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Premessa alle guerre anglo olandesi
by Marco S. - 21/09/02
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PREMESSE POLITICHE

L'Olanda (o meglio le "Province Unite") della metà del secolo XVII erano una nazione molto forte economicamente, ma debole politicamente. Dal punto di vista economico, gli olandesi erano i principali vettori delle merci trasportate via mare in Europa, guadagnando un sacco di soldi con i noli. Inoltre la loro guerra d'indipendenza contro l'impero spagnolo (che alla fine del 1500 comprendeva anche il Portogallo) aveva loro permesso di acquisire molti possedimenti portoghesi in estremo oriente, sostituendosi ad essi nel controllo dei rispettivi mercati. C'era poi il business della pesca delle aringhe nel Mare del Nord e tutto il ricco indotto della relativa industria conserviera, che occupava una quota considerevole della popolazione delle Provincie Unite.

Dal punto di vista politico, la debolezza delle Provincie Unite stava soprattutto nel particolarismo. Controllate da una classe mercantile (il partito dei "borgomastri"), che privilegiava il perseguimento degli interessi economici al consolidamento unitario dello stato, esse si trovavano in svantaggio, nel caso di guerra prolungate contro stati più grandi e più centralizzati (tipo Inghilterra e Francia). Non a caso, in Olanda si stava sviluppando anche un partito monarchico, che sosteneva l'ascesa al trono della casa d'Orange, come prima mossa per un potenziamento militare dello stato (il partito degli "orangisti").

Diciamo che le Province Unite erano diventate una potenza economica a spese della Spagna e grazie anche alla loro innata vocazione marinara. La lotta contro la Spagna aveva fatto loro acquisire ricche colonie e forti alleati (in primis l'Inghilterra), tra la altre nazioni preoccupate per la strapotere dell'Impero Asburgico (che ricordiamo controllava Austria, Spagna, Portogallo, tutti i relativi domini coloniali, Fiandre, larghe fette dell'Italia e con influenza su diversi stati tedeschi). Le vittorie dei "pezzenti del mare" olandesi avevano annichilito la potenza marinara di città controllate dall'impero, come Anversa o come quelle dell'Hansa tedesca, favorendo Amsterdam e Londra. L'Olanda aveva dato un bel contributo alla crisi di quell'impero, sul quale Carlo V aveva detto che non tramontasse mai il sole. Questo però fu al tempo stesso un vantaggio e l'origine di tutti i suoi problemi.

La scomparsa del pericolo spagnolo, cominciò a far pensare agli inglesi di meritare una parte dei traffici degli olandesi, tenendo conto dell'aiuto a loro fornito contro la Spagna e del fatto che i più profittevoli traffici olandesi passavano per la Manica, un braccio di mare che l'Inghilterra considerava come cosa suo (cosa che per quieto vivere l'Olanda riconosceva, concedendo la precedenza nel saluto alle navi inglesi ed alle fortificazioni costiere ivi incontrate).

Anche la Francia, che quando la Spagna era forte non aveva visto con antipatia la causa olandese, cominciava a mettere gli occhi su quello che restava delle Fiandre spagnole, la Fiandre cattoliche, cioè quelle che oggi si chiamano Belgio. Questo per l'Olanda aveva grave implicazioni terrestri (diventare confinante con una potenza come la Francia era una prospettiva da incubo). Inoltre per Olanda ed Inghilterra, questo aveva anche gravi implicazioni marittime: la conquista delle Fiandre cattoliche, con annessa la possibilità di rilancio del ricco porto di Anversa (la cui antica potenza era allora ancora storia recente), poteva rimettere in discussione il recente predominio marittimo di entrambe. Anversa sotto il controllo francese poteva veramente cambiare la vocazione marittima di questo stato, orientandola anche verso il Mare del Nord ed il Baltico, tenendo conto che la Francia non ha altrimenti buoni porti sulla costa della Manica.

Questo in essenza per spiegare la lunga partita a tre (a quattro, mettendoci anche una Spagna disperatamente tesa a frenare lo sfaldamento del suo impero), che avrebbe fatto da sottofondo alle tre guerre Anglo-Olandesi. Ed in questa partita, inevitabilmente lunga, nel complesso le Province Unite apparivano un po' come il proverbiale vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.

Forse questa partita sarebbe stata decisa a sfavore dell'Olanda molto prima, se questo paese non avesse espresso due grandi ammiragli come Maarten Tromp e, soprattutto, Michiel A. De Ruyter.

