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L'affare Tukachewskij
La strana collaborazione fra SD e NKVD
di Roberto Roggero ©
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Negli anni 1930-35 sia Hitler che Stalin sono impegnati nel consolidamento del proprio potere: in Germania si assiste alla sanguinosa Notte dei Lunghi Coltelli, in Russia all'assassinio del Segretario Politico, Sergej Kirov, durante il Congresso del Partito a Leningrado, che apre lo scandalo dei processi del Cremlino e una lunga serie di esecuzioni. La Polizia Segreta sovietica già da tempo è scatenata nella caccia agli oppositori del dittatore georgiano, ma l'SD e Heydrich non tardano a mettersi al passo e infiltrare agenti anche nella stessa Mosca. Se è vero che "decapitare" un esercito per poterlo meglio sconfiggere costituisce un vantaggio innegabile, Heydrich ha l'idea di fare in modo che a realizzare i propri fini sia lo stesso Stalin, il quale, da parte sua, sa bene di avere il completo controllo sia sul Comitato Centrale che sulla Segreteria del Partito, ma non ancora l'assoluta autorità sull'Armata Rossa.

La Segreteria Privata di Stalin si stava già occupando della questione: il primo ostacolo era costituito da un decreto ufficiale del '35 in base al quale gli alti ufficiali superiori dell'esercito sovietico godevano di immunità giuridica se non per un esplicita autorizzazione firmata dal Commissario del Popolo per la Difesa. Stalin è tutt'altro che ingenuo: decide di non allarmare l'Alto Comando dell'Armata Rossa con minacce di "pulizie interne" simili a quelle che stavano ancora avvenendo a livello politico, e a tale scopo il 20 novembre 1935 istituisce il grado di Maresciallo dell'Unione Sovietica proponendo i primi cinque candidati: Voroshilov, Budennij, Tukachewskij (già membri del Comitato Centrale), Egorov e Bljuker. Le prime avvisaglie si hanno nel luglio dell'anno seguente quando la NKVD arresta il generale Schmidt (di origini tedesche), comandante di un Corpo d'Armata corazzato in Ucraina, con l'accusa di appartenere a un gruppo trotzkista. Tale mossa fa chiaramente intendere che l'arresto di Schmidt è l'inizio di qualcosa di fin troppo chiaro; pochi giorni dopo è la volta del generale Kuzlichev, capo di Stato Maggiore dell'aviazione, accusato dello stesso crimine, quindi del generale Putna, addetto militare dell'ambasciata sovietica a Londra, richiamato a Mosca con un pretesto e arrestato. Schimdt e Kuzlichev sono rinchiusi nel tristemente famoso carcere della Lubjanka dove Jury Gay, capo della Sezione Informazioni della NKVD, e un certo Uskalov noto come "il torturatore", sono incaricati di condurre gli interrogatori ma, nonostante il trattamento, i due ufficiali negano di appartenere a un complotto che si propone di eliminare il neomaresciallo Voroshilov e pilotare il Comitato Centrale.

Paura e preoccupazione si diffondono negli ambienti dell'Alto Comando quando, contro ogni aspettativa, Stalin allontana lo stesso capo della NKVD, Lladoga, e lo sostituisce con Jezov, altrettanto efficiente e privo di scrupoli, al quale ordina segretamente di operare una "profonda revisione" dei vertici dell'esercito. Gli agenti della Polizia Segreta si mettono all'opera e in poco tempo costruiscono ad arte il necessario collegamento fra Partito ed esercito per far sì che Stalin potesse intervenire legalmente. Dagli atti del processo al generale Putna, la sezione della NKVD preposta allo studio e alla eventuale "correzione" di documenti e pratiche d'ufficio, trova che in effetti Putna, durante il suo soggiorno a Londra, ha incontrato elementi fuoriusciti appartenenti a organizzazioni trotzkiste, e inventa che abbia agito sotto ordine del maresciallo Tukachewskij, membro del Comitato Centrale e ideale anello di congiunzione fra esercito e Partito. Chi è Tukachewskij ? E soprattutto perché proprio lui ? E' il più giovane maresciallo dell'Unione Sovietica, eroe della prima guerra mondiale, già prigioniero dei tedeschi. Durante la prigionia conosce l'asso dell'aviazione francese Roland Garros e l'allora capitano Charles DeGaulle poi, dopo una rocambolesca evasione, riesce a rientrare in patria, che trova in totale disfacimento, dilaniata dalla rivoluzione.

