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Goito e Pastrengo
by Michelazzo - 27/06/03
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Ringrazio in anticipo chiunque vorrà fornire una fulminea sintesi delle battaglie di Goito e Pastrengo.

Il 26 aprile 1848 l'esercito sardo varca il Mincio per isolare Peschiera e tentare di aggirare Verona da nord. Il giorno 30 attacca Pastrengo su tre colonne, la destra da Palazzolo su osteria Nuova, il centro e la sinistra da Colà su Pastrengo. L'azione inizia alle 11 perché è domenica e prima le truppe hanno ascoltato la messa. Alle 14 la battaglia è generale, tutte le colonne sono impegnate e avanzano abbastanza bene. Carlo Alberto raggiunge le prime linee ed è qui che succede il 'fattaccio', i carabinieri d'avanguardia retrocedono per una scarica a bruciapelo e lasciano il Re allo scoperto. Immediatamente il maggiore Sanfront ordina la carica ai carabinieri della scorta ravvicinata. questi non si limitano a disperdere la compagnia austriaca che sparava sul Re, ma insistono ad avanzare. Il nemico è già in ritirata e non è chiaro se questa azione ne acceleri il movimento. Sono le 16, i ponti sull'Adige sono a portata di mano, ma Carlo Alberto si limita ad occupare il paese, perdendo probabilmente una buona occasione. Gli austriaci persero 1200 fra morti e feriti e 500 prigionieri. La battaglia non fu quindi tanto piccola. I sardi persero 500 fra morti e feriti. Il terreno a nord di Verona si dimostrò poi più difficile del previsto e il progettato aggiramento sfumò.

Goito - Vi furono due battaglie: la prima l'8 aprile del 1848. Il I Corpo (gen. Bava) con le brigate Regina, Aosta e i bersaglieri attacca 1200 austriaci (Wohlgemuth) a Goito obbligandoli a ritirarsi oltre il Mincio. Gli austriaci fanno saltare il ponte che però viene subito riattato. Notevole l'azione di due batterie sarde che fecero tacere totalmente l'artiglieria austriaca.

La battaglia più importante è quella del 30 maggio 1848. Il 27 maggio Radetzky, essendo stato raggiunto dal Corpo del Nugent, proveniente dal Friuli, lascia Verona e si porta a Mantova schiacciando, il 28 e 29 le deboli forze toscane e napoletane a Curtatone e Montanara (3000 perdite fra gli italiani e solo 700 per gli austriaci). Ma la resistenza consentì al Bava di raggruppare l'esercito sardo, che era molto disperso (come succederà poi ancora a Custoza). Radetzky intendeva attaccare la destra piemontese, avvolgerla e addossare il resto dei sardi al Mincio, dove non avrebbero avuto scampo, e liberare poi Peschiera. L'attacco frontale fu portato da Wratislaw lungo la direttrice Sacca-Goito (25.000 uomini compreso il Wocher, in riserva). L'azione aggirante fu affidata al D'Aspre, 15.000 uomini) lungo la direttrice Rodigo-Ceresara. Lo schieramento sardo andava da Goito a Cerlongo, vanificando così l'aggiramento del d'Aspre che, per riuscire avrebbe dovuto essere prolungato verso Giudizzolo, che peraltro era ben presidiata.

La battaglia iniziò alle 15: a destra (austriaca) il Benedeck fu fermato dalla div. di Ferrere, il Clam fu a sua volta fermato al centro dall' 11º e 17º mo fanteria rinforzati da una batteria di cannoni. A Cerlongo la div. d'Arvillars cedette invece alle brigate Wohlgemuth e Strassoldo. L'aggiramento, seppure a raggio più stretto sembrava poter riuscire, ma l'intervento della brigata Guardie fermò la ritirata della brigata Cuneo che, riannodate le fila tornò all'attacco e bloccò definitivamente il nemico. Il D'Aspre non poteva intervenire in tempo da Ceresara così il Radetzy ordinò la ritirata. Perdite austriache 600 uomini, sarde 200 uomini. Lo stesso giorno Peschiera si arrendeva ai sardi. Radetzky fece tesoro dell'esperienza negativa e a Custoza (25 luglio) non disperse le truppe, ma le tenne concentrate e vinse.

Michelazzo

Reply by Renzo

Ciao, molto bella questa sintesi! Però ho un dubbio. Ho letto solo la "Storia militare del risorgimento" di Pieri. Mi ricordo che le perdite a Pastrengo erano assai basse, mi pare un centinaio di piemontesi e poco più per gli austriaci, e allora ci sono alcune possibilità: 1. mi ricordo male io; 2. Pieri si è sbagliato; 3. La tua fonte si è sbagliata; 4. Sono sbagliati entrambi e le cifre sono altre ancora... Anche per le altre battaglie Pieri scrive di perdite assai lievi per entrambe le parti, tranne a S.Lucia che risulta la più sanguinosa della campagna del 48'.

Renzo

Reply by Michelazzo

Più probabile la terza. Anch'io avevo letto il Pieri, anni fa e adesso non l'ho sottomano. Le fonti sono appunti che avevo preso da pubblicazioni locali. Probabilmente i 500 prigionieri austriaci sono compresi nei 1.200. In fondo gli austriaci erano 8.000 e i piemontesi 14.000. Gli austriaci combattevano con un fiume alle spalle e questo, si sa, non è esattamente il massimo della vita.

E' certo (memorie di Radetzky che confessa apertamente che Pastrengo fu il suo momento più basso) che se Carlo Alberto avesse risolutamente passato l'Adige il morale delle truppe austriache sarebbe crollato e forse Verona sarebbe insorta. Pieri mi sembra abbia sempre sottovalutato la situazione psicologica privilegiando quella della pura tecnica militare.

Il fatto è che Carlo Alberto non aveva la minima idea di quale strategia applicare. Invase la Lombardia pensando semplicemente di andare a prendersi terre che i popoli graziosamente gli donavano (la "dedizione" dei milanesi di Gabrio Casati alla corona sabauda). Idem si aspettava che i veneti cacciassero gli austriaci per conto loro e poi gli si "donassero".

A Pastrengo, Goito, S.Lucia e Custoza si ripetè praticamente lo stesso schema. I Sardi (non perché abitanti della Sardegna, ma semplicemente perché si trattava dell'esercito del Regno di Sardegna, non mi sembra giusto chiamarli piemontesi) non avevano mentalità annientatrice: fermavano gli attacchi appena raggiunto il primo obiettivo (altura, paese che fosse) rinunciando ad inseguire il nemico. Gli austriaci invece sospendevano le azioni quando si accorgevano di non potercela fare (v. Goito) e attaccavano a fondo appena il climax della battaglia girava a loro favore (v. S.Lucia e Custoza). A S. Lucia le perdite furono elevate solo nella seconda parte della battaglia. Quando i Sardi si ritirarono Radetzky attaccò furiosamente la loro retroguardia, così che il resto del II C.A. del De Sonnaz dovette fare dietro front e ingaggiare una seconda battaglia per permettere lo sganciamento della propria retroguardia (robb de matt direbbe Gianni Brera).

Michelazzo
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