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Operazione Barbarossa, la guerra di Hitler contro la Russia 1941-45
© Dante Grassini
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1 - Piani d'attacco e forze contrapposte

Dopo l'occupazione dei Paesi Baltici da parte dell'URSS (minaccia alle rotte del ferro scandinave per la Germania) e l'occupazione della Bessarabia (minaccia ai campi petroliferi romeni) Hitler rifiutò una maggiore influenza sovietica in Finlandia e in Romania e si convinse che era necessario eliminare l'Unione Sovietica. Già il 21/7/1940 aveva ordinato ai suoi generali di preparare un piano di attacco alla Russia. Da ottobre iniziarono ricognizioni aeree. Il primo piano dell'O.K.H (Comando Supremo dell'esercito) prevedeva due offensive principali su Mosca e Kiev, con un'avanzata di copertura a nord, e l'annientamento dell'Armata Rossa fra Dvina e Dnepr. L'andamento della guerra portò delle modifiche al progetto originario, ad esempio un attacco importante nel nord, pur restando Mosca sempre il principale obiettivo. Tuttavia ai primi di dicembre, in una serie di riunioni intese a preparare l'offensiva, Hitler disse che Leningrado avrebbe dovuto essere il primo e più immediato obiettivo e che l'offensiva centrale avrebbe potuto essere rinviata, dopo la conquista di Smolensk, allo scopo di appoggiare totalmente il piano suddetto. Fu su queste indicazioni generali che venne redatto il piano d'attacco finale, l'operazione "Barbarossa" (18/12/1940). L'esercito tedesco non si oppose a questi piani, anzi era convinto di poter conquistare la Russia in cinque mesi. L'operazione fu programmata per il 15/5/1941, il suo obiettivo era la linea Arcangelo-Astrakan, mentre la zona industriale degli Urali sarebbe stata distrutta dall'aviazione.

I Tedeschi miravano a fare di quella di Russia una rapida campagna, con penetrazione in profondità dei mezzi corazzati per riuscire a circondare e a schiacciare l'Armata Rossa entro i primi 400 chilometri di distanza, per evitare di dover inseguire il nemico negli immensi spazi russi, e concludere la campagna prima dell'inverno. All'operazione "Barbarossa" erano state destinate 153 divisioni (19 corazzate, 10 motorizzate, 4 motorizzate delle Waffen SS, 1 di cavalleria e 119 di fanteria) su un totale di 208 divisioni tedesche esistenti all'epoca. Le altre 55 divisioni non impiegate sarebbero state così distribuite: 7 nei Balcani costituenti la 12ª armata (List); 38 in Francia e nei Paesi Bassi, costituenti il Gruppo di Armate D (Witzleben) con le armate 15ª (Hasse), 7ª (Dollmann) e 1ª (Blaskowitz); 7 in Norvegia (Falkenhorst); 1 in Danimarca e 2 in Africa, delle quali una corazzata, costituenti l'Afrikakorps (Rommel).

Le forze sovietiche erano stimate dai Tedeschi in 145 divisioni di fanteria, 26 di cavalleria e 40 brigate motorizzate; più 25 divisioni di fanteria, 8 di cavalleria e 5 brigate motorizzate in Estremo Oriente. In realtà questa valutazione ben presto si rivelò inferiore alla reale consistenza dell'esercito sovietico. Infatti su un totale effettivo di oltre 300 divisioni dell'Armata Rossa, ben 176 (40 corazzate) si trovavano ad una distanza operativa dal fronte occidentale; ma a parte ciò, nel 1941, sotto nessun altro aspetto l'Unione Sovietica era pronta alla guerra. La "leadership" del governo non si era ancora riavuta dalle "purghe" del 1937/39 che avevano portato all'arresto di 40.000 ufficiali (su un totale di 80.000) dei quali 15.000 furono fucilati, altri 15.000 imprigionati e 10.000 dimessi. Fra le vittime 3 marescialli su 5, 14 comandanti di armata su 16, 60 comandanti di corpo di armata su 67, 136 comandanti di divisione su 199 e 220 comandanti di brigata su 406. In genere furono colpiti proprio coloro che stavano modernizzando le forze armate sviluppando le forze corazzate, integrate con quelle aeree e i paracadutisti. Il vasto programma di riorganizzazione e di equipaggiamento dell'Armata Rossa, varato dopo la guerra finlandese e portato avanti da Timoscenko, non era stato ancora completato, né si erano apprese pienamente le lezioni della "Blitzkrieg" tedesca. Solo un quarto degli ufficiali sovietici aveva più di 12 mesi di esperienza nelle forze armate. L'enorme superiorità sovietica in carri e aerei era vanificata dal materiale in gran parte obsoleto e dal suo cattivo utilizzo tattico. Tuttavia l'Unione Sovietica, contrariamente alla Russia durante la Prima Guerra Mondiale, era diventata, pur con un costo umano terrificante, una potenza industriale, e produceva più carri armati della Germania, alcuni dei quali tecnicamente superiori (T34, KV1). All'ovest molte unità si trovavano troppo vicine alle frontiere e l'organizzazione di forti truppe di riserva, in grado di opporsi ad una penetrazione in profondità del nemico, all'epoca era appena iniziata sulla linea di frontiera del 1939. Qui stavano affluendo le armate 16ª, 19ª, 20ª, 21ª, 22ª, e 24ª (54 divisioni delle quali 8 corazzate e 3 motorizzate, corpi meccanizzati V, VII, XXV e XXVI); 2 divisioni si trovavano a Mosca; 10 (2 corazzate e 1 motorizzata) a Orel; 2 ad Arcangelo; 7 nel Nord Caucaso (2 corazzate e 1 motorizzata); 15 (2 corazzate, 1 motorizzata, 2 di cavalleria) nel Trans-Caucaso; 10 (2 corazzate, 1 motorizzata, 3 di cavalleria) in Asia Centrale e 32 (5 corazzate, 2 motorizzate, 1 di cavalleria) in Estremo Oriente (armate 1ª, 2ª, 15ª, 25ª, 17a).

Le paludi del Pripet dividevano il fronte in due metà ben distinte: il grosso delle forze tedesche era schierato a nord, il grosso dell'Armata Rossa era invece schierato a sud a difesa delle ricchezze agricole e industriali dell'Ucraina. Vediamo lo schieramento iniziale tedesco. Il Gruppo di Armate Nord di von Leeb comprendeva la 18ª armata di Kuechler con 7 divisioni (corpi XXXVIII, XXVI e I); il 4° gruppo corazzato di Hoeppner con 8 divisioni (corpi motorizzati XLI e LVI) e la 16ª armata di Busch con 8 divisioni (corpi X, XXVIII e II ) più 6 divisioni di riserva (XXIII e sicurezza), per un totale di 29 divisioni delle quali 3 corazzate e 3 motorizzate (1 delle Waffen SS) ed era appoggiato dalla 1ª Luftflotte (I Fliegerkorps); aveva come suo principale obiettivo Leningrado. Il Gruppo di Armate Centro di von Bock comprendeva il 3° gruppo corazzato di Hoth con 7 divisioni (corpi motorizzati XXXIX e LVII); la 9ª armata di Strauss con 12 divisioni (corpi VI, V, VIII, XX e XLII); la 4ª armata di von Kluge con 15 divisioni (corpi XIII, VII, IX, XLIII e XII) e il 2° gruppo corazzato di Guderian con 12 divisioni (corpi motorizzati XLVI, XLVII e XXIV) più 4 divisioni di riserva (LIII e sicurezza), per un totale di 50 divisioni delle quali 9 corazzate, 6 motorizzate (1 di Waffen SS) e 1 di cavalleria) ed era appoggiato dalla 2ª Luftwaffe (II e VIII Fliegerkorps), era il gruppo tedesco più forte. Il Gruppo di Armate Sud di von Rundstedt era diviso in due gruppi. A nord, nella Polonia sud orientale, comprendeva la 6ª armata di Richenau con 10 divisioni (corpi XXIX, LV, XVII e XLIV); il 1° gruppo corazzato di Kleist con 10 divisioni (corpi motorizzati XIV, III e XLVIII) e la 17ª armata di Stülpnagel con 11 divisioni (corpi IV, XLIX e LII) più 4 divisioni di riserva (3 di sicurezza); a sud in Romania, separati dai Carpazi, la 3ª armata romena (Dimitrescu) con 7 divisioni; l'11ª armata tedesca di Schobert con 7 divisioni (corpi XI, XXX e LIV) e la 4ª armata romena (Ciuperca) con 7 divisioni. Per un totale generale di 56 divisioni delle quali 5 corazzate, 4 motorizzate (2 di Waffen SS), 2 da montagna e 14 romene. Era appoggiato dalla 4ª Luftflotte (IV Fliegerkorps in Polonia, V in Romania). Inoltre erano destinate al fronte altre 27 divisioni tedesche (2ª armata e corpi L, XXXV, LI, XXXIV e motorizzato XL) delle quali 2 corazzate e 1 motorizzata, in afflusso dai Balcani o dalla Germania. Oltre a 2 divisioni slovacche, 3 brigate ungheresi, 3 divisioni italiane (CSIR) e 1 spagnola. In tutto, compreso il fronte della Carelia, si trattava di 3.117.000 tedeschi con 3.673 carri armati e cannoni semoventi (dei quali solo 1.449 PZ III e 517 PZ IV), 7184 cannoni (42.600 compresi i mortai), 625.000 cavalli, 600.000 veicoli e 2.837 aerei da combattimento (su un totale di 3.451), dei quali 2130 in servizio (rispettivamente 2484 e 1916 da combattimento) a cui andavano aggiunti 650.000 alleati finlandesi, romeni, ungheresi e italiani.

I Sovietici contrapponevano da nord a sud, il Fronte Nord-Occidentale (Kuznetzov, poi Sobennikov) con le armate 8ª (8 divisioni) e 11ª (8 divisioni), più la 27ª (6 divisioni) in riserva altre 4 divisioni, per un totale di 26 divisioni (5 corazzate e 3 motorizzate, corpi meccanizzati XII, III poi I) che era quasi pari al contrapposto Gruppo di von Leeb, ma le forze sovietiche erano spiegate così in avanti da essere estremamente vulnerabili, con il pericolo quindi di essere spinte indietro sulla costa verso Riga e oltre, se i Tedeschi avessero attaccato in profondità. Al centro il Fronte Occidentale (Pavlov, poi Jeremenko) con le armate 3ª (10 divisioni), 10ª (14 divisioni), 4ª (7 divisioni) e 13ª (4 divisioni) in riserva altre 9 divisioni per un totale di 44 divisioni (12 corazzate e 6 motorizzate, corpi meccanizzati XI, VI e XIV più XVII, XIII e XX), che oltre ad essere più debole degli avversari, aveva tutta un'armata (la 10a) situata in modo invitante, nel saliente intorno a Bialystok. Ed era proprio questa che i Tedeschi avevano in animo di circondare, sferrando l'attacco da entrambi i fianchi: i gruppi corazzati avrebbero dovuto incontrarsi a Minsk, mentre la fanteria si sarebbe avvicinata al fianco orientale di Bialystok. Al sud il Fronte Sud-Occidentale (Kirponos poi Budenny) con le armate 5ª (8 divisioni), 6ª (11 divisioni), 26ª (5 divisioni) e 12ª (9 divisioni) in riserva altre 24 divisioni per un totale di 57 divisioni (16 corazzate, 8 motorizzate, 2 di cavalleria, corpi meccanizzati XXII, IV, XXIV e XVI, più XV, IX, XIX e VIII). Ancora più a sud il Fronte Meridionale (Tyulenev) con le armate 18ª (7 divisioni) e 9ª (14 divisioni) per un totale di 21 divisioni (4 corazzate, 2 motorizzate e 3 di cavalleria, corpi meccanizzati II e XVIII). Una volta ancora la disposizione delle truppe sovietiche le rendeva vulnerabili ad un eventuale attacco da nord-ovest da parte del grosso del gruppo di von Rundstedt. Si trattava di 2.680.000 di uomini (su un totale di 5.774.000), 15.687 carri armati (su un totale di 25.700), 59.787 cannoni (su un totale di 117.600) e 10.743 aerei (su un totale di 18.700), del gran numero dei carri solo il 27% erano efficienti e circa 1.500 erano superiori al miglior carro tedesco. In Estremo Oriente erano dislocati 1.800.000 uomini con 1.200 carri e 2.500 aerei.

Il concentramento di forze dei Tedeschi lungo la frontiera russa non era ovviamente passato inosservato ai Sovietici, ma Stalin, che aveva respinto una proposta di attacco preventivo (Zukov), conscio dell'impreparazione sovietica, era così fermo nell'idea di non dare a Hitler alcun pretesto per attaccare, che nel giugno del 1941, nonostante numerosi avvertimenti (sia da parte della propria rete di spie in Germania "Orchestra Rossa") e in Giappone, che da parte dei governi di Gran Bretagna e Stati Uniti), l'Armata Rossa era ancora in assetto di pace con la maggior parte dei suoi contingenti sparsi un po' dovunque e impegnati nelle manovre estive. Così quando le truppe tedesche invasero il territorio sovietico, alle ore 3.15 del 22 giugno 1941, ottennero la più completa sorpresa. Il soldato russo si trovò così a fronteggiare la peggiore invasione della storia del suo paese armato in modo insufficiente e guidato da ufficiali inesperti e intimoriti dalla polizia segreta e dal ricordo delle "purghe", eppure politicamente convinto di essere invincibile. L'aviazione sovietica perse il solo primo giorno di combattimento almeno 1.200 aerei, dei quali 800 distrutti al suolo e 400 in aria.

2 - L'attacco tedesco al nord

Il Gruppo di Armate Nord attaccò col suo Panzergruppe al centro e le sue due armate di fanteria alle ali. Lo stesso 22/6 il LVI Panzerkorps di Manstein raggiunse la valle della Dubissa a Ariogala (a 80 Km dal confine), il 23/6 Kedaini, il 24/6 Ukmerge e il 26/6 conquistò Daugavpils e gettò delle teste di ponte sulla Dvina, ma qui fu fermato da Hitler stesso e rimase isolato in attesa delle altre truppe tedesche. Anche sulla costa i Tedeschi avanzarono il primo giorno per ben 65 Km. L'altro Panzerkorps del 4° Panzerguppe (il XLI) arrivò solo il 29/6 sulla Dvina a Jakobstadt, dopo aver sopraffatto dal 24 al 26/6 un contrattacco sovietico a Raseiniai (100 KV1 del XII e del III corpo corazzato) ed aver preso Panevezyls il 27/6. I Sovietici, accerchiati, persero in questi scontri 186 carri armati e 77 cannoni. La fanteria era ancora più indietro, la 18ª armata in marcia su Riga, prese Liepaja il 29/6 e la 16ª armata era nella zona di Kaunas (26/6). Il 2 luglio, non preoccupandosi dei fianchi, il 4° Panzergruppe proseguì l'avanzata, il 5/7 era ad Ostrov e il 10, dopo aver resistito a un contrattacco russo (140 carri russi eliminati), era sulle rive del lago Peipus e a Pskov. La linea Stalin venne sfondata e i due corpi corazzati si diressero verso il Lago Ilmen, ma vuoi per il terreno impossibile, vuoi per la resistenza russa (coordinata dal 10/7 dal maresciallo Voroscilov), il ritmo della loro avanzata si ridusse fino a fermarsi. il XLI Panzerkorps deviò allora a sinistra verso la Luga e il 14/7 stabilì delle teste di ponte sul fiume a valle di Luga (Sabsk). Contrattacchi sovietici furono respinti. Il LVI Panzerkorps invece, dopo aver preso Porkhov (11/7), il 19/7 era a Dno e il 21/7 a Soltzy raggiungendo il lato meridionale del lago Ilmen, dove fu bloccato dall'11ª armata. Iniziò allora a spostarsi verso sinistra per ricongiungersi al XLI. Von Leeb però, preoccupato della distanza fra i suoi panzer e la sopraggiungente fanteria, ordinò il 24/7 al Panzergruppe di fermarsi per attendere la 18ª e la 16ª armata. Fu così persa l'opportunità di utilizzare, dalle teste di punte sul Luga, una strada libera per Leningrado. Riga fu presa il 4/7, Wolmar il 7/7, Parnu e Fellin l'8/7, Tartu l'11/7, Nevel il 16/7, il 27/7 i Russi furono battuti a nord di Tartu (8.700 prigionieri), poi caddero Ilmen il 31/7, Staraja Russa il 7/8, Cholm il 10/8.

L'attacco tedesco poté essere ripreso solo l'8/8 (dopo tre settimane di sosta), e si svolse fra la Narva e Luga. Il XLI panzerkorps sfondò le linee russe (Gruppo Operativo Luga), ad esso doveva seguire il LVI panzerkorps, ma i Sovietici con le armate 11ª, 34ª e 27ª, avevano sfondato il fronte del X corpo a sud del lago Ilmen (15/8), costringendolo a tornare sui suoi passi e ristabilire la situazione iniziale sul Lovat (19/8- I Sovietici persero 10.000 prigionieri, 141 carri e 246 cannoni). Il 16/8 i Tedeschi del I corpo entrarono a Novgorod sulla destra contro la 48ª armata, mentre sulla sinistra avanzavano lentamente verso Leningrado oltre la Luga contro le armate 8ª, 42ª e 55ª, presero Kingisepp (17/8) dovendosi coprire verso l'Estonia, sempre in mano nemica. Dal 12/8 il XXXIX panzerkorps, distaccato dal Gruppo Centro, veniva loro a dar man forte: il 20/8 era a Ciudovo e a Kiristi il 28/8 a Ljuban, alla sua sinistra il XXVIII corpo era a Tosno. La sacca costituitasi a Luga, presa il 25/8, era liquidata entro il 15/9 (20.000 prigionieri) dal L corpo. Più a ovest l'Estonia era rastrellata, il XXVI corpo aveva raggiunto il mare a Kunda a est di Tallin (7/8), il XLII avanzava più a ovest. Furono poi prese Narva (19/8) e Tallin (28/8). Stalin allora mandò a difendere Leningrado il suo delfino Zdanov, in qualità di commissario politico e poi il maresciallo Zukov (11/9). Il 1° settembre le forze del Gruppo Armate Nord erano arrivate abbastanza vicino alla metropoli, tanto da poter colpire la città con l'artiglieria. Con la presa di Schusselburg (8/9) la città rimase completamente isolata dal resto della Russia. Però il XXXIX Panzerkorps si ritrovò costretto a difendere il proprio fianco destro sul Volchov contro la 54ª armata e non poté più partecipare all'attacco alla metropoli. Altre forze sovietiche provenienti dall'Estonia (8ª armata) furono ulteriormente isolate nella sacca di Orianienbaum entro il 20/9. L'attacco iniziò il 9/9 e l'11/9 furono prese le alture di Duderhof che dominano la città da sud ovest e Slutsk, il 12/9 Krasnoe Selo, il 13/9 Krasnovardejsk e si raggiunsero Urizk, Pulkovo e Puskin (15/9) nei sobborghi sud-occidentali. Poi Petherof (16/9) e Kolpino (17/9). Ma già dal 15/9 era già stata sospesa l'offensiva per il trasferimento del 4° panzergruppe (XLI e LVI panzerkorps) sul fronte centrale per l'attacco a Mosca. Hitler aveva già deciso (dal 4/9) di non prendere più la città d'assalto, ma di assediarla e di affamarla fino a farla capitolare.

Intanto più a sud la 16ª armata con l'appoggio del LVII panzerkorps attaccò nel settore dei Valdai dal 31/8, il 7/9 era a Demjansk e l'8/9 raggiunse il lago Seliger, assicurando il fianco sinistro per l'offensiva su Mosca, cui anche il LVII panzerkorps avrebbe partecipato. Più a sud il XL panzerkorps partito da Velikie Luke (presa il 24/8), prese il 29/8 Toropets. Al 1° ottobre il Gruppo di armate Nord schierava da sinistra a destra la 18ª armata con i corpi XXVI e XXXVIII attorno alla sacca di Orianenbaum, L e XXVIII attorno a Leningrado; e la 16ª armata con i corpi XXXIX e I fra il lago Ladoga e quello Ilmen e i corpi X e II fra il lago Ilmen e quello Seliger.

3 - L'attacco tedesco al centro

Il Gruppo di Armate Centro cominciò con l'accerchiare le forze nemiche che gli stavano di fronte vicino a Bialystok e a Gorodische. Il 2° panzerguppe attraversò senza difficoltà il Bug (Brest assediata resistette accanitamente fino al 30/6 -7.000 prigionieri) e avanzò su Kobrin e Pruzany (23/6) battendo il XIV corpo corazzato sovietico, Slonim (24/6), e Baronovici (25/6), seguito dalla 4ª armata. Il 3° panzerguppe, con dietro la 9ª armata già il 22/6 pomeriggio attraversava i ponti sul Niemen a Olita, il 23/6 era a Grondo, respinti i contrattacchi dei corpi corazzati nemici VI e XI, il 24/6 era a Vilna, il 25/6 era a Molodecno e Lida; dopo aver scartato l'idea di spingersi subito sulla Dvina a Polotsk, su istruzioni dell'OHK, il 29/6 si congiungeva a Minsk con Guderian. Il 1° luglio i due panzergruppe passavano già la Beresina a Borisov (XLVII), respingendo un contrattacco russo della 1° divisione motorizzata di Mosca, e il giorno dopo a Bobrujsk (XXIV). Più indietro la sacca russa, divisa dal 29/6 in due, veniva sopraffatta, prima cadeva quella più occidentale Bialystok-Volkovysk (1/7), poi quella Novogrudek-Minsk (9/7). L'Armata Rossa aveva perso in quella battaglia 2.585 carri armati, 290.000 prigionieri, 1.449 cannoni e 246 aerei. La resistenza però era stata tenace e aveva mantenuto le posizioni, malgrado l'avanzata in profondità dell'invasore, costringendolo a fermarsi e a combattere a fronte rovesciato contro le forze che aveva oltrepassato. Il 29/6 Stalin sostituì Pavlov (che si suicidò) con Jeremenko, allo scopo di guadagnare tempo, e costituì un Fronte di Riserva (armate 16ª, 24ª e 28ª, poi 29ª e 30a) al comando di Budenny, poi di Zukov, mentre per il capo di stato maggiore dell'OKH Halder la guerra era già vinta in pochi giorni!

Il 3/7 il 2° e il 3° panzerguppe venivano unificati nella 4ª armata corazzata (Kluge) e le unità della 4ª armata ribattezzate 2ª armata (Weichs). Alla 4ª armata panzer venne affidato il compito di sfondare le linee nemiche in direzione di Smolensk, senza attendere la fanteria. Dal 7 al 10/7 fu respinto anche dal cielo un massiccio contrattacco russo a Lipki presso Borisov e poi a sud-ovest di Vitebsk, di due corpi corazzati (V e VII) fra la Dvina e il Dnepr (700 carri, virtualmente tutti distrutti); poi Hoth avanzò verso Vitebsk (XXXIX e LVII panzerkorps) contro la 22ª e la 19ª armata russa del Fronte Occidentale; Guderian verso il Dnepr (XLVII, XXIV e XLVI panzerkorps) contro la 20ª, la 16ª, la 13ª e la 21ª armata dei fronti Occidentale e Centrale. Il 12/7 il Dnepr era varcato a sud di Mogilev (Bykov) dal XXIV panzerkorps e tra Mogilev ed Orsa dai panzerkorps XLVI e XLVII. La 13ª armata sovietica venne accerchiata a Mogilev e costretta alla resa il 27/7 (35.000 prigionieri). Il maresciallo Timoshenko (dal 10/7 nuovo comandante del settore occidentale, Jeremenko era ora comandante in seconda), contattaccò il 15/7 da Gomel, ma venne respinto dalla divisione di cavalleria tedesca. Guderian proseguì la sua marcia prendendo il 15/7 Orsa, il 16/ 7 Smolensk (XLVII) e il 19/7 Yelna (XLVI), mentre a sud si avanzò fin presso Kricev (18/7). Hoth da parte sua forzò la Dvina l'8/7 presso Polotsk (XXXIX) e prese Vitebsk (10/7), quindi si congiunse a Guderian a Smolensk (16/7), chiudendo i russi in un'altra grossa sacca, e conquistò Dorogobuz (26/7) ancora più a est, mentre la sua ala sinistra (LVII e XXIII) era impegnata a nord ovest di Polotsk contro la 22ª armata sovietica, prendendo la città (9/7) e avanzando fino a Nevel (16/7) e a Velike Luki (presa il 17/7, ripersa il 24/7). Ma anche qui come sul fronte nord i panzer erano molto avanti rispetto alla fanteria che arrancava dietro e i Sovietici, decisi a salvare Mosca, li contrattaccarono violentemente dal 18/7. Sia da nord (Rudnya), che da est (Yelna) che da sud (Desna) con le loro armate 22ª, 29ª, 30ª, 24ª, 3ª, 28ª, 13ª e 21ª, e riuscirono a fermare l'avanzata tedesca, ma non a liberare i loro compagni accerchiati nella sacca di Smolensk (armate 16ª, 19ª e 20a). In dettaglio, il 23/7 da Roslav verso Pochep (28a); il 24/7 verso Dukovscina (30a); e a sud di essa sul Vop (24a); indi a sud di Belvy; il 28 a Jartsevo e il 29/7 a nord della Dvina (29a).

Nel frattempo, il 19/7, Hitler stabilì che, dopo aver distrutto le forze sovietiche nei pressi di Smolensk, il 2° panzergruppe e la 2ª armata si volgessero a sud per sbaragliare la 5ª armata sovietica, circondare Kiev e congiungersi con unità del 1° panzergruppe del Gruppo Sud, in quel momento più arretrato rispetto al centrale. Si sarebbe così eliminata una minaccia sul fianco e ci si sarebbe impadroniti delle ricchezze dell'Ucraina; mentre il solo 3° panzergruppe doveva andare a dare una mano al Gruppo Nord per prendere Leningrado, come previsto dal piano originario. Il 23/7 l'OKH che mirava invece a Mosca e all'annientamento del grosso dell'esercito nemico che la difendeva, si oppose a questa diversione. Hitler fu costretto a proibire qualsiasi avanzata su Mosca prima della liquidazione della sacca di Smolensk. Guderian, comandante del 2° panzerguppe era in prima fila nel rigettare l'idea di abbandonare l'offensiva verso la capitale nemica (27/7), ma colse ugualmente l'occasione per attaccare in direzione sud-est allo scopo di rompere la pressione dei Sovietici. Il 1° agosto i Russi (28ª armata) erano battuti e accerchiati a Roslav (VII e XXIV), il 3/8 costretti alla resa (38.000 prigionieri e 200 cannoni), mentre il 5/8 cessava la resistenza anche nella sacca di Smolensk (310.000 prigionieri, 3.205 carri armati e 3.120 cannoni). Intanto però l'esercito tedesco era paralizzato da una serie di indecisioni di Hitler ( il 7/8 sembrava concordare con l'OKH per puntare su Mosca, il 10/8 invece poneva la sua attenzione su Leningrado) ma infine confermò la decisione del 19/7. Il 12/8 Hoth, ubbidendo a Hitler, mandò il XXXIX panzerkorps a nord per prendere Leningrado; il 14/8 il XXIV panzerkorps occupava Kricev a sud. Il 23/8 infine, dopo un infruttuoso colloquio diretto Hitler-Guderian, l'opposizione dei generali tedeschi alla diversione ucraina veniva superata. Il 2° panzergruppe e la 2ª armata iniziarono ad avanzare verso sud.

Il Gruppo Centrale tedesco quindi rimase sulla difensiva. Il 6/8 schierava da sinistra a destra la 9ª armata e il 3° panzergruppe (corpi L, XXIII, LVII, XXXIX, VI, V e VIII); La 4ª armata e il 2° panzergruppe (corpi XLVII, XX, XLVI, IX, VII e XXIV) e la 2ª armata (corpi XIII, XII, LIII, XLIII e XXXV); mentre i Russi si concentravano davanti a Mosca mettendo in linea nuove armate (24ª, 28ª, 29ª e 30a), pronti ad una disperata battaglia che non ci fu. Poterono così sottoporre per un mese (11/8-9/9) a continui attacchi i Tedeschi, riuscendo però a recuperare solo Yelna (6/9) con le loro armate 43ª e 28ª e a costituire più a sud un nuovo Fronte di Brjansk (armate 50ª e 13ª, poi 21ª) al comando di Jeremenko.

4 - L'attacco tedesco a Sud

Il Gruppo di Armate Sud, contrariamente agli altri due gruppi tedeschi, si scontrò invece con la resistenza più tenace di tutto il fronte. All'attacco tedesco oltre il Bug seguì il 23/6 un contrattacco a tenaglia delle armate russe 5ª e 6ª contro Vladimir Volinsk e Sokal, con l'impiego di ben 6 corpi corazzati e dei nuovi carri T34. Solo con grande fatica, dopo quattro giorni di accaniti combattimenti, azioni coordinate interarma e l'incontrastata supremazia aerea il 1° panzerguppe (III e XLVIII panzerkorps) riuscì a sfondare sullo Styr e prendere Dubno e Lutsk (25/6); mentre la 6ª armata (XVII corpo) arrivava ai margini delle paludi del Pripjat prendendo Kovel il 28/6 e la 17ª (XLIX corpo) entrava a Leopoli (30/6). Caddero quindi Rovno a nord e Ternapol a sud (2/7) mentre dal 2/7 anche l'11ª armata e i Romeni passavano il Prut e invadevano la Bessarabia. Cernauti era presa il 6/7 e Chisinau il 17/7, ma non potevano chiudere la sacca perché da nord l'avanzata era stata troppo lenta. Il 1° panzergruppe poi sembrò aver recuperato il tempo perso, il 7/7 sfondava la linea Stalin presso il vecchio confine russo-polacco (Zviagel) e conquistava Berdichev (7/7) e Zitomir (9/7) seguito dalla 6ª armata; ma il 10/7 venne contrattaccato da Korosten dalla 5ª armata russa e da Kazatin dalla 6ª guidate dal nuovo comandante russo del settore meridionale (Budenny) per spezzare la punta corazzata tedesca. Il contrattacco sovietico venne respinto ma, sebbene l'11/7 il III panzerkorps si fosse spinto a soli 16 chilometri da Kiev sul fiume Irpen, i Tedeschi non riuscirono a prendere la città. Il 15/7 il 1° panzergruppe piegando a destra, era a Kalatin, il 16/7 a Belaja Zerkov e il 30/7. Protetto a sinistra verso Kanev dal Gruppo Schwedt dagli attacchi della 26ª armata (15/7 e 7/8), cambiò direzione, lanciando un attacco verso sud in direzione di Pervomaisk, congiungendosi il 3/8 con unità della 17ª armata provenienti da Vinnitza (presa il 20/7). La sacca sovietica così creata ad Uman fu liquidata entro l'8 /8 (103.000 prigionieri, 317 carri armati e 858 cannoni). I Sovietici abbandonarono allora tutta l'Ucraina Occidentale e la Bessarabia. Adesso la 4ª armata romena andò ad assediare Odessa (13/8), l'11ª tedesca avanzò verso le foci del Dnepr, prendendo Balta (3/8), Kherson e Nikopol (18/8), la 17ª armata e il 1° panzergruppe avanzarono nell'ansa del Dnepr conquistando Kremenciug (15/8), Nikolajev (16/8), Krivoj Rog (18/8) e Dnepropetrovsk (17/8); una testa di ponte fu conquistata oltre il Dnepr a Kremenciug (20/8); mentre la 6ª armata segnava il passo davanti a Kiev con la 5ª armata russa sul fianco nelle paludi del Pripet. Due suoi attacchi frontali, il 30/7 e l'8/8 furono respinti. Riuscì in seguito a passare il fiume Dnepr a Gornostapol a nord della città (23/8) e a raggiungere la Desna (24/8) e Cernobil (26/8).

