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Argomento: Società italiana durante la I GM - Recensione di Federico Colombo (01/08)

Quali sono le interazioni tra storia sociale e militare? In pratica, come la società civile influenza l'andamento bellico? Quale rapporto sussiste tra questi due attori, così legati l'uno all'altro? A queste domande si può rispondere anche tramite questo accurato studio che tenta di rispondere ad una domanda chiara ma non semplice: cosa capitò agli italiani durante la prima guerra mondiale? Gibelli ci spiega in che modo la guerra venne influenzata dal nostro essere italiani, e come essa influì sulla società, determinandone trasformazioni e creando miti popolari, come l'interventismo o Caporetto. Propriamente non è un libro di storia militare, ma nemmeno di storia sociale, in realtà è una via di mezzo tra questi due estremi. Interessantissimo è poi l'ultimo capitolo, "il conflitto della memoria", che narra anche i rapporti tra la società odierna e il ricordo di quegli anni gloriosi e dolorosi. Certamente un'opera riuscita e interessantissima, che analizza tutti gli aspetti del fronte interno, economici e sociali, cercando di rintracciarne le conseguenze dirette sullo sforzo bellico italiano. Peccato sia limitato geograficamente alla nostra penisola, un'eventuale analisi in parallelo con i contemporanei sviluppi europei avrebbe certamente aperto importanti riflessioni sul periodo. Rimane un "fondamentale" per chi voglia studiare la Grande Guerra e la società di quegli anni. Ma non solo: pur essendo "di nicchia" e molto specialistico, questo libro è anche di piacevolissima lettura ed un discreto esempio di buona scrittura. Insomma per appassionati e non, val bene i soldi che costa, non molti tra l'altro.
Argomento: Fiat - Recensione di Alessandro Gualtieri (11/06)

Massimiliano Italiano, dottore in ricerca di storia moderna e contemporanea, ha recentemente pubblicato il suo nuovo, interessante e complesso lavoro editoriale, dedicato ad un'approfondita analisi della nascita e della crescita esponenziale, nonché della realtà odierna alla quale è giunta, di una delle principali aziende italiane: la FIAT Automobili. "La grande industria tra guerra e sviluppo (1899-1918)" è il sottotitolo di "La FIAT al fronte" che, appunto, ci introduce concretamente, avvalendosi di un prezioso "case history", al fortissimo impulso applicato da lunghi anni di conflitto allo sviluppo di alcuni rami dell'industria. "Sebbene la prinma guerra mondiale possa considerarsi un evento transitorio del lungo cammino del secolo XX, ha tuttavia segnato un nuovo orientamento della politica economica italiana, rimasto peculiare, seppure in forme non così estreme, del nostro sviluppo economico degli anni a venire". Non tutti sanno, infatti, che la famosa casa di Torino prima della Grande Guerra si muoveva in diffili e modestissime acque, senza di certo potersi vantare della ricchezza, delle risorse e dell'estrema popolarità che la contraddistingue ai giorni nostri. Ad esempio, grazie agli anticipi ottenuti con le ordinazioni militari (autocarri, ambulanze, camions per parchi fotoelettrici e persino vetture adibite alla sintesi dell'idrogeno per i dirigibili), l'allora FIAT-San Giorgio riuscì ad estinguere il proprio mutuo acceso con la Cassa di Risparmio di Torino, nonché sovvenzionarsi l'acquisto delle materie prime e dei macchinari necessari alla costruzione dei vari mezzi e strumenti bellici commissionati. Nel 1918 la FIAT occupava i tre quinti del ramo metalmeccanico dell'intero Piemonte e dava occupazione a 40.510 addetti. La straordinaria crescita industriale venne definita dal Journal of Transport History come "The Italian expansion of production is especially noteworthy". Il traguardo venne raggiunto, oltrechè per l'intuito di Giovanni Agnelli, che raccolse l'idea fordista del sistema americano, anche grazie alla prodigiosa, quanto complessa, economia di guerra, che, nonostante segnasse il passo in quei tragici anni della nostra nazione, si rivelò essere la strada maestra del nostro sviluppo economico. Non può essere dimenticato, infatti, che le maggiori trasformazioni economiche, del '900, così come avvenuto in Francia, in Germania e in Russia, siano avvenute all'ombra dello Stato. Quel rapporto fiduciario tra politica e industria, pur con tutti i possibili risvolti negativi, ha consentito l'avvio di un'ampia modernizzazione e di considerevole sviluppo tecnologico. Questa combinazione simbiotica, che ha necessariamente trovato il suo massimo spunto durante il primo conflitto mondiale, ha rappresentato l'inizio di un indissolubile legame tra intervento pubblico e iniziativa privata, i cui effetti, ancor oggi da valutare, sono posti sotto accusa, forse in maniera avventata, da chi considera l'economia pubblica come un fardello dello sviluppo, dimenticando che, in passato, è invece stata un'ancora di salvezza e di tutela per la nostra economia. Massimiliano Italiano, oltre che alla sua materia, che in questa occasione riesce a trattare con particolare cognizione di causa e approfondita preparazione, da sempre si interessa di storia militare e storia della scienza. Attualmente collabora con l'Università di Bari ed è impegnato nella preparazione del suo secondo lavoro sulla storia dell'Arsenale militare marittimo di Taranto. "La FIAT al fronte - La grande industria tra guerra e sviluppo (1899-1918)" è edito da PHASAR Edizioni.
Argomento: Servizio P - Recensione di Francesco D'Alessando (11/06)

