Tucidide e la guerra sul mare
by Michelazzo - 20/07/03
Ho cominciato a spulciare Tucidide. Purtroppo non conosco il greco e quindi devo affidarmi alla traduzione italiana di Luigi Annibaletto (BMM Mondadori - 1952) che si rifà al testo
greco come ricostruito da J.E.Powell (Oxford 1948-1949) avvalendosi anche
dei brani papiracei scoperti fino al 1938.
PIRATERIA
Il primo accenno che T. fa al mare è nel Libro I - Storia della
Grecia dall'età mitica alle guerre persiane". ... i Greci e i Barbari, abitanti le regioni costiere del continente e quelli che erano nelle isole, quando cominciarono a intensificarsi i traffici per mare, si volsero alla pirateria". "... piombando all'improvviso sulle città indifese, perché senza mura, e sulle popolazioni disperse in villaggi, le saccheggiavano..."
La pirateria quindi non si limitava all'attacco in mare, ma anche in terra.
"Né un tal genere di attività aveva alcunché di vergognoso a quei tempi,
anzi arrecava piuttosto una certa gloria". Dice che la pirateria è ancora praticata (ai suoi tempi, ovvio) dai Locri Ozolii, dagli Ertoli. "Le città antiche, invece, a causa della pirateria, ... , furono fondate piuttosto lontane dal mare". Penso che nella pirateria prevalgano gli abbordaggi sugli. Non conviene mandare a fondo il proprio bottino.
Ai tempi della guerra di Troia, dall'esame del famoso catalogo delle navi
dell'Iliade T. conclude: che i Greci "... non avevano navi coperte, ma
armate piuttosto come navi corsare..." Le navi corsare erano quindi leggere
e manovriere, e senza ponte. Forse perché le comunità di pirati erano
piccole e non disponevano di grandi cantieri, o proprio perché queste
piccole navi sono le più adatte alla pirateria?
TRIREMI
"Secondo la tradizione, furono i Corinzi che primi costruirono
navi molto simili a quelle d'ora, e Corinto fu il primo luogo della grecia
dove si costruirono triremi." Da' anche un riferimento temporale: "Aminocle
di Corinto, costruttore di navi, né preparò quattro (di triremi - nota mia)
per quelli di Samo: alla fine di questa guerra sono circa 300 anni che
Aminocle si recò a Samo".
Quindi la costruzione di triremi a Corinto cominciò almeno nel VII - VIII
secolo a.c. (404 a.c., fine della guerra del Peloponneso, più i 300 anni che
dice Tucidide = 704 a.c.)
Risulta da altre fonti che le triremi siano così antiche?
Comunque i Corinzi sterminarono i pirati.
Ai tempi di Ciro e di Cambise, gli Ioni ebbero grandi flotte; i Focesi, che
avevano fondato Marsiglia, riportarono parecchie vittorie sui Cartaginesi.
Ma queste flotte " ...si valessero di poche triremi e fossero invece ancora
costituite, come già prima, di navi con 50 rematori e lunghi navigli."
"Poco prima delle guerre persiane ... triremi in gran numero avevano i
tiranni di Sicilia e i Corciresi... Gli Egineti, infatti, gli Ateniesi...
non possedevano che poche navi e anche queste, per lo più, di 50 rematori."
"Solo più tardi Temistocle ... indusse gli ateniesi ... a costruire le navi,
con le quali poi combatterono: e non erano ancora fornite di ponte in tutta
la lunghezza"
BATTAGLIE FRA CORINZI E CORCIRESI
Ne ho già parlato. Qui riassumo brevemente i dati.
Prima battaglia (435 a.a.): 80 navi corciresi contro 75 corinzie con a bordo
2000 opliti (26,6 opliti per nave). Tattiche usate: T. è laconico, dice solo
"schieratisi di fronte, attaccarono battaglia". Fu quindi un combattimento
prua contro prua.
Vittoria dei Corciresi che "affondarono 15 navi corinzie".
Seconda battaglia (433 a.c.): al largo del promontorio Chimerio di fronte a
Corcira: 150 navi Corinzie e alleati (nr. degli opliti non riportato) contro
110 navi corciresi + 10 di Atene.
Schieramento: Corinzi con rotta ovest: a destra megaresi e ambracioti, al
centro gli altri alleati, all'ala sinistra i corinzi "con le navi che meglio
tenevano il mare."
Corciresi con rotta est: Ateniesi all'ala destra, corciresi divisi in tre
squadre (destra, centro, sinistra).
Le due squadre si avvistano sul far dell'aurora.
