It.Cultura.Storia.Militare On-Line
Argomento: Bombardieri "a tuffo" - Recensione di Marco S. (02/10)

Secondo il Ministero dell'Aria Britannico, il "bombardiere in picchiata" era quel bombardiere progettato per attaccare con angolo di picchiata non inferiore ai 60° rispetto all'orizzonte. Come è noto, in queste condizioni, si incrementa notevolmente la precisione dell'attacco, specie nei confronti di bersagli ridotti o in movimento ma, in assenza di idonee tecniche, insorge anche il problema di controllare la velocità e l'assetto della picchiata. Attorno a questi due punti si confrontano sia le potenzialità, sia le difficoltà, che hanno influenzato l'evoluzione di questo tipo di velivolo, che sono l'oggetto di questo libro. Copertina
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Argomento: Seconda guerra mondiale - Recensione di Alberto Rosselli (04/07)

Il Secondo Conflitto Mondiale è stato indagato a fondo da molti valenti autori, anche se non pochi aspetti politici, diplomatici e militari di questa epocale e cruciale contesa del Novecento abbisognano ancora di un'ulteriore e ben più approfondita analisi, e non di rado di una radicale "revisione" positiva, cioè di una nuova, non ideologica e quindi più corretta interpretazione dei fatti, conseguibile attraverso l'analisi dei moltissimi documenti che in questi ultimi anni sono emersi dagli archivi dei ministeri della Difesa e degli Esteri delle potenze che parteciparono alla guerra. L'intento di questo breve testo non è certo quello di "riscrivere" una porzione così ponderosa della storia bellica, ma più semplicemente quello di proporre a studiosi e ad appassionati di vicende militari alcuni episodi (fatti d'arme, missioni particolari, operazioni segrete e avventure di singoli personaggi) che videro protagonisti, con maggiore o minore fortuna, unità e uomini appartenenti alle forze aeree, navali e terrestri dell'Asse e alleate. Gli episodi contenuti e descritti in questo libro si rifanno a memorie, documenti e resoconti ufficiali e pubblicazioni specialistiche e articoli redatti all'epoca dei fatti o successivamente. Copertina
Argomento: Seconda guerra mondiale - Recensione di Emanuele Cattarossi (07/02)

Non è facile provare a dare ordine e chiarezza agli avvenimenti della Seconda Guerra Mondiale. Basil Liddel Hart, a detta di molti il "Clausewitz" dei tempi moderni, raccolse a suo tempo la sfida raccontando l'ultimo conflitto mondiale. Ne esce così un opera particolareggiata, un testo irrinunciabile per chi studia questo particolare momento storico. Lo fa a modo suo: uscita negli anni '70, "Storia militare della Seconda Guerra Mondiale" è un esposizione chiara e documentata dei fatti, particolarmente estesa (più di mille pagine nell'edizione italiana edita da Mondadori) e con un accento puntato particolarmente sull'aspetto militare del conflitto. In pratica niente sfugge alla lettura che Liddel Hart dà del conflitto. Attraverso un'analisi attenta vengono mostrate le scelte strategiche e tattiche degli opposti avversari; posti a confronto gli eserciti e le rispettive industrie; viene dato un giudizio sugli armamenti sviluppati e sulle loro modalità d'impiego. Il tutto partendo dai preludi alla guerra, scorrendo man mano dapprima i periodi delle fulminanti vittorie dell'Asse ('39-'41), poi la svolta nel 1942, fino alla definitiva affermazione degli alleati ('43-'45).
Seconda recensione by Chetti6 (04/04)
Terza recensione by Federico Colombo (09/05)
Seconda recensione by Chetti6 (04/04)
Terza recensione by Federico Colombo (09/05)
Argomento: Seconda guerra mondiale - Recensione di Federico Colombo (09/04)
La storia della seconda guerra mondiale a cura di Liddell Hart, Rizzoli Purnuell (1967)
Opera decisamente immane, questo libro si presenta subito come una enciclopedia della guerra. Con un piccola introduzione per spiegare la guerra, ma soprattutto il regime nazista che l'aveva provocata, si arricchisce un quadro completo degli eventi bellici. Il curatore della edizione inglese è Sir Liddell Hart, un nome quindi conosciuto e apprezzato, che come un maestro d'orchestra riesce a dirigere la musica di centinaia di collaboratori, tra cui si annoverano scrittori, esimi storici e soprattutto generali e militari, tra cui molti nomi di spicco come Zhukov. Le grandi ideologie, la politica ecc lasciano spazio completo alle pagine prettamente militari costruendo un capolavoro per gli appassionati. Ogni evento bellico viene raccontato, a volte dallo stesso generale che guidò le truppe, con una precisione sistematica, quasi ossessiva, e da entrambe le parti così da costituire un insieme completo e dettagliato. Ogni evento poi ha il giusto peso sull'insieme dell'opera, così che nessun evento assume importanza maggiore degli altri se non per meriti prettamente militari. Purtroppo spesso dobbiamo assistere a modificazioni in sede storiografica degli eventi bellici, modificazioni certo necessarie ma che spesso deludono studiosi ed appassionati di storia militare. Rispetto a questo fenomeno questi sei volumi sono decisamente un'eccezione. Credo che non siano necessari corollari o precisazioni, visto che essi offrono di per sé qualsiasi informazione possa tornare utile per farsi un'idea della guerra e della sua conduzione. Essenziali poi alcuni approfondimenti come per esempio quello sulla blitzkrieg che aiutano a comprendere non solo gli eventi ma anche strategie. Inoltre vi sono poi schede tecniche su navi, aerei, carri che ci presentano con grafiche di facilissima decifrazione il quadro completo delle forze in campo. Aggiungiamo poi che l'apparato delle immagini è ricchissimo, grazie soprattutto all'archivio rizzoli, vastissimo, regalandoci foto a colori che hanno il dono di calarci quasi nella realtà dei combattimenti. Unico tarlo è la sua difficile reperibilità, dato che si tratta di una edizione del lontano 1967, soprattutto è difficile trovarlo a prezzi accessibili a chiunque: sono comunque soldi spesi benissimo per un'opera che decisamente potrebbe entrare nella storia.
Argomento: Seconda guerra mondiale - Recensione di Emanuele Cattarossi (05/04)

