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Il navalismo di Carlo I e la rivoluzione parlamentare di Cromwell, nel segno della sostanziale continuità della politica navale inglese
by Marco S. - 27/09/02
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Il declino della Royal Navy sotto il successore di Elisabetta I, Giacomo I, venne energicamente contrastato dal figlio di quest'ultimo, Carlo I, salito al trono nel 1625. Di fronte all'ascesa della marina militare francese, sostenuta dalla efficente e moderna amministrazione di Richelieu, così come di fronte alla crescita spontanea della concorrenza olandese sul mare, Carlo I reagì con una atteggiamento di navalismo come pochi si sono visti nella storia.

Il vecchio sistema medioevale dei "Cinque Ports", cioè di far finanziare la Royal Navy con tasse e leve a carico delle sole città costiere, semplicemente non permetteva all'Inghilterra una marina all'altezza dei tempi. Venne quindi istituita una specie di imposta a carico di tutto il paese, la cosiddetta "Ships Money", dando per implicito che ormai una forte Royal Navy costituiva l'interesse di tutto lo stato, non solo dei suoi territori rivieraschi.

L'idea di Carlo I di "potere marittimo" era quanto di più assoluto mente umana potesse immaginare: l'Inghilterra rivendicava semplicemente la sovranità su tutti i mari del globo, in particolare ovviamente sulla Manica. Ogni nave doveva la precedenza nel saluto alle unità della Royal Navy, anche nel caso si trovasse nel suo porto nazionale. La Royal Navy rivendicava il diritto di interrompere qualunque scontro navale tra paesi terzi, difendendo con le sue navi quello dei due che si trovasse a malpartito: nessuno poteva regolare in mare i suoi conti, prescindendo dall'Inghilterra. I pescatori di aringhe olandesi del Mare del Nord venivano costretti a pagare all'Inghilterra "licenze" di pesca.

Per reggere queste pretese quasi folli, Carlo I puntò sul prestigio: la sua flotta non doveva essere solo forte, ma doveva apparire addirittura "tremenda". Il vascello "Sovereign of the Seas", un "tre ponti" da 100 cannoni, in anticipo di quasi 150 anni sui tempi, in un epoca in cui le navi maggiori avevano due ponti con 40 cannoni, ben simboleggia la magalomania navalista di Carlo I. In effetti "il diavolo d'oro", come era chiamato ai tempi, straboccante di decorazioni dorate, con il resto dello scafo colorato in nero lucido, induceva un ben giustificato timore, anche per la sua bordata, avente un peso doppio di quella di qualunque altra nave in mare. Ma era costato caro: più di dieci volte il costo di un "40 cannoni" standard dell'epoca, 65000 sterline contro 6000 sterline.

Si dice che una delle cause della rivoluzione parlamentare del 1638 sia stata la resistenza contro la "Ships Money", la tassa per le navi. In realtà non è proprio così. Una politica navale aggressiva corrispondeva alle aspirazioni della borghesia parlamentarista, a condizione che portasse a risultati sostanziosi. Le pretese di Carlo I, con il tempo, dimostrarono il loro velleitarismo. I pescatori olandesi, che in primo tempo avevano pagato le "licenze" abbastanza volentieri, confidando nella protezione della Royal Navy, si resero conto che i "mastodonti" di Carlo I poco potevano contro gli agili scafi dei corsari bretoni o normanni. Ed a maggior ragione, se ne rendevano conto i marinai inglesi, che pure ne sostenevano ben maggior onere finanziario attraverso le imposte.

Dal punto di vista navale, quindi, la rivoluzione di Cromwell fu più una razionalizzazione che un'abbandono di questa politica. L'attribuzione del comando della flotta a ex-soldaticome Blake, permise di introdurre nella flotta quegli elementi di razionalità che a terra avevano portato alla "New Model Army". E' la politica di re Carlo venne reinterpretata, in forma magari meno grandiosa, ma essenzialmente ben più aggressiva, fino ad arrivare al famoso "Atto di Navigazione" del 1651, che avrebbe dato gradualmente fuoco alle polveri dell'ormai latente conflitto.

LA PRIMA GUERRA ANGLO-OLANDESE

L'"Atto di Navigazione" del 1651 fu in realtà un vero "atto di guerra" dell'Inghilterra contro l'Olanda: tutte le merci importate da America, Africa od Asia, dovevano essere trasportate da navi "inglesi" in senso stretto (di proprietà inglese e con 2/3 dell'equipaggio inglese), quelle dall'Europa potevano anche essere trasportate da navi appartenenti allo stato di provenienza delle stesse; si imponevano inoltre dazi sulle aringhe importate ed il divieto di esportazione dei generi coloniali prodotti nelle colonie britanniche.

