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La risposta della I.R. Marina austriaca ai mezzi d'assalto della Regia Marina
di Giuseppe Finizio © (04/10)
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Premessa

Nella primavera del 1918 la situazione strategica della guerra in Adriatico era di sostanziale stallo. Per imprimere una svolta decisiva alla condotta delle operazioni i vertici della Imperial-Regia Marina austro-ungarica pensarono di incrementare la produzione di sottomarini e aeroplani, ma anche di sviluppare quei mezzi cosiddetti "insidiosi", in grado di violare gli sbarramenti portuali nemici (1), che la Regia Marina, grazie ad un pugno di uomini coraggiosi e geniali e alla lungimiranza del Grande Ammiraglio Paolo Thaon di Revel che, fin dall'ottobre del 1915 quando divenne capo del Dipartimento e della Piazza Marittima di Venezia, ne fu un tenace propugnatore, aveva per prima progettato, realizzato e impiegato operativamente. Erano i MAS che imperversavano nelle acque di Istria e Dalmazia fin dal 1916, i cosidetti "barchini saltatori" Pulce, Locusta, Grillo e Cavalletta impiegati in alcuni arditi e sfortunati tentativi di forzare il porto di Pola tra il 12 aprile e il 14 maggio del 1918 e infine il "siluro semovente" con cui Rossetti e Paolucci affondarono la corazzata Viribus Unitis negli ultimi giorni di guerra. L'impatto psicologico che tali azioni esercitarono sul nemico fu enorme. Dopo il primo sconcerto presso la Marinesektion di Vienna furono concepiti e messi in atto alcuni tentativi di "acquisizione forzata" (vulgo: rapina) e di "estrapolazione" (vulgo: plagio) di quella tecnologia che pareva da sola in grado di decidere le sorti ancora incerte della guerra in Adriatico (2).

L'incursione contro Ancona del 5 aprile 1918

Il 5 ottobre 1917 la motosilurante austriaca Tb11 della flottiglia di Sebenico si presentò davanti a Porto Recanati per arrendersi. Come per le dimostrazioni avvenute nel luglio precedente nella base di Pola, si trattava di un gesto frutto delle durissime condizioni materiali in cui vivevano i marinai della flotta austriaca e non di un' azione con esplicite finalità politiche. Comunque l'episodio destò notevole scalpore e vivo sconcerto nel corpo ufficiali della I.R. Marina per cui era il primo, tangibile segno di cedimento in una struttura fino ad allora ritenuta monolitica. Il tenente di vascello Josef Veith ne rimase particolarmente impressionato e pensò ad un colpo di mano di ritorsione contro il porto di Ancona per recuperare la Tb11 e/o catturare uno dei MAS della flottiglia comandata da Luigi Rizzo. Veith non si peritò di presentare il suo piano al capo della flotta Amm. Njegovan il quale però lo respinse con frasi di scherno. Ma egli non demorse e nel febbraio del 1918, tornò alla carica.

Nel frattempo, la notte del 10 dicembre 1917, i MAS 9 e 13 avevano affondato la vecchia corazzata Wien ancorata nel Vallone di Muggia, a sud di Trieste e, due mesi dopo, i MAS 94,95 e 96 avevano audacemente violato la Baia di Buccari, senza tuttavia riuscire a colpire nessuna nave avversaria. Nello stesso periodo una grande rivolta dei marinai della base di Cattaro, a mala pena repressa, aveva dato luogo ad importanti avvicendamenti ai vertici della I.R. Marina. Il nuovo comandante della flotta Amm. Miklòs Horthy non esitò ad approvare il progetto di Veith ponendo però come obiettivo dell'azione proprio la cattura di uno dei MAS di stanza ad Ancona. Come ebbe a scrivere vent'anni dopo gli eventi l'ex capo di stato maggiore della flotta austriaca, Emil Konek, "l'obiettivo principale dell'incursione era la cattura di un paio di MAS", da lungo tempo l'oggetto dei desideri ("Wunschobjekte") della Marinesektion di Vienna. Inoltre Horthy pianificava da tempo uno sbarco di reparti d'assalto nell'isoletta di Burano e contro Punta Sdobba dove era piazzata una batteria di cannoni della Brigata Marina e desiderava poter esaminare uno di questi MAS che le sue unità di scorta si sarebbero trovate ad affrontare durante tali operazioni. Ancona sembrava l'obiettivo ideale per catturarne uno: ospitava la IV Flottiglia MAS ed era lontano dal fronte e quindi, forse, poco difesa. Dopo una ricognizione aerea effettuata sul porto adriatico il 17 marzo, alle 2,45 del 5 aprile un commando di 59 uomini comandati dallo stesso Veith sbarcò nei pressi di Falconara e riuscì a spingersi pressoché inosservato fino in città ma qui, anche a causa della diserzione di due marinai di origine italiana, fu scoperto e fatto prigioniero (3).