A questo punto accorse a dar man forte al Gruppo Sud, quello di Centro. Il 23/8 il 2° panzergruppe e la 2ª armata cominciarono a spostarsi a sud attraverso Gomel (19/8) e Starobub (21/8). I Sovietici avevano rinforzato il loro Fronte Sud-Occidentale e il 30/8 lanciarono una controffensiva fra Gomel e Brjansk (Jeremenko, armate 13ª e 21ª), che però venne respinta, e la 21ª armata rimase isolata. Il 26/8 il 2° panzergruppe varcò la Desna a Novgorod-Severinski, poi varcò il Sejm (7/9) e prese Konotop e Romny (10/9). Il 9/9 la 2ª armata era a Cernigov. Il 12/9 il 1° panzergruppe sferrò da Kremenciug un attacco verso nord e il 15/9 la tenaglia della Wehrmacht si chiuse a Lochvitsa. L'intero Fronte Sud-Occidentale (armate 5ª, 21ª, 26ª e 37a), al quale Stalin aveva vietato di ritirarsi, era accerchiato fra Kiev, Cerkassy e Priluki. Ogni contrattacco fu inutile e il 19 con la resa di Kiev la sacca era eliminata (527.000 prigionieri, 665.000 con i civili, 884 carri armati, 3.714 cannoni). Nel frattempo l'ala destra della 17ª armata conquistava Poltava (18/9) e Krasnograd. Sembrava che Hitler avesse avuto ragione a deviare le sue truppe a sud: aveva ottenuto la più grande vittoria di tutti i tempi! Ma in Ucraina si era perso molto tempo, forse troppo tempo.

5 - Il fronte finlandese

La sconfitta inflitta alla Finlandia dall'Armata Rossa nel 1939/40 regalò automaticamente ad Hitler un volenteroso alleato per l'Operazione Barbarossa. Così venne organizzato un attacco coordinato, all'estremo nord, da parte delle truppe tedesche provenienti dalla Norvegia e in Carelia da parte dell'esercito finlandese al comando di Mannerheim, con l'obiettivo di ricongiungersi al Gruppo di Armate Nord (in tutto 17 divisioni finlandesi e 5 tedesche delle quali 2 alpine). I Russi contrapponevano il Fronte Settentrionale (Popov) con le armate 14ª (5 divisioni), 7ª (4 divisioni) e 23ª (8 divisioni) in tutto 17 divisioni (3 corazzate e 1 motorizzata, corpi meccanizzati I e X). Il 22/6 gli alpini tedeschi prendevano possesso delle miniere di nichel a Ptesamo in territorio finlandese e il 29/6 varcarono la frontiera in direzione di Murmansk, ma bloccati sul fiume Litsa e alla base della penisola dei Pescatori non proseguirono oltre, e all'inizio di settembre erano stati fermati già tre loro attacchi (due a luglio e uno a settembre). Più a sud il XXXVI corpo d'armata tedesco avanzò fino a 36 chilometri da Kandalska e il III finlandese fino a Uchta (settembre) e Kastenga (novembre) a 70 chilometri dalla ferrovia di Murmansk.

Ancora più a sud gli assalti delle truppe di Mannhereim, a nord del lago Ladoga in Carelia, avevano avuto un ottimo inizio il 10/7, con uno sfondamento che il 16/7 portò i Finlandesi sulle rive del lago ad est di Sortvala. Dopo un fallito contrattacco il 31/7, il 14/8 i Sovietici ritirarono, via lago, i contingenti che erano stati accerchiati, e ripiegarono velocemente. Così il 1/9 in Carelia i Finlandesi si trovavano bloccati pressapoco sulla linea di frontiera del 1939. Nell'istmo il 31/7 ebbe inizio un'avanzata che, attraverso Vuosalmi, doveva accerchiare Viipuri. Il 4/8 due divisioni sovietiche, semi accerchiate sulle rive del Ladoga, riuscirono a sfuggire ancora una volta. Vuosalmi fu raggiunta il 16/8, mentre andò per poco perduta l'occasione di isolare altre 3 divisioni sovietiche a Viipuri (attaccata frontalmente il 23/8), poiché esse riuscirono ancora una volta a ripiegare (29/8). Il 1/9 i Finlandesi erano arrivati fin sotto a quelle che erano le difese di Leningrado prima del 1939. E li si fermarono perché Mannhereim, avendo nelle precedenti azioni rioccupato i territori che i Sovietici avevano sottratto al suo paese nel 1939/40, era piuttosto riluttante a farsi coinvolgere in un'azione che si spingesse più in profondità nel territorio russo. Il 4/9 si rifiutò di attraversare lo Svir e di compiere non più che azioni dimostrative sull'Istmo.

La seconda fase dell'offensiva, a nord del lago Ladoga, intesa a occupare Petrozavodsk e a interrompere la ferrovia di Murmansk, iniziò il 3/9. Il 6/9 cadde Olonets, il 7/9 fu raggiunto lo Svir e l'8/9 la ferrovia era stata interrotta all'altezza di Lodeynoye-Pole. Una divisione russa accerchiata ad Olonetz, ruppe l'accerchiamento, raggiunse la zona a sud di Petrozavodsk, circondata nuovamente, riuscì infine a raggiungere lo Svir, dopo cinque settimane di ininterrotti combattimenti. Dal 6 al 23/10 i Finlandesi stabilirono una testa di ponte oltre lo Svir orientale, quindi il fronte si stabilizzò. Ma la resistenza russa andava facendosi sempre più forte e Petrozavodsk resistette fino al 1/10. Nei due mesi successivi nella zona i combattimenti continuarono verso l'estremità settentrionale del lago Onega. Il 7/11 i Finlandesi erano bloccati dalla resistenza avversaria, il 21/11 ripresero gli attacchi e si impadronirono di Medvezegorsk, il 6/12. Due divisioni russe accerchiate a sud della città, furono, questa volta, completamente annientate. Poi i Finlandesi si misero su posizioni difensive.

6 - L'assedio di Leningrado

La guerra russo tedesca si avviava a divenire totale, non aveva nessuna prospettiva di finire con un convenzionale trattato di pace. Anche se lo scopo di questo scritto è quello di descrivere le operazioni militari non è possibile non accennare a quello che accadde nelle retrovie. Per Hitler la campagna di Russia non era una guerra di conquista, ma di sterminio, nella quale non c'era posto per le virtù cavalleresche, gli intellettuali comunisti e i commissari politici dovevano essere sterminati senza scrupoli. Il dittatore tedesco non voleva annettersi qualche provincia, ma condurre una crociata. I territori conquistati sarebbero divenute colonie della Germania, collegate al Reich da ferrovie ed autostrade, la popolazione superstite sarebbe stata ridotta in schiavitù. Al momento dell'invasione 4 Einsatzgruppen (3.000 uomini delle SS) seguirono le truppe tedesche in avanzata per provvedere alla sicurezza delle retrovie, ma soprattutto per eliminare la popolazione giudaica ad est. Il 29/9 33.771 ebrei furono radunati a Kiev e trucidati con le armi da fuoco.La popolazione ebraica viveva per il 90% nelle città ed entro la fine della guerra fu sterminata per un totale di 1.500.000 di individui. I commissari politici furono passati subito per le armi e alle truppe tedesche era concessa libertà di rappresaglia contro i villaggi presso i quali operavano i partigiani. I milioni di prigionieri sovietici sarebbero morti in gran parte di febbre e di stenti entro i primi mesi del 1942 (circa 3.000.000 su 4.000.000). Nonostante ciò i Tedeschi riuscirono a reclutare milioni di Russi e di altre nazionalità, facendoli combattere per loro. L'esercito tedesco, tranne rarissime eccezioni, partecipò attivamente a questa guerra di sterminio, essendo stato perfettamente informato da Hitler stesso, dei suoi propositi. Dall'altra parte arrendersi all'invasore era un crimine e ne avrebbero sopportato le conseguenze anche i familiari dell'arreso. I soldati sovietici che riuscivano a sfuggire agli accerchiamenti erano subito disarmati, arrestati e interrogati dalla polizia segreta perché considerati codardi e nel timore di sabotaggi. Molti comandanti sconfitti subirono sommarie esecuzioni, e si rafforzò il potere dei commissari politici.

Ma torniamo a noi, sulla costa baltica il XLII corpo tedesco, il 15/9 si impadronì dell'isola di Moon (Muhu), poi di Osel (Saaremaa) il 5/10 e infine di Dago (Hiiumaa) (dal 12/10 al 21/10), costringendo la flotta russa del Baltico a rifugiarsi nella sua base di Kronstadt, abbandonando tutte le altre isole del golfo di Finlandia e la base di Hango (12/10) in Finlandia. Sul fronte nord Leningrado era completamente isolata dal resto della Russia ed aveva riserve alimentari che sarebbero state sufficienti per circa un mese. La fame colpì verso ottobre e, nel solo mese di novembre, fece ben 11.000 vittime. Attraverso una linea di rifornimento che andava via lago, da Tichvin a Lednevo, un po' di cibo era arrivato in città. I Tedeschi cercarono di interrompere questo esile filo e nel contempo ricongiungersi con i Finlandesi sullo Svir. L'attacco iniziò il 16/10 con il XXXIX panzerkorps (2 divisioni panzer e 3 motorizzate) che occupò Malaya Vishera (23/10) e Tichvin (9/11) sconfiggendo le armate sovietiche 4ª e 52ª, mentre il I corpo più a nord non riuscì a raggiungere le rive del lago Ladoga (Volchov) contro la 54ª armata. Con il lago che si andava ghiacciando, senza che tuttavia la crosta di ghiaccio fosse sufficientemente spessa da sostenere il peso dei veicoli, entro la metà di novembre, fu impossibile rifornire la città con i battelli. Il 6/12 i Russi aprirono una nuova strada per collegare Zaborie a Ludnevo via Karpino, ma il maltempo costrinse le colonne dei rifornimenti a non fare più di 32 chilometri al giorno. Il 9/12 però, con un'azione che faceva parte della grande controffensiva invernale dei Sovietici, Tichvin e Malaja Visera vennero riprese dalla 4ª armata e i Tedeschi furono ricacciati al di là del fiume Volchov. Anche la ferrovia fu rimessa in sesto e una via fu aperta sul lago ghiacciato. Così la città poté di nuovo essere rifornita. Ciò nonostante nel solo giorno del 25/12, quando si dimostrò impossibile aumentare la razione di pane, 3.700 persone morirono di fame. La 18ª armata tedesca (corpi XXVI, L, XXVIII e I) con 18 divisioni, cingeva d'assedio la città; la 16ª armata (corpi XXXIX, XXXVIII, X e II) con 13 divisioni controllava il fronte ai due lati del lago Ilmen.

7 - Verso Kharkov, Rostov e la Crimea

Nel frattempo, dopo la battaglia di Kiev, il Gruppo di Armate Sud, dopo aver ceduto a sua volta per la battaglia di Mosca, al Gruppo di Armate Centro 5 divisioni di Fanteria e 2 corazzate, aveva ripreso l'avanzata per assicurare ai Tedeschi il controllo dell'Ucraina Orientale. L'11ª armata di Manstein (corpi XLIX, XXX e LIV) con 8 divisioni, dopo aver passato il Dnepr a Berislav (1/9), si diresse verso la Crimea, che attaccò il 24/9. Ma i Sovietici attaccarono le sue retrovie tra Nikopol e Melitopol sulla costa del mar d'Azov, contro la 3ª armata romena (23/9), costringendolo a sospendere l'azione. Allora il 1° panzergruppe di Kleist (corpi motorizzati XIV e III) con 3 divisioni corazzate, 2 motorizzate, 1 di fanteria e 3 italiane del CSIR, attraversò più a nord il Dnepr e la Samara il 30/9, aggirò ad est la 18ª e la 9ª armate sovietiche e raggiunse Berdyansk e Mariupol il 6/10 congiungendosi all'11ª armata tedesca. Più di 106.000 soldati russi furono fatti prigionieri nella zona e presi 212 carri armati e 672 cannoni; ma la pioggia e il fango cominciavano a rallentare l'avanzata tedesca. Inoltre i Russi, che ormai non tentavano più di fermare il nemico su di una linea difensiva, stavano gradualmente ritirandosi verso il fiume Donets. Contemporaneamente stavano organizzando nella zona di Krasnodontz una nuova armata, la 37ª, che avrebbe dovuto minacciare il fianco dello schieramento tedesco nel caso di un attacco a Rostov. La 6ª armata di Reichenau (corpi XXIX, LI e XVII) con 12 divisioni e la 17ª armata di Stülpnagel, poi Hoth (corpi XI, LV, LII, XLIV, e IV) con 14 divisioni avanzavano intanto lentamente verso Kharkov e Belgorod che presero il 24/10, poi Slavinsk (27/10) e Kursk (3/11), rallentate e poi bloccate dal fango.

Intanto, mentre i Russi evacuavano da Odessa 70.000 uomini (16/10), dopo aver inflitto nell'assedio alla 4ª armata romena 98.000 perdite, il 18/10 l'11ª armata tedesca attaccò nuovamente sull'istmo di Perekop, per irrompere in Crimea. Riuscì a sfondare solo il 28/10; quindi caddero Simferopoli (1/11), Feodosia (3/11), Kerc (16/11) e l'intera penisola, esclusa Sebastopoli, cinta d'assedio. Intanto la 1ª armata corazzata occupò Taganrog (17/10), Stalino il 20/10 e il 30/10 passò il Mius. Il 1/11 cominciò a muovere verso Rostov: il 14 raggiungeva il fiume Tuslov, ma la spina nel fianco costituita dalla 37ª armata sovietica, costrinse i Tedeschi ad abbandonare il piano di accerchiamento di Rostov. Perciò la città venne attaccata il 17/11 e presa il 20/11, con un attacco frontale.Ma il 29/11 la 37ª armata e una parte della 9ª e 56ª sovietiche sferrarono un contrattacco che rischiava di isolare le unità tedesche entro Rostov. Per questo von Rundstedt ordinò ai suoi uomini di ritirasi sul fiume Mius, e quando Hitler tentò di revocare l'ordine, il feldmaresciallo tedesco rassegnò le dimissioni (30/11), venendo sostituito da Reichenau.

8 - La battaglia di Mosca

Conclusa la battaglia di Kiev ed eliminata la minaccia sul fianco del Gruppo Armate Centro, Hitler si fece convincere dai suoi generali e il 6/9 emanò le direttive per sferrare l'attacco a Mosca e porre fine alla guerra entro l'anno. Il 3° panzergruppe di Hoth insieme al 4° di Hoeppner, doveva muovere per Wyazma, mentre il panzergruppe di Guderian. più a sud doveva puntare su Orel e Brjansk. I Tedeschi disponevano per l'attacco a Mosca di 1.929.000 uomini, 14.000 cannoni e mortai, 1.300 carri armati e 1.390 aerei per un totale di 47 divisioni di fanteria, 14 divisioni corazzate, 8 divisioni motorizzate più un reggimento e 1 di cavalleria. Il loro schieramento era il seguente: 9ª armata e 3° panzergruppe (corpi XXIII, VI, XLI, LVI, V, VIII e XXVII) con 3 divisioni corazzate, 2 motorizzate e 18 di fanteria, appoggiate dal I Fliegerkorps; 4ª armata (corpi IX, XX e VII) e 4° panzergruppe (corpi LVII, XLVI, XL e XII) con 6 divisioni corazzate, 2 motorizzate e 15 di fanteria, appoggiate dal II Fliegerkorps; 2ª armata (corpi XIII, XLIII e LIII) e 2ª armata corazzata (corpi XLVII, XXIV, XLVIII, XXXV e XXXIV) con 5 divisioni corazzate, 4 motorizzate, 14 di fanteria e 1 di cavalleria, appoggiate dall'VIII Fliegerkorps. La grande distanza da percorrere per arrivare a Mosca convinse i Tedeschi a muovere il 30/9 le truppe di Guderian e il 2/10 il resto delle loro forze. I Sovietici, da parte loro, schieravano 1.250.000 uomini, 7.600 cannoni e mortai, 990 carri armati e 670 aerei logorati dai continui attacchi sferrati contro Smolensk nei mesi precedenti. Divisi fra il Fronte Occidentale di Konev (armate 22ª, 29ª, 30ª, 19ª, 16ª, 20ª, 24a.e 43a); quello di Riserva di Budenny (armate 31ª, 49ª, 32ª e 33a) e quello di Brjansk di Jeremenko (armate 50ª, 3ª e 13a).

Il fronte russo non resse l'urto e fu subito sfondato, già il 7/10 il 3° panzergruppe era a Wyazma, raggiunto il giorno dopo dal 4°. La sacca sovietica fu eliminata il 14/10. Più a sud la 2ª armata panzer il 3/10 era a Orel e il 5/10 a Karacev, il 6/10 a Brjansk e il 9/10 chiuse i Russi in due sacche presso quest'ultima città con la collaborazione della 2ª armata. Verso il 20/10 anch'esse erano ripulite. I Sovietici persero in queste due battaglie ben 668.000 uomini fatti prigionieri, 1242 carri e 5.412 cannoni. La via per Mosca era aperta! Il governo russo (escluso Stalin) il 15/10 evacuò la capitale per Kuybiscev e il maresciallo Zukov, proveniente da Leningrado, sostituì il 10/10 Timoshenko, come comandante del settore occidentale del fronte, ridotto a soli 90.000 uomini. Ma già l'8/10 erano iniziate le grandi piogge di autunno e, grazie al fango, l'avanzata delle grandi unità mobili tedesche che si stavano dirigendo verso Mosca venne di molto rallentata. A sud Guderian, dopo essere stato bloccato dal 6/10 a Mtsensk, il 23/10 ripartì all'attacco e arrivò davanti a Tula solo il 30/10, senza riuscire a prenderla. Al centro la 4ª armata e il 4° panzergruppe presero Gzatsk (9/10), Kaluga (13/10), Maloyaroslavets (16/10), Mozajsk (19/10) e Borovsk (20/10), sopraffacendo le prime truppe siberiane a Borodino, dopo aspra battaglia (15-17/10). Al nord 9ª armata e 3° panzergruppe erano a Rzev e a Kalinin (14/10). Entro il 30/10 l'avanzata tedesca era bloccata dalla resistenza sovietica (nuove truppe fatte affluire dalla Siberia), dalla mancanza di rifornimenti e dalle condizioni atmosferiche tra il 72° e il 120° chilometro da Mosca, lungo la linea Kalinin-Volokolamsk (22/10)-Naro Fominsk-Serpuchov-Aleksin-Tula. Mentre il II Fliegerkorps, col comando dell'intera 2ª Luftflotte era trasferito nel Mediterraneo. Violenti contrattacchi sovietici a Kalinin a nord (19-29/10) e a Telpoje a sud (3-13/11) furono respinti.

Ma il gelo cominciava ora a rendere più solide le vie di comunicazione che le piogge precedenti avevano trasformato in fiumi di fango. Il 13/11 i Tedeschi pensarono di approfittarne per realizzare l'attacco finale che doveva raggiungere il canale del Volga a nord di Mosca e a sud la Moscova, per concludersi poi con l'accerchiamento della città. Al momento i Tedeschi avevano virtualmente perduto la loro superiorità di uomini e di mezzi, mentre per i soldati diventava sempre più difficile adattarsi alle rigide temperature dell'inverno russo Erano di fronte 233.000 uomini, 1.800 cannoni, 1300 carri e 800 aerei tedeschi contro 240.000 uomini, 1254 cannoni, 502 carri e 1238 aerei. L'assalto a Mosca iniziò il 15/11 e al nord il 3° e il 4° panzergruppe occuparono Klin (23/11) e Istra (26/11) e raggiunsero il 27/11 il canale Mosca-Volga a soli 30 chilometri da Mosca. Si spinsero fino a Dimitrov, oltre il canale e a Krasnja Polyana fino a Chimki (30/11), un sobborgo della capitale nemica. Al sud Guderian, lasciata perdere Tula, prese Yefremov (20/11), Stalinogorsk (26/11) e il 25/11 Kashira, ma da qui fu costretto a ripiegare due giorni dopo, per non rimanere isolato; poi Elets (5/12). Ben presto i Tedeschi apparvero incapaci di fare ulteriori progressi mentre i sovietici mettevano in campo due nuove armate (la 1° d'urto a nord, la 10ª a sud), anzi il 29/11 la loro testa di ponte oltre il canale veniva eliminata, mentre la temperatura scendeva a -40, poi a -50 e non si avevano indumenti adatti. Un disperato attacco del XX corpo della 4ª armata da Naro Fominsk (30/11) fu respinto, mentre Tula, debolmente accerchiata il 4/12, resisteva ancora. Il 5/12 venne deciso allora di far arretrare il 3° e il 4° panzergruppe sulla linea Istra-Klin e la 2ª armata corazzata sulla linea Don-Upa e di mettersi su posizioni difensive.

9 - Controffensiva sovietica davanti a Mosca

A questo punto, dopo aver perso dall'inizio della guerra 6.000.000 di uomini fra morti (2.663.000) e feriti, 3.350.000 prigionieri, 19.000 carri armati, 28.000 cannoni e mortai e 12.652 aerei, i Sovietici schieravano ancora 4.190.000 uomini, 1984 carri armati, 32.000 cannoni e mortai e 2.500 aerei; avevano mobilitato 143 nuove divisioni e rimpiazzato 84 divisioni distrutte. Per semplificare il comando, avevano abolito i corpi di armata, e le loro armate erano ora costituite da poche divisioni (equivalenti ai corpi di armata tedeschi); per costituire una riserva di artiglieria tutte le divisioni di fucilieri persero il loro secondo reggimento di artiglieria. Nel contempo era iniziato un gigantesco trasferimento e reimpianto in Oriente (Urali, Siberia e Kazachstan) fuori dalla portata dei Tedeschi, degli impianti industriali (da luglio a novembre furono trasferite 1503 imprese industriali, utilizzando 1.500.000 di vetture ferroviarie). Inoltre il popolo sovietico, grazie alle atrocità naziste era mobilitato per la "Grande Guerra Patriottica", Stalin ebbe ad affermare, nel novembre che "Se essi - I Nazisti - vogliono una guerra di sterminio, l'avranno". Si andava formando inoltre, nelle retrovie nemiche, un movimento partigiano di resistenza. Traeva origine dal fatto che i soldati sovietici tagliati fuori, non si arrendevano, ma si rifugiavano all'interno delle foreste e delle paludi, per poi attaccare le retrovie nemiche. Non ebbero molto successo in Ucraina, dove la popolazione accolse inizialmente bene gli invasori, né nei paesi baltici e neppure in Crimea, dove i Tartari simpatizzavano apertamente con i Tedeschi. Poi però fu sempre più appoggiato dalla popolazione, quando questa si rese conto cosa significava il "Nuovo Ordine" hitleriano.

I Tedeschi contrapponevano 2.767.000 uomini, più 640.000 alleati, 1.453 carri armati. 35.000 cannoni e mortai e 2.465 aerei sull'intero fronte, dopo aver perso 743.000 uomini 200.000 dei quali morti. Nel settore centrale disponevano ancora di 801.000 uomini, 13.500 canoni e mortai, 1.000 carri e 615 aerei. Tra il 5 e il 6/12, proprio quando i Tedeschi avevano deciso di fermarsi su posizioni difensive, i Russi del Fronte Occidentale di Zukov (armate 1ª urto, 20ª, 16ª, 5ª, 33ª, 43ª, 49ª, 50ª, 10ª e in riserva 24ª e 61ª), ala destra Sud-Occidentale di Sakharov (armate 3ª e 13a), e di Kalinin di Konev (armate 4ª urto (ex 27), 22ª, 39ª, 29ª, 31ª e 30a) lanciarono la loro controffensiva con 1.021.000 uomini, 721 carri armati. 1170 aerei e 8.000 cannoni. Il comando supremo sovietico (lo STAVKA) aveva fatto arrivare 34 divisioni fresche (14 dalla Siberia), schierandone 21 sulla direttrice occidentale e dall'ultima settimana di novembre stava preparando l'attacco. L'azione principale, condotta a nord di Mosca dalla 1ª armata d'urto e a sud dalla 10ª armata doveva respingere le truppe tedesche più vicine alla città e minacciare da sud le loro linee di rifornimento.

L'attacco ebbe un successo spettacolare, mentre le forze tedesche, alquanto disorganizzate, si ritiravano velocemente. I Russi tagliarono la via della ritirata al 3° panzergruppe di Reinhardt (strada Klin-Volokolamsk), che riuscì a svincolarsi solo grazie a un contrattacco del 4° panzergruppe di Hoeppner e a schierarsi sulla Lama (14/12), dopo aver abbandonato Klin (15/12) e Kalinin (16/12). Un altro sfondamento russo si ebbe a Istra (11/12) ed anche il 4° panzergruppe dovette ritirarsi sulla Russa. La 4ª armata tedesca si difese invece, abbastanza efficacemente sulla Nara, ma veniva sopravanzata da sud. Qui la 2ª armata e la 2ª armata corazzata erano in piena ritirata perché i Russi avevano sfondato a Elec (8/12) e accerchiato il XXXIV corpo a Livny (10/12). Stalinogorsk (10/12), Yefremov (13/12), Kaluga (26/12) e Kozelsk (31/12) erano cadute. Poi caddero Medyn (15/1) e Mozajsk (20/1), mentre a nord ai primi di gennaio cadevano le linee tedesche sulla Russa e a Volokolamsk (23/12). Hitler reagì sostituendo von Brauchitsch al comando supremo dell'esercito (OKH) il 7/12; affidò il Gruppo di Armate Centro a von Kluge, von Bock fu inviato poi al Gruppo di Armate Sud (18/1), dopo la morte di Reichenau per un infarto il 17/1. La 9ª armata passò da Strauss (che si era dato ammalato) a Model; la 4ª armata corazzata da Hoeppner a Ruoff (gennaio 1942); la 4ª armata da Kluge a Kuebler; la 2ª armata corazzata da Guderian a D.Schmidt (31/12). Anche von Leeb fu sostituito al Gruppo di Armate Nord con Kuechler (15/1) che lasciò la 18ª armata a Lindemann. Lo scopo era di indurre le proprie truppe a combattere e morire dove si trovavano, scongiurando una ritirata che avrebbe potuto trasformarsi in una fuga precipitosa. I Tedeschi poi cercarono di riorganizzarsi sulla linea Rzev-Ghatzsk-Ugra-Oka.

10 - Controffensiva sovietica lungo tutto il fronte

Dopo questi primi successi Stalin cominciò a prendere in considerazione l'idea di una massiccia controffensiva lungo tutto il fronte, che avrebbe dovuto sollevare Leningrado dalla pressione delle truppe nemiche, riconquistare in Ucraina la regione del basso Donetz e la Crimea, e al tempo stesso accerchiare e annientare il Gruppo di Armate Centro tedesco. Il comando supremo sovietico, e in particolare Zukov, comandante del Fronte Occidentale, era contrario ad allargare gli obiettivi in questa maniera, perché ciò avrebbe indebolito gli attacchi in atto e lanciato l'Armata Rossa contro posizioni nemiche già consolidate. Ma Stalin si intestardì nella sua idea. Gli ordini vennero dati il 5/1/1942 e il 7/1 iniziò la nuova offensiva sovietica su larga scala. Tale grande offensiva aveva avuto il 25/12/1941 un prologo in Crimea, qui i Russi del Fronte del Caucaso Settentrionale (armate 47ª, 51ª e 44a), erano sbarcati a Kerc, e poi il 29/12 a Feodosia contro una sola divisione tedesca, costringendo Manstein a rinunciare all'attacco contro Sebastopoli (iniziato il 17/12) e a contrattaccare. I Russi furono bloccati e Feodosia recuperata (19/1), ma non la penisola di Kerc.

Intanto l'offensiva russa era in corso. Il Fronte di Nord Ovest di Kurochin (armate 11ª, 34ª, 3ª d'urto (ex 60) più la 53ª di riserva) attaccò fra il lago Ilmen e il lago Seliger (7/1) il Gruppo di Armate Nord, i Tedeschi del X corpo resistettero a Staraja Russa, ma furono accerchiati a Demjansk (6 divisioni del II corpo) l'8/2 e a Cholm (28/1); il XXXIX panzerkorps accorse a sud di quest'ultima località. La 4ª armata d'urto (Jeremenko) del Fronte di Kalinin sfondò le linee tedesche ad Ostakov il 9/1 e irruppe in direzione di Vitebsk, con l'obiettivo di tagliare le vie di rifornimento al Gruppo di Armate Centro tedesco. Conquistò Toropets (21/1) avanzando fino a Velike Luki, Nevel, Velizh, Demidov, accerchiando reparti tedeschi a Bjeljoe, ma fu fermata in extremis dal LIX corpo d'armata proveniente dalla Francia. Più ad est il resto del Fronte di Kalinin attaccò in direzione di Rzev per prendere alle spalle le armate tedesche 9ª, 3ª e 4ª corazzate e 4a. Rzev resistette, ma i Russi l'aggirarono da ovest isolando a Olenino il XXIII corpo d'armata (4/1), e avanzarono fino a Wyazma. Ma la 9ª armata tedesca (Model) contrattaccò tempestivamente il 23/1 con il XLVI panzerkorps, ricongiungendosi al XXIII corpo e accerchiando a sua volta la 29ª armata russa in marcia verso Wyazma, fino ad annientarla completamente entro il 17/2 (4.800 prigionieri, 187 carri e 343 cannoni). A sud la breccia Kaluga-Belev fra la 4ª armata e la 2ª corazzata fu contenuta grazie alla tenace resistenza del caposaldo tedesco di Sukhinici, la cui guarnigione fu poi liberata da un contrattacco del XXIV panzerkorps dal 16 al 17/1. Caposaldo poi evacuato dai Tedeschi il 24/1. Il Fronte di Brjansk (istituito il 18/12) cercava nel frattempo di raggiungere l'omonima città, la sua 61ª armata fu infine contrattaccata dalla 2ª panzer tedesca, nel febbraio e annientata nella zona di Zhisdra. Mentre quello Occidentale, con l'aiuto di paracadutisti e partigiani, attaccò Juknov e avanzò verso Wyazma per congiungersi a quello di Kalinin e accerchiare il Gruppo Centro (27/1), ma senza successo. Partigiani, paracadutisti (lanciati dal 18 al 22/1) e tre divisioni della 33ª armata, rimasti isolati il 4/2 da un contrattacco tedesco, furono annientati entro aprile. A questo punto, data la vastità della loro offensiva, i Sovietici avevano utilizzato tutte le riserve a disposizione, mentre i Tedeschi riprendevano vigore ed avevano conservato il triangolo Rzev-Ghzatsk-Wyazma pericolosamente vicino a Mosca. Non fu possibile eliminare la sacca di Demjansk (rifornita dal cielo dalla Luftwaffe) attaccata dal 6/3 al 9/4 con impiego massiccio di truppe aviotrasportate. I Tedeschi contemporaneamente contrattaccarono dall'esterno il 21/3 e alla fine il 21/4 i Sovietici dovettero abbandonare Ramuscevo sul Lovat e poi l'accerchiamento, prima di Demjansk (1/5) poi di Cholm (5/5).

