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Il Reichstag in fiamme
di Roberto Roggero ©
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Il 27 febbraio 1933 alle 21.30 circa, le sirene di Berlino cominciano a suonare all'impazzata, squadre di soccorso e polizia invadono le strade: le sede del Parlamento è in fiamme. Le Camice Brune imputano l'attentato alle organizzazioni comuniste, le quali a loro volta gridano il nome di Goring.

Nelle ore immediatamente seguenti lo scoppio dell'incendio, mentre i pompieri lottano per domare le fiamme, la polizia arresta colui che viene subito indicato come responsabile dell'atto, l'olandese Marinus van der Lubbe, ventiquattro anni, nativo di Leida. La dinamica dell'attentato e soprattutto la personalità del presunto piromane ricordano quella dell'assassino di Sergej Kirov a Leningrado, cioè di un elemento mentalmente instabile e facilmente manovrabile. Orfano di entrambe i genitori, muratore, rimasto coinvolto in un incidente sul lavoro che gli ha gravemente compromesso la vista, di confessione calvinista, van der Lubbe si era convertito al comunismo e aveva pubblicato dei violenti libelli contro la società borghese. Nel 1931 si unisce a un movimento olandese noto come Partito Comunista Internazionale, avverso anche al regime di Mosca. Attirato dall'attività politica berlinese, nel '33 arriva nella capitale tedesca, dove rimane deluso dall'inattività degli affiliati locali ed è allora, sembra, che decide di compiere alcune azioni particolari per spronare i compagni di lotta.

Secondo i rapporti della polizia, van der Lubbe avrebbe acquistato il 25 febbraio una miscela incendiaria usata per le caldaie a carbone, dopodichè avrebbe appiccato il fuoco a tre diversi edifici pubblici: il Centro Assistenza del sobborgo di Neukolln, il Municipio di Schonnberg, e il vecchio Palazzo Imperiale. Questi dati risulterebbero dalla testimonianza resa dallo stesso van der Lubbe, il quale, solamente dopo questi atti, si reca presso il locale ufficio di polizia per essere registrato come "cittadino straniero". Le notizie degli incendi di Neukolln, Schonnberg e del Palazzo Imperiale, giudicati di evidente origine dolosa, non destano però particolare interesse nell'opinione pubblica e nelle organizzazioni comuniste, e ciò sembra sia stato all'origine della decisione di van der Lubbe di scegliere quello che era il simbolo della politica tedesca, cioè il Palazzo del Parlamento.

La polizia aveva l'abitudine di catalogare e prendere informazioni su ogni persona sospetta che entrasse in Germania in quel delicatissimo periodo, quindi, con tutta probabilità, sa chi è Marinus van der Lubbe fin dal giorno in cui viene registrato agli archivi del Commissariato, e l'idea di "utilizzarlo" nasce allora. Secondo la sua stessa testimonianza, dopo un sopralluogo, la sera del 27 febbraio riesce ad arrampicarsi fino al primo piano del Reichstag, da dove penetra all'interno rompendo i vetri di una finestra. Molti particolari appaiono da subito sospetti: anzitutto come è possibile che un qualsiasi sconosciuto abbia potuto arrampicarsi ed entrare in un palazzo come quello del Parlamento eludendo la rigidissima sorveglianza, per poi appiccare tanti piccoli focolai d'incendio in diversi ambienti contemporaneamente e poi nella Sala del Consiglio? Van der Lubbe cade nelle mani della polizia con il viso annerito e i vestiti bruciacchiati, condotto alla stazione di polizia della Porta di Brandeburgo e sottoposto a un primo interrogatorio, dice più volte di avere agito di propria iniziativa.

Hitler viene avvertito da Goebbels, a sua volta contattato da Ernst Hanfstaengl, direttore della Stampa Estera del Partito; anche Goring accorre mostrando la più grande sorpresa e la più viva preoccupazione per gli arazzi di famiglia appesi nel proprio ufficio all'interno del palazzo, già informato dell'arresto dell'attentatore e anche del fatto che due deputati comunisti, momentaneamente non ancora identificati, sarebbero stati visti uscire dal Reichstag solo un quarto d'ora prima che divampassero le fiamme.