Dice T. "Siccome però il loro allestimento era all'antica e non ancora erano
esperti tecnicamente, avevano ambedue le flotte molti opliti sopra coperta e
molti lanciatori di frecce e di giavellotti. La battaglia navale fu violenta
ma non si ebbe sfoggio di abilità: si sarebbe detto, per lo più, uno scontro
di fanterie. Quando infatti due navi cozzavano insieme non riuscivano
facilmente a liberarsi, per il numero e l'ingorgo delle altre navi; e
siccome per la vittoria confidavano di più negli opliti che erano sulla
tolda, questi battagliavano saldi e fermi mentre le navi erano quasi
immobili."
L'ala destra dei Corinzi fu travolta e i corciresi addirittura sbarcarono a
Capo Chimerio saccheggiando l'accampamento corinzio. All'ala sinistra invece
prevalevano i Corinzi: gli ateniesi non intervennero, dapprincipio, perché
non erano in guerra con Corinto, ma quando videro che i Corciresi le stavano
pendendo, "li soccorrevano, dapprima guardandosi dal cozzare apertamente con
qualcuno;" ma poi si impegnarono a fondo. I Corciresi furono o comunque
volti in fuga."I Corinzi non si diedero a rimorchiare gli scafi delle navi
che avevano messe fuori combattimento; ma, passando da una nave all'altra,
si diedero a uccidere uomini piuttosto che prenderli vivi"
Mi sembra chiaro che in questa battaglia predomini l'abbordaggio. "... I
Corinzi, inseguiti che ebbero i corciresi verso terra, si volsero a
recuperare cadaveri e relitti dei loro... Ciò fatto, riunitisi di nuovo,
mossero contro i corciresi." Ma all'improvviso apparvero altre 20 navi
ateniesi, e i Corinzi si ritirarono. T. dice che "era ormai tardi", quindi
la battaglia durò tutta la giornata.
I Corinzi avevano fatto 1000 prigionieri e affondato circa 70 navi, e
avevano riportato a riva la maggior parte dei relitti. I Corciresi avevano
distrutto circa 30 navi corinzie e alleate.
La Grecia a quei tempi (333 a.c.) doveva essere un nido di vespe.
L'intervento degli ateniesi a fianco dei corciresi infuriò i Corinzi che
sobillarono alla ribellione gli abitanti di Potidea, loro colonia ma alleata
e tributaria di Atene. Su Potidea ha mire anche Perdicca, re di Macedonia,
in odio ad Atene che appoggia suo fratello Filippo che vuole spodestarlo.
Gli Ateniesi inoltre chiudono i porti dell'Attica a Megara, alleata di
Corinto.
ALCUNI DATI NUMERICI
T. fornisce i dati numerici di alcune spedizioni
ateniesi contro Perdicca e Potidea (che si è ribellata e che gli Ateniesi
assediano):
- 30 navi e 1000 opliti (33,33 per nave). Ma si tratta di una spedizione che
ha obiettivi terrestri (appoggio a Filippo), quindi nulla ci dice sulla
consistenza organica degli opliti di bordo.
- 40 navi con 2000 opliti (50 per nave), anche questi con compiti di guerra
terrestre.
In conclusione: le navi dell'epoca non hanno grosse capacità di trasporto
truppe, al massimo 50 uomini. I Corinzi, che combattono "con molti opliti
sul ponte" ne hanno 25 (v. la parte I). Ciò conferma, mi sembra, la
plausibilità di 10-14 opliti per le navi ateniesi.
L'assedio di Potidea e l'embargo ai megaresi provocò la reazione della lega
Peloponnesiaca, capeggiata da Sparta, che inviò ad Atene un ultimatum
inaccettabile. La guerra scoppiò.
Nella discussione fra gli Spartani e i loro alleati circa la convenienza a
fare guerra ad Atene, T. riporta queste argomentazioni dei Corinzi: "La
flotta, per la quale essi ci superano, noi cela procureremo con i mezzi che
ciascuno ha a sua disposizione e attingendo ai tesori di Delfi e di Olimpia.
Prendendo tali denari a prestito, siamo in grado di portar via ad essi, con
uno stipendio maggiore, i forestieri che servono sulle loro navi: la forza,
infatti, di Atene è costituita più di mercenari che di cittadini." Si noti che i mercenari sono chiamati "forestieri" e non "barbari". Questo vuol forse dire che erano di stirpe greca e non fenici, carii, ecc.? Io penso di sì, però lascio ai grecisti l'esatta interpretazione di questa constatazione.
