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Portaerei Aquila
by Marco S. - 02/06/02
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Si trattava di una realizzazione valida o progetto e costruzione erano approssimativi? In sostanza, l'eventuale inserimento di questa unità nell'organico della flotta avrebbe potuto dare un reale contributo operativo?

Direi che limitarci a considerare l'"Aquila", cioè il progetto di trasformazione del "Roma" dell'anno 1941, come una semplice derivazione di un piroscafo sia vero, ma limitativo. Innanzittutto perché il "Roma" non era un "piroscafo" (a vapore alternativo), bensì una "turbonave" (a turbina a vapore, come le navi da guerra), realizzata per conto della compagnia di navigazione "Italia" (appartenente allo stato) anche in funzione della sua trasformazione in portaerei, al punto che gli amministratori della società la consideravano poco economica e progettavano di trasformarla in "motonave" (cioè a propulsione diesel). La cosa non era sgradita alla marina, perché inizialmente si pensava ad una portaerei di emergenza a bassa velocità (21 nodi) e questa soluzione avrebbe fatto guadagnare molto spazio hangar per la minore dimensione dei condotti di scarico dei diesel. Il progetto "Aquila", invece, avrebbe comportato la realizzazione di una vera unità di squadra (30 nodi) utilizzando i due impianti di turbine a vapore destinati agli incrociatori "Cornelio Silla" e "Emilio Paolo", già cancellati. Anche la protezione subacquea era valida.

Il progetto "Aquila" era il punto di arrivo di una attività progettuale della marina in materia di portaerei, che era stata intensa sin dagli anni '20 e che aveva coinvolto i migliori ufficiali del Genio Navale della Regia Marina (tra i quali spiccano i nomi di Rota e Pugliese, quest'ultimo il noto progettista delle "Littorio"). La stessa turbonave "Roma" era stata oggetto, nel corso degli anni, di ben tre progetti ufficialmente presentati. Niente di improvvisato ed avventizio quindi, perché la marina studiava la portaerei da 20 anni (e forse anche da prima, includendo i progetti dell'allora capitano del Genio Navale Guidoni, poi passato all'Aeronautica). A mio giudizio, quindi, a livello di scafo, propulsione e protezione, sarebbe stata una portaerei di squadra validissima. Se c'erano problemi, ritengo fossero nella gestione delle operazioni di volo, in particolare:

1) L'idea di lanciare sempre gli aerei con una catapulta a slitte tipo Demag, che obbligava a fissare gli aerei sulle slitte della medesima a carrello chiuso: viene il dubbio che nè Regia Marina, nè Regia Aeronautica, avessero ancora ben compreso quella che allora era la moderna gestione delle operazioni di volo, e continuassero a considerare l'"Aquila" come una semplice evoluzione del "Miraglia", cioè di una nave lancia-aerei. Sia USA, che Giappone, che Gran Betagna, lanciavano mettendo prora al vento e regolando la velocità della nave sì da creare il necessario vento apparente sul ponte. La catapulta si usava solo in casi speciali ("deckloads" molto numerosi, con poco ponte di volo per i primi velivoli, aerei molto carichi, lanci di velivoli con nave alla fonda) e comunque le loro catapulte era incassate nel ponte e l'aereo (opportunamente rizzato alla navetta delle stesse) era lanciato sulle sue ruote, cosicchè non necessitava di essere alato sulla slitta con una gru, dabbasso nel ponte dell'hangar, ma bastava un buon rizzatore che lo fissasse correttamente alla navetta con robuste cime "a perdere", come si faceva o si fa ancora sulle portaerei francesi tipo Foch. Insomma la Regia Marina nel 1941, aveva poco tempo per affrontare il problema della portaerei e se lo complicò inutilmente creandosi il falso problema del lancio con la catapulta. Avrebbe dovuto accantonarlo, visto che anche le prime portaerei giapponesi (Akagi, Kaga, Hiryu e Soryu non avevano alcuna catapulta sul ponte di volo) e funzionavano benissimo.

2) Il problema degli aerei. I Re 2001 erano buoni caccia navali per gli standard del 1941 (a parte qualche problema di motore, mi sembra) ma non avendo le ali ripiegabili, erano imbarcabili in numero limitato ed obbligavano a soluzioni già scartate dalle altre marine (sospensione di velivoli nel cielo dell'hangar). Comunque, con una gestione del ponte all'"americana", per "deckloads", senza lancio a catapulta e facendo uso di barriera, se ne sarebbero potuti parcheggiare permanentemente un certo numero sul ponte di volo, con grande gioia dei rizzatori, per i lavoro a spostarli continuamente avanti ed indietro, a seconda se si decollava o si appontava : ) Per i bombardieri in piacchiata si poteva avere dai tedeschi lo Ju87C "Stuka", con le ali ripiegabili, da loro già sviluppato. Per gli aerosiluranti, mancava un vero velivolo monomotore di ruolo, capace di portare un siluro aereo di adeguata potenza, con tutte le caratteristiche di autonomia e manovrabilità alle basse velocità che si richiedevano a questo genere di missione, peraltro molto importante nella guerra aeronavale del Mediterraneo. Il Re2001 con silurotto mi sembra un ripiego ma, comunque, come anche nel ruolo di bombardiere, poteva fare cose buone, viste le scarse difese avversarie. Del resto, nel 1941, la Regia Marina voleva la portaerei principalmente per compiti di difesa aerea e di scoperta e quindi poteva considerarsi più che "a posto" con un ipotetico gruppo di volo composto da Re2001 e Stuka.

