It.Cultura.Storia.Militare On-Line
invia stampa testo grande testo standard
Bookmark and Share
[HOME] > [icsm ARTICOLI] > [Ricerche: Post II GM]
Dilbert ed Helo Dunker
di Giuseppe Fassari ©
[torna indietro]
La perfetta conoscenza delle procedure di uscita dagli aerei ed elicotteri caduti in mare costituisce una parte essenziale e determinante dell'addestramento di qualunque componente dell'equipaggio di volo. Per preparare i suoi uomini e quelli delle altre forze armate, anche straniere, la Marina Militare italiana dispone di due allenatori, dislocati il primo a Luni ed il secondo a Catania. Dei due sicuramente il sistema presente da più tempo è il Dilbert Dunker di Catania. Ma cos'è realmente un Dilbert Dunker?

Siamo convinti che tutti o quasi nel Newsgroup hanno visto il film "Ufficiale e Gentiluomo". Aldilà del giudizio sul lungometraggio, decisamente soggettivo, ai più non sarà passata inosservata quella particolare struttura metallica che finisce nell'acqua di una piscina insieme all'allievo di turno. Bene più di qualunque altra spiegazione, quello è un Dilbert Dunker, per molti versi simile se non uguale a quello che la Marina Militare ha a disposizione sulla Stazione Elicotteri di Catania Fontanarossa. Costruito verso la fine degli anni '60 (1968 o giù di lì), si compone essenzialmente da una slitta montata su un traliccio metallico con un elevato angolo d'incidenza con il terreno ed una navetta che vi corre sopra, la quale simula la cabina di pilotaggio di un aereo. Questa cabina, che può essere fatta scivolare da altezze differenti, al termine della sua corsa, in corrispondenza con l'entrata in acqua, si capovolge in avanti mettendo l'allievo in una posizione inusuale a testa in giu. Gli allievi all'interno della cabina sono imbracati esattamente come a bordo degli aeromobili e con il medesimo tipo di cinture a sgancio rapido. Essi dispongono di una pedaliera e di una cloche, oltre ovviamente a tutta la dotazione individuale comprensiva di survival kit. Il tuffo però è da vedersi come l'epilogo di un periodo passato in piscina con l'intento, soprattutto, di avvicinare il personale all'acqua e portarlo alla confidenza con essa.

Catania nell'organigramma dell'aviazione navale è la stazione destinata all'addestramento, tant'è che entrambi i Gruppi di volo (il 2º ed il 3º) fungono da unità di conversione operativa non soltanto per i piloti ma anche per gli operatori radar e sonar. E' logico quindi che qui si svolga il primo corso d'acquaticità della durata complessiva di 12 giorni, dei quali soltanto l'ultimo paio realmente destinati all'attività con il Dilbert Dunker. Durante questo periodo gli allievi si abituano all'acqua e soprattutto si addestrano all'uso dell'equipaggiamento di bordo. Questo può variare in maniera sensibile da una forza armata ad un'altra, ma diciamo in linea di massima che si compone sempre da un giubbetto salvagente e da un canotto individuale entrambi gonfiati grazie all'aria compressa contenuta all'interno di un bombolino. Gli equipaggi della Marina Militare in più dispongono di una piccola bombola d'aria di non più di due litri di capienza, che grazie ad un normale erogatore bistadio (sul tipo di quelli che usualmente vediamo impiegati dai subacquei) permette quei 5/10 minuti d'aria sufficienti ad abbandonare, ad esempio, un elicottero rovesciato in acqua in maniera più tranquilla e senza dover contare soltanto ed esclusivamente sull'aria dei propri polmoni.