A queste argomentazioni T. fa rispondere a Pericle, in un discorso agli
ateniesi: "Se poi, ..., cercassero di subornare i forestieri che per le
nostre navi abbiamo assoldato, ..., abbiamo fra i cittadini nostri piloti e
marinai di ogni grado più numerosi e più abili che in tutto il resto della
grecia." Con questi due discorsi, quello dei Corinzi e quello di pericle, T. mette
subito in chiaro che il fulcro della guerra sarà sul mare, e non in terra.
Curiosamente invece, gli storici chiameranno questa guerra la Guerra del
Peloponneso, anche se gli episodi più importanti si verificarono fuori di
esso.
La strategia applicata fu semplice, da entrambe le parti: gli Spartani
invasero l'Attica, gli Ateniesi rifiutarono il combattimento terrestre
ritirandosi entro le mura della città e mandarono le loro flotte attorno al
Peloponneso, devastandone le coste e l'interno.
anno 331 a.c - primo anno della guerra del Peloponneso - "gli Ateniesi mandarono
lungo le coste del Peloponneso le 100 navi che avevano allestito, con 1000
opliti e 400 arcieri."
Si conferma qui il numero di 10 opliti (+ 4 arcieri) per nave già forniti da
altri (contro i 14 opliti + 4 giavellottieri fornito da Plutarco per la
battaglia di Salamina). Nell'inverno i Corinzi fecero una spedizione ad Astaco con 40 navi e 1500 opliti (37,5 per nave). Si conferma che i Corinzi imbarcavano più opliti
degli ateniesi. Gli obiettivi della spedizione Corinzia erano gli stessi
della spedizione ateniese: devastare le coste nemiche. Sembra quindi che il
differente numero di opliti imbarcati dipendesse da scelte tecniche e non
strategiche.
anno 330 a.c (secondo della guerra) - Peste ad Atene (ma dai sintomi forniti
da T. sembra piuttosto una influenza più violenta della spagnola del
1918-19). Venne dall'Egitto, via mare, quindi fu subito colpito il Pireo e
la flotta. Il Peloponneso, che non aveva traffici navali (impediti dalle
flotte di Atene) ne fu immune.
Questa volta la flotta ateniese imbarcò più opliti: 100 navi con 4000 opliti
(40 per nave) oltre a 300 cavalieri su navi appositamente attrezzate per il
trasporto cavalli ("costruite allora per la prima volta con materiale delle
navi vecchie" dice T.; il buon sano cannibalismo delle cose). La maggior
consistenza della fanteria era dovuta all'obiettivo: la conquista, per
assalto, di Epidauro (che fallì).
Nell'estate gli Spartani attaccarono l'isola di Zacinto con 100 navi e 1000
opliti (anche loro 10 per nave). Si limitarono a devastarla, senza
conquistarla. (Pirateria di stato?).
anno 329 a.c - Formione (ateniese) si trasferisce a Naupatto con 20 navi
per bloccare i golfi di Corinto e di Niso.
Finalmente una battaglia navale! La battaglia di Strato : 47 navi corinzie
cercano di traversare il braccio di mare fra l'Acaia (Peloponneso) e
l'Acarnania. Formione, con 20 navi le intercetta al centro del braccio di
mare. "I Peloponnesiaci disposero dun que la navi in un cerchio, vasto
quanto più possibile, in modo però da non permettere uno sfondamento, con le
prore rivolte all'esterno e le poppe all'nterno: nel mezzo disposero le navi
leggere che accompagnavano la spedizione e 5 navi da battaglia, le più
veloci, perché potessero accorrere rapidamente e trovarsi sul posto, dove i
nemici avrebbero rivolto i loro attacchi. Gli Ateniesi, con le navi
disposte una dietro l'altra, veleggiavano intorno e li costringevano a
restringere il cerchio, sempre navigando di costa (??? nota mia), dando
sempre a vedere di attaccare da un momento all'altro."
Purtroppo la traduzione è quella che è.
Formione attende che si levi il vento,che di solito, dal golfo spira verso
il largo, all'aurora. Le navi Peloponnesiache rompono l'ordine, cozzano una
contro l'altra tanto da tenersi lontane con i remi, le urla e gli improperi
impediscono di udire gli ordini dei comandanti e Formione, puntuale,
attacca.
"Gli Ateniesi balzarono innanzi e affondarono prima una delle navi
ammiraglie, poi mettevano fuori combattimento anche le altre."
Purtroppo non é detto se (essendo in linea di fila) gli ateniesi
attaccassero in colonna o, con una conversione ad un tempo, con tutte le
navi simultaneamente.