Ex tenente della Guardia dello Zar, Michajl Tukachewskij si schiera dalla parte dei rivoluzionari e nel 1918, Lev Trotskij, all'epoca Commissario della Difesa e creatore dell'Armata Rossa, lo nota e lo chiama al comando della 4ª Armata, con la quale, nell'autunno dello stesso anno, l'ufficiale si copre di gloria nella steppa siberiana, ricacciando oltre i confini le numerose truppe filozariste. Tornato sul fronte occidentale ottiene nuove vittorie e nuova fama respingendo fin quasi a Varsavia le forze del generale polacco Pilsudskj. E' nominato capo di Stato Maggiore poi, nel 1935, maresciallo, a soli quarant'anni. Tukachewskij è quel che si dice "un brutto carattere", ma neanche Stalin è tipo da dimenticare un affronto: non ha scordato le accuse che il giovane maresciallo gli aveva pubblicamente rivolto quando, nel 1922, il dittatore georgiano aveva distolto i rinforzi di cavalleria di Budennij dal fronte polacco impedendogli di ottenere una grande vittoria e maggiore popolarità. Era successo che, durante il conflitto russo-polacco, Stalin, in qualità di Presidente del Comitato Politico Rivoluzionario del generale Egorov, non aveva controfirmato l'ordine di invio di truppe in rinforzo del generale Tukachewskij, il quale si era reso protagonista di una folgorante controffensiva costata un altissimo numero di vite. Per non perdere la faccia Stalin aveva avuto la sfrontatezza di firmare l'ordine quando ormai le forze che combattevano davanti a Varsavia erano spossate e avevano dovuto ritirarsi. Ne era seguita un'inchiesta che, prima di venire insabbiata, aveva coinvolto in un pubblico scandalo i due antagonisti. L'unica cosa che riesce a frenare Stalin, non ancora al potere assoluto, è l'enorme popolarità di cui gode il giovane maresciallo, ma ora le cose sono diverse e in più, dietro a tutto questo, vi è anche la NKVD e la sottile tela di ragno costruita da Heydrich e da suoi agenti, che avevano raccolto particolareggiate informazioni, confezionate ad arte per giungere sul tavolo di Stalin da fonte sicura quanto inconsapevole e neutrale.

La trappola intorno a Tukachewskij comincia a chiudersi quando la Polizia Segreta sfrutta a proprio vantaggio i fatti accaduti alla Conferenza di Genova, alla quale erano invitate a partecipare tutte le nazioni che, con diversi esiti, avevano preso parte alla prima guerra mondiale. La storia è nota: dopo pochi giorni si erano già delineati due schieramenti opposti e il dissidio Francia-Inghilterra aveva favorito l'intesa Berlino-Mosca, portata avanti dai ministri degli Esteri dei due paesi, von Ratenau e Chicherin, e conclusa in gran segreto con il trattato di Rapallo. NKVD e SD sfruttano specialmente le clausole militari segrete, secondo le quali un tale maggiore von Hammerstein per la Germania e un certo colonnello Nikolaj per la Russia sarebbero stati i responsabili di un progetto per lo scambio di informazioni belliche e per un programma di addestramento particolare di gruppi di ufficiali selezionati dei rispettivi eserciti, per l'utilizzo di nuove invenzioni e armi proibite dal trattato di Versailles (aerei e carri armati in particolare) oltre allo studio di moderne tecniche strategiche, in località remote come Lipetsk e Kazan.

Che parte avrebbe avuto, allora, il maresciallo Tukachewskij in tutto questo? E' coinvolto principalmente in quanto componente di uno dei gruppi di ufficiali sovietici prescelti per i corsi di addestramento e aggiornamento presso lo Stato Maggiore della Reichswehr, dove stringe rapporti con alti ufficiali dell'esercito imperiale tedesco e soggiorna a Berlino per cinque volte in qualità di membro del Gruppo Speciale dello Stato Maggiore del generale Platonov. Tukachewskij fa sue le nuove idee sulla guerra di movimento, e le propone a sua volta in patria, ma l'immediato risultato è la divisione dello Stato Maggiore russo in due blocchi: una parte rimane convinta nel considerare la Germania, pur sconfitta, il nemico di sempre, l'altra è pervasa da una pur logica e comprensibile ammirazione per la forte presenza dell'idea socialista nella nuova politica di Hitler, e adduce a sostegno di ciò i natali e le idee di Marx e Engels.

Stalin sceglie di mantenersi al di sopra della disputa ma tende, non ufficialmente, a favorire la fazione conservatrice. Le acque si muovono alla morte sospetta del generale Fabricius, diretto superiore di Tukachewskij: grazie a essa Stalin può insediare i propri fedelissimi all'interno del Comando della Regione Militare di Leningrado e della Zona Militare Ovest. Da quel momento, Tukachewskij si vede togliere poteri che gli spettavano di diritto ma, pur cosciente della provocazione, decide di non uscire allo scoperto. Nel 1931 il giovane maresciallo è nominato membro del Consiglio della Difesa e assume la carica di Commissario Aggiunto per le Questioni Navali, cosa che gli permette di poter introdurre le proprie idee di rinnovamento, ottenendo anche un permesso per missioni ufficiali all'estero per prendere visione delle novità della tecnica. Durante questo periodo (siamo negli anni 1933-35) si infittiscono anche i colloqui fra Germania e Russia: Stalin sembra mutare il proprio atteggiamento e negli accordi con Hitler non nasconde l'intenzione di coinvolgere Berlino contro le democrazie occidentali, ma lo Stato Maggiore sovietico è ancora profondamente diviso fra i sostenitori di una guerra preventiva contro la Germania, che stava procedendo al riarmo in modo preoccupante, e la fazione di Stalin, che prevede di entrare in Europa Orientale sulle ceneri dei paesi stroncati da una guerra fratricida. Inizia da qui una delle più sorprendenti e avventurose operazioni di spionaggio, almeno di quelle che si conoscono.

