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L'assedio di Gergovia (52 aC)
by Ball - 08/04/03
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Qualche sera fa mi sono imbattuto, a casa di un amico, in una interessante trasmissione di archeologia che parlava delle città galliche al tempo di Cesare. Naturalmente hanno parlato di Alesia, Bibracte, Cenabum - ad Alesia si possono visitare, come in museo all'aperto, le sezioni fortificate fatte costruire da Cesare - e anche di Gergovia, la capitale degli Arverni, il popolo di Vercingetorige. Ma Gergovia non fu un assedio qualunque, fu il primo fallimento del console nei confronti dei Galli, militarmente fu un insuccesso parziale e limitato, moralmente fu una catastrofe.

Come si giunse a Gergovia è cosa lunga da raccontare, per chi non la conosca, ma si possono tirare delle linee di comprensione abbastanza semplici: nel VII libro del DBG, Cesare parla del popolo arverno e di Vercingetorige, di come riuscì a farsi eleggere re del suo popolo - in fondo il suo nome significa guerriero-re - dopo un golpe goffamente fallito e di come fu posto al comando dell'insurrezione, composta da una decina di popoli. Questa "nazione in armi" era naturalmente percorsa dai tipici umori gallici, che presto si entusiasmano quanto velocemente si demoralizzano e la particolarità di V. sta proprio nel essere riuscito, meglio di altri, a compattare le singole entità di fronte al nemico comune, almeno per un certo periodo: credo si possa definirlo il primo vero capo gallico, e non me ne vogliano Bituito e Ambiorige! Dopo un tentativo di dividere le forze romane con 2 attacchi separati - V. attaccava un popolo tributari degli Edui, amici dei romani, che erano il principale obiettivo della sua campagna di "arruolamento" in quanto molto influenti, mentre Lucterio si dirigeva nella Narbonese, anche lui alla ricerca di "potenziali defezionanti" da Roma, ma con la speranza di obbligare Cesare a doversi occupare in primis degli alleati, lasciando così la Gallia. Ma Cesare non era tipo da panico, sistemò le cose nella provincia, poi attraversò le Cevenne (era febbraio!!!!!) e invase l'Arvernia.

A questo punto i 2 capi iniziarono una lotta fatta di inseguimenti, assedi di città alleate, ricongiungimenti di forze lontane, marce forzate; V. non volevo scontri in campo aperto, utilizzava la cavalleria per le scaramucce e optò per una strategia di logoramento, vista la stagione e le difficoltà logistiche dei romani. Cesare allora assediò Avaricum, che V. voleva incendiare ma che fu risparmiata per intercessione dei suoi abitanti e nonostante i tentativi gallici dall'esterno, alla fine cadde e i suoi abitanti furono uccisi o fatti schiavi (35.000-40.000). Arriviamo finalmente a Gergovia. Nonostante le mosse galliche siano più "organizzate" che in passato, Cesare pare avere in mano l'iniziativa fin dall'inizio, sia quando attraversa l'Elaver con uno stratagemma, pur avendo V. tagliato i ponti, sia nella fase organizzativa dell'assedio: dopo Avaricum, un'ulteriore sconfitta dei Galli (capi compresi), avrebbe tagliato la testa all'insurrezione e sarebbe anche rientrato il timore di un "cambio di alleanza" da parte degli Edui, vero ago della bilancia pro o contro Roma. Appiano ci lascia scritto che i contatti con gli Edui, da parte degli insorti, portarono i frutti sperati - in pratica, furono comprati? - e i 10.000 uomini che inizialmente erano stati promessi ai romani furono passati a Convictolitave (e poi qualcuno si lamenta dei nomi punici...), arverno, che in combutta con Litavicco, eduo, raccontarono ai soldati di una falsa carneficina di nobili edui presso i romani, scatenando gli animi alla rivolta (Cesare sottolinea spesso la mutabilità della fedeltà gallica non meno della loro facilità all'entusiasmo).

In seguito, a Cesare giungono 2 nobili edui, Eporedorige e Viridomaro, e gli raccontano il fatto. Cesare naturalmente si precipita con 4 legioni, circonda i galli, mostra loro i nobili ancora vivi e fà rientrare la defezione. Ma... in questo frangente, il campo di 6 legioni è presidiato da 2 e V. lo attacca in forze e nonostante la strenua difesa romana riesce a prendere 2 porte; è soltanto l'arrivo a marce forzate delle altre legioni che evita una sconfitta drammatica. Per fortuna sua, Cesare, a differenza di tanti altri comandanti romani dediti alle imboscate, usa molto gli esploratori!

Alcuni studiosi, però, denotano uno strano "abboccamento" da parte di Cesare, una non corretta valutazione della cosa, tanto più che l'attacco al campo romano sembra decisamente preventivato, arrivando ad ipotizzare che i 2 nobili edui fossero parte integrante del piano che prevedeva il prevedibile allontanamento del console alla volta dei rivoltosi. Cassio Dione mi pare propendere per questa "tesi", ma da lui ce lo possiamo aspettare, confermata dal fatto che i 2 nobili appartenessero già ad una fazione ostile a Roma e che Cesare ne era al corrente. Insomma ha rischiato o ha sottovalutato? Ma il tempo ormai giocava a sfavore di Cesare, lui stesso non prese provvedimenti contri gli Edui, per questa alleanza a singhiozzo, forse intuì che la frittata era fatta. C'erano 2 alternative: o andarsene da Gergovia, riunirsi con Labieno nel centro della Gallia e affrontare la nuova situazione a forze complete o tentare di prendere la città. Nel DBG ci fà credere che volesse ottenere un successo parziale, di facciata, per potersi allontanare senza che questo fosse recepito come una fuga, ma lo ha scritto dopo, per giustificare la sconfitta di un piano che prevedeva invece di arrivare fino in fondo e cita l'episodio dei legionari che invece di fermarsi, come aveva ordinato, continuarono ad avanzare, come causa delle successive manovre che, ad una lettura più attenta, sono ben più che di emergenza, visto che comprendono una legione, la decima, che era stata spostata dal campo maggiore a quello minore, inizialmente celata alla vista, per un attacco successivo, una manovra diversiva su di un altro settore del perimetro difensivo e una manovra avvolgente degli alleati Edui, perfettamente sincronizzata con le altre, partiti dal campo maggiore: Cesare ci vuol far credere di essere stato estraneo allo sviluppo della manovra?

Comunque sia, i galli fermarono l'avanzata dei romani che attaccavano e V. organizzò degli attacchi concentrandoli nella zona più a rischio riuscendo a ributtarli dalle mura. Sconfitti scapparono a valle, dove Cesare aveva piazzato le riserve in caso di inseguimento nemico, che non ci fù. V. non lasciò che i suoi si facessero trascinare dall'entusiasmo e insolitamente, per un gallo, li ricondusse entro le mura. Cesare ci lascia alcune righe in cui sottolinea come, all'apparire degli alleati Edui, una parte dei soldati si fece prendere dal panico perché li confondevano con i nemici, ma qualcuno doveva pur aver sbagliato...

Come già detto, militarmente non successe nulla - 700 soldati morti, anche se ben 46 centurioni - moralmente un disastro: per la prima volta i galli avevano sconfitto un esercito di Cesare. La mia sensazione a proposito, è che Cesare abbia fatto degli errori di valutazione, anche grossolani - nulla che le sue capacità non sarebbero riuscite a rimediare in seguito - ma in quel momento ebbero conseguenze tremende per la sua permanenza in Gallia.

Finito, spero di aver dato qualche stimolo e scusate la lunghezza.

salus
Ball
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