Cosa sappiamo della minaccia irachena?
by Giuseppe Fassari- 19/11/02
Di Saddam Hussein e delle sue minacce di retaliation atomica, o comunque con armi di distruzione di massa, ormai crediamo un po' tutti ne sappiamo qualcosa. Se però analizziamo quanto di noto più in dettaglio ci rendiamo conto che in effetti molto si basa soprattutto sul sentito dire e ben diversa invece è la reale situazione. Devo essere sincero e dopo così tanto
parlare ed ad un soffio da una nuova Desert Storm, personalmente non avevo
il quadro completo davanti ed in modo particolare non riuscivo a
quantificare quale poteva essere la paventata minaccia sbandierata ai
quattro venti dall'Amministrazione statunitense. Allora ho pensato che prima
ancora di analizzare quali potevano essere le forze in campo, le possibili
tattiche e strategie, era necessario esaminare più a fondo quello che l'Iraq
in questi anni ha prodotto o progettato nel campo delle armi Chimiche,
Batteriologiche e Nucleari, con particolare riguardo ai vettori associati al
loro uso. Ed allora andiamo subito con il programma nucleare.
Innanzitutto si deve precisare che l'Iraq fa parte di quel gruppo di paesi che
ratificarono nel lontano 1969 il Trattato di Non-Proliferazione ed a ben
guardare non vi sono stati sintomi di un processo inverso a quanto
dichiarato almeno fino al 1989, momento in cui hanno cominciato ad emergere
alcuni inquietanti particolari relativamente all'acquisto di materiale
collegato con la possibile produzione di ordigni atomici. Infatti se davanti
alla quasi certezza mondiale che ancora nel 1990 l'Iraq non poteva essere in
possesso di alcuna arma atomica o forse meglio non era in grado di produrla
in maniera del tutto autonoma, successivamente ci si rese conto che diversi
acquisti effettuati a partire dal 1987 soprattutto in paesi Europei come la
Gran Bretagna, la Germania, la Francia e l'Olanda non potevano che far parte
di un piano generale di produzione nucleare a scopo militare ed altrimenti
non si potrebbero inquadrare gli arrivi di componenti e tecnologia per la
produzione di processi per la centrifugazione dei gas legati all'arricchimento dell'uranio e soprattutto di tutta la documentazione tecnica, in parte classificata, arrivata in modo particolare dalla Germania.
Al tempo della Desert Storm la maggior parte degli analisti occidentali, con la sola eccezione dei francesi i quali probabilmente sapevano decisamente di più
sulle pressioni irachene per ottenere maggiori informazioni sul settore,
erano convinti che tutto sommato l'attività nucleare di Saddam Hussein fosse
concentrata nello stabilimento di arricchimento chimico denominato "Building
90" a Tuwaitha, peraltro considerato ancora non operativo. Gli americani
furono "doppiamente" critici sui siti nucleari iracheni ed al fianco della
citata fabbrica, sede tra le altre cose della "Iraqi Atomic Energy
Commission", inserirono anche la fornace per uranio di Al Qaim tra gli
obbiettivi con cui il 16 Gennaio 1991 cominciò la prima campagna contro l'Iraq.
A guerra finita però per effetto delle visite degli ispettori internazionali dell'ONU vennero fuori ben venti siti coinvolti nel programma nucleare iracheno, dei quali 16 definiti come centri di sperimentazione e produzione ad alto livello. Tra queste contiamo la fabbrica di Jesira per la produzione di biossido di uranio, gli stabilimenti per la separazione elettromagnetica degli isotopi dell'uranio di Al Tarmiya e Shargat, i plants per la produzione e sviluppo di armi nucleari di Atheer e Qa Qaa e la centrifuga per uranio arricchito di Rashdiya. Da sottolineare però che in molti di questi luoghi erano mancanti componenti importanti che apparivano chiaramente rimosse in fretta prima delle visite degli ispettori, per cui la relazione con cui essi conclusero la loro attività in questo settore mise in evidenza che di fronte a nessun successo produttivo o comunque definibile tale, la capacità di continuare nella produzione rimaneva comunque a fronte della non completa distruzione di tutti gli impianti coinvolti. Ed infatti nell'Agosto del 1995 si ricominciamo a trovare segnali della ripresa dell'attività nucleare, soprattutto nel programma di centrifugazione dell'uranio arricchito e nella preparazione di esplosivo d'innesco per armi nucleari, il tutto gestito in maniera clandestina dal servizio segreto iracheno (il Mukhabarat). Al momento non sembra che l'Iraq possa aver prodotto alcuna testata atomica, ma comunque si ritiene che questo possa essere possibile entro il 2004/2005.