Per meglio seguire lo svolgersi degli eventi lasciamo Mosca e trasferiamoci a Berlino, precisamente al 103 della Wilhelmstrasse, Quartier Generale dell'SD, il servizio di sicurezza del Reich. L'indagine di Heydrich inizia dall'incontro che ha personalmente con quello che sarà uno dei personaggi chiave della vicenda, un doppio agente di nome Nikolaj Skoblin, animatore di una associazione clandestina di esuli russi in Francia, di idee apertamente antistaliniste. Dietro lauta ricompensa, Skoblin consegna a Heydrich un dossier dal quale si poteva dedurre che il maresciallo Tukachewskij era coinvolto in un complotto organizzato da ufficiali dello Stato Maggiore tedesco e russo con lo scopo di destituire Hitler in Germania e Stalin in Unione Sovietica. Immediatamente la scattante mente del capo SD intravede la possibilità di realizzare un doppio colpo: sbarazzarsi dei generali a lui ostili a Berlino e gettare nel caos lo Stato Maggiore dell'Armata Rossa, oltre a fare rientrare fra i congiurati anche qualche personalità scomoda dell'Abwehr dell'ammiraglio Canaris, e toglierla di mezzo con la benedizione del führer. Presa visione del documento, convoca "il mago" Walter Schellemberg, l'agente più efficiente del Servizio, e gli affida la missione di trovare prove sicure dell'esistenza del complotto. Schellemberg sceglie i suoi uomini, lo Sturmbannfuhrer-SS Hermann Behrends (direttore della Sezione Affari Orientali dell'SD) e lo specialista in problemi internazionali, Hauptsturmfuhrer-SS Erich Jahncke.

Le indagini partono quindi dal doppio agente Skoblin, ma chi è realmente costui? Fa conoscere il proprio nome in occasione della guerra civile russa, quando era il più giovane generale delle Armate Bianche e, per questo, nemico giurato di Tukachewskij. Aveva cominciato a interessarsi di politica ed era poi stato coinvolto nello spionaggio sposando Nadejda Vassilievna, ex ballerina, agente della GPU quindi della NKVD. Per motivi prevalentemente economici, e sotto insistenza della moglie, accetta di diventare un doppio agente, sfruttando l'odio per l'antico nemico e allacciando contatti con i servizi segreti tedeschi. Queste le informazioni ricavate dai documenti che la polizia francese ha ritrovato presso la lussuosa villa degli Skoblin nei pressi di La-Ferriere, vicino a Parigi, che provano, inoltre, i contatti avuti da Skoblin in località Egreville, presso l'Hotel dei Viaggiatori, con due agenti della NKVD: Alexander Spiedelglass (Capo-Sezione Esteri) e Vassilj Sarowskij (Commissario di 3ºGrado all'Ufficio per la Sicurezza dello Stato). In quell'incontro la NKVD si offriva di eliminare il generale Miller per favorire Skoblin alla presidenza del Comitato Esuli Russi, in cambio quest'ultimo avrebbe dovuto fornire le prove del complotto di Tukachewskij, con i nomi dei complici.

L'incontro Skoblin-Heydrich all'hotel Adlon avviene pochi giorni dopo. Il piano studiato dal capo dell'SD è a dir poco machiavellico: dopo la discussione avuta con Skoblin egli è più che mai convinto che con le prove già in suo possesso, e opportune "aggiunte e correzioni" a quelle offertegli, avrebbe potuto presentare un dossier completo a Himmler su un complotto internazionale fra Londra, Berlino, Parigi, e Mosca per una guerra preventiva contro il Reich, nel quale il maresciallo Tukachewskij, appare come uomo chiave fra la fazione rivoluzionaria antistalinilista, gli elementi deviati dei governi occidentali e gli alti ufficiali dell'esercito tedesco. La decisione di Hitler dinanzi a prove inconfutabili sarebbe stata certamente quella di rispondere a tali intenzioni prevenendole, ma la difficoltà principale non è tanto quella di fare apparire autentiche determinate parti del dossier che vengono invece falsificate (cosa già di per se difficile vista la perizia degli agenti sovietici), bensì di fare in modo che le prove finiscano nelle mani di Stalin senza creare il minimo sospetto e, al tempo stesso, cercare di tenere fuori l'Abwehr, che cominciava a interessarsi al caso. Per incrementare la credibilità del complotto internazionale serviva un'insospettabile e ignara pedina e, a tale scopo, Heydrich decide di coinvolgere il presidente della Repubblica Cèca, Eduard Bènes. Per quanto riguarda il "problema Abwehr", tutto era nato in conseguenza di un incontro che Walter Schellemberg aveva avuto con l'ammiraglio Canaris, durante il quale l'agente SD aveva cortesemente chiesto uno scambio di informazioni su alcuni ufficiali del Comando Supremo sovietico, tra i quali Tukachewskij. L'ammiraglio Canaris, non a caso soprannominato "vecchia volpe", trova il modo di guadagnare tempo, soprattutto perché gli torna alla mente una discussione precedentemente avuta con Heydrich durante una passeggiata a cavallo, nella quale era saltato fuori il nome del maresciallo sovietico.

