di Aldo C. Marturano ©
Nel 1476 è annunciato l'arrivo di un'ambasceria da parte di Ahmat. L'ambasciatore tataro a nome Boc'juk ha con sè una lettera e un disegno! La lettera in realtà era un messaggio a voce, ma il disegno era un ritratto (contro i dettami dell'Islam!) del
khan di Sarai e nella lettera si richiedeva perentoriamente che Giovanni vi s'inchinasse in atto di soggezione! Il povero ambasciatore naturalmente fu subito arrestato e condannato a morte su due piedi con tutti i Tatari che lo avevano accompagnato, salvo uno che fu incaricato di portare la risposta (come ce l'ha tramandata la
Cronaca di Kazan') ad Ahmat: "
Va e dì al tuo khan quel che è successo con il suo ritratto (era stato stracciato e calpestato!)
e con il resto dell'ambasciata (tutti uccisi!)
. Digli che la stessa cosa accadrà a lui, se non mi lascia in pace!" E di certo in quella occasione fu dichiarato con sussiego che Mosca era la capitale della Nuova Rus' e Giovanni III il suo signore assoluto! E giusto in questa nuova veste Giovanni rivendicò anche la sua assoluta sovranità sul nord della Bassa, come abbiamo già visto!
Non sappiamo che effetto facesse invece su Casimiro questa ostentazione di autorità da parte del suo lontano cugino, ma probabilmente non lo impressionò più di tanto. Al contrario, lo sollecitò ancora di più, dopo la conquista di Novgorod e viste le continue liti alle frontiere fra Lituania e territorio pretesi o passati a Mosca, a cercare di stringere Mosca sempre più nei suoi ancora ristretti confini.
Chi al contrario fu profondamente offeso dall'atteggiamento di Giovanni fu Ahmat che non poteva assolutamente ammettere che un ex suddito potesse ardire una mossa come quella fatta nei confronti del suo ambasciatore e del suo ritratto. Questo
khan (che possiamo chiamare l'ultima favilla gloriosa fra i discendenti di Toqtamysc') stava cercando in tutti i modi di far rifiorire lo stato dell'Orda d'Oro ormai in decadenza. A questo scopo aveva cercato non solo di annettere la Crimea, anche questa considerata un vecchio feudo dell'Orda, ma aveva inviato un'ambasceria anche a Costantinopoli da Maometto II con una richiesta di collaborazione commerciale. Persino i Veneziani che trafficavano ancora da Caffa e da Tana erano stati contattati per avviare delle trattative visto che Sarai pretendeva di controllare ancora tutte le vie d'acqua. E così nel 1480 si rifà vivo col suo antico diritto di signore del Volga, non appena viene a sapere dalla Polonia che i fratelli di Giovanni sono ricorsi a Casimiro perché in lite sulla questione dei territori e si stanno preparando ad una prossima guerra fra fratelli!
Come mai? Che cosa è successo ancora con Andrea il Maggiore e Boris? E' presto detto: avendo partecipato con le loro armate alla conquista di Novgorod e non avendo ottenuto nulla che li soddisfacesse, ora pretendevano la loro parte. Abbiamo visto come la politica di Giovanni (con Novgorod nelle sue mani) era stata invece una sfida continua. Aveva chiamato a Mosca tutti i bojari dagli
udel più o meno soggetti obbligandoli a risiedere presso di lui. Lo scopo era di far sì che costoro formassero insieme una specie di "corpo nobile" (vi aveva inserito in questo rango "bojaro" anche i principi senza
udel o di
udel piccolissimi) da aver sempre sotto gli occhi, pur partecipando al governo del territorio.. come esecutori dei desideri del Gran Principe! Avrebbero formato un consiglio, una Duma, affinché Giovanni potesse poi prendere delle decisioni che fossero sensate e valessero per tutti, se i bojari ne fossero stati i garanti! Ciò svuotava naturalmente d'autorità il principe residente in ogni
udel che diventava anche lui un semplice esecutore degli ordini di Mosca e aumentava invece l'arbitrio del
namestnik moscovita che si sentiva una mano più libera sui cittadini! A causa di queste innovazioni nella gestione del potere si ebbero anche episodi di violenza molto brutti nelle città amministrate dai moscoviti.