Paradossalmente l'unica conseguenza concreta del blitz austriaco furono gli arresti comminati dalla commissione di inchiesta nominata da Thaon di Revel al C.C. Luigi Rizzo,comandante della IV Squadriglia MAS, per non avere preso le adeguate contromisure a protezione dei suoi MAS dopo essere stato informato dello sbarco nemico, provvedimento che probabilmente rafforzò la determinazione dell'ufficiale a cercare un'occasione di riscatto. Occasione che giunse di lì a poco. Il 10 giugno 1918,infatti, nei pressi di Premuda il MAS 15 di Rizzo intercettava e colava a picco la corazzata Szent Istvan, in rotta verso il Basso Adriatico per partecipare ad una complessa operazione offensiva tesa a scompaginare il sistema difensivo posto a presidio del canale d'Otranto (4). L'affondamento dell'unità austriaca costituiva la perdita più grave subita fino ad allora dalla I.R. Marina e ,indirettamente, un'ulteriore conferma della validità della formula offensiva basata sull'utilizzo dei MAS. I reiterati tentativi della Marina austro-ungarica di realizzare mezzi analoghi non avevano avuto successo a causa della penuria di materie prime che iniziò ad affliggere gli imperi centrali nel 1917 e all' incapacità dell'industria motoristica nazionale a fornire motori marini di potenza adeguata. Numerosi prototipi erano stati concepiti a partire dagli ultimi mesi del 1916 ma nessuno era giunto alla fase operativa (5). Ci si rivolse allora all'alleato germanico e nel luglio del 1918 l'ing Tengler della K.u.K. Maschinenbau fu inviato a Kiel per partecipare ai collaudi della nuova motosilurante LM (6). Questa era stata concepita nel 1916 per soddisfare la richiesta della Reichsmarine per un mezzo in grado di eliminare le barriere retali antisommergibile disposte dagli inglesi all'entrata dei porti belgi di Zeebrugge e Ostenda e contemporaneamente tenerne lontani le cacciatorpediniere e le motosiluranti che insidiavano gli U-Boot durante la rotta di rientro. Con un ordine operativo del Capo di Stato Maggiore della Reichsmarine datato 20 agosto 1918 le motosiluranti LM3, 4, 5, 6, 11 e 12 furono destinate al Comando dei sommergibili tedeschi in Mediterraneo di stanza a Pola che ne avrebbe cedute tre alla Marina austro-ungarica a cui era destinata anche la LM13 prossima al varo. Il 17 settembre il cantiere di Kiel fu sollecitato ad inviare a Pola le siluranti completate (LM3, 4, 5 e 6), ma la dissoluzione dell'impero austro-ungarico bloccò ogni ulteriore sviluppo (7).

Un colpo di fortuna giunto troppo tardi

Nell'ultima delle missioni dei barchini saltatori (14 maggio 1918) il Grillo (CC Mario Pellegrini, capo torp. Antonio Milani, Marinaio Scelto Francesco Angelino e capo fuochista Giuseppe Corrias) , dopo avere superate quattro delle cinque ostruzioni poste a difesa della base di Pola, venne colpito dall'artiglieria austro-ungarica e precauzionalmente affondato dal suo equipaggio che venne quindi fatto prigioniero. Il mezzo fu subito recuperato a mezzo di un pontone gru e, ancorché gravemente danneggiato dall'esplosione delle cariche per l'autodistruzione attivate dal comandante Pellegrini, si rivelò in grado di fornire preziose informazioni ai tecnici austriaci che lo studiarono con grande attenzione in vista di una sua possibile riproduzione. Il barchino, ribattezzato "Barrikadenkletterboot" (letteralmente, barchino arrampicatore di sbarramenti), parve tanto promettente che la Marinesektion ne ordinò subito una copia ai cantieri Fritz Eppel di Vienna, specializzati nella produzione di piccoli natanti di superficie per la KuK Kriegsmarine. Nel luglio del 1918 l'ing Fritz Eppel jr, contitolare insieme al padre degli omonimi cantieri e consulente della 4ª Sezione (costruzioni navali) della Marinesektion, ne tracciò un disegno d'insieme che qui riproduciamo.


