tanti Italiani parteciparono è svanito con una rapidità incredibile, certo anche a causa del fatto che di lì a qualche anno sarebbe scoppiata la II G.M., un conflitto di ben altre dimensioni che avrebbe di fatto oscurato il ricordo della campagna d'Etiopia, ma questo non basta a spiegare l'autentico oblio in cui la guerra per la conquista di quella che sarebbe diventata l'A.O.I è caduta. Una vera memoria svanita e proprio di memorie si occupa questo libro nel quale non vengono trattate nello specifico le operazioni militari della campagna, ma come essa fu vissuta e ricordata attraverso i loro scritti dalle varie componenti delle Forze Armate e della Milizia, dal soldato semplice fino all'ufficiale più alto in grado. Il libro può essere interessante per sapere come questa guerra fu ricordata, esaltata, condannata a seconda del periodo storico in cui uscirono le pubblicazioni: periodo fascista, Italia Repubblicana post II G.M. Italia Repubblicana degli anni '60-'70-'80 ecc. Per chi si avvicina per la prima volta all'argomento, in una ipotetica "sequenza di lettura" porrei questo libro in seconda - terza posizione; per chi invece già lo conosce può risultare una interessante integrazione. Nicola Labanca è una vera autorità per quanto riguarda la Storia dell'espansionismo coloniale europeo e le sue opere precedenti ed i premi vinti lo stanno a dimostrare, ma a mio parere in questo caso specifico, complice anche la notevole suddivisione in sottocapitoli, l'autore si lascia leggere non in modo fluido ed in alcuni tratti, in particolare fino metà volume, la lettura appare un po' ripetitiva. Da circa metà in poi la scrittura diventa più "facile", gli argomenti vengono trattati in modo meno macchinoso e la lettura diventa più piacevole. Lo consiglio a chi è veramente appassionato alla campagna d'Etiopia.
Argomento: Missione navale - Recensione di Carla Casazza (11/06)

Ho deciso di raccontare questa storia per quattro motivi. Il primo è sentimentale: ho raccolto le memorie di mio nonno, il Capo Elettricista di terza classe Aroldo Sabbadin, registrandole fedelmente e ripercorrendo assieme a lui quel periodo speciale della sua vita. Era un qualunque sottufficiale di Marina impegnato in una qualunque missione, ma inconsapevolmente stava vivendo un momento storico importante di cui, da questa parte del mondo, poco o niente si è saputo per tanto tempo. La seconda ragione sta nel desiderio di presentare, con la maggiore esattezza e completezza possibile, la cronaca di un viaggio che guadagnò all'Incrociatore Raimondo Montecuccoli il titolo di 'più valido camminatore' per la notevole velocità di crociera mantenuta durante il viaggio: coprì la distanza Napoli - Shanghai in 17 giorni, in 16 mesi di viaggio percorse 50.000 miglia, toccando 31 porti diversi. L'intervento italiano in Cina, così come quello degli altri paesi occidentali che accorsero in aiuto della Shanghai assediata dai Giapponesi, servì a salvare innumerevoli vite. Si tratta di un episodio poco noto della storia militare italiana, ma ci fa onore. Infine, sono stata conquistata dall'Oriente di allora, strano miscuglio di moderno e antico; una realtà unica e speciale, nel bene e nel male. Per quei marinai che, come mio nonno, non erano mai stati 'dall'altra parte del mondo', non si trattò di un semplice viaggio, ma della più grande avventura mai vissuta.
Argomento: Corpo delle Guardie di Pubblica
Sicurezza - Recensione di Massimo (10/06)

Il XIX secolo, con l'associazionismo segreto prima ed operaio dopo, i profondi cambiamenti istituzionali e le nuove asimmetrie sociali portate dalla crescente industrializzazione, ha rappresentato un periodo estremamente faticoso e impegnativo per gli organi di Pubblica Sicurezza. "La Polizia italiana nella seconda metà dell'ottocento", grazie alla particolare prospettiva adottata, istituzionale e memorialistica, raggiunge un duplice scopo: si concentra su un periodo sufficientemente ristretto da permettere un'accurata ricostruzione degli aspetti operativi e amministrativi e, recuperando gli scritti più significativi dei funzionari dell'epoca, traccia un interessante e sotto molti aspetti inedito affresco di un'intera società.
Argomento: Biografia di Garibaldi - Recensione di Bruno (05/06)

Denis Mack Smith è uno storico britannico specializzato in cose italiane, pertanto il fatto che si occupi di questo personaggio mitico di casa nostra non è affatto strano, e non è strano che il libro mi sia capitato in mano in una versione economica, distribuita da un quotidiano. Bel ritratto del personaggio, anche se senza novità fondamentali, interessante l'inserimento nel periodo storico: le rivalità con Mazzini e altri "rivoluzionari," il difficile rapporto con il Re e con Cavour, i fatti d'arme oscuri dei conflitti sudamericani, l'enorme ammirazione di cui godeva in Inghilterra. Molto si parla del Garibaldi uomo, del suo fascino e della sua capacità di entusiasmare e trascinare, anche della sua ingenuità, dei suoi limiti intellettuali, del suo a volte poco ortodosso rapportarsi con le donne, di cui però era un idolo. Troppi dettagli forse sul tentativo di rendere produttiva l'isola di Caprera (uno sterile scoglio che prosciugò le finanze del nostro) e su altre beghe familiari. Per quanto riguarda l'aspetto militare, Garibaldi è un po' ridotto a una dimensione "normale", (ma nel confronto coi contemporanei resta sempre una figura gigantesca), di cui vengono svelate alcune particolarità meno note, ad esempio il fatto che fosse un comandante severo, con la fucilazione facile anche per infrazioni minori. Poco si domanda invece il nostro storico se la conquista del Regno delle due Sicilie fosse genuina o "predestinata" dall'oro piemontese e dalle pressioni politiche britanniche: questione che, senza dover cedere ai toni di un certo meridionalismo rancoroso e cialtroneggiante, meriterebbe comunque una trattazione onesta e obiettiva tanto più che scrive uno straniero non tenuto a pagar pegno alle manfrine risorgimentali. Interessante l'esposizione del pensiero di Garibaldi negli ultimi anni, la sua delusione verso l'Italia parlamentarista, mediocre e corrotta, la sua delusione per l'amministrazione del mezzogiorno. Denis Mack Smith, partendo dagli atteggiamenti di paternalismo un po' autoritario con cui Garibaldi esercitò sempre il comando sia civile che militare, e dal suo considerare la democrazia inadatta a un popolo giovane come l'Italia di allora, afferma che a Garibaldi probabilmente non sarebbe dispiaciuto un regime come quello mussoliniano. Considerazione che dà da pensare, riferita a questa icona, che appartiene all'Italia intera ma sicuramente assai cara a sinistra. Ognuno giudichi per sé..
Argomento: Esercito Italiano - Recensione di Francesco d'Alessandro (11/05)