Tutta l'attività viene sempre seguita tanto da istruttori ai bordi della piscina che da sommozzatori in acqua, con il compito ovviamente di garantire la necessaria sicurezza. Uno dei sommozzatori impiega una telecamera subacquea per riprendere le varie fasi dell'uscita dalla cabina, immagini che vengono poi visionate insieme agli allievi per meglio comprendere gli eventuali errori compiuti. Ma veniamo all'altro sistema. Pur con la presenza degli AV-8B+, la maggior parte della componente di volo dell'aviazione navale è costituita da elicotteri, mezzi che hanno dei comportamenti una volta in acqua decisamente diversi da quelli che può simulare il Dilbert Dunker, il quale rappresenta un dispositivo specificatamente rivolto all'addestramento all'ammaraggio di un velivolo ad ala fissa. E' stato così che a cavallo tra la fine degli anni '70 ed i primi anni '80, sulla nuovissima, per l'epoca, Stazione Elicotteri di Luni, fu costruito con fondi interforze un allenatore per l'ammaraggio degli elicotteri, l'Helo Dunker. Il sistema riproduce da un lato la cabina dello SH-3D e dall'altro quella dell'AB-212, il tutto sospeso sopra una piscina nella quale il complesso viene immerso in vario modo per simulare le differenti condizioni d'ammaraggio. Anche qui l'approccio è graduale. Si comincia con il raggiungimento di un adeguata acquaticità degli allievi e si prosegue poi, ma solo nell'ultimo periodo, con gli ammaraggi veri e propri, anche questi in più fasi progressive cominciando dalla semi-immersione della cabina, poi all'immersione totale sempre dritta e soltanto in ultimo alla caduta con immersione totale e capovolgimento.

Ovviamente l'impatto con il liquido non ha la stessa veemenza del Dilbert Dunker. Un elicottero che ammara in acqua può sempre contare sull'autorotazione e sui galleggianti laterali e così l'impatto non è mai eccessivo ed è più facile restare a galla. I problemi quindi sono diversi, come, ad esempio, nel caso in cui per effetto di un assetto di caduta inclinato, le pale si infilano in acqua imprimendo un moto rotatorio all'elicottero che lo porta a rovesciarsi sott'acqua, mettendosi magari sottosopra. Per enfatizzare al massimo l'addestramento all'interno della cabina vengono riprodotte tanto le postazioni dei piloti, complete di cloche e pedaliera, che quelle degli operatori, spalla a spalla per il Sea King e quasi schiena contro schiena nell'AB-212, il tutto è completato dalle stesse uscite di sicurezza presenti nei mezzi reali. All'interno, dopo essersi slacciati le cinture, gli equipaggi vengono addestrati ad aspettare che le bolle d'aria si esauriscano completamente prima di uscire dal portello assegnato, poi, una volta fuori, dovranno nuotare sott'acqua per evitare il contatto con il possibile carburante fuoriuscito dal velivolo, impiegando tutto l'equipaggiamento in dotazione.

A Luni, grazie alla maggiore dimensione della piscina, è possibile provare anche il gonfiaggio e la salita sui canotti pluriposto in dotazione ad ogni elicottero ed inoltre sono presenti dei sistemi per simulare il recupero tramite verricello tanto di personale che di barelle, naturalmente sempre dall'acqua. Sistemi come l'Helo Dunker sono unici o quasi in Europa e proprio per la sua importanza essi vengono attivamente utilizzati anche da personale esterno alla Marina Militare, come gli equipaggi della Cavalleria dell'Aria, dell'Aeronautica Militare, della Guardia Costiera, di Forze NATO e non. Ad ogni modo però anche chi ha raggiunto l'abilitazione sul Dilbert Dunker (praticamente tutti i nuovi piloti ed operatori, oltre al personale che gravita sulle basi di Grottaglie e Catania) deve necessariamente almeno una volta nella carriera operativa ottenere anche quella sull'Helo. Anche a Luni come a Catania esiste un team che si occupa della conduzione e verifica dei corsi per gli allievi, gruppo che comprende diversi sommozzatori ed un'équipe medica, quest'ultima necessaria tanto nella parte pratica che in quella teorica. Alla fine di ogni corso questo team rilascia l'abilitazione necessaria al raggiungimento della qualifica, indispensabile, ad esempio, a volare di notte sul mare a bordo di elicotteri e che dev'essere ripetuta ad ogni anno per mantenere la sua validità.

Nota: tutte le immagini relative a questo articolo sono ospitate su icsm FOTO.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©
[HOME] > [icsm ARTICOLI] > [Ricerche: Post II GM]