Ringrazio in anticipo chiunque vorrà fornire una fulminea sintesi delle battaglie di Goito e Pastrengo.
Il 26 aprile 1848 l'esercito sardo varca il Mincio per isolare Peschiera e
tentare di aggirare Verona da nord. Il giorno 30 attacca Pastrengo su tre
colonne, la destra da Palazzolo su osteria Nuova, il centro e la sinistra da
Colà su Pastrengo. L'azione inizia alle 11 perché è domenica e prima le
truppe hanno ascoltato la messa. Alle 14 la battaglia è generale, tutte le
colonne sono impegnate e avanzano abbastanza bene. Carlo Alberto raggiunge
le prime linee ed è qui che succede il 'fattaccio', i carabinieri
d'avanguardia retrocedono per una scarica a bruciapelo e lasciano il Re allo
scoperto. Immediatamente il maggiore Sanfront ordina la carica ai
carabinieri della scorta ravvicinata. questi non si limitano a disperdere la
compagnia austriaca che sparava sul Re, ma insistono ad avanzare. Il nemico
è già in ritirata e non è chiaro se questa azione ne acceleri il movimento.
Sono le 16, i ponti sull'Adige sono a portata di mano, ma Carlo Alberto si
limita ad occupare il paese, perdendo probabilmente una buona occasione. Gli
austriaci persero 1200 fra morti e feriti e 500 prigionieri. La battaglia
non fu quindi tanto piccola. I sardi persero 500 fra morti e feriti.
Il terreno a nord di Verona si dimostrò poi più difficile del previsto e il
progettato aggiramento sfumò.
Goito - Vi furono due battaglie: la prima l'8 aprile del 1848. Il I Corpo
(gen. Bava) con le brigate Regina, Aosta e i bersaglieri attacca 1200
austriaci (Wohlgemuth) a Goito obbligandoli a ritirarsi oltre il Mincio. Gli
austriaci fanno saltare il ponte che però viene subito riattato. Notevole
l'azione di due batterie sarde che fecero tacere totalmente l'artiglieria
austriaca.
La battaglia più importante è quella del 30 maggio 1848. Il 27 maggio
Radetzky, essendo stato raggiunto dal Corpo del Nugent, proveniente dal
Friuli, lascia Verona e si porta a Mantova schiacciando, il 28 e 29 le
deboli forze toscane e napoletane a Curtatone e Montanara (3000 perdite fra
gli italiani e solo 700 per gli austriaci). Ma la resistenza consentì al
Bava di raggruppare l'esercito sardo, che era molto disperso (come succederà
poi ancora a Custoza). Radetzky intendeva attaccare la destra piemontese,
avvolgerla e addossare il resto dei sardi al Mincio, dove non avrebbero
avuto scampo, e liberare poi Peschiera. L'attacco frontale fu portato da
Wratislaw lungo la direttrice Sacca-Goito (25.000 uomini compreso il Wocher,
in riserva). L'azione aggirante fu affidata al D'Aspre, 15.000 uomini) lungo
la direttrice Rodigo-Ceresara. Lo schieramento sardo andava da Goito a
Cerlongo, vanificando così l'aggiramento del d'Aspre che, per riuscire
avrebbe dovuto essere prolungato verso Giudizzolo, che peraltro era ben
presidiata.
La battaglia iniziò alle 15: a destra (austriaca) il Benedeck fu fermato
dalla div. di Ferrere, il Clam fu a sua volta fermato al centro dall' 11º e
17º mo fanteria rinforzati da una batteria di cannoni. A Cerlongo la div.
d'Arvillars cedette invece alle brigate Wohlgemuth e Strassoldo.
L'aggiramento, seppure a raggio più stretto sembrava poter riuscire, ma
l'intervento della brigata Guardie fermò la ritirata della brigata Cuneo
che, riannodate le fila tornò all'attacco e bloccò definitivamente il
nemico. Il D'Aspre non poteva intervenire in tempo da Ceresara così il
Radetzy ordinò la ritirata. Perdite austriache 600 uomini,
sarde 200 uomini. Lo stesso giorno Peschiera si arrendeva ai sardi.
Radetzky fece tesoro dell'esperienza negativa e a Custoza (25 luglio) non
disperse le truppe, ma le tenne concentrate e vinse.
Michelazzo
Reply by Renzo
Ciao, molto bella questa sintesi! Però ho un dubbio. Ho letto solo la
"Storia militare del risorgimento" di Pieri. Mi ricordo che
le perdite a Pastrengo erano assai basse, mi pare un centinaio di
piemontesi e poco più per gli austriaci, e allora ci sono alcune
possibilità: 1. mi ricordo male io; 2. Pieri si è sbagliato; 3. La tua fonte si è sbagliata; 4. Sono sbagliati entrambi e le cifre sono altre ancora... Anche per le altre battaglie Pieri scrive di perdite assai lievi per entrambe le parti, tranne a S.Lucia che risulta la più sanguinosa della campagna del 48'.
Renzo
Reply by Michelazzo
Più probabile la terza. Anch'io avevo letto il Pieri, anni fa e adesso non
l'ho sottomano. Le fonti sono appunti che avevo preso da pubblicazioni
locali. Probabilmente i 500 prigionieri austriaci sono compresi nei 1.200.
In fondo gli austriaci erano 8.000 e i piemontesi 14.000. Gli austriaci combattevano con un fiume alle spalle e questo, si sa, non è esattamente il massimo della vita.
E' certo (memorie di Radetzky che confessa apertamente che Pastrengo fu il
suo momento più basso) che se Carlo Alberto avesse risolutamente passato
l'Adige il morale delle truppe austriache sarebbe crollato e forse Verona
sarebbe insorta. Pieri mi sembra abbia sempre sottovalutato la
situazione psicologica privilegiando quella della pura tecnica militare.
Il fatto è che Carlo Alberto non aveva la minima idea di quale strategia
applicare. Invase la Lombardia pensando semplicemente di andare a prendersi
terre che i popoli graziosamente gli donavano (la "dedizione" dei milanesi
di Gabrio Casati alla corona sabauda). Idem si aspettava che i veneti
cacciassero gli austriaci per conto loro e poi gli si "donassero".
A Pastrengo, Goito, S.Lucia e Custoza si ripetè praticamente lo stesso
schema. I Sardi (non perché abitanti della Sardegna, ma semplicemente perché
si trattava dell'esercito del Regno di Sardegna, non mi sembra giusto
chiamarli piemontesi) non avevano mentalità annientatrice: fermavano gli
attacchi appena raggiunto il primo obiettivo (altura, paese che fosse)
rinunciando ad inseguire il nemico. Gli austriaci invece sospendevano le
azioni quando si accorgevano di non potercela fare (v. Goito) e attaccavano
a fondo appena il climax della battaglia girava a loro favore (v. S.Lucia e
Custoza). A S. Lucia le perdite furono elevate solo nella seconda parte
della battaglia. Quando i Sardi si ritirarono Radetzky attaccò furiosamente
la loro retroguardia, così che il resto del II C.A. del De Sonnaz dovette
fare dietro front e ingaggiare una seconda battaglia per permettere lo
sganciamento della propria retroguardia (robb de matt direbbe Gianni Brera).
Michelazzo