Undici saggi pubblicati da Rochat su diverse riviste sono stati
raccolti in questo volume edito da Gaspari. Come suggerisce il titolo, il trait d'union fra i vari scritti è la storia dell'esercito italiano nel ventesimo secolo: si parte da "Adua. Un'analisi della sconfitta" per approdare a "Una ricerca impossibile. Le perdite italiane nella seconda guerra mondiale." Il livello di approfondimento è molto vario: alcuni saggi sono poco più che pregevoli riassunti di pubblicazioni ben più consistenti; altri, pur nella loro brevità, rappresentano ottimi spunti per ricerche che ancora devono essere avviate. Particolarmente apprezzabili a mio avviso gli scritti su "Gli ufficiali di complemento dell'esercito nel 1940", un'analisi delle (disastrose) modalità di reclutamento e formazione della classe degli ufficiali di complemento alla vigilia della guerra, e "La divisione Acqui nella guerra 1940-43", la narrazione delle (solitamente sconosciute) vicende di una "normale" divisione italiana di fanteria fino agli eventi che la renderanno tristemente celebre nelle isole ioniche. Meritevole di menzione anche la breve analisi "Sulle case di tolleranza per le truppe" in cui si affronta un tema tanto presente nella vita del soldato durante la seconda guerra mondiale quanto ignorato dalla storiografia militare. Anche se il libro non esaurisce gli argomenti trattati (ma non è questa la sua pretesa) l'acquisto potrebbe rivelarsi utile sia al lettore occasionale per l'agile panoramica su alcuni temi rilevanti di storia militare italiana, che all'appassionato, almeno per gli spunti di ricerca e la scoperta di argomenti poco frequentati nei testi classici.
Argomento: Battaglia di Montebello - Recensione di Mauro (02/04)
Montebello, 20 Maggio 1859: la prima vittoria di Marziano Brignoli, Gianni Iuculano Editore (24,78 Euro)
Montebello fu la prima battaglia della seconda guerra d'indipendenza (1859) e coincise con la prima vittoria del'esercito congiunto franco-piemontese su quello austriaco. Il libro è diviso in tre parti: la prima espone i fatti antecedenti la dichiarazione di guerra, l'alleanza franco-piemontese ed il tranello teso da Cavour alla meschina ed arrogante diplomazia imperiale; nella seconda si riportano i fatti d'arme dei primi giorni di guerra e la descrizione dettagliata della battaglia e, infine la storia del Reggimento Cavalleria "Lanceri di Montebello" che da questa battaglia presero il nome. La battaglia di Montebello ha un'importanza strategica perché la vittoria dei franco-piemontesi aprì le prospettive a quella successiva di Magenta ed alla liberazione di Milano. Il libro espone con chiarezza i fatti della giornata del 20 maggio e, grazie alle dettagliate cartine redatte dall'ufficio storico dell'esercito, è possibile seguire concretamente lo spostamento delle diverse unità che furono coinvolte nello scontro.
Argomento: Storia del rancio - Recensione di Walmar (02/03)

Ecco un bel libro su una pagina della nostra storia che è stata poco trattata (l'alimentazione dei soldati), costruito sui documenti dell'epoca e di piacevole lettura per la ricchezza di aneddoti e di episodi. L'autore, Alberto Redaelli, è noto soprattutto per la "Piccola Enciclopedia storica degli alpini", un classico nel suo genere. Cosa mangiavano e come mangiavano dunque gli alpini nell'Ottocento, durante le campagne coloniali e nelle guerre mondiali del XX secolo? E gli altri soldati dell'Esercito italiano? Quali erano le razioni alimentari di pace e quelle di guerra? Quanto vino veniva distribuito? E i liquori? In quali occasioni erano concessi? Il libro risponde a tutte queste domande. Nelle sue 200 pagine viene raccontata per la prima volta la storia del rancio dei nostri antenati e dei nostri padri, nelle caserme, nei campi d'istruzione all'aperto, nei deserti e sulle ambe dell'Africa, nella "Grande guerra" (in prima linea, sulle Alpi, in prigionia) e nella Seconda guerra mondiale (sui monti della Grecia, nella steppa russa, nei campi di sterminio di Stalin). In esso rivivono con grande vivezza (grazie anche a una splendida serie di fotografie d'epoca) le figure, gli oggetti e i momenti caratteristici della vita militare del XIX e XX secolo: le cucine delle caserme, i cucinieri, le marmitte, le "casse di cottura" per portare il rancio in prima linea, le famose gavette, la borracce, i gavettini in cui si beveva il vino ("rimedio alle malinconie"), i conducenti e i muli delle salmerie, i bivacchi sotto le stelle ecc. E' un bel libro, insomma, dedicato a un aspetto poco noto ma importante della nostra storia, che si legge con grande interesse tutto d'un fiato. Chi non trova il libro nelle librerie può acquistarlo contrassegno senza spese postali dal Distributore: Centro Libri Brescia, via Galvani 6c/d, 25010 San Zeno Naviglio (BS) Tel. 030-35.39.292 / Fax. 030-35.39.294 / E-mail: info@centrolibri.it. Copertina.
Argomento: Risorgimento - Recensione di Emanuele Cattarossi (11/02)

Basandosi su un accurata ricerca ed un ampia documentazione
Mack Smith ricostruisce un importate pezzo della storia del Risorgimento Italiano. Questo testo ha come obbiettivo di descrivere ciò che accadde dietro le quinte della Spedizione dei Mille. Viene così ricostruito il conflitto, neanche troppo sotterraneo, che contrappose le correnti liberali italiane a quelle radicali. In questo libro vengono messe in risalto le due figure che le opposte correnti assursero a loro guida: Cavour per i liberali, Garibaldi per i radicali. Mack Smith ha così modo di mostrare la grande abilità politica del Cavour il quale riesce dopo molte difficoltà a spuntarla sui radicali, a convincere Napoleone III del fatto compiuto in Italia Centro-Meridionale e a ritrovarsi con l'unificazione dell'Italia completata salvo le eccezioni di Roma e Venezia. D'altro canto l'autore non dimentica la grandezza d'animo, la lealtà e il coraggio dimostrati da Garibaldi, capace con le sue scelte di dare un grande contributo alla causa d'Italia. Confermando di essere uno dei maggiori conoscitori della nostra storia, Denis Mack Smith ci offre la lettura di una pagina di storia risorgimentale priva di ogni affermazione retorica o legata alla tradizione. In pratica "Cavour contro Garibaldi" risulta essere tuttora il miglior testo in circolazione riguardo agli avvenimenti che nel 1860 portarono di colpo alla nascita del Regno d'Italia.
Argomento: Aviazione di marina - Recensione di Marco S. (08/02)

Il volume racconta la tormentata storia della nascita, dello
scioglimento e della lenta rinascita, della componente aerea della nostra marina.
E' un libro abbastanza approfondito ma di lettura scorrevole, non un'opera sistematica e "definitiva", come altre dell'USMM. Esso descrive la storia dell'aviazione navale italiana, partendo dai primi esperimenti dei pionieri del volo italiani (i più importanti tra i quali furono proprio ufficiali di marina, come Calderara, brevetto italiano n.1, e Guidoni), passando poi alla guerra di Libia ed alla Prima Guerra Mondiale. Vengono illustrate le attività belliche del Servizio Aeronautico della Marina (incentrate inizialmente sul pattugliamento marittimo e l'idrocaccia per la difesa delle sue basi) passando poi a descrivere la successiva riunificazione dei servizi aerei delle due forze armate decisa nel 1916, per ragioni di economia (pur senza togliere alla marina il completo controllo operativo). Si arriva poi al grande impulso dato all'aviazione dal CSM ammiraglio Thaon di Revel (contrassegnato dall'utilizzo dei Caproni contro le basi navali nemiche e dai primi esperimenti di aerosiluramento), che riportò alla marina anche il completo controllo sulla sua aviazione.
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Argomento: Risorgimento - Recensione di Bruno (06/02)