Questo testo si presenta come una raccolta di saggi di storia militare del prof. Lucio Ceva. Detti saggi si muovono in genere sulla linea dell'intreccio italiano tra storia militare del secondo conflitto mondiale e connessioni tra politica e industria bellica. Questi sono i temi trattati: grande industria e forze armate in Italia fra le due guerre mondiali; riflessioni sulla campagna in africa settentrionale 1940-1943; Italia e Grecia 1940-41. Una guerra a parte; La campagna di Russia nel quadro strategico della guerra fascista; La neutralità della Spagna e della Turchia nel panorama della seconda guerra mondiale; Aspetti militari della Resistenza (1943-1945); I Cavalli di Hitler (aspetti poco conosciuti dell'Esercito Tedesco); Le prime riflessioni sulla guerra: interpretazioni, testimonianze, apologie (1945-1946). Interessante la bibliografia riguardante i contributi dell'autore. Questo testo visti gli argomenti trattati merita senz'altro di essere tenuto in grande considerazione. Copertina
Argomento: La sconfitta tedesca vista attraverso gli occhi dei generali - Recensione di Emanuele Liani (01/04)

Un avvenimento assume sempre aspetti diversi a seconda della prospettiva dalla quale lo si guarda o lo si vive. E un avvenimento importante come la seconda guerra mondiale, che ha segnato una tappa importante, fondamentale nel corso della storia del novecento, può essere analizzata sicuramente sotto molteplici punti di vista, da diverse e varie angolazioni. L'opera di Liddell Hart si propone di analizzare la storia della sconfitta tedesca gettando uno sguardo dall'altra parte della collina, analizzando cioè i fatti attraverso gli occhi dei generali tedeschi, che quei fatti hanno vissuto in prima persona, protagonisti di una storia spesso diretta da altri. Attraverso le testimonianze e le analisi di militari del calibro di von Manstein, Warlimont, von Rundstedt, Guderian ed altri, l'autore ricostruisce passo passo gli avvenimenti che portarono al tracollo tedesco, analizzandone le cause secondo le opinioni dei generali tedeschi, intervistati da Liddell Hart in seguito alla fine del conflitto. I fatti assumono così un sapore nuovo; l'invasione della Francia, la campagna d'Africa, la battaglia d'Inghilterra, l'operazione Barbarossa, prendono nuova forma attraverso le parole di quegli uomini che furono protagonisti di quelle vicende che determinarono il corso del conflitto, uomini che ci illustrano con le loro testimonianze il rovescio della medaglia, gettando una luce su ciò che avveniva dall'altro lato della collina. La narrazione dell'autore, sempre chiara e lineare, mai pesante o noiosa, prosegue fino allo sbarco in Normandia ed alla battaglia di Berlino, che rivivono attraverso gli occhi degli sconfitti, che ci illustrano i loro perché, spiegandoci il loro punto di vista su tali avvenimenti che cambiarono il corso della storia. "Storia di una sconfitta" è sicuramente un libro interessante, che non può certo mancare nella biblioteca di ogni culture della storia della seconda guerra mondiale: offre un'analisi accurata degli avvenimenti e delle cause che secondo i generali tedeschi furono alla base della sconfitta tedesca, puntando i riflettori su quelli che furono gli errori commessi da una parte e dall'altra, con particolare attenzione sulle diverse strategie ed armi usate sui fronti di guerra. Definito come "il capitano che insegna ai generali", Liddell Hart è stato un grande studioso ed esperto di tattica e strategia militare, autore di numerosi scritti sull'argomento e studi sull'impiego delle armi moderne e sulla loro importanza sul campo di battaglia, studi spesso all'avanguardia. Fu tra coloro che intravidero le potenzialità del carro armato quando i tradizionalisti erano ancora ancorati alla cavalleria ed alle sue vecchie concezioni. Di lui ricordiamo altri scritti come la "Storia militare della seconda geurra mondiale".
Seconda recensione by Emanuele Cattarossi (07/02)
Terza recensione by Chetti6 (04/04)
Seconda recensione by Emanuele Cattarossi (07/02)
Terza recensione by Chetti6 (04/04)
Argomento: Seconda guerra mondiale - Recensione di Luca (07/03)