Goring, in qualità di presidente del Governo della Prussia ordina che tutte le forze di polizia ai suoi ordini si tengano pronte per fronteggiare una rivolta comunista. Il führer e il ministro della Propaganda si convincono con poca fatica della responsabilità comunista dell'attentato, e danno ordine di chiudere le frontiere e bloccare l'edizione del "Volkischer Beobachter" per pubblicare la notizia in prima pagina.

Intanto Goring consegna ai funzionari della polizia prussiana una lista di 4000 nomi di esponenti comunisti di primo piano e la caccia inizia. Prima dell'alba del giorno seguente le carceri sono piene della maggior parte delle persone incluse nella lista di Goring, e contemporaneamente Hitler sottopone al presidente Hindemburg un decreto per la soppressione di tutti gli organi di stampa della Sinistra, che viene firmato senza indugio. Tale provvedimento dà al Governo Centrale e alla Cancelleria (quindi ad Hitler) il potere di esercitare l'autorita totale su tutti i Lander (distretti) della Germania, e di emanare condanne capitali per qualunque atto considerato contro lo Stato: è la famosa "Legge per la Protezione e la Difesa del Popolo Tedesco", con la quale venivano sospesi gli articoli 114, 115, 117, 118, 123, 124 e 153 della Costituzione. Il processo per l'incendio del Parlamento è fissato per il mese di settembre a Lipsia.

Questi i fatti come li conosciamo, ora vediamo quali sono stati gli aspetti meno chiari della vicenda e come sono state svolte le indagini e il processo, abilmente sfruttato dai nazisti come arma di propaganda.

Il periodo è tra i più delicati per l'affermazione di Hitler e dell'NSDAP, le elezioni di marzo sono vicine, e i nazisti non hanno ancora ottenuto la maggioranza assoluta dell'elettorato. Questo sarebbe uno dei motivi che escludono la responsabilità di Goring nell'attentato: sarebbe stato un guaio irreparabile se si fosse scoperta una tale manovra, per cui può riuscire difficile pensare che si esponesse ad un rischio del genere. Ma la sua forza stava proprio in questo dubbio. Il Palazzo del Reichstag sorge a poche centinaia di metri della residenza ufficiale del Presidente del Governo della Prussia, e cioè di Goring, ed è collegato ad esso tramite cunicoli sotterranei nei quali corrono le condotte del riscaldamento, come rivelato da un certo Willi Muzenberg, comunista in esilio. Squadre di SA avrebbero attraversato i cunicoli e dato fuoco al Parlamento sfruttando l'ingenuità e l'ardore politico di van der Lubbe, abbandonato nel posto giusto al momento giusto.

Hitler, Goring, Goebbels e Himmler danno subito inizio a una vera "caccia alle streghe", e nei venti giorni successivi all'incendio la polizia arresta circa 10mila persone accusate di aver avuto a che fare con il complotto. Tra di loro, naturalmente, molti nemici personali del Cancelliere e dei suoi più stretti collaboratori. Mentre la polizia compie arresti, la macchina della Propaganda si mette in moto: Goebbels è abilissimo nel riempire il periodo che separa il paese dalle elezioni, proclamando il 4 marzo la "Giornata del Risveglio Nazionale", durante la quale Hitler pronuncia un violento discorso alla nazione da Konigsberg, la città dove avvenivano le incoronazioni degli antichi imperatori tedeschi. Il 5 marzo votano 9 tedeschi su 10, ma l'NSDAP arriva solo al 44% dei voti con 288 seggi. Il Partito Comuista perde solamente 19 seggi su 100 e i Socialdemocratici solo 1 su 121. Hitler può comunque contare sull'alleanza del Partito Nazionalista (con l' 8% dei voti e 52 seggi) che gli permette di ottenere la maggioramza di 16 voti e quindi il permesso per governare.