I Peloponnesiaci se ne fuggirono verso l'Acaia e gli Ateniesi,
nell'inseguimento catturarono 12 navi, "di cui fecero prigioniero quasi
tutto l'equipaggio".
Sembra quindi che l'attacco si sia svolto con lo sperone, mentre
nell'inseguimento si ricorse all'abbordaggio (a meno di resa spontanea delle
navi fuggiasche, ormai separate l'una dell'altra).
I Peloponnesiaci riescono a radunare una flotta di ben 77 navi, comandate da
Cnemo e Brasida, contro le sole 20 di Formione, il quale così arringa i suoi
uomini: "Per quanto dipende dalla mia volontà farò in modo che lo scontro non
avvenga nel golfo, né mi addentrerò in esso. Vedo infatti che il luogo ristretto non
è adatto a poche navi pratiche che meglio tengono il mare, contro navi
numerose di gente in esperta. Non si può infatti correre all'attacco come si
deve, cozzando coi rostri, se non si ha la visione chiara dei nemici, da
lontano; né in caso di pericolo, ritirarsi al momento giusto. Non c'è campo
per manovre di forzamento o di conversione, quali si addicono a navi più
spedite; ma di necessità la battaglia di mare si trasformerebbe in scontro
terrestre, in cui il maggior numero suole avere la meglio."
Battaglia di Naupatto. Formione non può mantenere le sue intenzioni perché i
nemici si dirigono su Naupatto (la sua base) che è rimasta indifesa. Le deve
quindi contrastare,e sopratutto precedere entrando nel golfo. I
Peloponnesiaci costeggiano la riva meridionale, in 4 colonne, gli ateniesi
quella settentrionale, in unica fila, mentre i loro alleati messeni,
procedono di conserva, lungo la costa. La velocità delle navi e delle
fanterie in marcia è evidentemente la stessa. Al segnale i peloponnesiaci
fanno una accostata ad un tempo e si dirigono in linea di fronte contro gli
ateniesi, la cui avanguardia (11 navi) riesce a sfuggire e a riparare a
Naupatto, mentre le altre 9 fuggono verso terra. Una è catturata con tutto
l'equipaggio, ma i messeni si buttano in acqua e riescono a recuperare
alcune navi che già venivano rimorchiate via (vuote) dai vincitori. Le 20
navi peloponnesiache dell'avanguardia si buttano su Naupatto dove gli
ateniesi hanno gettato le ancore e si sono schierate, prora al mare. Tutte
tranne una che esegue una brillante manovra. Essendo inseguita da una nave
di Leucade riesce a fare uno stretto giro attorno a una nave da carico
ormeggiata. Dice T. "La nave attica riuscì a compiere un giro attorno ad
essa e poi, movendo contro la nave inseguitrice la colpì violentemente con
il rostro nel centro e l'affondò."
Le altre navi peloponnesiache andarono in confusione, alcune addirittura
calarono i remi frenando la corsa ("manovra pericolosa , data la grande
vicinanza del nemico" dice T.). Formione diede l'ordine di attacco e catturò
le 6 navi che erano più vicine e riprese le navi proprie che i
peloponnesiaci non erano riusciti a rimorchiare via, tranne una.
Poche ore dopo la battaglia arrivò a Naupatto una flotta ateniese di
rinforzo, di 20 navi (aveva peso tempo per una deviazione, di semplice
rappresentanza, a Creta). Se fosse giunta prima la battaglia avrebbe avuto
un altro corso.
Attacco di Brasida al Pireo. Su suggerimento dei megaresi Brasida tentò di
impadronirsi del Pireo con un colpo di mano. Ogni marinaio della flotta che
aveva combattuto a Naupatto, portando con sé un remo, un cuscino e uno
stroppo per il remo, attraversò a piedi l'istmo di Corinto. Misero in acqua
le 40 navi che si trovavano a Nisea (l'arsenale di Megara). Ma il vento era
contrario e le navi, a secco da molto tempo facevano acqua. Così si
accontentarono di attaccare il forte Budoro, a guardia di Salamina e
catturarono le tre navi del blocco di Megara. Gli ateniesi, spaventatissimi
accorsero dalla città al porto, misero in mare tutte le navi che poterono e
fecero vela per Salamina, da dove però i peloponnesiaci se ne erano già
andati con il bottino, e ritornati a piedi a Corinto per riequipaggiare la
flotta del Golfo. La cosa più curiosa di questo episodio è che i marinai dovettero portarsi i
remi. Come mai a Nisea c'erano navi, ma non remi?
Michelazzo