Le navi vichinghe
by LB - 13/11/03
PREAMBOLO
"Di fronte a questi, in mezzo all'Oceano, sono le tribù dei Suioni (svedesi), potenti oltre che per terra anche per mare. A differenza delle altre, le loro navi costruite con due prue offrono sempre un facile approdo da entrambe le parti" Tacito, "Germania", XLIV
LB
Da sempre si sa che i vichinghi erano abili navigatori e usavano navi formidabili per affrontare l'oceano. Il termine stesso "vichingo" vuole probabilmente dire "pirata di mare". Ma fino al 1800, non si avevano descrizioni dettagliate delle imbarcazioni vichinghe.
La situazione cambiò tra il 1867 e il 1903 con il ritrovamento dei resti di tre navi in tumuli sepolcrali in tre località del fiordo di Oslo (Tune, Gokstad e Oseberg). A partire dal 1962 altre 6 sei navi furono ritrovate. Il legno si conserva in ambiente umido: 5 navi sono state ritrovate sott'acqua, le altre in suoli di argilla blu. Inoltre, le tecniche di restauro del legno non erano già affinate nel 1867 e qualche trattamento non ha ottenuto buoni effetti.
La nave di Oseberg e quella di Gokstad, ricostruite nel museo di Oslo, mostrano la perfezione tecnica e l'estetica armoniosa delle navi vichinghe.
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Nave di Oseberg |
Nave di Gokstad |
Per seguire la descrizione, è utile vedere le piante delle due navi. Per mantenere i dettagli le immagini sono di 2000x1500 pixel e 200 kB circa. Inoltre, per non tagliare in due il libro, si vede la rilegatura al centro. Malgrado tutto ciò, vale la pena vederle...
LA NAVE DI OSEBERG
La nave di Oseberg fu ritrovata in tumulo sepolcrale, parzialmente saccheggiato. Nella camera funebre sono stati trovati oggetti in legno di diverso tipo, tra cui delle slitte da cerimonia e delle teste di animali decorate, oltre ai resti di due donne. Le due teste di animali, tipiche rappresentazioni zoomorfe del nord Europa, mostrano l'evoluzione dello stile raffigurativo normanno da uno "accademico" più lineare a uno "barocco" più ornamentale. Anche le decorazioni delle slitte sono molto importanti per la storia dell'arte.
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Stile raffigurativo "accademico" |
Evoluzione "barocca" ornamentale |
La nave era quasi completamente in quercia, con scafo aperto attrezzato per il remo e per la vela. La lunghezza è di 21,6 metri e la larghezza massima 5,1 metri. Con un equipaggio di 35 uomini, il dislocamento doveva essere di 11 tonnellate. Le dimensioni sono minori delle grandi navi vichinghe: si pensa che la nave fosse un "karvel", cioè adibita all'uso personale di un nobile.
La chiglia, lunga 19,8 metri, è leggermente incurvata in modo da essere più profonda di 30 cm al centro e così favorire la manovrabilità. Si tratta comunque di una curvatura minima: se si vede la barca di lato, questa è piatta al centro, con le due estremità ("ruote") invece molto rialzate. Le "ruote" di prua e di poppa sono di quercia sceltissima e finemente incise, come molte altre parti della nave. La ruota di prua raffigura la testa di un serpente, quella di poppa la coda.
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"Ruota" di prua |
Le 17 coste ricoperte da bagli sono ricoperte da 12 file di tavole di fasciame, che costituiscono lo scafo esterno. L'ultima fila di tavole ha i supporti per gli scudi e i fori per 15 file di remi. Sopra i bagli vi sono le tavole di pino del ponte, non inchiodate in modo da metterci sotto il carico. Non vi sono sedili fissi per i rematori, che probabilmente si sedevano sui propri bauli personali.
La nave è realizzata con la massima qualità dei materiali e delle tecniche, tuttavia molti particolari risultano più delicati rispetto alle altre navi. Inoltre il bordo è molto basso. Tutto ciò indica che la nave di Oseberg era destinata alla navigazione costiera nel fiordo di Oslo e non alle attraversate oceaniche. La finezza della costruzione, l'altezza imponente di prua e poppa, le decorazioni e la suppellettile funeraria indicano che probabilmente si trattava di un "panfilo" che una principessa usava per le sue visite personali e diplomatiche.