Questo agile volume della benemerita Libreria Editrice Goriziana ricostruisce la nascita e l'attività del servizio P., l'organizzazione di propaganda, assistenza e vigilanza voluta dai comandi italiani per migliorare le condizioni di vita della truppa e fortificarne il morale, affidato in precedenza alle sole cure dei cappellani militari. Dopo Caporetto l'elemento umano e la saldezza dei reparti divengono questioni di primaria importanza: ad un migliaio di ufficiali, quasi tutti di complemento, in gran parte letterati, giornalisti e maestri elementari, viene affidato il compito di assistere i soldati tramite giornali di trincea, conferenze, premi in denaro e attività ricreative svolte nelle retrovie.
Il ventaglio degli interventi è molto vasto e permette di riscoprire un mondo lontanissimo dove il 'teatro dei burattini' è l'intrattenimento preferito dalla truppa e buona parte dei soldati, analfabeti, deve essere aiutata a scrivere le lettere per i familiari. Le vicende del servizio P. sono seguite dall'origine fino al primissimo dopoguerra quando l'organizzazione viene prima affidata ad ufficiali di carriera e infine smantellata, nonostante l'ottima prova fornita durante il conflitto. All'interno del testo sono riportate numerose circolari del Comando Supremo e diversi documenti di interesse: completano l'opera alcune brevi biografie degli Ufficiali P più conosciuti, fra cui Prezzolini e Calamandrei. Consigliato.
Argomento: Arditi, origini, battaglie, miti - Recensione di Diego Brozzola (06/05)

L'autore, uno dei più autorevoli in Italia, scrive, malgrado le poche informazioni e documenti attendibili, la storia dei vari reparti di arditi durante la grande guerra, seguendo poi le sorti delle associazioni nate a cavallo degli anni '20 e '30. L'opera, improntata al massimo rigore storico, oltre alle battaglie combattute contro gli imperi centrali, permette di scoprire un'immagine molto più complessa rispetto alla tradizionale iconografia promossa dalla propaganda del regime fascista. Nel descrivere i meriti ed i limiti della specialità Rochat sottolinea come sia difficile ottenere notizie attendibili sui fatti d'arme, influenzati da quello che forse è l'immaginario ancor oggi presente in chi si avvicina alla Grande Guerra.
Argomento: Palloni da avvistamento - Recensione di Diego Brozzola (09/01)

Il libro descrive l'utilizzo dei mezzi aerostatici da osservazione durante la Grande Guerra nel Fronte italiano. Vengono esposti i vari tipi in uso, le loro schede tecniche, delle brevi biografie degli aerostieri e delle utili schede tecniche di riferimento. Numerose foto inedite tratte da archivi di stato e privati e dagli introvabili manuali del tempo.
Argomento: Francesco Baracca - Recensione di Federico Colombo (02/07)

