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Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Federico Colombo (07/08)
Copertina La Grande guerra. Una storia globale di David Stevenson, Rizzoli
Un'opera monumentale, ed un "must" del genere. In realtà non si tratta propriamente di un libro di storia militare ma di un qualcosa di più generale. In questo scritto semplicemente ci trovate tutto. Oltre agli eventi bellici generali, alle varie azioni e campagne, alle quali viene comunque riservato uno spazio ristretto, anche se adeguato, l'autore si concentra anche su problemi come l'arruolamento, gli atteggiamenti dell'opinione pubblica, i mezzi per finanziare la guerra. Così facendo egli delinea chiaramente tutto ciò che differenziava i due schieramenti, le loro posizioni, ma anche il loro modo stesso di concepire la guerra e il come portarla avanti. Particolare attenzione è poi riservata agli scopi bellici, ai diversi tentativi per raggiungere un cessate il fuoco, ai diversi problemi che legavano le mani alla diplomazia, impedendo di dare risposta al crepitio delle armi. Stevenson riesce a dare una panoramica generale veramente completa, che riguarda tutti gli aspetti connessi al primo conflitto mondiale, realizzando così un'opera che rimarrà una pietra miliare del genere, ed un punto di partenza indiscutibile per qualsiasi ricerca si volesse condurre sul periodo. La sua preparazione è indiscussa: la bibliografia è enorme, le fonti infinite, ed egli sembra veramente districarsi benissimo tra di esse, e le comprende e le restituisce con lucidità e spirito storico. Personalmente ho gradito tantissimo le ultime pagine che tentano di rispondere all'annosa questione: "Fu veramente solo colpa della Germania?". Egli cita diversi studiosi e diverse posizioni, le analizza schematicamente e ne restituisce le tesi di fondo confutandole o appoggiandole con la conoscenza dei documenti da lui consultati. Forse proprio gli ultimi capitoli, quelli dedicati all'Europa del Dopo-Versailles sono un po' farraginosi, come tutte le opere che tendono ad esulare dal "periodo forte" di ogni storico. Anche qui però egli non si mostra grossolano o impreciso, e, pur scadendo spesso nel "what if", rimane comunque uno scritto interessante. Lo stile è semplice, lineare, conciso al punto giusto e punta dritto alla sostanza, che è veramente molta. Se vi interessa il periodo, leggetelo, se invece non ne sapete nulla, allora leggetelo!
Argomento: Cause della I GM - Recensione di Mauro Tosi (01/07)
Copertina L'ultima estate dell'Europa di David Fromkin, Garzanti
Il sottotitolo del libro pone il quesito per l'autore ha cercato di dare una risposta: Il grande enigma del 1914, perché è scoppiata la prima guerra mondiale? La vera causa del conflitto mondiale non fu in realtà l'attentato di Sarajevo, dove l'erede al trono austriaco e sua moglie furono vittime, ma una serie di rivalità latenti che attraversavano le cancellerie europee da decenni. Il duplice omicidio di Sarajevo fu il detonatore di una bomba ad orologeria. L'autore ricostruisce con grande attenzione le settimane che hanno preceduto il fatale agosto 1914, mettendo a nudo la tensione cresente e l'intreccio di opportunismo diplomatico, paranoie imperiali e di miopia politica che hanno portato l'europa al disastro. Consigliato per chi voglia avere un quadro realistico di quello che accadde nell'ultima estate dell'europa, basato su un'ampia ricerca storiografica su vecchie e nuovi fonti documentali.