Il capo dell'SD blocca ogni contatto con Canaris poiché sospetta che il capo dell'Abwehr potrebbe aver "mangiato la foglia" e messo in allarme i suoi uomini; decide quindi di aspettare il tempo necessario perché l'Abwehr si dimentichi delle strane richieste, poi avrebbe aggirato l'ostacolo. Poco tempo dopo Canaris viene svegliato in piena notte dal suo ufficiale di servizio: i locali dell'Abwehr stanno andando a fuoco. L'ammiraglio capisce che deve incassare il colpo: con quali motivazioni avrebbe potuto lamentarsi con Hitler ? Era la sua parola contro quella di Heydrich, il quale aveva sicuramente le spalle coperte. Deve necessariamente aspettare, e lo farà fino a che non vedrà sul proprio tavolo le notizie della stampa tedesca e internazionale, accompagnate dai rapporti del Servizio, sulle avvenute esecuzioni di un gruppo di alti ufficiali del Comando Supremo dell'Armata Rossa per cospirazione e tradimento. Con tutto ciò Canaris tira le somme: la parte di Heydrich nell'affare è un fatto certo, resta da capire come abbia agito, ed era logico aspettarsi anche delle "novità" nello Stato Maggiore tedesco, e in tal caso Himmler e Heydrich dovevano già aver compilato le loro "liste personali". Ma seguiamo i fatti. Anche in Russia la NKVD, sotto la direzione del nuovo capo Jezov, sta tramando contro i rivali del dittatore, e la presunta fazione rivoluzionaria di Tukachewskij viene fatta apparire talmente determinata che lo stesso Stalin teme un vero e proprio colpo di Stato, come quello che avevano organizzato le SA in Germania, e decide di agire di conseguenza.

Nel gennaio del '36 Tukachewskij è inviato a Londra come rappresentante ufficiale dell'Unione Sovietica ai funerali del re Giorgio V e subito si diffondono voci sul fatto che il giovane maresciallo avrebbe incontrato alcuni alti ufficiali e personaggi di governi stranieri per perorare la causa della guerra preventiva alla Germania, scavalcando ogni decisione che Stalin avrebbe preso in un senso o in un altro. In effetti Tukachewskij incontra diplomatici e generali inglesi e francesi, e anche il generale Franco (che da lì ad un mese avrebbe vinto la guerra civile nel proprio paese), e l'ufficiale sovietico avrebbe potuto realmente avere colloqui segreti circa la possibilità di una guerra preventiva al Reich in accordo con le democrazie occidentali, arrivando anche a esporre a grandi linee un piano di operazioni militari congiunte da definire in seguito. Sembra che, agendo in buona fede, abbia effettivamente rivelato segreti militari, di nessuna utilità, contribuendo però a ispessire il muro di dubbio con i rappresentanti di Inghilterra e Francia. A questo punto, Jezov avrebbe potuto già fornire le prove a Stalin per fare arrestare il maresciallo, ma non è ancora sicuro dell'esito e decide di aspettare per eliminare ogni indecisione. Le spie della Gestapo e dell'SD, infiltrate in diversi livelli della società inglese (una era addirittura nello Stato Maggiore, un'altra era il famoso Tyler Kent, impiegato presso l'ambasciata americana a Londra) cominciano quindi ad agitare le acque in Inghilterra e in Francia. E' a questo punto che Heydrich scende in campo. Nello stesso periodo, a Mosca, anche Jezov viene convocato da Stalin, che vuole essere messo al corrente dei progressi fatti dalla Polizia Segreta per eliminare gli oppositori: il "cannibale" (questo il soprannome del capo della NKVD) aveva scovato un dossier sull'interrogatorio e la confessione estorta al generale Orlov, arrestato con l'accusa di aver ostacolato il progresso industriale della nazione e del popolo russo, in combutta con un gruppo di vecchi nostalgici traditori come il generale Krantz-Veltzov (addetto militare russo a Parigi) e il generale Semenov (addetto militare a Varsavia). Il dossier Orlov rivela anche che erano avvenuto ripetuti colloqui segreti, in Norvegia, tra Nikolaj Skoblin e Karl Radek dopo gli accordi di Rapallo, a cui avrebbe preso parte anche Leon Trotskij in persona. Radek, pseudonimo dello scrittore Sobelsohn, in un primo tempo seguace delle idee rivoluzionarie russe, aveva cambiato orientamento politico ed era stato espulso dal Partito e confinato. Gli era stato concesso di rientrare con uno stratagemma, quindi arrestato e condannato a 10 anni di lavori forzati per la diffusione di princìpi trotzkisti. In seguito era diventato uno dei più accaniti accusatori di Tukachewskij.

Nel frattempo, Jezov da una parte e Heydrich dall'altra procedono con i loro piani, finchè arriva il momento di coinvolgere il presidente cèco Bènes, al quale tocca inconsapevolmente il compito di rendere pubblico lo scaldalo. Bènes è avvertito dal capo del servizio informazioni cecoslovacco, Nemanov, di aver negoziato l'acquisto a Ginevra di certi documenti riservati, con un agente straniero di nome Skoblin, dove il pezzo forte sarebbe stata una lettera scritta da Tukachewskij, oltre ad alcune intercettazioni telefoniche. La autenticità delle carte è confermata da un certo Gryleviç, agente NKVD a Praga. Nemanov, fingendosi agente trotzkista, si incontra con Gryleviç, il quale si fa passare a sua volta per un membro dell'organizzazione di alti ufficiali tedeschi e russi che sta complottando per il rovesciamento dei due dittatori, nella quale uno dei nomi più rilevanti è quello di Tukachewskij. La discussione verte sulla messa in pratica di ondate di scioperi, per paralizzare la produzione industriale dei due paesi, in accordo con agenti trotzkisti cecoslovacchi. Bènes rimane turbato dalla lettura del documento, è ben cosciente della difficile posizione del proprio paese e conosce il pericolo nazista, ma non si rende conto del coinvolgimento dei servizi segreti tedeschi e sovietici e soprattutto non sa fino a che punto vogliono arrivare Heydrich e Jezov.