Il testo intende proporsi come sintesi della seconda guerra mondiale. Purtroppo l'ambizioso progetto naufraga in poche pagine: dopo una breve introduzione, Taylor trasforma il suo libro in un palcoscenico popolato da una moltitudine di generali, armate, divisioni, battaglie e campagne. Il lettore alle prime armi non può che finire disorientato dalla frenetica scansione di nomi ed eventi, mentre i più esperti difficilmente si interesseranno ad un riassunto impreciso e superficiale. Manca qualsiasi approfondimento: la strategia, gli aspetti politici, economici e diplomatici sono sistematicamente ignorati. Le poche righe dedicate a questi argomenti aumentano la confusione e aprono più interrogativi di quanti vorrebbero chiuderne. In compenso il libro trabocca di citazioni e virgolettati di cui però, secondo una scelta a dir poco discutibile, si omette sistematicamente la fonte. Al lettore non viene fornito alcuno strumento per approfondire i singoli temi: l'assenza totale di note e bibliografia costituisce un peccato mortale per un libro che si pretenderebbe "introduttivo". Degna di nota la scomparsa pressoché totale dei soldati italiani dal conflitto. La parte più cospicua, comunque di poche righe, dedicata al nostro Paese racconta l'arresto e la fucilazione di Mussolini, soffermandosi, con una netta caduta di stile, su particolari (insignificanti per uno storico) relativi all'amante del Duce. Per il resto, l'Italia praticamente scompare dal conflitto. Per concludere, una citazione dal testo: "Alla sua [dell'Armata Rossa] testa venivano i reparti d'elite, spesso onorati con il nome di divisioni delle Guardie: carri armati, artiglieria, razzi, uomini dotati di professionalità e tecnica elevate. [...] seguiva come un'orda barbarica l'inesauribile massa della fanteria: soldati male addestrati e che vivevano con le risorse reperibili sul posto. [...] Questi soldati massacravano la fanteria tedesca, saccheggiavano le città e i villaggi attraverso cui passavano, violentavano le donne. [...] Dopo la fanteria veniva un altro corpo d'elite: la polizia militare che ristabiliva l'ordine, fucilava sul posto i più riottosi e spingeva avanti la fanteria per un altro attacco." Credo che questa descrizione, francamente surreale, rappresenti una testimonianza sufficiente della superficialità di questa opera. In definitiva, sconsiglio vivamente il libro. Esistono molti altri testi, ugualmente accessibili, che offrono un panorama più completo e corretto degli eventi.
Argomento: Seconda guerra mondiale - Recensione di Emanuele Cattarossi (11/02)

Attraverso questo libro, l'autore offre un differente approccio al tema dell'ultimo conflitto mondiale. Il testo si articolo infatti su diverse sezioni le quali fanno riferimento alle figure il cui pensiero strategico dominò alcuni delineati periodi del conflitto. Queste figure sono Hitler, Tojo, Churchill, Stalin e Roosvelt. Se ne ricava un'analisi chiara ed esauriente degli avvenimenti. Vengono presentate le strategie assunte, le tattiche impiegate, gli eserciti che si contrapposero e le armi in dotazione agli schieramenti. Non vengono poi tralasciati altri temi di carattere generale quali: la produzione bellica, l'organizzazione logistica, la gestione dei territori occupati, la guerra di spie e l'incidenza delle Resistenze nazionali sul conflitto. Dalla lettura del testo si noterà poi come l'autore, oltre a dare la giusta attenzione per gli aspetti militari del conflitto ponga l'accento, mostrando in questo grande sensibilità, sui risvolti umani e psicologici degli uomini che caratterizzarono l'ultimo conflitto. Sommando documentazione e ricchezza di particolari contenuti in "La Seconda Guerra Mondiale" alla grande competenza dell'autore in materia militare questo testo risulta essere un ottimo scelta per gli appassionati del settore.
Argomento: Collaborazionismo e regimi filo-nazisti in Europa - Recensione di Giuseppe Stilo (10/02)