L'Olanda percepì questo atto come una minaccia alla sua prosperità e cominciò a rifiutare i tradizionali segni di deferenza alla Royal Navy nella Manica e nel Mare del Nord, proteggendo di conseguenza mercantili e pescherecci con navi da guerra e convogliando il traffico della Manica, per impedirne l'ispezione. Ma vedere gli olandesi così in forze nella Manica, ben decisi a rifiutare il tradizionale saluto alla bandiera inglese e le ispezioni, era per gli inglesi una gravissima provocazione. La scintilla che fece scoppiare la guerra fu nel maggio del 1652 quando un convoglio olandese scortato dall'amm.Maarten Tromp, venne attaccato nella Manica dalla squadra del Commonwealth del "General at Sea" Blake. Fu la prima guerra anglo-olandese (1652-1654) incentrata su una serie di battaglie attorno ai convogli olendesi nella Manica ed alla fine perduta dall'Olanda, malgrado il valore di Tromp. Le Province Unite dovettero accettare l'"Atto di Navigazione", pagando inoltre un salatissimo indennizzo.

LA SECONDA GUERRA ANGLO OLANDESE E LA BATTAGLIA DEI QUATTRO GIORNI NELLA MANICA DEL 1666.

Malgrado l'esito della prima guerra anglo-olandese, la rivalità tra le due potenze continuava, anche con azioni armate nelle colonie (nel 1664 abbiamo per esempio la conquista da parte inglese dell'insediamento di New Amsterdam, sull'isola di Manhattan alle foci dell'Hudson, poi diventato la famosa New York). Anche se in Inghilterra vi era stata la restaurazione del re Carlo II, ben poco era cambiato in tema di politica navale. Nel periodo 1665-1667 abbiamo la seconda guerra anglo-olandese, con gli olandesi però affiancati da un'alleata di lusso: la Francia di Colbert e della sua nascente grande marina. Dopo la prima sfortunata azione al largo di Lowestoft nel 1665, arriviamo alla battaglia dei Quattro Giorni, l'11 giugno 1666. Malgrado le perdite pesanti subite da de Witt a Lowestoft, negli ultimi mesi del 1665 de Ruyter riesce e portare in Olanda un convoglio bloccato a Bergen ed incrocia al largo delle Downs proteggendo il traffico olandese nella Manica e nel Mare del Nord, approffittando della strana inerzia della Royal Navy. La pestilenza che colpisce Londra nell'autunno e l'ingresso in guerra della Francia nel gennaio 1666 avevano completamente cambiato lo scenario.

All'inizio dell'estate 1666, de Ruyter è alla fonda al largo di Dunkerque, con 84 navi e con l'intenzione di operare una congiunzione con la flotta francese del duca di Beaufort.

La squadra inglese di 78 navi, è sotto il comando congiunto del principe Rupert e di George Monck duca di Albemarle (due vecchi avversari ai tempi della guerra civile, il primo ovviamente dalla parte dei realisti, il secondo dalla parte del parlamento, in ogni caso due ottimi ufficiali). Le flotte sono in sostanziale parità, ma gli inglesi, preoccupati di evitare la congiunzione tra olandesi e francesi, commettono un errore: dividono le loro forze, inviando 20 navi sotto il comando di Rupert incontro alla flotta francese che si presumeva stesse entrando nella Manica. La loro flotta è già ridotta, perché in seguito ad una decisione coraggiosa, ma corretta, del principe Rupert, tutti i mercantili armati che non hanno la manovrabilità e la potenza di fuoco paragonabile alle navi da guerra, vengono lasciati in porto.

Malgrado la sua ormai netta inferiorità numerica, la mattina dell'11 giugno 1666 Albemarle va incontro alla flotta olandese, che si trova come già detto alla fonda al largo di Dunkerque. Con un vento fresco da S-SW, la flotta di de Ruyter è ancorata in in tre gruppi divisionali separati, disposti grosso modo nella direzione del vento, un po' scalati. Quello più a sud (cioè quindi quello più sopravvento) è la retroguardia al comando del Luitenant Admiraal Cornelis van Tromp (figlio di Maarten), segue il centro al comando dell'Admiraal Michiel de Ruyter (CinC), e quindi, più sottovento, l'avanguardia al comando dell'Admiraal Cornelis Evertsen (o Evertzen)