Contemporaneamente a questi avvenimenti i Russi erano all'offensiva su tutto il resto del fronte. Il 13/1 il fronte del Volchov (armate 8ª, 54ª, 4ª, 59ª, 2ª urto (ex 26), e 52a) attaccò i corpi tedeschi I e XXXVIII. La 2ª armata d'urto sfondò il fronte tedesco sul Volchov ed avanzò per 150 chilometri in direzione di Leningrado fino a Jeclino (28/1), ma il contemporaneo attacco della 54ª armata contro Schusselburg fallì. Inoltre la breccia era molto stretta, di modo che non fu difficile ai Tedeschi, una volta ripresisi, di chiuderla (15-19/3). Entro giugno la 2ª armata d'urto era distrutta (32.000 prigionieri, 171 carri e 649 cannoni) e il suo comandante, Vlassov, catturato. Anche in Ucraina i Russi erano all'attacco. Qui i Fronti Sud Occidentale di Kostenko (armate 38ª e 6a) e Meridionale di Malinowski (armate 57ª, 9ª e 37a) dovevano attraversare il Donetz fra Kharkov e Artemovsk, con una successiva conversione dirigersi verso sud per intrappolare il nemico fra Artemovsk e Taganrog e liberare i porti della costa settentrionale del mar d'Azov. Una forza minore doveva invece fare una conversione verso nord per attaccare Kharkov. L'attacco sferrato il 18/1, sfondò il fronte nemico al punto di giunzione delle armate tedesche 6ª (corpi XXIX, XVII e LI) e 17ª (corpi XLIV, IV e LII) e formò un saliente di 120 chilometri (Barvenkovo 24/1 e Lozovaja 27/1), ma il 31/1 era già bloccato. L'avanzata verso sud venne respinta dal Gruppo tedesco Mackensen (corpi XI e III), che il comandante del Gruppo di Armate Sud von Bock, aveva mandato in prima linea per difendere la linea ferroviaria di comunicazione tra Pavlograd e Taganrog. In marzo il disgelo primaverile costrinse entrambi gli eserciti a sospendere ogni attività. L'offensiva invernale sovietica era finita e i Tedeschi, pur avendo perso dall'inizio delle ostilità 1.073.000 uomini (223.000 morti, 799.000 feriti e 51.000 dispersi) avevano resistito.

11 - Piani per la campagna del 1942

Nel corso del 1941 Hitler aveva più volte cambiato idea su quelli che dovevano essere gli obiettivi dell'esercito tedesco in Russia ed aveva privato le sue truppe di quel "premio" tanto ambito rappresentato dalla conquista di Mosca cui i suoi generali avevano sempre mirato. Tuttavia la sua decisione di eliminare, prima di attaccare Mosca, i Sovietici da Kiev era stata corretta (altrimenti si sarebbero attaccate forze sovietiche non logorate da due mesi di continui attacchi, con l'aggravante di avere il fianco destro scoperto). Anche la sua decisione di non arretrare davanti alla controffensiva invernale sovietica, aveva probabilmente salvato l'esercito tedesco da una disfatta "napoleonica". Inoltre prendere Mosca non avrebbe posto fine alla guerra. Di conseguenza Hitler prese in mano personalmente la condotta delle operazioni, anche le più minute, e il resto della guerra ad est sarebbe stato dominato fra i tedeschi dal conflitto fra i principi della professionalità militare (flessibilità, mobilità) e la rigidità di Hitler; fra l'iniziativa di comando e l'esecuzione immodificabile del volere del Fuhrer.

La situazione di fronte alla quale si trovava adesso, nella primavera del 1942, era ben diversa da quella dell'anno precedente. Nel 1941 i suoi eserciti erano stati ovunque vittoriosi, ma ora le sue armate avevano perso molto del loro slancio. Scartata l'idea dell'ammiraglio Raeder di concentrarsi sul Mediterraneo, Hitler mantenne la sua attenzione a Est. Non era più possibile riprendere l'iniziativa sull'intero fronte. Inoltre la situazione dei rifornimenti di petrolio si faceva sempre più critica. Di conseguenza il Fuhrer fece della conquista dei pozzi petroliferi del Caucaso il fondamentale obiettivo della guerra per l'anno 1942, scartando ogni ipotesi di offensiva contro Mosca o di attendere il nemico sulla difensiva, per sbaragliarlo, solo le divisioni del Gruppo di Armate Sud furono riportate a ranghi completi. Preliminarmente si sarebbero dovuti eliminare Sebastopoli, il saliente di Barvenkovo e recuperare la penisola di Kerc (Operazione "Fridericus I"). poi sarebbe scattata l'offensiva vera e propria (Operazione "Blu") volta ad occupare i pozzi della regione settentrionale del Caucaso dopo aver stabilito una linea difensiva lungo il fiume Don da Voronez a Stalingrado. A questo scopo programmò innanzitutto di sfondare il fronte russo tra Kursk e Rostov. Successivamente il Gruppo di Armate Sud di von Bock sarebbe stato diviso fra Gruppo di Armate B (sempre al comando di Bock) e gruppo di Armate A (al comando di List). Il primo doveva da prima limitarsi a costituire un fronte difensivo lungo il Don con Ungheresi, Italiani e Romeni, ma ben presto Hitler gli avrebbe dato un secondo obiettivo, la stessa Stalingrado. Così il suo compito da un'operazione di copertura si sarebbe trasformato in un'offensiva molto più importante. Il secondo gruppo doveva lanciarsi verso sud nel Caucaso, conquistare i pozzi petroliferi più settentrionali (Majkop) e sconfiggere tutte le forze sovietiche che avrebbe incontrato. Successivamente anche a questo gruppo di armate sarà chiesto da Hitler di ampliare i suoi obiettivi fino ad occupare tutti i pozzi di petrolio del Caucaso fino alla linea che va da Batum a Baku.

L'esercito tedesco ad est (24/6) comprendeva 183 divisioni su un totale di 231. Le altre divisioni tedesce erano così schierate: 10 in Norvegia (1 corazzata e 1 da montagna), 2 in Danimarca, 26 ad Ovest (3 corazzate), 5 nei Balcani, 3 in Africa (2 corazzate) e 2 in Germania (1 da montagna)). Ad est si trovavano 2.690.000 tedeschi e 1.050.000 alleati (300.000 finlandesi, 330.000 romeni, 70.000 ungheresi, 295.000 italiani, 28.000 slovacchi e 14.000 spagnoli), 3.981 carri armati e 3.400 aerei (su un totale di 3.573). Così suddivisi: 20ª armata di Dietl (corpi XIX, XXXVI e XVIII) con 5 divisioni (3 da montagna, delle quali una di SS) in Finlandia. Gruppo di Armate Nord di Kuechler con 40 divisioni delle quali 2 corazzate, 3 motorizzate (1 di Waffen SS) e una da montagna delle armate 18ª di Lindemann (corpi L, XXVI, XXVIII, I e XXXVIII con 23 divisioni) e 16ª di Busch (corpi X, II e XXXIX con 14 divisioni) più 3 divisioni di riserva. Gruppo di Armate Centro di von Kluge con 67 divisioni delle quali 8 corazzate e 5 motorizzate (1 delle Waffen SS) del LIX corpo (3 divisioni) e delle armate 9ª di Model (corpi Esebek, XLVI, XXIII,XXVII e VI 19 divisioni), 3ª panzer di Reinhardt (corpi XLI, IX e XX con 12 divisioni), 4ª armata di Heinrichi (corpi XII, XLIII e LVI con 14 divisioni) e 2ª panzer di Schmidt (corpi XLVII, LIII e XXXV con 16 divisioni), più 2divisioni di riserva. Gruppo di Armate Sud di von Bock con 72 divisioni tedesche e 27 alleate (12 romene, 8 ungheresi, 6 italiane e 1 slovacca), delle quali 9 corazzate, 7 motorizzate (2 di Waffen SS) e 2 da montagna della 2ª armata di Weichs e 4ª panzer di Hoth (corpi LV, XLVIII, XIII e XXIV con 13 divisioni); della 2ª armata ungherese (corpi VII e III unghersese con 2 divisioni tedesche e 3 ungheresi) e 6ª armata di von Paulus (corpi XXIX, XL, VIII, e XVII con 14 divisioni) per il Gruppo B e armate 1ª panzer di Kleist (corpi LI, III, XI e XLIV con 15 divisioni tedesche e 4 romene), 17ª di Ruoff (corpi IV, LII, e XLIX con 9 divisioni tedesche, 3 italiane) e gruppo Wiethershein (XIV corpo con 6 divisioni tedesche, 2 romene e 1 slovacca) per il Gruppo A, mentre l'11ª armata di Manstein (corpi XLII, XXX e LIV con 8 divisioni tedesche e 6 romene), una volta recuperata la Crimea e Sebastopoli, venne destinata a Leningrado, per scatenare un'offensiva secondaria volta a conquistare la città. Altre 6 divisioni tedesche erano di riserva (corpi LVII e V), insieme a 5 ungheresi e 3 italiane. Rinforzi ai Tedeschi erano i loro alleati, i Romeni, inizialmente con 13 divisioni, poi entro novembre con 27 delle quali una corazzata, in due armate; gli Ungheresi con 12 divisioni, delle quali una corazzata; gli Italiani con 3 poi 10 divisioni, delle quali 3 alpine; I Finlandesi con 17 divisioni; gli Slovacchi con 2 divisioni; gli Spagnoli con una divisione e i Croati con un reggimento.

I Sovietici contrapponevano 5.772.000 uomini, 41.000 cannoni e mortai, 6.190 carri armati e 3.160 aerei raggruppati nei Fronti della Carelia contro la Finlandia (armate 14ª, 19ª, 26ª, 32ª, 7ª e 23a); di Leningrado (armate Costiera, 42ª e 55a); di Volchov (armate 8ª, 2ª urto, 54ª, 4ª, 59ª e 52a) e Nord Occidentale (armate 11ª, 34ª, 53ª e 1ª d'urto, piu' 53a) contro il Gruppo Nord tedesco. Di Kalinin (armate 3ª d'urto, 4ª d'urto, 22ª, 30ª, 39ª, 29ª e 31ª più 41ª e 36a); Occidentale (20ª, 5ª, 33ª, 43ª, 49ª, 50ª, 10ª e 16a) e Brjansk (armate 61ª, 3ª, 48ª, 13ª e 40a) contro il Gruppo Centro tedesco. Sud Occidentale (armate 21ª, 28ª, 38ª e 6a); Meridionale (armate 57ª, 9ª, 37ª, 12ª, 18ª e 56a) e del Caucaso settentrionale (armate 47ª, 51ª e 44ª, poi 45ª e 46a) contro il Gruppo Sud tedesco. Inoltre, compresa in queste cifre, avevano in costituzione una riserva di 12 armate (delle quali 2 corazzate) ignota al nemico (1.500.000 di uomini e 1.700 carri armati) con la quale proteggere Mosca da un attacco da sud-ovest. Erano così schierate: 1ª armata guardie (poi 63) a Vologda, nuova 38ª a Kalinin, 5ª d'urto a Ivanovo, 24ª a Gorki, 64ª a Tula, 60ª a Tambov, 66ª a Saratov, 62ª a Stalingrado, nuova 6ª e 63ª (poi 1ª guardie) a nord del Don, 3ª corazzata a nord di Orel e 5ª corazzata a est di Orel. I Sovietici, fiduciosi dell'apertura di un secondo fronte ad ovest da parte degli anglo americani e nonostante le gravi perdite dell'offensiva invernale, pensavano di rimanere sulla difensiva al centro (dove si aspettavano l'offensiva principale nemica) e di protrarre i loro attacchi a sud.

12 - Kharkov e Sebastopoli

Le operazioni ripresero a maggio nel settore meridionale del fronte. Il 12/5 attaccò il Fronte Sud Occidentale di Kostenko (armate 21ª, 28ª, 38ª e 6a- 640.000 uomini, 1.200 carri armati, 13.000 cannoni e 900 aerei) nel tentativo di raggiungere almeno uno degli obiettivi del piano originario, l'accerchiamento di Kharkov. Poi sarebbe seguita l'offensiva verso il mar d'Azov e il Dnepr, con la partecipazione del Fronte Meridionale. Ma a quell'epoca i Tedeschi erano anch'essi in grado di dare battaglia (636.000 uomini, 1.000 carri armati, 16.000 canoni e 1.220 aerei). L'attacco sovietico venne fermato a nord dal contrattacco del LI corpo, ma ad ovest ebbe successo contro l'VIII corpo e i Russi avanzarono in direzione di Kharkov. Il 17/5 il Gruppo Kleist (corpi XI e III) contrattaccò da sud e riconquistò Izium, per congiungersi poi alla 6ª armata proveniente da nord (22/5). Il saliente sovietico di Barvenkovo fu tolto di mezzo (240.000 prigionieri, 1249 carri armati e 2.026 cannoni e 538 aerei catturati o distrutti) e le linee nemiche furono fatte retrocedere a est di Kharkov oltre il Donetz entro la fine di maggio (Operazione Fridericus I). Poi, dal 10 al 26/6 la 6ª armata e la 1ª armata corazzata (5 divisioni corazzate, 2 motorizzate e 26 di fanteria) avanzarono ancora verso Volciansk e Kupjansk fino all'Oskol, preparando le basi di partenza per l'offensiva estiva.

L'8/5 intanto anche l'11ª armata di Manstein (8 divisioni di fanteria e 1 corazzata), attaccò da sud il fronte nemico in Crimea (armate 47ª, 51ª e 44a) con l'appoggio dell'VIII Fliegerkorps, l'11/5 raggiunse il mare alle spalle del nemico, poi occupò completamente la penisola di Kerc (18/5). I Russi in questa azione persero 169.000 prigionieri, 1.397 cannoni e 284 carri armati. Il sinistro commissario politico Mechils, che dominava il comando in Crimea, fu dimesso dopo la disfatta. Poi Manstein riconcentrò le sue forze (7 divisioni) contro Sebastopoli, attaccandola il 6/6. Tuttavia non riuscì a conseguire significativi progressi fino al 18/6 quando venne raggiunta la baia di Severnaja. Il LIV corpo tedesco dal nord, il corpo di montagna romeno e il XXX corpo tedesco da est, in una serie di attacchi coordinati, accerchiarono Sebastopoli. In questa operazione essi furono appoggiati dai più grossi pezzi di artiglieria di cui fosse mai stato fatto uso in un assedio. Più tardi un assalto anfibio del LIV corpo decise la sorte della città russa, dalla quale, tra il 30/6 e il 2/7 vennero evacuati via mare i pochi superstiti dell'armata costiera sovietica: i Russi avevano perso a Sebastopoli oltre 100.000 uomini e 467 cannoni. La nuova campagna iniziava decisamente male per i Sovietici e sul fronte meridionale gli equilibri si erano rotti a favore dei Tedeschi. L'11ª armata tuttavia era esausta (75.000 perdite) e bisognosa di riposo.

13 - L'avanzata verso il Volga e il Caucaso

Il 19/6 una "cicogna" tedesca in ricognizione precipitò presso le linee sovietiche nel settore meridionale del fronte con i piani dell'imminente offensiva a bordo. Il generale responsabile Stumme (XL panzerkorps) fu destituito. Venne però deciso di scatenare ugualmente l'attacco. Stalin da parte sua ritenne la cosa un tranello e continuò a lasciare concentrate la maggior parte delle forze a difesa di Mosca. Il 28/6 quindi i Tedeschi dettero il via alla loro offensiva d'estate con un veloce attacco contro Voronez da parte della 2ª armata e della 4ª armata panzer (8 divisioni di fanteria e 6 fra corazzate e motorizzate). E il 30/6 la 6ª armata tedesca, al comando del generale Paulus (15 divisioni di fanteria e 3 fra corazzate e motorizzate), iniziò ad avanzare più a sud da Volciansk, lungo il "corridoio" del Donetz. Le armate sovietiche 13ª, 40ª, 21ª e 28ª furono travolte. Il 3/7 la sacca a Stary Oskol era chiusa, ma era vuota. Il 5/7 fu respinto un contrattacco della 5ª armata corazzata russa. I Sovietici, ammaestrati dai disastri precedenti, si erano ritirati. Era necessario a questo punto lasciar perdere Voronez e puntare subito a sud prima che i Russi sfuggissero dietro il Don. Ma Bock si fece sedurre da una facile conquista della città e perse tempo prezioso. L'8/7 cadde Voronez (XXIV e XLVIII panzerkorps), mentre il XL panzerkorps proseguiva da solo verso sud, impadronendosi di Rossosh il 6/7. Il 9/7 il Gruppo di Armate Sud si divise, come previsto, nei Gruppi B e A. Lo stesso giorno il Gruppo di Armate A (13 divisioni di fanteria tedesche e 5 fra corazzate e motorizzate) irruppe nel bacino del Donetz e si congiunse a Millerovo il 15/7 con la 4ª armata panzer, che aveva deviato a sud, interrompendo la sua avanzata verso il Volga, ma ancora una volta la sacca era vuota. Hitler comunque era euforico ("La Russia è finita") e già sicuro della vittoria (scambiando una ritirata programmata in una disfatta), e invece di rafforzare l'attacco, lo indebolì. Le divisioni motorizzate waffen SS 1ª (da sud), 2ª (dal centro) e 3ª (dal nord) furono ritirate dal fronte e trasferite in Francia per essere trasformate in divisioni corazzate. La divisione motorizzata Grossdeutschland e quelle corazzate 9ª e 11ª furono trasferite da sud al centro per non parlare dell'11ª armata (5 divisioni), inviata a Leningrado. Bock, che prima di dirigersi a sud, voleva eliminare il nuovo Fronte russo di Voronez (costituito con tre nuove armate della riserva 5ª corazzata, 60ª e 6a), creato presso la città omonima per coprire Tula e Mosca, venne esonerato dal comando (13/7) e sostituito da Weichs, a sua volta sostituito alla 2ª armata da Salmuth.

Poi, mentre il Gruppo di Armate A (List) puntava verso sud per attraversare il Don tra Rostov e Tsimlynskaja, e il Gruppo di Armate B (Weichs), si spingeva più in fretta che poteva verso l'ansa del Don e verso Stalingrado, Hitler fece due delle tre mosse che dovevano rovinare l'intera campagna. Il 17/7, temendo che il Gruppo di Armate A non fosse sufficientemente agguerrito da forzare il passaggio del Don, distaccò la 4ª armata panzer (XLVIII panzerkorps) e il XL panzerkorps della 6ª Armata (sostituito dal XIV panzerkorps e dall'XI corpo), dall'avanzata a oriente verso Stalingrado, al fronte di avanzata meridionale, in direzione del Caucaso. Il 23/7 poi ordinò alla 6ª armata di prendere Stalingrado, mentre in precedenza era previsto solo di sbarrare il Volga al traffico nemico. Ad ogni modo le armate hitleriane eseguirono gli strani ordini del Fuhrer con notevole successo. Il 25 /7 cadde Rostov (LVII e III panzerkorps), mentre il Don era passato ovunque fin dal 20/7, senza seria resistenza dalla 1ª e dalla 4ª armata panzer. Il 29/7 i Tedeschi erano a Proletarskaja, ma i Russi insistevano nello sfuggire agli accerchiamenti. Fu a questo punto delle operazioni che Hitler fece il terzo dei suoi fatali errori. Seccatissimo a causa della troppo lenta avanzata della 6ª armata, già il 23/7 aveva inviato in suo appoggio il XXIV panzerkorps sulla riva settentrionale del Don, ora il 30/7, ordinò all'intera 4ª armata panzer (XLVIII panzerkorps e IV corpo) di fare dietro front ancora una volta e di ricongiungersi al Gruppo di Armate B nell'attacco a Stalingrado. Infatti la 6ª armata dal 20 al 25 /7 aveva iniziato un'avanzata verso est con il XIV panzerkorps a nord, il LI corpo al centro e il XXIV panzerkorps a sud contro le armate sovietiche 62ª, 64ª, 1ª (ex 38) e 4ª corazzata (ex 28) del nuovo Fronte di Stalingrado (dal 12/7). Raggiunsero il Don a Cirskaja-Kalac solo l'8 agosto chiudendo i sovietici nell'ultima sacca tedesca sul fronte orientale. L'ansa del Don fu ripulita entro l'11 agosto e furono catturati 35.000 prigionieri. Tuttavia non si riuscì ad eliminare tutte le teste di ponte sovietiche sul Don. Dal 13 agosto Jeremenko assunse il comando del Fronte di Stalingrado, affiancato come commissario politico da Nikita Kruscev. Il 18 agosto i Tedeschi erano sull'altra sponda del Don e il 20/8 Paulus respinse un contrattacco russo a Kremskaja (63ª, 21ª e 1ª guardie). Tuttavia la sua avanzata senza la 4ª armata corazzata era stata era stata lenta.

Al Gruppo di Armate A venne lasciato il compito di tenere nel Caucaso un fronte lungo 800 chilometri e contemporaneamente di tentare di mantenere attiva l'offensiva che doveva raggiungere la linea Batum-Baku. Il 31/7 venne attraversato il Manych (XL panzerkorps), l'8/8 la 17ª armata entrò a Krasnodar, il 5/8 la 1ª armata corazzata era a Stavropol (XL panzerkorps), il 7/8 ad Armavir, il 10/8 a Majkop (LVII e III). La 17ª armata era vicinissima a Novorossisk col V corpo, a Tuapse col XLIV e il LVII corpo,a Suhumi col XLIX corpo. Gli alpini tedeschi si impadronirono della cima del monte Elbrus (21/8) e la 1ª armata corazzata di Pjatigorsk (10/8), poi raggiunse il Terek, Mozdok (25/8) e avanzò fino a Iscerskaja (30/8) a 80 chilometri da Grozny (XL panzerkorps); mentre la 16ª divisione motorizzata era ad Elista (12/8) e si spinse fino a 35 chilometri da Astrakan (16/9). I Russi però avevano ormai sopperito alle perdite di uomini subite con reclutamenti fra le popolazioni dei territori sovietici in Asia. I soldati asiatici andarono soprattutto a ricostituire le fila della fanteria e della cavalleria e, quantunque i piani tattici dovessero per loro essere semplificati al massimo (erano in gran parte analfabeti), erano combattenti di una tenacia e di una resistenza senza pari. Inoltre List e il capo di stato maggiore dell'esercito Halder, che volevano limitare la marcia in avanti, vennero esonerati dai loro rispettivi incarichi (9/9 e 24/9). Venendo sostituiti rispettivamente da Hitler stesso, poi il 22/11 da Kleist e da Zeitzler.Comunque già alla metà di agosto, ogni serio tentativo di assicurarsi i pozzi petroliferi del Caucaso poteva dirsi praticamente abbandonato, mentre Hitler volgeva tutte le sue forze all'attacco di Stalingrado. Il Gruppo di Armate A riuscì in seguito solamente a conquistare la penisola di Taman (18/8-27/9) e Novorossisk (10/9). Mentre il XLIV corpo era impegnato, dal 25/9 al 20/12, nel tentativo, rivelatosi poi infruttuoso, di raggiungere la costa del mar Nero a Tuapse. La 13ª e la 23ª panzerdivisionen (III panzerkorps) a monte del Terek presero Nalcik (25/9); attaccarono nuovamente dal 25/10 e presero Alagir (5/11), ma furono bloccate davanti a Orgionikidze. La 5ª divisione motorizzata delle SS "Viking" (LII corpo), da Mozdok avanzando disperatamente su Grozny, prese Malgobek (6/10) per essere infine costretta, il 12/11, ad evacuare la testa di ponte sul Terek, mentre il XL panzerkorps (3ª panzerdivision) era bloccato vicino a Iscenskaja.

14 - La battaglia di Stalingrado: l'attacco

Nel 1942 Stalingrado era una città di 500.000 abitanti, sparpagliati per 45 chilometri lungo la riva occidentale del Volga. Nelle immediate vicinanze della città il fiume segue un corso serpeggiante attraverso un gran numero di canali che rendevano impossibile ai Tedeschi attaccare la città dal lato est. Una soluzione ovvia a tale problema sarebbe stata quella di costituire una testa di ponte a nord della città, di bloccare tutto il traffico fluviale, impedendo quindi l'arrivo di ogni rinforzo. I Tedeschi non si sarebbero attenuti a tale soluzione. Per l'attacco misero in campo 250.000 uomini, 2.000 cannoni, 740 carri armati e 1.200 aerei dell'VIII Fliegerkorps contro 187.000 Russi, con 900 cannoni, 360 carri armati e 330 aerei. Il 16 agosto i Tedeschi presero il ponte di Kalac e il 17/8 la 6ª armata di Paulus avanzò attraverso il Don. Il 23/8 il suo XIV panzerkorps (una divisione corazzata e due motorizzate), raggiunse il Volga a nord della città, consolidandovisi entro il 30/8 e respingendo furiosi contrattacchi (armate 21ª, 63ª e 1ª guardie). Mentre la città era devastata dalla Luftwaffe, la 4ª armata panzer sopraggiungeva da sud con il XLVIII panzerkorps (2 divisioni corazzate e 1 motorizzata) e il IV corpo (3 divisioni). Sfondò ad Abganerovo (19/8) e raggiunse le alture di Tundutovo (20/8) a 15 chilometri dal Volga e qui venne fermata da un'accanita resistenza. Hoth allora spostò il XLVIII panzerkorps dall'ala destra alla sinistra, sfondò a Gavrilovka (30/8) prese Voroponovo (31/8) e il 4/9 era a Krasnoarmejsk sul Volga. I Russi dovettero ritirarsi per evitare l'accerchiamento e alla fine del mese erano chiusi entro una piccola zona dal perimetro rettangolare di 50 chilometri per 30 alla periferia della città. Il 2/9 la 4ª e la 6ª armata si congiunsero a sud di Gumrak, ma la sacca era ancora una volta vuota.

A questo punto ai Tedeschi era ancora possibile la scelta fra varie alternative: attraversare il fiume a monte della città, accerchiarla, assediarla; ma Hitler ne scelse una quarta, quella di prendere la città con un attacco frontale. Dopo un fallito contrattacco russo da nord delle armate 24ª, 66ª, 1ª guardie e 5ª d'urto (5/9), l'8/9 la 4ª armata panzer da sud passò nuovamente all'attacco e il 10/9 raggiunse il Volga a Kuperosnoje separando le armate sovietiche 62ª a nord e 64ª a sud. Il 12/9 scattò l'attacco della 6ª armata con 7 divisioni contro 5 (100.000 uomini contro 54.000, 2.000 cannoni contro 900, 500 carri contro 110) che entro il 26/9 riuscì a conquistare tutta la parte meridionale della città fino al Volga, da Kuperosnoje alla Tzaritza, ma al nord, dopo aver preso Orlovka alla periferia (29/8), grazie al tempestivo afflusso di una divisione fresca sovietica, poi seguita da altre cinque, la zona delle fabbriche rimaneva in mano sovietica.

Sul resto del fronte intanto si ebbero soltanto combattimenti secondari. Nella zona di Voronez la 2ª armata tedesca resistette a continue offensive sovietiche (4/24 luglio, 12/15 agosto, 15/28 settembre). Nel settore centrale i Tedeschi, a partire dal 2 luglio rastrellarono le retrovie della loro 9ª armata fino a Bieloie; parteciparono all'operazione le divisioni corazzate 1ª, 2ª, 5ª e 20a; la 39ª armata sovietica fu accerchiata e annientata il 13/7. Dal 5 al 14 luglio i Russi passarono all'attacco contro la 2ª panzerarmee nel settore Zisdra-Belev, e poi più massiciamente dal 23 al 29 agosto (armate 16ª, 61ª e 3ª corazzata) ma furono respinti dai corpi LIII e XLVII (divisioni corazzate 17ª e 18a) perdendo 446 carri e 161 aerei. A partire dal 30/7, e poi con maggior decisione dal 4 fino al 23/8 i Sovietici attaccarono massicciamente il saliente di Rzev (VI corpo). Si trattava delle armate 31ª, 29ª, 30ª e 20ª contro i corpi corazzati XLVI e poi XXXIX. (divisioni corazzate 1ª, 2ª e 5a). Il 22 agosto fu raggiunta quasi Sicevka, ma la testa di ponte, dopo accaniti combattimenti, durati fino a ottobre, fu mantenuta per l'arrivo della divisione motorizzata Grossdeutschland. Nel settore settentrionale intanto i sovietici attaccarono la testa di ponte nemica sul Volchov di Kirisi, contro il XXVIII corpo, fino a settembre e senza successo. Poi arrivò l'11ª armata di Manstein (5 divisioni), proveniente dalla Crimea con tutto il suo parco assedio, si apprestava ad assalire Leningrado, per liberare forze finlandesi per un'offensiva contro la ferrovia di Murmansk (Belomorsk). Ma i Sovietici la prevennero e il 24/8 i Fronti di Leningrado (Govorov) con le armate 67ª, 55ª e 42ª e Volchov (Meretzkov) con le armate 8ª, 2ª d'urto e 54a) cercarono di togliere l'assedio tagliando il corridoio tra Tosno e il lago Ladoga, che era in mano tedesca (corpi XXVI e XXX), per collegarsi poi, con un'avanzata rapida a nord di Puskin con le forze di Orianembaum. L'operazione venne tentata fino al 15 ottobre, ma fu ostacolata e contenuta dai Tedeschi, i quali a loro volta furono costretti a rinunciare alla loro offensiva, anche perché i Finlandesi non cooperavano e l'11ª armata (il solo XXX corpo) iniziò a trasferirsi sul fianco nord del Gruppo di Armate Centro per eliminare il saliente di Toropets. I Sovietici in questi combattimenti avevano perso 12.000 uomini prigionieri, 244 carri e 193 cannoni.