Entro la fine di marzo 1934 tutto il paese è sotto il controllo nazista, dopo che anche in Baviera il governo locale viene "esonerato" e nominato un Commissario Straordinario, il Gauleiter Adolf Wagner. In tutti i Distretti le SA e la polizia sono autorizzati a interventi decisi per preservare l'ordine pubblico. Il 31 marzo Hitler usa ufficialmente per la prima volta la "Legge dei Pieni Poteri" dichiarando scaduti i legami tra potere centrale e Lander, e nomina i nuovi governatori dei Distretti del Reich, i Reichssatthalter. Per la prima volta dall'epoca del Kaiser Guglielmo e di Bismarck la Germania è nuovamente unificata sotto un'unica autorità, e le province che prima godevano di una certa indipendenza sono ora direttamente dipendenti da Berlino.

L'8 aprile viene emanata una nuova legge grazie alla quale Hitler può liberarsi dei membri dell'opposizione al Reichstag, e così sia i comunisti, sia i socialdemocratici, sia soprattutto i non-ariani cominciano a venire esclusi dalle cariche pubbliche. Goebbels celebra la arianizzazione dello Stato, completata a settembre quando il vice-fuhrer Rudolph Hess avrà il potere di nominare personalmente tutti i funzionari di alto livello. Intanto proseguono le indagini dell'attentato incendiario, e anche i comunisti si danno da fare: cominciano a essere diffuse numerose pubblicazioni clandestine che attribuiscono la paternità dell'incendio alle squadre del partito nazista. Goring ribatte che i comunisti avrebbero incendiato il palazzo del Parlamento per vendicarsi della sconfitta subita in occasione dei disordini del gennaio precedente quando erano stati selvaggiamente picchiati da SA e polizia durante una gigantesca rissa. I capi della Sinistra fanno sapere che la lotta sarebbe comunque continuata nella clandestinità.

Un altro elemento che genera perplessità è la notizia dell'arresto di van der Lubbe da parte della radio tedesca quando questo non era ancora arrivato al Commissariato di Brandeburgo, quindi quando l'arresto stesso non era ancora stato registrato. Ernst Torgler, deputato della Sinistra al Parlamento, viene arrestato e imprigionato, e con lui altri nomi conosciuti, in seguito alle segnalazioni di un certo Elmer, cameriere e confidente della polizia, che avrebbe assistito a "cene di affari" cui era presente il deputato Torgler e altre tre misteriose persone non tedesche, due delle quali si facevano chiamare "signor Paneff" e "dottor Hediger".

Facciamo un passo avanti di trent'anni circa e arriviamo al 1969: da tempo la Commissione Permanente di Studi sulla seconda guerra mondiale sta svolgendo indagini sulle cause e le conseguenze dell'incendio del Reichstag: lo jugoslavo Eduard Caliç ne è il Segretario, il tedesco Willi Brandt, il francese Andrè Malraux e il lussemburghese Pièrre Gregoire ne sono i presidenti. E' Caliç a ricevere una telefonata da un certo Franz Knospe che asserisce di conoscere tutta la verità sul "caso Reichstag". Il motivo per cui ha deciso di rivelare adesso ciò che conosce, è lui stesso a svelarlo durante il primo incontro con Caliç: ha saputo a quali errate conclusioni sta approdando la Commissione e ha deciso di fare sapere la verità. Nasce così il "Dossier Knospe". Durante ulteriori colloqui, e secondo il memoriale redatto dall stesso Knospe, l'incendio è stato il tipico esempio dei metodi di intimidazione nazista. Il processo, che finisce con la condanna a morte di van der Lubbe, sarebbe stato organizzato ad arte da Goebbels, Goring e dallo stesso presidente della corte, giudice Bunger. Ancora nel 1971 i nomi delle due SA che avrebbero abbandonato van der Lubbe all'interno del Palazzo, vengono mantenuti segreti poiché sarebbero stati ancora in vita.

Le coincidenze aiutarono comunque la cospirazione nazista. In effetti le formazioni comuniste, nelle quali operavano anche numerosi agenti nazisti infiltrati, avevano diramato lo "stato di allerta" per i reparti da combattimento, con l'intenzione di rovesciare il neo-governo Hitler, ma proprio in seguito all'azione delle spie infiltrate, Goring ordina la perquisizione alla Karl Liebnecht-Haus, sede centrale del partito Comunista tedesco, il 2 febbraio. L'irruzione porta alla scoperta di numerosi documenti con i piani organizzati per le insurrezioni nell'Alta Slesia, ad Amburgo e nella stessa Berlino. Grossi quantitativi di armi e munizioni vengono sequestrati nelle cantine di mezza Germania, numerose carte indicano come data della rivolta il 26 febbraio, con il coinvolgimento dei sei milioni di disoccupati e dell'intera classe operaia vicina all'idea socialista; ma Hitler aveva già calcolato di portare a sè quei sei milioni di senza lavoro per giungere al potere assoluto con l' NSDAP e non poteva permettersi di veder andare in fumo i propri disegni. La posta in gioco era notevolmente alta.