Argomento: Prima guerra mondiale - Recensione di Antonio Gatti (09/05)
Copertina L'azzardo del 1915. Come l'Italia decide la sua guerra di Enrico Rusconi, Il Mulino (12 Euro)
"L'azzardo del 1915: come l'Italia decide la sua guerra" richiama anche nel titolo un altro celebre saggio di Gian Enrico Rusconi: "Rischio 1914: come si decide una guerra", nel quale l'Autore analizzò le origini della Prima Guerra Mondiale con particolare attenzione alla Germania, rifiutando le spiegazioni fataliste ("era destino che succedesse") o complottiste ("fu tutto deciso dai generali tedeschi") a favore di una analisi più serrata delle contingenze politiche e militari tipiche del 1914 che portarono alla conflagrazione. Con questo nuovo saggio Rusconi ripete il giochetto, questa volta concentrandosi sul caso italiano. L'ennesima storia dei contrasti sul fronte interno nostrano nei mesi precedenti l'intervento? No. Rusconi non si concentra tanto sulla diatriba interventisti/neutralisti quanto piuttosto sui rapporti fra l'Italia e gli altri stati belligeranti (alleati e non) soffermandosi segnatamente sulla cronica difficoltà dell'Italia nel decidere le sue priorità internazionali. Vengono analizzati gli accordi prebellici dell'Italia in seno alla Triplice Intesa rimarcando la fisiologica mancanza di amalgama fra esercito e governo; vengono brevemente passati in rassegna i fatti europei del 1914 per meglio capire il comportamento italiano; viene giudicato l'operato di Salandra e Sonnino non tanto dal punto di vista morale quanto in relazione agli scopi che essi stessi si erano prefissati: l'Italia riuscì a guadagnarsi lo status di grande potenza come volevano i due statisti tramite l'intervento? Rusconi mostra che in effetti ciò non avvenne, perché i tempi e i modi dell'azione politica e dell'intervento militare furono totalmente e disastrosamene errati. Chiudono il breve e ben documentato saggio una serie di "ipotesi controfattuali" (quasi dei veri e propri what if) le quali propongono una serie di scenari ipotetici rispetto alle decisioni del 1914/15 e una ficcante analisi della "sindrome del 1915", cioè del lascito a volte scomodo che le decisioni di quelle tragiche giornate lasciarono nella coscienza comune della politica italiana. Concludendo: un saggio ben scritto e interessante che offre una visione dei ben notti fatti da una prospettiva diversa, risultando esauriente malgrado la brevità.
Argomento: Prima guerra mondiale - Recensione di Antonio Gatti (08/05)
Copertina La Grande Guerra e la memoria moderna di Paul Fussell, Il Mulino (14 Euro)
"The Great War and Modern Memory" di Fussell uscì per la prima volta nel 1975, in un periodo in cui gli studi sulla guerra vista "dal basso" prendevano sempre più piede, soprattutto oltreoceano; il libro però, lo si capì subito, era completamente diverso dalla stragrande maggioranza dei suoi colleghi: esso infatti non si limita a raccogliere e mettere insieme un impressionante numero di testimonianze, ma offre un'indimenticabile analisi delle implicazioni sociali, psicologiche e culturali innescate dalla terribile esperienza della guerra di trincea e dell'eredità che quest'ultime donarono al mondo moderno. Eredità molto spesso pesante. Sgombriamo il campo dagli equivoci: Fussell, americano profondamente affascinato dalla cultura britannica, scrive un libro tutto incentrato sull'esperienza inglese e con un taglio stilistico anch'esso profondamente inglese; inoltre "La grande guerra e la memoria moderna" è un saggio di non immediata lettura, essendo infarcito di riferimenti culturali in quantità elefantiaca, la qual cosa può forse allarmare il lettore occasionale. Tuttavia malgrado l'enorme mole di riferimenti colti e rimandi letterari che vanno da Thomas Hardy a Sigfried Sassoon passando per i vari Owen, Blunden, Rosenberg, Graves, etc la lettura dell'opera non è per nulla pesante o farraginosa, ma al contrario affascinante e profondamente edificante. Fussell infatti ci descrive come i soldati inglesi vivevano la guerra e segnatamente come cercassero di adattare la nuova e incomprensibile esperienza della guerra totale, massificata, "globalizzata" secondo schemi letterari tradizionali: l'ironia, la poesia pastorale, l'elegia e la satira, nel tentativo di incanalare la terribile novità in concetti a cui erano assuefatti, forse per comprenderla meglio oppure semplicemente per trovare una spiegazione razionale all'orrenda carneficina: tentativo, ovviamente, vano; la crudeltà del conflitto penetra nelle anime dei combattenti infrangendo tutte le precedenti convenzioni e scava dentro di esse solchi profondissimi, le cui conseguenze possono essere ravvisate ancora oggi. L'eredità