In previsione dell'arrivo dell'inverno, il 14/10 Hitler ordinò ai suoi di mettersi sulla difensiva (escluso a Stalingrado e nel Caucaso) su una linea da tenere a oltranza, la difesa elastica fu esclusa. La 3ª e la 4ª armata romena si schierarono a sinistra e a destra delle forze tedesche impegnate a Stalingrado. Nella città sul Volga intanto il Fuhrer ordinò di cambiare tattica, per risparmiare i suoi uomini ormai esausti. Invece che con un attacco diretto, la città doveva essere piegata con il fuoco delle artiglierie e con i bombardamenti aerei, ai quali sarebbe seguita una decisa avanzata delle truppe. Dal 13/10 la battaglia si concentrò al nord, e dopo aspri combattimenti i Tedeschi arrivarono anche qui al Volga e presero Rynok (fine ottobre). Ma a metà novembre la 62ª armata sovietica (Ciuikov) teneva ancora alcune posizioni vitali sulla riva occidentale (Imbarcadero, Racchetta da Tennis, parte della fabbrica Ottobre Rosso- 1/10 della città) e per sloggiarcela il 18/11 fu scatenata l'offensiva finale.

15 - La battaglia diStalingrado: il contrattacco

Nel novembre del 1942 i Sovietici schieravano 6.124.000 uomini, 4.940 carri armati e cannoni semoventi e 3.100 aerei sull'intero fronte, contro 2.500.000 tedeschi, 1.000.000 di alleati, 3.133 carri armati e cannoni semoventi e 2.450 aerei (su un totale di 3.440). E mentre i Tedeschi si accanivano a voler prendere Stalingrado, inviavano il minimo necessario dei rinforzi per accumulare gli altri ai fianchi della città, difesi dai più deboli Romeni. Praticamente disponevano delle loro iniziali riserve (12 armate) intatte. Il piano del contrattacco, elaborato da Zukov e Rokossovski, era stato preparato a lungo e fu fatto coincidere con gli sbarchi degli Alleati nell'Africa del Nord che avevano portato allo spostamento di 400 aerei della Luftwaffe dal fronte russo al Mediterraneo. Prevedeva di accerchiare la 6ª armata tedesca a Stalingrado (Operazione Uranus), raggiungere il mar d'Azov e annientare l'intero Gruppo d'Armate A nel Caucaso e contemporaneamente eliminare l'invitante saliente di Wyazma distruggendo il Gruppo di Armate Centro (Operazione Mars). Praticamente annientare in un sol colpo l'intero esercito tedesco a est! L'attacco iniziò il 19/11, il Fronte Sud Occidentale di Vatutin (armate 1ª guardie, 5ª corazzata e 21ª) e il Fronte del Don di Rokossovski (armate 65ª, 24ª e 66a) dovevano muovere dalla zona a nord (teste di ponte sul Don di Kremskaja e Serafimovic) verso sud, tagliare fuori il gomito del Don e intrappolare le forze tedesche tra questo fiume e il Volga. Il giorno successivo il Fronte di Stalingrado di Jeremenko (armate 62ª, 64ª, 57ª, 51ª e 28a) doveva attaccare in direzione ovest, unirsi all'attacco da nord e completare così l'accerchiamento dei Tedeschi a Stalingrado. Per questa operazione i Sovietici disponevano di 1.143.000 uomini con 13.500 cannoni, 894 carri armati e 1.100 aerei. I Tedeschi e i loro alleati Romeni contrapponevano 600.000 uomini, 6.000 cannoni, 500 carri armati e 600 aerei.

Al nord la 3ª armata romena con 8 divisioni romene (corpi I, II, IV e V) e 2 tedesche (XVII), priva di cannoni anticarro efficaci, venne sopraffatta e 5 sue divisioni vennero accerchiate a Raspopinskaja dove resistettero fino al 23/11 (27.000 prigionieri); il XLVIII corpo corazzato tedesco (1 divisione corazzata tedesca con 46 carri e 1 romena con 122 carri antiquati), fu spazzato via e il 23/11 i Sovietici si congiunsero a Kalac con il Fronte di Stalingrado, che aveva travolto la 4ª armata romena di 5 divisioni (corpi VI e VII). La 6ª armata e parte della 4ª armata panzer con 14 divisioni di fanteria, 3 corazzate e 3 motorizzate (corpi XI, VIII, LI, XIV e IV) erano così accerchiate insieme a 2 divisioni romene (284.000 uomini, 100 carri e 1.800 cannoni). Sebbene i Russi fossero riusciti perfettamente a completare l'accerchiamento del nemico, non erano però ancora abbastanza organizzati da poter impedire a Paulus e alla 6ª armata tedesca di romperlo e aprirsi una via di scampo. E Weichs, comandante del Gruppo di Armate B, incitava il suo generale a fare così nel più breve tempo possibile. Ma ormai il rapporto gerarchico che univa Weichs a Paulus era stato infranto da Hitler che interveniva direttamente e in pratica aveva assunto il comando della 6ª armata. In un primo tempo, alla notizia dell'offensiva russa, anche Hitler era stato propenso a comandare a Paulus di ripiegare, ma poi, quando Göring si offerse di rifornire la 6ª armata dal cielo col ritmo di 600 tonnellate al giorno, Hitler preferì ordinare a Paulus di resistere (24/11). A Paulus fu così intimato di organizzare la "Fortezza di Stalingrado", mentre venivano posti in cantiere i piani per rilevarlo.

Manstein fu richiamato dal fianco sinistro del Gruppo di Armate Centro e posto a capo di un nuovo Gruppo di Armate Don (20/11), cui era affidato il compito di aprire un corridoio alla 6ª armata, di ripristinare le sue linee di rifornimento terrestri e di ristabilire il fronte originario (26/11). Manstein organizzò le sue forze in due gruppi: il Gruppo Hoth (LVII panzerkorps) a sud del Don, e il Gruppo Operativo Hollidt (corpi XVII e XLVIII) a nord del fiume. I suoi piani, dettati in gran parte direttamente dal Fuhrer, erano di attaccare il Fronte di Stalingrado di Jeremenko, di avanzare rapidamente, per poi lanciarsi di concerto con Paulus, che avrebbe attaccato da Stalingrado, sul Fronte del Don di Rokossovski spezzando l'accerchiamento. Manstein lanciò la sua offensiva il 12/12 da Kotelnikovo principalmente con il LVII panzerkorps, ma aveva a disposizione soltanto la 6ª panzerdivision con 160 carri, proveniente da Ovest (dove gli sbarchi alleati, l'occupazione della Francia di Vichy e la campagna in Tunisia non avevano permesso inviare di più) e la 23ª panzerdivision (40 carri) proveniente dal Caucaso; successivamente sarebbe pervenuta anche la 17ª panzerdivision (60 carri) da Gruppo Armate Centro, che non poté mandare altro, perché nel frattempo era scattata l'altra grande offensiva sovietica contro il saliente di Wyazma (Operazione Mars). Il 13/12 Manstein superò il fiume Aksaj e il 19/12 raggiunse il fiume Myskova. Ma quando la resistenza sovietica venne irrobustita da nuovi rinforzi (2ª armata della guardia), il ritmo dell'avanzata tedesca si fece più lento e difficoltoso. Ciò nonostante il 23/12 Manstein era a soli 50 chilometri da Stalingrado.Qui però la sua posizione si fece così critica che, sfidando gli ordini del Fuhrer, mandò a Paulus un messaggio ordinandogli di irrompere fuori dalla fortezza di Stalingrado e di ricongiungersi alle forze del gruppo Hoth sulla Myskova, abbandonando in un secondo momento la città dietro autorizzazione di Hitler che sarebbe divenuta inevitabile conseguenza. Ma Paulus, una volta ancora si rifiutò di agire di propria iniziativa e dichiarò di non voler abbandonare Stalingrado senza un preciso ordine di Hitler, e nel contempo di non poter attaccare senza abbandonare la città ed avere cospicui rifornimenti di benzina (essendo la sua autonomia di soli 20 chilometri).

16 - La battaglia di Stalingrado: la resa

L'ordine di Manstein a Paulus di rompere l'accerchiamento e di riunirsi alle sue forze nasceva dalla crescente insicurezza delle sue posizioni. Il 16/12 i Russi (armate 6ª, 1ª e 3ª guardie, 425.000 uomini e 5.000 canoni, comprese le armate 5ª urto e 5ª corazzata) avevano attaccato il fronte dell'8ª armata italiana, 10 divisioni italiane (corpi Alpino, II e XXXV) e 2 tedesche (XXIX), per un totale di 216.000 uomini e 50 carri armati. Presero Kantemirovka (19/12) e lo sfondarono al centro il 20/12 e ora avanzavano verso il Donetz e Rostov,arrivando fin presso Millerovo, Tazinskaja e Morozovsk (24/12). Hoth si vide costretto a inviare nel settore la migliore delle sue tre divisioni corazzate e l'OKH il XXX corpo (Fretter Pico) già dell'11ª armata (Millerovo). Il Gruppo Operativo Hollidt (11ª e 22ª divisione corazzata, 110.000 uomini e 70 carri) era attestato sul Cir, minacciato alle spalle dal Fronte Sud-Occidentale di Vatutin. Il 24/12, un giorno dopo che Manstein aveva inviato il suo messaggio a Paulus, i Fronti russi Sud Occidentale e di Stalingrado irruppero sullo schieramento delle forze di Manstein, ormai esauste ed indebolite, mentre al Fronte del Don di Rokossovski veniva lasciato il compito di assediare Stalingrado. Il giorno di Natale le truppe di Manstein erano già in completa ritirata, il 29/12 persero Kotelnikovo e il 31/12 Tormosin venendo respinte decisamente. Tutto quello che potevano fare, in realtà, era di tentare di lasciare aperto uno stretto corridoio ad est di Rostov, per permettere la ritirata del Gruppo di Armate A di Kleist, minacciato com'era di restare totalmente isolato nel Caucaso. Tale Gruppo comprendeva la 1ª armata corazzata con 2 divisioni corazzate, 1 motorizzata e 2 di fanteria (corpi XL, LII e III) e la 17ª armata con 10 divisioni tedesche, 6 romene e 1 slovacca (corpi XLIX, XLIV e V). Nella stessa Stalingrado la posizione di Paulus era disperata. La sua richiesta iniziale di 700 tonnellate giornaliere di rifornimenti era basata sulle reali riserve allora esistenti. Ma una volta che queste riserve furono esaurite, la quantità di rifornimenti cui Paulus aveva bisogno era almeno il doppio. Nonostante i suoi coraggiosi sforzi, la Luftwaffe non potè mantenere neppure le ambiziose e vane promesse di Göring. Tra il 23/11 e l'inizio del 1943, quando i Russi occuparono gli aeroporti, i rifornimenti aerei tedeschi a Stalingrado non superarono mai le 70-80 tonnellate giornaliere.

L'8/1/1943 Rokossovski intimò la resa a Paulus, poiché questi rifiutò, il 9/1 lanciò l'offensiva contro i Tedeschi. Il destino della 6ª armata, circondata da ben 7 armate sovietiche, era segnato; ma Hitler non volle neppure prendere in considerazione la possibilità della resa. Si trovavano di fronte 281.000 Russi con 257 carri armati e 10.000 cannoni contro 191.000 Tedeschi con 60 carri e 7.700 canoni. Per il 13/1 i Russi erano riusciti a conquistare l'estremità occidentale delle posizioni tedesche. Il 14/1 occupavano l'aereoporto più importante, Pitomnik. Il 25/1 i Tedeschi avevano perduto Gumrak, l'ultimo aeroporto e con esso era stato spezzato anche l'ultimo contatto di Paulus con il mondo esterno. Il 26/1 i Russi si congiunsero con la 62ª armata dividendo in due sacche i Tedeschi. Alla fine di gennaio, il 31, a Paulus, appena promosso feld-maresciallo, perché non si arrendesse, nella sacca meridionale, non era rimasto più nulla da difendere: continuare a combattere avrebbe soltanto voluto dire mandare al massacro le truppe superstiti. Così la 6ª armata tedesca, compreso il suo comandante, che non si suicidò, consegnò le armi, facendo infuriare Hitler. Più a nord l'XI corpo si arrese pochi giorni dopo, il 2/2. dei 284.000 soldati tedeschi in origine assediati (20 divisioni germaniche e 2 romene), 160.000 rimasero uccisi in combattimento e 34.000 vennero evacuati con gli aerei; i rimanenti 90.000 si arresero. Inoltre la Luftwaffe perse 536 aerei da trasporto (un terzo del totale impiegato), 149 caccia e 126 bombardieri. Ma ben più grave di queste perdite di uomini e mezzi fu l'effetto psicologico della resa di Stalingrado. L'invincibile Wehermacht aveva subito una tremenda sconfitta che avrebbe avuto gravi ripercussioni. Tuttavia agli effetti pratici immediati il sacrificio della 6ª armata aveva salvato il resto del fronte, immobilizzando contro di sé 7 armate nemiche, che altrimenti avrebbero potuto raggiungere Rostov tagliando fuori in Gruppo di Armate A nel Caucaso.

17 - L'avanzata verso Kharkov

Le battaglie per l'accerchiamento di Stalingrado avevano collocato il Fronte russo di Stalingrado nella posizione ideale per muovere su Rostov e tagliare fuori in Gruppo di Armate A di Kleist dalle forze tedesche del nord. Se ciò si fosse realizzato, sarebbe stata una vera catastrofe per Kleist, mentre una contemporanea offensiva del Fronte russo del Trans Caucaso di Tyulenev (armate 47ª, 56ª, 18ª, 46ª, 12ª, 37ª, 9ª, 58ª e 44a) avrebbe segnato la sua fine. Già alla fine di dicembre del 1942 il Fronte di Stalingrado di Jeremenko (armate 5ª d'urto, 2ª guardie, 51ª e 28a) era a circa 110 chilometri da Rostov, a sud del Don sul fiume Sal, e quando il Gruppo Settentrionale del Fronte Trans Caucasico (Masnellikov) attaccò dal fiume Terek, il 1/1/1943, la posizione di Kleist si fece tanto pericolosa che il generale tedesco non ebbe altra alternativa se non quella di ripiegare il più velocemente possibile. I Sovietici il 3/1 erano a Nalcik e a Mozdok, l'11 a Pjatigorsk, il 23 ad Armavir e il 30 a Majkop. Manstein, che era a capo del Gruppo di Armate Don (più tardi ribattezzato Gruppo di Armate Sud), combatté disperatamente per tenere aperto il corridoio di Rostov per la ritirata di Kleist. Dal 24 al 28/12 respinse a nord col XLVIII panzerkorps (divisioni corazzate 6 e 11) l'attacco del Fronte Sud Occidentale di Vatutin (armate 6ª, 1ª guardie, 3ª guardie e 5ª corazzata) presso Tazinskaja e Marievka. Due corpi corazzati sovietici (180 carri) furono annientati, mentre Fretter Pico difendeva Millerovo (divisioni corazzate 7 e 19). Ma a sud del Don il 7/1 i Russi si erano incuneati fra Don e Manych verso Rostov. Hoth era costretto a ripiegare sul Manych; Hollidt e Fretter Pico sul Donetz. Il 20/1 i Russi del Fronte di Stalingrado, passato il Manych si impadronirono dell'aeroporto di Rostov e stavano per chiudere la breccia. Ma Manstein, dal 23 al 26/1, riuscì a ricacciarli indietro sul Manych con un contrattacco dell'11ª panzerdivision (proveniente dal Gruppo Hollidt) e della 16ª divisione motorizzata (proveniente dalla steppa di Elista). Il 31/1 la 1ª armata corazzata (Mackensen) riusciva infine a ripiegare attraverso questo corridoio. Il 6/2 Hitler autorizzò la ritirata sul Mius, lo stesso giorno i Sovietici erano a Bataysk, l'8 a Shakatly e il 13 a Novocerkassk. Il 14/2 Rostov infine era conquistata dai Sovietici, che si spinsero, il 17/2, fino al Mius. La 17ª armata tedesca con 8 divisioni tedesche e 3 romene (compresi il LII corpo e la 13ª divisione corazzata) invece trovò rifugio e scampo nella penisola di Taman (Jeisk era andata perduta il 5/2). Qui i simultanei attacchi del Gruppo di Armate del Mar Nero (Petrov) e del Gruppo di Armate Settentrionale del Fronte del Trans Caucaso, la spinsero indietro oltre Krasnodar (12/2), in una testa di ponte ancora più piccola, nei pressi di Novorossisk, dove i Tedeschi furono in grado di resistere, allo scopo di conservare una base per future offensive verso il petrolio. Uno sbarco sovietico ad ovest di Novorossisk non progredì (4/2), ma la testa di ponte resistette ad ogni contrattacco.

A nord del Don era in corso nel frattempo l'ultimo e più importante atto della campagna invernale 1942-43. Qui sul Donetz erano schierati i Gruppi Hollidt e Fretter Pico (corpi XXX, XXIX, XVII e XLVIII), fra il Donetz e il Don i resti dell'8ª armata italiana (corpo alpino) e il XXIV panzerkorps (divisioni corazzate 27 e 19), quindi sempre sul Don la 2ª armata ungherese di Jany (corpi III, IV e VII, 100.000 uomini) e la 2ª armata tedesca di Salmuth (corpi LV, XIII e VII, 125.000 uomini), tutt'ora invitte. Il 12/1, su un fronte che andava da Orel a Rostov quattro fronti russi, e precisamente il Fronte di Brjansk di Reiter (armate 48ª e 13a), quello di Voronez di Golikov (armate 38ª, 60ª, 40ª, 69ª e 3ª corazzata, 347.000 uomini), quello Sud Occidentale di Vatutin (armate 6ª, 1ª guardie, 3ª guardie e 5ª corazzata) e quello Meridionale di Jeremenko, poi Malinowski (armate 5ª d'urto, 2ª guardie, 51ª, 28ª e 44a) si mossero contemporaneamente e piombarono sui due Gruppi di Armate tedeschi di Weichs e di Manstein. I loro obiettivi erano Kharkov e il mar d'Azov, con la conseguente distruzione dell'intera ala sud tedesca. Il fronte degli ungheresi a sud di Voronez e quello tedesco del XXIV panzerkorps fra Don e Donetz furono sfondati; gli alpini italiani così accerchiati (18/1), riuscirono a sfuggire dopo un'epica marcia di 15 giorni. La 2ª armata ungherese fu anientata (90.000prigionieri). Valuiki cadde il 19/1, Starobelsk il 24/1 e Kupjansk il 29/1. I Russi invasero anche le retrovie della 2ª armata tedesca, il 26/1 cadde Kastornoje, e Salmuth abbandonata Voronez (25/1), riuscì a sfuggire ben oltre Kursk. Il 2/2 I Russi sfondarono ancora l'improvvisato fronte nemico a Staraj Oskol, il 7/2 erano a Korocha, l'8/2 a Kursk, il 9/2 a Belgorod e il 15/2 davanti a Kharkov, che il corpo corazzato delle Waffen SS (proveniente dalla Francia con 350 carri armati) abbandonò precipitosamente il 16/2 per evitare di rimanervi intrappolato. Più a sud i Sovietici avanzavano verso Dnepropetrovsk, conquistando, Izyum (5/2), Lisciansk (6/2), Lozovaja (11/2) e interrompendo la ferrovia Stalino-Dnepropetrovsk a Krasnoarmenskoje (13/2). Il 16/2 erano a Voroscilovgrad e il 17/2 a Pawlovgrad a solo 30 chilometri dal Dnepr.

Ma i Sovietici si erano fatti prendere troppo dai successi precedenti, in realtà le loro forze si erano molto indebolite dopo mesi di combattimenti ininterrotti, mentre Manstein era riuscito ad ottenere da Hitler il permesso per una ritirata strategica, per ricostituire le proprie forze e passare al contrattacco. Manstein, a partire dal 19/2, utilizzando in modo brillante le sue riserve, riuscì prima a fermare gli attacchi dei Russi, e quindi a contrattaccare con l'appoggio di 950 aerei della Luftwaffe. Da ovest col Gruppo Kempf (corpi Raus e SS) e da sud con la 4ª armata panzer (panzerkorps LVII e XLVIII) proveniente dal fronte sul Mius e la 1ª armata panzer (XL e III panzerkorps), lasciando il XXX corpo e il Gruppo Hollidt (corpi XVII, Mieth eXXIX) ad est e sul Mius. I Russi della 6ª armata e del Gruppo Popov furono inaspettatamente battuti a Pawlograd e a Krasnoarmenskoje, lasciando sul campo 615 carri armati, 354 cannoni e 23.000 uomini, ma solo 9.000 prigionieri. I Tedeschi riconquistarono prima Lozovaja (27/2), poi Barvenkovo (28/2) e Slavyansk (3/3) respingendo Vatutin sul Donetz (1ª armata guardie), poi Kharkov il 14/3 battendo la 3ª armata corazzata russa di Golikov e ristabilirono un fronte un po' più favorevole lungo il Donetz fino a Belgorod (18/3), prima che il disgelo primaverile, alla fine di marzo, e l'arrivo delle armate sovietiche da Stalingrado (65ª, 21ª, 64ª, 57ª, e 24a) bloccasse ogni movimento delle truppe. Più a nord il Fronte di Brjansk (armate 13ª e 48a) dal 12/2 attaccava ad ovest di Kursk, seguito dal 15/2 dal Fronte Centrale (armate 2ª corazzata, 65ª e 70a) in avanzata oltre Sevsk (7/3) fin nei pressi di Novgorod-Severesk (10/3), con lo scopo di piombare su Smolensk con il rinforzo delle armate liberate a Stalingrado (21ª, 65ª e 64a). Contrattaccato dalla 4ª panzerdivision fu costretto ora a tornare indietro abbandonando Sevsk (23/3). Tuttavia i Tedeschi per le avverse condizioni meteorologiche e l'indisponibilità del Gruppo di Armate Centro (Kluge) che doveva attaccare da Orel, non poterono proseguire l'offensiva eliminando il saliente di Kursk. Infine dal 18 al 22/4 fallì un contrattacco tedesco volto ad eliminare la testa di ponte sovietica a Novorossisk.

Sul fronte centrale nel frattempo era scattata, dal 25/11 la grande offensiva sovietica (operazione Mars) contro il saliente di Wyazma, le forze impegnate erano superiori a quelle di Stalingrado (1.890.000 uomini, 24.600 cannoni, 3375 carri armati e 1170 aerei). La 41ª e la 22ª armata dovevano attaccare da ovest, la 39ª e la 30ª da nord, la 31ª e la 20ª da est, cui sarebbero seguite (operazione Jupiter) la 5ª, la 33ª e la 3ª corazzata. I Tedeschi contrapponevano la 9ª armata (corpi VI, XLI, XXIII, XXVII e XXXIX). L'attacco, protrattosi fino al 20/12 fu però un sanguinoso fallimento, sul lato ovest del saliente (Bely) dove i Sovietici avevano avuto i maggiori successi, furono addirittura accerchiati ed annientati. Per il momento era una cosa diversa sfondare il fronte tenuto da Romeni, Ungheresi o Italiani, da quello tenuto da Tedeschi! I Russi lasciarono sul campo 1.600 carri e 279 cannoni, avendo però impegnato le divisioni corazzate tedesche 5ª, 1ª, 9ª, 19ª, 20ª e 12ª e quelle motorizzate 14ª e Grossdeutschland, impedirono l'afflusso di rinforzi tedeschi a Stalingrado. I Sovietici poi, approfittando del ritiro dell'11ª armata tedesca, sferrarono un nuovo attacco per liberare Leningrado dall'assedio. L'11/1/43 avanzarono i Fronti di Leningrado di Govorov (42ª, 55ª e 67ª armata) e di Volchov di Meretzkov (8ª, 54ª, 2ª d'urto, 4ª, 59ª e 52a) contro la 18ª armata tedesca (corpi III Lw, L, LIV, XXVI, XXVIII, I e XXXVIII), che questa volta riuscirono ad aprire uno stretto corridoio a sud del lago Ladoga, attraverso il quale una tenue linea di rifornimenti fu in grado di arrivare sino alla città assediata (18/1). I combattimenti continuarono qui fino ai primi di aprile, nell'inutile tentativo di allargare ulteriormente la breccia e addirittura raggiungere Narva e Pskov. La città di Velike Luki, attaccata il 19/11 e accerchiata dal 25/11 dalla 3ª armata d'urto (7.500 uomini), fu riconquistata dai Sovietici il 16/1, dopo il fallimento di un tentativo di salvataggio tedesco condotto fino al 31/12 (8ª panzerdivision, 20ª divisione motorizzata e 3ª da montagna). Il 20/1 la 3ª panzerarme lasciò l'ala destra della 9ª armata, per schierarsi a sinistra della stessa, ripulendo le retrovie dai partigiani (Nord-est di Vitebsk) poi i Tedeschi, su autorizzazione di Hitler (31/1 e 6/2) sgomberarono con successo i pericolosi salienti di Demjansk (26/2) e di Rzev (3/3)-Ghatsk (5/3)-Sycevka (8/3)-Wyazma (12/3) entro il 22/3, scorciando il loro fronte di ben 330 chilometri, e liberando un'armata (la 9ª trasferita nel settore di Orel).

Sebbene l'azione di Manstein avesse salvato la situazione, l'offensiva invernale sovietica aveva dato un fiero colpo alla potenza tedesca. Le perdite della Germania erano state agghiaccianti: non esistono dati precisi, ma una stima accurata valuta ad oltre un milione i soldati tedeschi perduti nelle campagne invernali del 1942-43. I Russi poi affermarono di aver distrutto o catturato 5.000 aerei, 9.000 carri armati, 20.000 cannoni e migliaia di autocarri e altri veicoli. Le perdite russe, una cifra ancor più difficile da stabilire, furono probabilmente altrettanto gravi, ma i Sovietici ebbero almeno la soddisfazione di aver riconquistato tutti i territori perduti nel 1942 e di sapere che la loro potenza militare era in fase ascendente e ormai superiore a quella tedesca.

18 - Piani e forze contrapposte per la nuova campagna

I successi dell'offensiva russa nei primi mesi del 1943 e i contrattacchi tedeschi nel sud lasciarono aperto un enorme saliente intorno a Kursk, un promontorio che i Tedeschi intendevano fermamente tagliar fuori dal resto del territorio nemico. I mesi dal marzo al giugno 1943 furono un periodo di relativa inattività sul fronte orientale. Entrambi gli eserciti avevano subito gravi perdite durante l'inverno ed avevano bisogno di parecchio tempo per riprendersi. Non furono tuttavia mesi tranquilli, né totalmente privi di insidie per i Tedeschi. Infatti, poiché erano ora in grado di ricevere liberamente aiuti sia dagli Inglesi, sia dagli Americani, i Russi recuperavano le loro forze più rapidamente dei loro avversari e naturalmente quanto più a lungo fosse durato il periodo di tregua, tanto più sarebbe aumentata la possibilità di un successo sovietico. Inizialmente era previsto di eliminare il saliente di Kursk già a metà aprile, ma i Tedeschi non furono pronti in tempo, si optò poi per soluzioni diverse (offensiva per scorciare il fronte nella zona di Izyum) per poi tornare all'idea originale per il 15 maggio. Ma nel frattempo i Sovietici si erano rafforzati enormemente e l'operazione fu posposta. Model che doveva attaccare da nord con la 9ª armata chiese armamenti più potenti (3/5), per sfondare le linee russe, e nonostante l'opposizione di Manstein e Guderian, Hitler decise di attendere l'entrata in servizio dei Ferdinand (cannoni di assalto da 88 mm) e spostò la data dell'attacco al 12/6. Il 13 maggio poi la Wehrmacht subì una seconda Stalingrado, con la resa delle forze dell'Asse in Africa. La guerra era ormai su due fronti, c'era la necessità di impedire agli Alleati occidentali di mettere piede sul continente e di sostenere il traballante alleato italiano. Mussolini propose di far la pace con la Russia o costruire contro di essa un "Vallo Orientale" e concentrare tutte le forze ad Ovest. L'idea del "Vallo" piacque anche all'OKW che propose di abbandonare il piano di attaccare ad est, e costituire, con le forze accumulate , due grosse riserve da impiegare una ad est ed una ad ovest. La Romania al contrario propose di fare la pace con le potenze occidentali e concentrare tutte le forze a est. Ma Hitler rimase irremovibile, l'attacco fu confermato, ma ulteriormente rinviato al 5/7: si sarebbe atteso anche l'impiego dei nuovi carri medi Panther.

L'economia di guerra sovietica superava quella tedesca in produzione di carri armati, aerei e soprattutto cannoni. Ecco alcune cifre per quanto riguarda i carri armati. Nel 1940 la Germania produsse 1.643 carri contro 2.800 dei Sovietici; nel 1941 3.790 contro 6.600; nel 1942 6.180 contro 24.000; nel 1943, dopo aver riorganizzato il settore (Guderian Ispettore Generale delle forze corazzate dal 28/2), con l'abbandono di progetti fantasiosi e concentrandosi su pochi e nuovi modelli (Tigre e Panther) 12.063 contro 24.000; nel 1944 19.002 contro 29.000 e nel 1945 4.400 contro 15.400. C'è da dire inoltre che la sproporzione era ancora maggiore perché di queste cifre per i Tedeschi 1/3 si trattava di cannoni semoventi o d'assalto (cioè carri con la torretta fissa) contro 1/6 da parte sovietica, e fra i Tedeschi erano inclusi anche carri munizioni, carri antiaerei e altri veicoli. La sproporzione aumentava ulteriormente se si considerano le cifre dei mezzi dotati di cannone uguale o superiore a 75 mm. Nel 1941 l'Urss ne produsse 3.000 contro 1.000, nel 1942 14.600 contro 2.800, nel 1943 20.000 contro 11.400, nel 1944 28.500 contro 18.600 e nel 1945 26.300 contro 4.000. Nonostante le gravi perdite subite dai Sovietici (22.600 mezzi persi nel 1941, 22.400 nel 1943 e 16.900 nel 1944 contro per i Tedeschi 5.800 nel 1943 e 6.900 nel 1944 su tutti i fronti) la sproporzione era notevole, per di più i Tedeschi non combattevano solo sul fronte orientale.