La NKVD affianca a Skoblin un collaboratore per avvalorare le prove, un certo Nikolaj Alexejev, che si fa arrestare dalla polizia francese mentre tenta di trafugare i piani di un sommergibile e viene portato alle carceri di Chèrche-Midi. Essendo cittadino russo viene interrogato nella sua lingua sugli scopi della missione, ed ecco saltare fuori un'altra volta il nome del maresciallo Tukachewskij e di altri alti ufficiali tedeschi e sovietici. Essendo alleato della Francia, il governo cèco è informato dell'accaduto, secondo gli accordi. Un altro indizio è appositamente fornito al presidente Bènes dall'SD: anche Mastny, l'ambasciatore cèco a Berlino, sarebbe a conoscenza di colloqui segreti rivelatigli dal generale von Weiszacker, alto funzionario della Wilhelmstrasse. Durante tali incontri, il consulente economico di Weiszacker, Trautmanndorf, avrebbe portato il discorso sulla scottante questione dei rapporti fra alcuni elementi degli Alti Comandi militari russo e tedesco, decisi a risolvere le tensioni tra Berlino e Mosca anche a scapito della Cecoslovacchia. A questo punto Bènes convoca l'ambasciatore russo a Praga, Alexandrovskij, che a sua volta fa pervenire al Cremlino un dettagliato rapporto. Cosa faceva nel frattempo l'ammiraglio Canaris ? Dalla notte in cui sono andati distrutti dal fuoco alcuni locali dell'Abwehr ha ufficialmente ignorato la questione, probabilmente per misurare le reali capacità dell'SD, in attesa di agire. Canaris è in dubbio se Heydrich sia a conoscenza o meno dei reali progetti rivoluzionari che il maresciallo sovietico accarezzava da tempo circa una guerra preventiva al Reich in accordo con Londra e Parigi, e lui stesso ne attendeva le prove definitive dal capo operazioni dell'Abwehr, colonnello Hans Oster, per cui decide di non informare dei suoi progetti neanche il proprio diretto superiore, il ministro della Guerra von Blomberg. Passa ancora del tempo e, nel gennaio del '37, al Cremlino l'aria si fa decisamente pesante. Tutti conoscono i metodi staliniani già sperimentati al tempo del delitto Kirov, soprattutto l'SD sa bene che una volta iniziata, l'ondata di arresti ed esecuzioni si sarebbe estesa a macchia d'olio.

Stalin prepara il terreno con un discorso molto violento dinanzi al Comitato Centrale, sul pericolo della cospirazione all'interno dello Stato, quindi è Molotov a calcare la mano, sostenendo che una "decisa ripulita" si era ormai resa necessaria. Tukachewskij è convocato al Cremlino, dove gli viene ritirato il permesso d'espatrio proprio mentre era in procinto di ripartire per Londra come rappresentante sovietico all'incoronazione del nuovo sovrano. La discussione che l'ufficiale ha con Stalin si fa presto accesa, poi Tukachewskij lascia il dittatore che, ormai convinto del tradimento, decide di passare alle vie di fatto. Poco tempo dopo il maresciallo Voroshilov destituisce Tukachewskij dalla carica di Vice-Commissario alla Difesa e ne ordina l'immediato trasferimento nella Regione Militare del Volga. Viene quindi arrestato il generale Gekker, capo dell'Ufficio Relazioni Estere dell'Armata Rossa, e con lui il generale Garkavij, comandante del Settore degli Urali. Nel frattempo a Berlino l'SD pone gli ultimi ritocchi alle prove per il coinvolgimento degli alti ufficiali dell'esercito tedesco. Heydrich, Behrends e l'altro abile agente Alfred Naujocks, si sono dati molto da fare: è Naujocks il collegamento segreto con gli emissari della NKVD per fare pervenire ai "colleghi" russi le informazioni, sotto il pagamento di tre milioni di rubli. Per questo scambio nulla deve essere lasciato al caso.