della Grande Guerra viene magnificamente analizzata con particolare attenzione alla mostruosa tendenza massificatrice del conflitto stesso: l'individuo non è più persona, ma diventa matricola, numero, carne da cannone, "killed-in-action" o "wounded", il nome proprio tende a sparire. La società delle grandi masse nella quale viviamo trae una delle sue origini dalla trincea. Così anche il concetto di "nemico" assume una portata senza precedenti: le lunghe ore passate a combattere un nemico invisibile, trincerato in fossati dal quale non si può scorgere e nei quali non si può accedere, come fosse in un altro mondo alieno, sono alla base dello schema mentale delle "barricate" e delle fazioni contrapposte che tanta parte ha ancora nel nostro mondo: proletario contro capitalista, fascista contro comunista, oriente contro occidente, etc., tutte contese "da trincea", senza possibilità di promiscuità tra le due parti. Oltre alla descrizione dei molteplici lasciti del conflitto, abbiamo anche un'ampia disanima sui miti che animavano il conflitto stesso: le leggende di fantasmi, miracoli, apparizioni fiorivano sul Fronte Occidentale, e in questo revival di cristianesimo medievale viene rimarcato il commovente tentativo di assimilare la prima guerra mondiale con le esperienze storiche passate. Per farla breve, essendo impossibile descrivere tutte le profondissime dinamiche interne dell'opera, "La Grande Guerra e la memoria moderna" è un'opera monumentale, definitiva, coltissima, che non può non stupire, agghiacciare e commuovere allo stesso tempo; un'opera che deve essere letta da ogni appassionato dell'epoca. Indubbiamente uno dei libri più belli che siano mai stati scritti su questo conflitto.
Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Federico Colombo (02/05)
Copertina La grande storia della Prima Guerra Mondiale di Martin Gilbert, Mondadori
Con una scrittura fluente e chiara la lettura di questo libro si presenta decisamente facile e veloce. Certamente non si può dire nulla sullo studio e sulla precisione della narrazione dei diversi eventi bellici. Non vengono omesse battaglie o anche solo gli scontri marginali e l'attenzione è ben calibrata tra i diversi scenari bellici: dal medio oriente alla Russia al fronte occidentale. Certamente un libro da studiare per qualsiasi ricerca che coinvolga il periodo e la Grande guerra anche solo marginalmente. Decisamente strano il modo di accostarsi alla narrazione. Mi riferisco in particolare alla scelta di coinvolgere costantemente e continuamente le testimonianze contenute in diari o memoriali scritti da soldati o ufficiali direttamente coinvolti negli scontri in prima linea; l'attendibilità di queste fonti è a volte decisamente discutibile, in quanto forniscono descrizioni accurate degli scontri, ma naturalmente viene a mancare una visione della strategia globale, di cui essi certamente non potevano essere coscienti. Abbiamo quindi un panorama completo, anche sotto il profilo psicologico, dei terribili risultati dei bombardamenti e degli effetti dell'uso del gas, ma spesso viene a mancare la narrazione dei piani generali di attacco e difesa; ancora più grave è che molto spesso non vengono delineate con precisione le motivazioni che hanno condotto alla vittoria o alla sconfitta in determinate battaglie. Confesso poi che sono rimasto decisamente perplesso dal modo in cui veniva soppesato il successo degli attacchi: in una guerra di logoramento mi aspettavo di vedere quantomeno un elenco di numeri che facesse riferimento ai caduti, invece no, ad essere elencati sono invece i numeri dei prigionieri e dei soldati catturati: certamente un metodo diverso dal solito. Sono questi in definitiva i punti deboli di un'opera che altrimenti sarebbe sicuramente un capolavoro, come suggerisce poi la mole del libro, capace di intimorire il lettore alle prime armi o l'indeciso. Vi è poi uno scrisciante bisbiglio di sottofondo che delinea come la posizione dell'autore sia quella di ingigantire il ruolo di guerra giusta degli Alleati e, da buon inglese, di condannare l'operato della Germania e del suo alleato in decadenza. Anche questo forse ha contribuito alla scelta di dedicare uno spazio ristretto alla pace di Versailles, che forse meritava un'attenzione maggiore, soprattutto in funzione dei gravi sconvolgimenti che essa ebbe per i decenni a venire, e non mi riferisco solamente all'idea ormai imperante che essa fu la causa dell'ascesa di fascismo e nazismo. In conclusione un libro che comunque ha un'intelaiatura perfetta ed una struttura efficiente, che però avrebbero potuto essere sfruttati assai più efficacemente utilizzando un metodo storico più classico.