E' sempre interessante sapere cosa dicono di noi e della nostra storia gli stranieri. Se lo storico è un inglese, possiamo essere certi che il giudizio sarà impietoso ma espresso sempre con un certo aplomb. Questo agile libro massacra e smitizza il nostro risorgimento in duecento pagine piuttosto frizzanti. In alcuni casi ha ragione da
vendere, a volte per me esagera, come quando afferma che gli italici intellettuali si votavano all'irredentismo estremista una volta che fallivano i loro tentativi di ottenere un.. posto di lavoro da statali. Vale comunque la pena di leggere.
Argomento: Guerra di Crimea - Recensione di Elena (05/02)
La spedizione sarda in Crimea nel 1855/56. Narrazione di Cristoforo Manfredi compilata con la scorta di documenti esistenti nell'archivio del corpo di Stato Magg.re edita nell'anno 1896. di Cristoforo Manfredi, SME Ufficio Storico Rm 1956
"Le cause generali della guerra di Crimea risiedono nella antica ed insoluta questione d'Oriente" (Cap. I p. 13) e nell'assoluta necessita della Russia di guadagnare uno sbocco sul Mediterraneo, terre allora occupate dall'Impero Ottomano. Casus belli fu una controversia tra le chiese cristiane di Palestina. Il 30/11/1853 la flotta russa attaccò i Turchi, l'episodio conosciuto come il "massacro di Sinope", influì sulla decisione dell'Inghilterra e
della Francia di entrare in guerra contro la Russia. Nell'Aprile/Maggio del 1855 un corpo di spedizione del Regno di Sardegna (15 mila uomini) fu inviato in Crimea in supporto degli ottomani. Il Conte di Cavour, capo di Governo, intuì il prestigio internazionale che ne sarebbe derivato dalla partecipazione all'impresa bellica. Il libro è molto ben documentato e presenta una chiara esposizione, tavole ed allegati completano il tutto (312 pp.).
Argomento: Guerra Russo - Giapponese - Recensione di Elena (03/02)
Documenti italiani sulla guerra Russo - Giapponese (1904/1905) a cura di Antonello F. Biagini, Ministero della Difesa SME Uff. Storico 1977
Sono pubblicati i carteggi dell'Addetto Militare a Pietroburgo, Ten. Paolo Ruggeri Laderchi e dell'Osservatore Militare del Comandante la Divis. Oceanica della Marina Militare Tenente di Vascello Filippo Camperio. La guerra del 1904/1905 ebbe in Russia effetto devastante, acuendo qei fattori che poi saranno causa della Rivoluzione d'Ottobre, venne decisa dal governo zarista per ottenere una espansione altrimenti preclusa in Occidente dopo il Congresso di Berlino (1878). Questo conflitto suscitò all'epoca notevole interesse che si tradusse in una consistente produzione libraria (v. per es. i libri del giornalista Luigi Barzini o le "Memorie" del generale russo Kuropatkin, entrambi spettatori e protagonisti dell'evento bellico). Negli anni '70 c'è stato un ritorno di questi interessi con un'altra selva di pubblicazioni in merito. Il libro de quo edita parti del "Diario di Campagna" di Filippo Camperio, al momento in cui Biagini si occupò dell'argomento il testo era contenuto in un manoscritto presso l'Archivio dell'Uff. Storico dello SME (buste 190/196). Rispetto quanto già pubblicato dallo stesso Camperio il "Diario" si caratterizza per l'attenzione prestata all'organizzazione militare russa ed alla descrizione dei dettagli tecnici del conflitto.
Argomento: Giurisprudenza - Recensione di Elena (03/02)
Massimario della Giurisprudenza del Tribunale Supremo militare - 1952/1977 a cura di Giuseppe Scandurra , Editore Ministero della Difesa - Procura Generale militare; RM 1978
Il corposo testo (1146 pp.) riporta un cospicuo militare giuridico raccolto ed ordinata da G. Scandurra, all'epoca procuratore militare della Repubblica. Presenta una ricca bibliografia, le decisioni della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione in materia penale militare. Di massimari di giurisprudenza militare, prima di questo, c'era solo quello relativo al periodo 1942/1951, il libro colma quindi una macroscopica lacuna. La presente pubblicazione ha inoltre il vantaggio dell'impostazione per "voci".
Argomento: Relazioni Internazionali - Recensione di Elena (02/02)
Un secolo di relazioni militari tra Italia e Svizzera: 1861 - 1961 di Alberto Rovighi, SME Ufficio Storico Rm 1987
La questione della neutralità della Svizzera non ha mancato di suscitare in Italia, e non solo, perplessità. La posizione politica elvetica, pur apprezzata, cozza contro un dato di fatto oggettivo: il confine italo-svizzero, ad appena 50 km da Milano, è infatti, almeno sul piano teorico sfavorevole, e le possibilità di violazione, anche esterna alla Svizzera, o solo di attraversamento, sono non solo legittimamente ipotizzabili ma in passato certe volte
sono state ritenute realizzabili. Ovviamente stessi timori sono stati nutriti dalla svizzera, oggi queste preoccupazioni non hanno ragion d'essere poiché è mutato lo scenario ed il territorio della confederazione Elvetica è al centro di stati non solo amici ma legati da un comune progetto politico. Pur tuttavia lo SME ha ritenuto utile colmare una lacuna. Infatti pur esistendo studi in materia per i periodi antecedenti al 1861, poi cala il silenzio, silenzio squarciato da questa pubblicazione che con precisione documentaria spesso inedita e agevole ricostruzione storica inquadra l'evoluzione della situazione politica e militare.Gli schizzi inclusi chiariscono anche al lettore più inesperto le situazioni descritte. (598 pp. + 07 carte f.t.)
Argomento: Esercito e Ambiente - Recensione di Elena (02/02)
Esercito e Ambiente a cura di Fiorenzo Mancini, Ist. Geografico De Agostini 1988
Il rapporto tra militari ed ambiente è sempre esistito dacchè esso costituisce l'habitat naturale in cui si muovono i soldati. Col tempo questo legame si è modificato; non è più necessario, come ai tempi dei Romani, modificare il territorio per adattarlo alle necessità belliche, cambia anche la tattica, un tempo era fondamentale che le truppe fossero ben visibili per incutere terrore ai nemici, ora invece il soldato "deve" scoparire nella natura, la sua salvezza dipende dalla perfetta assimilazione uomo-arma-ambiente. Anche di questo tratta il libro di grande formato (cm 27x22) e più strettamente delle aree addestrative, dei poligoni, delle servitù militari. Questi spazi, drasticamenti ridotti dalla L. 899/76, da una parte destinati ad usi più razionali ma dall'altro più intensamente sfruttati, sono di fatto divenuti aree protette, grazie anche alla collaborazione instaurata tra Esercito e Regioni. L'esercito da diverso tempo è impegnato anche nella ricerca scientifica con Il Centro Ricerche Esperienze e Studi per le Appl.ni Militari, oppure con il Centro Tecnico Militare Fisico e Biologico. Anche i moderni sistemi di simulazione per l'addestramento contribuiscono alla tutela ambientale. Il libro è scritto a più mani da militari, giornalisti, geografi, lo stesso curatore dell'opera F. Mancini è prof. ord. di Geologia applicata presso Univ. Firenze, è esaminata la natura che caratterizza l'Italia, i
rapporti Esercito/Ambiente. A completamento dell'opera alcune schede particolareggiate delle aree destinate ad uso militare ed un "atlante". Le ultime tre pagg. sono dedicate alle principali armi e mezzi dell'esercito ed all'immancabile glossarietto.
Argomento: Questione razziale - Recensione di Elena (02/02)
I militari di origine ebraica nel primo secolo di vita dello
Stato Italiano di Alberto Rovighi, SME Ufficio Storico 1999 (15,49 Euro)
L'Italia fino alla 2G.M. e all'entrata in vigore delle Leggi Razziali è stata la Nazione con il maggior numero di generali ed ammiragli di origine ebraica superando Stati come Gran Bretagna e Francia che avevano comunità ebraiche numericamente più rilevanti. Questo dimostra come le leggi razziali fossero estranee alla nostra cultura la ghettizzazione ed il razzismo nei confronti di qualsiasi comunità caratterizzata da origini diverse, in particolare quella israelita; fenomeno che invece aveva preso piede negli altri Paesi (cfr. caso Dreyfuss nella Francia di fine 800).
L'opera ricostruisce nei dettagli l'applicazione delle Leggi Razziali e le loro conseguenze spesso tragiche nell'ambito delle Forze Armate. Il volume è completato dai documenti emanati dalle autorità politiche e militari e dagli Elenchi degli Ufficiali posti in congedo assoluto in quanto di razza ebraica. (a cura di A.L. in Rivista Militare 4/01)
Argomento: Comunicazione - Recensione di Elena (01/02)
Le cartoline dei prestiti di guerra (1915/1942) di Renato Breda, SME Ufficio Storico 1992
"La necessità e l'opportunità di raccogliere i fondi necessari per l'erario, in forma metodica e sistematica, è un problema abbastanza recente, che nasce al momento in cui il conflitto non è più un fatto che riguarda solo condottieri ed eserciti ma che coinvolge l'intero Paese ed aicittadini vengono richiesteulteriori forme di contributo alla condotta della guerra. "Prestito di guerra" è il termineche li identifica" (dalla presentazione del libro a cura del Capo Uff. St.).Con le immagini e le parole le cartoline, il mezzo usato per divulgare tale prestito, portando il loro messaggio in forma massiccia, si pongono come legame fra soldati al fronte e popolazione civile.
Argomento: Armamento - Recensione di Elena (01/02)
L'armamento individuale dell'Esercito Italiano dal 1861 al 1993 Gianrodolfo Rotasso e Maurizio Ruffo, SME Ufficio Storico 1995
Il volume si articola in capitoli e relative schede molto dettagliate ed esaustive, completa il testo la nomenclatura illustrata da disegni chiari. L'opera tratteggia l'evoluzione dell'armamento individuale dell'Esercito principiando dai fucili francesi ad avancarica dell'Esercito Piemontese per giungere alle versione più aggiornate impiegate nel corso della 2 G.M. non trascurando lame e munizioni. Sono altresì considerate le fabbriche e loro sviluppo e gli stabilimenti militari. "Storia di armi equivale anche a storia dell'evoluzione industriale ed in effetti scorrendo le pagine di questo libro si può percorrere in parte il cammino effettuato dal ns. Paese nel passaggio da una economia prettamente agricola del periodo preunitario a quella industriale del XX sec." (Col.a.s. SM S. Romano - dalla Presentazione del libro).G. Rotasso è autore di numerosi testi ed ha contribuito all'allestimento di molte mostre storico - militari e musei; M. Ruffo ha scritto vari saggi pubblicati in "Studi Storico - Militari" e test.
Argomento: Motorizzazione dell'Esercito - Recensione di Elena (11/01)
Storia della motorizzazione militare italiana del Gen. Angelo Pugnani, Stab. Poligr. Roggero e Tortia - Torino
Il monumentale testo, vera e propria pietra miliare del
genere, inizia la trattazione dalle prime applicazioni dell'autolocomozione su strada a fini militari e con lucida analisi e chiara esposizione diacronica giunge al decennio 1929/39. L'opera è stata pubblicata circa 10 anni dopo la stesura. Un centinaio di pagg. sono riservate agli allegati: segnalo fra i vari dcreti e circolari, "L'aderenza delle ruote;
l'evoluzione di un'idea (i cingoli Guerrini)" a p. 437 e "Consumi medi mensili in zona di armistizio" a p. 434.
Argomento: Meccanizzazione dell'Esercito - Recensione di Elena (11/01)
Il carro armato, storia, dottrina, impiego di Anselmo Donnari, SME - Uff. Storico, Rm 1995 (25.000 Lire)
I carri armati alla prima apparizione (1916) ebbero sui fanti l'effetto "elefanti di Annibale". Questa agile opera del Colonnello dei carristi Donnari, pur nella sua essenzialità, completa ed integra la storia della motorizzazione militare di Pugnani, recensita in questo sito. L'evoluzione del carro armato è legata soprattutto a quella della motorizzazione, della meccanica e della tecnologia dei materiali. Gli ultimi ammaestramenti in materia vengono dalla Guerra del Golfo, che l'autore ha seguito, e che ha messo alla prova i carristi, l'elemento umano: il carro armato come strumento di dissuasione non potrà mai prescindere dall'intimo binomio uomo/mezzo.
Argomento: Passaggio dalla leva all'Esercito di volontari - Recensione di Elena (11/01)
Esercito e Professionisti di Ruggero Stanglini, SME 1997
La svolta segnata dal passaggio da un esercito formato da soldati di leva ad una fase mista leva/volontari, rende necessaria una introspezione per guardare meglio all'interno di un'Istituzione, l'Esercito, che muta e si evolve con il passare dei tempi e della società. Oggi l'Esercito deve essere pronto a difendere e a tutelare gli interessi ed il benessere dello Stato anche al di fuori di confini sempre più labili ed evanescenti. 20 pp. in fondo al testo (190 pp. in tutto con molte foto) è costituito da un abstract in lingua inglese. Gli autori: Stanglini, direttore del mensile "Panorama Difesa", C.M. Santoro, docente "Relazioni Internazionali" UNI MI, V. Ilari, docente "Istituzioni Militari" c/o Uni Cattolica MI, P. Gianvanni, redattore "Panorama Difesa", P. Valpolini, giornalista e fotografo gestisce un
archivio di oltre 35 mila foto originali.
Argomento: Croce Rossa Italiana - Recensione di Elena (11/01)
Storia della Croce Rossa Italiana di Antenore Frezza, con il patrocinio CRI (1955)
Si analizza l'istituzione del "Comitato Milanese dell'Ass.ne Medica Ital. per il soccorso ai malati ed ai feriti in guerra", poi, giugno 1864, CRI, con i protagonisti. Poi l'evoluzione del'istituzione, la storia le sedi gli aiuti nelle guerre di fine 800 (in Africa) e nelle 2 G.M., l'aiuto alla popolazione italiana, per terremoti epidemi e carestie. Il volume è abbastanza dettagliato per i primi 50 anni di vita della CRI, tenuto conto dell'anno di pubblicazione (1955), anche se a volte risulta un po' troppo sintetico.
Argomento: Cavalleria - Recensione di Elena (11/01)
Cavalleria di Luciano Fortunato, Edizioni Rivista Militare (20.000 Lire)
Si tratta di un opuscolo di 75 pp. di facile ed agevole consultazione sulla cavalleria, i reggimenti, le azioni belliche, anche quelle extranazionali. Molto belle le numerose foto. La parte finale è dedicata ad "Eroismo e Tradizione", rapide schede sul Museo Storico, sull'A.N.A.C. (Ass. Naz. Arma di Cavalleria), eroi e battaglie leggendarie.
Argomento: Savoia - Recensione di Mino (10/02)