Verso mezzogiorno, la flotta inglese si avvicina in linea di fila, rotta per SE (in omaggio alle Fighting Instructions emesse dall'adm.Rupert, che riprendono praticamente pari pari quelle del Commonwealth), provenendo da sopravvento e cercando di attaccare con tutte le forze riunite, la sola divisione di Tromp, mantenendosi quindi fuori dal campo di tiro delle altre due, che sono anche in difficoltà a risalire il vento (anche la flotta inglese è articolata su tre divisioni, l'avanguardia sotto l'adm.Sir George Ayscue, la retroguardia sotto l'adm.Sir Thomas Allin). Ma de Ruyter intuisce le intenzioni di Albemarle ed ordina di filare per occhio i cavi delle ancore per schierare quanto prima la sua flotta in posizione meno svanatggiosa. Le flotte tendono quindi a disporsi in linea di fila, su due rotte parallele, grosso modo per SE, però con de Ruyter e Evertsen molto scaduti sottovento e quindi in difficoltà a sostenere con i loro cannoni il giovane Tromp, che si trova quindi in difficoltà essendo in inferiorità numerica contro tutta la linea inglese. La flotta inglese, comunque, è un po' svantaggiata, perché per il vento forte, le sue navi sono molto sbandate nella direzione del nemico e non possono quindi utilizzare i cannoni del primo ponte di batteria sottovento.

Forse Tromp avrebbe potuto ridurre i danni virando di poppa, ripiegando e quindi rimettendosi in linea di fila alle spalle di Evertsen, ma questo avrebbe stravolto la formazione olandese (lasciando l'avanguardia al sopraggiungente de Ruyter, che si sarebbe poi trovato nell'impossibilità di avere una visione completa della flotta, come necessario per esercitarne il comando) e poi, in ogni caso, nessun ufficiale "junior" come era Tromp poteva lasciarsi sfuggire l'occasione di trovarsi a combattere nel "posto d'onore", teoricamente spettante alla "avanguardia" di Evertsen o poteva concedere agli inglesi la gioia di mostrare loro le decorazioni degli specchi di poppa delle sue navi in fuga : ) [Piccola nota: non si faccia confusione tra "avanguardie" e "retroguardie" di nome e quelle di fatto: ovviamente era frequente che le vicissitudini delle battaglie portassero queste a scambiarsi i ruoli, ma la distinzione restava per distinguere l'anzianità degli ammiragli in comando di ciascuna divisione, secondo una gerarchia discendente dal "Centro", all'"Avanguardia" ed alla "Retroguardia", che qualche anno dopo si sarebbe riflessa nei tre gradi di Admiral, Vice Admiral e, appunto, "Rear" Admiral]

L'avvicinarsi della costa fiamminga, comunque, evita alla divisione di Tromp un più severo castigo, perché alla fine tutti devono virare per riguadagnare il largo. La due flotte virano ad un tempo, di circa 180º, prendendo rotta per NW, cosicchè nella flotta olandese Tromp torna ad occupare la retroguardia, mentre al contrario nella flotta inglese Allin è in avanguardia. Le due flotte in rotta per NW, combattono una dura battaglia, nella quale de Ruyter perde anche Evertsen (sostituito da de Vries), ma comincia a far valere la sua superiorità numerica. La disciplina della linea di fila è ancora ai primordi, le navi che la compongono non sono del tutto omogenee (neanche quelle degli inglesi, che pure hanno già rinunciato a molti inadatti mercantili armati). Dopo la virata ad un tempo, la flotta inglese risulta talmente dispersa, da mettere de Ruyter in grado di tagliare fuori dalla linea alcune navi maggiori e distruggerle, usando anche alcuni brulotti di squadra.