LA NAVE DI GOKSTAD
La nave di Gokstad è interamente in quercia. La chiglia in unico pezzo è stata ricavata da una quercia stimata alta 25 metri.
La nave di Gokstad ha circa le stesse dimensioni e le stesse caratteristiche costruttive della nave di Oseberg. Sia l'altezza del bordo sia la maggiore solidità suggeriscono però che la nave di Gokstad poteva affrontare anche l'oceano. Nel 1893 una copia esatta della nave compì l'attraversata atlantica.
La maggiore robustezza rispetto alla nave di Oseberg è forse dovuta anche all'evoluzione delle tecniche costruttive. Infatti la nave di Oseberg è stata datata all'800 circa, mentre quella di Gokstad all'850 circa.
Piero F.
Sono abbastanza certo che i drakkar, vere formula uno del mare per i loro tempi, rappresentarono una rivoluzione nel campo della tecnica navale anche per gli stessi vichinghi. Se, come si sostiene in "Omero nel Baltico", già nel 2000 a.C. le navi achee fossero paragonabili ai drakkar del VII/VIII sec. d.C., c'è da chiedersi perché i norvegesi abbiano atteso 2500 anni per affiorare alla storia del mondo...
Prima delle incursioni in Irlanda e in Northumbria nessuno sapeva niente di questi predoni e delle loro formidabili navi.
Il che fa supporre, con un briciolo di buon senso, che prima di allora non possedessero una tecnica navale abbastanza avanzata per navigare in mare aperto (soprattutto il mare del nord a quelle latitudini). Altrimenti bisognerebbe supporre che la possibilità ce l'avevano da millenni, ma non avevano ancora l'istinto predatorio :-)
In conclusione, mi sembra che l'allusione di Tacito a navi con due prue (così come quella di Omero all'albero smontabile) sia da considerarsi fino a prova contraria una pura suggestione superficiale, che non autorizza a pensare che i drakkar esistevano già nel I sec. d.C. (e men che mai 2000 anni prima!)
Michelazzo
La nave con "due prue" non credo debba intendersi con la prua a doppio scafo, come in oriente (e, ancor oggi i boum del golfo Persico), bensì come nave capace di muoversi in entrambe le direzioni, con la poppa e la prua conformate nel medesimo modo entrambe a tagliamare. Questa configurazione è adattissima alla navigazione in stretti fiordi, in estuari, e alla consuetudine di arenarsi in spiaggia con la bassa marea e ripartire con l'alta marea, senza bisogno di eseguire una virata e senza offrire il fianco alle onde della marea. Potrebbe anche avere origine antichissima.
LB
Sembra strano che gli achei avessero contatti stabili con il Baltico (al limite sarebbero più probabili minoici e fenici). Invece è più plausibile Tacito. E' probabile che Tacito abbia ascoltato più fonti indipendenti prima di scrivere dei Suioni.
Credo che le navi del Mediterraneo avessero una forma diversa. Oltre alle due estremità asimmetriche, erano più a "guscio di noce". Invece le navi vichinghe hanno le estremità a V e la parte centrale molto aperta, più o meno come le linee di prua delle moderne derive plananti. Questa forma aumenta sia la velocità a vela sia la stabilità rispetto al rollio delle onde. Insomma, sembra più probabile uno sviluppo autonomo delle imbarcazioni norvegesi, con pochi contatti con il sud. Infatti, a parte le fantasie sull'Odissea, non vi sono di loro altri cenni in epoca storica a parte Tacito.
Graffiti rupestri dimostrano che in Norvegia venivano costruite navi fin dall'età del bronzo (1500-500 aC). I ritrovamenti dell'età del ferro mostrano alcuni stadi dell'evoluzione che portò alle navi del 800 dC.
Anche tra la nave di Oseberg (800 dC) e quella di Gokstad (850 dC) vi sono delle evoluzioni tecniche. Forse proprio queste migliorie hanno finalmente permesso la via dell'oceano ai vichinghi.
L'evoluzione della tecnica navale fu determinante nell'espansione normanna. A un certo punto deve essersi creato un ciclo virtuoso tra maestri d'ascia e condottieri militari. Le razzie fornivano i fondi per la costruzione di navi più grosse, più solide e più numerose, che permettevano razzie ancora migliori e così via.
