"Il lettore non ha dubbi sull'autenticità del racconto, tutto è sempre vero: il coraggio, la paura, la miseria e il tormento di un giovane che diventa una piccolissima parte di una grande tragedia mondiale e che, miracolosamente, sopravvive per tornare a casa e raccontare la sua storia." [dalla bandella di copertina della edizione italiana. Sperling & Kupfer, 1972]
Premessa
Pubblicato per la prima volta nel lontano 1967 in Francia per i tipi di Robert Laffont, Il Soldato Dimenticato è stato tradotto in italiano, tedesco, inglese, spagnolo, portoghese, turco e giapponese. Il libro, che ha ricevuto ovunque accoglienze entusiastiche, è tutt'ora un best-seller in diversi paesi. Illustri storici militari, soprattutto anglosassoni, lo hanno inserito nelle bibliografie dei propri lavori, autorevoli riviste, come Military Review (marzo e maggio 1990) e Army (novembre 1990) ne hanno esaltato l'impeccabile rigore storico, mentre importanti istituti di studi strategici, come quello statunitense, ne promuovono la lettura tra gli studenti. A prima vista un curriculum ineccepibile per uno dei rari libri di memorie provenienti dai ranghi e non dal "circolo ufficiali" della Wehrmacht. La vicenda umana del giovane alsaziano arruolatosi nell'esercito di Hitler avvince con il suo stile incalzante e (forse artificiosamente) asciutto. E' proprio questo stile che distoglie l'attenzione del lettore da taluni svarioni che affiorano qua e là lungo le oltre quattrocento pagine del racconto. Da qui sono partito per tentare una rilettura critica del testo che potesse dire una parola definitiva sull'autenticità di quanto narrato. Per effettuare gli opportuni riscontri storiografici mi sono avvalso dell'edizione originale francese, mentre i riferimenti sono all'edizione italiana.
Memorialistica o narrativa?
Desidero proporre all'attenzione dei lettori un florilegio degli errori più gravi commessi da Sajer (nome de plume?) nella stesura delle sue "memorie". L'autore colloca la data del suo arruolamento nell'esercito tedesco al 18 luglio 1942. Giunto a Chemnitz, vicino a Dresda, si sarebbe presentato volontario presso lo Sturzkampfgeshwader Immelmann, lo stormo di Stuka comandato dal famoso Col. Hans-Ulrich Rudel e sarebbe stato assegnato ad una fantomatica "26ª Sezione". L'Associazione dei Veterani di questa gloriosa unità ha escluso l'esistenza di una "26ª Sezione", precisando altresì che all'epoca i complementi erano di stanza sul campo di Graz-Thalerhof, in
Austria (
1). Non avendo superato i severissimi test psico-attitudinali della Luftwaffe, la giovane recluta si vide assegnare alla fanteria e trasferire in Russia, nei pressi di Brest Litovsk, alla fine di settembre. Lo troviamo poi a Kiev nella 19ª Compagnia del 126º Rollbahngruppe di scorta ai convogli di rifornimenti destinati a Stalingrado. Di questa particolare unità non c'è traccia negli archivi militari tedeschi conservati a Friburgo. La svolta giunse però nel maggio del 1943 quando Sajer entrò nella Divisione Grossdeutschland col grado di caporale. E' vero che un semplice caporale non ha il dovere di conoscere a fondo gli avvenimenti di cui spesso è solo un'inconsapevole pedina, ma almeno l'insegna di nazionalità dell'esercito per cui combatte dovrebbe rimanergli scolpita nella mente. E invece accade che Sajer la chiami "croce di Malta" per ben tre volte (pp. 111, 114 e 304), ignorando che la Eiserne Kreuz (la cosiddetta croce di Malta) era stata sostituita già nel giugno del 1918 con la Balkenkreuz (una croce greca a bracci dritti) e sarebbe stata ripristinata solo con la costituzione della Bundeswehr nel 1955.
E' solo una delle numerose e apparentemente inspiegabili amnesie in cui ci si imbatte scorrendo le pagine de "Il soldato dimenticato". Secondo l'autore la banda con la scritta "Grossdeutschland" era cucita sulla manica sinistra della giubba, come consuetudine nelle Waffen-SS, e non su quella destra (pp. 126 e 283). Non stupisce quindi che Sajer affermi anche di aver combattuto in un battaglione, il 17º, che la GD non ebbe mai né che storpi il nome della sua unità, da Infanterie-Division (mot.) Grossdeutschland (come fu ufficialmente designata fino al 22 giugno 1943), in Leichtinfanterie Gross Deutschland Division (p.
122 (
2)). Ma c'è di più. Egli afferma anche ch le mitragliatrici MG 34 e 42, fedeli compagne della fanteria tedesca, sparavano proiettili calibro 7,7 invece che 7,92 (pp. 181 e 195). I 18.000 giovanissimi Hitlerjugend che sciamano nelle retrovie del fronte ansiosi di battersi (p. 168) sono solo un altro parto della fervida fantasia dell'autore. Proprio durante la primavera e l'estate del 1943, infatti, il meglio della Gioventù Hitleriana si stava radunando a Beverloo, in Belgio, per dare vita alla 12. SS Pz.Gren.Div. che, trasformata in divisione corazzata, si sarebbe dissanguata in Normandia un anno più
tardi (
3).