Ecco finalmente una biografia agile. In relativamente poche pagine si condensa la vita di uno dei massimi eroi italiani, purtroppo ancora sconosciuto ai più. Quest'opera aiuta proprio questa nobile intenzione: veloce, semplice, tutti sono in grado di leggerla tutto d'un fiato. La scrittura è appassionante, come d'altronde l'argomento trattato. L'effetto migliore è proprio questa combinazione tra la vita dell'aviatore, moderno cavaliere della velocità e della tecnica, e questa scrittura e questo modello quasi futurista. Tutto ciò crea una combinazione molto azzeccata che ottiene un ottimo riscontro sulla pagina stampata. Oltretutto la qualità del contenuto non è assolutamente in dubbio. La ricerca fatta denota motivazione e passione. La storia è accurata, ma non pesante. Si tralasciano barocchismi e sottigliezze sia di stile, sia nello svolgimento della ricerca. Insomma l'autore bada alla sostanza e raggiunge lo scopo. E per chiunque possa pensare che vi sia poca storicità, basta rimandare al lungo elenco di fonti e alla bibliografia alla fine del libro. La storia si dipana facilmente dalle campagne di Lugo agli ambienti cittadini di Parigi e Roma, alle montagne della prima guerra mondiale. Come un fiume in piena la vita di Baracca fugge travolgente lungo le pagine fino al triste epilogo. Forse involontariamente l'autore va ben oltre la motivazione iniziale. Oltre a raccontarci la vita di un uomo, attraverso i suoi occhi vediamo anche un mondo molto diverso da quello che siamo soliti ricordare. Da ricordare infine l'appendice in cui troviamo due cose molto interessanti: prima di tutto la tabella delle vittorie aeree, con tanto di modelli dell'aereo abbattuto, nome dei piloti e loro sorte. Solo così riusciamo a calare nella realtà il puro dato numerico delle vittorie, che altrimenti rimarrebbe una semplice statistica; invece così assume una sua consistenza anche materiale. Inoltre, sempre alla fine del libro, troviamo anche le motivazioni per le medaglie consegnate a Baracca. Certamente molta retorica e molta pomposità, ma non si può certo negare loro un certo fascino. A margine dell'opera possiamo anche aggiungere che il corredo di foto è molto bello e originale, manca forse qualche immagine tratta da giornali come la "Domenica del Corriere", che danno sempre un po' di spirito e di colore. Certamente queste bellissime fotografie contribuiscono a dare un tocco di umanità a una biografia che altrimenti rischierebbe di cadere nell'apologia. Unica pecca è la difficoltà di reperimento del testo, ma per tutti i fortunati che ne hanno la possibilità, è un libro che certamente merita l'attenzione che gli si dedica
Argomento: Storia dell'aeronautica - Recensione di Diego Brozzola (02/05)

Fabio Pertico con questo agile volume ricompone la nascita e la genesi dello S.V.A., e degli aeroplani costruiti dai cantieri Ansaldo durante e dopo la grande guerra. Il lavoro affrontato dall'autore merita attenzione perché ispirato alla più rigorosa ricerca storica negli archivi aziendali e storici delle forze armate italiane ma non dimentica le passioni e le varie vicessitudini di una delle più significative realizzazioni italiane di quegli anni. Nella lettura dobbiamo porre molta attenzione sia al forte legame dei cantieri con l'economia locale sia ai frequenti conflitti avvenuti con la Caproni e poi con la Fiat per la produzione dello SVA. I capitoli del volume: 1.1. L'espansione economica genovese; 1.2. GLi esordi: primi progetti Ansaldo; 1.3. 1917-1918: i Cantieri Aeronautici tra ricerca e sviluppo; 1.4. Preparazione dei materiali e fasi di lavorazione degli aeroplani "SVA"; 1.5. Collaudi dei prototipi "SVA": testimonianze dei piloti e valutazioni della Direzione Tecnica dell'Aviazione Militare; 1.6. Aereo "SVA" e modelli derivati; 1.7 Imprese aviatorie degli aerei "SVA"; 1.8 Il raid Roma-Tokio.
Argomento: Bombardamento strategico - Recensione di Giuseppe Finizio (08/03)