Il piano di Heydrich è di una semplicità sconcertante e studiatissima: un agente tedesco agli ordini dello Sturmbannfuhrer-SS Bohme, a Praga, deve fare entrare in contatto quest'ultimo con un amico intimo del presidente Bènes. Bohme, sotto le spoglie di un convinto antinazista, avrebbe rivelato a questa persona che un alto ufficiale tedesco avverso a Hitler (impersonato da Naujocks) avrebbe intenzione di scambiare i documenti dell'intesa esistente tra alcuni membri dei Comandi Supremi sovietico e tedesco, intessuti con la mediazione del maresciallo Tukachewskij. La trappola funziona e Bènes invia questa volta una lettera personale a Stalin, il quale ordina a Jezov di procedere con l'operazione: a Praga due agenti scelti della NKVD prendono contatto con Bohme, poi vengono condotti a Berlino dove avviene l'incontro con Naujocks. Lo scambio è effettuato per la cifra pattuita, ma c'è un particolare interessante: i tre milioni di rubli sono in biglietti di medio taglio il cui numero di serie è accuratamente registrato. Walter Schellemberg è incaricato di recuperare e distruggere il denaro dopo il sensibile aumento degli arresti di agenti tedeschi in Russia mentre pagano il conto di un ristorante o acquistano regali in qualche grande magazzino.

Inizia quindi la fase conclusiva della vicenda: il 10 maggio 1937 Stalin convoca una conferenza di tutti i comandanti militari con i rispettivi Stati Maggiori e, durante la seduta, i generali Yakir, Gamarnik, Feldman, Kork, Primakov, Eidemann e, naturalmente, il maresciallo Tukachewskij, sono formalmente accusati di cospirazione e tradimento verso il popolo dell'Unione Sovietica. Due giorni dopo, 12 maggio, Jezov consegna a Stalin il rapporto completo sull'inchiesta svolta e il 20 maggio la notizia è comunicata alla nazione. Come previsto Voroshilov solleva forti dubbi sulla troppo palese autenticità delle prove a carico, ma viene drasticamente zittito dallo stesso Stalin.

Il 27 maggio Tukachewskij e i suoi presunti complici sono ufficialmente posti agli arresti e Stalin può iniziare la grande epurazione nell'Armata Rossa, a partire dalle cariche più prestigiose per arrivare all'ultimo dei caporali. Il 29 maggio la NKVD arresta il generale Uboreviç e il giorno dopo il generale Yakir; alla mezzanotte del 31 maggio tutti i congiurati, veri o presunti, si trovano nelle celle della Lubjanka. Nikita Krushev glorifica l'operato di Stalin, di Jezov e della Polizia Politica come a suo tempo aveva fatto Goebbels con Hitler durante la Notte dei Lunghi Coltelli. Nei primi giorni di giugno inizia il processo nel quale, come da copione, tutti gli imputati sono riconosciuti colpevoli di tradimento verso l'esercito e il popolo dell'Unione Sovietica, per divulgazione di segreti militari, costituzione di complotto a danno dell'ordine costituito e istigazione al sabotaggio dell'apparato industriale. Nel corso del processo, come riportano le testimonianze di due agenti della NKVD (Kavitsky, nel libro "Ero un agente di Stalin", e Orlov con "Storia dei delitti segreti di Stalin"), gli accusati tentano in tutti i modi di difendersi, ma le accuse sono talmente schiaccianti che non ne hanno la possibilità, e anzi, si dice che il presidente del tribunale, Ulrich, avrebbe anche tentato di fare confessare al generale Yakir che il comandante della sua Guardia Personale sarebbe stato un agente dell'Abwehr, incaricato di avvicinare il generale sovietico ai servizi di Canaris. E' il 12 giugno quando il portavoce ufficiale del Comitato Centrale comunica le avvenute esecuzioni.

Altri particolari interessanti e rivelatori: da fonti direttamente coinvolte, sembra che le firme dei congiurati in calce alle confessioni siano state poste dopo le esecuzioni; inoltre esisterebbero diverse versioni delle esecuzioni stesse, fra le quali la più verosimile sembra quella dello storico inglese Robert Conquest, secondo cui non sarebbero avvenute alla Lubjanka ma per opera di squadroni scelti, in celle separate, al numero 11 della via Dzerninskij, dove la NKVD gestiva delle prigioni private, mentre alcuni autocarri mantenevano il motore acceso e accelerato per coprire il rumore degli spari. Pratica messa in opera anche durante le esecuzioni seguite alla Notte dei Lunghi Coltelli in Germania, nei cortili delle prigioni delle SS. Dopo l'eliminazione dei congiurati più importanti inizia la caccia aperta ai nemici del regime: il nucleo dei comandanti superiori dell'Armata Rossa è letteralmente decimato dai famigerati Commissari Politici.

Molto lontano, nel suo ufficio di Berlino, Heydrich può gioire del proprio lavoro mentre, in tutta la Russia, sono arrestati diversi celebri generali, liquidati numerosi cadetti della Accademia Ufficiali "Fruntze", indicata come un covo di rivoluzionari; è arrestato il generale Nemanov, capo del Dipartimento Politico dell'Accademia, con l'accusa di essere un agente tedesco; quindi i generali Gamarnik e Vatsetis. In poche settimane il Comando della Regione Militare di Leningrado è privato di circa 700 ufficiali. Anche Kahlepeskij, comandante generale delle truppe corazzate, finisce in cella; così il generale Alksins, capo della Armata Aerea; il generale Khiripin, suo aiutante di campo; Todorowskij, comandante della Accademia Militare Aeronautica, il quale riuscirà a sopravvivere a 15 anni di lavori forzati; il celebre generale Rokossowskij è arrestato a Leningrado, interrogato e malmenato, quindi rimesso in libertà e reintegrato nel '41, poco prima dell'invasione tedesca, e sarà uno dei protagonisti della rivincita della Armata Rossa sulla Wermacht.