Fra la Valle di Susa e la Casa Savoia si è stabilito nei secoli un legame indissolubile: poco dopo il Mille essa divenne la prima terra piemontese ad accogliere i Conti di Moriana e di Savoia, consentendo a loro di aprire un varco al di qua delle Alpi, con il controllo dell'importante valico del Moncenisio. Da questo piccolo lembo di territorio, duramente contestato dall'Impero, dalle signorie feudali e dal potere dei vescovi torinesi, i Savoia si espansero prima a Rivoli e poi a Torino, creando le premesse per cambiare la storia del Piemonte e dell'Italia. La valle conserva tuttora importanti testimonianze legate alla millenaria dinastia, dai castelli di Susa, Bruzolo, Avigliana e Rivoli, al Forte di Exilles e alla Sacra di San Michele, dai ricordi delle imprese dei duchi Carlo Emanuele I e Vittorio Amedeo II alle emozioni suscitate dalle popolari visite del Principe di Piemonte Umberto di Savoia e di Maria Josè negli anni Trenta. Questo libro permette di ritrovare queste preziose tracce del passato, affrontando con il lettore un viaggio affascinante alla scoperta dei personaggi di Casa Savoia, delle loro vicende e dei luoghi che li videro protagonisti. Copertina.
Argomento: Itinerari e ricordi garibaldini all'estero - Recensione di Carletto (05/02)
Là passò Garibaldi di Erika Garibaldi, Istituto Internazionale di Studi "Giuseppe Garibaldi"
Di Garibaldi sappiamo ormai tutto, e niente può venire che ci riveli cose nuove. Così siamo abituati a pensare, così può sembrare, di fronte alla sterminata bibliografia garibaldina, e in efetti non c'è aspetto della Sua vita che non sia stato indagato, nel bene e nel male, nel grande o nel piccolo, per non dire addirittura nel minimo. Proprio perciò il libro che appare oggi (a notevole distanza di quel "Qui sostò Garibaldi" pubblicato nel 1982 a degna celebrazione del centenario), libro che compendia l'esperienza di Garibaldi oltre i confini d'Italia, questo "La Passò Garibaldi", oltre a sorprenderci e a commuoverci, ci ricorda (se non addirittura ci dimostra) che la storia dell'Eroe è
inesauribile. Che la minuta e attenda indagine delle sue vicende può portarci, se non novità travolgenti, certo sorprese e notizie, e può indurci a ripensamenti, a rettifiche, a correzioni. Perciò questo libro va annoverato tra i testi di cui uno studioso dell'epoca garibaldina non può fare a meno.
Argomento: Vita militare del Principe Umberto II (1926-1932) - Recensione di Manu (09/01)