Insomma l'esasperazione dei due fratelli era giunta a tal punto che avevano deciso di impedire ogni ulteriore passo in avanti di questo processo di alienazione del potere e, visto che Giovanni era in quel momento ancora impegnato con Novgorod, decisero di muovere le loro armate per tagliargli la via del ritorno. Giovanni corse subito ai ripari e dopo qualche tentativo di ristabilire gli equilibri, ma soprattutto un armistizio, ecco finalmente arrivare i bojari di Andrea il Maggiore e di Boris a parlamentare. Naturalmente chiede come mai non siano venuti i fratelli personalmente e gli riferiscono che hanno preferito restare al sicuro in Polonia visto che il loro padre aveva nominato nel testamento proprio Casimiro quale protettore di tutti i suoi figli e che di lui non si fidavano!! Interviene la vedova di Basilio II Maria, ora monaca in un convento del Cremlino col nome di Madre Marta, e con la sua autorità di madre riesce a mettere pace e a rimandare la questione a tempi più sicuri. Giovanni si acqueta. Sa che Casimiro sta spingendo da sudest Ahmat (il re polacco interverrà non appena potrà) e dunque:
Prepariamoci! Alle armi!
In piena estate si ripete l'accentramento delle armate moscovite a Kolomna mentre si aspetta Ahmat. Giovanni è preoccupato (addirittura viene a sapere che i Livonici hanno attaccato Izborsk e Pskov!) e, benché ordini a suo figlio Giovanni junior e a suo fratello Andrea il Minore (rimasto sempre al suo fianco!) di recarsi immediatamente sulla riva dove i Tatari si staranno movendo lungo il fiume Ugrà, non viene ubbidito alla lettera. E ciò lo fa montare su tutte le furie! Non capiscono, questi giovani, che qui a Mosca, insieme con sua madre, c'è il Metropolita Geronzio e l'Arcivescovo di Rostov Basiano e che devono essere protetti? Zoe-Sofia invece con tutti i suoi preziosi è già stata messa su una barca e mandata al sicuro a Lago Bianco presso sua sorella Maria e suo cognato Andrea il Minore,
knjaz di quella regione. Qui starà tranquilla col piccolo Basilio finché non sarà tutto finito. Ha inviato persino un messo al nuovo amico e alleato di Mosca, il
khan di Crimea Menghli Ghirei, per chiedere di dare una mano. Questi non gli invia degli uomini, ma con i suoi cerca di penetrare dal territorio ucraino per mettere scompiglio a Sarai. Menghli Ghirei spera che sia davvero la buona occasione per impadronirsi di tutta la regione della foce del Volga e vendicarsi della forzata estromissione dalla sua Crimea.
Intanto Giovanni torna a Mosca a far consiglio di guerra e qui si decide di affrontare il nemico e di mandare un paio di
gonez (ufficiale postale a cavallo) a Boris ed Andrea affinché non indugiassero oltre e venissero immediatamente a mettere a disposizione le loro armate. Il famoso comandante Holmskii che abbiamo già incontrato a Novgorod viene invece mandato dal figlio Giovanni junior, ma il giovane non appena gli viene detto che costui gli è stato associato al comando e che ora deve presentarsi immediatamente da suo padre dichiara: "
Uccidetemi qui, ma non vado da mio padre!" Le Cronache dicono che così facendo l'ardito giovane riuscisse ad impedire che i Tatari guadassero di nascosto il fiume per passare sull'altra riva. In realtà Ahmat si trovava in territorio lituano dove i russi non andarono in nessun caso! E allora dov'è l'atto eroico? Un'altra falsificazione storica.
Per due settimane comunque c'è un viavai intenso fra i possibili fronti aperti. Con l'intento di fare terra bruciata, molte cittadine intorno sono date alle fiamme e la gente raccolta nella capitale, mentre la difesa del Cremlino è affidata ad un bravo principe lituano da sempre a corte presso Giovanni. Certo! Ci sono obiezioni e liti occasionali, ma vengono sedate e alla fine Giovanni lascia Mosca per tornare alle sue truppe a Kolomna. Siamo già ad ottobre e Ahmat ha tentato ripetutamente di guadare l'Oka per portarsi sotto la capitale. Non c'è riuscito anche perché i russi sono schierati per oltre una sessantina di verste e in special modo a guardia dei guadi che qui non sono neppure così profondi e poi perché furono impiegati per la prima volta gli archibugi che spaventarono non poco i Tatari (e i loro cavalli!) che li vedono e li sentono la prima volta. Erano stati così costretti a ritirarsi più volte, mentre Ahmat da una parte attendeva gli uomini di Casimiro che non verranno e Giovanni dall'altra i fratelli dal nord.
Anche i russi avevano una cavalleria schierata sull'altra riva dell'Oka, ma non era gran cosa rispetto a quella tatara che aveva formidabili arcieri, ma i pochi archibugi fecero da compensazione a questa mancanza dei russi con il loro gran rumore e col fatto che le palle sparate da breve distanza penetravano meglio di qualsiasi freccia! Tuttavia malgrado tutto questo grandi scontri non ce ne sono e alla fine stanco di questa attesa Giovanni decide freddamente di aprire alle trattative visto che non ci sono eventi militari decisivi. Dapprima si accorda coi fratelli (finalmente arrivati!) ai quali ha ceduto qualche tratto di territorio pur di averli dalla sua parte. E' un segno di debolezza? Non proprio! In realtà si è assicurato le spalle ed ora è più libero di trattare con Ahmat. Non di persona, beninteso! Manderà un bojaro molto fidato dal
khan.