Titolo originale del libro di Durand è "Le novelle ordre europeen
nazi. La collaboration dans l'Europe allemande (1938-1945)", Paris, Editions Complexe, 1990. L'Autore insegna Storia contemporanea all'Università di Orléans. Il libro è un lavoro scientifico di alto livello, che ad avviso del recensore fornisce un quadro di riferimento storico completo e preciso, utilissimo per spiegare i
differenti quadri politici e ideologici nei quali prese forma il sostegno anche militare fornito alla Germania da tanti regimi (e movimenti politici) europei diversi da quello fascista italiano. Ottimo.
Argomento: Seconda guerra mondiale - Recensione di Marco Marianetti (10/02)

Rispondere alla domanda: perché una coalizione o un paese hanno vinto una guerra può essere molto semplice, ma andare alle radici stesse dei risultati ottenuti sul campo di battaglia non è sempre facile, ma è necessario per comprendere e sbrogliare la matassa dei quesiti che un conflitto pone. Richard Overy, importante storico del secondo conflitto mondiale, affronta proprio questo complesso tema e tenta di dare un'esauriente spiegazione all'evento partendo sicuramente dai campi di battaglia, ma trascendendo l'aspetto prettamente bellico per arrivare all'analisi della cosidetta questione morale e delle capacità economico-strategiche dei contendenti. Le ragioni della disfatta tedesca vanno ricercate sia nei teatri dove la Germania perse il primato tra il 1942 e il 1943: fronte orientale, Atlantico e campagna aerea, sia più a monte; in sostanza ciò che fece pendere la bilancia a favore degli Alleati, fu la capacità di convertire in blocco l'economia di pace in economia di guerra, la maggior tensione morale che gettò nei campi di battaglia e, senza dubbio, una coalizione più solida, pur tra tensioni e divergenze anche profonde, rispetto all'Asse. In sostanza un sistema economico possente, un'alleanza forte sorretta da una tenace mobilitazione morale, ecco le chiavi per Overy che consentirono agli Alleati di vincere. Un libro senza dubbio interessante, che interesserà soprattutto chi già ben conosce la Seconda Guerra Mondiale.
Argomento: Errori Militari nella II GM - Recensione di Emanuele Cattarossi (08/02)