I disegni del Grillo e del suo clone, giugno-luglio 1918

La Austriawerft di Linz realizzò i motori elettrici e il 12 ottobre, dopo circa tre mesi di febbrile lavoro, il primo esemplare fu collaudato con successo sul Danubio di fronte ai massimi gradi della I.R. Marina: erano presenti il capo della Marinesektion del Ministero della guerra, viceammiraglio Franz von Holub, l'aiutante del Kaiser, viceammiraglio Franz Ritter von Keil e il direttore delle Costruzioni Navali Ing. Capo di prima classe, Theodor Novotny, a testimonianza delle grandi speranze riposte dalla I.R. Marina in questa nuova ed inusitata classe di armamenti navali. Gli obiettivi previsti per il battesimo del fuoco dei due mezzi d'assalto erano: per il Mb 164, al comando del Fliegermaat Lerch, il porto di Ancona, base dei MAS di Luigi Rizzo e per il Mb 165 del Fliegermaat Lazar quello di Chioggia, a sud di Venezia. I barchini,i cui equipaggi erano composti da volontari, sarebbero stati trainati fino all'imbocco dei porti da motosiluranti, con modalità analoghe a quelle utilizzate dai mezzi d'assalto italiani (8). Il 20 ottobre il Mb 164, pesante più di 10 tonnellate, fu trasportato non senza difficoltà dai cantieri Eppel alla stazione ferroviaria della capitale austriaca da cui doveva proseguire per Pola. Ma il giorno 30 giunse un contrordine telefonico e il mezzo fu riportato indietro. Il 1° novembre proprio a Pola si consumò l'ultimo tragico e glorioso atto della guerra in Adriatico. Due incursori della Regia Marina, il Capitano del Genio Navale Raffaele Rossetti e il tenente medico Raffaele Paolucci, penetrati nottetempo all'interno della base istriana sul loro "siluro semovente" S.2 (meglio noto come Mignatta), ne collocarono la testa esplosiva sotto la chiglia della corazzata Viribus Unitis, nave ammiraglia della ormai ex I.R. Marina (9), che, squassata dall'esplosione, si capovolse e affondò rapidamente. Sorte analoga subirà di lì a poco anche il transatlantico Wien nei pressi del quale era stata affondata la Mignatta con la seconda carica di esplosivo innescata (10).

Conclusioni

Nei due conflitti mondiali la nostra Marina Militare non ha brillato per organizzazione e innovazione tecnologica, ma ha sempre potuto contare sulla dedizione e il sacrificio dei singoli. I suoi più grandi successi sono nati dalla creatività individuale che ha consentito, almeno episodicamente, di varcare i limiti imposti da uno sviluppo industriale ancora immaturo. Imprese come quella di Paolucci e di Durand de la Penne due decenni dopo (11), rappresentano un modo eroico di fare la guerra di cui il nemico tentò invano di appropriarsi copiando gli strumenti tecnologici cioè le armi, all'epoca ancora sperimentali e non del tutto affidabili, che lo avevano consentito, senza forse rendersi conto che il segreto di tali exploit stava negli uomini, nel loro spirito e nei loro valori di onore e amor di patria, che allora come oggi, non sono frutto di improvvisazione .