Uno squarcio della vita militare di Umberto II di Savoia, gli anni torinesi dal 1926 al 1932, che ci sono ritornati grazie ad un fortunoso ritrovamento di oltre 600 lastre fotografiche su di un mercatino di antiquariato. Foto uniche nel suo genere che ci riportano un'immagine diversa del "principe charmante". 79 pagine, 137 illustrazioni in bianco nero.
Argomento: Fortificazioni e Storia Militare - Recensione di Davide Bagnaschino (07/07)

Dal campo trincerato del Tenda alle opere del Vallo Alpino. Nella parte più meridionale delle Alpi Occidentali la Valle Roja occupa un posto di rilievo, possedendo la maggiore estensione e profondità del Vallo Alpino, venuto a sostituire i vecchi forti del Colle di Tenda di epoca triplicista. Nell'Alta Roja si contano infatti oltre cento opere, suddivise in cinque linee successive che sbarrano l'importante Strada Statale 20. In corrispondenza dell'asse viario la profondità della sistemazione difensiva raggiunge i trenta chilometri, calcolati dalle Gole di Paganin a Vernante. Le realizzazioni più importanti sono la Batteria Sapelli, sopra le Mesce, le opere della Bassa di Peirafica e quelle della Valle delle Meraviglie. Mentre la prima linea aveva carattere continuo, le altre posizioni fortificate erano concentrate in corrispondenza di strade e valichi. Tutta la valle è percorsa da sentieri che permettono di visitare le opere con percorsi di rara bellezza; soprattutto la Valle delle Meraviglie è molto frequentata dagli escursionisti durante la stagione estiva. Per questo motivo la pubblicazione permette due chiavi di lettura: una escursionistica, l'altra storica. Infatti, nello stesso tempo si può leggere il testo (corredato di moltissime fotografie, carte topografiche e planimetrie), seguendo lo sviluppo dei sentieri e la disposizione delle difese presenti a fianco dei vari percorsi. Il libro copre quasi interamente i sentieri della valle in quanto sono quasi ovunque cosparsi di opere militari. Il primo capitolo è dedicato alle opere di fine '800 del Colle di Tenda, i successivi ai vari capisaldi del Vallo Alpino. Ogni capitolo prevede di esplorare in uno o due giorni i sentieri della rispettiva zona, toccando tutte le opere, caserme e batterie; sono inoltre citate le diverse strade militari e manufatti di interesse presenti. Sono altresì elencate le curiosità, i combattimenti, le rilevanze turistiche e, ovviamente, storiche. Reperibile presso l'autore www.davidebagnaschino.it.
Argomento: Fortificazioni, Storia ed Escursionismo - Recensione di Davide Bagnaschino (07/07)

Storia, fortificazioni e sentieri a ridosso della frontiera tra Collardente, Cima di Marta e Monte Toraggio. Il libro parla della zona di Marta, situata sopra Colle Melosa, molto nota, nella Provincia di Imperia, per il sentiero degli alpini, per le ferrate del Pietravecchia, per i paesaggi quasi dolomitici dei monti Toraggio e Grai e per la massiccia presenza di fortificazioni soprattutto risalenti al secondo conflitto mondiale. Già alla fine del XVIII secolo, tutta la zona fu al centro di scontri successivi alla rivoluzione francese. Nell'aprile del 1794, a seguito degli attacchi francesi, tutto il crinale era stato adeguatamente fortificato dagli Austro-piemontesi. Alla fine del XIX secolo l'area vide la comparsa di numerosi ricoveri, caserme, batterie, e di baraccamenti serviti da diverse strade militari di arroccamento. Per la loro eccezionale posizione, le batterie della Marta avevano in parte assunto il carattere di opere ad azione lontana, potendo colpire direttamente obiettivi posti nel vicino territorio nemico. Il maggior impegno fortificatorio si ebbe con la realizzazione delle opere del Vallo Alpino. L'area compresa tra Cima Marta e il Monte Toraggio costituiva il Sottosettore V/B Marta e comprendeva diciotto opere. Perno della sistemazione difensiva del settore era l'esteso complesso sotterraneo allestito fra il 1931 e il 1939 nelle viscere del Balcone di Marta, che costituiva la realizzazione più grande del Vallo Alpino nelle Alpi Occidentali e una tra le maggiori dell'intero panorama italiano nel campo della fortificazione contemporanea. Il nucleo principale dell'opera era costituito dalla 605a batteria in caverna
per quattro cannoni da 75/27 mod. 06, collegata con i centri di resistenza 35 e 35 bis armati con cinque mitragliatrici. La peculiarità dell'insieme è il notevole sviluppo sotterraneo, in massima parte costituito da lunghe gallerie di comunicazione tra i vari settori dotate di ripidissime rampe di scale; l'estensione degli ambienti e dei cunicoli interamente scavati nella roccia raggiunge infatti i 1500 metri con un dislivello complessivo di circa 140 metri. Nel libro, una ricca iconografia illustra tutte le opere nelle varie parti, con vaste panoramiche dell'ambiente alpino; inoltre le planimetrie e le carte topografiche permettono di orientarsi a supporto di quanto descritto nel testo. Reperibile presso l'autore www.davidebagnaschino.it.
Argomento: Percorsi storici - Recensione di Mauro (07/03)