Le esecuzioni non si fermano: sono fucilati gli ammiragli Mukleviç, Orlov, Sivkov (capo della Flotta del Baltico), Kochchnor (capo della Flotta del Mar Nero) e altri cinque ufficiali superiori della Marina. Non si sottraggono nemmeno gli stessi Commissari Politici: inizialmente 17 di essi, appartenenti all'esercito, vengono giustiziati, quindi altri 25 di classe divisionale su un totale di 28, poi altri 36 su 38 a livello di brigata. Le vittime della prima grande ondata di esecuzioni si pensa siano state non meno di 120mila, ma non finisce qui: un nuovo decreto stabilisce che le condanne sarebbero state pesanti anche per tutti coloro non coinvolti direttamente nella congiura, e inizia così una seconda ondata di arresti. Sotto i colpi del plotone di esecuzione muoiono il maresciallo Egorov, il generale d'Armata Dybenko (comandante del settore di Leningrado), i generali Fedko, Uritzij, Belov, Dubonoj, Valikanov, Gryaznob, Kovpiuk (settore Asia Centrale). Il generale Gorbatov è arrestato, interrogato e condannato a 15 anni di gulag siberiano, poi ricondotto a Mosca, nuovamente processato e reintegrato nelle sue funzioni nel '41.

A conclusione della carneficina organizzata da Stalin e dalla Polizia Segreta, le cifre parlano da sole: nell'Armata Rossa sono stati eliminati 3 marescialli su 5; 14 generali superiori su 16; 8 ammiragli su 8; 60 generali di Corpo d'Armata su 67; 136 generali di divisione su 199; 221 generali di brigata su 397; 75 degli 80 componenti del Supremo Soviet Militare, senza elencare il numero di tutti i membri delle famiglie dei condannati, degli amici o dei conoscenti, scomparsi senza lasciare traccia. A Berlino, Himmler e Heydrich possono considerarsi soddisfatti, ma il loro lavoro non è ancora finito: rimangono ancora i generali dell'Offizier Korp, composto dai vecchi nobili di rigida educazione prussiana e legati ancora agli antichi ideali imperiali, i pericolosi avversari dell'Abwehr e si dovevano regolare i conti con quegli scomodi testimoni che erano diventati Nikolaj Skoblin e la moglie Nadejda Vassilievna. Adesso che Skoblin aveva mantenuto i patti, era la NKVD a dover rispettare gli accordi e Heydrich non si oppone di certo alla eliminazione del generale Miller: con Skoblin presidente della Associazione degli Esuli Russi (la ROVS) sarebbe stato facile e conveniente controllare una tale organizzazione, ma adesso la partita si sarebbe giocata direttamente fra i capi: Heydrich, Jezov e lo stesso Skoblin, che a quanto pare poteva contare su un servizio d'informazione personale ben strutturato e organizzato.

E' proprio Skoblin a prendere l'iniziativa incontrando a Parigi alcuni rappresentanti della antica Armata Bianca, quindi prenota, con la moglie, due biglietti ferroviari per Bruxelles, servendosi di un certo Grigul, suo collaboratore. Stessi biglietti vengono acquistati anche per il generale Chapèron-du-Larrè e consorte, membri di spicco della ROVS. Mentre du-Larrè e la moglie aspettano gli Skoblin alla stazione, questi, specialmente la Vassilievna, compiono strani e rapidi spostamenti per Parigi, attardandosi in modo sospetto in negozi e ristoranti. Incontratisi infine con i du-Larrè, decidono di posporre la partenza e li lasciano partire da soli, quindi si recano alla casa del generale Miller, dove trovano solo la moglie, la quale dice che il marito è rimasto alla sede della ROVS, in Rue de Colisèe 29, trattenuto da motivi di lavoro. E' la sera del 22 settembre 1937.

La signora Miller ignora di essere solo un alibi per gli Skoblin, infatti il generale è scomparso dalle ore 11.00 circa della stessa mattinata. Anche qui la vicenda assume toni oscuri: il generale Miller, prima di recarsi a un imprecisato appuntamento, aveva consegnato al Segretario Generale della ROVS, Pavel Kussonskij, una lettera da aprirsi in caso di una sua improvvisa sparizione, memore di ciò che era accaduto al generale Kutiepov (suo predecessore) nel 1930, sparito senza lasciare traccia. La lettera viene aperta e vi si legge: "..Oggi, mercoledi 22 settembre 1937, ho un appuntamento tra Rue Jasmin e Rue Raffet con il generale Skoblin, il quale deve condurmi ad un incontro segreto con un tedesco di nome Strohmann (presunto ex addetto militare nei Balcani) e con un altro uomo di nome Werner, impiegato dell'ambasciata di Germania a Parigi. Tutto ciò avviene per iniziativa di Skoblin e nel caso si tratti di un inganno, lascio queste poche righe che costituiscono un formale atto di accusa nei suoi confronti. Firmato: generale Miller". L'allarme è comunicato anche all'ammiraglio Kedrov, portavoce ufficiale della ROVS, e al colonnello Matzilev, segretario della "Associazione Gallipoli", un'organizzazione affiliata. Si teme subito il peggio, ma per fugare ogni dubbio bisogna trovare gli Skoblin. Tutto era evidentemente già calcolato: Skoblin apre la porta della propria casa in pigiama, ostentando un atteggiamento di sorpresa, ma la sua espressione cambia allorchè Matzilev esibisce la lettera; è portato quindi agli uffici della ROVS, ma nell'attimo in cui Matzilev e Kedrov gli volgono le spalle per non fare udire ciò che dicevano, Skoblin riesce a fuggire. Si pensa sia tornato all'albergo dove aveva una stanza, l'hotel Pax, ma vi è solo la moglie Nadejda, che si mostra in pena per la sorte del marito. A questo punto la vicenda è trapelata e l'indagine passa nelle mani della polizia parigina.