Bibliografia

1. La situazione delle costruzioni navali in campo austro-ungarico è molto ben delineata in "The naval policy of Austria-Hungary 1867-1918" di Lawrence Sondhaus, West Lafayette, 1994, p.337. [torna su]

2. Per una disamina dello sviluppo e dell'impiego operativo dei mezzi d'assalto nella Regia Marina vedasi soprattutto: "I Mas nel primo conflitto mondiale", pp.257-293 di Marco Gemignani e dello stesso autore "I mezzi d'assalto italiani nella prima Guerra mondiale" in "La Guerra Navale 1914-1918", Valdagno, 2002, pp.295-305. [torna su]

3. Per una ricostruzione particolareggiata dell'incursione e dei suoi obiettivi, cfr "Der Handstreich auf Ancona am 4. und 5. April 1918" di Friedrich Jahn e Erwin Sieche, MARINE-Gestern, Heute, September, 1988, pp.95-109 e Dezember 1988, pp.141-146. [torna su]

4. Il rapporto dell'operazione è in Ezio Ferrante, "La Grande Guerra in Adriatico", Roma, 1987, pp.177-179. [torna su]

5. Di questi prototipi, mai giunti alla fase operativa, si parla diffusamente in Franz F. Bilzer, "Die Torpedoboote der k.u.k. Kriegsmarine von 1875-1918", Graz,1996, pp.144-150 e 156-159. [torna su]

6. Il natante pesava circa 7 t. ed era spinto da tre motori per dirigibili Maybach da 210/240 CV, da cui la sigla LM ovvero Luftschiff-Motor (motore per dirigibili), che gli consentivano una velocità max di 30/31,8 nodi. Per le prime quattro unità l'armamento previsto era un cannone da 37 mm e un apparato tagliareti, mentre LM 5 e 6 furono dotate di un tubo lanciasiluri da 45 cm e una mtg. Cfr Franz Bilzer, op. cit., pp.154-155. [torna su]

7. Ibidem. [torna su]

8. Secondo il progettista il clone del Grillo possedeva una robustezza maggiore dell'originale che gli avrebbe consentito di essere utilizzato per molte missioni. In queste parole dell'ing Fritz Eppel Jr ci pare di cogliere il maldestro tentativo di sfuggire all'etichetta di semplice "imitatore" di un progetto altrui. Il confronto tra i dati tecnici dei due mezzi riportati di seguito fa giustizia delle sue affermazioni.

Caratteristiche Tecniche Mb 164 e Mb 165
Disloc Armamento Propulsore Velocità Autonomia Lungh. Largh. Pescaggio Equipaggio
10,5 t 2 siluri
da 450 mm
1/13 CV+
1/20 CV
4 nodi 30 miglia 13,25m 2,40m 0,85m 3

Caratteristiche Tecniche Grillo
Disloc Armamento Propulsore Velocità Autonomia Lungh. Largh. Pescaggio Equipaggio
10,5 y 2 siluri
da 450mm
1/10CV+
1/15CV
3,5 nodi 25 miglia 12,80m 2,62m 0,75m 4

La testimonianza di Eppel è in "Seltene Motortorpedoboote" di Fritz Eppel, MARINE-Gestern, Heute, giugno 1978, pp. 60-63, i dati tecnici dei mezzi provengono da Franz F. Bilzer, op. cit., pp.151-154. [torna su]

9. Il 31 ottobre 1918 l'imperatore Carlo I aveva ceduto la flotta austro-ungarica al Comitato serbo-croato-sloveno di recente costituitosi a Zagabria. [torna su]

10. Le Relazioni di Rossetti e Paolucci sull'affondamento della Viribus Unitis sono in Enzo Ferrante,op. cit., pp.183-201. Dalla Mignatta partirono i capitani del Genio Navale Teseo Tesei ed Elios Toschi quando, all'inizio degli anni trenta, concepirono i famosi SLC (Siluri Lenta Corsa,meglio noti come maiali). [torna su]

11. Nella notte tra il 18 e 19 dicembre 1941 a bordo di un SLC, diretto discendente della "Mignatta" di Paolucci, Durand de La Penne riuscì a violare il porto di Alessandria e ad affondare le corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth. [torna su]

Immagini


Il Grande Ammiraglio Thaon di Revel

Il capo delle costruzioni navali della I.R. Marina T. Novotny

Il clone del Grillo durante l'allestimento presso i cantieri Eppel

Il trasporto verso la stazione di Vienna del Kletterboot, 19.10.1918

Grillo Bau 1918, al centro in uniforme Lerch e a dx il progettista

Le motosiluranti LM14, 17, 15 e 13 nel primo dopoguerra
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