Seconda recensione by Emanuele Cattarossi (08/02)

Terza recensione by Antonio Gatti (08/05)
Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Federico Colombo (02/05)
Copertina La Grande Guerra 1914-1918 di Mario Isnenghi e Giorgio Rochat, La Nuova Italia Editore (28,41 Euro)
Sicuramente una delle migliori opere sulla prima guerra mondiale, soprattutto per chi si rivela interessato al fronte italiano. La precisione delle fonti e l'accuratezza della ricerca storica si rivela subito con la precisione con la quale viene presentato l'esercito italiano al maggio 1915: non solo vengono elencati il numero preciso dei battaglioni e delle altre unità, ma anche l'armamento ha il suo spazio nella narrazione. Le battaglie vengono narrate con il consueto metodo storico di comparazione e di attenzione principale rivolta agli obiettivi della situazione generale più che quelli a livello locale. Anche generali e alti membri politici hanno un ruolo non secondario e le loro opinioni compaiono soprattutto nei capitoli iniziali dove vengono narrati non solo i processi che portarono poi allo scoppio della prima guerra mondiale, ma anche quelli che portarono lentamente l'Italia all'interno del campo delle potenze Alleate e successivamente fecero in modo che anche il nostro paese partecipasse a questo epico scontro tra giganti. Questo libro è poi anche un sottile atto di accusa che cerca di indagare i motivi per cui l'Italia, pur avendo sul fronte delle Alpi una superiorità numerica e di materiale decisamente superiore rispetto agli austro- ungarici, non riuscì mai a raggiungere quella vittoria definitiva che avrebbe potuto mettere in ginocchio il proprio avversario, giungendo poi addirittura a subire un colpo a Caporetto capace di portare il paese sul baratro della sconfitta. Pesano dure le parole contro l'incapacità delle gerarchie militari che non seppero imparare dai campi di battaglia del 1914 l'inutilità delle strategie offensive e che non si curarono mai di verificare o modificare la propria concezione bellica. Questo atteggiamento si rivelò disastroso per la condotta della guerra che portò a numerose perdite compensate solo lievemente dagli scarni risultati. Ogni evento viene poi visto anche attraverso i risvolti politici e i giochi di potere tra classe liberale e gerarchie militari, che tendevano a riservarsi uno spazio di semi autonomia contrastato dai politici anche in seguito al disastroso stato delle operazioni belliche. Siccome si tratta di un vero libro di Storia, di quelli con la "S" maiuscola, il periodare ed il lessico risultano un po' pesantini, ma la fatica della lettura è sicuramente compensata dallo spessore del contenuto. Per precisione, completezza e bravura questo è sicuramente un libro che tutti dovrebbero leggere. Copertina

Seconda recensione by Koll Kurtz (02/03)
Argomento: Impero Ottomano - Recensione di Alberto Rosselli (04/04)
Copertina Il tramonto della Mezzaluna di Alberto Rosselli, Rizzoli Bur (10,90 Euro)
E' uscito nelle librerie italiane "Il Tramonto della Mezzaluna - l'Impero Ottomano durante la Prima Guerra Mondiale", il nuovo saggio di storia militare, edito da Rizzoli-BUR, di Alberto Rosselli, giornalista e scrittore genovese che collabora con diverse testate nazionali specializzate. Studioso di storia moderna, contemporanea e militare, Rosselli aveva già al suo attivo diversi saggi tra cui Québec 1759 e Il Conflitto anglo-francese in Nord America 1756-1763 (tradotto anche in inglese). In questi ultimi anni, l'autore ha però focalizzato gran parte dei suoi studi e delle sue ricerche sui temi di storia politica, diplomatica e militare balcanica e mediorientale, con