Come in ogni feuilleton che si rispetti anche ne Il Soldato Dimenticato è presente un capitolo dedicato all'amore (il 4º). Nel giugno del 1943 il nostro Sajer viene inviato in licenza a Berlino ove, insieme alla sua ragazza, assiste ad un massiccio bombardamento diurno su Tempelhof che, a suo dire, avrebbe raso al suolo "un terzo dell'aeroporto e il 90% di Tempelhof" (p 151) Pochi giorni prima il viaggio verso casa del giovane alsaziano si era interrotto di fronte a Magdeburgo sconvolta dagli incendi in seguito ad un'incursione aerea (p. 132). La pubblicazione dei rapporti giornalieri del Comando Supremo della Wehrmacht (Die geheimen Tagesberichte der deutschen Wehrmachtsfuehrung im Zweiten Weltkrieg 1939-1945, vol 7, 1998, pp. 3-81) ci consente di smentire ancora una volta Sajer. Nè Berlino né Magdeburgo furono colpite dalla Raf o dall'Usaaf nel giugno del 1943. Il primo raid notturno sulla capitale tedesca da parte dei bombardieri americani avvenne solo nel marzo 1944, mentre la Raf si presentò su Tempelhof nelle notti del 23-24 agosto, 31 agosto-1settembre e 22-23 dicembre 1943 senza risultati apprezzabili. Una definitiva conferma alle mie perplessità è giunta con la comunicazione da parte dell'Associazione dei Veterani della GD che l'ufficiale più volte citato nel testo, il cap. Wesreidau, non risultava dai ruolini
divisionali (
4). L'autore, probabilmente, ha rielaborato ricordi altrui, da cui grazie ad una discreta conoscenza delle vicende della GD in Russia, già all'epoca desumibili da fonti a stampa, ha ricavato un romanzo di grande presa
emotiva (
5).
Conclusioni
Le "memorie" di Sajer presentano non poche analogie con un'altra opera, fino a non molto tempo fa ancora ritenuta la migliore testimonianza "dal basso" sulla Grande Guerra. "Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale" di Erich Maria Remarque. La vicenda di Remarque risulta quanto mai interessante proprio in quanto può aiutarci, almeno in parte, a ricostruire e comprendere la genesi di libri come "Il soldato dimenticato". Non c'è dubbio che Remarque abbia mentito sui suoi trascorsi bellici e abbia descritto come vissute in prima persona vicende narrategli da un veterano conosciuto forse in
ospedale (
6). "Niente di nuovo sul Fronte Occidentale" assurse a manifesto della generazione che aveva consumato la sua gioventù nelle trincee e che la società postbellica aveva emarginato come inadeguata alla nuova realtà. Sia l'opera di Remarque che quella di Sajer hanno avuto la loro consacrazione in un periodo di angoscioso ripensamento della esperienza bellica successivo ai due conflitti mondiali. Lungi da essere la verità sulla guerra, questi due romanzi rielaborano la memoria collettiva di quegli eventi nel tentativo di esorcizzare la profonda insoddisfazione sociale degli autori che trovava puntuale corrispondenza nella crisi morale del loro tempo. Se ciò vale a spiegare il grande successo del libro di Sajer presso il grande pubblico è assai più difficile comprendere l'atteggiamento di quegli storici militari che gli hanno attribuito una immeritata patente di autenticità.
Note Bibliografiche
1. Lettera del segretario dell'associazione Guenther Behling, del 17 gennaio 1995. [
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2. Rolf Stoves "Die gepanzerten un motorisierten deutschen Grossverbaende 1935-1945", Podzun, 1986, pp-254-255. [
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3. Hubert Meyer "Kriegsgeschichte der 12. SS Panzer Division Hitlerjugend", Munin Verlag.1982, vol. I. p.13. [
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4. Lettera del segretario dell'Associazione dei Veterani della Grossdeutschland, Fritz Uhlendorf del 18 dicembre 1994. [
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5. Helmuth Spaeter, veterano e storico della GD, pubblicò in proprio un'approfondita disamina delle operazioni della sua unità già nel 1960 (Panzerkorps Grossdeutschland, 3 voll.) [
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6. Dall'originale ricerca di Madris Ecksteins (Journal of Contemporary History, aprile 1980) apprendiamo che Remarque restò al fronte per meno di due mesi nell'estate del 1917, che non venne mai promosso o decorato e che, infine, dal 3 agosto fino al termine delle ostilità giacque in ospedale a Duisburg per una ferita forse frutto di autolesionismo. A ben vedere si tratta di uno stato di servizio assai diverso da quello del protagonista del suo fortunato romanzo. [
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 Magg. von Wieteresheim durante una pausa nei combattimenti sul fronte russo. Notare la banda da braccio con la dicitura GROSSDEUTSCHLAND sulla manica destra della divisa. |
 Carro armato A7V tedesco ripreso nell'ottobre 1918. Come si può vedere la cosidetta croce di Malta (Eiserne Kreuz) era già stata sostituita da una croce a bracci diritti (Balkenkreuz) |
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