"Non esistono guerre o combattimenti senza errori". Partendo da questa considerazione introduttiva, Macksey si lancia in quello che si può definire un "terreno minato". Prende infatti in considerazione tutti gli errori che a suo giudizio hanno influenzato il corso dell'ultimo conflitto nei suoi singoli combattimenti. Ritroviamo le già note considerazioni sull'arretratezza tecnica di molti Stati maggiori europei riguardo alle nuove tecniche di combattimento (carri armati in primis), ma anche le decisioni fatali prese dai tedeschi a Dunkerque. Abbiamo un rivisitazione dei combattimenti in Africa Settentrionale, con tutte le cantonate prese sia in campo britannico che in quello italo-tedesco. Si parla delle errate valutazioni, strategiche e tattiche, dei tedeschi nell'invadere l'Unione Sovietica. Interessanti sono i capitoli dedicati alla guerra nel pacifico: un particolare attenzione è dedicata alla battaglia delle Midway e a quella del Golfo di Leyte. Altri capitoli ci riportano ad avvenimenti non meno studiati ma forse non troppo conosciuti: la guerra nei mari dell'atlantico e i bombardamenti aerei degli alleati su Germania e Giappone. In pratica un libro dedicato agli errori "militari" dell'ultimo conflitto militare. Errori a volte commessi a causa della troppa sete di gloria dei comandanti. Due casi su tutti: Montgomery con l'operazione Market-Garden e l'amm. Halsey nel mar di Leyte. Errori tuttavia molto spesso compiuti per via dell'eccessiva influenza dei capi politici che spesso imponevano il proprio modo di
vedere ai comandanti sul campo portandoli il più delle volte a sicure disfatte. Il rapporto di Hitler coi suoi generali ne è la prova più lampante ma non va come le decisioni di Stalin nel '41 portarono l'Armata Rossa alla disfatta e le armate tedesche a un passo da Mosca, o come l'eccessiva invadenza di Churchill impedisse ai suoi comandanti in Africa di affrontare Rommel con la dovuta preparazione.
Argomento: Seconda guerra mondiale - Recensione di Emanuele Cattarossi (08/02)
La Seconda Guerra Mondiale di Raymond Carter, Mondadori - Oscar Storia
A trenta anni dalla fine del conflitto un "grande" del giornalismo internazionale, Raymond Cartier, pubblica questa opera sulla Seconda Guerra Mondiale. Avvalendosi dell'enorme documentazione di diversi paesi ne ricava una sintesi storica ritenuta ancora oggi fondamentale. Di facile lettura nonostante l'argomento trattato e la notevole estensione dell'opera (2 volumi e più di 1300 pagine nell'edizione Mondadori), Raymond Carter riesce nell'intento di presentare tutta la tragicità dell'ultimo conflitto mondiale. Di questa tragedia mondiale Carter punta soprattutto l'attenzione sull'aspetto europeo del conflitto. Infatti, pur non tralasciando gli altri teatri di guerra, Carter definisce questa guerra come un conflitto essenzialmente europeo. Leggendo il suo libro non si può proprio dargli torto.
Argomento: Italia nella II GM - Recensione di Elena (02/02)
L'italia nella relazione Ufficiale sovietica sulla seconda guerra mondiale SME Uff. St. 1978 (Rm, 453 pp.)
Il testo è necessaria sintesi della monumentale opera "Storia della Grande Guerra Patriottica dell'Unione Sovietica 1941 - 1945" pubblicata a Mosca nel 1963 (alcune curiosità: 250 redattori tra ufficiali, uomini politici e tecnici militari; 6 volumi; 4.000 pagg.; 2 milioni di parole). Tratta in particolare (anzi per molti brani ne è traduzione testuale) gli eventi che hanno coinvolto l'Italia, o in prima persona, o anche di riflesso. Segnalo: "l'intervento dell'Italia contro la Grecia" a p. 78; "l'appoggio occidentale alla Germania nazista" p. 31; "valutazioni sovietiche sullo sbarco in Normandia" p. 242. Completano l'interessante libro, l'indice completo degli argomenti trattati nell'opera sovietica, una ricca bibliografia e otto cartine. Un avvertimento: l'opera sicuramente meritoria dei Russi è figlia dell'URSS (edita nel 1963) ed è perciò infarcita di quel genere di ideologie, di ciò va tenuto conto nella lettura.
Argomento: II GM generale - Recensione di Bondir (01/02)
La seconda guerra mondiale vista dai Tedeschi di James Lucas, Melita Editore
In questo libro viene raccontata la II guerra mondiale secondo l'ottica del popolo e della dirigenza tedeschi. Il perché dei loro comportamenti e delle loro motivazioni sia politiche che economiche. Cosa pensava il popolo dei propri leader e dei paesi stranieri? Quali erano le loro speranze e desideri? Grande risalto è dato anche alle scelte effettuate in alcune grandi operazioni militari e del perché del loro fallimento. L'invasione della Gran Bretagna, l'area balcanica, l'attacco all'Unione Sovietica, la battaglia delle Ardenne e le ultime sttimane di guerra. Come sono state pianificate e cosa ne pensavano le gerarchie militari e politiche? Un ottimo libro che risponde a domande spesso fatte solo con l'ottica del vincitore.
Argomento: L'Italia fascista nei National Archives di Washington - Recensione di Manu (10/02)
Dalle Carte Segrete del Duce di Erika Garibaldi, Marco Tropea Editore
L'autore ripercorre gli intrighi e le tappe più importanti nella vita della regime attraverso gli archivi del Duce catturati dall'esercito americano durante la campagna d'Italia. Molto interessante la parte sul carteggio Mussolini-Churchill.
Argomento: Rapporti tra Italia e Francia di Vichy - Recensione di Elena (10/01)
Mussolini e Pétain - Storia dei rapporti tra l'Italia e la Francia di Vichy di Roman H. Rainero, editore Uff. St. SME 2 tomi (tomo 1 Lire 50.000, 477 pp. ; tomo 2 documenti, pp.396 Lire 25.000)
Rainero è specialista del conflitto 1939/45 e docente di storia Contemporanea presso l'università di Milano. Il testo, che contiene 11 carte e grafici f.t. ed un'appendice fotografica, tratta dei rapporti con la Francia di Vichy dopo l'armistizio di Villa Incisa, gestiti in via esclusiva dalla CIAF (Commissione Italiana di armistizio con la Francia). I documenti provengo dall'Uff. Storico dello Stato Magg.re dell'Es. per l'Italia, e dal Service Historique de l'Armée de Terre del Castello di Vincennes (DFCIA - SHAT).
Argomento: Truppe aviotrasportate - Recensione di "Caposkaw" (09/04)