Per quanto riguarda l'aviazione, nel 1939 la Germania produsse 8.300 aerei contro 10.400; nel 1940 10.800 contro 10.500; nel 1941 11.800 contro 15.700; nel 1942 15.600 contro 25.400; nel 1943 25.500 contro 34.800; nel 1944 39.800 contro 40.200 e nel 1945 7.500 contro 20.000. A puro titolo di raffronto nel 1939 la Gran Bretagna ne produsse 7.900 e gli Stati Uniti 5.900; nel 1940 rispettivamente 15.000 e 12.800; nel 1941 20.000 e 26.200; nel 1942 23.700 e 47.800; nel 1943 26.300 e 85.900; nel 1944 26.500 e 96.300; nel 1945 12.000 e 49.800. Per quanto riguarda i cannoni (compresi quelli anti-carro e anti-aerei) la differenza era abissale: nel 1942 la Germania ne produsse 23.200 contro 127.000; nel 1943 46.100 contro 130.000; nel 1944 70.700 contro122.000. Nell'intero periodo 1939-45 la Germania produsse 73.500 mortai contro 403.300; 674.000 mitragliatrici contro 1.477.000. Solo nei mezzi motorizzati la produzione tedesca era superiore a quella sovietica, 51.000 mezzi nel 1941, 58.000 nel 1942 contro30.400, 74.200 nel 1943 contro 45.600, 67.400 nel 1944 contro 52.600, 9.300 nel 1945 contro 68.500, vanificata però, come vedremo dagli aiuti occidentali.

Eppure la Germania aveva maggiori disponibilità dell'Unione Sovietica di materie prime (escluso il petrolio). Ecco alcune cifre in milioni di tonnellate. Per il carbone la Germania nel 1941 ne estrasse 403 contro 151; nel 1942 407 contro 75; nel 1943 429 contro 93; nel 1944 432 contro 121. Stesso discorso per il ferro nel 1941 53 contro 25; nel 1942 50 contro 10; nel 1943 56 contro 10; nel 1944 32 contro 12. Mentre per il petrolio nel 1941 6 più 3 importati contro 33, nel 1942 7 più 2 importati contro 22, nel 1943 8 più 3 importati contro 18 e nel 1944 6 più 1 importato contro 18. Inoltre i Tedeschi riuscivano a sfruttare le industrie catturate in Francia e Russia solo al 10% della loro capacità precedente. E' evidente che l'economia di guerra tedesca era molto disorganizzata e che si riprese, ormai troppo tardi e solo parzialmente nella fase finale del conflitto col ministro degli armamenti Albert Speer, e con nuovi modelli di carri . Dal 1941 al 1945 Gran Bretagna e Stati Uniti fornirono all'Unione Sovietica rispettivamente, 5.218 e 7.537 carri armati; 7.411 e 14.795 aerei; e soprattutto motorizzarono l'esercito sovietico con 51.503 jeep e 375.883 mezzi motorizzati, 1981 locomotive e 11.150 vagoni ferroviari.

L'operazione "Cittadella", il piano studiato per eliminare il saliente di Kursk, venne, dopo numerosi rinvii, alfine messo in programma per l'inizio di luglio, ma ormai era passato il tempo per sorprendere il nemico. Due armate tedesche, la 9ª e la 4ª panzer, con una forte dotazione di mezzi corazzati, dovevano attaccare rispettivamente a nord e a sud del saliente. Successivamente era programmato un nuovo attacco contro Leningrado con 9 divisioni di rinforzo, ma più che altro ci si doveva preoccupare di impedire agli Alleati occidentali di mettere piede in Europa. I Russi erano decisi a non ripetere gli errori dell'anno prima, quando la loro disastrosa offensiva contro Kharkov aveva spianato la strada all'offensiva d'estate tedesca. Decisero perciò di attendere l'attacco nemico e passare poi alla controffensiva generale. Coordinati da Zukov, erano pienamente consapevoli della debolezza delle loro posizioni nel saliente e si erano dati un gran daffare per rafforzarlo: due Fronti, quello Centrale e quello di Voronez, presidiavano il saliente, dove erano state costruite ben otto linee concentriche di difesa. Esse rappresentavano complessivamente le più formidabili difese che i Tedeschi avessero mai tentato di assalire in territorio sovietico. Il Fronte della Steppa era invece di riserva. Lo scontro che ne risultò, oggi ricordato come la battaglia di Kursk, fu la più imponente battaglia di mezzi corazzati che sia mai stata combattuta: in essa furono coinvolti più di due milioni di uomini, 6.000 carri armati e 4.000 aerei. Nonostante oggi la si ricordi soprattutto come una battaglia terrestre, quella di Kursk fu anche un'importante battaglia aerea, fu l'ultima volta che la Luftwaffe poté competere con l'aviazione sovietica.

Il destino dell'operazione Cittadella era però segnato sin dall'inizio. Infatti non solo le forze attaccanti tedesche erano numericamente inferiori a quelle sovietiche (780.000 uomini contro 1.337.000; 2.700 carri armati e semoventi (147 Tigre, 90 Elephant e 200 Panther) contro 3.489; 9.996 cannoni e mortai contro 19.794; 1.800 aerei contro 2.400), e questa non era una novità, ma i Russi avevano ulteriori forze in riserva (573.000 uomini, 8.510 cannoni e 1.639 carri del fronte della Steppa), erano anche perfettamente informati dei piani nemici, sia per ciò che riguardava l'operazione nel suo complesso, sia per quanto concerneva i minimi particolari di essa, grazie all'abilissima opera dei loro servizi segreti e di quel giro di spie chiamate "Lucy", che operavano dalla Svizzera. Ma soprattutto non erano più l'esercito impreparato del 1941, avevano acquisito notevole esperienza dalle disfatte precedenti e Stalin era molto più disposto di Hitler ad ascoltare i suoi generali.

Nel luglio del 1943 l'esercito tedesco ad est comprendeva 196 divisioni su un totale di 294, più in suo appoggio erano schierate 32 divisioni di alleati (17 finlandesi, 1 spagnola, 14 romene). In totale queste forze comprendevano 3.483.000 tedeschi e 550.000 alleati, 56.200 cannoni e mortai, 3.270 carri armati e 2.500 aerei (su un totale di 5.003) così suddivisi: sul fronte finlandese l'esercito di Mannerheim (17 divisioni) e la 20ª armata (Dietl) con 7 divisioni delle quali 3 di montagna (corpi XIX, XXXVI e XVIII); sul fronte del Gruppo di Armate Nord (Kuechler) le armate 18ª di Lindemann con 29 divisioni (corpi III della Luftwaffe, L, LIV, XXVI, XXVIII, I e XXXVIII) e 16ª di Busch con 13 divisioni (corpi X, VIII e II) più 6 divisioni di riserva per un totale di 48 divisioni delle quali una motocorazzata e una da montagna. Sul fronte del Gruppo di Armate Centro (Kluge) le armate 3ª panzer di Reinhardt con 12 divisioni (corpi XLIII, LIX, II Luftw. e VI), la 4ª armata di Heinrichi con 18 divisioni (corpi XXVII, XXXIX, IX, XII e LVI), la 2ª armata panzer di Schmidt con 14 divisioni (corpi LV, LIII e XXXV), la 9ª armata di Model con 18 divisioni (corpi XXIII, XLI, XLVII, XLVI e XX) e la 2ª armata di Salmuth con 9 divisioni (corpi XIII e VII) più 12 divisioni di riserva; in totale 83 divisioni più 4 ungheresi delle quali 8 corazzate e 4 motocorazzate. Sul fronte del Gruppo di Armate Sud (Manstein) le armate 4ª panzer di Hoth con 10 divisioni (corpi LII, XLVIII e IISS), Gruppo Operativo Kempf (poi 8ª armata) con 9 divisioni (corpi III, XI e XLII), 1ª armata panzer di Mackensen con 12 divisioni (corpi XXIV, LVII, XL e XXX) e 6ª armata di Hollidt con 11 divisioni (corpi IV, XVII e XXIX) più 3 divisioni di riserva, per un totale di 45 divisioni delle quali 10 corazzate, 3 motocorazzate e 1 di montagna. Infine nella testa di ponte di Taman e in Crimea il Gruppo di Armate A (Kleist) con la 17ª armata di Jeanecke con 15 divisioni, delle quali una corazzata e una da montagna, più 8 romene e 1 slovacca (corpi XLIX, XLIV e V). Il resto delle forze tedesche era così schierato: 13 divisioni in Norvegia (1 corazzata); 3 divisioni in Danimarca; 43 divisioni ad Ovest (2 corazzate, 3 motocorazzate delle quali 2 di Waffen SS); 18 divisioni nei Balcani (delle quali 1 corazzata e 2 da montagna (1 SS)); 18 divisioni in Italia (4 corazzate e 4 motocorazzate).

I Sovietici erano nettamente superiori e schieravano 6.724.000 uomini, 103.000 cannoni e mortai, 9.900 carri armati e 8.290 aerei, raggruppati nei Fronti della Carelia di Meretzkov (armate 14ª, 19ª, 26ª, 32ª, 7ª e 23a) contro la Finlandia; di Leningrado di Govorov (armate 2ª d'urto, 42ª, 55ª e 67a), del Volchov di Meretskov (armate 8ª, 54ª, 4ª e 59a) e Nord-Occidentale di Kurochin (armate 34ª, 1ª d'urto e 22ª, più 20ª di riserva) contro il Gruppo di Armate Nord. I Fronti di Kalinin di Jeremenko (armate 3ª d'urto, 4ª d'urto, 43ª, 39ª e 68ª di riserva), Occidentale di Sokolovskij (armate 31ª, 5ª, 33ª,, 49ª, 10ª, 50ª, 11ª guardie (ex 16), piu' 10ª guardie (ex 30), 4ª corazzata e 21ª), Brjansk di Popov (armate 11ª, 61ª, 3ª, 3ª corazzata e 63a) e Centrale di Rokossovski (armate 48ª, 13ª, 2ª corazzata, 70ª, 65ª e 60a) contro il Gruppo Armate Centro. I Fronti di Voronez di Vatutin (armate 1ª corazzata, 38ª, 40ª, 69ª, 6ª guardie (ex 21) e 7ª guardie (ex 64)), della Steppa di Konev (armate 27ª, 47ª, 4ª guardie (ex 24), 53ª, 5ª guardie (ex 66) e 5ª corazzata guardie), Sud Occidentale di Malinowski (armate 57ª,46ª, 6ª,1ª guardie e 3ª guardie più 8ª guardie (ex 62) 12ª e 37a) e Meridionale di Tolbuchin (armate 51ª, 5ª d'urto, 2ª guardie, 28ª e 44a) contro il Gruppo Armate Sud. Infine il Fronte del Caucaso Settentrionale di Petrov (armate 58ª, 9ª, 56ª e 18a) contro il Gruppo di Armate A. In Riserva generale avevamo le armate 41ª, e 52a), mentre in Estremo Oriente avevamo il Fronte del Trans-Bajcal (armate 17ª e 36a) e quello dell'Estremo Oriente (armate 15ª, 16ª, 25ª, 35ª, 1ª e 2a) e in Iran la 45ª armata.

19 - La battaglia di Kursk

L'offensiva tedesca contro il saliente di Kursk ebbe inizio il 5/7, un po' dopo il previsto a causa di un bombardamento preventivo dell'artiglieria sovietica che aveva colpito i concentramenti di forze tedesche nelle zone più avanzate del fronte. Nel nord la 9ª armata (6 divisioni di panzer e 14 di fanteria) riuscì ad avanzare solo di una decina di chilometri verso Olkovatka (6/7); il 7/7 attaccò allora in direzione di Ponyri, ma senza successo. In tutto perse 20.720 uomini, 130 carri armati distrutti e 647 danneggiati contro 34.000. Per il 10/7 nel nord tutte le forze tedesche erano state impegnate nell'attacco, ma non erano riuscite a compiere nessun altro progresso. Nel sud le truppe di Manstein delle armate 4ª panzer (5 divisioni corazzate, 1 motocorazzata e 4 di fanteria) e Kempf (3 divisioni corazzate e 6 di fanteria), avevano avuto molto più successo, erano riuscite a sfondare in direzione di Obojan e penetrare per 40 chilometri nelle difese sovietiche, ma anche qui a un prezzo altissimo. La divisione Grossdeutschland perse subito 220 carri su 300, per problemi meccanici ai nuovi Panther. Tuttavia misero in difficoltà i Sovietici, grazie anche ad una temporanea supremazia aerea della 4ª Luftflotte. Bloccati in direzione di Obojan, dalla 1ª armata corazzata sovietica, si volsero allora verso nord-est. L'11/7 però la loro avanzata fu bloccata a Pochorovka dal contrattacco dell'intero Fronte della Steppa (5ª armata corazzata), proveniente dalle retrovie, che era stato inviato in rinforzo, mentre il III panzerkorps da sud-ovest (300 carri), non giunse in tempo sul campo di battaglia. Qui si scontrarono 300 carri tedeschi (fra i quali 15 Tigre e nessun Panther) contro 850 sovietici. Perdendo 60 carri contro 322, Pochorovka si rivelò, contrariamente a quanto affermato in passato, una notevole vittoria tattica tedesca, ma non venne sfruttata. In complesso nel settore meridionale i Tedeschi persero 29.000 uomini, 193 carri distrutti e 965 danneggiati, contro 144.000. I Sovietici avevano perduto complessivamente 1.614 carri distrutti! Ma avevano la possibilità di rimpiazzarli, contrariamente ai loro avversari.

Il 12/7, mentre a sud la situazione era ancora incerta, i Russi passarono all'offensiva contro il saliente di Orel con il Fronte Occidentale e quello di Brjansk (1.286.000 uomini e 3.324 carri contro 475.000 uomini e 825 carri) e sfondarono il fronte nemico della 2ª armata panzer; il 22/7 erano a Bolchov e a Mtensk, inoltre gli Anglo-Americani, già dal 10/7, erano sbarcati in Sicilia e con successo. Il 17/7 il Fronte Meridionale attaccò sul Mius a nord di Taganrog e il Fronte Sud Occidentale ad est di Izium verso Barvenkovo. Il 23/7 allora Manstein fece ritornare sulle linee di partenza le sue forze impegnate nell'attacco a Kursk e inviò a sud 2 delle 3 divisioni corazzate delle SS e la 3ª panzerdivision con il III panzerkorps. Il 1/8 esse, insieme alla 1ª armata panzer (13 divisioni delle quali 2 corazzate e 2 motocorazzate) e alla 6ª armata (12 divisioni), avevano sbaragliato i Russi sul Donetz e contenuto il nemico sul Mius, catturando 18.000 prigionieri e distruggendo 700 carri e 200 cannoni avversari. La divisione motocorazzata Grossdeutschland fu inviata invece a nord e riusciva a mantenere il controllo di Orel, poi il 26/7 Hitler autorizzò la ritirata sulla linea Hagen. Così i Sovietici inseguirono il Gruppo di Armate Centro presero Orel (5/8), Kromy (6/8), Karachev (15/8) e lo spinsero indietro, oltre la linea Hagen (18/8); più a nord il Fronte Occidentale si impadronì di Spas-Demjansk (12/8) e di Zizdra (16/8), ma non riuscì a progredire verso Roslav.

Nel sud i Fronti di Voronez (armate 38ª, 40ª, 1ª corazzata, 6ª guardie, 5ª guardie, 4ª guardie e 5ª corazzata delle guardie) e della Steppa (armate 69ª, 7ª guardie, 53ª e 47a) attaccarono il 3/8 in direzione di Kharkov con una superiorità schiacciante (980.000 uomini, 2.439 carri armati e 12.627 cannoni contro 330.000 uomini e 530 carri). Il 4/8 erano a Belgorod e l'8/8 avevano diviso le armate tedesche 4ª panzer e 8ª (3 divisioni corazzate e 12 di fanteria). Dopo un contrattacco del III corpo con due divisioni corazzate e una motocorazzata delle SS, accorso da sud insieme alla 3ª panzerdivision (11-17/8), e un altro da ovest (18-20/8) condotto dal XLVIII panzerkorps (11ª e 19ª panzerdivision più la 7ª panzerdivision dalla riserva e la Grossdeutschland ritornata da Orel), ambedue vani, che tuttavia chiusero la breccia verso Poltava, i Russi costrinsero i Tedeschi a ritirarsi definitivamente da Kharkov (23/8). Le forze sovietiche attaccavano adesso lungo tutta l'estensione del fronte da Smolensk a nord al Kuban nel sud. Il 26 agosto il Fronte Centrale era a Sevsk, aprendo un varco fra i Gruppi d'armate tedeschi Centro e Sud, il 25/8 cadeva Akthyrka, il 29/8 Gluchov. Il 18 di agosto i Sovietici attaccavano a Izyum e sfondavano nuovamente sul Mius e accerchiando a Taganrog il XXIX corpo tedesco (29/8), che riusciva solo a stento ad aprirsi una via per uscire piuttosto malconcio dalla sacca il 31/8, con l'aiuto della 13ª divisione corazzata proveniente dal Kuban. Manstein, che come sempre era abilmente riuscito a mantenere intatte le sue forze (da 600 a 700 carri), iniziò a ripiegare verso il Dnepr, onde salvare l'esercito tedesco dall'annientamento. Dal 13 agosto Hitler aveva finalmente autorizzato l'inizio dei lavori per un "Vallo Orientale" (Kerc-Melitopol-Zaporoze-Dnepr-Desna-Cernigov-Gomel-Orsa-Vitebsk-Nevel-Pskov-Narva), ma il 27/8 aveva rifiutato al Gruppo di Armate Sud l'autorizzazione a ritirarcisi. Le forze di Hitler avevano perso in tutto 1.150 carri, 198.000 uomini e 200 aerei, i Sovietici 6.064 carri, 863.000 uomini e 1.000 aerei, ma questi ultimi erano in grado di reintegrare le loro forze, gli altri no!

20 - Le battaglie del Dnepr e di Smolensk

La sconfitta di Kursk segnò la fine del massiccio impegno bellico dell'esercito tedesco in oriente. Hitler, allarmato dagli sbarchi alleati in Sicilia, ordinò il trasferimento in occidente di alcune delle sue migliori unità, tra le quali l'intero comando della 2ª armata corazzata (nei Balcani) e del II corpo corazzato delle SS (In Italia), la 1ª panzerdivision SS "Leibstandarte Adolf Hitler" e la 2ª panzerdivision dell'esercito, oltre alla maggior parte dei caccia della Luftwaffe. All'est i suoi generali, si vedevano ora sopraffare senza speranza dalla potenza nemica e dal numero dei mezzi corazzati sovietici, ad agosto sull'intero fronte si contrapponevano 6.200 carri sovietici contro 2.555, dei quali 2.900 contro 1.200 nel settore sud. I Tedeschi cercavano disperatamente, ma con grande abilità, di mantenere intatte le loro forze, cedendo a malincuore terreno al nemico e sempre a un prezzo elevato. L'obiettivo era quello di raggiungere il così detto "Vallo Orientale" che coprendo la Crimea, sfruttava la linea del Dnepr fino al lago di Peipus e Narva, abbandonando la penisola di Taman, per resistervi indefinitamente. Ma quasi niente era stato fatto per fortificare questa posizione. In ritirata verso il Dnepr applicarono la strategia della "Terra Bruciata", distruggendo edifici e villaggi, deportando la popolazione valida, per non fornire coscritti all'armata rossa.

Dal luglio al dicembre 1943 i Sovietici lanciarono una serie di attacchi lungo tutto il fronte da Smolensk a Rostov. il 23/8 le linee avanzate del loro fronte andavano dal Donetz a sud, attraverso Kharkov, fino alla Dvina a nord di Smolensk. Tre Gruppi di Armate tedeschi (A, Sud e Centro) fronteggiavano otto fronti russi. E più esattamente da nord a sud il Fronte di Kalinin, poi 1° Fronte Baltico di Jeremenko (armate 3ª urto, 4ª urto, 43ª e 39a); il Fronte Occidentale di Sokolovskij (armate 31ª, 5ª, 10ª guardie, 33ª, 21ª, 49ª, 10ª e 50a); il Fronte di Brjansk di Popov (armate 3a. 11ª, 11ª guardie e 63a); il Fronte Centrale, poi della Bielorussia di Rokossovski (armate 13ª, 48ª, 65ª, 61ª, 60ª, 2ª corazzata, 3ª corazzata e 70a); il Fronte di Voronez poi 1° Ucraino di Vatutin (armate 38ª, 40ª, 47ª, 5ª guardie, 4ª guardie, 6ª guardie, 52ª, 27ª, 1ª corazzata e 4ª corazzata di riserva); il Fronte della Steppa poi 2° Ucraino di Konev (armate 5ª corazzata delle guardie, 7ª guardie, 57ª, 53ª e 69a); il Fronte Sud Occidentale poi 3° Ucraino di Malinowski (armate 46ª, 1ª guardie, 6ª, 8ª guardie, 12ª, 3ª guardie e 37ª di riserva); il Fronte Meridionale poi 4° Ucraino di Tolbuchin (armate 51ª, 5ª urto, 2ª guardie, 28ª e 44a). Ancora l'8/9 Hitler rifiutò nuovamente la ritirata sulla linea del fiume Dnepr (Panther) e solo 15/9 finalmente l'autorizzò. Entro il 16/9 i Russi erano arrivati minacciosi fin sotto Smolensk a nord dopo aver preso Yelna (30/8), Dorogobuz (1/9), Duchovscina (14/9), Jartsevo (16/9) e Brjansk (19/9); a sud l'8/9 presero Stalino, Artemovsk (5/9), Slavinsk (6/9), Barvenkovo (10/9), Lozovaja (16/9) e due corpi della nuova 6ª armata furono semi-distrutti sulle rive del mar d'Azov; quindi caddero Mariupol (10/9) e Berdjansk (17/9). Al centro marciavano in direzione di Kiev e del Dnepr, il 27/8 erano a Sevsk, il 2/9 a Sumy, il 6/9 a Knotop e il 9/9 a Novgorod Severesk, il 15/9 a Nezin, il 16/9 oltre la Desna a Novgorod Severesk e a Romny, il 18/9 a Priluki e a Lubny, il 19/9 a Cernigov, il 23/9 a Poltava. Alla fine di settembre i Russi erano già giunti sulle sponde del Dnepr, prima fra Zaporoze e Dnepropetrovsk (25/9), poi su quasi tutto il suo corso. Mentre a nord, una volta che il Gruppo di Armate Centro aveva avuto l'autorizzazione di ritirarsi sul Sozh (15/9), cadevano Roslav (24/9) e Smolensk (25/9) e al sud Novorossisk (16/9), il Gruppo di Armate A tedesco, avuta l'autorizzazione a ritirarsi il 9/9, era stato però tratto in salvo, appena in tempo, dalla sua testa di ponte del Caucaso (239.000 uomini e 1815 cannoni) e inquadrato sul fianco meridionale del Gruppo di Armate Sud di Manstein (9/10), assumendo il controllo anche della 6ª armata.

I Sovietici superavano il Dnepr in numerosi punti: a Perejorslav e Bukrin a sud di Kiev (22/9); alle foci del Pripet (19/9); a Kremenciug (26/9) e a Ljutez a nord di Kiev (26/9). Il 14/10 cadeva la testa di ponte tedesca di Zaporoze e il 15/10 i Russi del 2° Fronte Ucraino (armate 52ª, 4ª guardie, 5ª guardie, 53ª, 5ª corazzata guardie, 37ª, 7ª guardie e 57a) e del 3° Fronte Ucraino (armate 1ª guardie, 6ª, 8ª guardie, 12ª, 3ª guardie e 46a) attaccavano fra Zaporoze e Kremenciug, presero Dnepropetrovsk (25/10) e avanzarono fin quasi a Krivoj Rog (23/10), dove furono fermati fra il 27 e il 30/10 dal XL panzerkorps (3ª panzerdivision delle SS Testa di Morto e 11ª panzerdivision), più le divisioni corazzate 14ª e 24ª fatte arrivare dalla Francia e dall'Italia. I Russi lasciarono sul terreno 357 carri e 379 cannoni. A sud intanto il 4° Fronte Ucraino (armate 5ª urto, 2ª guardie, 51ª e 28a), il 22/10 era a Melitopol e il 1/11 a Perekop. La 6ª armata era respinta verso Kerson, mantenendo una testa di ponte a Nikopol, e la 17ª armata, che per ordine di Hitler (26/10) non aveva potuto ritirarsi, rimase isolata in Crimea. Allora Hitler trasferì il vittorioso XL panzerkorps nella testa di ponte di Nikopol, allo scopo di scatenare un contrattacco e ricollegarsi alla Crimea, altre tre divisioni corazzate stavano affluendo da Ovest, dove il pericolo di uno sbarco era passato (1ª, 25ª e 1ª SS). Ma gli avvenimenti più a nord e una nuova massiccia offensiva sovietica contro Krivojrog e Nikopol (14/11-31/12), avrebbero deciso altrimenti. Un primo attacco sovietico delle armate 3ª corazzata e 27ª contro Kiev da Bukrin, con massiccio appoggio aviotrasportato era stato respinto il 24/9 e poi contenuto per tutto il mese di ottobre (16-19, 21-23) dai panzerkorps XLVIII e XXIV. Il 1°Fronte Ucraino allora (armate 13ª, 60ª, 3ª corazzata, 38ª, 47ª, 40ª e 27a), si spostò più a nord e il 3/11 sfondò il fronte tedesco della parte settentrionale della 4ª armata corazzata (corpi XIII e VII) a Ljutez e prese Kiev (6/11), Fastov (7/11), Radomishl (11/11), Zitomir (13/11) e Korosten (17/11).

Più a nord il Fronte Bielorusso (ex fronti di Brjansk e Centrale- armate 50ª, 3ª, 11ª, 63ª, 48ª, 65ª e 61ª), l'8/10 era presso Gomel e il 20/10 a Loev. Dopo due tentativi falliti, il 10/11 era oltre il Dnepr a Loev, poi conquistava Rechitsa (14/11), Stary Bychov (25/11), Gomel (26/11) inserendosi fra la 2ª (corpi LVI, XX e XLVI) e la 9ª armata (corpi LV, XXXV e XLI). Fu fermato a sud-ovest di Zhlobin dall'arrivo della 16ª divisione corazzata dall'Italia (fra il 16 e il 26/12). Mentre ancora più a nord fallivano tutti gli attacchi contro la 4ª armata tedesca.

I Tedeschi della 4ª armata corazzata (Hoth, poi Raus), a questo punto passarono al contrattacco. Prima il 7/11 la 25ª divisione corazzata, appena arrivata dalla Francia, contrattaccò in direzione di Fastov, ma inesperta fu messa in rotta, il 9/11, riorganizzatasi tornò all'attacco arrivando fin sotto la città. Nel frattempo fra Fastov e Zitomir si concentrò il XLVIII panzerkorps (6 divisioni corazzate, poi 7 e 1 di fanteria) con l'obiettivo di riprendere Kiev da Fastov, poi più prudentemente optò per un attacco frontale per riprendere Zitomir. Il XL e il LVII panzerkorps non parteciparono all'offensiva perché erano rimasti a sud per tentare di liberare la Crimea da Nikopol, offensiva poi mai realizzata. All'ala destra erano schierate la 2ª divisione corazzata delle SS "Das Reich" e la 25ª corazzata, sulla sinistra la 7ª corazzata e la 68ª di fanteria, mentre al centro attaccarono le fresche 1ª corazzata delle SS (proveniente dall'Italia) e la 1ª corazzata (proveniente dai Balcani). L'azione iniziò il 15/11, il 18/11 era tagliata la ferrovia Kiev-Zitomir e presa Zitomir stessa, ricongiungendosi alla 7ª panzerdivision. I Russi il 18/11 contrattaccarono da Brussilov. Il 20/11 la 7ª e la 1ª panzerdivisionen da nord, la 1ª panzerdivision SS al centro e la 19ª panzerdivision, appena arrivata, da sud, ripresero gli attacchi contro Brussilov, ottenendo un successo a nord e a sud, accerchiando gli avversari, mentre le SS al centro furono respinte. Il 23/11 i Russi, dopo aver perso 153 carri armati, 70 cannoni e 250 canoni anticarro, riuscirono a sfuggire da Brussilov, ma minacciavano il proseguimento dell'offensiva verso Kiev dalla linea Zitomir-Radomishl. Il 6/12 quindi il XLVIII panzerkorps passò ancora una volta all'attacco verso nord (divisioni corazzate 7ª, 1ª e 1ª SS), presi i Sovietici alle spalle, avanzò quasi 40 chilometri prendendo Malin (9/12) e Radomishl (14/12) eliminando la minaccia. Ancora più a nord il LIX corpo (8ª divisione corazzata e 20ª motorizzata) riconquistò Korosten. Il 16/12 i Tedeschi erano ancora all'offensiva (1ª, 1ª SS e 7ª panzer) contro un concentramento sovietico che minacciava Korosten da Meleni. Dopo successi iniziali, però si accorsero di attaccare forze notevolmente superiori e passarono alla difensiva. In tutto i Sovietici avevano perso 600 carri e 300 cannoni, ma stavano concentrando forze ingenti.

Più a nord intanto il 1° Fronte Baltico (armate 3ª urto, 4ª urto, 43ª, 39ª, poi 6ª guardie e 11ª guardie) dopo aver liberato Veliz (20/9) e Demidov (22/9) aprì una breccia fra i Gruppi di Armate Centro e Nord il 6/10, sbaragliando il II corpo della Luftwaffe e facendo arretrare a nord il XLIII corpo (che sostituiva il LIX inviato in Ucraina dal 14/9), e a sud il VI corpo. Prese Nevel (7/10) e avanzò a raggiera dietro entrambi i lati delle linee tedesche. Niente poterono contrattacchi germanici sul collo di bottiglia (8-10/11) con la partecipazione della divisione motocorazzata F.H. e i Sovietici avanzarono fin sotto Vitebsk (23/12) tagliando la linea ferroviaria Vitebsk-Polotsk contro la 3ª armata corazzata (corpi IX, LIII e VI) e l'ala destra della 16ª armata (corpi XLIII, I e VIII), costringendo il nemico ad evacuare i suoi due salienti.

21 - La liberazione di Leningrado

Nel dicembre del 1943 l'URSS schierava sull'intero fronte orientale 6.394.000 di uomini, 5.800 carri armati, 101.000 cannoni e 8.500 aerei (dei quali 5.775 in prima linea) contro 2.468.000 Tedeschi e 706.000 alleati, 2.304 carri armati, 8.037 cannoni e 1.800 aerei (su un totale di 4.667). I Tedeschi parlavano di "orda bolscevica" attribuendo la velocità dell'avanzata sovietica ad una schiacciante superiorità numerica, contro la quale la Wehermacht poteva opporre solo il proprio valore. In realtà i Sovietici avevano una considerevole superiorità, ma non tale da giustificare da sola, la loro rapida azione. Avendo finalmente preso in pugno l'iniziativa lo STAVKA era riuscito a coordinare lo svolgimento delle diverse azioni effettuate contemporaneamente su vari fronti. L'alto comando sovietico faceva in modo da accumulare una grande superiorità numerica dove e quando fosse necessario e non permetteva alla Wehermacht di modificare lo schieramento delle proprie forze al fine di impedirgli di ristabilire l'equilibrio o di trarre beneficio dalla debolezza sovietica in alcuni settori. I Russi avevano anche risolto i problemi tattici conseguenti allo sfondamento di linee difensive profonde e saldamente fortificate, insieme con i problemi logistici del rifornimento delle armate durante un'avanzata su larga scala, riuscendo a mantenere lo slancio necessario e impedendo ai Tedeschi di ristabilire l'equilibrio.