Questo studio, edito per la prima vola dalla Air University Press nel 1999, si inserisce in un filone della storiografia militare anglosassone dedicata alle origini del bombardamento strategico, di cui fanno parte anche i lavori di Biddle e Gentile più sopra recensiti, che ,a buon diritto, potremmo definire "revisionista". L'autore si prefigge infatti di sfatare i miti e le leggende che ancora avvolgono la genesi dell'offensiva aerea a lungo raggio lanciata dagli inglesi, in risposta alle incursioni degli Zeppelin su Londra, durante la prima guerra mondiale e che hanno in larga parte determinato l'approccio a questo tema negli anni tra le due guerre in cui furono distillate le dottrine di impiego del Bomber Command. Williams segue l'evolversi delle operazioni aeree britanniche in Francia seguendo un chiaro criterio cronologico non disgiunto da una puntuale contestualizzazione degli avvenimenti che apre squarci di luce anche sulle politiche di impiego dei bombardieri da parte di americani e francesi (ad esempio, la pratica, introdotta da Petain, di effettuare bombardamenti di rappresaglia sulle città tedesche solo in risposta ad analoghe azioni da parte dell'aviazione del Kaiser). Ad una prima parte dedicata al 3º Wing RNAS e al 41º Wing RFC (luglio 1916-gennaio 1918) segue un attento studio delle operazioni dell'8ª Brigade e dell'Independent Force (febbraio-novembre 1918) che trova compimento nel capitolo finale dedicato alle lezioni e agli insegnamenti estrapolati dalle relazioni ufficiali del primo dopoguerra e di come questi siano transitati nel dibattito degli anni '20 e '30 senza un'adeguata analisi critica, con tutte le distorsioni indotte da una redazione interessata da parte dei vertici militari che il potere politico recepì acriticamente. L'attore principale di questa vicenda, a suo modo emblematica dei rapporti tra politica e forze armate in Gran Bretagna (ma anche negli USA), è Hugh Trenchard, comandante dell'Independent Force dal maggio del 1918 fino al termine delle ostilità e poi della RAF tra il 1919 e il 1929. Tra ambiguità e ripensamenti dottrinali, Trenchard attuò una abilissima e sistematica campagna di disinformazione nei confronti dei propri referenti politici e della pubblica opinione, sfruttando la stampa a cui ammanniva comunicati colmi di falsità ed omissioni che, puntualmente (Trenchard ne verificava personalmente la pubblicazione), trovavano spazio sui maggiori quotidiani inglesi. Tutto questo a salvaguardia della indipendenza di recente raggiunta dalla RAF che le vicende del primo dopoguerra minacciavano di rendere precaria e finanche illusoria. Il collasso della Germania nel novembre del 1918 consentì di esaminare i reali effetti dell'offensiva aerea britannica sulle città tedesche ad ovest del Reno. A meno di un mese dall'armistizio,il 7 dicembre, una commissione di indagine guidata dal Maggiore Paul dell'8ª Brigata iniziò un tour ispettivo che si concluse il 20 gennaio 1919 con la redazione di un rapporto finale pubblicato dall'Air Ministry in sette volumi nel gennaio del 1920 (Results of Air Raids on Germany Carried Out by British Aircraft o AP 1225). Servendosi dei rapporti preliminari e ricostruendo con infinita pazienza ciascuna missione operativa svolta nell'ultimo anno di guerra dal 41º Wing, dall'8ª Brigata e dall'Independent Force (in appendice vi è l'elenco completo delle incursioni a lungo raggio svolte da queste unità), Williams dimostra come i risultati diretti (i danni all'apparato industriale germanico) e indiretti (il deterioramento del morale della popolazione civile e lo spostamento dal fronte di squadriglie di caccia e artiglieria contraerea a difesa delle maggiori città tedesche) dell'offensiva aerea strategica britannica furono modestissimi. Se i vertici del Ministero dell'Aria avessero analizzato criticamente i rapporti delle singole unità avrebbero compreso le obiettive difficoltà imposte dal cattivo tempo, dall'accuratezza degli strumenti di navigazione e dei traguardi di puntamento (complicati quanto spesso inutili), dal morale e dal livello di addestramento degli equipaggi sullo svolgimento della loro costosissima (in uomini e materiali) campagna aerea. Gli interessi di casta dei vertici della RAF e l'ignoranza (nell'accezione latina, s'intende) dei politici impedirono questa necessaria introspezione istituzionale. Il Bomber Command ebbe quindi a confrontarsi con questi medesimi problemi, lasciati colpevolmente irrisolti, nei primi tre anni della seconda guerra mondiale con le conseguenze che ben conosciamo. Ne discende necessariamente una forte lezione anche per il presente: gli strateghi del potere aereo dovranno infatti considerare con cautela i dati di fatto "incontrovertibili" che emergono dalla rilettura delle esperienze del passato prima di basare su di essi la teoria, la dottrina, le tattiche o i nuovi sistemi d'arma con cui combattere le guerre del terzo millennio. Un libro che attinge dal passato per spiegare il presente e delineare le linee guida di un futuro che si prospetta quanto mai incerto e carico di insidie. Unico neo di questo eccellente studio è la veste grafica alquanto povera e la scarsità di immagini nel testo (solo 3 fotografie di cattiva qualità) a cui speriamo si possa porre rimedio in una futura edizione. Copertina
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