Pochi sanno che la prima cannonata della Seconda Guerra d'Indipendenza (1.859) fu sparata sul lago Maggiore. Su questo lago si svolse una piccola
guerricciola locale (molto probabilmente incruenta) fra tre battelli armati
austriaci e le popolazioni rivierasche della sponda piemontese del lago.
Gli austriaci avevano fortificato il golfo di Laveno costruendo due forti
che ne controllavano l'accesso, e armato di cannoncini tre battelli.
All'alba del primo giorno di guerra i tre battelli si presentarono davanti a
Cannobio, Pallanza e Stresa intimando ai comuni rivieraschi il pagamento di
una contribuzione di guerra (telerie, vele, cordami, legname e materiale
vario) sotto pena di bombardamento e occupazione militare. En passant
distrussero tutte le barche ormeggiate sulle rive. A Pallanza sbarcarono
addirittura una pattuglia per tentare di catturare un cannone della Guardia
Nazionale. Saputo che il cannone era partito da poco per unirsi ai volontari
di Garibaldi, che operavano nel biellese, il battello austriaco tentò di
bloccarlo al passaggio del fiume Toce. Sul fiume, allora, non vi erano
ponti, ma solo un traghetto. Gli austriaci calarono una barca con una
pattuglia tentando di sbarcare e catturare il cannone, ma questo fu messo in
batteria, colpì la barca, che dovette precipitosamente ritornare al
battello, quindi attraversò il fiume e si congiunse a Garibaldi.
Durante la giornata nei paesi ci furono accese discussioni se accettare o
respingere la minaccia austriaca. Stresa e Pallanza cedettero e nei giorni
seguenti pagarono.
A Intra c'era una fonderia che aveva prodotto alcuni cannoni in bronzo per
la fortezza di Alessandria e ne conservava gli stampi. I cittadini di Intra
e di Cannobio si tassarono per pagare il bronzo alla fonderia, che produsse
4 piccolo pezzi e relativo munizionamento. Un pezzo fu piazzato a Cannobio e
tre a Intra, al riparo da muretti a secco. Il "fortino" di intra c'è ancora,
sulla destra della litoranea andando verso Ghiffa.
Quando un battello austriaco si presentò davanti a Cannobio a riscuotere fu
accolto a cannonate e se ne andò. Tornò l'indomani con tutta la flottiglia
ma fu respinto nuovamente (27-28 maggio 1859). La difesa di Cannobio era
comandata da un artigliere dell'esercito sardo in convalescenza. Vi
parteciparono i finanzieri del posto di confine e un po' di volonterosi
abitanti.
Dinanzi a Intra, difesa da ben tre cannoni, i battelli austriaci non si
presentarono nemmeno. Gli intresi avevano salvato le barche ricoverandole
nell'abitato e nei due fiumi (torrenti) che lì sboccano nel lago.
Così quando garibaldi occupò Varese tentarono addirittura di attraversare il
lago ed espugnare uno dei forti di Laveno. Da Varese una colonna di
Garibaldini avrebbe attaccato Laveno, nottetempo, per via di terra. Quella
stessa notte una cinquantina di intresi si sarebbero portati, in barca (con
i remi fasciati per non far rumore) sotto uno dei due forti. Un connivente
avrebbe aperto dall'interno la cancellata della darsena del forte, i cui
difensori sarebbero stati presi alle spalle.
La colonna di Garibaldi sbagliò strada, il connivente, giustamente, un
mancanza dell'attacco da terra, non aprì la darsena e gli intresi dovettero
ritornarsene a casa con un nulla di fatto, prima dell'alba.
Con l'avanzata franco-sarda verso il Mincio il destino del presidio
austriaco di Laveno fu segnato. Per non arrendersi si fece internare in
Svizzera, assieme ai tre battelli.
E qui nacque un contenzioso fra Regno di Sardegna e Confederazione Elvetica
sulla proprietà dei battelli. Gli Svizzeri non si fidavano a consegnarli
all'Italia, temendo che potessero essere usati contro di loro (temevano la
penetrazione dell'irredentismo in Canton Ticino?). Alla fine si arrivò ad un
compromesso: i battelli sarebbero rimasti di proprietà elvetica ma sarebbero
stati affittati alla compagnia di navigazione del lago (italiana), fondata
appositamente per realizzare linee regolari di navigazione lacuale in tutto
il bacino (Svizzera compresa). Uno dei batterli, il Radetzky (ribattezzato
più volte fino a diventare "Alpino") sopravvisse fino a 1948. Naturalmente a
furia di rifacimenti non aveva più nemmeno una vite dell'originale. Venne
pensionato affondandolo con commovente cerimonia nel punto più profondo
(credo) del lago.
E i cannoni che difesero Intra e Cannobio? Uno fece bella mostra di sé sul
lungo lago di Intra fino al 1918. Per festeggiare la fine della IGM gli
intresi decisero di sparare alcune salve, ma gli esplosivi erano cambiati
dal 1859 e il vetusto pezzo esplose provocando alcuni morti.
Sulla battaglia di Cannobio trovate informazioni al sito
www.cannobio.net e
www.guardiadifinanza.it/museostorico/.
Michelazzo