Il fronte settentrionale nella seconda parte del 1943 era rimasto più tranquillo. Nel mese di agosto c'erano stati violenti, ma inutili attacchi sovietici contro Staraja Russa e dal 22/7 al 30/9 altri assalti fra Kirishi e Leningrado per allargare il corridoio a sud del lago Ladoga. Il 2/10 finalmente i Tedeschi evacuarono la loro testa di ponte sul Volchov a Kirisi. Leningrado comunque, pur essendo collegata al resto dell'URSS da uno stretto corridoio a sud del lago Ladoga, era sempre sotto tiro ed aveva il nemico attestato nei suoi sobborghi. Nei mesi seguenti il Gruppo di Armate Nord non fu autorizzato a ritirarsi sulla linea Panther e perse tre divisioni inviate di rinforzo più a sud. Così, il 14/1/1944 il Fronte di Leningrado di Govorov (armate 2ª d'urto, 42ª e 67a), quello di Volchov di Meretskov (armate 8ª, 54ª e 59a) con 677.000 uomini, 14.000 cannoni,1.200 carri armati e 720 aerei contro 200.000 uomini, 4.500 canoni e 200 carri; poi il 2° Baltico di Popov (armate (1ª d'urto, 22ª, 3ª d'urto, 6ª guardie e 10ª guardie) lanciarono una grande offensiva contro il Gruppo di Armate Nord tedesco (40 divisioni, nessuna delle quali corazzata), da Orianenbaum e da Novgorod. Il 19/1 caddero Novgorod e Krasnojeselo, il 20/1 cedette il fronte tedesco a Oraniembaum e due divisioni tedesche furono isolate e annientate sul Baltico, il 21/1 Mga, il 23/1 Puskin e Slutsk, il 24/1 Krasnogvardeisk, il 26/1 Tosno, il 28/1 Ljubian e il 29/1 la linea ferroviaria Mosca-Leningrado fu riattivata con la presa di Ciudovo. I Tedeschi, guidati dal 22/1 da Model, semi accerchiati, riuscirono a sfuggire e iniziarono a ritirarsi verso la Luga. I Sovietici presero Kingisepp (1/2), Gdov (4/2) e, dopo un vano contrattacco a Utogosh (3/2) contro la 59ª armata, si ricongiunsero a Luga il 12 febbraio. Il 15/2 i Tedeschi, nonostante l'arrivo della 12ª panzerdivision, iniziarono a ritirarsi sulla linea Panther. Anche la 16ª armata tedesca (Hansen), dopo aver perso all'estrema destra Novosokolniki (29/1), fu ora costretta a ripiegare abbandonando Staraja Russa (18/2), Cholm (21/2), Dno (24/2) e Porchov 26/2). Il 1/3 i Russi raggiungevano il fiume Narva al nord, le vicinanze di Pskov e Ostrov al centro e Pustoshka al sud. Leningrado rimasta accerchiata, o perlomeno sotto il tiro nemico, poteva finalmente dirsi liberata dopo 900 giorni di sofferenze e 800.000 morti.

Ai confini dell'Estonia si scatenò ora una battaglia durissima, i Sovietici (2ª urto, 59ª e 8ª armata) riuscirono a stabilire due teste di ponte sul fiume Narva a sud dell'omonima città (15-20 febbraio), ma non riuscirono a progredire (1-4 marzo, 18/24 marzo). I Tedeschi, riorganizzatisi nella nuova armata del Narva (corpi III delle SS, XLIII e XXVI) al comando di Freissner, li contrattaccarono dal 26/3 al 24/4, riuscendo a ridurre, spezzandola in due, una delle loro due teste di ponte (quella più occidentale - 31/3) e a contenere l'attacco nemico da quella orientale. Il 31/3 Model fu sostituito da Lindemann al comando del Gruppo di Armate Nord, per andare ad assumere quello dell'Ucraina Settentrionale.

Al centro invece i Russi segnavano il passo sulla linea Vitebsk-Orsa- Mogilev, grazie all'abile difesa del Gruppo di Armate Centro tedesco (Busch). Qui il 1° Fronte Baltico (armate 11ª guardie, 4ª urto, 5ª, 33ª, 39ª e 43a) continuava i suoi attacchi dal 3 al 17 febbraio 1944 ad ovest di Vitebsk; il Fronte Occidentale dal novembre al dicembre 1943 contro Orsa; infine il Fronte della Russia Bianca, nel febbraio del 1944, contro Rogacev e verso Bobrujsk nel tentativo di accerchiare da sud il Gruppo Centro nemico. Ma unico successo di tutti questi attacchi fu la presa di Rogacev (24/2) e la perdita di 200.000 uomini. Il Fronte Occidentale venne scisso in due fronti bielorussi, e Sokolowski rimosso.

22 - La battaglia per l'Ucraina occidentale

Mentre nel nord liberavano Leningrado, i Russi non davano tregua alle armate tedesche anche nel sud dell'Unione Sovietica. Qui i Tedeschi (esclusa la Crimea) schieravano ancora 18 divisioni corazzate, 4 motocorazzate e 41 di fanteria. Il 25/12/1943 il 1° Fronte Ucraino di Vatutin (armate 13ª, 60ª, 1ª guardie, 18ª, 38ª, 3ª corazzata guardie, 40ª, 27ª e 1ª corazzata guardie) attaccò ad ovest di Kiev contro il XLVIII e il XXIV panzerkorps (8 divisioni corazzate e 1 motorizzata). Il 1/1/1944 era a Zitomir, poi Korosten (2/1), Olevsk (3/1), Novgorod Volinsk (4/1) e Sarny (12/1) a nord; Lutsk e Rovno (2/2) al centro, Berdicev (5/1) e Belatzerkov (4/1) a sud. Mentre il 2° Fronte Ucraino di Konev (armate 52ª, 4ª guardie, 5ª corazzata guardie, 53ª, 5ª guardie e 7ª guardie) conquistava Kirovograd (8/1), contrastato accanitamente dal XLVII panzerkorps che sfuggì all'accerchiamento (3ª, 14ª, 11ª e 13ª panzerdivisionen, e 10ª e Grossdeutschland motocorazzate). I Tedeschi allora spostarono il comando della 1ª armata corazzata da destra a sinistra dell'8ª armata facendogli assumere il controllo dell'ala destra della 4ª armata corazzata (VII e XLII corpo) e portandovi il III panzerkorps (16ª e 17ª divisioni corazzate) dall'area di Kirovograd; mentre il XLVI panzerkorps (1ª divisione corazzata SS), proveniente dal Gruppo Armate Centro si schierava a destra della 4ª panzerarmee. Il 15/1 e fino al 24 i due corpi corazzati tedeschi contrattaccarono e bloccarono l'avanzata nemica a nord-est di Vinnitza (700 carri distrutti, 8.000 russi uccisi e 5.400 fatti prigionieri). Sulla sinistra di questa armata il XLVIII panzerkorps (7ª e 8ª divisione corazzata) accorso in aiuto al XIII corpo, riusciva a bloccare fra il 22 e il 27/2 presso Lutsk e sullo Styr fino a Kovel l'avanzata dell'ala destra del 1° Fronte Ucraino, poi 2° Fronte Bielorusso (Kurochin) (armate 70ª, 47ª, e 69a). Ma i due fronti sovietici, il 25/1, attaccarono il saliente di Kanev che Hitler aveva ordinato di non sgombrare, ed entro il 28/1 vi accerchiarono 6 divisioni tedesche (corpi XLII e XI). Manstein fu pronto a contrattaccare con la 1ª panzerarmee di Hube (III panzerkorps con le divisioni corazzate 1ª, 1ª SS, 17ª e 16a) da ovest e con l'8ª armata di Woehler (XLVII panzerkorps con le divisioni corazzate 3ª, 14ª, 11ª e 24a) da sud.

L'offensiva di salvataggio iniziò il 3/2 e il 13/2 venne bloccata fra i 30 e i 13 chilometri dalla sacca dalla resistenza sovietica e dalle spaventose condizioni meteorologiche. Il 16/2 allora Manstein ordinò agli assediati di attaccare per sfuggire alla morsa nemica e 30.000 su 55.000 vi riuscirono, pur avendo dovuto abbandonare tutto l'armamento pesante. Più a sud intanto anche il 3° Fronte Ucraino di Malinowski (armate 57ª, 37ª, 46ª, 8ª guardie e 6a) e il 4° Fronte Ucraino di Tolbuchin (armate 3ª guardie, 5ª urto, 28ª, 2ª guardie e 51a) con 1.400 carri armati erano all'offensiva contro la 6ª armata (250 carri). Respinti fra il 10 e 1l 16/1 dalle divisioni corazzate 23ª e 9ª a nord, 24ª a Nikopol; il 30/1 attaccarono nuovamente e il 4/2 presero Apostolovo, alle spalle della testa di ponte tedesca di Nikopol poi l'8/2 Nikopol stessa. Il Gruppo Schorner (corpi IV, XL e XXIX) che difendeva la testa di ponte riuscì a ritirarsi senza farsi accerchiare, ma la 24ª panzerdivision che si apprestava a partecipare all'operazione di salvataggio di Kanev fu precipitosamente richiamata indietro e contrattaccò insieme alla 9ª, 23ª e 13ª corazzate, ma ormai era tardi, il fronte aveva ceduto. Il 22/2 cadeva Krivoj-Rog e la 6ª armata tedesca (Hollidt) si salvava a stento ripiegando dietro il fiume Inguletz (1/3). Hitler a questo punto vietò espressamente ogni ulteriore ripiegamento sul Bug, e tantomeno lo sgombero della ormai irrimediabilmente isolata Crimea. Anzi dispose il trasferimento a occidente della 1ª divisione corazzata delle SS, dove l'invasione si approssimava.

L'avanzata russa continuò in direzione dei fiumi Bug e Dniestr su tutto il fronte. Dal Pripjat al mar Nero i Sovietici disponevano ora di 6.400 carri armati contro 1.300. Il 1° Fronte Ucraino era ora al comando di Zukov, essendo Vatutin mortalmente ferito in un attentato nazionalista ucraino il 29/2. Attaccò il 4/3 da Scepetovka verso Cernauti contro il LIX corpo tedesco sulla linea di congiunzione fra 1ª e 4ª armata corazzata. Manstein gli inviò contro il XLVIII (7ª panzerdivion) e il III panzerkorps (4 divisioni corazzate)sulla linea Tarnapol-Proskurov. I contrattacchi tedeschi furono respinti e il 21/3 i Sovietici ripresero l'avanzata con due armate corazzate e due della Guardia. Il 23/3 accerchiarono a Tarnapol 4.000 tedeschi, presero Proskurov, Chorktov e raggiunsero il Dniestr (24/3); poi entrarono a Kamenec Podolski (27/3), a Cernauti e a Kolomea il 29/3. Il 2° Fronte Ucraino (Konev) da parte sua attaccò il 6/3 con 2.400 carri armati e sbaragliò l'8ª armata tedesca (310 carri), il 10/3 era ad Uman e a Novo Ukrainka, l'11/3 sul Bug, il 20/3 a Vinnitza, passava il Dniestr a Jampol (17/3), entrava a Mogilev Podolski (19/3) e il 26/3 si congiungeva a Zukov a Kamenec-Podolski. Contemporaneamente irrompeva in Romania oltre il Prut (Lepkani 24/3) fino a Botosani (27/3). L'intera 1ª armata corazzata con 7 divisioni corazzate, 1 motocorazzata, 1 di artiglieria e 8 di fanteria (corpi III, LIX, XXIV e XLVI) era accerchiata! Tuttavia essa seppe condurre una brillante azione di retroguardia. Un improvvisato ponte aereo portò a questa armata i necessari rifornimenti (200/ 250 tonnellate al giorno), e in tal modo essa fu in grado di aprirsi una via di scampo verso ovest a sud di Tarnapol, subendo poche perdite, anche perché i Sovietici l'aspettavano a sud verso la Romania.

Contemporaneamente il II panzerkorps delle SS, fatto affluire appositamente dalla Francia (2 divisioni corazzate delle SS) attaccò verso est: il ricongiungimento avvenne il 6/4 presso Bucacz. Tarnapol accerchiata dai Sovietici cadde il 15 aprile, dopo un fallito tentativo di liberazione del XLVIII panzerkorps (10/4). Più a nord intanto i Sovietici presero Dubno (16/3), accerchiarono Kovel (17/3) e giunsero in vista di Brody (20/3). Un violento contrattacco tedesco (dal 22/3 - XLII e LVI corpo con div. SS Viking, 4ª e 5ª corazzate più 4 divisioni di fanteria) riuscì a liberare la cittadina il 9/4. Nel frattempo a sud dal 6/3 il 3° Fronte Ucraino passò all'attacco oltre l'Inguletz e Kleist dovette abbandonare Novy Bug (7/3), Berislav (11/3), Kherson (13/3) e, su autorizzazione di Hitler, ritirare la 6ª armata sulla linea del Bug, mentre l'8ª (corpi VII e XLVII)si schierava fra Dnestr e Bug sulla linea Pervomajsk-Balta. Ma i Sovietici continuavano a sopravanzare da nord le due armate, che furono costrette a cedere la linea del Bug (18/3), poi Pervomajsk (22/3), Balta (25/3), Nikolaev (28/3) e anche Odessa (10/4) e Tiraspol (12/4). A Odessa i Sovietici ebbero la sorpresa di trovare molti abitanti ancora giovani, infatti, facendo parte la città della Transinistria romena, i suoi abitanti non erano stati ridotti in schiavitù come nelle altre città controllate dai Tedeschi. Dal 2 al 4/5 ebbe luogo un'ultima battaglia di arresto a nord di Iasi (Targul-Frumus) dove l'8ª armata (corpi VI e IV romeno, IV e VII tedesco) arrestò e respinse le armate russe 2ª, 5ª e 6ª corazzate e 27ª, infliggendogli la perdita di 350 carri armati su 600. Nello stesso settore, il 30/5 i Tedeschi inaspettatamente contrattaccarono con i corpi XVII, LVII e XL (divisioni corazzate 24ª, Grossdeutschland e SS Viking), guadagnando perfino una temporanea superiorità aerea. I Sovietici colti alla sprovvista persero le colline a nord-ovest di Iasi, e a niente valsero i loro furiosi contrattacchi. La battaglia si esaurì il 6 giugno. Questo scontro secondario fu la più massiccia offensiva tedesca sul fronte orientale di tutto l'anno 1944! Il fronte comunque si era tanto esteso da andare da Odessa nel sud fin quasi a Brest Litovsk nel nord, con i Russi che erano ormai giunti al confine della Polonia, ai piedi dei Carpazi e in Romania, per i Tedeschi la situazione si era fatta veramente disperata! Dal 18/3 erano stati costretti anche ad occupare l'Ungheria (Operazione Margarethe), per evitare che defezionasse, e la 1ª armata ungherese (corpi VI e VII) andò a bloccare i passi dei Carpazi, mentre l'VIII corpo operava nelle retrovie del Gruppo di Armate Centro.

In Crimea era rimasta accerchiata la 17ª armata tedesca di Jaenecke con 5 divisioni tedesche e 7 romene (corpi XLIX e V) con 70 carri armati, tutti semoventi. Essa venne attaccata l'8/4 dal 4° Fronte Ucraino (2ª armata guardie, 51ª e armata costiera) con 900 carri, i Romeni cedettero e il 16/4 ripiegò su Sebastopoli, attaccata fra il 5 e il 7/5, il 12/5 capitolava. Sebastopoli era ritornata in mani sovietiche. Però 150.000 fra Tedeschi e Romeni (su un totale di 235.000) riuscirono a reimbarcarsi e a rifugiarsi in Romania, perdendo tutte le armi pesanti, oltre 60.000 furono fatti prigionieri. L'intera popolazione tartara della Crimea (500.000 persone), per il suo collaborazionismo, fu deportata in Asia Centrale. Hitler, furibondo per queste sconfitte, già dal 30/3 aveva esonerato Manstein e Kleist dai loro rispettivi comandi. Model prese il posto di Manstein a capo del Gruppo di Armate Ucraina Settentrionale (ex Sud) e Schoerner sostituì Kleist a capo del Gruppo di Armate dell'Ucraina Meridionale (ex A).

23 - Piani e forze contapposte per la campagna del 1944

Dopo i tremendi rovesci subiti durante l'estate del 1943 e durante l'inverno 1943/44, l'unica possibilità che all'est restasse ancora ai Tedeschi era rappresentata da un ripiegamento su un fronte meno esteso e dalla riorganizzazione dell'esercito su forti posizioni difensive situate in profondità. Se la pausa delle operazioni militari, dovuta ai disgeli primaverili del 1944, fosse stata utilizzata per quest'opera di consolidamento delle loro posizioni, i Tedeschi avrebbero ancora avuto qualche speranza di contrastare le offensive sovietiche dell'estate 1944. Ma Hitler, ossessionato dall'idea di tenere con le unghie e con i denti ogni palmo di territorio, lasciò le sue truppe in posizioni pericolosissime, su di un fronte troppo esteso, lungo oltre 2.300 chilometri, e con limitatissime riserve. Anzi, furono creati anche dei comandanti di "fortezza" cui era assolutamente vietato ritirarsi e dovevano resistere, anche se accerchiati, fino alla fine. Difatti si aspettava l'invasione ad Ovest, pensava di liquidarla e poi spostare tutte le sue forze ad est. Nel giugno del 1944 l'esercito tedesco ad est comprendeva 163 divisioni su un totale di 295, più in suo appoggio erano schierate 65 divisioni alleate (27 romene, 21 ungheresi e 17 finlandesi). In totale queste forze comprendevano 3.030.000 uomini (2.056.000 tedeschi), 49.000 cannoni, 4.470 carri armati e 1.710 aerei (su un totale di 4.637). Una forza inferiore a quella degli anni precedenti a causa sia del logoramento, che dello spostamento di cospicue forze in Francia. Queste forze poi erano anche spiegate male, perché Hitler pensava che i Sovietici avrebbero attaccato verso Leopoli e il mar Baltico per tagliare fuori il Gruppo di Armate Centro, che aveva resistito oltre il Dnepr per tutto l'inverno; quindi rafforzò soprattutto il Gruppo di Armate dell'Ucraina Settentrionale a scapito di quello di Centro.

Comunque le forze tedesche erano così schierate: 20ª armata di Rendulic con 6 divisioni, delle quali 3 da montagna (corpi XIX, XXXVI e XVIII) in Finlandia. Gruppo Armate Nord (Lindemann) con le armate Narva di Freissner con 10 divisioni (corpi III SS, XLIII e XXVI), 18ª di Loch con 10 divisioni (corpi XXVIII e XXXVIII) e 16ª di Hausen con 17 divisioni (corpi L, VI SS, II, X e I), più una divisione di riserva per un totale di 38 divisioni delle quali una corazzata. Gruppo Armate Centro (Busch) con le armate 3ª panzer di Reinhardt con 10 divisioni (corpi IX, LIII e VI), 4ª di Tippelskirch con 12 divisioni (corpi XXVII, XXXIX e XII), 9ª armata di Vorman con 11 divisioni (corpi XXXV, XLI e LV) e 2ª armata di Weiss con 6 divisioni (corpi XXIII, XX e VIII) più 6 divisioni di riserva, per un totale di 45 divisioni, delle quali 1 corazzata e 3 motocorazzate, più 4 ungheresi. Gruppo di Armate dell'Ucraina Settentrionale (Model) con le armate 4ª panzer di Balck con 16 divisioni (corpi LVI, XLII e XIII), 1ª panzer di Raus con 17 divisioni più 1 ungherese (corpi XLVIII, III, XXIV, LIX e XLVI) e 1ª ungherese con 7 divisioni ungheresi e 2 tedesche (corpi VII ungherese, XI tedesco e VI ungherese) più 4 divisioni di riserva, in totale 39 divisioni tedesche delle quali 9 corazzate e 1 motocorazzata e 8 divisioni ungheresi delle quali 1 corazzata. Qui c'è da aggiungere che il II panzerkorps delle Waffen SS (2 divisioni corazzate) era in partenza per la Normandia. Gruppo di Armate dell'Ucraina Meridionale (Schoerner) con le armate 8ª di Woehler con 8 divisioni e la 4ª armata romena di Steflea con 12 divisioni che formavano l'Armeegruppe Woehler (corpi XVII, VII romeno, I romeno, LVII, V romeno, VI romeno, IV e IV romeno) più 4 divisioni tedesche (XL panzerkorps) e 2 romene di riserva; e le armate 6ª di Angelis con 22 divisioni e la 3ª armata romena di Dimitrescu con 6 divisioni che formavano l'Armeegruppe Dimitrescu (corpi VII, XLIV, LII, XXX, XXIX e III romeno) più 6 divisioni di riserva 3 romene (1 corazzata), 2 tedesche e 1 slovacca); in tutto 36 divisioni tedesche (delle quali 6 corazzate, 2 motocorazzate e 2 da montagna), 23 romene (delle quali 1 corazzata) e 1 slovacca. Il resto delle forze tedesche era così schierato: 21 divisioni nei Balcani (delle quali 2 motocorazzate e 2 SS da montagna); 59 in Francia (delle quali 10 corazzate e 1 motocorazzata); 12 in Norvegia; 5 in Danimarca; 9 in Germania (delle quali 2 corazzate in ricostituzione) e 26 in Italia (delle quali 2 corazzate, 5 motocorazzate e 1 di montagna).

I Sovietici schieravano 6.800.000 uomini, 92.500 cannoni, 11.600 carri armati e 11.800 aerei (8.798 in prima linea), così suddivisi. Fronte della Carelia di Meretskov contro la Finlandia (armate 14ª, 19ª, 26ª, 32ª, 7ª, 23ª e 21a). Fronti di Leningrado di Govorov (armate 2ª d'urto, 59ª e 8a); 3° Baltico di Maslennikov (armate 54ª, 42ª, 67ª e 1ª d'urto); 2° Baltico di Jeremenko (armate 10ª guardie, 3ª d'urto e 22a) e 1° Baltico di Bagramyan (armate 4ª urto, 6ª guardie e 43ª più 51ª e 2ª guardie affluite dalla Crimea) contro il Gruppo Nord tedesco. Fronti 3° Bielorusso di Cerniakowsky (armate 39ª, 5ª corazzata guardie, 5ª, 11ª guardie e 31a); 2° Bielorusso di Zakharov (armate 33ª, 49ª e 50a) e 1° Bielorusso di Rokossovsky (armate 3ª, 48ª, 65ª, 28ª, 61ª, 10ª, 1ª polacca, 70ª, 47ª, 8ª guardie, 2ª corazzata guardie e 69a) contro il Gruppo Centro tedesco. Il 1° Fronte Ucraino di Konev (3ª guardie, 1ª corazzata guardie, 13ª, 60ª, 38ª, 5ª guardie, 1ª guardie, 18ª, 3ª corazzata guardie e 4ª corazzata) contro il Gruppo Ucraina Nord. I Fronti 2° Ucraino di Malinowski (armate 40ª, 7ª guardie, 27ª, 52ª, 53ª, 6ª corazzata e 4ª guardie) e 3° Ucraino di Tolbuchin (armate 5ª d'uro, 57ª, 37ª e 46a) contro il Gruppo Ucraina Sud. Il loro piano era prima eliminare la Finlandia dalla guerra, poi, una volta verificatosi con successo l'invasione ad Ovest, attaccare dove i Tedeschi erano più deboli, cioè al Centro, schiantarli completamente ed avanzare in profondità su tutto il fronte.

24 - La sconfitta della Finlandia

Fin dal febbraio del 1943, la Finlandia si era resa conto che la Germania aveva perso la guerra, iniziò pertanto dei contatti segreti con i Sovietici per uscire dal conflitto, che però fallirono (aprile 1944), per le onerose richieste finanziarie russe. Stalin decise allora di attaccare la Finlandia per costringerla alla pace. Nel giugno del 1944 iniziò l'offensiva, condotta dal Fronte sovietico della Carelia al comando di Meretskov (451.000 uomini, 10.000 cannoni, 800 carri armati e 1547 aerei contro 268.000 uomini, 1.930 cannoni, 110 carri armati e 248 aerei). Tra l'8/6 e l'11/7, unità del Fronte della Carelia provenienti dal sud, con azioni contemporanee su entrambe le rive del lago Ladoga, attaccarono le robuste fortificazioni finlandesi che si estendevano fra il lago e il mare ed ad est del lago stesso. Ad ovest del lago i Sovietici (armate 21ª e 23a) ottennero un grande successo contro 6, poi 10 divisioni finlandesi, tanto che la linea Mannerheim venne infranta già il 10/6 e due divisioni finlandesi sbaragliate. Il 14/6 la successiva linea VT venne nuovamente sfondata, a niente valse il contrattacco della divisione corazzata finlandese e i difensori ripiegarono sulla successiva linea VKT. Il 20/6 i Sovietici conquistavano Viipuri. Poi la 59ª armata, sbarcò a sud ovest di Viipuri (6/7) e altri attacchi furono effettuati nel settore Tali della 21ª armata (25/6-7/7); in quello di Vuosalmi della 23ª armata (4-15/7) e a ovest di Viipuri della 59ª armata, ma furono respinti con l'aiuto tedesco (122ª divisione e una brigata di carri semoventi).A partire dall'11/7 i Russi dovettero fermarsi e non progredirono oltre la linea Viipuri-Vuosalmi-Taipale.

Ad est del lago i Sovietici (armate 7ª e 32a), dopo che i Finlandesi ebbero trasferito sull'istmo 4 delle loro 8 divisioni (16/6-10/7) respinsero gli avversari ben oltre le loro posizioni fra il lago Ladoga e il lago Onega (21/6-7/7), i Sovietici conquistarono la ferrovia di Murmansk (Olonets 26/6), e Petrozavodsk (30/6); mentre fallì un loro tentativo di aggiramento dal lago Ladoga (23/6) Un loro successivo attacco (10-17/7) vene respinto su una linea ad est di Sortvala (linea "U") presso la frontiera del 1939. Il 21/7 i Sovietici penetrarono in Finlandia presso Illomantsi; contrattaccati il 3/8, due loro divisioni furono accerchiate, e riuscirono a svincolarsi solo dopo una furiosa battaglia, lasciando sul terreno 3.000 morti e 94 cannoni. A questo punto la Finlandia, che aveva ripreso le trattative di pace dal 22/6, grazie ad un alleviamento delle condizioni finanziarie, capitolò (19/9).

Nel nord la 14ª armata sovietica costrinse la 20ª armata da montagna di Rendulic ad abbandonare le sue posizioni difensive sul fiume Litsa (7/10), e poi entro la fine di ottobre, grazie a numerosi sbarchi anfibi sui fianchi del suo schieramento, l'armata tedesca venne spinta a ritirarsi in territorio norvegese. I Sovietici entrarono a Ptesamo il 15/10 e a Kirkenes il 25/10. Sempre in questo settore la 19ª armata russa respinse fino a Salla (10/9) altri contingenti della 20ª armata tedesca, liberando così tutto il territorio sovietico dalle ultime truppe germaniche.

25 - La Battaglia di Minsk

I Sovietici lanciarono la loro principale offensiva alla fine di giugno con i tre fronti bielorussi, il 1° di Rokossovsky, il 2° di Zakharov e il 3° di Cerniakovsky; tutti al comando del maresciallo Zukov (all'epoca vice-comandante supremo), contro il Gruppo di Armate di Centro del generale Busch (42 divisioni, più 5 di polizia e 4 ungheresi) ulteriormente indebolito il 20/5 con il passaggio del LVI panzerkorps al Gruppo di Armate Ucraina Nord (che possedeva 88% di tutti i carri armati del Gruppo Armate Centro). Contemporaneamente, il riaccendersi dell'attività dei gruppi partigiani comunisti alle spalle dei Tedeschi, soltanto per un soffio non riuscì ad interrompere tutte le vie di comunicazione del Gruppo di Armate. I Sovietici disponevano di 1.700.000 uomini, 4.070 carri armati, 24.300 cannoni e 5.327 aerei contro 888.000 uomini, 996 carri armati, 3.000 cannoni e 840 aerei. Le forze di Zukov (che si avvalevano dell'appoggio di circa 400 cannoni ogni due chilometri di fronte) attaccarono il 22/6 lungo un fronte di ben 560 chilometri e Busch non fu più in grado di coordinare i movimenti delle formazioni tedesche. I Sovietici infatti disponevano, come abbiamo visto, di una schiacciante superiorità in tutti i campi, che era quasi totale nel numero degli aerei, anche perché molte unità della Luftwaffe erano ormai state spostate sul fronte occidentale dove il 6/6 era iniziata l'invasione. Così il Gruppo di Armate di Busch venne completamente fatto a pezzi dall'attacco sovietico.

Quattro divisioni del LIII corpo della 3ª armata panzer (Reinhardt) vennero accerchiate a Vitebsk ed annientate il 27/6 dal 3° Fronte Bielorusso a nord (10.000 prigionieri, 20.000 morti). A sud il fronte della 9ª armata (Jordan) venne sfondato a sud della Beresina e poi anche sul Drut dal 1° Fronte Bielorusso che accerchiò, il 27/6, i Tedeschi a Bobrujsk (corpi XXXV e XLI) e ve li annientò il 29/6 (20.000 prigionieri). Al centro la 4ª armata tedesca (Tippelskirch), minacciata di accerchiamento dai due precedenti sfondamenti, arretrò difronte al 2° Fronte della Bielorussia, abbandonando Mogilev (28/6) ed Orsa (27/6). Il 28/6 Busch fu sostituito da Model che conservò pure il comando del Gruppo Ucraina Settentrionale, ma l'arrivo prima della 5ª panzerdivision, poi della 4ª e della 12ª arrestò solo temporaneamente l'avanzata sovietica, che il 30/6 raggiunse Borisov. La 4ª armata comunque riuscì a ritirarsi oltre la Beresina, ma non era ancora salva. I Russi avanzavano da Polotsk (4/7) verso Daugavpils con il 1° Fronte Baltico (Bagramyan), da Lepel (28/6) verso Molodecno con il 3° Fronte Bielorusso e da Slutsk a Baronovici con il 1° Fronte Bielorusso. L'intervento della 3ª panzerdivision SS Testa di Morto e della 6ª divisione corazzata, fatte affluire dalla Germania, non riuscì a fermarli. Il 4/7 cadde Minsk, l'intera 4ª armata era accerchiata ad est della città (corpi XXVII e XII) e venne costretta alla resa entro l'11/7. In totale i Tedeschi avevano perso 28 divisioni e 300.000 uomini, dei quali 150.000 prigionieri.