Il "Dossier Knospe" rivela inoltre l'esistenza di un altro testimone anonimo, uno studente che avrebbe sentito infrangersi i vetri della finestra al primo piano del palazzo. Frammenti di vetri vengono in effetti trovati nella neve, ma appare quantomeno strano la loro presenza all'esterno, sul marciapiede, se la finestra è stata sfondata per entrare all'interno. Van der Lubbe è poi catturato mentre esce da una porta sul retro del palazzo, quindi lontano dalla suddetta finestra. Nei fatti, le centrali di polizia di tutto il paese si riempono di personaggi noti e meno noti i cui nomi sono stati inseriti nelle liste meticolosamente compilate da Hitler, Goebbels e Goring, e la Germania subisce un vero e proprio stato d'assedio: irruzioni, perquisizioni, chiusura delle frontiere e degli aeroporti, blocchi stradali, tutto secondo un copione ben studiato.

Sempre secondo Knospe esisterebbero altre persone, fuggite all'estero, che sarebbero state testimoni oculari dei fatti accaduti nei saloni del Reichstag, come ad esempio l'ex SA Heinz Jurgens il quale afferma che sarebbe stato Goebbels in persona a introdurre van der Lubbe nella Sala Bismarck; o come Ernst Kruse, ex cameriere personale di Roehm, che imputa l'attentato alle Camice Brune. Per avere l'opportunità di arrestare Ernst Torgler, la persona che più di ogni altra doveva essere "allontanata", saltano fuori le testimonianze di due ex appartenenti al Partito Comuinista passate nelle file dell'NSADP, i quali asseriscono che il primo deputato della Sinistra si sarebbe attardato di molto oltre il normale orario all'interno del Parlamento. Le tre misteriose persone con le quali Torgler sarebbe stato visto dal già citato cameriere Elmer vengono ben presto identificate: sono Wassili Taneff, Georgj Dimitroff e Blagoj Popoff, di nazionalità bulgara ed esponenti di primo piano della Internazionale Comunista Clandestina, in particolare Dimitroff.

Knospe prosegue rivelando altri particolari che trovano effettiva conferma, come la annotazione nel diario del generale Fanz Halder, capo di Stato Maggiore della Wermacht, secondo il quale lo stesso Goring si sarebbe vantato, nell'esteate del '42, di essere stato l'ispiratore "di quel bel falò". La responsabilità dei nazisti appare ancora più chiara se si considerano le sparizioni e le "morti accidentali" che seguono l'attentato. E' il caso, per esempio, dell'ispettore Gempp, responsabile dei Servizi Antincendio della capitale, al quale capita la sfortuna di venire a conoscenza di particolari pericolosi dal rapporto compilato durante la notte dell'incendio, in base alle testimonianze dei propri uomini: alcuni poliziotti avrebbero allontanato sotto la minaccia delle armi i vigili del fuoco incaricati di ispezionare le cantine e i condotti d'aerazione sotterranei (cioè i famosi cunicoli che collegano il Reichstag alla residenza di Goring) e inoltre appare troppo rapida la velocità con la quale le fiamme si sono propagate per essere state appiccate da un uomo solo. Tutto questo finisce per costargli il posto, poi l'internamento e infine la vita.