E veniamo alle armi chimiche e biologiche. Se il programma nucleare iracheno è tutto sommato cosa recente, quello per l'acquisizione e la produzione di armi biologiche e chimiche risale ai primi
anni '70 e sicuramente è noto il suo impiego durante la lunga guerra con l'Iran, dove gli iracheni hanno utilizzato agenti come i nervini tabun e sarin
ed il GF. L'impiego di queste armi contro l'Iran ha avuto almeno tre momenti
distinti, il primo tra il 1983 ed il 1986 in cui furono utilizzati con scopo
difensivo per respingere le ondate umane di soldati iraniani, con la morte
di decine di migliaia di soldati iraniani nel giro di pochissimi minuti. Una
seconda fase si ebbe tra la fine del 1986 ed i primi mesi del 1988, in cui i
gas vennero impiegati in maniera offensiva per scardinare le offensive
iraniane ed infine il terzo momento, ovvero dall'inizio del 1988 alla fine
del conflitto, in cui il gas nervino venne impiegato durante le offensive
irachene che portarono al cessate il fuoco dell'Estate dello stesso anno.
Conosciuto è anche l'impiego di armi chimiche sulle popolazioni Curde. Per
quanto riguardano invece gli agenti impiegati si parla di diverse centinaia
di tonnellate di Sarin, Tabun, agente VX e di gas incapacitante, anche se in
molti casi il prodotto finale era di povera qualità, con molte impurità ed
estremamente instabile dopo un certo periodo di tempo. Infine arriviamo ai
programma biologico, forse il più inquietante di tutti. Anche in questo caso
la politica di acquisizione risale a parecchio tempo fa, grossomodo nel
1974, e già nel 1975 venne istituito un programma di tal genere presso l'Istituto Al Hazen Ibn Al Haytham nella città di Al Salman. I programmi
portati avanti, e che sono stati scoperti dagli ispettori dopo la fine della
guerra del 1991, sono diversi e comprendono tanto agenti letali come
l'antrace e diversi ceppi di botulino, che incapacitanti come virus
emorragici od aflatossine. Fino al 1990 il programma si è svolto ad un
livello che potremo definire da ricerca in tempo di pace, questo almeno fino
all'Agosto 1990, momento in cui venne data una notevole spinta nella
direzione della produzione di armi di distruzione di massa, probabilmente in
sostituzione o comunque in alternativa al programma nucleare. In ogni caso i
risultati dei verbali prodotti dagli ispettori dell'ONU hanno sottolineato
come nonostante le distruzioni dei bombardamenti e le successive alienazioni
per mano degli ispettori, sia relativamente facile convertire ad uso
militare impianti e laboratori normalmente dedicati all'uso civile e nel
giro di poco più di tre/quattro mesi si può arrivare (se non già fatto) a
numeri produttivi significativi.
E veniamo infine ai vettori impiegabili. Le
visite degli ispettori ONU hanno rimarcato che i mezzi per impiegare armi
NBC andavano dai proiettili anticarro RPG-7, ai missili Al Hussein derivati
dai notissimi SCUD. In particolare nella lista troviamo incluse bombe aeree
da 250 e 500 Kg nelle versioni R-400 and DB-2 (sia con agenti biologici come
l'antrace ed il botulino, che con gas CS oppure Sarin), proiettili da
mortaio calibro 82 e 122 millimetri (soprattutto con agenti chimici),
proiettili d'artiglieria (130 e 155 millimetri con gas mostarda) e razzi
autocarrati, missili di vario genere e per finire armi "economiche" come la
nebbia artificiale con agenti chimici. Particolare importanza rivestono in
questo contesto i missili tattici, sui quali l'Iraq si è fatta un'esperienza
più che decennale a partire dall'Ababil-100 (modifica artigianale del
conosciuto SA-2 Guideline aria-aria all'impiego contro bersagli di
superficie), ai progetti Tammuz-1 e 2 legati a vettori in grado di
raggiungere gittate dell'ordine dei 2.000/3.000 chilometri.