Questo libro fa luce su una parte dimenticata e poco approfondita della guerra moderna. Il testo, scritto da un appassionato di storia militare e aeronautica, nonché paracadutista sportivo, prende in esame le operazioni militari effettuate mediante alianti nella seconda guerra mondiale. In pratica l'autore enumera una per una le missioni effettuate dai belligeranti, comprese quelle poco note come ad esempio il rifornimento della Crimea effettuato dai tedeschi nel 1944, o la trasvolata atlantica dal Canada all'Inghilterra degli Inglesi nel 1943 e molte altre. Con foto d'epoca, scarne ma efficaci, e interessanti schede tecniche dei mezzi, anche di quelli poco conosciuti come gli alianti sovietici o addirittura di quelli assolutamente inediti come quelli giapponesi.
Argomento: Forze aviotrasportate - Recensione di Emanuele Cattarossi (07/03)

Questo libro costituisce un compendio di tutte le operazioni aviotrasportate lanciate nel corso della seconda guerra mondiale. Tra le pagine il lettore troverà, oltre a operazioni famosissime quali Eben-Emael, Creta, i lanci in Normandia e Market-Garden, anche altre operazioni forse meno note ma comunque di sicuro effetto. Inoltre per ogni nazioni vengono riportati i reparti paracadutisti e aviotrasportati costituiti durante la guerra, i loro comandi, le operazioni a cui presero parte e i loro armamenti. Un testo interessante, scritto dall'autore in maniera semplice e con dovizia di particolari. Merita sicuramente un occhio di riguardo.
Argomento: Dottrina forze corazzate - Recensione di Giuseppe Finizio (02/04)

La tempesta d'acciaio di juengeriana memoria che ebbe il suo compimento durante la seconda guerra mondiale sotto forma delle più grandi battaglie di corazzati della storia costituì il frutto maturo di una gestazione ventennale che ebbe il suo incipit in Gran Bretagna nel 1919 (i 20.000 carri armati vagheggiati da Fuller) e si sviluppò in Germania (blitzkrieg) e in URSS (battaglia in profondità) in modo speculare. L'autrice di questo fondamentale studio, utilizzando gli archivi tedeschi e britannici, ma soprattutto quelli russi, di recente parzialmente svelati, traccia la storia dello sviluppo delle dottrine di impiego del carro armato in Germania ed URSS, dei fattori che ne hanno favorito l'affermazione e di come la collaborazione tra i due paesi abbia contribuito a renderle così simili tra loro. L'autrice sottolinea come furono essenzialmente quattro i fattori che determinarono questo sviluppo parallelo. Innanzitutto, sgombrando il campo da dubbi instillati negli studiosi da alcune recenti calunniose biografie di Fuller e Liddell-Hart, i teorici della Reichswehr e dell'Armata Rossa fecero proprie molte idee nate in Gran Bretagna durante la prima guerra mondiale. Secondariamente, la rilettura delle operazioni condotte nel primo conflitto mondiale condusse entrambi gli stati maggiori a conclusioni analoghe sull'influenza dei mutamenti tecnologici sulla natura delle guerre future. Sia l'esercito tedesco che quello russo possedevano una dottrina basata sull'offensiva a cui necessitava grande mobilità. La fanteria era considerata ancora "la regina del campo di battaglia", ma numerose e autorevoli erano le voci che si levavano a sostenere le innovazioni apparse all'orizzonte. Infine, c'è da ricordare che gli innovatori (Volckeim, Bockelberg, Beck, Guderian in Germania, Triandafillov, Egorov, Tukhachevskii e Zukov in URSS) trovarono l'appoggio degli stati maggiori e del potere politico per portare avanti le loro idee. Qui si fermano le somiglianze ed iniziano le differenze.Le restrizioni di Versailles, i rapporti con gli altri paesi europei, lo sviluppo industriale sovietico a partire dal 1930 e le purghe che ne decapitarono i vertici costituirono potenti derive. Ma vanno considerati anche i fattori culturali. Fin dagli ultimi anni della prima guerra mondiale i tedeschi furono sostenitori della delega di comando nelle operazioni belliche (Auftragstaktik), mentre i sovietici furono sempre convinti assertori di una conduzione centralizzata delle operazioni in profondità. Ciò conduce Mrs Habeck ad individuare tre periodi nello sviluppo della dottrina di impiego dei corazzati in Germania e in URSS. Il primo che va dal 1918 al 1926 fu caratterizzato da una scarsa fiducia nelle potenzialità del carro armato e dalla certezza che comunque "le eterne regole della guerra" sarebbero rimaste immutate. Una seria riconsiderazione di queste teorie conservatrici si ebbe solo nel periodo 1926-1934 in cui lo stimolo rappresentato dall'apparizione dei nuovi carri armati Vickers ,dalla collaborazione dei due paesi e dalla forte spinta all'industrializzazione voluta da Stalin trovò il suo catalizzatore nel pensiero di alcuni innovatori che videro nel carro armato il grimaldello atto a scardinare lo stallo verificatosi sul fronte occidentale nella prima guerra mondiale. Nel periodo 1934-1939 Hitler e Stalin, scavalcando ogni resistenza dell'establishment militare, sempre tendenzialmente conservatore, appoggiarono senza riserve questi innovatori. La guerra di Spagna e la campagna finlandese non ebbero invece alcuna influenza su questo sviluppo, in quanto gli osservatori sul campo ne diedero letture talmente controverse da causarne l'accantonamento.Allo scoppio della seconda guerra mondiale nel settembre del 1939, i tedeschi non avevano ancora compreso tuttavia come realizzare autentiche operazioni combinate e la loro logistica era ancora deficitaria, basata com'era ancora sui veicoli a traino animale (vulgo: carri trainati da cavalli, come nella Grand Armée di Napoleone!). Di converso le purghe staliniane del 1937-1938,eliminando i migliori comandanti militari,avevano condotto ai vertici ufficiali privi di esperienza che alla prova del fuoco non seppero utilizzare le tattiche concepite dai loro predecessori conducendo l'URSS sull'orlo del baratro nell'estate del 1941.La lezione più importante che si trae da questa vicenda storica - conclude Habeck - è che nessuna teoria poteva preparare adeguatamente un esercito ai mutamenti radicali che l'impiego del carro armato avrebbe introdotto nell'economia delle operazioni belliche. Un libro fondamentale che affronta con chiarezza esemplare uno dei nodi centrali dello sviluppo della dottrina militare tra le due guerre. Copertina
Argomento: Cockpits - Recensione di Giuseppe Finizio (02/04)