PREMESSE STRATEGICHE

Le guerre anglo-olandesi, sono tendenzialmente guerre marittime tra le più tipiche, in quanto la lotta era incentrata sull'interdizione del libero uso della Manica da parte dei convogli olandesi o del libero accesso ai banchi del Mare del Nord da parte dei pescatori di aringhe olandesi. La Manica era vitale per gli olandesi, perché essi dovevano per forza passare in quello stretto braccio di mare, per raggiungere le loro ricche colonie oltremare e gran parte dei loro mercati o dei loro clienti. Quando vi passavano, potevano anche riconoscere agli inglesi la precedenza nel saluto, potevano anche alzare in testa d'albero il vessillo inglese sopra quello delle Province Unite o fare qualunque altro salamelecco navale venisse loro richiesto dagli esigenti vicini. In sostanza però non erano assolutamente disposti ad accettare limitazioni alla loro libertà di passaggio nello stretto, nè alla libertà di commerciare, di trasportare le loro merci e quelle degli altri, ovunque trovassero conveniente farlo.

Le marine coinvolte in questo conflitto sono tre casi emeblematici.

Abbiamo la marina olandese, in gran parte composta da naviglio mercantile mobilitato, con un minimo nucleo di navi espressamente concepite per la guerra. Anche il relativo personale poteva dirsi in gran parte mobilitato, e solo gli ufficiali generali provenivano da solide esperienze militari (anche se la realtà del combattimento non era estranea ai marinai mercantili, in un epoca dove la guerra di corsa e la pirateria erano una costante, specie sulle rotte oceaniche). I galeoni olandesi e poi i vascelli olandesi, erano quindi eterogenei, di norma piuttosto piccoli, anche per la necessità di pescare poco per poter entrare nelle loro acque territoriali. La marina olandese era quindi la tipica "marina spontanea", diretta discendente dei "pezzenti del mare" che 50 anni prima avevano sfidato gli orgogliosi galeoni spagnoli usando una flotta minuta ed eterogenea. Erano "spontanei" come poteva essere l'esercito francese del primo periodo rivoluzionario, quello di Valmy. Perizia nautica da vendere, coraggio individuale addirittura da regalare, ma spesso anche scarsa disciplina, perché molti comandanti di navi ne erano pure i proprietari o comunque dipendenti dell'armatore. A volte si hanno maggiori remore a mettere in pericolo il principale "asset" della propria famiglia piuttosto che la propria vita, il che è anche logico.

La marina inglese, pur basando il suo reclutamento su un ricco e rigoglioso bacino di marinai mercantili, cominciava già ad essere una realtà nettamente distinta da quella mercantile. Nel periodo di Cromwell, l'ammiraglio (o meglio il "General at Sea") Blake aveva emesso per la prima volta delle "Fighting Instructions" che istituivano come formazione base di combattimento quella della "linea di fila", il che richiedeva del naviglio omogeneo ed una disciplina di manovra e di fuoco omogenee in tutta la flotta. Queste istruzioni avrebbero da allora in poi segnato la storia della tattica velica, mettendo definitivamente fuori dai campi di battaglia il naviglio mercantile mobilitato, di tradizione medioevale. Per sostenere una marina da guerra, però non bastava avere un ricco serbatorio di marinai (cosa di cui l'Olanda certo non mancava) ma ci volevano i capitali e le strutture amministrative di un forte stato centralizzato moderno. La marina inglese è già la tipica marina equilibrata, naturale espressione di una potenza marittima ben consolidata anche come stato, al di là delle pur gravi crisi politiche attraversate in quel periodo.

La Francia della grande rinascita di Mazzarino, di Luigi XIV e di Colbert, disponeva di questi capitali e di queste strutture, anche se il serbatoio della marina mercantile era molto carente come quantità e qualità. Come già la marina sovietica dell'amm.Gorshkov, ci troviamo di fronte ad una marina sulla carta molto forte, con naviglio di buona qualità, senza però il supporto di una grande marineria che sappia "darle un'anima". Una marina destinata quindi a seguire le vicissitudini dello stato che l'ha espressa e comunque spesso mancante alla prova decisiva. La marina francese aveva navi alta qualità, più larghe di baglio, migliori piattaforme per il tiro dei cannoni, anche perché i sabordi del ponte di batteria erano decisamente più alti sul livello del mare. Carente invece il personale a tutti i livelli.

Ho fatto questa premessa, perché la ritengo indispensabile prima di parlare delle battaglie in questione. Vorrei anche dire qualcosa sulle basi (ritengo che solo l'Inghilterra disponesse di basi adeguate nel teatro Manica/Mare del Nord) così come essa era l'unica ad avere il vantaggio dell'insularita', grande semplificazione per la strategia e la politica militare.

Ciao : )

Marco
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