Ottima guida storica che prende in esame i forti realizzati dall'Austra-Ungheria e dall'Italia nel periodo precedente la prima guerra mondiale a difesa dei propri territori nell'altopiano di Asiago. Vere e proprie opere archittetoniche che erano in grado di rappresentare un temibile baluardo per chi volesse invadere sia il Trentino, sia il Veneto. Di questi forti oggi ne rimangono visitabili ben pochi, tuttavia quanto rimane è ancora in grado di dare l'idea della complessità e potenza raggiunta. La guida è divisa in due parti dove vengono analizzate le opere fortificate Italiane e della Duplice Monarchia. Per ogni opera viene riportata la storia, lo stato di conservazione ed i percorsi possibili per arrivare. Ottima guida per che è appassionato della montagna e della storia.
Argomento: Forte Montecchio - Recensione di Mino (06/02)

Finalmente, anche il Forte Lusardi di Colico (Lecco) ha un suo libro: Forte Montecchio. Baluardo tra Alto Lario e Valtellina, di Stefano Cassinelli, un giovane giornalista che da anni si batte per la conservazione e la valorizzazione di questa interessante opera fortificata di inizio Novecento, alla quale era stato assegnato il compito di difendere l'Alto Lario e lo sbocco della Valtellina da una improbabile offensiva proveniente dalla Svizzera. Interessante perché rimane tuttora l'unica batteria corazzata di tipo Rocchi perfettamente integra in ogni sua parte, con le artiglierie ancora in posizione sotto le cupole Schneider. Il testo agile e preciso, corredato da molte fotografie, attuali e d'epoca, e da disegni estremamente chiari, descrive nei minimi particolari la batteria, i suoi locali, i pozzi e le installazioni di artiglieria. Non rinuncia tuttavia ad affrontare la storia dell'opera, dalle vicende legate alla sua costruzione ai fatti legati alla fuga dell'autocolonna Mussolini nell'aprile del 1945. Copertina
Argomento: Fortificazioni ottocentesche austriache e italiane tra Trento e Verona - Recensione di Giuseppe '78 (03/02)
Guida ai Forti Austriaci ed Italiani del Monte Baldo, della Val d'Adige e di Pastrengo. di Maurizio Delibori, Centro Turistico Giovanile "Monte Baldo" (1994)
Si tratta di un altro sintetico ma ben documentato libretto sui forti edito per iniziativa di un'associazione locale per la promozione turistica del territorio compreso tra le provincie di Trento e Verona, lungo quelle che furono le linee di confine fra Impero Austriaco e Regno d'Italia fino al 1914-18. Tratta la storia e la descrizione dei molti forti costruiti, prima dagli austriaci e dopo dagli italiani, in quel territorio. Anche se le notizie contenute nel testo sono tratte da altre pubblicazioni, a cui non aggiungono nulla di nuovo, questo volume è interessante per le foto, d'epoca e attuali (molte di queste ultime a colori), e soprattutto per l'impostazione turistica, che fornisce dettagliati itinerari per raggiungere i singoli forti, e specifica se essi sono aperti al pubblico e visitabili, oppure no perché chiusi e di proprietà privata. 60 pagine, molte foto, mappe e planimetrie. Testo bilingue italiano/tedesco.
Argomento: Fortificazioni ottocentesche del gruppo di Rivoli e Ceraino nella Val d'Adigeo - Recensione di Giuseppe '78 (03/02)
Servizio Informazioni Esercito Austro-Ungarico (traduzione di Antonio Zandonati), Museo della Guerra di Rovereto Editore
Si tratta di un libretto che contiene la traduzione di una breve ma informatissima monografia pubblicata nel 1894 dal Servizio Informazioni dell'Esercito Austriaco, avente come oggetto le caratteristiche morfologiche di un territorio -la Chiusa di Rivoli-Ceraino- al confine meridionale con l'Impero, tra Veneto e Trentino, con l'analisi delle numerose fortificazioni in esso contenute che erano state costruite tra il 1849 e il 1866 dagli stessi austriaci, quando quel territorio era ancora in loro mani, e che in seguito furono riadattate dagli italiani in funzione antiaustriaca dopo l'annessione del Veneto, e delle più recenti opere costruite ex-novo dal Regno d'Italia a partire dal 1884. Una breve introduzione racconta i preliminari storici che portarono alla costruzione di quel sistema difensivo. La monografia poi comincia con la sintetica descrizione del territorio in funzione militare, della viabilità, delle ferrovie, delle risorse economico-produttive, e prosegue con l'esame delle varie opere fortificate, con le relative planimetrie disegnate. circa 50 pagine, disegni dei forti e alcune mappe.
Argomento: Le fortificazioni di Mestre e della provincia di Venezia dal 1800 ai giorni nostri - Recensione di Giuseppe '78 (02/02)
I Forti di Mestre. Storia di un campo trincerato.
di Piero Brunello, Fabio Brusò, Gianni Facca, Claudio Zanlorenzi, Cierre Edizioni (1997) (48.000 Lire)
Questo libro, patrocinato dal Comune di Venezia, racconta la storia del campo trincerato di Mestre e delle vicine strutture difensive permanenti della Laguna di Venezia, in particolare di Forte Marghera. Oltre alla rievocazione degli episodi che hanno portato alla costruzione dei forti, e alla descrizione di essi, gli autori dedicano anche spazio alle vicende umane della guarnigione militare italiana che era stanziata in quel territorio negli anni tra la seconda metà dell'800 e la Grande Guerra, valutando gli impatti economici, sociali, sanitari, urbanistici della permanenza di una così folta truppa nella piccola realtà della provincia contadina veneziana. L'opera si compone di 4 saggi separati curati dai diversi autori e di un'appendice finale costituita da un breve resoconto del servizio informativo austro-ungarico sui forti di Venezia dell'anno 1900, con varie mappe e planimetrie di forti. Il primo saggio è costituito da una rievocazione della storia generale della fortificazione permanente in Europa nella seconda metà dell'800, dei suoi principi teorici ispiratori a fronte della contemporanea escalation delle artiglierie pesanti a canna rigata prima e poi anche con l'avvento dei proiettili a polveri infumi di sempre maggiore calibro e potenza. L'autore porta avanti una sua tesi piuttosto originale, ma anche alquanto discutibile a mio avviso, e cioè che la costruzione dei campi trincerati in tutta Europa fu, da parte dei governi dell'epoca, una specie di frutto di un'ipocrita ideologia della deterrenza reciproca, destinata comunque al fallimento, e dettata soprattutto da motivi di interesse clientelistico finanziario-industriale, e conclude il suo saggio scrivendo che "le fortificazioni europe non servirono assolutamente a nulla, dal punto di vista militare". Il secondo saggio è quello che tratta propriamente del campo trincerato di Mestre, descrivendone i vari forti e il loro uso fino alla seconda guerra mondiale con varie foto e planimetrie. La terza monografia tratta della vita della guarnigione militare italiana in relazione con l'ambiente mestrino. La quarta tratta di Forte Marghera, della visita ad esso e della storia dell'opera, con in particolare la descrizione dell'assedio ad esso nel 1848-49 e le successive vicende fino ad oggi. 196 pagine, numerose foto e disegni in bianco/nero, d'epoca e moderni, planimetrie e mappe di cui alcune a colori.
Argomento: Fortificazioni Ottocentesche del Moncenisio - Recensione di Manu (01/02)