Una bella storia di uomini e macchine in guerra nella cornice dell'affascinante avventura del volo,centinaia di fotografie a colori delle cabine di pilotaggio dei maggiori velivoli da combattimento di USA (17), URSS (1), Gran Bretagna (9), Germania (6) e Giappone (4) durante la seconda guerra mondiale accompagnate da una meticolosa descrizione di tutta la strumentazione presente sul cruscotto : ecco,in sintesi,l a descrizione di questo volume di recente ristampato dalla Boston Mills Press. Per ogni velivolo è presente anche una breve descrizione tecnico/storica e un'intervista con le sensazioni di chi su quel velivolo ha passato numerose ore di volo. Particolarmente interessante la sezione dedicata ai velivoli del Sol Levante che comprende oltre al "classico" Zero, il Kawasaki Ki-100, il Kawanishi Shiden-Kai e il ricognitore Ki-46 Dinah. L'imponente apparato iconografico, proveniente dai musei e dalle maggiori collezioni private di Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada, consente all'appassionato e al modellista di sentirsi davvero ai comandi dell'aereo, in modo molto più realistico e coinvolgente di molti giochi di simulazione proposti dall'industria informatica. Tra i velivoli tedeschi (ME-109, FW-190, JU-87, ME-410, ME-163 e ME-262) merita una menzione il cockpit del ME-163 conservato presso il National Aviation Museum di Ottawa e il commento del cap. Rudolf Opitz della Luftwaffe che su questa macchina altamente innovativa volò nel giugno del 1943. Da parte alleata sono presenti tutti i maggiori velivoli da caccia e da bombardamento, compresi i meno noti Gloster Gladiator, Fairey Swordfish (di triste memoria per noi italiani), Seversky P-35 e P-59 Airacomet. La bellezza delle immagini e il rigore della parte storica fanno di questo volume dalla ricca veste editoriale un "must" per modellisti e storici dell'aviazione che certamente si saranno chiesti cosa provassero i piloti della seconda guerra mondiale nelle loro anguste cabine rumorose dietro a motori con migliaia di cavalli. Copertina
Argomento: Storia del Radar - Recensione di Giuseppe Finizio (04/03)

