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L'azione di Rossetti e Paolucci a Pola
by Ball - 27/04/02
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Amici del ng, qualche tempo fa avevamo affrontato l'argomento in questione e visto che lo avete revocato, ho pensato di rinfrescarci un po' la memoria su quella che è stata uno dei più memorabili successi militari italiani nella 1GM. Un successo materiale, ma soprattutto caratteriale, un successo nel quale l'uomo, un italiano, ha avuto un ruolo basilare, sia per l'idea di base, che per la progettazione e infine per l'attuazione. Per la mentalità dell'epoca fu un gesto eroico che rese gli uomini orgogliosi della propria appartenenza ad una nazione. Il mio unico "rimprovero" fu il momento scelto per effettuarla, dato che la fine delle ostilità era questione di gg, e il fatto che l'azione (preparata dal maggio del '18) venne condotta nonostante tutta Europa ormai sapesse che la nave era stata ceduta alla Jugoslavia dopo la smobilitazione (morirono 350 marinai slavi). Credo cmq che questo tipo di "sfumature" devono essere interpretate nell'ottica di quei tempi, non certo con i metri attuali; l'azione di Pola fu il risultato di una magica mistura di capacità, coraggio, volontà e calcolo.

L'affondamento della Viribus Unitis

Nelle ultime ore di guerra, toccò ad un ingegnere e ad un medico della marina italiana realizzare uno dei più grandiosi successi della storia dei mezzi navali d'assalto. Durante la primavera e l'estate del 1918, si era tentato più volte di forzare la base austriaca di Pola per affondarvi qualche grossa unità nemica alla fonda, ma senza successo. L'impresa si presentava particolarmente difficile, perché la base nemica era difesa da molti sbarramenti. Nel mese di luglio fu completato un nuovo tipo di ordigno, progettato dal maggiore del genio navale Raffaele Rossetti: una specie di siluro pilotato dal quale si sganciavano due cariche esplosive da porre sotto la carena di una nave. Un elettromagnete ad accumulatori ne assicurava l'adesione allo scafo, per cui il nuovo mezzo venne chiamato mignatta. L'impresa venne affidata allo stesso Rossetti e al tenente medico Raffaele Paolucci che, ottimo nuotatore, aveva chiesto da tempo di venire impiegato in un'azione di quel genere. I due ufficiali si addestrarono a lungo sull'impiego della mignatta; poi, nel pomeriggio del 31 ottobre 1918, due torpediniere e due mas lasciarono Venezia. La spedizione era diretta dal comandante Costanzo Ciano. Verso sera, secondo il piano stabilito, le torpediniere lasciarono i mas, uno dei quali rimorchiava l'ordigno, che fu portato fino a poche centinaia di metri dalla diga di Pola. Alle 22,18 i due ufficiali salirono sulla mignatta e si avviarono verso la base, mentre il mas 95 si allontanava per raggiungere una zona dove avrebbe potuto raccogliere i due operatori, se si fossero messi in salvo (il mas 95 si riunì poi all'altro mas, dopo aver atteso invano, e alle due torpediniere nella mattinata del giorno dopo). Rossetti e Paolucci raggiunsero alle 22,30 l'ostruzione esterna. Senza usare il motore della mignatta riuscirono a trascinarla al di là dello sbarramento e si addentrarono nella base; soltanto alle 3, dopo aver evitato di essere scoperti prima da un sommergibile, poi da una sentinella sulla diga e infine da alcune imbarcazioni della ronda e di guardia, i due ufficiali superarono tutte le ostruzioni (oltre all'esterna, tre triplici ordini di reti) e diressero il mezzo verso le navi di battaglia austriache ancorate.

La pioggia che li tormentava da qualche tempo si era trasformata in un violento acquazzone accompagnato da grandine, La mignatta cominciava ad affondare, ma Rossetti riuscì ad aprire la valvola di emersione e l'apparecchio tornò a galla. Alle 4,15 i due valorosi arrivarono vicino alla corazzata VU, ma la corrente li allontanò e solo con un secondo tentativo riuscirono ad arrivare ad una ventina di metri dalla nave. Alle 4,50 Rossetti lasciò il mezzo portando con se una delle due cariche esplosive, mentre Paolucci rimasto al governo della mignatta cercava di tenersi nelle vicinanze per aspettare il compagno. Ma la corrente lo trascinò via per due volte e solo con grandi sforzi riuscì a tornare presso la Viribus Unitis. Alle 5,35, Paolucci fu raggiunto da Rossetti che aveva finito di sistemare la carica esplosiva contro la carena della nave. Quasi contemporaneamente il fascio di luce di un proiettore li inquadrò e vennero scoperti. Mentre Paolucci attivava la seconda carica, Rossetti aprì la valvola di immersione per distruggere l'apparecchio. La mignatta si allontanò dai due operatori e andò a sbattere contro il transatlantico Wien.

Una lancia della Viribus Unitis si era avvicinata. "Chi siete?" chiesero in tedesco. Sempre in tedesco Paolucci rispose: "Ufficiali italiani". Portati sulla nave, molti marinai si affollarono intorno guardandoli con curiosità. I due ufficiali appresero con sorpresa che da poche ore la flotta austriaca era stata ceduta al nuovo Stato di Jugoslavia: infatti, nello stesso giorno i componenti non austriaci dell'equipaggio (l'impero asburgico, è noto, era un insieme di diversi popoli) avrebbero lasciato la nave. Rossetti e Paolucci decisero allora di avvisare il comandante dell'unità, il capitano di vascello Janko Vukovic ordinò il "Si salvi chi può!". I marinai si buttarono in mare ; anche Paolucci e Rossetti si tuffarono. Ma dopo qualche tempo vennero ripescati e riportati a bordo, dove molta parte dell'equipaggio era tornata nella convinzione che i due italiani avessero mentito. Erano le 6,27 mancavano tre minuti all'esplosione. I marinai diventavano sempre più minacciosi intorno ai nostri ufficiali e già parlavano di portarli nella stiva, quando avvenne lo scoppio. I due italiani rimasero soli con Vukovic; l'equipaggio, infatti, scappava da tutte le parti. Rossetti mangiava un pezzo di cioccolato che si era ritrovato in una tasca. Vukovic accordò ai due italiani il permesso di salvarsi. Riuscirono a salire su una lancia da dove videro la corazzata che, sbandata, si immergeva. Accanto a loro un marinaio piangeva, gridando: "Nave mia, nave mia bella!". Alle 6,40 la Viribus Unitis scomparve. Era una delle più potenti e moderne corazzate della marina austriaca (dislocava circa 20.000 tonnellate, portava 12 cannoni da 305 mm e 12 da 150 mm, oltre a vario armamento minore; era gemella della Santo Stefano, affondata da Rizzo a Premuda qualche mese prima). All'inizio della guerra questa nave aveva portato le spoglie dell'arciduca Ferdinando e della duchessa Sofia, uccisi a Sarajevo, da Metcovic a Trieste; la corazzata aveva segnato l'inizio e la conclusione della tragedia con cui finiva il vecchio impero. Rossetti e Paolucci, fatti prigionieri, vennero liberati cinque giorni dopo dall'arrivo delle navi italiane.

Qualcos'altro in inglese:
http://www.worldwar1.com/sfvu.htm

Qui l'evoluzione del siluro e il suo utilizzo come mignatta:
http://www.okeanos.it/storia/hds_armi.htm

Una foto della mignatta:
http://www.decimamas.com/foto/ussm/mignatta.htm

salus
Ball
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