Ora, assodato
che per questi vettori l'Iraq disponeva tanto di testate convenzionali, che
chimiche e biologiche, le ricerche effettuate dagli ispettori dell'UNSCOM
sono state in grado di stabilire la storia di 817 missili che ufficialmente
risultano importati in Iraq. In particolare è stato certificato l'impiego di
8 missili per lanci addestrativi prima del 1980; un totale di 516 missili
durante la Guerra Iran-Iraq (1980-1988), inclusi i lanci sulle città
iraniane del Febbraio-Aprile del 1988; 69 missili sono stati utilizzati per
attività legate ai vari programmi di modifica locali, oppure in attività
sperimentali tra il 1985 ed il 1990; 93 vettori sono stati utilizzati o
comunque distrutti dai bombardamenti durante la Desert Storm ed altri 48
sono stati smantellati sotto la supervisione degli ispettori dell'ONU. Per
finire il conteggio, altri 83 sono stati distrutti unilateralmente dagli
iracheni tra il Luglio e l'Ottobre 1991 ed in questi casi la conferma della
distruzione è avvenuta attraverso riscontri incrociati con i numeri di serie
dei particolari costruttivi. Sembrava quindi che tutti i vettori fossero
stati monitorizzati, eppure gli ispettori hanno trovato chiare evidenze
della capacità irachena di produrre missili per conto proprio, senza contare
il trasferimento dalla ex Germania dell'Est (intorno al 1980/1985) di un
certo numero di container contenenti missili SCUD disassemblati e con una
parte dei sistemi di guida, i quali potrebbero essere montati dopo 20 anni
di conservazione e preparati per il rifornimento di combustibile in poco più
di 95 minuti. In tal modo si stima che possano essere stati nascosti un
numero compreso tra i cento ed i duecento missili con 12/20 lanciatori od
almeno queste sono le stime fatte nel Marzo 1993 da Rolf Ekeus, chairman
della commissione delle Nazioni Unite impegnata nella distruzione degli
armamenti iracheni. In particolare si è persa traccia di un numero compreso
tra sei e sedici missili Al Hussein (versione migliorata e potenziata
localmente dello SCUD) in grado di essere equipaggiati con testate chimiche
e biologiche prodotte prima del 1991 ed inoltre a partire dal 1996 sono
stati prodotti in Iraq almeno altri 80 SCUD, assemblati da pezzi di vari
missili ed attingendo all'estero soprattutto per alcuni componenti legati ai
sistemi giroscopici di guida, alcuni dei quali furono scoperti in transito
per la Giordania in attesa di essere spediti in Iraq nel 1995, mentre invece
il propellente (nello SCUD il TMI85 e l'AK271) specifico per il missile
viene prodotto localmente in stabilimenti chimici. Tutte le testate
"speciali" sono state fornite in dotazione all'Esercito e nell'Ottobre 1997
si contavano almeno 80 di queste per i missili Al Hussein suddivise in 50
chimiche, 25 biologiche e 5 preparate appositamente per sperimentazioni con
un nuovo gas CW. Al riguardo dei lanciatori se ne conosceva l'esistenza di
14 mobili ed almeno una sessantina in installazione fissa, i quali quasi
tutti furono distrutti durante la campagna del Golfo, eccetto una decina dei
quali non si è trovata traccia durante le ispezioni dell'ONU e che
potrebbero essere stati occultati per un uso in tempi successivi. Da
segnalare che sono state prodotte circa 1.550 bombe d'aereo R-400, perlopiù
adattate all'impiego con armi chimiche, delle quali oltre 1.000 furono
distrutte durante le visite ONU, mentre le rimanenti dichiarate distrutte
dagli iracheni, ma senza alcuna possibilità di reale verifica.
Bye
Giuseppe Fassari