I Russi continuavano ad avanzare a valanga: l'8/7 erano a Baronovici, il 9/7 a Lida, il 13/7 a Vilna. L'attacco si estendeva a nord ai Fronti Baltico 2° (Jeremenko) e 3° (Maslennikov), cadevano Idritsa (12/7), Opotska (15/7), Ostrov (21/7) e Pskov (23/7), la linea della Narva (26/7), Rezekne (27/7), Madona (13/8), Ergli (20/8) e Tartu (25/8), mentre Valga resisteva ai ripetuti assalti sovietici e Ergli veniva riconquistata dai Tedeschi. Il 1° Fronte Baltico con 1.100 carri armati contro 95, entrava a Daugavpils (27/7), Siauliai (27/7) e il 29/7 raggiungeva il golfo di Riga a Tukums, separando in tal modo il Gruppo di Armate Nord dal Gruppo di Armate Centro, la sua ala destra era a Jakobstadt (8/8). Il comandante del primo, Freissner, aveva chiesto fin dal 3/7, inutilmente, di ripiegare sulla Dvina, ed era stato sostituito il 23/7 da Schorner. Il 3° Fronte Bielorusso nel frattempo, il 31/7 occupava Kaunas e il 1/8 raggiungeva la frontiera tedesca presso Suwalki. Il 2° Fronte Bielorusso il 14/7 era a Grodno, il 18/7 ad Augustowo e alla frontiera tedesca e il 27/7 era a Byalistok. Il 9/8 la sopraggiungente divisione motocorazzata Grossdeutschland, contrattaccò violentemente e riprese Vilkavisk (poi ripersa il 16/8). Anche in questo settore, il 18/8 i Sovietici avevano raggiunto la frontiera tedesca. Dal 16 al 20 agosto, tuttavia, i Tedeschi riuscirono a concentrare 4 panzerdivisionen (4ª, 5ª, 14ª e 12a) e una divisione motocorazzata (Grossdeutschland) dei corpi corazzati XXXIX e XL, e riuscirono con un violento contrattacco a ristabilire un esile collegamento con il Gruppo di Armate Nord. Dal 22/6 ben 28 divisioni tedesche erano state annientate: i Russi parlarono addirittura di 158.000 prigionieri e di 380.000 morti e feriti Tedeschi, di 2.700 carri armati, di 8.700 cannoni e di 57.000 veicoli motorizzati catturati o distrutti.

26 - La battaglia di Leopoli

Dopo aver ripreso Kovel il 7/7, il 13/7 la parte sinistra del 1° Fronte Bielorusso (Rokossovsky), il 1° Fronte Ucraino (Konev) compresa la sua ala sinistra che sarebbe divenuto dal 5/8 4° Fronte Ucraino (Petrov) attaccarono a sud delle paludi del Pripet con 1.412.000 uomini, 3.860 carri, 22.500 cannoni e 2.800 aerei. Contro il Gruppo di Armate dell'Ucraina Settentrionale (Model, poi Harpe), comprendente le armate panzer 4ª (Nehring) e 1ª (Rauss) e ridotto a 31 divisioni di fanteria e 5 corazzate; e la 2ª armata tedesca (Weiss) del Gruppo Centro (700.000 uomini, dei quali 200.000 ungheresi, 1.025 carri, 2.630 cannoni e 700 aerei). Dopo aspra lotta, dovuta alla tattica tedesca di sgombrare la prima linea prima dell'attacco nemico, il fronte venne sfondato a Kovel (18/7), a ovest di Luck (15/7) e a ovest di Tarnapol (17/7). Vano fu il contrattacco del III panzerkorps (1ª e 8ª panzerdivision e 20ª divisione motocorazzata) da sud e del XLVI panzerkorps (16ª e 17ª panzerdivision) da nord, anzi l'8ª panzerdivision fu completamente annientata dall'aviazione sovietica, che la sorprese incolonnata sulla strada Leopoli -Brody in aperta pianura. I Sovietici irruppero fra Lublino e Leopoli, il XIII corpo d'armata tedesco, accerchiato a Brody il 18/7, veniva annientato il 22/7 (38.000 morti e 17.000 prigionieri). Lo stesso giorno cadeva Chelm sul Bug, il 23/7 Lublino e Jaroslav, il 27/7 Leopoli (attaccata da nord, ovest ed est) e Stanislau, il 28/7 Przemysl e Brest Litovsk. Per arrestare l'avanzata sovietica i Tedeschi trasferirono dal Gruppo Ucraina Meridionale ben 3 panzerdivision (3ª, 23ª e 24a) e 4 divisioni di fanteria. Altre 3 divisioni arrivarono dall'Ungheria e 7 dalla Germania.

Il 30/7 il 1° Fronte Ucraino raggiungeva la Vistola presso la confluenza del San e qui il 31/7 stabiliva una testa di ponte. I Tedeschi cercarono di eliminarla attaccando dal 1° al 3/8 a tenaglia sulla riva orientale, ma furono respinti. Poi, dall'11 al 18/8 da Stopnica (4 divisioni corazzate e una motocorazzata dei panzerkorps XLVIII e III, con anche i nuovi carri Tigre Reale), riuscirono a far arretrare i sovietici di 10 chilometri, ma non li respinsero. Intanto la testa di ponte, non solo respingeva tutti i contrattacchi nemici, anzi si ampliava, il 18/8 cadeva a nord Sandomierz.. Più a sud il 4° Fronte Ucraino entro il 15 raggiungeva le prime pendici dei Carpazi contrastato dalla ricostituita 17ª armata (corpi LIX e XI delle SS). Il 1° Fronte Bielorusso, da parte sua, stabiliva altre teste di ponte sulla Vistola a Pulawy e a Magnuszev (fra il 28/7 e il 2/8) e il 31/7 era a Siedlice e ai margini di Varsavia. Il 1/8 scoppiò nella città una rivolta di matrice non comunista. I Tedeschi da parte loro inviarono a difendere la città ben 4 divisioni corazzate (3ª delle SS, 5ª delle SS, 19ª e Hermann Göring), poi anche la 25ª (16/9) dei panzerkorps prima XXXIX, poi IV SS e XLVI. I Russi (2ª armata corazzata e 47a) venivano duramente respinti dalle vicinanze di Varsavia (Wolomin) fra il 30/7 e il 3/8 e decisero di fermarsi per rifornirsi di nuovo materiale, dando agio così alle SS tedesche di domare l'insurrezione di Varsavia. Più tardi conquistarono Praga (10-14/9) senza però riuscire ad attraversare la Vistola. La divisione corazzata Hermann Göring poté così raggiungere la minacciata Prussia Orientale, e la rivolta fu schiacciata entro il 2/10 (225.000 civili morti). Più a nord intanto il 2°Fronte Bielorusso combatteva sul Narev contro la 2ª armata (corpi LV, Cavalleria, XXIII e XX) e conquistava due teste di ponte, una a Pulutsk (5/9) e l'altra a Rozan. In due mesi pertanto le armate sovietiche erano avanzate per ben 720 chilometri, superando addirittura le proprie possibilità di rifornimento e i Tedeschi avevano perso 917.000 uomini fra morti, feriti e prigionieri.

27 - L'occupazione degli stati baltici

Il Gruppo di Armate Nord tedesco (Schoerner), che già si era ritirato da Leningrado nel gennaio 1944, si trovava nell'agosto del 1944 bloccato negli stati baltici con le spalle rivolte al mare con 30 divisioni. Era stato posto in una situazione molto critica dal successo dell'offensiva di Zukov contro il Gruppo di Armate Centro, costantemente sottoposto al pericolo che i Sovietici riuscissero a distruggere il corridoio di Tukums, che gli avrebbe consentito una ritirata strategica in Germania, e l'imbottigliamento quindi negli stati baltici. Guderian (che dal 21 luglio del 1944 rivestiva la carica di Capo di Stato Maggiore tedesco) tentò di convincere Hitler della realtà di questo pericolo, ma Hitler aggrappato alla sua folle idea del "non ritirarsi", restò sordo a qualsiasi consiglio, accettandolo solo quando ormai era troppo tardi.

Dal 14/9 il Fronte di Leningrado (armate 8ª e 2ª d'urto); il 3° Fronte del Baltico (armate 67ª, 1ª d'urto e 54a) e il 2° Baltico (armate 10ª guardie, 42ª, 3ª d'urto e 22a) attaccarono con 1.546.000 di uomini, 17.000 cannoni, 3.000 carri e 2.600 aerei, le armate tedesche della Narva (corpi III SS e II), 18ª (corpi XXXVIII, XXVIII, L, VI ss e X) e 16ª (corpi XLIII, I e Kleffel) con 510.000 uomini, 7.000 cannoni e 400 carri ed invasero i paesi baltici. Il 14/9 cadde Bauske. Hitler il 16/9 diede finalmente il permesso di evuacuare l'Estonia, mentre la 3ª panzerarmee, passata all'attacco, dal 17 al 19/9, non riusciva ad allargare lo stretto di Tukums. Il 19/9 cadde Valga il 22/9 i Sovietici erano a Tallin, il 23/9 a Pernau, il 25/9 ad Hapsala e arrivarono fin presso Riga il 27/9, fermati da una forte resistenza (linea Sigulda). La 18ª armata tedesca era ripiegata su questa città, per passare poi in Curlandia, lasciando la difesa della città lettone alla 16ª armata; mentre l'armata della Narva aveva cambiato nome in distaccamento d'armata Grasser (corpi Kleffel, III SS e XXXIX) e si inseriva fra la 16ª armata e il Gruppo di armate Centro. Il 5/10 allora il 1° Fronte Baltico (armate 4ª d'urto, 43ª, 51ª, 5ª corazzata delle guardie, 6ª guardie e 2ª guardie) attaccò più a sud la 3ª armata panzer (corpi XXVIII, XL e IX) ad ovest di Siauliai ed entro il 10/10 aveva raggiunto il mar Baltico a Palanga, accerchiato a Memel il XXVIII corpo (7ª divisione corazzata e Grossdeutschland) e separato in tal modo il Gruppo di Armate Nord da quello di Centro. Più a sud il 3° Fronte Bielorusso (armate 39ª, 5ª, 11ª guardie e 31a) irruppe con 300 carri armati il 16/10 in Prussia Orientale fra Suwalki e il Memel contro la 4ª armata tedesca (corpi XXVI, XXVII, XLI e VI). Conquistò il 17/10 Schrvirdt e Wirballin, e il 19/10 Goldap, avanzando fin presso Gumbinnen. I Tedeschi però, rinunciando a ricongiungersi al gruppo di Armate Nord, il 21/10 contrattaccarono con 250 carri armati, da sud con il panzerkorps Hermann Göring (5ª panzer e panzer H.G.) e il 3/11 da nord con il XXXIX panzerkorps, ed entro la prima settimana di novembre i Russi furono ricacciati da quasi tutto il territorio nazionale, compresa Goldap (5/11). Dal 2/10 al 24/11 intanto più a nord i Russi conquistarono le isole Hiiumaa (Dago), 2-3/10, Muhu (Moon), 29-30/9 e Saaremaa (Osel), 5/10-24/11 al largo dell'Estonia. Il 6/10 i Tedeschi evacuarono la linea Sigulda e il 15/10 i Sovietici entravano a Riga.

Il Gruppo di Armate Nord (Schorner), isolato dal resto delle forze tedesche fu costretto ad arretrare, finché si trovò del tutto imprigionato nella penisola di Curlandia. Schierava la 16ª armata ad est (corpi XVI (ex Kleffel) e VI SS), Grasser al centro (corpi L e XXXVIII) e 18ª ad ovest (corpi II, X, III SS e I), mentre il XLIII corpo difendeva la costa.Qui rimase bloccato fino alla fine della guerra, resistendo a sei offensive sovietiche. La prima dal 16 al 20/10; la seconda dal 27/10 al 24/11; la terza dal 21 al 27/12; la quarta dal 24 al 31/1/45; la quinta dal 20/2 al 15/3 e la sesta dal 18 al 31/3.Qualche sua unità comunque venne prelevata e portata in salvo dalla marina tedesca (XXXIX panzerkorps e Grasser nell'ottobre; III corpo SS nel gennaio e XLIII corpo nel marzo 1945).

28 - L'invasione dei Balcani

Gli attacchi di Zukov nella Bielorussia (giugno-luglio 1944) diedero origine a un vasto saliente che lasciò il Gruppo di Armate dell'Ucraina Meridionale (Freissner) sul suo fianco sud. Se gli attacchi si fossero spinti ancora più in profondità, attraverso i Carpazi verso l'Ungheria, probabilmente questo gruppo di armate avrebbe perso i contatti con gli altri gruppi del fronte orientale tedesco, e se l'operazione fosse stata condotta con maggior rapidità, le truppe sovietiche avrebbero potuto isolare le armate tedesche in Grecia e nei Balcani. I Russi giunsero molto vicini alla realizzazione di questo progetto, sia grazie alla velocità della loro avanzata, sia grazie al ritardo con cui Hitler ordinò la ritirata. Il Gruppo di Armate dell'Ucraina Meridionale di Freissner schierava l'8ª armata di Woehler e la 4ª armata romena di Steflea, al comando del primo, e la 6ª armata di Fretter-Pico e la 3ª armata romena di Dimitrescu, al comando di quest'ultimo; in tutto (dopo aver dovuto trasferire più a nord 5 divisioni corazzate, 1 motocorazzata e 2 di fanteria) 27 divisioni romene e 24 tedesche, delle quali 2 corazzate (1 romena) e 1 motocorazzata. In seguito verranno trasferite altre tre divisioni. Ben 260 chilometri di fronte, su 630, erano presidiate dai Romeni; Si trattava di 500.000 Tedeschi e 405.000 Romeni, con 170 carri tedeschi e pochi altri antiquati romeni. Freissner avrebbe voluto ritirarsi sui Carpazi e sul basso Danubio, in maniera da poter far fronte ad una eventuale defezione romena, ma Hitler rifiutò.

Il 20/8 il 2° e il 3° Fronte Ucraino al comando, rispettivamente, di Malinowski e Tolbuchin, attaccarono: a nord fra il Prut e il Seret (a nord ovest di Iasi), ad est da Tiraspol con 1.314.000 uomini, 14.851 cannoni, 1874 carri e 1.900 aerei. I Romeni crollarono quasi subito, alcuni reparti abbandonarono il fronte senza combattere, in giornata i Russi erano a Iasi. Il 23/8 erano a Husi e a Komrat, il 24/8 a Bacau, a Bariad e a Chisinau e il 26/8 si congiunsero a Kagul prendendo in trappola la 6ª armata tedesca e la 3ª romena. Si trattava di 5 corpi di armata tedeschi (IV, VII, XLIV, LII e XXX) per 18 divisioni germaniche, che si arresero il 3/9 lasciando nelle mani nemiche 208.000 prigionieri. Un altro disastro come a Stalingrado! Di tutto il Gruppo di Armate Ucraina Meridionale si salvarono soltanto 4 divisioni (tre schierate all'ala sinistra ed una, che in corso di trasferimento, era stata richiamata). Intanto il 23/8 la Romania chiedeva la resa e il 25 dichiarava guerra alla Germania (che aveva attaccato e bombardato Bucarest). I Sovietici senza più nessuno davanti, si spinsero quindi a sud, il 27/8 erano a Focsani, poi raggiunsero il Danubio e Ploesti il 29/8, Costanza il 30/8 e Bucarest il 31/8. Continuando l'avanzata, prima verso ovest, poi verso nord, i Russi si impadronirono prima di Turnu-Severin (5/9), poi di Sibiu (7/9), quindi di tutta la Romania (24/9) congiungendosi inoltre con i partigiani di Tito in Jugoslavia. Freissner ordinò la ritirata sul Mures, eseguita entro il 15/9, mentre gli Ungheresi (2ª armata) contrattaccavano verso Sibiu (5/9). Il 20/9 i Sovietici erano ad Arad, il 24/9 a Mako e il 26/9 a Oradea, qui però furono violentemente contrattaccati dagli Ungheresi, che il 28/9 ripresero la città. Sulla destra del 2° Fronte Ucraino i Sovietici stavano avanzando lentamente verso Bistrita e Satu Mare (30/8-24/9), mentre il 4° Fronte Ucraino, dopo l'insurrezione nazionalista slovacca (29/8), dal 9 al 24/9 lanciò una limitata offensiva sui Carpazi entrando in Slovacchia, ma i progressi furono limitati per il terreno difficile. Un Gruppo più piccolo del 3° Fronte Ucraino, superò il Danubio ed entrò in Bulgaria, che l'8/9 dichiarò guerra alla Germania, costringendo alla ritirata varie unità del Gruppo di Armate F di Weichs. Così nei primi giorni di ottobre, sia la Romania, sia la Bulgaria erano state occupate dai Russi, mentre i Gruppi di Armate tedeschi E e F erano ad un passo da essere imbottigliati nella Jugoslavia meridionale e in Grecia. Riuscirono però a ritirarsi verso nord e verso ovest, abbandonando Nis (15/10) e Belgrado (19/10), prendendo infine posizione sulla destra del Gruppo di Armate dell'Ucraina Meridionale, già in ritirata.

Il 6/10 il 2° fronte ucraino (700.000 uomini, 750 carri armati e 10.200 cannoni) con l'appoggio del 4° Fronte Ucraino sulla destra (che prese Mukacevo e Uzgorod il 26/10), invase l'Ungheria. Tedeschi e Ungheresi contrapponevano 250.000 uomini, 300 carri e 3.500 cannoni. Le armate 46ª e 53ª appoggiate dal gruppo mobile Pliyev (3 corpi corazzati) avanzarono da Arad verso Budapest, la 6ª corazzata guardie e il gruppo mobile Gorshkov verso Oradea, Debrecen, il Tibisco e Miskolk, la 27ª da Cluj a Debrecen. A sud la 3ª armata ungherese fu sbaragliata e Seghedino presa (11/10), a nord il III panzerkorps resistette accanitamente. Il gruppo mobile Pliyev allora, una volta raggiunta Szolnock sul Tibisco si diresse a nord est verso Debrecen (8/10). Oradea (8/10), Subotica (12/10) e Debrecen (10/10) furono conquistate. I Sovietici furono fermati presso questa città il 10/10da un contrattacco di 2 panzerdivisionen (da Debrecen la 13ª e da Szolnok la 1a), mentre i Tedeschi sgomberavano il saliente di Cluj (14/10). Il 16/10 l'Ungheria si arrese all'Unione Sovietica, ma i Tedeschi effettuarono il 17/10 un colpo di stato che portò all'arresto del reggente Horthy e all'instaurazione di un governo filo-tedesco. Ebbero così agio di sterminare l'ultima grande comunità di popolazione ebraica in Europa Centrale (oltre 400.000 persone). I Russi ripresero l'avanzata fino al Tibisco (16/10), a Debrecen (20/10) e a Nyiregiaza (22/10) tagliando la linea di ritirata dell'8ª armata tedesca, ma contrattaccati a tenaglia il 23/10 a Nyiregyaza dalla 6ª armata tedesca (corpi IV, LVII, III e LXXII: 5 divisioni corazzate, 1 motocorazzata, 3 di fanteria e 2 di cavalleria SS), furono in parte respinti e in parte accerchiati (tre corpi corazzati del gruppo Pliyev, annientati entro il 29/10). Fu l'ultima volta che i Tedeschi riuscirono sconfiggere i Russi. I Sovietici furono così costretti ad arrestarsi perdendo 500 carri e 900 cannoni contro 250 carri. Ma eravamo alle solite, i Russi potevano facilmente rimpiazzare le perdite, i Tedeschi no! Così già il 29/10 Malinowski riprese l'offensiva, la 46ª armata ruppe il fronte della 3ª armata ungherese fra Danubio e Tibisco, prese Keksmet(31/10) ed avanzò fino alla periferia di Budapest. Ma anche qui fu fermato prima dal III panzerkorps (13ª divisione corazzata e 2 divisioni di cavalleria di SS) da Budapest e poi contrattaccati sul fianco destro (Budapest-Czegled-Szolnok) dal IV e dal LVII panzerkorps (divisioni corazzate 1ª, 23ª e 24ª e motocorazzate F.H., 18ª SS e 4ª SS). Questa volta però i Sovietici seppero bloccare l'attacco nemico sulla destra (7ª guardie), ma furono a loro volta respinti dalla periferia di Budapest (46ª armata). Attaccarono allora con la loro destra oltre il Tibisco (armate 7ª guardie, 53ª, 40ª e 27a)avanzando fino a Szolnok (4/11), Jasz Bereny (15/11), Hatvan (26/11), Erlau (30/11) e a Miskolk (3/12) contro l'8ª armata tedesca e la 1ª ungherese (IX ungh., XVII e XXIX corpo), mentre sulla sinistra si impadronivano dell'isola di Csepel sul Danubio (22/11). Hitler a questo punto dispose l'invio in Ungheria di altre 3 divisioni corazzate (3ª, 6ª e 8a).

I Sovietici però erano inesauribili, mentre i Tedeschi vedevano sempre più assottigliarsi le proprie forze corazzate. Il 22/11 fu Tolbuchin a passare all'attacco oltre il Danubio da Apatin con le armate 4ª guardie e 57ª, sfondando le linee tedesche della 2ª armata panzer e della 2ª armata ungherese a sud della capitale magiara e prese Mohacs (26/11), Pecs (29/11) e Barcs (7/12) e avanzò verso nord fino alla punta nord est del lago Balaton (7/12). La 2ª armata panzer si ritirò a sud del lago Balaton in difesa di Nagikanisza, la 2ª ungherese (IV e VII corpo) fu annientata. La 6ª armata tedesca trasferì immediatamente, da Miskolk due divisioni corazzate (1ª e 23ª, LXXII corpo) che con la 3ª ungherese si schierarono subito a difesa fra il lago Balaton e Budapest ma non poterono impedire il ricongiungimento fra Tolbuchin e Malinowski (che attraversò il Danubio a sud di Budapest-5/12). Nel frattempo Malinowski, il 5/12 attaccò da Hatvan con la 7ª armata delle guardie e la 6ª corazzata delle guardie, travolse la 6ª armata tedesca il 7/12 (corpi IV e LVII) e raggiunse il Danubio a Vac (8/12). Nel contempo erano arrivati ad ovest del Danubio i rinforzi tedeschi, due divisioni corazzate e tre battaglioni di carri Tigre (180 carri armati) per contrattaccare. Ma si perse tempo prezioso nell'incertezza di individuare il luogo dove sferrare la controffensiva (a nord, come voleva Guderian, o a sud come voleva Freissner); poi Hitler scelse a sud; ma non se ne fece di niente per le avverse condizioni atmosferiche. Così i Sovietici continuarono ad avanzare; a nord presero Sahy (14/12) sconfiggendo una divisione corazzata tedesca e la brigata SS Dirlewander (che composta da ex-comunisti o sadici assassini, si dissolse o passò al nemico). I Tedeschi allora inviarono in questo settore le due divisioni corazzate senza carri, ma fu inutile, i Sovietici giunsero fin sul Hron (20/12). Nel frattempo a ovest del Danubio, solo il 21/12 i Tedeschi (per le avverse condizioni atmosferiche) contrattaccavano, ma senza successo a ovest del lago Valencze con i carri delle 2 divisioni corazzate; il 22/12 Tolbuchin passò a sua volta all'attacco, il 23/12 prese Bickse e Szekesfahervar, e il 26/12 Estzergom sul Danubio. Budapest (che Hitler si era rifiutato di evacuare) era accerchiata con il IX corpo di armata delle SS (4 divisioni tedesche e 4 ungheresi; 188.000 uomini). Il Fuhrer reagì inviando da Varsavia il IV panzerkorps delle SS (3ª e 5ª divisione corazzata delle SS), nonostante le proteste di Guderian che vedeva minacciato il fronte della Vistola, e sostituì Freissner con Wholer.

29 - L'avanzata verso l'Oder

All'inizio del 1945, per potenziare la resistenza sul suolo nazionale il comando tedesco emanò l'ordine di "fanatizzazione" della lotta. "Nella zona delle operazioni militari", diceva quest'ordine,"la nostra lotta deve essere combattuta con la massima tenacia e ogni uomo abile deve essere utilizzato fino in fondo. Ogni bunker, ogni quartiere cittadino e ogni villaggio di Germania devono trasformarsi in una fortezza: il nemico morrà dissanguato o la guarnigione perirà nella lotta corpo ad corpo e sarà sepolta dalle rovine. Non ci può essere altra alternativa che la difesa delle posizioni o l'annientamento". Il 1/1/1945 l'esercito tedesco schierava ad est 164 indebolite divisioni, più 16 divisioni ungheresi, per un totale di 2.230.000 di tedeschi e 100.000 ungheresi, con 28.500 cannoni e mortai, 4.881 carri armati e 1430 aerei (su un totale di 5.041). Il Gruppo di Armate Nord (Schorner) schierava la 16ª armata di Hilpert (corpi XVI, VI SS, L e XXXVIII, più il XLIII sulla costa) e la 18ª di Boege (corpi II, X, III SS e I) con un totale di 33 divisioni e 250.000 uomini (delle quali 3 corazzate e 1 motocorazzata delle SS). I Gruppi di Armate Centro (Reinhardt) ed A (Harpe) schieravano la 3ª armata corazzata di Raus (corpi XXVIII, IX e XXVI), la 4ª armata di Hossbach (corpi H Göring, XLI, VI e LV) e la 2ª armata di Weiss (corpi XX, XXIII, XXVII e XVI SS) più il Panzerkorps Grossdeutschland di riserva il primo; la 9ª armata di Luttwitz (corpi XLVI, VIII e LVI), la 4ª armata corazzata di Graser (corpi XLII, XLVIII e XXIV), la 17ª armata di Schultz (corpi LIX e XI SS) e la 1ª armata corazzata di Heinrichi (corpi XI, XLIX e XVII) insieme alla 1ª armata ungherese più il XL panzerkorps di riserva, per un totale di 99 divisioni, delle quali 7 corazzate e 5 motocorazzate. Il Gruppo di Armate Sud (Woehler) schierava l'8ª armata di Kreysing (corpi XXIX e IV), la 6ª armata di Balck (corpi LXXII, LVII, IV SS, III e Cavalleria) con anche la 3ª ungherese, la 2ª armata corazzata di Angelis (corpi XXII e LXVIII) e il IX corpo SS accerchiato a Budapest, per un totale di 300.000 uomini e 38 divisioni delle quali 11 corazzate e 2 motocorazzate delle SS. Le altre 124 divisioni dell'esercito tedesco erano così schierate: 71 ad Ovest (10 corazzate e 5 motocorazzate); 3 in Francia assediate; 24 in Italia (1 corazzata e 3 motocorazzate); 15 in Norvegia (delle quali 6 contro l'Urss); 9 in Jugoslavia e 2 a Creta e Rodi.

I Sovietici da parte loro avevano una superiorità schiacciante: 6.532.000 di uomini, 108.000 cannoni e mortai, 14.200 carri armati e 14.500 aerei (11.570 in prima linea). Il 1944 aveva portato le truppe sovietiche ai confini della Prussia Orientale e sulla Vistola, cosicché nel gennaio del 1945 esse erano pronte ad invadere il territorio tedesco per la prima volta dal 1914. E in ciò, oltre alla superiorità che già avevano, erano anche favoriti dalla strategia di Hitler che considerava principale il fronte ungherese, e più minacciata la Prussia Orientale rispetto al fronte sulla Vistola, inoltre era impegnato in una controffensiva ad ovest nelle Ardenne. Il 25/12/1944 aveva respinto la proposta di Guderian di rafforzare il fronte orientale fra i Carpazi e il mare, sospendendo l'offensiva delle Ardenne, ormai fallita. L'Est doveva fare con quello che aveva; anzi dispose il trasferimento del IV panzerkorps SS in Ungheria, inoltre vietò ogni ritirata preventiva volta a scorciare il fronte per evitare l'impatto devastante dell'attacco sovietico.

Fu proprio per "aiutare" gli Anglo-Americani nelle Ardenne, che si scatenò in anticipo l'uragano sovietico. Il 1°Fronte Ucraino di Konev (armate 6ª, 21ª, 4ª corazzata, 3ª guardie 13ª, 52ª, 5ª guardie, 3ª corazzata guardie, 59ª e 60a) il 12/1 attaccò dalla testa di ponte di Sandomierz verso Oppeln e verso Breslavia e Glogau. Il 1° Fronte della Bielorussia di Zukov (armate 47ª, 1ª polacca, 61ª, 3ª d'urto, 5ª d'urto, 8ª guardie, 69ª, 33ª, 2ª corazzata guardie, 1ª corazzata guardie e 2ª polacca) il 13/1 attaccò dalle teste di ponte sulla Vistola di Pulawy e Magnuszev. Si trattava di 2.204.000 uomini, 33.500 cannoni, 7.042 carri armati e 4.800 aerei contro 440.000 uomini, 4.100 cannoni, 800 carri armati e 300 aerei. Il 2° Fronte della Bielorussia di Rokossovsky (armate 50ª, 49ª, 3ª, 48ª, 2ª d'urto, 65ª, 70ª e 5ª corazzata guardie) attaccò il 14/1 dal Narev verso Danzica; il 3° Fronte della Bielorussia di Cernyakovsky (armate 39ª, 5ª, 28ª, 2ª guardie, 11ª guardie e 31a) e il 1° Baltico di Bagramyan (43ª armata) attaccarono la Prussia Orientale. Si trattava di 1.670.000 uomini, 25.626 cannoni. 3.859 carri armati e 5.000 aerei contro 780.000 uomini (200.000 volksturm), 8.200 cannoni, 700 carri armati e 500 aerei. Completava l'offensiva il 4° Fronte Ucraino di Petrov (armate 38ª, 1ª guardie e 18a), che mirava a Ratibor; e il 2° Ucraino di Malinowski (armate 40ª, 4ª romena, 53ª, 1ª romena e 7ª guardie), si trattava di altri 850.000 uomini, 10.000 cannoni, 590 carri armati e 1.400 aerei contro 550.000 uomini, 5.000 cannoni, 300 carri armati. Era un'offensiva generale dal Baltico ai Carpazi e al Danubio, mentre in Curlandia i Fronti del Baltico 1° (armate 6ª guardie, 51ª e 4ª d'urto) e 2° (armate 10ª guardie, 42ª, 22ª, 1ª d'urto e 67a) mantenevano immobilizzato il Gruppo di Armate Nord. L'8ª armata era nelle isole baltiche, le armate 14ª, 23ª e 32ª più a nord inquadrate nel fronte di Leningrado.