L' importante valico, già oggetto di particolari attenzioni da parte degli strateghi militari sabaudi, venne fortificato sul finire dell'ottocento, dopo il deteriorarsi dei rapporti politici italo-francesi e l'adesione da parte italiana alla Triplice Alleanza, con la costruzione dei forti Varisello, Cassa e Roncia. La loro costruzione, per la quale, ad esempio, vennero impiegati per la prima volta innovativi strumenti all'interno dei cantieri come l'uso dei frantoi, di trattrici che da Susa tramite un treno di vagoni stradali portavano lungo la strada napoleonica del Moncenisio i vari materiali da costruzione sino ai cantieri, che ricordiamo furono allestiti oltre i 2000mt. La struttura e l'armamento di queste fortificazioni ma anche il loro rapido declino che li portò nel corso di pochi decenni dalla loro ultimazione ad un rapido declassamento per obsolescenza delle strutture stesse, ancora completamente in pietra, non più in grado di resistere, in caso di attacco, alle nuove artiglierie di inizio secolo.
Argomento: Fortificazioni di Venezia del Regno d'Italia - Recensione di Jodell (09/01)
Il piano di attacco austriaco contro Venezia di AA.VV., Marsilio (20,65 Euro)
Interessante riproposizione del piano austriaco di attacco a Venezia nel 1900. Riporta tutte le vie d'accesso e le postazioni usufruibili all'epoca. Ricca miniera di dati sulle fortificazioni stesse ed ha anche una piccola guida sulle loro condizioni odierne.
Argomento: Fortificazioni e Batterie Costiere di Venezia - Recensione di Manu (09/01)
Gli Artigli del Leon di Furio Lazzarini e Carlo Alfredo Clerici, Albertelli Editore (60.000 Lire)
Vasta carrellata ricca di foto e piantine sulle forticazioni della laguna di Venezia. Disponibile presso le librerie specializzate e presso Tuttostoria.
Argomento: "Reconnaissances photographiques" del Deuxième Bureau in Val di Susa - Recensione di Manu (09/01)

Le fortificazioni della Valle di Susa tra fine ottocento ed i primi anni del novecento viste attraverso le fotografie e le relazioni effettuate dallo spionaggio francese. Una ricerca che ha fruttato immagini uniche nel suo genere che permettono di rivedere le fortificazioni in funzione. Dai forti del Moncenisio a quelli della conca di Bardonecchia, per risalire sino alla Batteria dello Chaberton, che si può vedere nelle sue diverse fasi di costruzione, seguita anno per anno dalle spie francesi. 127 pagine, 172 illustrazioni in bianco nero.
Argomento: Forte della Brunetta - Recensione di Manu (09/01)

Il Forte della Brunetta di Susa, "il mito della fortificazione sabauda", la ciclopica fortificazione dei sovrani sabaudi, qualcosa d'unico e di diverso, fuori degli schemi classici, non una fortificazione come le altre fatte con mura e baluardi di pietra, ma una massa rocciosa trasformata in bastioni, cortine e fossati, sprofondando nella rete delle gallerie da mina; tremila uomini di presidio con oltre cento pezzi d'artiglieria, un qualcosa che non si è più ripetuto nel corso della storia e che si è guadagnato un posto nella memoria per la sua pura e propria essenza. Il Forte della Brunetta ne poteva avere tutto l'orgoglio, la "perla" delle fortificazioni dei sovrani sabaudi, curata, vantata e mostrata con legittima alterigia. 186 pagine, 151 illustrazioni a colori.
Argomento: Forte di Vinadio - Recensione di Manu (09/01)
Il Forte di Vinadio. Memorie Fotografiche di Pier Giorgio Corino, Editore Melli - Borgone di Susa (To) (20.000 Lire)
Le stupende immagini del forte ancora in stato di attività, con presidio e artiglierie schierate. Un itinerario entro l'ottocentesco Forte di Vinadio visto attraverso le lastre fotografiche realizzate da un ufficiale italiano, poi trafugate dai servizi segreti francesi. Il forte si può rivedere com'era all'inizio di questo secolo, ancora in funzione nelle sue dotazioni ed armamento. Tra queste le uniche immagini fotografiche ottocentesche sinora recuperate di cannoni in installazione in casamatta. 58 pagine, 28 illustrazioni in bianco nero.
Argomento: Forte Bramafam, Bardonecchia (To) - Recensione di Manu (09/01)

Una guida storica ed analitica su Forte Bramafam, quella che è stata la più importante fortificazione di fine ottocento delle Alpi Cozie. Nella guida, con il supporto delle foto d'epoca di fine ottocento e della documentazione originale sull'opera, viene descritta l'evoluzione storica della fortificazione ed una ricostruzione dettagliata dell'intero sviluppo del complesso. 60 pagine, 80 illustrazioni, foto di fine '800 in bianco nero e colori.
Argomento: Fortificazioni della Valle di Susa - Recensione di Manu (09/01)
La Montagna Fortificata di Pier Giorgio Corino e Piero Gastaldo, Melli - Borgone di Susa (To) (75.000 Lire)
Un'accurata analisi tra ricerche d'archivio ed indagini sul territorio di quello che è stato uno dei maggiori ambiti fortificati delle Alpi: la Valle di Susa. Da queste è emerso un patrimonio architettonico di oltre 700 impianti fortificati realizzati tra l'ottocento e novecento. Una delle prime pubblicazioni del suo genere, che è stata spunto per le diverse altre che l'han seguita. La Valle di Susa è stata suddivisa su 32 itinerari, che con l'ausilio di oltre ben 850 illustrazioni tra foto e documenti originali che permettono di riscoprire un mondo dimenticato tra le vette alpine. 380 pagine, 850 illustrazioni a colori.
Argomento: Fortificazioni della Valle Stura - Recensione di Manu (09/01)