Non bisogna dimenticare, inoltre, che nel periodo fra l'incendio e l'inizio del processo di Lipsia un decreto ufficiale di Goring del 23 aprile istituisce la Geheime StaatsPolizei, abbreviato in Gestapo, che naturalmente inizia subito ad interessarsi al caso. Un'altra vittima illustre è un certo Rall, esponente di non particolare rilievo dello stesso Partito Nazista che, arrestato per un delitto comune, cerca di barattare la propria libertà con delle rivelazioni sull'affare del Reichstag. Rall viene incarcerato alla Prinz AlbrechtStrasse, le prigioni della Gestapo, interrrogato, e il suo cadavere ritrovato pochi giorni dopo alla periferia di Berlino con evidenti segni di percosse. Allo stesso modo è ritrovato il corpo dell'agente della Gestapo Reineking, che aveva effettuato l'arresto di Rall. La lista continua: il 3 aprile l'ingegner Bell viene freddato da un killer di nome Uhl in Austria, nella cittadina dove il tecnico si era rifugiato dopo essersi accorto che la polizia era sulle sue tracce per una denuncia anonima. Bell era venuto, non si sa come, a conoscenza di certi fatti dell'"affare Reichstag", e aveva tentato di far perdere le proprie tracce. Lo stesso Uhl viene in seguito coinvolto nella "Notte dei Lunghi Coltelli" e giustiziato dalle SS.

Sotto i colpi dei sicari di Goring cade anche il giornalista Gerlich, intimo amico dei fratelli Strasser, il quale sosteneva di sapere la verità sull'incendio, e anche di essere in possesso di rivelazioni sul suicidio della nipote prediletta del führer, Geli Raubal (Hitler stesso le avrebbe sparato in un eccesso di gelosia). In circostanze poco chiare muore anche il dottor Oberfohren, che era riuscito a fare arrivare alla stampa clandestina francese e inglese alcune pagine del proprio memoriale sull'incendio.Trovato cadavere nel suo appartamento il 3 maggio, viene definito suicida. E' la volta poi del capitano delle SA Rohrbein che, arrestato in stato di ubriachezza mentre si vantava a gran voce di aver fatto parte del commando che la notte del 27 febbraio avrebbe appiccato il fuoco, viene immediatamente fucilato. Il "Dossier Knospe" rivela inoltre che Karl Ernst, capo delle SA di Berlino, ucciso durante la purga di sangue del giugno '34, avrebbe rivelato di avere ricevuto le chiavi del famoso cunicolo sotterraneo dalle mani dello stesso Goring, e che le SA ai propri ordini sarebbero rimaste all'interno del passaggio e del Reichstag fino alle 21.00, ora in cui lo studente afferma di avere udito la finestra andare in frantumi.

Il processo si apre nella città di Lipsia il 21 settembre. Quando l'imputato numero uno, Marinus van der Lubbe, compare in aula, appare inebetito, risponde a monosillabi, la tesi della infermità mentale ha il sopravvento, tuttavia i giornalisti della stampa internazionale presenti in aula, e non solo loro, sono poco convinti. Il suo comportamento è troppo tipico della persona sotto effetto di una sostanza, la scopolamina, in più il funzionario che lo aveva in custodia, il poliziotto Zirpnis, lo definisce tutt'altro che handicappato. Chi vuole quindi che appaia come uno strumento? I nazisti, i comunisti, o chi altri? Importa poco, van der Lubbe è inevitabilmente condannato a morte. I tre bulgari, presenti in aula e accusati di essere gli ispiratori dell'atto terroristico, si salvano grazie alla loro dialettica, a particolari protezioni, alla presenza di spirito e alla assenza di scrupoli tanto quanto i loro accusatori. Numerose sono le lettere di protesta che arrivano da personalità in esilio, come Willi Mutzenberg o Gustav Regler, ma Hitler può considerare la partita chiusa a proprio vantaggio, dopo che anche l'elettorato aveva consegnato il paese all'NSDAP.

Le elezioni politiche sarebbero state da ora in poi pilotate se non gestite direttamente dalla Gestapo e dai Servizi di Sicurezza. Nel suffragio del 10 aprile 1938, per esempio, le schede vengono segnate con latte scremato per identificare l'elettore, secondo le rivelazioni di Helmuth Knochen, uno dei più brillanti agenti del Servizio di Sicurezza di Heydrich, che sarà protagonista del periodo di occupazione in Francia. Ora, il Partito Nazista è al potere, sono ormai lontani i tempi in cui non era che un gruppo di sette persone nella lontana birreria di Monaco. Il nome di Hitler è sulla bocca di tutti, e il führer non vuole deludere le aspettative.
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