Il 12 giugno le flotte si ritrovano, con gli inglesi ridotti a 47 navi e gli olandesi a 77 unità. Il vento arriva pienamente da SW e le due flotte prendono contatto sfilando di controbordo, in linea di fila, gli inglesi con rotta verso E e sopravvento, mure a dritta, e gli olandesi con rotta opposta, sottovento e mure a sinistra. Tromp junior, un ammiraglio di tutto rispetto, ma che a volte appare un po' come ossessionato dal confronto con il suo grande padre, prende in questo caso una decisione audace, apparentemente giustificata, ma discutibilissima. Notando che la linea olandese è in disordine, con navi non allineate, che si coprono il campo di tiro, decide di trovare un campo di tiro sgombro per la sua divisione. Prima che la sua retroguardia arrivi a sfilare controbordo con l'avanguardia inglese avanzante, vira di bordo, tagliando la strada alla linea inglese, passando da mure a sinistra a mure a dritta, allo scopo di superare sopravvento gli inglesi e guadagnare una posizione tattica che di regola era anche considerata più vantaggiosa. Al che, de Ruyter si mette le mani nei capelli, perché la sua formazione è scompaginata e si trova ad avere una divisione tagliata fuori dal grosso. Infatti la decisione di Tromp sarebbe corretta se avesse preventivamente concordato che TUTTA la sua squadra cercasse di guadagnare il sopravvento, in caso contrario si mette in una situazione svantaggiosissima, anche perché de Ruyter da sottovento non può portargli tempestivo aiuto. Come il giorno prima, Tromp si trova presto a combattere con la sua sola divisione contro tutta la flotta inglese e solo l'immediata reazione di de Ruyter, che al sol vedere la sua mossa, coglie al volo le implicazioni del suo gesto, permette di portargli soccorso e minimizzare i danni. Infatti de Ruyter ordina immediatamente al resto della flotta olandese la virata di bordo ad un tempo, prima ancora di completare il defilamento con gli inglesi, in modo tale che quando la poppa dell'ultima nave inglese è sfilata, le sue navi sono praticamente già all'inseguimento della squadra di Albemarle , che sta già puntando famelica verso la sparuta divisione di Tromp. La rapidità di decisione di de Ruyter salva la situazione, anche perché è noto che lasciarsi scadere sottovento è facile, recuperare molto meno, specie con quelle navi del seicento. Dopo una battaglia, ancora una volta non decisiva, ma con un ulteriore salasso di navi, alla sera gli inglesi non possono fare altro che aspettare il ritorno del principe Rupert, atteso con ansia, tanto più che si sa che ha fatto un viaggio a vuoto, perché la flotta francese non sembra ancora intenzionata ad entrare nella Manica.

Il 13 giugno la flotta di Albemarle è ridotta a sole 30 navi "combat ready" e pertanto prende la caccia, ripiegando verso ovest, per accelerare la congiunzione con le 20 navi di Rupert. Le navi olandesi sono più lente ed altrettanto provate e pertanto l'inseguimento non porta alla presa di contatto generale. Comunque gli olandesi non chiudono la giornata a mani vuote, perché la nave ammiraglia di Ayscue, il "Royal Prince" da 90 cannoni, va in secca sulla Galloper Shoal e viene catturata da Tromp, che con questo si fa perdonare le sue mattane. Sir George Ayscue acquisisce la non ambita distinzione di essere l'unico ufficiale ammiraglio nella storia della Royal Navy ad essere catturato dal nemico in combattimento.

Il 14 giugno la flotta inglese ha operato la congiunzione con Rupert e quindi si ritrova in rotta per W, con circa 50 navi, suddivise su quattro divisioni, schierate come al solito, con quella di Rupert in coda alle altre. Gli olandesi, con circa 70 navi, navigano nella stessa direzione. Il vento è ancora da S-SW e questa volta la linea olandese è sopravvento, schierata anch'essa "ammodino", con de Vries in avanguardia, de Ruyter al centro e Tromp in retroguardia. La linea inglese forza l'andatura, cercando di guadagnare velocità e vento sulle più lente navi olandesi e di superarle, per riguadagnare il vantaggio del vento (in questo preciso istante vorrei essere su una delle navi di Albemarle : ) Forse perché in migliori condizioni, le navi dell'avanguardia inglese vanno piu veloci del grosso ed ad un certo punto si apre un varco notevole nella linea inglese. De Ruyter indirizza subito la sua avanguardia nel varco, per tagliare fuori quella britannica, nel contempo ordina a Tromp (retroguardia) di poggiare, per passare sottovento al grosso inglese. La mossa è volontaria fino ad un certo punto (la linea inglese è più boliniera, e quindi la penetrazione reciproca delle linee opposte è inevitabile, però de Ruyter fa le mosse giuste per trarne vantaggio). L'avanguardia olandese si frappone tra il grosso inglese e la sua avangurdia, che per un certo tempo rimane tagliata fuori dal combattimento. Tromp sottovento e de Ruyter sopravvento, impegnano severamente da ambo i lati il grosso inglese, prima con uno scambio di bordate, poi de Ruyter poggia e si butta con le sue navi in mezzo alla linea inglese, trasformando lo scontro in mischia. Le perdite sono pesanti da entrambe le parti, ma alla fine sono gli inglesi a gettare la spugna, ritirandosi, solo appena prima che lo facciano gli olandesi, vittoriosi ma ormai privi di munizioni, dopo 4 giorni di cannoneggiamento continuo su per la Manica. Gli inglesi lamentano 5000 uomini caduti, hanno subito 3000 prigionieri e perso 17 navi. Gli olandesi hanno 2000 caduti ed hanno perso 6 navi.

