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Rommel, prove della sua pazzia
by Voorst - 16/05/02
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Ciao a tutti, leggendo alcuni libri su Rommel non avevo mai sentito parlare di pazzia del personaggio dopo El-Alamein. Ora mi è stato posto all'attenzione un libro di Petaccio, che sostiene la teoria che lo fosse. Mi sono dunque informato sulle fonti di Petacco, in quanto sono dubbioso sul punto. Risultano esserci 4 "prove":

1- lo scrittore stesso (Petacco appunto) dice che dopo El-alamein Rommel non praticò più il tipo di guerra che praticava prima, compiendo errori sia sul teatro africano che in quello Francese (vallo atlantico).. ma questa prova mi sembra poco indicativa, tanto più che gli errori sono poco specificati.
2- secondo Petacco gli Alti Comandi tedeschi "relegarono" il feldmaresciallo Rommel ad un ruolo secondario (la difesa del Vallo Atlantico) perché non più sano di mente. A me verrebbero in mente più gelosie tra ufficiali.
3- una lettera alla moglie in cui le dice che non sa se tornerà, e di preparare un dizionario di inglese. Questa una prova concreta di pazzia? Momenti di sconforto colpiscono tutti i soldati, anche i più grandi, ma non per questo sono pazzi.
4- Ciano dice a Mussolini che la malattia di Rommel era nel suo cervello. Questo corona le prove "concrete": un dialogo tra medici psichiatri o qualcosa del genere avrebbe qualche pregio, ma voci di corridoio come queste, no.

Qualcuno mi esprime il suo parere? Mi è stato anche chiesto (notare l'assurdità della richiesta) di dimostrare la non-pazzia di Rommel con delle fonti ma uno è sano fino a prova contraria!
Grazie, Voorst

Reply di Ball

Ciao Voorst, mmh, Petacco Arrigo dici? Non per voler difendere Rommel, ma Petacco, pur essendo un bravo giornalista, non riesco a vederlo come fonte ufficiale di qualcosa, insomma non è Shirer (per dirne uno). Diverso sarebbe il discorso se, oltre alle voci sulla pazzia (ma credo che dalla fine del '43 in poi molti ufficiali tedeschi abbiano avuto dei cali di lucidità), ci fossero, chessò, documenti medici comprovanti l'uso continuato di farmaci ad effetto "neurologico". Che stesse male dopo Alamein non ci piove, che avesse i nervi a fior di pelle anche, che fosse caduto un po' in disgrazia pure; queste e altre concause possono avere creato le situazioni per cui in seguito non ha più occupato posizioni in "prima linea". Darò un'occhiata al libro di Fraser se menziona qualcosa.

Cmq dalle lettere inviate a casa (vedi es. sotto) è chiaro che Rommel aveva dei problemi di salute, il fronte africano non è certo il posto migliore per curare malattie respiratorie o la dissenteria, tutto (senso della sconfitta compreso) può aver influito, ma da qui a farlo passare per pazzo.

8 Febbraio 1943 - Lettera dell'aiutante alla signora Rommel: "D'incarico del prof. Forster le comunico che il Maresciallo soffre di depressione per cui diventa completamente pessimista e perde ogni speranza. Io gli assicuro che egli è trattato con ogni riguardo e tutti coloro che lo conoscono gli augurano una pronta guarigione".

28 Febbraio 1943 - Lettera dell'aiutante del Maresciallo alla signora Rommel inviata con molto ritardo: "Desidero farle in ordine cronologico le seguenti comunicazioni: ai primi di febbraio le condizioni di salute, morali e fisiche di suo marito erano in tale stadio che il prof. Forster ritenne indispensabile una convalescenza di almeno otto settimane, Il 20 febbraio egli avrebbe dovuto secondo gli ordini del Quartier Generale del Fuhrer, "partire in licenza". La gravissima situazione militare ha avuto una deleteria influenza sulla salute di suo marito. Il Comando Supremo italiano inviò un successore senza preavviso ufficiale e senza che suo marito fosse stato interpellato. Si aspettava il suo arrivo per annunziare che suo marito era malato. Egli non ha però mai voluto essere ammalato ed è meglio così. Egli appartiene ai suoi soldati. Se egli avesse personalmente fissata la data della sua partenza e qualche giorno più tardi si fossero verificati degli avvenimenti spiacevoli, gli avrebbero rinfacciata la sua partenza intempestiva, e gli avrebbero rimproverato di non aver previsto bene le cose".