Dopo poco tempo l'alibi degli Skoblin comincia a vacillare, sia per alcune inspiegabili coincidenze, sia per testimonianze casuali: viene ritrovata una agenda nella quale sono annotati chiaramente gli appunti concernenti l'incontro con il generale Miller, in più uno strano codice che nessuno riuscirà mai a decifrare. La villa di Skoblin a La-Ferrière è sottoposta ad accurate perquisizioni, è rinvenuta un'altra agenda con nomi di collaboratori e appunti che confermano i contatti di Skoblin con servizi segreti tedeschi e russi, oltre a ulteriori indizi a conferma che il doppio agente era riuscito ad allestire un efficiente servizio informazioni privato. Le indagini della Gendarmeria arrivano a poco a poco a ricostruire la sorprendente fuga di Skoblin dagli uffici della ROVS: avrebbe risalito alcuni piani dello stabile quindi si sarebbe nascosto in uno degli appartamenti tenuto da complici, e compaiono i nomi del colonnello Vorobjov, cognato del fuggiasco, e di una misteriosa madame Krivoshejeva, moglie di un capitano della divisione che Skoblin aveva comandato durante le passate battaglie. Il luogo dell'appuntamento di Skoblin con il generale Miller si rivela sorprendentemente adatto per un rapimento: niente negozi, niente locali pubblici, la maggior parte dei residenti in zona di origine o nazionalità sovietica. Si risale a una villa poco lontano, affittata a nome del vecchio ambasciatore russo Potyomkin, e a un sospetto furgone grigio visto più volte davanti ai cancelli della villa.

Per sapere come si siano svolti realmente i fatti bisognerà aspettare il 1940: si scoprirà che l'edificio che ospitava la sede della ROVS era tempestato di microfoni e sarà, guarda caso, la Gestapo a scoprirlo quando, in conseguenza degli accordi russo-tedeschi del '39, avrà il permesso di occuparsi ufficialmente della organizzazione di Miller. Catturato dalla Gestapo, il consigliere della ROVS nonché agente della NKVD Tretyakov (che avrebbe terminato i suoi giorni in un campo di concentramento) rivela poi che Skoblin si era effettivamente nascosto in uno degli appartamenti dello stabile. In ogni caso, le tracce di Skoblin a Parigi si fermano qui; qualcuno avrebbe fatto il nome Kuban, un mercantile con cui avrebbe lasciato l'Europa, inoltre, riguardo alla sorte del generale Miller, si parla nuovamente del furgone grigio e di una misteriosa cassa di legno, che sarebbe la chiave del mistero. Tutto rimane comunque nel vago finchè giunge una segnalazione del commissario Chavineau della polizia di Le Havre: il comandante del cargo sovietico Maria Ulianova aveva deciso frettolosamente si salpare dopo avere imbarcato una grossa cassa di legno portata sulla banchina da un furgone grigio con targa diplomatica e con a bordo due uomini identificati come il console Kislov e un rappresentante della Missione Commerciale Sovietica a Parigi, in realtà entrambi agenti della NKVD. Le indagini rivelano che il furgone è stato immatricolato nell'agosto del '37 (un mese prima della sparizione di Miller) sempre a nome dello stesso locatario della villa di Parigi. Nadejda Vassilievna è arrestata per complicità e favoreggiamento nel sequestro Miller e trasferita al carcere Pètite-Roquette dopo che, in una ulteriore perquisizione a La-Ferrière, vengono ritrovati altri documenti e un nuovo codice cifrato formato da punture di spillo anch'esso rimasto indecifrato. Il 5 settembre 1938, a più di un anno dai fatti accaduti, il dossier e Nadejda Vassilievna sono portati davanti alla Corte d'Assise della Senna presieduta dal francese Schwab e assistito dal russo Philonenko. L'istruttoria è movimentata, la signora Skoblin nega ogni accusa a suo carico e a carico del marito, e ricusa tutte le testimonianze che indicano la coppia come agenti della NKVD.

L'8 settembre la Corte condanna Nadejda Vassilievna a 20 anni di lavori forzati, una delle sentenze più dure mai pronunciate da un tribunale francese per una accusa di complicità. La Vassilievna muore nell'ottobre 1940 nel carcere femminile di Rennes portando con se il suo segreto. Di Nikolaj Skoblin non si saprà più nulla: si dice sia rientrato in Russia, oppure assassinato dalla stessa NKVD, o anche che sia stato l'SD di Heydrich a entrare direttamente nella vicenda, e proprio la totale assenza di prove in tal senso costituirebbe valido motivo per sospettare un tale intervento.
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