Altre cause della "esplosione" normanna probabilmente furono un rialzo demografico in Scandinavia e la debolezza, soprattutto navale, delle altre nazioni europee: l'occasione fa l'uomo ladro...
Michelazzo
Le differenze fondamentali fra i drakkar e le navi mediterranee consistono nella forma della chiglia e nella struttura del fasciame. La chiglia dei drakkar è rettilinea (sempre per la facilità di spiaggiare in bassa marea) mentre nel Mediterraneo è mezzalunata.
Lo scafo dei drakkar è a fasciame sovrapposto, rinforzato dall'ossatura che, pare, veniva inserita dopo la costruzione della conchiglia. Ogni elemento del fasciame è a pezzo unico, ciò che alla fine limitava la lunghezza possibile di questo tipo di nave.
LB
Giustissimo il particolare del fasciame sovrapposto. Le file superiori di fasciame si sovrappongono esteriormente a quelle inferiori e sono unite a esse da chiodi di ferro ribaditi. Per quanto riguarda invece le tavole di fasciame uniche da poppa a prua, questa è una caratteristica della nave di Gokstad, come la chiglia in unico pezzo. Sono migliorie tecniche che aumentarono la robustezza. Un'altra caratteristica adatta alla navigazione fluviale è l'attacco del timone. Siccome questo si immergeva di 20 cm più della chiglia, era possibile alzare la pala sui bassi fondali con una cima.
Michelazzo
Nel Mediterraneo invece, sulla struttura della chiglia, si costruiva uno scheletro di ordinate, alle quali venivano fissati gli elementi del fasciame combacianti longitudinalmente (e non sovrapposti) e di qualunque lunghezza.
LB
La nave di Oseberg ha più tavole (lunghe circa 5 metri) su ogni fila di fasciame e la chiglia divisa in due pezzi. Per congiungere sia le tavole sia i pezzi della chiglia, vennero praticati dei tagli obliqui in modo da avere una maggiore superficie di contatto. Quindi le due parti vennero unite tramite chiodi di ferro ribaditi.
Le giunture delle tavole del fasciame nella nave di Oseberg spesso "si trovano, in più file consecutive, l'una sopra l'altra, il che è considerato un indebolimento dello scafo. Ma questo dettaglio appare solo nelle parti di prua e di poppa, dove l'armatura interna è così solida che non si rischia di indebolire le fiancate della nave".
Un altro elemento "debole" della nave di Oseberg erano la carlinga e la mastra che (per chi non conoscesse la terminologia nautica) sono l'appoggio dell'albero sulla nave. La mastra ha delle fenditure riparate all'epoca con strisce di ferro, quindi non aveva retto allo sforzo.
L'albero della nave di Oseberg era in pino. Se ne è trovato un pezzo di 5,7 metri, ma doveva essere di circa 13 metri. Si sa invece poco della vela e dell'eventuale sartiame.
Oltre a le tavole del fasciame e la chiglia in pezzo unico, un'altra miglioria tecnica della nave di Gokstad sono la carlinga e la mastra più grosse e solide. La mastra ha la famosa forma di pesce: in inglese si chiama proprio "mastfish".
Hai giustamente detto che le navi vichinghe manovravano bene in fiordi e fiumi e rendevano agevole lo spiaggiamento e il trasporto via terra. La nave di Oseberg, lunga 21,5 metri, dislocava solo 11 tonnellate, compreso l'equipaggio di 35 uomini. Quindi era abbastanza leggera perché gli stessi marinai potessero trascinarla sui tronchi via terra. Anche il rotolamento dei tronchi sotto lo scafo era facilitato dalla forma piatta della chiglia.
FONTE
Le informazioni e le illustrazioni sulle navi di Oseberg e Gokstad sono tratte da Sjolvold, "Le navi vichinghe di Oslo".
Questo è il sito del museo di Oslo:
www.ukm.uio.no/vikingskipshuset/indexe.shtml
Queste sono le due pagine relative alle navi descritte:
www.ukm.uio.no/vikingskipshuset/engelsk/oseberg.shtml
www.ukm.uio.no/vikingskipshuset/engelsk/gokstad.shtml
Questo testo è stato preparato con l'aiuto di Ball, oltre che degli altri che hanno partecipato alla discussione.