Ahmat però, memore di quanto è accaduto in passato nei confronti dei suoi ambasciatori e sdegnato di dover trattare con una persona di così basso rango, dice all'inviato: "
Mi dispiace per Giovanni, ma che venga lui qui da me e mi omaggi come hanno fatto i suoi avi quando si recavano a Sarai dai miei avi!" Tuttavia neppure il
khan vuol perdere troppo tempo. E' già novembre e il gelo comincia a farsi sentire. Costa molto mantenere i cavalieri pazienti e se non c'è foraggio in abbondanza a disposizione per i cavalli e inoltre teme che la sua assenza da Sarai possa favorire altri pretendenti per cui, non vedendo arrivare alcun messo moscovita con una qualsiasi risposta, manda a dire: "
Se Giovanni non vuol venir di persona, che mandi suo figlio o un suo fratello!" Anche a questo invito non c'è risposta. Ahmat manda l'ultimo messaggio: "
Allora che faccia venire pure il bojaro Niceforo Basenkov!" Basenkov era un frequentatore assiduo di Sarai perché qui faceva grossi affari presso il
khan e, guarda caso!, neanche questo Basenkov viene inviato. Perché Giovanni temporeggia? Come mai entrambi gli avversari non vengono allo scontro? Le forze sono ormai dispiegate e pronte.

Miniatura dai Codici Radziwill del XVII sec. in cui è ritratto lo schieramento sull'Ugrà.
La ragione è abbastanza logica, a nostro avviso. Dai numerosi documenti consultati siamo stati convinti che tutti e due gli avversari temono, dopo uno scontro sanguinoso (come promette di essere questo) in cui perderebbero uomini e mezzi, di non essere in grado di evitare successivamente gli attacchi da parte di quelle potenze che stanno a guardare in attesa di fagocitare sia il perdente sia l'indebolito vincitore e cioè: la Polonia-Lituania e Istanbul! D'altronde se Sarai una volta poteva mettere in campo molti soldati a cavallo, ora che l'Orda è divisa fra quella siberiana, quella di Astrakan, quella di Kazan' e quella di Crimea tutti questi armati non sono più disponibili. Questa tuttavia rimane una ben strana circostanza in cui due eserciti sono in parata l'uno di fronte all'altro, ma non scendono in battaglia nemmeno con il tradizionale duello dei due campioni! A questo scontro non avvenuto è stato dato il nome russo di
Stojanie na Ugre ossia l'
Attesa sul fiume Ugrà e molti storici hanno messo in dubbio che tutto si sia svolto proprio come la Cronaca moscovita ne parla. Noi non entreremo nel merito e diremo, per il momento, che alla fine Ahmat decise di ritirarsi! C'è stata un po' di confusione per gli attacchi dei Tatari di Crimea a Sarai, gli riferiscono, e non volendo trovarsi inaspettatamente senza trono, non appena i suoi esploratori gli dicono che Menghli Ghirei è tornato sul suo trono, prende di corsa la via di casa. E' il 9 novembre.
L'improvviso voltafaccia di Ahmat meravigliò tutti coloro che non erano stati presenti ed anzi si disse che fu un intervento divino, ma malgrado tutto, quando Giovanni tornò a Mosca, in fin dei conti era passato in vantaggio anche questa volta! Ahmat arrivò nella sua steppa intorno a gennaio del 1481 dopo aver devastato le cittadine di zona lituana per fare bottino e naturalmente provocando la rottura dell'alleanza con Casimiro. Tuttavia dalle notizie che abbiamo da altre Cronache russe il figlio di Ahmat, Murtozà, visto che il fiume Oka era ormai gelato pensò bene di aggirare i guadi sotto controllo dei russi e ritornare a saccheggiare Alexin. Saputo di questo ulteriore attacco tataro e prevedendo una possibile continuazione dell'assalto verso Mosca, Giovanni mandò a spron battuto la cavalleria dei due Andrea (il Maggiore e il Minore). Murtozà non aspettò e fuggì via senza neppure voltarsi tanto che i russi trovarano ancora l'accampamento con tende e il resto! Ahmat poi sul cammino verso casa fu assalito da un'armata di ribelli della parte di Orda distaccatasi da Sarai, l'Orda di Nogai, che lo aspettava e fu ucciso prima di arrivare sul Volga. E questa fu l'ultima mossa tatara contro Mosca dalla parte dell'Orda d'Oro! L'oppressione sulle Terre Russe, il "giogo tataro" com'era stata definita dalle Cronache ecclesiastiche, era finita per sempre.
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