L'idea di realizzare sistemi in grado di rilevare oggetti tramite le onde radio fu chiara agli scienziati già agli albori del '900. Ci vollero però quarant'anni per passare dagli studi di Hertz sulle onde elettromagnetiche alle prime applicazioni pratiche in campo militare che risalgono all'inizio della seconda guerra mondiale. Nell'estate del 1940 venne combattuta la prima battaglia "elettronica" della storia tra la Luftwaffe e la RAF per la conquista della supremazia aerea, condizione essenziale all'attuazione del previsto sbarco tedesco sulle coste britanniche (Operazione Seelowe). La rete radar inglese (CH - Chain Home), concepita e realizzata con meravigliosa preveggenza dal Maresciallo dell'Aria Hugh Dowding fin dal 1935, costituì un fattore decisivo nella vittoria della RAF che allontanò definitivamente lo spettro dell'invasione tedesca. Nei primi due capitoli del suo libro Louis Brown, membro emerito del dipartimento per lo studio del magnetismo terrestre presso la Carnegie Institution di Washington, ci illustra l'approccio scientifico, tecnologico e politico agli studi su questa tecnologia innovativa in Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, ma anche, con minore rilievo, in Giappone, URSS, Francia, Olanda e Italia (a cui purtroppo sono dedicate solo poche righe a pag. 91). La tesi dell'autore è semplice e cogente: solo dove esisteva una perfetta integrazione tra scienza e politica (Gran Bretagna) si riuscì a creare per tempo una rete radar efficiente per la difesa del territorio nazionale dalle incursioni aeree. Nel 1939 i prototipi tedeschi e americani erano qualitativamente superiori a quelli inglesi, ma questi erano già operativi in gran numero e costituivano un sistema assai bene strutturato e affidabile. Il sostegno del potere politico (esemplare a questo proposito il rapporto tra il massimo scienziato inglese Robert Watson Watt e il premier Churchill) resta infatti un fattore fondamentale nella trasformazione di un'intuizione scientifica in un sistema d'arma efficace.Questo elemento essenziale mancò completamente in Italia dove le realizzazioni proposte da un ufficiale del genio navale, il Prof. Ugo Tiberio, nella seconda metà degli anni trenta vennero costantemente osteggiate dai vertici della Regia Marina che ragionavano ancora secondo schemi tattici risalenti alla grande guerra per cui "di notte non si combatte", e che comunque erano convinti che "se i tedeschi ce l'avessero (il radar) ce lo direbbero". I tedeschi, sempre diffidenti nei nostri confronti, non ce lo dissero e nel marzo del 1941 a Capo Matapan la nostra flotta subì una sanguinosa sconfitta al cospetto della flotta inglese che costò la vita ad oltre duemila marinai, proprio a causa della nostra incapacità a "vedere di notte". Qualcosa di simile accadde di lì a pochi mesi anche a Pearl Harbor dove il radar c'era ma nessuno sapeva come integrarlo nel sistema difensivo della base americana. Nei successivi 17 capitoli Brown passa in rassegna tutte le maggiori campagne della seconda guerra mondiale soffermandosi sull'importanza che l'impiego operativo del radar ebbe sul loro esito. La materia trattata è comprensibilmente enorme e non sempre l'autore (che non è uno storico) riesce a padroneggiarla con la necessaria sicurezza. Nonostante ciò il risultato è di assoluto valore. Degna di nota,in particolare, la trattazione della Battaglia dell'Atlantico, della campagna del Mediterraneo e della guerra nel Pacifico che furono variamente influenzate dall'impiego della nuova tecnologia. Il governo USA fu rapido a seguire gli inglesi su questa strada. Con l'apertura del Radiation Laboratory al MIT nel dicembre del 1940 tutte le ricerche portate avanti indipendentemente da enti ed industrie (Bell Laboratories, Army Signal Corps e Naval Research Laboratory) furono unificate. Così a partire dal 1943 gli Alleati disponevano di una serie di modelli in grado di coprire tutte le esigenze operative delle loro forze armate in terra, in mare e nel cielo. In Germania, invece, questa tecnologia nacque e si sviluppò grazie ad iniziative portate avanti privatamente da singole industrie (Lorenz e Telefunken, soprattutto) che trovarono non poche resistenze in Hitler e Goering, entrambi culturalmente poco attrezzati per apprezzarne le rivoluzionarie potenzialità belliche. Solo nel 1944 la Germania disporrà di una rete radar paragonabile a quella britannica del 1940. L'URSS ,che all'inizio degli anni trenta era all'avanguardia in questo campo, dissipò questo non trascurabile vantaggio a causa del soffocante burocratismo delle sue istituzioni scientifiche, del disinteresse dei vertici politici e infine delle purghe staliniane che alla fine degli anni trenta condussero nei gulag o davanti al plotone di esecuzione i migliori cervelli dell'apparato militare/industriale. Lo studio di Brown si conclude con una utilissima appendice ove vengono descritti in modo accessibile a tutti i principi di funzionamento del radar. Nella bibliografia, peraltro assai completa, avremmo voluto vedere incluso anche il saggio di Luigi Carillo Castioni "I radar industriali italiani. Ricerche, ricordi, considerazioni per una loro storia" (Storia Contemporanea, dicembre 1987, pp.1221-1265),l 'unico serio tentativo di ricostruire la sfortunata storia dei radar italiani prima e durante la seconda guerra mondiale. Ma sarebbe ingiusto volerne fare una colpa all'autore che con quest'opera ha detto una parola definitiva su una delle pagine più affascinanti della storia della tecnologia del ventesimo secolo. Un libro fondamentale, quindi, di cui speriamo qualcuno vorrà quanto prima intraprendere la traduzione in italiano. Nel frattempo il volume può essere acquistato direttamente presso l'editore all'indirizzo internet www.bookmarkphysics.iop.org. Copertina
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