Appena rifornita la flotta, de Ruyter torna per togliersi lo sfizio, invero concesso a pochi nella storia, di bloccare il Tamigi. Ma già nell'agosto successivo, la flotta inglese e pronta a riprendere il mare e combattere un'altra battaglia (St.James Day). Un anno dopo però, complice una grave crisi inglese dovuta a pestilenza ed all'incendio di Londra, de Ruyter si prenderà la soddisfazione di risalire prima il Tamigi e poi il Medway, distruggendo le navi da guerra ivi alla fonda e portandosi a rimorchio in Olanda il vascello inglese "Royal Charles".

CONCLUSIONI

1) La battaglia è condizionata a sfavore degli inglesi dal grave errore strategico di dividere la flotta di fronte ad un nemico di pari forze. Si può parlare in questo caso di "fleet in being": i 36 vascelli francesi al comando del duca di Beaufort, che scorrazzano davanti alla Bretagna senza mai decidersi ad entrare nella Manica, hanno comunque dato agli alleati olandesi un notevole aiuto, senza sprecare un oncia della polvere o la vita di un suddito di sua maestà francese.

2) La flotta olandese non combatte male, del resto non è composta nè da incompetenti, nè da vigliacchi. Però non è una vera marina, divisa com'è tra le sue squadre provenienti dalle diverse province (Zelanda, Nord Olanda, Sud Olanda..........). In essa si presenta a tratti l'atteggiamento "portoghese" di lasciar combattere "gli altri": "Che vadano loro che sono tanto furbi, a rischiare la pelle od a scatafasciare le loro navi". Il senso di disciplina è di conseguenza scarso, anche tra uomini tendenzialmente combattivi, come l'ammiraglio Tromp jr. Al confronto la disciplina inglese è impeccabile, come si addice da una marina "nazionale" che è finanziata da tutti, "highlanders" compresi. Anche ufficiali che in passato sono stati divisi dalla guerra civile, sanno trovare un'ottima collaborazione in nome dell'interesse nazionale (primi fra tutti Monck e Rupert).

3) Le navi olandesi sono spesso più piccole e di norma hanno minore pescaggio. Questo ha effetti sulla loro capacità di stringere la bolina, cosa che come abbiamo visto ha effetti tattici notevoli, specie in relazione alla possibilità di occupare e mantenere il vantaggio del vento.

4) Per quanto si sappia che anche gli olandesi dispongono di istruzioni di combattimento e codici dei segnali, da parte inglese rileviamo una maggior propensione ad aggiornare le istruzioni in base all'esito dell'ultima battaglia. Infatti le istruzioni redatte poco tempo dello scontro successivo (St.James Day), prevedono appunto, per la prima volta, l'ipotesi di dividere la flotta nemica, concentrando le forze su un nemico diviso. La tattica viene consigliata quando la flotta inglese si trova sottovento.

Ciao : )

Marco

Post di Henry Newbolt

Visto che i post di Marco sono inattaccabili sul piano dell'accuratezza, mi limiterò ad aggiungere qualcosa. :-)

Insieme alle Ships Royal (Sovereign of the Seas, Prince, Merhonour) la marina del Commonwealth si trovò a disporre di una nuova classe di navi, chiamate frigates ma che nulla hanno a che fare con le fregate come noi le intendiamo. Queste erano navi più snelle e più basse, costruite per il fuoco di bordata ma ancora concepite per il melee, quindi erano agili e veloci, fatte apposta per girare intorno alle navi avversarie scaricando la bordata contro la prua o la poppa. Contemporaneamente la Royal navy subiva un completo ricambio degli alti ufficiali; i nuovi ammiragli (o General at Sea), soprattutto Blake e Monck, provenivano dall'esercito e le nuove "fighting instructions" riflettono la loro esperienza delle battaglie terrestri, dove incominciava ad essere chiara la superiorità della linea armata di moschetto rispetto ai mix di picchieri e moschettieri. Pensarono quindi di adattare la formazione di linea alla tattica navale, nacque così la linea di fila; in questo modo si otteneva il duplice vantaggio di dare all'ammiraglio un maggior controllo sulla flotta. Per prendere posto nella linea di fila le navi devono essere abbastanza grandi per essere robuste e per poter portare cannoni più potenti. Perciò i yardmasters inglesi misero mano alle vecchie Ships Royal, abbassando le sovrastrutture e potenziando i cannoni per compensare la perdita in numero. Allo stesso tempo le frigates si dimostrarono troppo leggere per combattere in linea, ma il concetto di nave che combatte con le bordate e concentra i cannoni sui ponti continui influenzerà il design delle vere navi di linea.