salus
Ball

Secondo Reply di Ball

Caro Voorst, mi sono letto un centinaio di pag dal libro di Fraser, chiaramente focalizzando il periodo post Alamein e ho trovato alcune indicazioni sullo stato di salute di Rommel. In realtà sapevo dei suoi problemi fisici, come mancamenti, pressione bassa, mal di testa, insonnia, a cui si aggiunsero, nel corso dell'inizio '43, anche dissenteria, sbalzi d'umore, depressione, ma nelle pag del Fraser (che non è certo un "cortigiano" alla Young...) tutte queste "magagne" sembrano mescolarsi alla realistica convinzione di Rommel che la piega che stava prendendo la guerra in Africa, ma in generale la guerra mossa dal reich, era una piega negativa. I numerosissimi viaggi effettuati verso l'Italia e la Germania non facevano altro che evidenziare l'enorme distacco tra la sua visione realistica del fronte e quella ingenua od onirica dei superiori; Fraser mette in risalto come "il dialogo tra sordi" lo portasse inesorabilmente alla depressione tipica di chi sà che non sarebbe riuscito ad ottenere nulla, evidenzia inoltre che in quel periodo iniziò il suo declino agli occhi di Hitler con la conseguenza di una sua messa in disparte. Questo può aver influito sul suo io. Mi sono fatto l'idea che, indipendentemente dalle cure effettuate al suo ritorno in patria, il suo non sia un caso di pazzia, per dirla alla Petacco, ma un'usura fisico-mentale che alla lunga lo ha fatto crollare, come già era crollata la sua fede nella vittoria e nel capo supremo. Di seguito ho riportato alcuni passaggi del libro:

"Le ultime settimane di Rommel in Africa furono, quindi, settimane di depressione e la loro cronaca risulta, fatalmente, piuttosto malinconica. II feldmaresciallo non nutriva molta fiducia nel proprio compito. Tutta I'impresa nordafricana era ormai giunta sull'orlo del fallimento. Inoltre era pessimista, e le sue lettere lo mostravano, sull'esito della stessa guerra. La sua fiducia nella guida del paese era enormemente diminuita. Le precarie condizioni di salute (indubbiamente non era ancora in forma, e sarebbe stato meglio se non avesse mai ripreso servizio a El Alamein) avevano un effetto debilitante e deprimente anche sull'umore: soffriva di piaghe da deserto, spesso accusava disturbi e aveva perso lo smalto e la capacità di recupero. Durante la ritirata, aveva coraggiosamente dato il meglio di sè. Ora, per qualche tempo, non aveva piu energie: o almeno cosi sembrava. Di tanto in tanto, dava prova di una straordinaria, quasi incredibile, mancanza di determinazione. Era un periodo nero, assolutamente atipico per lui, assolutamente senza precedenti."

"... il 7 febbraio scrisse a Lucie: "Tutto in me si oppone all'idea di abbandonare il teatro di guerra finché riesco ancora a reggermi in piedi!". Professionalmente Rommel era molto insoddisfatto. Aveva la sensazione che, negli ultimi tempi, la sua opinione su fondamentali questioni militari venisse ignorata o scavalcata. Sentiva che non ci si fidava piu di lui. II marchio della sconfitta, dell'instabilità, dell'incapacità di superare un momento difficile lo feriva profondamente, nè lui lo nascondeva. La considerava una critica del tutto ingiusta; ma il fatto più grave era che Rommel era consapevole che i suoi accusatori avevano una visione della situazione totalmente avulsa dalla realtà, e questo non prometteva niente di buono per la Panzerarmee e per la causa tedesca."

Per concludere, Rommel aveva tutte le motivazioni per "andar fuori di testa"!!

Salus
Ball
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