particolare riferimento al periodo ottomano e contemporaneo. Di qui questo saggio che, come ha sottolineato il professor Raimondo Luraghi, estensore della prefazione: "è un testo da leggere e da meditare, anche perché esaminando diverse questioni e problemi negletti del passato contribuisce a farci comprendere la genesi di quelli del presente e dell'avvenire". La caduta dell'Impero ottomano fu un evento effettivamente molto importante, destinato a modificare radicalmente l'assetto e la mappa geopolitica di vaste aree dei Balcani, del Medio Oriente e del Caucaso. Dai primi inequivocabili segnali premonitori legati alla contesa con l'Italia del 1911 e alla "secessione" degli Stati balcanici, fino all'ultima, fallimentare avventura che trascinò la Sacra Porta nel vortice del primo conflitto mondiale, il testo di Alberto Rosselli rivisita accuratamente tutte le fasi e gli avvenimenti militari, politici e diplomatici che hanno caratterizzato o fatto da sfondo al drammatico crollo dell'ultimo impero islamico, evidenziando l'origine e il peso del fattore religioso che all'alba di questo terzo millennio sembra essere tornato a condizionare le relazioni delle numerose comunità un tempo governate dalla Sacra Porta e oggi costrette ad affrontare il problema di come affermare la propria identità e autonomia in un contesto geopolitico frastagliato e ancora insufficientemente definito e garantito da fragili e spesso artificiosi confini. Proprio in questo contesto, Il "Tramonto della Mezzaluna" offre al lettore anche alcuni spunti per meglio comprendere gli attuali conflitti che stanno sconvolgendo il variegato mosaico mediorientale e caucasico (Iran, Iraq, Palestina, Afghanistan, Cecenia). Copertina
Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Marco Marianetti (10/02)
Copertina La violenza, la crociata, il lutto di Stephane Audoin e Annette Becker, Einaudi (19 Euro)
Un autentico punto di svolta nell'approccio storico ai complessi interrogativi sorti con la Prima Guerra Mondiale, è rappresentato da questo indispensabile volume scritto a quattro mani da due storici dell'Historial de la Grande Guerre di Pèronne in Francia. O meglio, lo è per quanto riguarda la Francia stessa, poiché per la prima volta in maniera organica e chiara vengono analizzati i traumi, le conseguenze sociali e gli autentici aspetti di quello che fu il primo conflitto mondiale. Si tratta, in massima parte, di problemi e concetti che la storiografia militare e non dei paesi anglosassoni ha già ampiamente discusso e analizzato, ma che in Francia hanno tardato e faticato a trovare spazio. Cosa fu davvero l'esperienza delle trincee, quale il vero volto della battaglia, come fu assorbito e metabolizzato il lutto collettivo e quello individuale? Jay Winter, George Mosse, Paul Fussell, Eric Leed in Gran Bretagna e Stati Uniti hanno scritto pagine memorabili e coraggiose, ma mai in Francia la questione fu dibattuta così a fondo. Nulla di paragonabile all'Imperial War Graves Commission, fu mai creato oltralpe, anzi le tragedie collettive furono sepolta sotto la retorica e le bandiere, per poi finire travolte dai problemi e dall'eredità ancora dolorosi della Seconda Guerra Mondiale. Tutto sommato è un po' quello che avvenne per l'Italia, dove abbonda la memorialistica di guerra, ma non c'è traccia di studi paragonabili a quelli sopra citati. Il libro, accanto ai capitoli idealmente dedicati alle forme di violenza bellica, alle spinte ideali che buttarono i soldati nella fornace delle trincee e ai lutti che lacerarono il paese, si chiude proprio con le considerazioni a proposito della rimozione di tutto ciò nella società francese del dopoguerra.
Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Paolo Soprani (10/02)
Copertina La Grande Guerra di Mario Isnenghi, Giunti-Casterman Collana XX Secolo (7,23 Euro)
"La Grande Guerra" di Isnenghi traccia un buon resoconto di cosa è stata la Prima Guerra Mondiale. Nella trattazione degli avvenimenti l'autore pone anche l'attenzione sugli aspetti meno conosciuti della Grande Guerra, come ad esempio lo sconvolgimento che portò nella società la prima grande militarizzazione delle produzioni agricole ed industriali; viene poi presa in considerazione la situazione politica del periodo, spiegando anche quali saranno poi le basi delle tensioni che aiuteranno ad arrivare alla 2a G.M. Pur non essendo quindi un tomo che pretende di approfondire tutti gli aspetti del conflitto, nelle sue 151 pagine corredate di foto, cartine e documenti Isnenghi riesce secondo me a dare una buona visione generale di quello che successe. Per approfondire, lo stesso autore ha pubblicato insieme a Giorgio Rochat un libro che si intitola sempre "La Grande Guerra" edito da "La Nuova Italia", ma questa volta di 508 pagine!! Il primo libro l'ho portato interamente all'esame di storia ed è stato leggero da fare, il secondo l'ho fatto solo in parte e comunque piacevole anche quello. Isnenghi insegna Storia Contemporanea all'Università di Venezia ed è studioso della cultura italiana tra Otto e Novecento. Copertina
Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Marco Marianetti (04/02)
Copertina Nelle tempeste d'acciaio di Ernst Junger, Guanda (15 Euro)
Parlare di Ernst Junger è come guardare in faccia il XX secolo; soldato, scrittore, fine e complesso intellettuale, filosofo, Junger è stata una delle menti più acute e controverse del pensiero europeo. Morto di recente a 102 anni, è stato il cantore irrequieto e lucido di un mondo in cambiamento, il teorico controverso del rapporto uomo-macchina, il freddo esteta della guerra. Figlio di ricchi proprietari terrieri tedeschi, scappò di casa a 17 anni per arruolarsi nella Legione Straniera, per poi finire nel 1914 sul fronte occidentale con i gradi di ufficiale dell'esercito tedesco. Ferito quattordici volte, fu il soldato più decorato della guerra, l'icona stessa del militarismo più raffinato e intellettuale. Combattè anche la Seconda Guerra Mondiale come ufficiale a Parigi e partecipò, con ogni probabilità al complotto contro Hitler. Critico del nazismo, non fu mai perseguitato o molestato dal regime, proprio perché ritenuto un simbolo intoccabile della Germania. Inutile in questa sede soffermarsi sui suoi numerosi libri, ma basta ricordare il suo capolavoro "Nelle tempeste d'acciaio", ispirato ai suoi ricordi di soldato del 1914-18. Definirlo memorialistica di guerra è riduttivo, considerarlo un romanzo è impossibile; come ha ben scritto Giorgio Zampa nell'introduzione del libro, Nelle Tempeste d'Acciaio "va visto come un unicum nella letteratura del secolo". Contrariamente a molti reduci scrittori, Junger affronta la guerra con distaccato lirismo, impregnando le pagine del libro con un'epica straordinaria e coinvolgente. Ridotti al minimo i momenti emotivi, ciò che resta è la gelida cronaca asciutta della guerra come fenomeno dell'uomo. Una lettura di altissimo livello, forse il miglior libro sulla guerra mai scritto.
Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Marco Marianetti (02/02)
1918 di John Toland, Rizzoli Editore (20.000 Lire)
Una premessa: questo libro edito in Italia nel 1982 è da anni fuori catalogo e può essere reperito solo nelle librerie di remainders o su qualche bancarella. Ed è un peccato, perché se da un lato il ponderoso volume (quasi 600 pp) ha alle volte un taglio un po' giornalistico, l'analisi che l'autore fa dell'ultimo cruciale anno della Grande Guerra è sicuramente molto dettagliata. Toland, autore di altri saggi sulle due guerre mondiali, incentra tutto il suo studio sulle cause politico-militari della fine del conflitto, soprattutto sul fronte occidentale. Interessanti sono i capitoli sullo sfondamento tedesco e sul crollo della V Armata Britannica, con frequenti approfondimenti sulla psicologia e sulle capacità dei generali protagonisti delle battaglie e degli statisti del tempo. Scritto a volte con un sapiente crescere della tensione drammatica, riesce molto bene a far comprendere la tensione e i momenti cruciali degli scontri. Certo, Liddell Hart e Keegan, parlano un'altra lingua, ma anche Toland riesce molto bene a volte, a cogliere quello che lo stesso Keegan chiama "Il volto della battaglia".
Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Marco Marianetti (02/02)
Copertina Terra di nessuno di Eric J. Leed, Il Mulino Editore (32.000 Lire)
La devastante esperienza della Prima Guerra Mondiale che scavò le coscienze e segnò una sorta di punto di non ritorno nell'immaginario bellico dei popoli è l'argomento di questo saggio, divenuto un classico del suo genere. In particolare, l'impatto di un nuovo tipo di guerra, quella tecnologica, mutò per sempre non solo le tattiche e le strategie, ma anche il concetto stesso di soldato, ora solo una piccola parte di un gigantesco ingranaggio-macchina. Il titolo si riferisce non tanto allo spazio fra le trincee dei due schieramenti, quanto a un "vuoto psicologico" che la lunga e alienante esperienza della guerra di posizione provocò nelle identità dei combattenti. Questo spazio interiore, alimenterà una serie di nevrosi e paure, che daranno vita a vere e proprie malattie psico-somatiche prima di allora sconosciute. L'impotenza del soldato di fronte alla staticità del fronte e al crescere degli orrori, lo costringeranno a rifugiarsi nel mito, a tornare a idealizzare per esempio, come gli antichi greci, la magia del volo e quindi della fuga: l'aviatore viene visto come un cavaliere dell'aria, libero dai disagi e dalla follia della guerra di terra. E ancora la leggenda di uomini dispersi durante gli attacchi che vagavano senza meta e senza memoria nella terra di nessuno, questa volta reale, alla ricerca di corpi di caduti da mangiare, non ricorda forse un mito primordiale? Ed è paradossale, a mio parere, questa sorte di ritorno alla radice del mito, proprio quando il soldato è invece costretto a combattere e a fronteggiare la tecnologia più evoluta. Il libro parla della Prima Guerra Mondiale, ma senza dubbio, i concetti e le riflessioni che Leed propone, sono senz'altro riferibili a tutti i conflitti moderni.
Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Paolo Antonello (11/00)
La grande guerra 1914-18 di Riccardo Posani, Sansoni ed. in due volumi
Se hai fortuna lo trovi anche nelle bancarelle a metà prezzo. L'ho trovato molto ben fatto ed obiettivo, spazia su tutti i fronti del conflitto dando la giusta collocazione a quello italiano. Non ha certamente la completezza di quello di Pieropan che però ho trovato un po' pesante per l'enorme mole di dati, comunque sempre insufficente se si vogliono studiare approfonditamente i singoli settori, racchiusi in un solo volume.
Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Elena (10/01)
La Prima Guerra Mondiale 1914-1918 Problemi di storia militare di Piero Pieri, Editore SME Ufficio Storico
L'autore è un protagonista dell'evento bellico di cui tratta, si è distinto per le sue imprese sul fronte dolomitico. Nel volume de quo compie uno studio esegetico, in questo è un precursore, sulle cause ed i prodromi della I G. M. Il volume, edito nel 1996, riunisce la maggior parte degli scritti di Pieri in materia, pubblicati tra il 1923 ed il 1941. PP. 402
Libri in lingua straniera
Argomento: Prima guerra mondiale - Recensione di Antonio Gatti (09/05)
Copertina The Great War in Africa di Byron Farwell
Magistrale opera che illustra le operazioni militari intercorse nel cuore dell'Africa durante la Grande Guerra. Questo teatro di guerra è in genere ignorato dalle storie globali sulla IGM, che gli dedicano al massimo un paio di righe, quando proprio non ne omettono addirittura l'esistenza: in effetti quella africana è una contesa secondaria, circoscritta, senza la minima attinenza con il gigantesco dramma che si sta svolgendo contemporaneamente in Europa. Però il fatto stesso che venga combattuta una lotta all'ultmo sangue per un pugno di colonie tedesche senza alcuna valenza se non di prestigio testimoniano fino a che punto si sia spinta la follia nazionalista durante la Grande Guerra e la ferocia della contesa fra le parti determinate a non concedere nemmno il minimo sfregio all'orgoglio della propria nazione. Byron Farwell descrive minuziosamente le forze in campo, i piani, le operazioni militari che vanno dalla conquista Alleata delle colonie tedesche nell'Africa occidentale fino alla grande campagna in Tanzanica. In particolare vengono rimarcati da una parte gli errori degli Alleati (inglesi, francesi, truppe coloniali varie, portoghesi, belgi) che non riuscirono mai a ottenere una vittoria determinante malgrado la schiacciante superiorità numerica, dall'altra la straordinaria abilità del grande comandante tedesco Paul Emil von Lettow-Vorbeck nell'affrontare nemici di 5 o 6 volte numericamente superiori con un pugno di truppe formate da tedeschi e da indigeni africani senza mai essere sconfitto: solo il crollo europeo della sua Germania fermerà l'inarrestabile condottiero, ultimo tra gli ufficiali del Kaiser a gettare le armi. Storie di guerra, storie di uomini: in immensi scenari africani che vanno dal Congo alla Namibia fino al Tanzanica migliaia di uomini di ogni patria e colore soffrirono e morirono a causa della fame, della fatica e delle malattie prima ancora che per le pallottole nemiche; questo libro rende loro giustizia riportandone alla luce il sacrificio. Consigliatissimo non solo agli appassionati di Grande Guerra o di conflitti coloniali, ma a tutti coloro che amano la grande storia.
Argomento: Prima Guerra Mondiale - Recensione di Alex (09/04)
Copertina Les As de la Grande Guerre di Patrick de Gmeline, Presses de la cité (20 Euro)
Da 1914 fino a 1918, gli "assi" francesi, tedeschi, inglesi, russi, americani, italiani (tra cui Piccio, Ruffo di Calabria, ecc), austriaci e belgi si combattono al disopra del terreno soclcato dalle bombe. Dalle trincee, i fanti seguono con ardore gli scontri dei loro campioni; essi si chiamono Guynemer, Nungesser, Fonck o Chaput, Immelmann, Richthofen, Voss, Hawker, Ball o Mannock, Nesterov, Kazakov o Krouten, Rickenbacker, Luke o Lufbery, Baracca, Coppens, Brumowski. Qualsiasi la loro divisa, questi piloti di caccia, cavalieri dei tempi moderni, giovani, idealisti, appassionati dal loro lavoro, si combattono con una stima reciproca, aldilà della mischia.
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