Dal canto loro gli Olandesi rimasero indietro sia come tattica che come costruzioni. La marina olandese era molto meno organizzata, divisa com'era in cinque "ammiragliati"; inoltre molte navi erano di propietà del capitano, che aveva quindi molte remore ad impegnarsi a fondo; gli olandesi erano ancora legati a schemi medievali, le navi da guerra erano in larga parte mercantili armati. Per questo motivo le navi venivano costruite più leggermente, portavano meno cannoni ed avevano difficoltà a stringere il vento. Per finire le navi olandesi avevano limiti ben precisi di pescaggio, il che limitava vieppiù le loro dimensioni.

Durante la prima guerra Anglo-Olandese non si vide ancora all'opera un rigido schema di linea, ma gli inglesi erano ormai sulla strada giusta; al contrario gli olandesi dettero esempio di scarso controllo sulla flotta ed in alcuni casi arrivarono al rifiuto del combattimento.

Nel Maggio 1660 Carlo II fu incoronato Re d'Inghilterra. Ancora una volta l'Ammiragliato inglese fu rivoluzionato ed ancora una volta per il meglio. Sia Carlo che suo fratello, il Duca di York, erano esperti di arte navale; il Duca di York divenne High Admiral (in effetti ricopriva la carica da quando aveva 9 anni), ex.nemici si ritrovarono fianco a fianco: il Principe Rupert ed il generale Monck (adesso Duca di Albemarle) ma, soprattutto, Samuel Pepys (cugino del Conte di Sandwich Edward Montagu, comandante la flotta che riportò Carlo in patria) entrò a far parte dell'Ammiragliato con compiti via via più importanti. Pepys è una figura gigantesca: abilissimo amministratore, chiamò Anthony Deane a maggiori responsabilità, soppiantando in parte la dinastia dei Pett, i quali dall'epoca di Carlo I erano quasi in regime di monopolio per quanto riguarda le costruzioni per la Royal Navy; grandissimo scrittore, il suO Diario è il migliore in inglese e forse il migliore in assoluto; grandissimo libertino :-) Il nuovo Ammiragliato iniziò un programma di costruzioni che mise ancora più enfasi sulle navi di linea di primo rango, grossi tre ponti che però avevano ancora un coefficiente lunghezza/larghezza troppo fine, il che li portava ad avere spesso il mare che entrava dai portelli inferiori.

Anche gli olandesi impararono la lezione e cominciarono a costruire navi da guerra più robuste e più grosse, ma sempre con le limitazioni dovute al pescaggio.

Un terzo giocatore, Luigi XIV, cominciò a ricostruire la propria marina, inizialmente affidandosi ad esperti olandesi. L'influenza olandese, senza i limiti del pescaggio, produsse splendide navi (solitamente due ponti) che riuscivano ad utilizzare la batteria inferiore anche in condizioni di mare dove gli inglesi dovevano chiudere i portelli del ponte inferiore. Oltretutto, il ponte inferiore, essendo dotato dei cannoni più pesanti era anche il più importante in combattimento; poteva quindi succedere che le pur grosse navi inglesi si ritrovassero in condizioni di inferiorità all'atto pratico.

La seconda guerra Anglo-Olandese è importante anche in campo letterario. L'opera più importante è sicuramente il Diario di Samuel Pepys; in cinque volumi, ne esistono versioni ridotte di cui una tradotta in italiano nel 1942 per dimostrare l'immoralità degli inglesi. Secondariamente, Annus Mirabilis di John Dryden, un poema epico sulla guerra e sull'incendio di Londra, scritto da un sostenitore di Carlo II. Di questo non esistono traduzioni in italiano, ne ho una copia anastatica di una pubblicazione del 1688. Infine una poesia di Andrew Marvell, partigiano di Cromwell, che satireggia il comportamento inglese in occasione della scorreria di De Ruyter sul Tamigi. Questa, essendo breve, posso postarla sul NG se interessa.

H.N.
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