Il proseguimento del lavoro intrapreso con la Montagna fortificata, un'altra accurata analisi tra archivi ed indagini sul territorio che ha portato alla riscoperta di uno dei meglio conservati patrimoni di architettura militare delle Alpi. Dieci itinerari lungo le montagne della Valle Stura dall'ottocentesco Forte di Vinadio sino a riscoprire l'intera evoluzione delle opere del Vallo Alpino, ancora in gran parte intatte tra montagne altrettanto intatte della Valle Stura. 222 pagine, 433 illustrazioni a colori.
Argomento: Fortificazioni in caverna italiane - Recensione di Manu (09/01)
L'Opera in Caverna del Vallo Alpino di Pier Giorgio Corino, Editore Melli - Borgone di Susa (To)(25.000 Lire)
L'opera in caverna è stata la più diffusa tipologia di fortificazione esistente nell'arco alpino. Con questo studio, sulla base di una ricca documentazione tecnica, è stata ricostruita la sua evoluzione storica e tecnica, ricostruendone uno spaccato accompagnando il lettore in un'opera ideale che viene riscoperta e descritta in tutti i suoi aspetti e particolari tecnici. 91 pagine, 120 illustrazioni in bianco e nero.
Argomento: Forte di Exilles - Recensione di Mino (0/01)
Il Forte di Exilles di Mauro Minola, Susalibri (30.000 Lire)
Il più grande monumento della Valle di Susa che, conclusi i lavori di restauro intrapresi dalla Regione Piemonte, ha appena riaperto le sue porte al pubblico con realizzazioni di prim'ordine curate dal Museo Nazionale della Montagna di Torino. L'autore affronta il problema delle origini del Forte, quindi la descrizione dell'opera medievale e le vicende dei più importanti assedi subiti. Largo spazio è anche dedicato all'evoluzione in una vera e propria fortezza, tra il Seicento e il Settecento, e soprattutto dopo il 1708, quando passò in mano sabauda. Dopo lo smantellamento imposto dai Francesi nel 1798, la fortezza fu ricostruita nelle forme che ancora oggi possiamo ammirare tra il 1818 e il 1830. Nel testo vi è un ampio apparato iconografico, che alterna le belle e dettagliate fotografie di Beppe Ronco ad immagini d'epoca, cartine e rilievi.
Argomento: Fortificazioni dal Gran San bernardo al Tonale - Recensione di Mino (10/01)
Fortificazioni di montagna. Dal Gran San bernardo al Tonale di Mauro Minola e Beppe Ronco, Macchione Editore (20.000 Lire)
E' un'approfondita ricerca di carattere storico dedicata alle numerose fortificazioni delle Alpi Centrali comprese tra il Gran San Bernardo in Valle d'Aosta e l'importante catena Tonale-Giudicarie. Nel testo si troveranno anche le opere della Linea Cadorna (Valle d'Aosta, Ossola e Varese), nonché le fortificazioni della Valtellina (Forte Montecchio di Colico, Forte di Fuéntes, Forte Canali, Forte Venini). Un'opera assolutamente indispensabile per gli appassionati e i cultori della materia, ma anche un testo in forma di agevole e pratica guida che non mancherà di soddisfare le esigenze degli amanti della montagna.
Argomento: Castelli e fortificazioni in Liguria - Recensione di Mino (10/01)
Liguria. Riviera di Ponente. Castelli e fortificazioni di Mauro Minola Beppe Ronco, Macchione Editore (20.000 Lire)
Un testo dedicato ai castelli e alle fortificazioni di una delle più belle regioni italiane, terra di mare e di montagna allo stesso tempo. Per scoprire ed apprezzare i fortilizi medievali dei paesi liguri, le torri saracene, i bastioni del XVI secolo, i forti della Repubblica genovese e le più moderne fortificazioni costruite tra XIX e XX secolo a difesa di una zona dal rilevante interesse strategico-militare.
Argomento: Fortificazioni nell'arco alpino - Recensione di Mino (10/01)
Fortificazioni nell'arco alpino di Mauro Minola e Beppe Ronco,Editore Priuli e Verlucca (60.000 Lire)
Il volume tratta in generale l'evoluzione delle opere difensive tra il XVIII il XX secolo: dalla grande fortezza di sbarramento che chiudeva il passaggio della vallata alle armate nemiche, alle scarse tracce degli antichi trinceramenti eretti per difendere un colle o un passaggio di grande importanza, fino alle casematte di calcestruzzo del Vallo Alpino, le testimonianze di un passato non sempre facile tornano a riscuotere un grande interesse tra il pubblico che ama la montagna. In questo libro vengono descritte le principali tipologie in cui è possibile suddividere le fortificazioni che hanno popolato il versante italiano delle Alpi, a partire dal XVI secolo fino al passato più recente.
Argomento: Fortificazioni delle Alpi Occidentali - Recensione di Mino (10/01)
Le fortezze delle Alpi Occidentali di Mauro Minola e Dario Gariglio, Editore L'Arciere
Un'opera in due volumi di grande completezza e splendidamente illustrata, dedicata alle fortificazioni dei versanti italiano e francese dell'arco alpino nord-occidentale, dal Piccolo San Bernardo al Monginevro e dal Monginevro al litorale ligure. Un'approfondita ricerca di carattere storico, architettonico e militare e una preziosa guida per visitare le principali Piazze che videro fronteggiarsi, dal '600 alla seconda guerra mondiale, il vecchio Piemonte sabaudo, successivamente divenuto Regno d'Italia e Stato italiano, e la Francia.
Argomento: Vicende belliche nella Valle di Susa - Recensione di Mino (10/01)
Assedi e battaglie in Valle di Susa e Val Sangone di Mauro Minola, Susalibri (32.000 Lire)
Presenta una carrellata sulle principali vicende belliche che hanno coinvolto nei secoli la Valle di Susa, dalla mitica battaglia delle Chiuse tra Carlo Magno e i Longobardi di Desiderio, alle scorrerie del capitano ugonotto Lesdiguières tra il vecchio maniero di Exilles e la piccola piazzaforte di Susa, dalla celebre e sempre ricordata battaglia dell'Assietta del 19 luglio 1747 alle sorprese invernali al Moncenisio nel turbine dell'età napoleonica, per finire con il bombardamento della Batteria Chaberton, il forte più alto d'Europa, avvenuto nell'offensiva italiana contro la Francia sferrata il 21-22 giugno del 1940. Questo e altro nel piacevole e scorrevole testo curato da Minola, dove il rigore storico e i necessari riferimenti bibliografici viaggiano insieme ad una narrazione avvincente e appassionata.
Argomento: Fortificazioni austriache in muratura e in caverna nella provincia di Trento - Recensione di Giuseppe '78 (11/01)
Trento Città Fortezza di Corrado Marzi e Tiziano Borsato, Persico Edizioni (50.000 Lire)
Gli autori di questo libro hanno svolto un'originale opera di ricerca sull'imponente sistema fortificatorio austriaco che circonda la città di Trento. Oltre a descrivere brevemente i forti permanenti in muro costruiti nella seconda metà dell'800 nei paesi immediatamente a ridosso di Trento, come a Mattarello, Romagnano, ecc., il libro si sofferma soprattutto sulla parte più nascosta e meno conosciuta di tale sistema: le numerosissime opere in caverna e sotterranee, batterie, depositi, camminamenti, ecc., costruite soprattutto nel 1914-15 durante i mesi della neutralità italiana. Il libro è accompagnato da moltissime foto e vari disegni e mappe: peccato solo che non tutte le foto siano a colori. 361 pagine. Reperibile con Tuttostoria.
Argomento: Fortificazioni austriache presso Laveno sul Lago Maggiore - Recensione di Giuseppe '78 (11/01)
Blockhaus (Fortificazioni Austriache sul Lago Maggiore) di Giorgia Ceresa, Macchione Editore (20.000 Lire)
L'autrice di questa ottimo libro ha dedicato il suo lavoro di ricerca a illustrare il sistema difensivo antipiemontese di forti e impianti militari costruito dagli austriaci tra il 1849 e il '59 in Lombardia sui 2 bracci del Lago Maggiore tra i paesi di Laveno e Cerro. Oltre a descrivere le varie opere, vengono descritte le vicende militari dell'attacco contro di esse da parte dei garibaldini nella guerra del 1859, e si descrivono anche le sorti di queste fortificazioni fino ai giorni nostri. Il livello di approfondimento è buono, e molto valida è soprattutto la serie numerosa di foto, finalmente tutte a colori quando si tratta di foto contemporanee. Presenti anche varie mappe originali austriache dei forti. 110 pagine.
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