Il fronte tedesco cedette soprattutto in corrispondenza della 4ª armata panzer del Gruppo di Armate A, il suo XXIV panzerkorps fu tagliato in due a Kielce dal 1° Fronte Ucraino, il XLII corpo, accerchiato fu annientato (17/1). Tant'è vero che si dovette trasferire dalla Prussia Orientale, dal Gruppo di Armate Centro, che aveva retto meglio al colpo, il corpo corazzato Grossdeutschland di Sauken (divisione corazzata Hermann Göring e motocorazzata Brandenburg), il LVII corpo corazzato dal sud (divisioni panzer 20ª e 8a) verso la Slesia, le divisioni 24ª panzer e 4ª motocorazzata SS verso la Pomerania e il XVII corpo dai Carpazi. Mentre dalla Curlandia prima arrivarono la 4ª panzerdivision e 2 divisioni di fanteria, poi (22/1) il III corpo delle SS (2 divisioni). Il 15/1 Konev occupava Kielce, il 16/1 Radom, il 17/1 Czestochowa e Radomsko. Anche Zukov più a nord avanzava contro la 9ª armata tedesca e la sua 47ª armata conquistò il 17/1 Sochachzev e Varsavia, mentre Rokossovsky sfondava il fronte della 2ª armata tedesca sul Narev. Fu a questo punto che Hitler acconsentì a sospendere l'offensiva delle Ardenne, e a trasferire 9 fra divisioni corazzate e motorizzate a est, ma destinò la 6ª armata panzer delle SS (5 divisioni), colà impegnata, in Ungheria! Solo 2 divisioni in Pomerania (10ª panzer SS e Fuhrer motocorazzata); la 25ª motocorazzata a Berlino e la 21ª corazzata in Slesia). Harpe venne sostituito da Schoerner, sostituito a sua volta in Curlandia da Rendulic, poi Vietinghof infine Hilpert. Il 18/1 Konev era a Tarnow, il 19/1 a Cracovia e a Lodz e il 20/1 passava l'Oder a Brieg e a Steinau. Qui il panzerkorps Grossdeutschland, già sommerso a Lodz dalle forze sovietiche si era ricongiunto al XL panzerkorps della 9ª armata e al XXIV della 4ª armata corazzata, ma niente avevano potuto contro il 1° Fronte Ucraino, la Slesia era invasa. Più a sud la 17ª armata tedesca, per non essere aggirata dalla 3ª armata corazzata che avanzava sulla riva orientale dell'Oder, era costretta a cedere Oppeln (23/1), Katowice (28/1), Gleiwitz e Beuthen (29/1). Al centro Zukov stava effettuando una delle avanzate più massicce, dure e rapide dell'intera Seconda Guerra Mondiale, il XLVI panzerkorps niente poteva contro di lui. Il 23/1 accerchiava Bromberg, poi Thorn (che resisteva fino al 9/2) fin presso Graudenz. Il 25/1 Posen (40.000 uomini accerchiati) e il 1/2 era già sull'Oder a 80 chilometri da Berlino, dopo aver travolto al suo passaggio il V corpo delle SS proveniente dai Balcani. Il 2/2 attraversava il fiume stesso, in preparazione di un ulteriore balzo verso la capitale del Reich! La testa di ponte tedesca sulla riva orientale a Kustrin fu conservata, grazie ad un contrattacco (9/2), che ristabilì i contatti con la riva occidentale del fiume.

Rokossovsky da parte sua avanzava lungo la riva destra della Vistola, il 19/1 era a Mlawa, il 21/1 era a Tannenberg, il 22/1 la 7ª divisione panzer era travolta, il 23/1 era a Eylau e a Osterode, il 24/1 a Marienburg, il 25/1 ad Allenstein e il 27/1 sulla Frisches-Haff ad est di Elbing isolando il Gruppo di Armate Centro in Prussia Orientale (250.000 uomini, 25 divisioni). Il 1° Fronte Baltico era a Tilsit (20/1) dove la 69ª divisione tedesca aveva resistito fino all'ultimo uomo, e il 3° Bielorusso a Gumbinnen (21/1), Insterburg (22/1); Memel veniva evacuata (28/1). Mentre la 3ª armata panzer resisteva a nord (corpi XXVIII, IX e XLI), la 4ª armata tedesca (corpi LV, XX, VII VI e XXVI), ritirandosi dal Narev (perse Lotzen 24/1, Bischofburg 28/1, Heilsbereg e Friedland 31/1), tentò invano di contrattaccare nei pressi di Elbing, per rompere l'accerchiamento (27/1-1/2), ma fu bloccata da Hitler stesso che non voleva l'evacuazione della Prussia Orientale. Il 27/1 al comando del Gruppo di Armate Centro Reinhardt fu sostituito da Rendulic e il 30/1 dal comando della 4ª armata Hossbach fu sostituito da Muller.

30 - Lotta accanita in Prussia, Pomerania e Slesia

In Prussia Orientale erano così isolati più di 250.000 soldati tedeschi, ma una parte di essi vennero con successo evacuati, insieme alla maggior parte della popolazione civile, dalla marina tedesca, nei mesi di marzo e aprile. L'opera della flotta tedesca del Baltico, che aveva già realizzato l'evacuazione di una parte del Gruppo di Armate Nord dalla penisola di Curlandia, consentì di salvare, secondo una stima approssimativa, un milione e mezzo di fuggitivi e di sbandati, molti dei quali feriti, e 4 intere divisioni. Tuttavia le operazioni, alle quali mancò quasi completamente la copertura aerea, costarono alla marina tedesca, in pratica, tutte le unità che ancora componevano la flotta. E infatti alla fine di aprile, soltanto gli incrociatori "Prinz Eugen" e "Nurnberg" erano ancora a galla. Il 1/2/1945 l'esercito tedesco contava ancora ad est 28 divisioni di fanteria e 2 corazzate in Curlandia (Gruppo Armate Curlandia -Hilpert); 30 divisioni di fanteria, 2 corazzate e 3 motocorazzate in Prussia Orientale (Gruppo Armate Nord-Rendulic); 21 divisioni di fanteria, 3 corazzate e 3 motocorazzate in Pomerania e Brandeburgo (Gruppo Armate Vistola-Himmler); 27 divisioni di fanteria, 6 corazzate e 4 motocorazzate in Slesia e Slovacchia (Gruppo Armate Centro-Schorner); 16 divisioni di fanteria, 8 poi 12 divisioni corazzate e 1 motocorazzata in Ungheria (Gruppo Armate Sud-Woehler); per un totale di 2.000.000 di uomini (dei quali 556.000 isolati in Curlandia o Prussia Orientale), 4881 carri armati e 1.430 aerei contro 6.300.000 di uomini, 14.200 carri armati, 14.500 aerei. Le divisioni tedesche erano ridotte a reggimenti, i carri e gli aerei quasi immobilizzati per mancanza di carburante.

La resistenza tedesca in Prussia Orientale continuò fino alla fine della guerra. Il 30/1 Königsberg veniva isolata da Pillau; un contrattacco germanico ristabiliva i collegamenti il 19/2. L'11/2 cadeva Wormditt, il 18/2 cadeva Elbing e il 24/3 i Sovietici guidati da Vasilevski (armate 39ª, 43ª, 5ª, 11ª guardie e 28ª, 31ª, 50ª, 5ª corazzata guardie, 3ª, 48ª e 2ª guardie) tagliarono in due la Prussia Orientale raggiungendo la Frisches Haff a sud di Königsberg. Rendulic veniva sostituito a capo del Gruppo di Armate Nord da Weiss, ma ciò non migliorava la situazione. Il 30/3 cadevano Heiligenbeil e Braunsberg (dove i Tedeschi si facevano letteralmente annientare prima di cedere la città); il 9/4 cadeva la stessa Königsberg, dopo nove giorni di lotta casa per casa (92.000 prigionieri, 67.000 morti dei quali 25.000 civili). Il 15/4 la penisola di Samland era invasa e il 26/4 cadeva Pillau. Ma i Tedeschi, guidati ora da Sauken (armata della Prussia Orientale, ex 4ª armata) continuavano a resistere nelle Frisches-Haff, a Hel e presso la foce della Vistola fino al 9/5.

Sul resto del fronte, Zukov era concentrato ad ampliare la testa di ponte di Kustrin, e alla sua destra prese Arnswalde (10-22/2), mentre Rokossovski, avanzò oltre Graudenz il 10/2 facendo scarsi progressi. I Tedeschi cercarono allora di tagliare il cuneo di Zukov sull'Oder attaccando dalla Pomerania e dalla Slesia; e per questo avevano costituito il nuovo Gruppo di Armate della Vistola in Pomerania, ma ne affidarono il comando al Reichsfuhrer delle SS Himmler (23/1), che non era adatto al compito. La proposta di Guderian di sgombrare la Curlandia, la Norvegia e l'Italia (recuperando 70 divisioni) e di trasferire in Slesia la 6ª armata panzer delle SS anziché in Ungheria, fu respinta da Hitler. Così il tutto si risolse in un debole attacco nei pressi di Pyritz (16-20/2) da parte dell'11ª armata corazzata delle SS (Steiner) con 10 divisioni delle quali 7 corazzate o motocorazzate (corpi XXXIX, III SS, X SS e Tettau). Poi il XXXIX corpo corazzato fu trasferito in Slesia (con la 10ª panzer SS e motocorazzata Fuhrer) e sostituito dal XLVI, mentre la 3ª armata panzer (Manteuffel) prese il posto dell'11a. Questa piccola offensiva comunque ebbe l'effetto di bloccare la progettata avanzata sovietica oltre l'Oder e la Neisse, in quanto Stalin in persona, ordinò al 1° Fronte Bielorusso di ripulire i fianchi prima di qualsiasi altra avanzata verso ovest. Zukov allora rivoltò parte delle sue forze verso nord (armate 1ª polacca, 3ª d'urto, 61ª, 47ª, 1ª corazzata e 2ª corazzata) e insieme a Rokossovsky (armate 2ª d'urto, 65ª, 49ª, 70ª e 19a), con 1.600 carri contro i 70 della 3ª armata corazzata e gli 80 della 2ª armata. A partire dal 24/2 liquidò i Tedeschi in Pomerania. Il 28/2 i Sovietici erano a Neustettin, il 5/3 a Koslin e a Stargard, l'8/3 a Stolp, il 18/3 a Kolberg (dove le divisioni tedesche 163ª e 402ª si fecero annientare fino all'ultimo uomo), Il 28/3 a Gdynia e il 30/3 a Danzica, dove neppure le cannonate delle navi da guerra tedesche riuscirono a fermarli, permettendo però l'evacuazione di civili e militari. Le intere Pomerania Orientale e Prussia Occidentale erano perse. La 3ª armata panzer si ritirò sull'Oder con due corpi in meno annientati a Polzin il 7/3 (Tettau e X SS); la 2ª armata sulla penisola di Hel e alla foce della Vistola, dove si unì alla 4ª armata, formando un'unica armata della Prussia Orientale (corpi IX, XXVI, VI, XVIII, XXIII e Hela)

Il 12/3 l'ala sinistra del 1° Fronte Bielorusso (armate 5ª d'urto, 8ª guardie, 69ª e 33a), liquidò, dopo aspra battaglia, la testa di ponte tedesca sull'Oder a Kustrin, e il 22/3 accerchiò la fortezza, era ora a soli 60 chilometri da Berlino. Himmler venne sostituito al comando del Gruppo di Armate Vistola da Heinrichi (22/3). Ma la 9ª armata tedesca (Busse), non riuscì, nonostante i ripetuti attacchi (24/3, 27/3) con 4 divisioni blindate (20ª, 25 m.cz, Fuhrer m.cz e Munchberg pz.) da Francoforte, a ricacciare i Sovietici di là dall'Oder, subendo anzi gravi perdite dalla potenza di fuoco dei Sovietici. La fortezza di Kustrin cadde il 29/3. Questo costò il posto a Guderian, come capo di stato maggiore dell'OKH, sostituito da Krebs (28/3).

Più a sud Konev (armate 3ª guardie, 3ª corazzata, 4ª corazzata, 13ª, 52ª, 5ª guardie, 6ª, 12ª, 21ª, 59ª e 60a) l'8/2 attaccò oltre l'Oder dalla testa di ponte di Steinau, la 4ª armata corazzata verso ovest e la 3ª verso sud est; e il 14/2 dalla testa di ponte di Brieg (5ª guardie), verso ovest. Glogau (11/2) e Breslavia (15/2) vennero accerchiate, con 4.100 uomini la prima che si difese fino al 2/4, con 35.000 uomini la seconda che si difese fino al 6/5. I Tedeschi allora spostarono il corpo Grossdeutschland a nord e dal 14 al 15/2 sferrarono un contrattacco a nord di Sagan; il 16/2 la 3ª armata corazzata sovietica ritornò a nord ed attaccò a sud di Sagan verso Gorlitz contro il XXIV panzerkorps. Un contrattacco da sud di una divisione corazzata fu respinto e il 18/2 Konev era sulla Neisse a nord di Gorlitz, entro il 20/2 aveva conquistato quasi tutta la Slesia. A questo punto i Tedeschi riuscirono a concentrare un gran numero di forze corazzate, e dal 1° al 5/3 il panzerkorps Nehring (comprendente Il XXXIX e il LVII panzerkorps, divisioni corazzate 8ª, 16ª, 17ª e motocorazzata Fuhrer) contrattaccò nella Slesia occidentale e riconquistò Lauban, annientando un corpo corazzato sovietico. Dal 9 al 14/3 (XLVIII) ripresero anche Striegau, e si preparavano per liberare Breslavia dall'assedio. Il 15/3 però, dall'altra parte della Slesia il LVI panzerkorps veniva sconfitto ed annientato a Oppeln, mentre più a sud i Tedeschi combattevano tenacemente a Ratibor, venendo lentamente respinti verso il confine cecoslovacco (31/3). La maggior parte delle forze di Lauban (XXIV panzerkorps con 4 divisioni blindate) era così inviata di rinforzo alla 1ª armata corazzata, e i Russi furono bloccati. Nelle retrovie intanto, il 14/2 cadde Schneidhmul, il 23/2 Posen, il 5/3 Graudenz e il 6/4 Bromberg. In Cecoslovacchia, entro il 6/3, il 4° Fronte Ucraino (armate 38ª, 1ª guardie e 18a), con l'appoggio del 2°, aveva conquistato gran parte della Slovacchia fino al fiume Hron. Ma dal 10/3 al 5/4 una sua offensiva verso Ostrava non ebbe successo. Il 14/3 fu presa Zvolen, il 26/3 Banska Bistrita.

31 - La caduta di Vienna

Hitler, mentre il suo esercito era disfatto sulla Vistola e in Polonia, pensava all'Ungheria, qui un contrattacco del IV corpo corazzato delle SS (260 carri), da Komarno ad Esztergom (2-8/1) non era riuscito a liberare dall'assedio Budapest (alla cui guarnigione Hitler aveva vietato la sortita), mentre a nord del Danubio la 6ª armata corazzata russa stabiliva una testa di ponte oltre l'Hron (5/1). Neppure un secondo tentativo sempre condotto dal IV panzerkorps SS (19-25/1), dal lago Balaton verso la città, vi riuscì per gli stessi motivi, anche se i Tedeschi erano riusciti temporaneamente ad arrivare sulle rive del Danubio a Dunapendele percorrendo 65 chilometri. Poi il 27/1 i Tedeschi si ritirarono, mantenendo il possesso di Szekesfahevar, mentre il LVII panzerkorps era trasferito in Slesia. Budapest così cadde il 14/2 (138.000 prigionieri, 40.000 morti).

Hitler decise allora di sferrare proprio qui una controffensiva e vi trasferì la 6ª armata corazzata delle SS, con 4 divisioni corazzate e una motocorazzata (Sepp Dietrich) reduce dalla battaglia delle Ardenne contro gli Americani. Suo scopo era salvare i pozzi petroliferi della zona del Balaton (che fra l'altro non fornivano neppure carburante sufficiente alle esigenze del solo Gruppo di Armate Sud!) e rioccupare Budapest. Prima i Tedeschi, dal 18 al 25/2, eliminarono la testa di ponte sovietica sull'Hron; poi il 6/3 attaccarono a nord e a sud del lago Balaton con 430.000 uomini, 5.600 canoni, 880 carri armati e 850 aerei senza carburante Contro il 3° Fronte Ucraino (465.000 uomini, 7.000 cannoni, 400 carri e 960 aerei). A nord del lago la 6ª armata panzer delle SS (7 divisioni corazzate, 1 motocorazzata, 3 di fanteria e 2 di cavalleria) (corpi III, II SS e I SS) avrebbe dovuto rompere lo schieramento nemico e raggiungere il Danubio da Budapest a Baja. Anche a sud del lago la 2ª armata panzer (De Angelis) con 6 divisioni di fanteria (corpi XXII e LXVIII), avrebbe dovuto spingersi in direzione est fino al Danubio. Ancora più a sud, sulla Sava, avrebbe attaccato il XCI corpo d'armata (3 divisioni di fanteria). Questo contrattacco tedesco (denominato in codice Vento di Primavera) portato avanti in condizioni meteorologiche disastrose, venne bloccato dal fango, dalla mancanza di carburante e dalla fortissima resistenza incontrata. Molti carri Tigre II da 60 tonnellate, usciti dalle strade, sprofondavano nel fango fino alla torretta e furono abbandonati.

Il 16/3 il 3° Fronte Ucraino di Tolbuchin (armate 46a. 6ª corazzata guardie, 4ª guardie, 9ª guardie, 27ª, 26ª e 57ª, ora con 536.000 uomini) contrattaccò il fianco sinistro tedesco e la 6ª armata tedesca fu costretta a ripiegare, mentre la 3ª armata ungherese si sciolse come neve al sole. L'offensiva fu sospesa e la 6ª armata panzer si spostò sulla sinistra della 6ª armata e contrattaccò. Tutto fu inutile, la 6ª armata rischiava di essere accerchiata sulle rive del lago Balaton (21/3), e il 23/3 ripiegò abbandonando Szekesfehervar. Il 25/3 attaccò anche il 2° Fronte Ucraino di Malinowski (armate 40ª, 53ª, 1ª romena e 7ª guardie) a nord del Danubio, e conquistò Bratislava (4/4). Il 25/3 Tolbuchin era a Papa, il 27 a Veszprem, il 29/3 passava il fiume Raab a est di Koszeg. Il 30/3 i Sovietici erano in Austria, il 1/4 a Sopron, il 2/4 a Wiener Neustadt, entro il 4/4 erano arrivati a 10 chilometri da Vienna, Malinowski da nord, Tolbuchin da sud con 917.000 uomini più 200.000 alleati bulgari e romeni e 700 carri, contro 400.000 uomini e 400 carri. La capitale austriaca venne infine occupata dall'Armata Rossa il 14/4, nonostante l'arrivo da Berlino della 25ª panzerdivision e dalla Slesia della divisione motocorazzata Fuhrer. Il Gruppo di Armate tedesco Sud (Woehler, poi Rendulic), era completamente disfatto, e quando, ai primi di maggio, gli Americani irruppero in Austria da ovest, andò ad arrendersi a loro.

32 - La battaglia di Berlino

Una volta attestati sulle rive dell'Oder, i Russi furono in grado di preparare la più grande impresa dell'Armata Rossa: la presa di Berlino. Al 1° Fronte Bielorusso di Zukov (armate 61ª, 1ª polacca, 47ª, 3ª d'urto, 5ª d'urto, 8ª guardie, 69ª, 33ª, 2ª corazzata guardie, 1ª corazzata guardie e 3a); e al 1° Fronte Ucraino di Konev (armate 3ª guardie, 3ª corazzate guardie, 4ª corazzata guardie, 13ª, 5ª guardie, 28ª, 2ª polacca, 52ª, 31ª, 21ª, 59ª e 60a) venne affidato il compito di conquistare la capitale tedesca e di avanzare oltre la città per portare le armate sovietiche fin sulle sponde dell'Elba.

Contemporaneamente a nord il 2° Fronte Bielorusso di Rokossovsky (armate 19ª, 2ª d'urto, 65ª, 70ª e 49a), avrebbe dovuto occupare il Meclemburgo il compito dei Sovietici era impegnativo, sebbene disponessero di quasi 2.500.000 di uomini, 6.250 carri armati, 41.600 cannoni e mortai e 7.500 aerei. Impiegarono una concentrazione di pezzi di artiglieria mai vista prima d'allora, un cannone ogni 5 m di fronte.

Nonostante le perdite subite, i Tedeschi erano ancora in grado di spiegare a difesa di Berlino, una forza di 766.000 uomini, 1.519 carri armati e cannoni d'assalto, 9.300 cannoni e 600 aerei. Comprendente a nord la 3ª armata panzer di Manteuffel con 11 divisioni delle quali 3 motocorazzate delle SS, 2 navali, 2 di volksgranadier, 1 di SS, e 3 di fanteria (corpi XXXII, Oder, XLVI più il III panzerkorps SS di riserva); al centro la 9ª armata di Busse con 15 divisioni delle quali 1 corazzata, 2 motocorazzate, 1 russa, 1 di paracadutisti, 1 di cacciatori, 1 di SS e 8 di fanteria (corpi CI, XI SS, V SS più il LVI panzerkorps di riserva) entrambe sulle rive dell'Oder del Gruppo di Armate della Vistola (Heinrichi) con in riserva 5 divisioni (1 motocorazzata, 1 volksgranadier, 1 della Luftwaffe e 2 di fanteria). Più a sud la 4ª armata panzer di Graser sulla Neisse con 17 divisioni delle quali 2 corazzate, 1 motorizzata, 2 di SS e 12 di fanteria (corpi V, Moser, GD, HG e LVII ) e la 17ª armata di Hasse lungo il confine cecoslovacco con 14 divisioni, delle quali 2 corazzate, 1 motocorazzata delle SS, 2 di SS, 1 di cacciatori e 8 di fanteria (corpi VIII, XVII e XL) del Gruppo di Armate di Centro (Schorner). Hitler però non si aspettava un attacco verso Berlino, ma bensì verso la Moravia (dove la 1ª armata panzer disponeva di 4 divisioni corazzate e una motocorazzata) e la Boemia, qui fra Dresda, Gorlitz e Praga, aveva inviato le sue ultime riserve corazzate (2 divisioni, la 21ª e la 10ª corazzata delle SS). Inoltre all'ultimo momento, come abbiamo già visto, per salvare Vienna, aveva distolto una divisione corazzata e una motocorazzata dalla difesa di Berlino (2-3/4).

Dopo un primo assalto locale fallito contro le colline di Seelow (14/4), Zukov e Konev aprirono il fuoco sulle truppe tedesche il 16/4. Nei primi due giorni i Sovietici furono accanitamente contrastati e riuscirono, pur subendo enormi perdite a stabilire soltanto alcune piccole teste di ponte oltre le linee nemiche per una profondità che andava dai 5 ai 10 chilometri. Di fronte all'attacco di Zukov cedette leggermente solo l'ala sinistra della 9ª armata (corpi CI e XI SS), mentre resse la destra (V corpo SS), poi entravano in linea, provenienti da nord le divisioni motorizzate delle SS 11ª (Nordland) e 23ª (Nederland). Di fronte all'attacco di Konev cedette solamente l'ala sinistra della 4ª panzer (V corpo) presso Forst, mentre resse il resto (corpi LVII, HG e Grossdeutschland). Ma fu proprio da qui che Konev sfondò e puntò su Berlino, contrastato accanitamente sulla Sprea (18/4). Infine la resistenza tedesca venne frantumata e Konev dilagò. Il 20/4 era a Baruth , il 21/4 a Zossen, il 22/4 a Juteborg, mentre più a sud cadevano Spremberg (21/4) e Cottbus (22/4). Zukov a nord, ripreso l'attacco il 18/4, sfondò il giorno dopo il fronte nemico e prese Eberswalde (21/4): Berlino minacciava di essere accerchiata; mentre anche Rokossovski il 20/4 attaccò la 3ª armata panzer. Disperati contrattacchi tedeschi da nord col III panzerkorps delle SS di Steiner (7ª e 24ª panzer, provenienti dalla Prussia Orientale!); da ovest con la 12ª armata di Wenck (corpi XXXIX, XLI, XX, e XLVIII con 10 divisioni raccogliticce, delle quali 4 corazzate o motocorazzate); e da sud con la 9ª armata, non ebbero successo. Il 22/4 Hitler decise di rimanere a Berlino fino all'ultimo; Konev il 24/4 era a Beelitz, Zukov a Orianenburg, il 25/4 si incontravano sullo Havel a Ketzin: Berlino era accerchiata con il LVI corpo e separata anche dalla 9ª armata, a sua volta isolata a sud-est della città (24/4). Nel frattempo sul fianco sud dello sfondamento del 1° Fronte Ucraino, nell'area fra Bautzen e Kamenz, si svilupparono violente battaglie. Schoerner ricevute le divisioni corazzate 20ª e HG dalla 17ª armata, contrattaccò e riprese Bautzen e Kamenz (22/4). Ma non riuscì ad impedire che le forze sovietiche e statiunitensi entrassero in contatto sull'Elba a Torgau (25/4). Più a nord Rokossovski, il 26/4 era a Stettino, il 1/5 a Stralsund, il 2/5 a Rostock e il 3/5 si ricongiunse agli Inglesi a Wismar.

Al momento dell'accerchiamento in Berlino c'erano ancora 2.000.000 di abitanti, dai quali furono reclutati 90.000 uomini e circa 30.000 soldati del LVI panzerkorps (divisione corazzata Munchberg, 11ª motocorazzata SS, 18ª e 20ª motocorazzate e 9ª paracadutisti). Il 26/4 le forze di Zukov da nord e quelle di Konev da sud mossero insieme entro il perimetro difensivo della città. Due giorni di combattimento portarono le armate di Zukov sulle rive della Sprea nella zona di Moabit, mentre dal sud le forze di Konev, preso l'aereoporto, erano avanzate fin quasi al Tiergarten. Il 27/4 cadde Potsdam. Entrambi gli schieramenti minacciavano di tagliare la città in due, dividendo il settore orientale da quello occidentale. Ma fra essi si trovava il Reichstag e il bunker di Hitler nei giardini della Cancelleria. La distanza che separava i due eserciti misurava circa un chilometro. Il 29/4 la guarnigione di Berlino era divisa in tre e Hitler sentendo vicina la fine stese il proprio testamento: Himmler e Göring furono espulsi dal partito, l'ammiraglio Doenitz venne nominato suo successore, Schoerner, comandante supremo dell'esercito e Heinrichi fu sostituito da Tippelskirch al comando del Gruppo di Armate della Vistola. Il 30/4 Hitler si suicidò, e il 1/5 il Reichstag fu conquistato dai Sovietici. Soltanto il 2/5 Zukov e Konev si incontrarono sulla Charlottenburg Chaussèe e le residue forze tedesche si arresero. Tutto ciò che ormai restava in Germania della Wehermacht erano pochi ed isolati contingenti; dopo aver contrattaccato vanamente verso ovest il 26 e il 29/4, il 2/5 i resti della 9ª armata riuscirono a ricongiungersi alla 12ª armata sull'Havel e presso Beelitz, al solo scopo di arrendersi agli alleati occidentali piuttosto che ai Russi.

33 - La battaglia di Praga

Dopo la caduta di Berlino alla Germania rimaneva in Europa una sola forza militare di una certa importanza, vale a dire il Gruppo di Armate Centro di Schoerner, impegnato in Cecoslovacchia e in Sassonia con le armate 7ª di fanteria (corpi XII e XIII); 4ª panzer (corpi XC, H.Göring, Grossdeutschland e LVII); 17ª di fanteria (corpi VIII, XVII e XL) e 1ª panzer (corpi LXXII, XI, LIX, XLIX, XXIX e XXIV). Ma nonostante il folle piano nazista di creare, con l'aiuto di questo esercito, un "fortino nazionale" al confine tedesco-cecoslovacco, la posizione di Schorner era disperata: su ben tre fronti, a nord, a sud e a est, egli era infatti circondato dalle truppe sovietiche (2.028.000 uomini, 1960 carri, 30.452 cannoni e 3.000 aerei). Da ovest intanto si stava avvicinando il generale Patton con la 3ª armata statunitense. Nonostante tutto le armate di Schoerner, che complessivamente contavano 900.000 uomini, 1.900 carri, 9.700 cannoni e 1.000 aerei, difesero quest'ultima importante zona industriale del Reich. Già il 4° e il 2° Fronte Ucraino dal 15/4 erano dilagati in Moravia ed entro il 6/5 avevano occupato più di metà della Cecoslovacchia fin presso Olomouc, comprese Opava (22/4), Brno (26/4) e Ostrava (30/4). Ora i partigiani cechi insorsero contro i Tedeschi e conquistarono la maggior parte dei quartieri di Praga (5/5). In altre zone scompaginarono le forze tedesche sconvolgendo le loro linee di comunicazione. Il 6/5 ebbe inizio l'offensiva finale sovietica che doveva accerchiare completamente le forze tedesche: dal nord le truppe del 1° Fronte Ucraino di Konev (armate 13ª, 4ª corazzata guardie, 3ª corazzata guardie, 3ª guardie, 5ª guardie, 2ª polacca, 28ª, 52ª, 31ª, 21ª, 59ª e 60a) piombarono su Praga; il 6/5 erano a Meissen, l'8/5 a Dresda dopo accanita lotta con la 4ª armata panzer (divisioni corazzate HG, 20ª e 2ª SS) mentre il 2° (Malinowski), 3° (Tolbuchin) e 4° (Jeremenko) Fronte Ucraino avanzavano da sud e da est; Olomouc cadeva l'8/5. Praga fu liberata il 9/5 e il contatto con la 3ª armata statunitense avvenne il 12/5 lungo una linea che andava da Karlovy-Vary a Linz. L'11/5, circondato da ogni parte, Schorner si arrese.

La guerra era finita, pur se vittoriosa era costata ai Sovietici 11.285.000 morti in combattimento o dispersi (stime più recenti fanno ascendere questa cifra a 14.700.000); più su un totale di 6.000.000 di prigionieri, solo 1.368.000 sopravvisse per essere poi perseguitata in Unione Sovietica; e 18.344.000 di feriti, senza contare i 20.000.000 di perdite civili. La Germania, sul fronte orientale aveva perso 2.288.000 uomini fra morti e dispersi, 3.968.000 feriti e 2.500.000 di prigionieri; l'Italia 85.000 morti, 30.000 feriti e 50.000 prigionieri; la Romania 381.000 morti, 243.000 feriti e 200.000 prigionieri, più altri 170.000 uomini combattendo al fianco dell'Unione Sovietica; L'Ungheria 136.000 morti, 250.000 feriti e 500.000 prigionieri; la Polonia perse nel complesso 40.000 uomini e la Bulgaria 32.000.

Bibliografia

Questi sono i principali testi da me consultati:

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Storia controversa della Seconda Guerra Mondiale, E. Bauer, 1970
Storia militare della Seconda Guerra Mondiale, B. H. Liddel Hart, 1970
La Seconda Guerra Mondiale, J. Keegan, 1989
Storia di una sconfitta, B. H. Liddel Hart, 1949
Operazione Barbarossa, R. Seth, 1964
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Army Group North - The Wehrmacht in Russia 1941/45, W. Haupt, 1997
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Questi sono altri interessanti testi:

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The Road to Stalingrad, J. Erickson, 1975
The road to Berlin, J. Erickson, 1983
Russia at war, A. Werth, 1965
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