3) Il vero problema dell'"Aquila", e quindi delle Regie Marina ed Aeronautica, erano invece i sistemi e le procedure di recupero dei velivoli (cavi d'arresto e relativi sistemi frenanti, personale qualificato, sia per eseguire gli appontaggi sia per guidarli, vale a dire la disponibilità di una massa di piloti "carrier qualified", da cui trarre non solo il personale di volo, ma anche istruttori, ufficiali addetti alla gestione del ponte di volo ed ufficiali LSO (Landing Signal Officers in USA, o Batsmen in GB, cioè ufficiali ex-piloti a cui attribuire il delicato compito di guidare il pilota nella manovra di appontaggio). Non stupisce quindi che la Regia Marina, ad un certo punto, rinunciasse alle capacità di recupero dell'"Aquila", decidendo di completarla come semplice nave lancia-aerei, facendola diventare, diciamo così, un "Miraglia di squadra".

Riguardo alla componente aerea imbarcata, sempre questo mio amico faceva riferimento al solo Reggiane Re.2001. A mio avviso questa scelta era piuttosto azzecata, vista la grande versatilità del velivolo, che fra l'altro esibiva discrete prestazioni grazie all'adozione del motore db601, cosa ne pensi?

Sono d'accordo.

Ciao : )
Marco

Reply di Aerei Italiani

Posso solo dare qualche informazione in più a quanto già ben esposto da Marco (che condivido in pieno). Per quanto riguarda l'Organizzazione Roma (O.R.) nome con cui si era designata l'intera operazione della portaerei Aquila dapprima fu scelto come caccia imbarcato il Re.2000 successivamente il Fiat G.50bis poi "finalmente" il Re.2001.(la chiarezza di idee non ha mai fatto parte della R.A. prima e durante la IIG.M.) Il Re.2001 "navalizzato" poi chiamato Re.2001 versione O.R. doveva avere le seguenti modifiche rispetto alla versione base: applicazione di ganci d'arresto caudali, travetto centrale di rinforzo per catapulta, predisposizione per impianto nebbiogeno, sistemazione di due armi MG151/20 in contenitori sub alari in sostituzione delle SAFAT, strumentazione ampliata per navigazione marina, ganci per bombe sub-alari, seggiolino corazzato, gancio superiore di sollevamento a bordo, apparato radio tipo IMCA e dispositivo di radio guida per avvicinamento principale.
Si prevedeva di trasformare ben 170 veivoli in imbarcati, ma a Perugia, base designata per l'approntamento della Sq.ma dopo l'8 sett. 1943 i Tedeschi troveranno solo 3 Re.2001, 3 G.50bis 2 Ar.96, 1 Sa.202 e una Ca.164. La Fiat/aeritalia mise alla studio una versione Navalizzata ad doc del Fiat G.50 Fiat G.50Bis.-N oltre al Fiat G.53 come ricognitore navale mentre la OMI realizzava una variante del Re.2003 biposto da ricognizione. Nel 1942 lo SMRA designava il primo reparto imbarcato il 160º gruppo Autonomo CT Sq. 393º/394º/375º In una precisazione si riteneva che gli aerei dovevano essere impiegati nel raggio di 220 miglia dalle coste amiche per non incorrere in una perdita.

Dal mio punto di vista il Re.2001 fu sicuramente il caccia (al pari del Re.2000) più osteggiato dalla RA durante la seconda guerra mondiale e dubito fortemente che potesse raggiungere una buona maturità nel ruolo di caccia imbarcato, non naturalmente per la bontà del progetto (detto per inciso fu un buon incassatore manovriero e soprattutto costruito con moderne tecniche) ma per le continue indecisioni apportate al progetto (aereo) della Navalizzazione e "politiche". In realtà si ha notizia di solo n. 10 ordini veri alla OMI e pochi esemplari navalizzati realmente completati. (3-7) Nelle intenzione del progettista Ing. Longhi il Re.2001 (con tutti i suoi pro e contro) doveva essere un caccia puro, mentre la R.A. lo utilizzò nei modi e nelle versioni più disparati/e appesantendolo e dotandolo di armi (vedi silurotto) inadatte ed inefficaci. Con decisioni politiche intendo che i piloti "navalizzati" si allenavano su due simulacri di ponte a Perugia dove il beccheggio non era propriamente marino... Una delle principali carenze dei piloti di monoposto italiani era la mancanza totale di addestramento, alla rotte in mare aperto e strumentale (per non dire notturna).

Non vorrei mai che l'Aquila nella mente di qualcuno potesse venir impiegata nell'ultima fantomatica carica disperata della Regia Marina.
Ciao
Diego
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